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venerdì 16 dicembre 2011

Kiko Arguello e tutta la sua personale ciurma, degni figli dei riformatori, diabolici, protestanti...

In attesa delle eresie di Kiko Arguello sulla Santissima Trinità pubblichiamo questo ulteriore articolo sulle catechesi sull'Eucarestia di questo nefasto movimento, recentemente approvato dalla Gerarchia modernista della Chiesa "Nuova" partorita nel Conciliabolo Vaticano II...

Il piccolo resto disprezzato possedeva un tesoro...

 Coloro che preservarono la fede in Gran Bretagna furono innanzitutto i giovani che entrarono nei seminari dell’Europa continentale. Ritornarono a donare al popolo la messa e, ben sovente, donarono la loro vita
per la messa, per questa messa latina tradizionale che si trova nel messale di San Pio V.
In uno dei suoi sermoni più celebri, The Second Spring, il Cardinal Newman dice che è “per un sublime decreto del cielo che la grandezza del cattolicesimo scomparve” in Gran Bretagna.
Così, tutto sembrava perduto; si lottò bene per qualche tempo, poi i preti furono proscritti o martirizzati. Ci furono innumerevoli sacrilegi. La Chiesa vide i suoi templi profanati o distrutti; i suoi beni furono presi da nobili avidi o devoluti ai ministri della nuova fede. Infine, la presenza del cattolicesimo fu eliminata; la sua grazia fu ripudiata, il suo potere disprezzato, il suo nome quasi sconosciuto, se non dalla storia… Non più la Chiesa cattolica in questo paese; peggio ancora, non più comunità cattolica, oso dire, ma solamente alcuni adepti della vecchia religione, che andavano e venivano, ridotti al silenzio e alla tristezza, sopravvivenza di ciò che era stato. I Roman Catholics, i “cattolici romani”: non una setta, nemmeno un gruppo organizzato, come si immaginava, ma un pugno di individui facile da contare, assomiglianti ai ciottoli e ai rottami lasciati dal Diluvio… che viveva nascosto in luoghi segreti , in fondo ai vicoli, nelle cantine, nei granai o nei posti più remoti del paese, separati dal mondo e dalle folle e che i protestanti dell’alta società, divenuti dirigenti del paese, notavano appena, come nella nebbia o la penombra di un crepuscolo, come spettri silenziosi e furtivi”. Ma questo piccolo resto disprezzato possedeva un tesoro che era rifiutato a coloro che manifestavano un tale disprezzo : la messa cattolica, di cui il padre Frederick Faber ha detto che è “ciò che c’è di più bello al mondo”. Ecco quale era la perla preziosa per la quale erano pronti a sacrificare tutto ciò che possedevano. Ed è, in effetti, la sorte che fu loro riservata, fossero preti o laici, umili o colti. I vincitori avevano chiese e cattedrali costruite per la celebrazione della messa latina tradizionale, ma i vinti avevano la messa “and it was the mass that mattered”: “e l’essenziale è la messa”.
Beati coloro che soffrono persecuzione per la giustizia, perché di loro è il Regno dei cieli” (Mt, 5, 10).


Documento tratto dal Blog Radicati nella fede, per leggere l'intero testo e scaricarlo in formato PDF andare al seguente link...

L’odio dei protestanti per la Messa cattolica
 

Lutero e Calvino
Abbiamo visto come la riforma protestante non si sia diffusa solo attraverso la predicazione dei Riformatori come Lutero e Calvino, ma anche attraverso le riforme liturgiche che, con la scusa di tornare ad una “mitica” purezza originaria della preghiera cristiana, hanno di fatto rivoluzionato a tal punto il culto, da non lasciargli quasi più nulla di cattolico. In Inghilterra addirittura l'eresia protestante, è entrata nel XVI secolo, innanzitutto attraverso una riforma liturgica, quella di Cranmer, così sapientemente ambigua da essere accettata, per amore di compromesso, anche da sacerdoti e fedeli che non avevano intenzione di abbandonare il Cattolicesimo. Sta di fatto che nel giro di pochi anni in Inghilterra il Cattolicesimo praticamente scomparve, sostituito da un nuovo cristianesimo, l'Anglicanesimo. (cfr. M. Davies, “la Riforma Liturgica Anglicana”). Da dove nasce questa volontà di rivoluzionare la liturgia espressa dai riformatori protestanti? Perché vogliono così accanitamente cambiare la Messa, con la scusa di adattarla alla comprensione del popolo? Perché rifiutano la messa cattolica rifiutando la fede cattolica. Sbaglierebbe gravemente chi riducesse la questione liturgica a un problema di minore o maggiore sensibilità verso il popolo, a un problema di lingua latina o volgare, quasi che i protestanti siano intervenuti a ritoccare e adattare la messa alle esigenze dei fedeli in un mutato contesto storico e culturale, visto che la Chiesa di Roma restava ancorata ad un rigido passato.
Niente di tutto questo! I riformatori protestanti cambiano la messa perché hanno in odio la Messa come Sacrificio Propiziatorio e la Transustanziazione (la presenza sostanziale di Gesù Cristo, corpo-sangue-anima-divinità, nella Santissima Eucarestia). Non ci addentriamo ora nella spiegazione di queste due verità di fede, vogliamo solo darvi una documentazione dell'odio protestante verso la messa-sacrificio, lo facciamo citando tre riformatori, Lutero, Calvino e Cranmer (l'arcivescovo di Canterbury riformatore della messa in Inghilterra). Basta la lettura di questi tre piccoli testi per capire che non fu la Chiesa di Roma a non dialogare con i protestanti per riportarli “a casa”, ma furono i protestanti a rifiutare il cuore stesso del Cattolicesimo.  


