Per la maggior Gloria di Nostro Signore cerchiamo persone disponibili ad eventuali Traduzioni da altre lingue verso l'Italiano. per chi si rendesse disponibile puo' scrivere all'indirizzo Mail: cruccasgianluca@gmail.com
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

giovedì 12 gennaio 2012

Ecco perchè Nostro Signore Gesù Cristo ha pietà e "pazienza" per le nefandezze della Gerarchia modernista che comanda oggi nella Chiesa ex cattolica...Testimonianza di un grande Vescovo perseguitato...

Fonte: Una Fides...


Nel video si vede il vescovo cinese di Yong Nian, Mons. John Han Dingxiang, (1937-2007). Arrestato per ordine delle autorità comuniste, ha trascorso quasi 35 anni nel campo del lavoro, in carcere e agli arresti domiciliari. Testimone di Cristo fino alla fine. Autentico successore degli Apostoli, un vero cattolico e un vero Vescovo, rimasto fedele al Nostro Signore e alla Sua Chiesa fino alla fine dei suoi giorni. Preghiamolo perchè infonda un po' di coraggio anche ai nostri Vescovi. 

“Da Nostro Signore Gesù Cristo al 2000 si contano 70 milioni di martiri cristiani, 45 milioni dei quali solo nel XX secolo"...

Morto in isolamento il Vescovo cinese John Han Dingxiang

di Enrico Leonardi
giovedì 13 settembre 2007

Se bastasse non sputare per terra, fare ordinatamente la fila o tenere puliti i taxi, i problemi di immagine per la Cina in vista dell’Olimpiade 2008 potrebbero essere facilmente risolti. Ma la situazione è ben diversa: alle campagne di bon ton e di politesse fa infatti tragico riscontro la pervicace sistematica violazione dei diritti umani, e in primis della libertà religiosa. Mercoledì 12 settembre 2007 il quotidiano Avvenire riportava (assieme all’allarme delle autorità cinesi per il timore “del terrorismo, del separatismo e dell’estremismo”, come a dire: mano libera sulla repressione interna) la notizia della morte di mons. John Han Dingxiang, vescovo sotterraneo di Yongnian. Tale avvenimento, diffuso dalla “Fondazione Kung” e ripreso dai siti di “Zenit” e di “Asianews” sorprendeva per le circostanze che lo caratterizzavano. “A poche ore dalla sua morte (avvenuta alle 11 di sera del 9 settembre scorso), al mattino presto, la salma è stata subito cremata e seppellita in un cimitero pubblico, senza possibilità per fedeli e sacerdoti di poterlo vedere, salutare e benedire. Per alcuni questo è il segno che la polizia “temeva la sua morte e voleva coprire delle prove”; per altri è solo un segno che la polizia voleva evitare celebrazioni pubbliche troppo vistose della Chiesa sotterranea” (da Asianews). Leggere la biografia del Vescovo Han fa venire i brividi: questa sepoltura frettolosa e quasi clandestina non è che l’epilogo di una serie di vessazioni delle autorità cinesi, causate semplicemente dalla sua fedeltà alla Chiesa. Nato nel 1936 aveva trascorso 35 anni della sua vita in assenza di libertà. Dal 1960 al 1979 le autorità cinesi lo avevano rinchiuso in un campo di lavoro. Ordinato sacerdote il 21 novembre 1986, Han Dingxiang aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 dicembre 1989. Da allora aveva subito undici detenzioni, l’ultima delle quali il 20 novembre 1999, mentre dirigeva un ritiro per alcune religiose. Trattenuto in varie località, dal 2005 se ne erano perse le tracce, fino a sabato scorso.
Joseph Kung, il Presidente della Cardinal Kung Foundation, aveva rilasciato il 4 gennaio 2006 questa dichiarazione a proposito della segregazione del vescovo Han: “È un fatto evidente che la campagna di terrore del governo cinese per costringere i sacerdoti e i fedeli della Chiesa sotterranea (clandestina) ad aderire alla chiesa patriottica è tuttora in corso e, addirittura, si sta intensificando. Faccio ancora una volta appello al Comitato Olimpico perché tenga conto di questi arresti e consideri l’ipotesi di annullare i Giochi olimpici in Cina nel 2008 per preservare il loro buon nome e il loro spirito”. Su una simile lunghezza d’onda si esprime Padre Bernardo Cervellera, che in occasione della presentazione del Rapporto 2006 di “Aiuto alla Chiesa che soffre” sulla libertà religiosa nel mondo, così ha affermato: “In Cina sta avvenendo una grande trasformazione di tipo non solo sociale ma anche religioso; chi pensa di salvare i rapporti economici con la Cina e con altri paesi, come l’Arabia Saudita, mettendo tra parentesi la necessità del rispetto della libertà religiosa andrà incontro ad un grande disastro. Ritenuto una minaccia per la stabilità del Paese, il rispetto della libertà di religione, invece, è condizione necessaria a garantire un reale sviluppo della democrazia e dell’economia in Cina, dove il disprezzo della vita umana genera pericolose tensioni sociali, destinate ad esplodere”. E, assieme a Magdi Allam, ha lanciato un appello: “Dire la verità, denunciare con coraggio e onestà gli episodi di persecuzione e violenza”, mantenendo alta l’attenzione sulla problematica, senza nascondersi dietro il politically correct. Per questo dedichiamo il nostro editoriale della settimana al piccolo eroico vescovo cinese, emblema di tutti i martiri oscuri della nostra epoca, nella preghiera e nella memoria per il loro sangue fecondo.

