Per la maggior Gloria di Nostro Signore cerchiamo persone disponibili ad eventuali Traduzioni da altre lingue verso l'Italiano. per chi si rendesse disponibile puo' scrivere all'indirizzo Mail: cruccasgianluca@gmail.com
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

martedì 4 ottobre 2011

A che punto siamo nelle trattative con la Fraternità di San Pio X? Parla monsignor Pozzo...

Vi sarà un tempo che non sopporteranno piú la sana dottrina, ma secondo le proprie passioni, per prurito di novità, faran sí che si affollino i maestri; ma dalla verità ritrarranno l’orecchio per voltarsi alle favole” (2 Tim., 4, 3-4).



Fonte: Gloria.tv

- Monsignore, lei ha partecipato al dialogo con la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Che impressione personale ha avuto di queste riunioni? A che punto siamo? Crede che arriveremo presto a una riconciliazione?
La mia impressione è sostanzialmente positiva per quanto riguarda la cordialità con cui il dialogo, il colloquio, si è svolto e debbo dire che è sempre stato un dialogo molto franco, sincero, e a tratti anche vivace, come era anche comprensibile, data la problematica e la tematica in discussione. Penso che siamo arrivati ad un punto decisivo anche se non certamente conclusivo di questo cammino, che è servito a chiarire ampiamente e in modo approfondito le posizioni rispettive nella Fraternità San Pio X e degli esperti della Congregazione per la Dottrina della Fede; ora si tratta appunto di passare ad un piano più valutativo, ad un livello valutativo dei punti controversi, per verificare la possibilità concreta di giungere al superamento delle difficoltà dottrinali e dei problemi dottrinali che si sono affrontati.

-Esiste un modus procedendi nel caso che il Preambolo dottrinale non fosse firmato?
In questo momento il testo del Preambolo dottrinale è stato consegnato a Monsignor Fellay, ai superiori della Fraternità, perché essi possano esaminarlo e dare una risposta, che noi auspichiamo nella sostanza favorevole, positiva, affermativa. C'è sempre la possibilità di chiedere alcune precisazioni, alcuni chiarimenti che da parte nostra verranno certamente dati entro tempi ragionevoli [ossia: alcune modifiche al testo del preambolo, n.d.r.]. Porre il problema di quello che succederà qualora le difficoltà dovessero essere considerate gravi, insormontabili, mi pare che sia fuori luogo. In questo momento non ci si pone questo problema.

-La Fraternità non è nata dal nulla ma come risposta a una gravissima crisi ecclesiastica soprattutto in paesi come la Germania, la Francia o la Svizzera. Questa crisi persiste. Crede che dopo un accordo fatto a Roma, la Fraternità possa coabitare in questi paesi sotto il tetto della Chiesa istituzionale?
Io risponderei semplicemente che chi è veramente e pienamente cattolico, può abitare pienamente e debitamente nella Chiesa cattolica, dovunque la Chiesa cattolica esiste e si sviluppa. Non è solo un'affermazione di principio, è un'affermazione esistenziale che corrisponde alla realtà della Chiesa cattolica. Questo naturalmente non significa che non ci siano delle difficoltà, anche a motivo della situazione critica in cui si trovano molti cattolici, il mondo cattolico, in questi ed in altri paesi, ma non credo che nella storia non si siano verificati casi analoghi e quindi la risposta è molto semplice: chi è veramente e pienamente cattolico, non solo ha diritto, ma vive bene e si trova bene nella Chiesa cattolica.