Lutero: “Dichiaro che tutti i lupanari (che Dio riprova comunque severamente), tutti gli assassini, omicidi, stupri, adulteri, sono meno abominevoli che la messa papista”. (Werke, t.XV pg. 774) Le messe sono “la somma dell’idolatria e dell’empietà”. E’ un male introdotto da Satana in persona. “In verità, è ben sulla messa, come su una roccia, che è edificato tutto il sistema papista, con i suoi monasteri, i suoi episcopi, le sue collegiate, i suoi altari, i suoi ministeri, la sua dottrina, vale a dire con tutto il suo ventre. Tutto questo non mancherà di crollare quando cadrà la loro messa abominevole e sacrilega”. (Contra Henricum, Regem Angliae, 1522, Wittemberg, Lutero, Werke, t. X, pg. 220)





 


Calvino: “Satana ha accecato quasi tutto il mondo di questo errore pestilenziale, che si crede la Messa essere un sacrificio e un’oblazione per impetrare la remissione dei peccati… Questa abominazione della Messa essendo stata presentata su un vassoio d’oro (cioè sotto il nome di parola di Dio), ha talmente ubriacato, ha talmente stordito e istupidito tutti i Re e i Popoli della terra, dai più grandi fino ai più piccoli, che essendo più bestie che i bruti, costituiscono l’inizio e la fine della loro salvezza in questa sola esecrazione. Certo Satana non avanzerà mai una macchina più forte per combattere e abbattere il regno di Gesù Cristo”. (Calvino, L'institution de la religion chretienne, edit. De la Societé Les belles lettres, Paris 1937, t. IV, pp: 49 e 58)




Cranmer: “Ma a che serve sopprimere rosari, pellegrinaggi, perdoni e tutto il resto del loro papismo, fino a quando non si saranno strappate le due radici principali? Fin tanto che queste sussisteranno, continueranno ad innalzare tutti gli antichi ostacoli alla mietitura del Signore, e provocheranno la corruzione di tutto il suo gregge. Il resto non è che rami e foglie; tagliati questi torneranno a spuntare dall’albero o sfrondarlo o tagliare le erbe cattive, lasciando il tronco in piedi e le radici nel suolo; ma il corpo stesso dell’albero, o piuttosto le radici delle erbe cattive, è la dottrina papista della transustanziazione, della presenza reale della carne e del sangue di Cristo nel sacramento dell’altare (come lo chiamano), e il sacrificio e l’oblazione di Cristo compiuto dal prete, per la salvezza dei viventi e dei morti”. (CW, t. I, pg 6) “Il papa Onorio ha ordinato che “di tanto in tanto i preti prendano grande cura di insegnare al popolo a inchinarsi quando elevano il pane, chiamato ostia, e a fare lo stesso quando il prete porta l’ostia ai malati”, Queste sono le regole e le ordinanze di Roma, sotto pretesto di santità, per condurre il popolo all’errore e all’idolatria, conducendolo non attraverso il pane a Cristo, ma da Cristo al pane. Ma tutti coloro che amano il Cristo stesso, che si guardino dal pensare che sia presente corporalmente nel pane; che elevino al contrario il loro cuore fino al cielo e che lo adorino assiso alla destra del Padre. Che lo adorino in se stessi, loro che sono nel tempio, dove vive e dimora spiritualmente, ma che si guardino dall’adorarlo come se fosse presente corporalmente nel pane. Perché non vi è né spiritualmente, come è nell’uomo, né corporalmente, come si può dire di una cosa che è nell’immagine che la rappresenta”.
(CW.,t.I, pg. 238)

Il Concilio Vaticano II: Il Concilio dei Papi e Vescovi modernisti...E il fondamento liturgico degli Anglicani, recentemente rientrati, nella nuova Chiesa Conciliare...

 Ecco come Kiko, degno figlio di questi delinquenti della fede autenticamente Cattolica, fa celebrare ancora oggi l‟Eucaristia in tutte le sue comunità

“Il rinnovamento è ripulire da tutto il rivestimento che c‟era, perché il nucleo e il contenuto che era nascosto sia visto in tutto il suo splendore. Così si cominciano a recuperare le cose realmente importanti. “Si sta recuperando l‟assemblea, si abbandonano gli altari laterali e le messe simultanee. Tuttavia non ci sarà una vera assemblea se non sorgeranno comunità che vivano dello Spirito per esultare in comunione. “Si recuperano i segni: si comincia a comunicare con il pane e non con l‟ostia che non sembra più pane, si beve il calice. “Il Concilio Vaticano II ha stabilito che si recuperino i segni in tutta la loro ricchezza di segni. Si recupera l‟abbraccio di pace, nonostante che risulti difficilissimo alla gente dato che non siamo né assemblea né comunità” (OR, p. 327).

NIENTE “GLORIA” E “CREDO”

“Neppure c‟è il „Gloria‟. Il Gloria è un brano meraviglioso ed è una preghiera del mattino; ma non ha senso nell‟Eucarestia, perché significa duplicare l‟anafora. L‟origine sta nel fatto che i monaci, prima della messa dicevano le lodi in cui recitavano il Gloria; col tempo finirono per inserirlo nella Messa.
“Lo stesso per il „Credo‟. Esso viene dal tempo delle eresie. Quando cominciarono ad apparire eretici ed apostati, prima di passare all‟eucarestia, gli si faceva confessare la loro fede. Ma non è un brano dell‟anafora né qualcosa di meno” (OR, pp. 328-329).