I bellimbusti Comunisti Italiani plaudono alle opere di un emerito assassino...
 

 PIO XII  E  LA  SCOMUNICA  DEL  COMUNISMO


 
 Per quantificare gli orrori perpetuati dai regimi comunisti nel mondo, come spesso è stato fatto x nazismo e fascismo, possiamo fornire un bilancio in cifre, che, pur essendo ancora largamente approssimativo e necessitando di lunghe precisazioni, riteniamo possa dare un'idea della portata del fenomeno, facendone toccare con mano la gravità:

Urss, 20 milioni di morti,
Cina, 65 milioni di morti,
Vietnam, 1 milione di morti,
Corea del Nord, 2 milioni di morti,
Cambogia, 2 milioni di morti,
Europa dell'Est, 1 milione di morti,
America Latina, 150.000 morti,
Africa, 1 milione 700.000 morti,
Afghanistan, 1 milione 500.000 morti,
movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10.000 morti.
Il totale si avvicina ai 100 milioni di morti

La sciagurata figura del Cardinal Tisserant: dal Modernismo al Conciliabolo Vaticano II, passando per l'ignobile e diabolico Patto di Metz, benedetto dal cosiddetto Beato (conciliare) "Giovannone"...

Gli “errori della Russia”  si insinuano nella Chiesa
       Poco prima dell'inizio dei lavori del Concilio, vi fu un altro tradimento del Messaggio di Fatima, un segno delle tante cose senza precedenti che sarebbero avvenute di li a poco. Nella primavera del 1962 a Metz in Francia, il Cardinale Eugene Tisserant si incontrò col Metropolita Nikodim della Chiesa Russo Ortodossa — un ufficiale del KGB, com'erano tanti altri prelati Ortodossi. A questo incontro, Tisserant e Nikodim negoziarono quello che sarebbe stato conosciuto come il Patto di Metz, o più popolarmente, l'Accordo Vaticano-Mosca.6 L'esistenza di questo Accordo Vaticano-Mosca è un fatto storico irrefutabile, attestato in tutti i suoi dettagli da Mons. Roche, segretario personale del Cardinale Tisserant.
       L'accordo era, in sostanza, il seguente: Papa Giovanni, secondo un suo sentito desiderio, sarebbe stato “accontentato” con la presenza di due osservatori Russo Ortodossi al Concilio. In cambio, la Chiesa Cattolica si impegnava a fare in modo che il Concilio Vaticano Secondo non condannasse il Comunismo sovietico o la Russia sovietica. In pratica, il Concilio avrebbe compromesso la libertà morale della Chiesa Cattolica, facendo finta che la forma più sistematica e materiale del “male” che sia mai apparsa nella storia dell'uomo, in realtà non esisteva — anche se nel preciso momento in cui il Concilio apriva i suoi lavori, i Sovietici erano ben lungi dallo smettere di perseguitare, imprigionare ed uccidere milioni di Cattolici.
       Il Concilio non parlò affatto di comunismo, avendo barattato la propria libertà con un accordo con i Comunisti. Per questo fallimento, il Concilio si allontanò definitivamente dagli insegnamenti dei Papi Leone XIII, Beato Pio Nono, San Pio X ed anche di Papa Pio XI, che aveva ricordato alla Chiesa che non ci si può frenare dal condannare questo male così incomparabile. Come disse nella Divini Redemptoris,