-Quali sono le ragioni dell’ostilità di molti ambienti ecclesiastici contro una liturgia che la Chiesa e tantissimi santi hanno celebrato per un periodo così lungo e che è stato lo strumento di un sviluppo spettacolare della Chiesa? [Qui si ribadisce, assurdamente, che il Novus Ordo non ha creato, nei suoi testi, una rottura teologica nel rispetto della Tradizione della Chiesa professata per 1958 anni, noi personalmente non siamo daccordo con questa tesi che non corrisponde alla verita' dei fatti, per comprendere al meglio questa nostra affermazione si consiglia di leggere la coraggiosa denuncia di due cardinali a Paolo VI, contro la “messa riformata”:

...Oggi, non piú all'esterno, ma all'interno stesso della cattolicità l'esistenza di divisioni e scismi è ufficialmente riconosciuta; l'unità della Chiesa è non piú soltanto minacciata ma già tragicamente compromessa e gli errori contro la fede s'impongono, piú che insinuarsi, attraverso abusi ed aberrazioni liturgiche ugualmente riconosciute
L'abbandono di una tradizione liturgica che fu per quattro secoli segno e pegno di unità di culto (per sostituirla con un'altra, che non potrà non essere segno di divisione per le licenze innumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la purezza della fede cattolica) appare, volendo definirlo nel modo piú mite, un incalcolabile errore. 
Corpus Domini 1969 ]
E' una domanda complessa perché credo che ci siano molti fattori che intervengono per comprendere questo pregiudizio così ancora diffuso contro la liturgia della forma straordinaria del Rito Antico. E' da tener presente che per molti anni non è stata offerta una formazione liturgica veramente adeguata e completa nella Chiesa cattolica. Si è voluto introdurre il principio di una rottura, di un allontanamento, un distacco radicale tra la riforma liturgica proposta, instaurata, promulgata, da Papa Paolo VI e la liturgia tradizionale. In realtà le cose stanno diversamente, perché è chiaro che c'è una continuità sostanziale nella liturgia, nella storia della liturgia; c'è crescita, progresso, rinnovamento, ma non rottura, non discontinuità, e quindi questi pregiudizi influiscono in misura determinante nella forma mentis delle persone, degli ecclesiastici e anche dei fedeli. Occorre superare questo pregiudizio, occorre dare una formazione liturgica completa, autentica, e vedere come, appunto, una cosa sono i libri liturgici della riforma voluta da Paolo VI, altra cosa sono le forme di attuazione che in tante parti del mondo cattolico si sono verificate nella prassi, e che sono autentici abusi della stessa riforma liturgica di Paolo VI e contengono anche errori dottrinali che devono essere corretti e respinti. E' questo che il Santo Padre Benedetto XVI, in un discorso all'Ateneo Anselmiano, recentemente, nella tarda primavera di quest'anno, ha voluto ancora una volta ribadire. Una cosa sono i libri liturgici della riforma, altra sono le forme concrete di attuazione che, purtroppo, in tante parti si sono diffuse e che non sono coerenti con i principi che erano stati fissati ed esplicitati dalla stessa Costituzione del Concilio Vaticano II "Sacrosantum Concilium", sulla divina liturgia.

-Il Preambolo confidenziale fu consegnato a Mgr Fellay il 14 di settembre. Un giorno dopo, Andrea Tornielli era già informato. Come mai le informazioni confidenziali del Vaticano passano così velocemente alla stampa?
L'abilità dei giornalisti è molto nota, è un'abilità di intercettare le notizie che veramente è ammirevole sotto un certo profilo ma direi che in questo caso i giornalisti, non solo il giornalista Tornielli ma anche altri, il giorno dopo hanno ripreso sostanzialmente il comunicato stampa che già informava di alcuni elementi essenziali del Preambolo Dottrinale e quindi direi che i contenuti profondi del Preambolo, nei loro particolari, non sono noti, almeno finora non sono stati resi noti, e i giornalisti non ne hanno parlato, non hanno descritto nei particolari lo svolgimento e l'elaborazione del Preambolo Dottrinale; quindi la riservatezza sostanzialmente in questo caso credo sia stata mantenuta. Spero che lo sarà anche in seguito.