NIENTE OFFERTORIO
E‟ UN RITO PAGANO CHE ENTRA NELL‟EUCARESTIA

“Altro aspetto di fasto e religiosità è la processione delle offerte cioè l‟offertorio … comincia ad apparire un culto d‟offerta col quale l‟uomo deve placare Dio ch‟è proprio l‟idea pagana di portar offerte… Al principio perlomeno le offerte si lasciavano alla porta dei templi; poi … si comincia a portare offerte fino all‟altare. Allora si organizza una processione con tutte le offerte e con molte preghiere sulle offerte, fino al punto che l‟idea offertoriale invada l‟eucarestia primitiva … Questa idea offertoriale è giunta fino ai nostri giorni. Noi stessi abbiamo vissuto questa spiritualità offertoriale. Io stesso mi ricordo che l‟offertorio era per me di una importanza che non potete immaginare: con l‟ostia pura, santa e immacolata ti offri tu, il tuo lavoro... Ma qualcosa di ancora peggiore succede quando scompaiono le offerte materiali che davano senso all‟offertorio e allora rimane il rito senza il contenuto... occorre supplire con... molte preghiere particolari. E allora si fa l‟orazione per l‟ostia, un‟orazione per il calice; si offre il pane ed il vino che servono per il sacrificio... E‟ chiaro che questo offrire a Dio non è affatto una cosa cattiva. Tu puoi offrire a Dio quello che vuoi, ma l‟Eucarestia è una cosa ben diversa, nettamente distinta da tutto ciò. Nell‟Eucarestia tu non offri nulla: è Dio assolutamente presente quello che dà la cosa più grande e cioè la vittoria di Gesù Cristo sulla morte … La liturgia si riempie di queste idee di offerta e di molte altre legate ad una mentalità pagana” (OR, p. 321). “L‟offertorio nella riforma ha perduto di importanza” (OR, p. 327). “Sull‟offertorio, più concretamente, vi sono tre possibilità; una è quella che dice: Così come questo pane saremo riuniti nel tuo Regno. E‟ quella che alla fine si è preferita perché non ha senso offertoriale. La Chiesa primitiva non aveva offertorio: semplice-mente si portava il pane e il vino per celebrare i misteri … Accade che molti preti … non capiscono a cosa miri la riforma. Nella Eucarestia non c‟è nessuna offerta; le offerte si portano e si presentano semplicemente … La formula che si è lasciata non è che sia molto felice. La rinnovazione è appena incominciata” (OR, p. 328).

NIENTE “ORATE FRATRES”

“L„orate fratres‟ è l‟esempio maggiore di tutte quelle preghiere che furono introdotte nella messa di tipo individuale, penitenziale e sacrificale. Riassume tutte le idee medioevali della messa: pregate fratelli, perché questo sacrificio mio e vostro sia gradito …; la risposta era ancora peggiore: il Signore riceva dalla tue mani questo sacrificio … La riforma voleva toglierlo perché è un‟aggiunta con molte deformazioni. Fecero una catechesi speciale a Paolo VI per spiegarGli che bisognava toglierlo; Paolo VI fu convinto di questo, ma disse di non toglierlo per motivi pastorali; toglierlo è una questione delicata, perché lì il popolo aveva cominciato a partecipare e senza una previa catechizzazione non lo si poteva togliere perché avrebbe causato sconcerto nella gente. La prima cosa che ha detto infatti il Concilio è che per poter fare la riforma bisogna fare una catechizzazione. Altrimenti la gente si scandalizza perché non capisce niente; e per quanto cambiano le forme la gente continuerebbe a vivere la messa a suo modo, con il suo rosario ecc. Il popolo infatti non ha mai smesso di partecipare con novene, rosari” (OR, p. 328).

E ancora : “Non si tratta di spiegare con la ragione i sacramenti … altrimenti Dio ci avrebbe dato la filosofia per spiegarci quello che è Lui” (OR, p. 326). “Il pane è per il banchetto … La presenza reale è sempre un mezzo per condurci al fine, che è la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del Mistero Pasquale. “Invece da Trento in poi si celebrerà l‟Eucarestia per consacrare e avere presente Gesù Cristo e metterlo nel tabernacolo. “In molti conventi di monache si dice la messa per riempire il tabernacolo. Abbiamo trasformato l‟Eucarestia che era un canto al Cristo glorioso, nel divino prigioniero del tabernacolo. “La riserva era per gli infermi … ; allora li si faceva partecipare, comunicare con l‟Eucarestia, con la Pasqua, con la Festa, che hanno celebrato in assemblea tutti i fratelli, per mezzo delle specie. E‟ come quando uno non ha potuto partecipare a delle nozze e gli conservano un pezzo di torta perché partecipi al banchetto. Ma più di questo è l‟intera celebrazione eucaristica in funzione della quale sono le specie” (OR, pp. 329-331). “… In un certo momento, per esempio, fu necessario insistere contro i protestanti sulla presenza reale. Ma una volta che questo non è più necessario, non bisogna insistervi più. Perché quel momento storico è passato. Perché se mette qualcosa come contrappeso sulla bilancia, perché non si sbilanci, una volta che il peso opposto è scomparso, non bisogna conservare il contrapp
eso perché se no si sbilancia dall‟altro lato. Se le cose stanno come devono essere, non bisogna insistervi più” (OR, pp. 333-334). 