       Questo pericolo così imminente, venerabili fratelli, come avete già supposto è il comunismo ateo e Bolscevico il quale mira ad intaccare l'ordine sociale ed a sottominare alle fondamenta la civiltà Cristiana. Dinanzi ad una simile minaccia, la Chiesa Cattolica non può e non deve rimanere in silenzio. Questa Sede Apostolica tra tutte non ha mai cessato di ergere la propria voce perché sa che la propria e speciale missione è di difendere la verità, la giustizia e tutti quei valori eterni che il Comunismo invece ignora o cerca di distruggere.7
       Ma il Concilio non avrebbe detto una parola sul comunismo Sovietico. Avrebbe invece iniziato un “dialogo” con le stesse forze che una volta venivano combattute dalla Chiesa.
       Perché tutto questo? Non fu certo una “coincidenza” che il silenzio del Concilio sul Comunismo si sia sincronizzato alla perfezione con l'infiltrazione comunista nella Chiesa Cattolica; infiltrazione che, come abbiamo mostrato nel precedente capitolo, era stata rivelata proprio poco prima del Vaticano II da testimoni chiave, con nessun motivo per mentire (Dodd, Hyde, Golitsyn, Mitrokhin ed altri). Anche senza queste testimonianze, il nostro senso comune ci avrebbe dovuto avvertire che le forze comuniste all'opera (insieme alle logge Massoniche) avrebbero inevitabilmente cercato di distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno. Satana è abbastanza intelligente per sapere che la Chiesa Cattolica è l'unica fortezza che egli deve distruggere per poter conquistare il mondo intero, e portarlo nel suo regno oscuro.
       Questa era la situazione nella Chiesa nel momento in cui il Concilio Vaticano Secondo si auto imponeva, erroneamente, di tacere sugli errori del comunismo e sulle sue malvagità. E per quanto riguarda il trattato Vaticano-Mosca, è inutile ricordare che la Consacrazione della Russia Sovietica al Cuore Immacolato da parte dei Padri del Concilio, per portare la Russia alla conversione, è ormai un argomento assolutamente fuori discussione. Questo spostamento repentino verso il nuovo orientamento della Chiesa, che il Concilio avrebbe accelerato in modo ancora più drammatico, era già in conflitto col Messaggio di Fatima.
       Quindi, fin dall'incontro di Metz, che segna l'espansione dell'Ostpolitik, la politica del Segretario di Stato Vaticano si caratterizza per la cessazione di qualsiasi condanna ed opposizione ai regimi Comunisti da parte della Chiesa, in favore di un “dialogo” e di una “diplomazia silenziosa” — una politica che in questi giorni ha reso silente il Vaticano persino nei riguardi delle tremende persecuzioni della Chiesa nella Cina Comunista.
       Così, il 12 ottobre 1962, due sacerdoti rappresentanti della Chiesa Ortodossa sbarcarono all'aeroporto di Fiumicino e parteciparono al Concilio Vaticano Secondo. Il Concilio iniziò con il controllo di questi osservatori Ortodossi, i quali fecero in modo che l'Accordo Vaticano-Mosca fosse rispettato. L'intervento scritto contro il Comunismo da parte di 450 Padri del Concilio si “perse” misteriosamente dopo essere stato consegnato alla Segreteria del Concilio, e quei Padri del Concilio che insistevano nel denunciare il Comunismo, furono gentilmente invitati a sedersi e a tacere.8
 