-Lei, prima di far parte di Ecclesia Dei, ha avuto delle esperienze personali con la messa latina? Come ha vissuto i cambiamenti liturgici negli anni sessanta?
Le domande sono due e alla prima rispondo che, prima del motu proprio Summorum Pontificum del 2007, io non ho avuto nessun contatto con la celebrazione della messa nel rito antico e ho cominciato a celebrare la messa nel rito della forma straordinaria proprio con il motu proprio Summorum Pontificum, che ha dato facoltà perché questa messa possa essere celebrata in questa forma.
Come ho vissuto negli anni sessanta, negli anni settanta i cambiamenti? Ecco, devo dire che, come conformemente al mio modo di essere stato formato e preparato dai miei educatori nel Seminario, e soprattutto anche alla Pontificia Università Gregoriana dai miei maestri di teologia, ho sempre cercato di capire quello che il Magistero proponeva attraverso la lettura dei suoi testi, non attraverso quello che teologi o una certa pubblicistica cattolica attribuiva al Magistero stesso. Quindi io non ho mai avuto problemi nell'accettare la messa nella riforma liturgica di Paolo VI, ma subito mi sono reso conto che, a motivo di questo grande disordine che si è introdotto nella Chiesa dopo il 1968, molto spesso la messa di Paolo VI era stata deformata e veniva celebrata assolutamente in modo contrario alle intenzioni profonde del legislatore, cioè del Sommo Pontefice; quindi questo disordine, questo crollo della liturgia di cui ha parlato l'allora Cardinale Ratzinger in alcuni suoi libri e in alcune sue pubblicazioni di liturgia, io anche l'ho sperimentato abbastanza direttamente e ho sempre voluto tener separate le due cose: una cosa sono i riti, i testi del messale, altra cosa è il modo in cui viene celebrata, o veniva celebrata la liturgia in tante circostanze e in tanti luoghi, soprattutto sulla base di questo principio della creatività, una creatività selvaggia che nulla ha a che fare con lo Spirito Santo anzi, direi, è esattamente il contrario di quanto lo Spirito Santo vuole.

-Perché vale la pena promuovere la messa latina?
E' perché nella messa del rito antico sono esplicitati, evidenziati, certi valori, certi aspetti fondamentali della liturgia, che meritano di essere mantenuti e non parlo soltanto della lingua latina o del canto gregoriano, parlo del senso del mistero, del sacro, il senso del sacrificio, della messa come sacrificio, la presenza reale e sostanziale di Cristo nell'Eucaristia, e del fatto che ci sono dei grandi momenti di raccoglimento interiore, come partecipazione interiore alla divina liturgia. Ecco, sono tutti elementi fondamentali che nella messa del rito antico sono particolarmente evidenziati. Non dico che nella messa della riforma di Paolo VI non esistono questi elementi, ma parlo di una evidenziazione maggiore e questo può arricchire anche chi celebra o partecipa alla messa nella forma ordinaria. Nulla vieta di pensare che in un futuro si possa anche giungere ad una riunificazione delle due forme con elementi che si integrano a vicenda, ma questo non è un obiettivo da raggiungere in tempi brevi, soprattutto da raggiungere con una decisione presa a tavolino, ma richiede una maturazione di tutto il popolo cristiano a comprendere entrambe le due forme liturgiche del medesimo rito romano.
 ------------------------------------------------

Marcel Lefebvre: "QUALI SONO I FRUTTI DELLA NUOVA MESSA?"..