SOLO NELLA CELEBRAZIONE C‟E‟ PRESENZA REALE QUINDI NIENTE ADORAZIONE FUORI DELLA MESSA

“Le teologie del sec. XVI non sono altro che elucubrazioni mentali senza un‟esperienza biblica… Il mistero si incentra sulla presenza… La Chiesa cattolica diventa ossessionata riguardo alla presenza reale, tanto che per essa è tutto presenza reale… Comin-ciano le grandi esposizioni del Santissimo (prima mai esistite), perché la presenza era in funzione della celebrazione eucaristica e non il contrario. Il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male… sono fatti per essere mangiati e bevuti. “Io sempre dico ai Sacramentini, che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l‟Eucarestia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. “Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci al fine, che è la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del Mistero Pasquale. “Invece da Trento in poi si celebrerà la Messa per consacrare ed avere presente Gesù Cristo e metterlo nel tabernacolo. “In molti conventi di monache si dice la messa per riempire il tabernacolo. Abbiamo trasformato l‟Eucarestia che era un canto al Cristo glorioso, nel divino prigioniero del tabernacolo. “In questa epoca incomincia il Corpus Christi, le esposizioni solennissime del Santissimo, le processioni col Santissimo, le messe sempre più private, le visite al Santissimo e tutte le devozioni eucaristiche … “La presenza di Gesù Cristo è un‟altra cosa. E‟ il carro di fuoco che viene a trasportarci verso la gloria, a passarci dalla morte alla resurrezione, a farci veramente entrare nella morte, che è molto diverso. L‟eucarestia è completamente dinamica, ci mette in cammino. Noi l‟abbiamo trasformata in qualcosa di statico e manipolabile per noi. Pensate che è tanto vero quel che dico che facciamo il ringraziamento dopo aver comunicato, mentre tutta l‟Eucarestia, come abbiamo visto, è azione di grazie” (OR, pp. 329-330). “Come cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: l‟adorazione, le genuflessioni durante la messa ad ogni momento, l‟elevazione perché tutti adorino… “L‟adorazione e la contemplazione sono specifiche della Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate” (OR, p. 331).
“Si rinnovò la settimana santa... Sant‟Elena costruì (basiliche) a Gerusalemme. Allora la Pasqua si trasformò in un rivivere teatralmente i fatti della Passione con molte cerimonie storiche, non sacramentali. La Pasqua si disperse in tante Via Crucis, processioni e grandi offici. La notte pasquale perde, a poco a poco, di valore e aumenta l‟importanza del giovedì santo, del venerdì santo e del sabato santo … con cerimonie molto arricchite con teatralizzazioni e cariche sentimentali. Il mistero si perde in una commemorazione storica. La Pasqua perde unità e si trasforma in 1 settimana di feste” (OR, 331). Ora tutte queste affermazioni eretiche sono contenute negli “Orientamenti alle équipes di catechisti per la fase di conversione” - “Orientamenti alle équipes di catechisti per la convivenza della rinnovazione del primo scrutinio battesimale‟, 1972 (1986) - “Orientamenti alle équipes di catechisti per lo Shemà”, 1974‟ – “Orientamenti alle équipes di catechisti per il 2° Scrutinio Battesimale” - “Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla Preghiera”, 1981, 1977 - “Passaggio della Redditio”, 1986, che tuttora vengono predicate ed attuate nelle loro celebrazioni Eucaristiche, in tutte le comunità del mondo. E c‟è solo da immaginarsi che cosa ci sia scritto nelle catechesi non rese pubbliche e che da tanti anni sono in possesso anche del Vaticano.

 E ancora: “Che in una parrocchia esista un parroco, due coadiutori, una grande chiesa con 5 campane, 35 statue… tutto questo non fa la Chiesa… per il fatto che in un posto si faccia la catechesi e si formi una comunità non esiste la Chiesa. Se quelli che stanno lì dentro non danno i segni della fede, non si dà la Chiesa… questo è soltanto aderire a delle verità… Dov‟è allora la Chiesa? Dov‟è lo Spirito Santo, lo Spirito vivificante di Gesù Cristo Risorto, dov‟è l‟uomo nuovo del Sermone della Montagna. Dove c‟è questo, lì c‟è la Chiesa” (OR, p. 88). “La Chiesa non è una cosa giuridica, ma sacramentale… Se passiamo a una visione giuridica della Chiesa come si farà dopo, la penitenza acquista anche essa una dimensione giuridica, la Chiesa primitiva è un corpo che esplicita nel mondo la resurrezione di Gesù Cristo” (OR, p. 167). (Queste tesi erano proprie di Montano e di Beguardi (D-S 893), dei Fraticelli (D-S 910-912), di Wyclif (D-S 1187), di G. Hus (D-S 1201-1206), di Lutero (D-S 1465ss), di P. Quesnel (D-S 2474ss), dei Giansenisti (D-S 2615) e del noto teologo protestante Bonhoeffer.) “Questa crisi (di fede)… 

 “Questa crisi (di fede)… consiste nel fatto che non abbiamo mai visto i segni della fede. I teologi dicono che senza i segni non si può dare la fede” (OR, p. 72). “Se il cammino deve apportare qualcosa alla Chiesa deve essere in mezzo alla contraddizione se va ad essere un fermento per la Chiesa deve scontrarsi con un‟altra mentalità. Io mi rallegro sempre di questo e mi conforta: quanti più problemi abbiamo a Roma sempre dico: “Questo va bene”. La contraddizione è un‟opera di Dio perché se tutto andasse molto bene vorrebbe dire che non apportiamo nulla di nuovo alla Chiesa” (1°SCR, p. 3). “La Chiesa, sacramento di salvezza, oggi nelle parrocchie non si vede da nessuna parte, piuttosto sono degli uffici dove la gente va a Messa, al Battesimo, però non sono un sacramento di salvezza” (1°SCR, p. 31). “Io giunsi a venticinque anni senza vedere un solo cristiano… ma il cristianesimo che si legge nei Vangeli dove lo abbiamo visto?… Tutti questi cristiani che vanno e riempiono le chiese quando ci hanno dato una testimonianza di cristianesimo adulto?” (1°SCR, pp. 53-54).