Introduzione: giustizia e attualità della condanna

Pio XII, tramite la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, emanò tre documenti sulla natura del comunismo e la sua inconciliabilità col cristianesimo.
1°) Un ‘Decreto generale’ (1° luglio del 1949), che dichiara:
a) non essere mai lecito iscriversi ai partiti comunisti o dar loro appoggio, poiché il comunismo è materialista e quindi anticristiano;
b) che è vietato diffondere libri o giornali, i quali sostengono la dottrina e prassi del comunismo materialista ed ateo;
c) che i fedeli, i quali compiono con piena consapevolezza gli atti su proibiti, non possono ricevere i Sacramenti;
d) inoltre che i battezzati, i quali professano, difendono o propagandano consapevolmente la dottrina o prassi comunista, incorrono ipso facto nella scomunica riservata in modo speciale alla S. Sede, in quanto apostati dalla Fede cattolica (l’apostasia è il passaggio dalla religione cristiana ad un’altra totalmente diversa - nel caso il materialismo ateo - e perciò più grave dell’eresia e scisma, quale sarebbe il passare dal cattolicesimo al protestantesimo o ‘ortodossismo’).
2°) Una ‘Dichiarazione sui matrimoni’ (11 agosto 1949), la quale insegna che gli iscritti a sette ateistiche ossia acattoliche, quali sono i comunisti militanti, incorrono nell’impedimento dirimente[1] di religione mista[2], in quanto atei, debbono sottoscrivere le cauzioni che sono richieste agli a-cristiani (battesimo, educazione cristiana dei figli e rimozione del pericolo di perversione del coniuge non comunista).
3°) un ‘Monito sull’educazione della gioventù’ (28 luglio 1950), contro i genitori che consentono ai loro figli di essere iscritti a società giovanili perverse (FCGI).
●Il Papa individuava nel materialismo e quindi nell’ateismo la causa della inconciliabilità assoluta tra cristianesimo e comunismo, materialista ed ateo. Ora vediamo cosa dice di essere il comunismo stesso per capire se la condanna sia stata giusta. Alla fine vedremo se tale condanna sia ancora attuale ai nostri tempi in cui il comunismo professa di essere cambiato
Cosa dice di essere il marxismo stesso
Il marxismo-leninismo è una concezione unitaria del mondo o un’unica filosofia pratica, che comprende materialismo dialettico e storico, formanti un tutto organico, il quale deve essere considerato nel suo insieme[3].
1°) Il ‘materialismo dialettico’, ritiene la materia come unica realtà ed esclude ogni altro elemento spirituale: non c’è Dio, anima, valori trascendenti[4]. Il pensiero e la coscienza dell’uomo derivano per evoluzione dalla materia[5]. Il ‘materialismo dialettico’, concepisce la materia non come oggetto stabile, ma come attività sensibile e prassi[6]. Marx aggiunge la dialettica o dinamica hegeliana al materialismo classico o statico[7]. Ciò che distingue l’uomo dagli animali bruti è lo stadio più perfetto, ma non ancora definitivo, della materia in evoluzione, la quale grazie al lavoro ha trasformato la scimmia in uomo, onde il pensiero e la parola nascono dal lavoro e col lavoro[8].
2°) Il ‘materialismo storico’ applica il materialismo dialettico alla storia dell’umanità[9]. La storia è letta alla luce dell’economia la quale è l’elemento fondamentale dell’evoluzione storica[10]. Perciò la storia umana è soprattutto storia di classi sociali ed economiche. Esse entrano necessariamente in lotta tra loro, la lotta di classe è un fenomeno assolutamente inevitabile[11]. Come si vede la concezione economica marxista è essenzialmente legata alla filosofia di Marx, onde non si può accettare l’analisi economica marxiana e rifiutare la filosofia materialistica dialettico-storica. Il marxismo, come materialismo, nega Dio e come economicismo nega la proprietà privata[12] tramite la lotta delle classi in contrapposizione dialettica; non si ferma neppure davanti alla famiglia, in cui immette la lotta dialettica tra uomo e donna, figli e genitori[13], per giungere all’abolizione del matrimonio e alla società del libero amore[14]. Onde le degenerazioni freudiane e pansessualiste della Scuola di Francoforte tra gli anni Venti-Sessanta (Theodor Adorno + 1969 e Herbert Marcuse + 1979) esplose nel 1968, erano già contenute virtualmente in Marx (+ 1883) ed Engels (+ 1895).
Marxismo e giustizia sociale