Breve esame critico del «Novus Ordo Missæ»
Presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci

Cominciamo dalla definizione di Messa che si presenta al par. 7, vale a dire in apertura al secondo capitolo del Novus Ordo: «De structura Missæ». 
«Cena dominica sive Missa est sacra synaxis seu congregatio populi Dei in unum convenientis, sacerdote præside, ad memoriale Domini celebrandum(2). Quare de sanctæ ecclesiæ locali congregatione eminenter valet promissio Christi “Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum(Mt. 18, 20)». 
La definizione di Messa è dunque limitata a quella di «cena», il che è poi continuamente ripetuto (n. 8, 48, 55d, 56); tale «cena» è inoltre caratterizzata dalla assemblea, presieduta dal sacerdote, e dal compiersi il memoriale del Signore, ricordando quel che Egli fece il Giovedí Santo. 
Tutto ciò non implica: né la Presenza Reale, né la realtà del Sacrificio, né la sacramentalità del sacerdote consacrante, né il valore intrinseco del Sacrificio eucaristico indipendentemente dalla presenza dell'assemblea . Non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa e che ne costituiscono pertanto la vera definizione. Qui l'omissione volontaria equivale al loro «superamento», quindi, almeno in pratica, alla loro negazione 
Nella seconda parte dello stesso paragrafo si afferma - aggravando il già gravissimo equivoco - che vale «eminenter» per questa assemblea la promessa del Cristo: «Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum» (Mt. 18, 20). Tale promessa, che riguarda soltanto la presenza spirituale del Cristo con la sua grazia, viene posta sullo stesso piano qualitativo, salvo la maggiore intensità, di quello sostanziale e fisico della presenza sacramentale eucaristica. 
Segue immediatamente (n. 8) una suddivisione della Messa in liturgia della parola e liturgia eucaristica, con l'affermazione che nella Messa è preparata la mensa della parola di Dio come del Corpo di Cristo, affinché i fedeli «instituantur et reficiantur»: assimilazione paritetica del tutto illegittima delle due parti della liturgia, quasi tra due segni di eguale valore simbolico, sulla quale torneremo piú tardi. 
Di denominazioni della Messa ve ne sono innumerevoli: tutte accettabili relativamente, tutte da respingere se usate, come lo sono, separatamente e in assoluto. Ne citiamo alcune: Actio Christi et populi Dei, Cena dominica sive Missa, Convivium Paschale, Communis participatio mensæ Domini, Memoriale Domini, Precatio Eucharistica, Liturgia verbi et liturgia eucharistica, ecc. 
Come è fin troppo evidente, l'accento è posto ossessivamente sulla cena e sul memoriale anziché sulla rinnovazione incruenta del Sacrificio del Calvario. Anche la formula «Memoriale Passionis et Resurrectionis Domini»  è inesatta, essendo la Messa il memoriale del solo Sacrificio, che è redentivo in sé stesso, mentre la Resurrezione ne è il frutto conseguente. Vedremo piú avanti con quale coerenza, nella stessa formula consacratoria e in generale in tutto il Novus Ordo, tali equivoci siano rinnovati e ribaditi....
 ------------------------------------------------------

http://sspxthepriesthood.com/images/lefebvre2.jpg 

 

 

Marcel Lefebvre: Hanno trasformato i nostri Sacrifici, i sacramenti, i catechismi... Siamo stupefatti, dolorosamente sorpresi. Che fare in presenza di una realtà così profondamente angosciosa, lacerante, schiacciante? Mantenere la fede.







Le sospette similitudini tra il Prayer Book anglicano e la nuova Messa...