“… a noi è stato dato il Battesimo, da piccolini tutto di un colpo, con la fede prestata dalla Chiesa e poi non ci è stata fatta la catechesi. … E nei collegi come ci hanno catechizzato? Magari il prete ciccione che ci faceva religione e le cui lezioni erano dormite profonde e che se non sapevi la lezione ti mollava un ceffone… (1°SCR, p. 53). “Quando abbiamo conosciuto noi un cristiano adulto?” (1°SCR, p. 59). “Ed è un fatto che le nostre parrocchie oggi per il 78% degli uomini che se ne sono andati dalla Chiesa, non sono sacramento di salvezza. Di quelli che noi chiamiamo cristiani siamo scandalo per quelli che non vengono più in Chiesa” (1°SCR, p. 62). “Io ho visto che cosa ha significato un certo tipo di cristianesimo per la mia famiglia, ho visto come mai questo cristianesimo ha salvato mio padre, anzi lo ha ucciso e così con mia madre, con i miei zii, con tutta la società cattolica di Madrid” (SH, p. 44). “Sacerdote è Cristo in quanto è il vero, l‟unico Sacerdote. Ma la Chiesa. Quale Chiesa? Sono parole assurde! Ma che Chiesa? Vedendo i preti dire messa? Vedendo il Papa? Il Vaticano? Che è la Chiesa? Vedete la confusione che esiste?” (2°SCR, p. 74). “Questo tempio dove deve abitare lo Spirito Santo non c‟è. Tuo cognato che va a messa tutti i giorni, va a vedere se è tempio dello Spirito Santo…” (2°SCR, p. 75). “Oggi dobbiamo ricostruire la Chiesa come se si incominciasse di nuovo … Non si sa più che è essere cristiano. In alcuni essere cristiano significa liberazione politica, per altri … Mah!… Questo tempio dove deve abitare lo Spirito Santo non c‟è” (2°SCR, p. 75). “Per questo dice qui che il sacrificio che Dio vuole è il nostro corpo, la nostra vita nella storia perché nel cristianesimo non esistono templi. Questo fratelli è molto importante perché se non cambiate, se non uscite dalla religiosità dovete andarvene da qui, bisogna uscire dall‟idolatria del tempio. Il tempio siete voi, voi siete il nuovo tempio che è il vostro corpo. Siete sacerdoti di un nuovo tempio che è il vostro corpo, di un culto spirituale che si fa nella storia e nel mondo, non nella Chiesa nel senso di tempio-edificio. Perché la Chiesa è piena di idolatrie, la Chiesa cattolica è piena di paganesimo; anche si può fare questo lì. Allora il culto è nel vostro corpo facendo la volontà di Dio nella storia. Dio non vuole sacrifici né oblazioni, né Messa al mattino, né andare a pregare i santi quando poi nella storia sei un idolatra, quando nella storia tu non rispondi, quando in casa tu non hai misericordia, quando nella tua famiglia tu sei un uomo che fa il contrario di quello che dice il cristianesimo” (“Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla Preghiera”, 1981, p. 34). “La Chiesa è mezza distrutta e bisogna ricostruirla” (“Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla Preghiera”, p. 168). “Oggi il cuore del Vangelo è in pericolo molto grave… Tu chiedi qualcosa a un prete… e c‟è una confusione…gravissima” (“Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla Preghiera”, 1981, p. 173). “Siamo a Roma, stiamo fino ai capelli nel cristianesimo, sono tutti già „vaccinati‟. E‟ la terra peggiore, è la terra che ha dato già tutto. E‟ la peggio terra del mondo!… Qui siamo nelle parrocchie romane! Figurati! In tutte le parti del mondo si pensa che Roma è il peggio, in tutta Italia: „Lì a Roma con i cardinali, la curia… ognuno si fa i fatti suoi, lì non c‟è pastorale vera: in Roma mai stata una pastorale… si dice da tutte le parti ed è vero, è vero!‟” (“Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla Preghiera”, 1981).

NEL CRISTIANESIMO NON C‟E‟ TEMPIO, NE‟ ALTARE, NE‟ SACERDOTI IL MINISTRO RAPPRESENTA L‟ASSEMBLEA: SIAMO TUTTI SACERDOTI

“Nel cristianesimo non c'è tempio, né altare, né sacerdoti nel senso della religiosità naturale. “Non c‟è tempio nel senso di luogo sacrosanto, in cui si rende un culto sacro, la casa di Dio dove Egli abita … Il tempio nel cristianesimo siamo noi cristiani.
“Allo stesso modo nel cristianesimo non c'è altare, nel senso di pietra sacra cui nessuno si può avvicinare, né tanto meno toccare. Di questo, quelli di voi che avete vissuto il cristianesimo a livello di religiosità naturale, avete una piccola esperienza: quando andavate a Messa, vi mettevate dietro, e se ti capitava di essere vicino al tabernacolo sentivi un tuffo al cuore perché ti avvicinavi all'intoccabile, al luogo dove c'era il sacro. Noi cristiani non abbiamo l‟altare perché l‟unica pietra santa è Cristo, Pietra angolare. Perciò noi possiamo celebrare l‟eucarestia sopra un tavolo; e la possiamo celebrare in una piazza, in campagna e dove ci piaccia. “Non abbiamo nemmeno sacerdoti nel senso di persone che separiamo da tutti gli altri perché in nostro nome si pongano in contatto con la divinità. Perché il nostro sacerdote, colui che intercede per noi è Cristo. E siccome siamo il suo corpo, siamo tutti sacerdoti. Tutta la Chiesa è sacerdotale nel senso che intercede per il mondo. E‟ vero che questo sacerdozio si visibilizza in un servizio e vi sono alcuni fratelli che sono i servitori di questo sacerdozio, ministri del sacerdozio” (OR, pp. 56-57). “Il prete deve essere, nella religiosità naturale, un uomo povero, con il vestito rattoppato, molto casto, per essere un buon ponte tra Dio e gli uomini. Ma questo non è cristiano. L‟altro giorno Farnes davanti a cinquanta preti diceva: il sacerdozio nel Cristianesimo non esiste, i templi non esistono, gli altari non esistono. Per questo l‟unico altare del mondo tra tutte le religioni che ha tovaglie è il cristiano, perché non è un altare, è una mensa. Anche noi abbiamo fatto nell‟epoca della mescolanza con la religiosità altari di pietra monumentali, anche se poi gli mettevamo le tovagliette. Un altare non può avere tovaglie, perché l‟altare è per fare sacrifici di capre e di vacche” (1°SCR, p. 54). “Il presbitero sta facendo un ministero in nome di tutti noi, parla in nome della nostra assemblea, unito a Gesù Cristo chiede al Padre per noi. Ha un ministero perché rappresenta l‟Assemblea. Siamo tutti sacerdoti, siamo il Corpo di Gesù Cristo, abbiamo una missione per il mondo; vedendo noi il mondo conoscerà Dio. Ma il presbitero è il ministro del nostro sacerdozio, questo è molto importante; in questa assemblea sta facendo un ministero sacerdotale come tutti noi ne stiamo facendo un altro. Lui va, in nome di tutta la nostra assemblea, ad alzare al Signore la nostra preghiera. Va a chiedere al Signore che abbia pietà di noi e ci dia il suo Spirito per ascoltare la sua Parola e perché possiamo convertirci e perdonarci gli uni gli altri” (PR, p. 55). Invece la Chiesa afferma: “Il Signore... promosse alcuni fedeli come ministri in modo che nel seno della società dei fedeli avessero la sacra potestà dell‟Ordine per offrire il Sacrificio e perdonare i peccati, e che in nome di Cristo svolgessero - per gli uomini - in forma ufficiale la funzione sacerdotale” (P.O. n° 2 b). “Inoltre è attraverso il ministero dei Presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo, unico Mediatore; questo sacrificio... per mano dei Presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell‟Eucaristia in modo incruento e sacramentale… Le considerazioni che Kiko fa sul sacerdozio sono errate: dovrebbe leggere la Dichiarazione della Commissione Cardinalizia (15 ottobre 1968) ed il Supplemento al Nuovo Catechismo nelle quali sono stati corretti, vari punti del Nuovo Catechismo Olandese (cfr. A.A.S. 6°, 1968, 690). “Si eviterà di sminuire la grandezza del sacerdozio ministeriale, che differisce dal sacerdozio comune dei fedeli non soltanto per grado ma per essenza” (L.G., n° 10, Istruzione sul culto del Mistero Eucaristico, 25.5.67, n°11). “Si curi, pertanto, che nel descrivere il ministero dei sacerdoti, si metta meglio in luce la media-zione fra Dio e gli uomini che essi compiono, non solo con la predicazione della parola di Dio, con la formazione della comunità cristiana, con l‟amministrazione dei sacramenti, ma anche e soprattutto con l‟offerta del sacrificio eucaristico a nome di tutta la Chiesa” (L.G., n° 28 e P.O. nn. 2 e 13). 