Molti pensano, per ignoranza e in buona fede, che il comunismo sia anelito alla giustizia sociale, all’eliminazione della povertà, della miseria e dello sfruttamento dei poveri. Nulla di meno marxista. Lo scopo del comunismo è la rivoluzione o dialettica materialistica costante e permanente, tendente al “paradiso socialista in terra” o società senza Stato, classi sociali, religione e famiglia. Il comunismo per cogliere il suo fine (rivoluzione continua) ha bisogno della povertà, delle contraddizioni e ingiustizie che si incontrano nella società umana, per opporle - hegelianamente - come antitesi alla ricchezza (tesi), onde giungere alla sintesi: “paradiso in terra”. Senza miseria e sfruttamento non sarebbe possibile la rivolta del proletariato. Quindi ben vengano i soprusi, perché essi sono l’occasione per scatenare l’odio di classe e la rivoluzione del proletariato[15]. La rivoluzione è intesa marxianamente come un divenire continuo e in contraddizione permanente con la realtà e non come un semplice rivolgimento storico che ha un inizio e una fine[16].
Il marxismo in azione
All’obiezione “il comunismo odierno è cambiato”, il professor Jean Daujat risponde con ampie citazioni di autori marxisti: «[…]. Non è dunque per conversione, né per ipocrisia che i comunisti cambiano senza tregua, e dicono e fanno ogni giorno il contrario di ciò che hanno fatto e detto il giorno precedente; ciò è conforme alle più pure esigenze del marxismo ed essi non sarebbero marxisti se agissero diversamente; poiché il marxismo è un evoluzionismo integrale, essi devono - in quanto sono marxisti - evolversi e contraddirsi senza tregua. Bisogna, una volta per tutte, convincersi che ciò che essi dicono non esprime alcuna verità, ma unicamente le esigenze della loro azione, poiché per essi niente esiste all'infuori di questa azione. L'azione è una evoluzione perpetua in cui il sì diventa no a ogni momento. Riconoscere una verità, equivarrebbe a riconoscere qualche cosa che esiste, e con ciò rinunziare a trasformarla con la propria azione. Per Marx, conoscere è niente, condurre un'azione è tutto [17].[…]. È evidente che il marxismo, non ammettendo alcuna dipendenza né alcun oggetto, non ammetterà neppure un bene da amare o realizzare in misura maggiore di quanto ammette che vi sia una verità da conoscere. Un bene e un male la cui distinzione e opposizione si impongano a noi, sono altrettanto inaccettabili per il marxismo quanto un sì e un no, una verità e un errore. Per il marxismo non vi è bene da amare né da realizzare, non c'è che l'azione da condurre. Ammettere un bene che sia un fine, qualche cosa di buono che si debba amare perché è buono, significherebbe imporre una dipendenza all'azione umana. Il marxista che vive il suo marxismo non può amare nulla, poiché l'amore mette in dipendenza dell'oggetto amato; il marxismo è il rifiuto definitivo di ogni amore come di ogni verità [18]. Se un comunista ci presenta qualche ideale come un fine, per esempio l'ideale di giustizia sociale messo innanzi alle rivendicazioni operaie, oppure l'ideale patriottico, è unicamente perché la presenza di un ideale nei cervelli umani diventa in questi casi un mezzo efficace per trascinarli all'azione e alla lotta, un organo o uno strumento d'azione e di lotta delle forze materiali. Stiamo certi, però, che il comunista, il quale vive il suo marxismo, ha in vista solo l'azione rivoluzionaria e la lotta da condurre [19]; l'ideale che mette avanti è solo un mezzo per condurre meglio tale azione e tale lotta, e non ha, in se stesso, alcun valore ai suoi occhi: esiste solo in funzione di questa azione e di questa lotta e solo per tutto il tempo che è utile a essa. […] Così il marxismo resta solo un umanesimo esclusivo o integrale, che ammette solo l'azione umana. A questo umanesimo esclusivo il pensiero moderno, imperniato esclusivamente sull'uomo, doveva fatalmente pervenire [cfr. J. Maritain, L’umanesimo integrale, Parigi, 1936, nda]. Chiunque vuole riconoscere soltanto la crescita e l'indipendenza dell'individuo o della persona umana, [si pensi al ‘personalismo’ di Emmanuel Mounier + 1950 e Jacques Maritain + 1973, nda] o anche della collettività o della società umana, e rifiuta di sottomettere tale crescita e indipendenza a Dio e alla sua legge e di orientarle