Il Papa è chiamato nel frattempo solamente « vescovo di Roma»; non è più il padre, ma il fratello di tutti i vescovi e, nel caso citato, del re d'Inghilterra, che si è autonominato capo della Chiesa nazio­nale. Il Prayer Book di Cranmer è stato composto mescolando par­ti di liturgia greca e di liturgia di Lutero. Come non pensare a mons. Annibale Bugnini, che redige la Messa detta di Paolo VI con la col­laborazione di sei «osservatori protestanti», addetti qualificati ai consiglio per la riforma liturgica? Il Prayer Book comincia con que­ste parole: « La cena e santa comunione, comunemente detta Mes­sa... », quasi una prefigurazione del famoso articolo 7 dell'Institutie generalis del nuovo messale: « La cena del Signore o Messa... ». La distruzione del sacro, di cui parlavamo prima, era essa pure inclusa nella riforma anglicana: le parole della consacrazione dovevano ob­bligatoriamente essere dette a voce alta, esattamente come accade nella nuova Messa.
Il Prayer Book fu approvato dai vescovi anche « per conservare l'unità interna del regno». I sacerdoti che continuavano a dire «l'antica Messa» incorrevano in pene che andavano dalla perdita dei redditi alla revoca pura e semplice e, in caso di recidività, alla prigione perpetua.
L'Inghilterra dei Tudor scivolò nell'eresia senza rendersene nem­meno conto, accettando il cambiamento sotto il pretesto di adattarsi alle circostanze storiche dei tempi, con i suoi pastori in testa. Oggi è tutta la cristianità che rischia di imboccare lo stesso cammino. Avete mai pensato che se noi uomini di una certa età corriamo un pericolo piccolo, invece i ragazzi e i giovani seminaristi formati coi nuovi catechismi, con la psicologia e la sociologia sperimentali, senza alcuna infarinatura di teologia dogmatica e morale, di diritto canonico, di storia della Chiesa, educati in una fede che non è quel­la vera, trovano normali le nozioni neo-protestanti che si vanno in­culando loro? Cosa ne sarà della religione di domani se noi non re­sistiamo?

4 commenti:

  1. Per quanto rigurarda la commistione dei due riti auspicata dal mons. Pozzo per il futuro... Purtroppo, credo che ci siano gia' arrivati.
    Circa due mesi fa' sono andata ad una chiesa x (si dice il peccato e non il peccatore), situata a pochi chilometri dal mio allloggio estivo, essendo stata attirata da quello che avevano scritto sul sito della diocesi: messa in latino con canti gregoriani. E credendo che vi avrebbero celebrato la Santa Messa di San Pio V ho deciso di andarci.
    In realta' non si trattava della Santa Messa, ma di uno pseudo rito mai visto in vita mia, con alcune formule del nom tradotte in latino ed il sacerdote rivolto al popolo. Alche' sono uscita di corsa con le lacrime agli occhi.
    Forse per questi signori, quando parlano di amalgamare i due riti, intendono il nom in latino. Permenttendo l'uso della creativita' solo per quanto riguarda alcune parti del vom adattabili alle esigenze dei loro "sacerdoti". Tanto la loro assemblea e' composta da persone che ignorano completamente cosa sia la vera Messa della Chiesa Cattolica.

    RispondiElimina
  2. questi continuano a parlare della S.Messa come di un rito straordinario...parte già da qui l'errore e la non possibilità di trovare alcun accordo con la chiesa attuale, sempre più modernista ed ecumenica... sono solo tentativi di inglobare e spaccare la FSSPX.

    RispondiElimina
  3. Altrochè sospette somiglianze! Una copia della "messa" di Cranmer!
    Grazie a questo blog che ha pubblicato tempo fa un'attenta analisi della "revisione" di Cranmer alla messa cattolica. Ora si può ben dire che Cranmer ha vinto la sua battaglia impostata 500 anni fa. Lutero pure avrà la sua rivincita tramite un papa tedesco che sorride ad islam,ebraismo,massoneria,protestanti ed ortodossi, fuorchè alla Tradizione.Accondiscendente al dogma Shoà, ma severissimo con i revisionisti di questo "dogma"(chissà perchè, pensavo invece che la Storia, specialmente recente, si potesse studiare,analizzare e confutare nei suoi fatti e documenti scritti da una sola parte..) Nonchè indice un bel raduno interreligioso, però, sia chiaro, non per "banalizzare" la Chiesa Cattolica!Ma solo per pregare la Pace Nel Mondo, tutti insieme appassionatamente.Obbedienza cieca pronta ed assoluta:il papa è il Papa ! Mardunolbo però, NON CI STA !

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.