 

Questo a conferma del suo reale pensiero sul Sacerdozio della Chiesa Cattolica e degli abusi che avvengono durante la celebrazione dell‟Eucarestia di tutte le comunità del mondo nell‟anno del Signore 2011.

 
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Le riforme del Vaticano II
 
Il Concilio Vaticano II fu convocato da Giovanni XXIII (1881-1963). Egli disse di voler «aprire le porte» al mondo moderno e di voler «aggiornare» la Chiesa per rendere la sua presenza più «incisiva» per quei tempi e per richiamare più gente nel suo seno. Il Papa convocò i Vescovi per discutere su grandi riforme della liturgia, della disciplina ecclesiastica e della dottrina. Dopo la morte di Giovanni XXIII, i lavori del Concilio proseguirono sotto Paolo VI (1897-1978) e sfociarono in radicali cambiamenti. I cattolici si ritrovarono così di fronte alle riforme in ogni fase della propria vita religiosa. Su queste riforme si sono spese milioni di parole. I fedeli si sentirono ripetere centinaia di volte che «l'essenza della fede non era stata toccata» e che il Vaticano II avrebbe apportato «un vero rinnovamento» all'interno della Chiesa.
 
concilio vaticano IIgiovanni XXIIIpaolo VI
Da sinistra: il Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo VI.

l I frutti del Vaticano II
 
D'altronde, Nostro Signore Gesù Cristo ci disse che avremmo potuto riconoscere un albero dai propri frutti, e che un albero buono avrebbe prodotto dei frutti buoni e che uno cattivo frutti cattivi. Ebbene, quali sono stati i frutti del Vaticano II? I preti e le suore hanno abbandonato in massa la loro sacra vocazione, i seminari, che una volta erano pieni, ora sono semivuoti o chiusi, l'assistenza alla Messa della domenica è calata drammaticamente, i teologi si sono posti dubbi o hanno rifiutato la dottrina cattolica, gli insegnamenti della Chiesa sulla morale vengono apertamente combattuti e ignorati di proposito sia dal clero che dai laici. Si possono chiamare buoni tali frutti? La maggior parte dei cattolici direbbe certamente di no. E siccome i frutti sono cattivi, ciò porta a concludere che l'albero che li ha prodotti, il Vaticano II, sia anch'esso cattivo!
 
l I principî del Vaticano II
 
Il Vaticano II ha prodotto tali effetti disastrosi perché si è fondato su due principî pericolosi: l'ecumenismo e il modernismo:
 
w L'ecumenismo cerca di fondere il cattolicesimo con le religioni non cattoliche. Tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che i protestanti o gli altri non cattolici trovano sgradite, devono, di conseguenza, essere eliminate, sminuite o rese ambigue.
w Il modernismo insegna che le verità cambiano di epoca in epoca e che, di conseguenza, anche la Chiesa debba cambiare in modo da essere così «incisiva» nel mondo secolare. Il clero modernista assimila il culto, la dottrina e la moralità tradizionale filtrandola attraverso la filosofia relativista moderna e i «principî» e i «valori» della società secolare. I modernisti spogliano così la fede da tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che alla mentalità moderna possono apparire troppo intransigenti, esclusiviste, difficili, oscurantiste, fanatiche o imbarazzanti. Come risultato, la nozione stessa di verità oggettiva viene a cadere, la religione viene così ridotta a poco più di un sentimento o di un simbolo, mentre gli stessi principî della morale divengono vaghi. Fu la politica ecumenica e modernista del Vaticano II che portò alla creazione della nuova Messa.
 
l La nascita della nuova Messa
 
Poiché tutti quei concetti e pratiche liturgiche rifiutate dai non cattolici e dalla mentalità moderna abbondavano nella Messa romana, i riformatori nella Chiesa del postconcilio decisero di gettare a mare il vecchio rito e di crearne uno nuovo che potesse rimpiazzarlo. Questo avrebbe dovuto soddisfare due propositi:
 
w Per soddisfare i protestanti, nel nuovo rito bisognava eliminare, o almeno sminuire, la dottrina cattolica secondo cui la Messa fosse un sacrificio propiziatorio , celebrata da un ministro consacrato, in cui Cristo diviene presente sotto le Specie del pane e del vino mediante la «transustanziazione».
w Per soddisfare l'uomo moderno occorreva invece abolire o stemperare parole forti come «inferno», «pena», «punizione eterna», «miracolo», «anima» e «separazione dal mondo».
 
Il compito di formulare un tale rito fu affidato ad una commissione chiamata Consilium (Consilium ad exequendam Costitutionem de Sacra liturgia). Tra gli osservatori non cattolici vi erano sei pastori protestanti: Ronald Jasper, Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di Taizé.

osservatori protestanti con paolo VI Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione del Novus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: «Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)» (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici».

Sul loro ruolo all'interno del Consilium, il Vescovo William Baum (creato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) disse: «Essi non si trovavano lì solo come osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente». E il risultato finale fu la promulgazione della nuova Messa nell'aprile del 1969.