verso Dio, apre fatalmente la strada al marxismo, sebbene solo il marxismo giunga al termine di questa strada. Chiunque rifiuterà il primato della contemplazione, l'abbandono dell'intelligenza a una verità da conoscere e della volontà a un bene da amare per rifugiarsi nell'ebbrezza dell'azione pura e curarsi solo di agire, è sulla strada del marxismo. Il capitale o l'industriale del secolo scorso o di oggi, che fa del lavoro produttivo e dei suoi risultati materiali lo scopo e l'essenza della vita umana, pianta un albero di cui il marxismo sarà il frutto. Tutti coloro che annunciano che la civiltà futura sarà una "civiltà del lavoro", ossia una civiltà in cui il lavoro è il valore supremo della vita, sanno poi che l'unica civiltà totalmente e unicamente "del lavoro" è il marxismo? […] Per un comunista cosciente del proprio marxismo, il comunismo non è una verità (ed è per questo motivo che egli potrà senza tregua contraddirsi senza conversione e senza ipocrisia, ma in virtù del suo stesso comunismo e rimanendo perfettamente comunista), il comunismo è un'azione.[…]. Nel marxismo vi sono soltanto prese di posizione per l'azione - dunque mutevoli e contraddittorie - perché la sola realtà del marxismo è l'azione [20]. Ciò ha come conseguenza capitale che non avrebbe alcun senso dire che si collabora o ci si allea con l'azione dei marxisti pur rifiutandone la dottrina: poiché il marxismo si identifica con l'azione marxista, collaborare o allearsi con l'azione marxista significa collaborare o allearsi con il marxismo stesso. Dunque, la natura stessa del marxismo esige che completiamo il nostro studio, esponendo l'azione marxista e il suo sviluppo da Marx e da Lenin (+ 1924) ai giorni nostri» (Jean Daujat, Conoscere il comunismo, Milano, Il Falco, 1977, pp. 11-17).
L'azione marxista
«L'azione rivoluzionaria marxista, in seguito a ciò che abbiamo appena spiegato, è molto diversa dalla nozione corrente di rivoluzione. Per l'uomo comune, che si propone di realizzare un bene, una rivoluzione è un mezzo in vista di un fine, che è una società migliore e durevole. Tale non è evidentemente la concezione del marxista, per il quale non vi è un bene da realizzare, ma soltanto un'azione da condurre. L'azione rivoluzionaria non è per lui un mezzo: essa stessa è voluta come l'opera gigantesca nella quale l'uomo nuovo creerà se stesso, si tratta di trovare i mezzi di quella azione rivoluzionaria. Ora, all'epoca di Marx, si presentava un mezzo eccellente: l'estrema miseria e la totale insoddisfazione della classe proletaria. La felicità del proletariato non rappresenta un fine per il marxista, come si crede comunemente, ma la miseria del proletariato un mezzo per l'azione rivoluzionaria. Niente poteva essere più conforme ai bisogni del marxismo quanto la condizione del proletariato nel secolo XIX. Per sviluppare una volontà rivoluzionaria totale, che non voglia conservare niente, che non mantenga niente di conservatore, che voglia trasformare tutto, creare una società completamente nuova, ci volevano uomini che non avessero rigorosamente niente, che fossero strettamente spogli di tutto. Ciò non fu sempre il caso del povero o dell'operaio, ma nel secolo scorso fu esattamente il caso del proletario. […] un vagabondo in una instabilità totale. Ora, per il marxismo, tutto ciò che è stabilito o esistente, tutto ciò che ha stabilità o durata, è una abominazione, perché ostacola l'azione rivoluzionaria. Ciò di cui il marxismo ha bisogno è precisamente il proletariato [oggi sono gli studenti psicanalizzati, rockettati e drogati della Scuola di Francoforte, nda]. A causa del liberalismo, che ha soppresso ogni istituzione professionale per lasciare sussistere solo individui isolati completamente liberi, soltanto coloro che possiedono strumenti di lavoro avranno una certa sicurezza, un regime stabilito e durevole di vita e di lavoro. Gli altri hanno per vivere solo la forza delle loro braccia da affittare giorno per giorno a quelli che possiedono gli strumenti di lavoro, che li adoperano a loro piacimento, avendo tutta la libertà di sfruttarli; essi divengono proletari, che non hanno nessun diritto da far valere, nessuna certezza del domani, nessuna di vita e di lavoro; costoro non sono più legati da nulla a una società che li ignora, non riconosce loro alcun posto, non fa che utilizzarli. In breve, essi sono abbandonati a uno sfruttamento totale, non avendo alcun diritto sugli strumenti di lavoro né sui frutti del loro lavoro, interamente posseduti da altri.