Dichiarazioni rilasciate da S. Em. Rev.ma Card. Joseph Ratzinger
Ratzinger ai giornalisti,
in occasione della presentazione del suo nuovo libro
"Introduzione allo spirito della liturgia",
a Milano, il 2 aprile 2001 (Tratte dai dispacci delle agenzie ANSA e ADNKRONOS)
Cosi' si esprimeva il futuro Papa Benedetto XVI nei confronti della fraternità San Pio X:
«Auspico, spero e prego perchè si chiuda la ferita aperta nel 1988 con il movimento dei lefevriani, ma il cammino è ancora lungo».
«All'interno della Chiesa le ferite si risanano meglio: se il confronto avviene fuori, le
distanze rischiano invece
di ampliarsi. Noi dobbiamo fare il possibile per attirare questi nostri fratelli e sorelle, per ri
dare loro la fiducia che non hanno più. Dobbiamo avere la generosità
di accettare che all'interno della Chiesa si esprimano forme rituali
diverse nella comune tra
dizione cristiana, e loro devono comprendere che la liturgia rinnovata è sempre la stessa liturgia della Chiesa.(
questa è la più grande falsità che oggi si possa affermare, deve essere che non ha letto il "Breve esame critico del Novu Ordo Missae") Anche se il cammino non sarà breve, come in tutti i conflitti familiari, dobbiamo mettere un punto
di inizio nel processo
di riconciliazione».
--------------------------------------------------------------------------------- LETTERA DI MONS. RICHARD WILLIAMSON
ai fedeli di lingua inglese,
sui contatti fra la Santa Sede e Fraternità San Pio X
FEBBRAIO 2001
Mons. Richard Williamson è uno dei quattro Vescovi della Fraternità San Pio X consacrati da Mons. Lefèbvre nel 1988.
Come molti sanno, in questi ultimi mesi si sono ristabiliti dei contatti tra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Teoricamente dovremmo compiacercene, poiché è la prova che la Fraternità non è un’entità inesistente agli occhi di Roma, come la stessa Roma ha preteso fin dal 1988.
Ma, in pratica, circola ogni sorta di indiscrezione e i fedeli cattolici legati alla loro Fede sono inquieti. Che sta succedendo?
Innanzi tutto, sia chiaro, che per un verso, nessuna persona ragionevole potrà aspettarsi che, nella mia posizione, io riveli tutto quello che so. Per altro verso, tutto ciò che tocca la Fraternità riguarda ogni cattolico, e quindi, a maggior ragione, ogni cattolico che come tale è impegnato con la Fraternità; ed è logico che questi sia informato, intanto per essere aiutato a comprendere la posta in giuoco, poi per partecipare alla difesa della Chiesa, sua Madre, laddove Nostro Signore l’ha voluta sul campo di battaglia.
Non faremo un rapporto dettagliato dei recenti contatti, ma esporremo alcune considerazioni generali sul quadro complessivo e sui suoi elementi qualitativi. A questo proposito, conoscere esattamente quanto sta accadendo è meno importante di sapere perché sta accadendo. Per di piú che, in questo momento, nessuno tra noi è in grado di sapere con precisione dove porteranno questi contatti. E tuttavia ognuno di noi dev’essere pronto a reagire in funzione di ciò che essi potrebbero produrre.
Prima considerazione: sia chiaro che l’iniziativa dei recenti contatti viene da Roma. È Roma che ha ripreso i contatti l’estate scorsa, e non la Fraternità. Il Cardinale Castrillon Hoyos ha aperto il fuoco con una lettera a ciascuno dei quattro Vescovi, lettere che iniziavano: “Mio caro fratello”, e dove si dichiarava che il Papa era a braccia ben aperte per accoglierci (Io giunsi quasi alle lacrime nel leggerla…).
Seconda considerazione: Era inevitabile che Roma tentasse di riprendere contatto con la Fraternità, non perché la Fraternità è la Fraternità, o per i suoi begli occhi, o per non si sa bene perché, ma a causa del fatto che, per grazia di Dio e della collaborazione umana a questa grazia, la Fraternità si trova ad avere conservato il deposito della Fede, attorno al quale le autorità ufficiali della Chiesa di Cristo piroettano come farfalle intorno al fuoco, anche se esse stesse hanno perduto questo deposito. E anche se la Fraternità perdesse questo deposito - cosa umanamente possibile - e Roma perseverasse a rigettarlo, accadrebbe che un giorno Roma volteggerebbe attorno a qualsiasi altra luce accesa da Dio al posto di una Fraternità che si fosse lasciata prendere essa stessa in trappola.
In terzo luogo, fin quando una organizzazione come la Fraternità conserverà la Fede, mentre Roma non l’avrà piú, essa manterrà una posizione preminente per tutto ciò che attiene agli affari cattolici, e ogni genere, tipo o forma di negoziato che permettesse a Roma di ritornare al posto di comando in questa condizione equivarrebbe ad un tradimento della Fede. Indubbiamente, nel momento in cui Roma ritornasse alla Tradizione, ritroverebbe il suo posto di conduttrice, perché è cosí che Nostro Signore ha edificato la sua Chiesa: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt XVI, 16). Ma fin quando Pietro, per un periodo prolungato, come accade oggi, manifesta con le parole e soprattutto con gli atti di aver perso la Fede in maniera impressionante, se non del tutto - cosa che non appare lontana -, allora una organizzazione nella posizione della Fraternità dev’essere, anche per dei motivi soprannaturali, ben lungi dal pensare di precipitarsi sotto le gonne romane. L’onere della prova spetta a coloro che affermano che sono maturi i tempi per il negoziato, non certo a coloro che affermano il contrario. Impegnarsi in trattative al termine di un tale periodo, senza prima aver prodotto questa prova, sarebbe quasi un tradimento della Fede.