CONTINUA

11 commenti:

  1. Come si è ridotta male la chiesa... e poi si lamentano che le chiese sono vuote, e ci credo! A quanto pare secondo Kiko tutto ciò che c'era prima del CVII non era cristianesimo, era idolatria paganesimo etc.. Qui se il Signore non si sbriga ad aiutare la sua chiesa non so dove andremo a finire..

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  2. La Chiesa è nelle mani di Dio, essendo una creatura voluta da Lui.

    Cristo ha dato tutto quello che poteva per fare della Chiesa una realtà viva, che donasse vita e creasse uomini nuovi.

    Ma l'opera di Cristo, e quella del discepolo Paolo, furono avversate da subito. Lungo i secoli, dunque, un poco a causa di mali interni, a causa di ostacoli e nemici esterni, la Chiesa ha sempre combattutto.

    Cio' che la salvava era, pero', il mantenimento delle tradizioni, codificate in una certa maniera nella liturgia la cui struttura e fisionomia fondamentale nessuno manco pensava di toccare.

    Il fatto di aver toccato questo patrimonio, ha avuto l'immediato impatto di uno stravolgimento dell'identità di tutta una Chiesa.

    L'arte dei riformatori e di chi li sobillava, tuttavia, è stata quella di far sembrare che le cose non cambiassero nella loro essenza.
    Ma se le cose non cambiano essenzialmente, non si intacca la mentalità, lo stile, la pietà....

    Dietro a tutto ciò esiste dunque una colossale bugia, anzi, un treno di colossali bugie, talmente grosse e numerose che a stento si riesce a nasconderle.

    Chi si spacca la testa per bene, scontrandosi contro certe istituzioni cattoliche (movimenti, parrocchie protestantizzate, ecc.) inizia a svegliarsi o quanto meno a interrogarsi.

    Tutti gli altri dormono un sonno ipnotico, come se fossero sotto l'effetto di qualche droga....

    Paradosi

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  3. Quello che mostra chiaramente Michael Davies sono due cose:

    1) Il vero riformatore torna a vivificare le stesse tradizioni, non introduce fratture o contrapposizioni, riconcilia tra loro i vecchi con i giovani e via dicendo.

    2) il falso riformatore fa di molte cose "tabula rasa", cambia le carte in tavola, introduce fratture e contrapposizioni (prima del Vaticano II è tutto male, dopo è tutto bene), determina tensioni nel corpo ecclesiale tra le antiche e le nuove generazioni, ecc.

    La prima caratteristica ha sempre qualificato i santi.

    La seconda gli eretici.

    Vediamo bene dove si trova Kiko Arguello e chi lo segue, dunque!!!

    Paradosi

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  4. Altra staffilata salutare a chi propugna "messe"con novità o "nuovo ordine di messa" (che è lo stesso!). Non è mai abbastanza insistere su queste informazioni che sembrano svanire nel nulla liturgico che distingue le messe moderne: grandi chiacchiere "coram et cum populo" , parole, parole,parole e strette di mano, poi parole, parole e parole...Ma quando mai si può stare in silenzio a meditare? Dopo la comunione nei due minuti, due di silenzio tenuti dal sacerdote?Anche dopo non è finita...prima della benedizione finale il ricatto di ascoltare cosa farà la parrocchia e quali gite.Alla fine ? si esce contenti ma vuoti ancora e ci si chiede cosa avrà detto il sacerdote alla lunga predica: non ci si ricorda nulla ! Perchè?
    Se poi la messa ha avuto qualche schitarrata, almeno si ricorda il motivetto "trallallà" ma il resto svanisce! Perchè ?
    Invece ad una messa "tradizionale" ovvero vera, dopo lo sgomento e lo sconcerto iniziale (che cosa dirà il sacerdote ora?) (cosa borbotta?)piano piano si acquisirà una capacità di meditazione ed introspettiva mai provata prima, con la messa moderna chiacchierata come non mai. Provare per credere!Ecco la differenza, che tocca lo spirito, tra una messa "papista" secondo la definizione di Lutero, ed una messa conciliar-conciliatoria con ogni eresia e scissione

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  5. Il fatto è che i modernisti (kikiani in testa) pensano che la messa tradizionale sia una messa privata che sacrifica totalmente la dimensione corale e comunitaria.

    Anche qui fanno errori voluti per seguire il carro dei demolitori.
    Se è vero che, da un lato. la devotio moderna ha spinto ad una privatizzazione del sacro, dall'altro non dobbiamo dimenticare che il VERO FONDAMENTO per la vita comunitaria parrocchiale è una interiorità coltivata.

    In altre parole una comunità (parrocchiale, monastica, religiosa) non avrà mai un vero fondamento se prima non ha imparato ad interiorizzare la propria vita di fede: l'albero per poter ergersi e liberare le sue chiome al cielo, deve prima affondare per bene le radici NEL terreno!

    Ora è proprio quest'attività d'ordine interiore che è totalmente negletta nella messa modernista: tutto è ridotto ad esteriorità, chiasso, al punto che il silenzio pare inquietare.

    Ed ecco che è proprio attorno al silenzio che si crea uno spartiacque tra i cristiani (quelli veri) e i kikiani chiacchierosi, barbosi, esaltati, cacofonici, logorroici ad oltranza....

    Paradosi

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. Riporto in questo thread la precedente conversazione, assimilabile al presente argomento, perchè dottrina e liturgia sono strettamente correlate, e l'una dipende dall'altra.
    Rispondo ad un anonimo.