[…]. Ciò spiega perché la propaganda comunista non cerchi affatto di convincere di una verità, ma di trovare i mezzi più efficaci e gli slogan più adatti a far presa sui cervelli, poco importa se questi slogan siano veri o falsi: l'importante è che siano efficaci e, in ogni caso, li si cambierà secondo le circostanze [21]. L'espressione "imbottire i cervelli" trova qui il suo significato più letterale, che non ha niente di peggiorativo da un punto di vista marxista: la propaganda è l'introduzione materiale nei cervelli della massa di idee-forza [22] che li faranno agire per la lotta rivoluzionaria [23]. […] Marx, d'altra parte, ha analizzato con una lucidità mirabile come il desiderio sfrenato di guadagni sempre maggiori, desiderio scatenato dal liberalismo, trascina con sé fatalmente una concentrazione di capitali sempre maggiore e una proletarizzazione delle masse sempre in aumento, e come ciò a sua volta porti fatalmente alla rivoluzione proletaria e alla concentrazione totale nelle mani della collettività proletaria. Il marxismo deve, dunque, combattere particolarmente tutto ciò che potrebbe sostenere la piccola proprietà personale e il piccolo padronato. Allo stesso modo deve combattere ogni tentativo di restaurazione corporativa che restituirebbe al lavoratore un posto riconosciuto e uno stato di vita in una organizzazione professionale e lo toglierebbe dalla condizione proletaria, radicandolo in un ordine sociale esistente. […]» (J. Daujat, ivi, pp. 19-22).
Il comunismo odierno e la religione
«Più incompreso ancora è l’atteggiamento attuale del comunismo nei riguardi della religione, la tolleranza religiosa e la “mano tesa” dai comunisti ai cattolici. Questa incomprensione deriva dal fatto che si considera sempre il comunismo come un ateismo dottrinale invece di capire che esso è un ateismo pratico. Non si tratta affatto, per il comunismo, di opporre una verità atea a una verità religiosa. La propaganda dottrinale antireligiosa in sé stessa, se non è richiesta dalle esigenze dell’azione rivoluzionaria materialista, non interessa il marxismo, come tutto ciò che è dottrinale. Parlando dell’anticlericalismo massonico, Lenin definisce ciò “dilettantismo di intellettuali borghesi”, e si capirà facilmente ciò che questa espressione sulla sua bocca può avere di sovranamente sprezzante. Il marxismo farà propaganda antireligiosa soltanto se ciò è utile all’azione rivoluzionaria, cioè soltanto nella misura, continuamente mutevole da un’ora all’altra, in cui la religione apparirà come un ostacolo attuale all’azione rivoluzionaria. Ma la vera azione antireligiosa del marxismo non consiste affatto nel combattere la religione da fuori con una propaganda contraria: consiste nel sopprimere la religione da dentro, nello svuotare gli uomini di ogni vita religiosa e di ogni concezione religiosa, prendendoli e trascinandoli interamente nell’azione puramente materialista. Vi saranno dunque molti casi in cui, per trascinare i cristiani in questa azione puramente materialista e con ciò svuotarli dall’interno di tutto il loro cristianesimo, bisognerà “tendere loro la mano” e offrire loro la collaborazione [24]. Poco importa se con ciò si contraddice un atteggiamento che in precedenza era ostile: non si tratta né di conversione, né di ipocrisia: comandano soltanto le esigenze dell’azione. Se il successo dell’azione da condurre richiede la collaborazione dei cristiani, questo successo per un marxista deve evidentemente passare innanzi a tutto, e allora la verità marxista sarà “la mano tesa”» (J. daujat, ivi, pp. 23-27).
Conclusione
La condanna di Pio XII, che calava in pratica quanto già asserito da Pio IX (Qui pluribus 1846; Quanta cura/Sillabo 1864), Leone XIII (Quod apostolici muneris 1878; Rerum novarum 1891) e Pio XI (Quadragesimo anno 1931; Divini Redemptoris 1937), a partire da quanto il comunismo dice di sé, pertanto è non solo giusta, ma anche tuttora attuale, poiché il cambiamento è la natura del comunismo, come la serpe che cambia la pelle ma resta sempre se stessa [25].
***