    Anonimo ha detto:
    "Vorrei solo ricordarvi che la vostra amica Annarita ha parlato di offesa a Dio riportando(male)il pensiero di Kiko espresso nelle catechesi contenute nel Direttorio Catechetco che,tra l'altro neanche conosce,se non per averlo letto(rimaneggiato)su internet.
    Gli ho spiegato la verità di cosa voluto dire Kiko Arguello.Intuisco dalle risposte che non avete capito.Lo rispiego.
    Kiko Arguello non dice affato che il peccato non offende Dio ma dice quanto segue:Il peccato
    è un offesa non alla persona di Dio che è trascendente,intangibile,ma un offesa all'amore che lui ha per noi.Al piano di amore e di salvezza che ha per noi.In pratica è come la freccia che viene scagliata contro Dio ma che ritorna all 'uomo.Dio certo non si compiace della freccia scagliata e se ne addolora ma non per questo viene intaccata la sua divinità." [...]
    17 dicembre 2011 14:16

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  8. Anonimo,
    nei dieci anni che sono stata in Cammino, ho certamente ascoltato più volte io le catechesi iniziali di quanto tu, da catechista, e abbia predicate! Perchè oltre a seguirle quando entrai nel 1994, poi ogni volta che venivano ripetute sia nella mia parrocchia che nelle altre, io tornavo sempre ad riascoltarle. Ho perso il conto di quante volte le ho sentite E TI POSSO ASSICURARE CHE I TESTI PRESENTI IN INTERNET NON SONO AFFATTO RIMANEGGIATI! CORRISPONDONO "ALLA VIRGOLA" A QUELLO CHE HO RICEVUTO LA PRIMA VOLTA DAL MIO RESPONSABILE REGIONALE CHE LE SAPEVA A MEMORIA, e che ho risentito infinite altre volte da altri catechisti.

    La spiegazione che ne dai tu è una "cattolicizzazione" delle frasi di Kiko, il quale taglia corto e dice semplicemente che: il peccato non offende Dio perchè la Gloria di Dio non può essere modificata da nulla e da nessuno. Quindi, siccome il peccato non diminuisce la sua Gloria, allora neppure lo offende.
    Vatti a rileggere la catechesi che segue il Questionario sulla penitenziale. (Ma in questa pasticciata spiegazione Kiko dimentica che l'offesa non è un'alterazione della grandezza di Dio, bensì un'alterazione del LEGAME di Amore FRA DIO E LA CREATURA, perciò un attacco al Cuore di Dio e ai suoi sentimenti DIVINI, contristati dal rifiuto umano.)

    Lo ricordo come fosse ieri, perchè ricevetti da questa frase come una coltellata, perchè questa tesi nega apertamente che Dio abbia un Cuore Divino e che possa provare dei sentimenti Divini, perfetti, ma sempre sentimenti(Lui, che del cuore e dei sentimenti è il creatore, e ci ha creati A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA!).

    Invece a coronamento della tesi, il mio responsabile regionale (quindi non l'ultimo arrivato nella gerarchia neocat...)ha aggiunto che Dio non si offende perchè NON SOFFRE. Essendo la sofferenza "una debolezza" - secondo questa dottrina - ed essendo Dio privo di debolezze, è chiaro che Dio non abbia sofferenza alcuna. Perciò l'offesa "al piano d'amore di Dio" non è vista come un dolore inflitto dall'uomo a Dio, ma come un male che l'uomo fa solo a se stesso, E QUINDI IN DEFINITIVA NON OFFENDEREBBE DIO, MA SOLO SE STESSO.

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  9. <<<
    Ma invece è vero che tutta la Sacra Scrittura è piena di parole di Dio i cui accenti manifestano dei sentimenti fortissimi per il suo popolo, ora di Amore, ora di viscere di Misericordia, ora di ira e sdegno, ora di rammarico vero e proprio per l'infedeltà del suo popolo...
    Dice Dio in Osea: "Il Mio Cuore si commuove per te, il Mio intimo freme di compassione. Non tornerò a dare sfogo alla mia ira, perchè sono Dio e non un uomo." Pertanto i sentimenti in Dio sono presentissimi, sebbene siano in misura perfetta.

    Senza considerare che la Seconda Persona della Trinità Santissima avendo assunto anche la natura umana resterà eternamente Uomo oltre che Dio e perciò il suo Cuore Sacratissimo (quello che Kiko dice essere "di cartapesta") gioirà e soffrirà come solo un cuore perfetto e divino sa fare. Del resto sono note le volte in cui il Signore Risorto si è manifestato ai suoi Santi, come a Padre Pio, con frasi ed accenti di profondo dolore, lasciando sentire perfino la Sua Voce rotta dal pianto.

    Dio soffre eccome per il suo Amore da noi rifiutato ed offeso, altro che freccia ricaduta sull'uomo! A me risulta che la "freccia" sia finita direttamente nel costato di Cristo.

    E si continua a fare confusione fra offesa e lesione della divinità: ho già detto che in Ezechiele Dio dice che il suo Nome è stato "DISONORATO" FRA LE GENTI dal peccato di Israele, che invece avrebbe la missione di onorarlo davanti al mondo. C'è o non c'è in questa frase la dimostrazione di un'offesa verso la Maestà e la Dignità di Dio?

    Ma niente, Kiko e Carmen continuano imperterriti a negare tutto ciò, anche quando affermano che non occorre pentirsi dei propri peccati (l'Atto di Dolore è bandito all'interno del Cammino!):
    primo, perchè l'uomo per sua natura sarebbe incapace di fare del bene, può fare solo del male, quindi non ha colpa di quello che commette, perchè sarebbe schiavo del demonio:
    secondo, perchè Carmen (catechesi sulla penitenziale) dice che non si tratta di rinnegare i propri peccati, ma solo di ricominciare ogni volta da capo. Quindi si rimane sempre al punto di partenza....e meno male che lo chiamano "cammino"!!..

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  10. Ovviamente a questa spiegazione scappano via come CODARDI perché non sanno che rispondere...
    Ci vuole un bel coraggio a rimanere in un movimento che confonde le idee fino a questo livello, al punto che poi, dinnanzi al confronto con la dottrina ortodossa, si stramazza per terra.
    Ma chi e cosa glielo fa fare?

    Paradosi

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  11. "affermano che non occorre pentirsi dei propri peccati (l'Atto di Dolore è bandito all'interno del Cammino!):
    primo, perchè l'uomo per sua natura sarebbe incapace di fare del bene, può fare solo del male, quindi non ha colpa di quello che commette, perchè sarebbe schiavo del demonio"

    Beh è la dottrina di lutero!!!!!
    CVCRCI

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