DON CURZIO NITOGLIA

6 marzo 2010




[1] L’ “impedimento dirimente rende invalido il matrimonio, mentre l’ “impedimento impediente lo rende solo illecito.
[2] La “religione mista” avviene nel matrimonio tra appartenenti a due religioni totalmente diverse (cristiani e musulmani o ebrei); la “disparità di culto” è presente nel matrimonio tra cattolici e confessioni cristiane diverse (protestanti). Mentre la “disparità di culto” rende illecito il matrimonio e richiede una dispensa da “impedimento impediente”, la “religione mista” lo rende invalido senza la dispensa da “impedimento dirimente”.
[3] Cfr., Tesi politiche del IX Congresso del PCI, Roma, Editori Riuniti, 1960.
[4] V. Lenin, Materialismo ed empirio-criticismo, in “Opere Scelte”, Roma, Editori Riuniti, 1970., vol. III, p. 371.
[5] F. Engels, Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, Roma, Rinascita, 1950, p. 18.
[6] C. Marx, Prima Tesi su Feurbech, in C. Marx – F. Engels, “Opere Complete”, Roma, Editori Riuniti, 1974, vol. XXV, p. 81.
[7] F. Engels, Antidühring, in C. Marx – F. Engels, “Opere Complete”, Roma, Editori Riuniti, 1974, vol. XXV, p. 135.
[8] F. Engels, Dialettica della natura, in C. Marx – F. Engels, “Opere Complete”, Roma, Editori Riuniti, 1974, vol. XXV, p. 461.
[9] G. Stalin, Materialismo dialettico e materialismo storico, Roma, Rinascita, 1954, p. 9.
[10] C. Marx – F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, Editori Riuniti, 1958, p. 70.
[11] G. Stalin, Materialismo dialettico e materialismo storico, cit., p. 20.
[12] C. Marx – F. Engels, Il Manifesto del Partito Comunista, Roma, Editori Riuniti, 1971, p.78.
[13] C. Marx, Il Capitale, Roma, Editori Riuniti, 1967, vol. I, p. 536.
[14] F engels, Il catechismo dei comunisti, Milano, Edizioni del Maquis, p. 19; cfr. Id., L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Roma, Editori Riuniti, 1970, p. 103.
[15] Arthur Rosenberg, Storia del Bolscevismo, Firenze, Sansoni, 1969, p. 3; H. Lefebvre, Il marxismo, Milano, Garzanti, 1954, p. 49.
[16] H. Lefebvre, cit., p. 90.
[17] L'idealismo era obbligato ad arrivare a questo punto: se l'idea non è più l'espressione - evidentemente spirituale - di una realtà conosciuta, la si deve ormai considerare soltanto un prodotto del cervello.
[18] "Tutto ciò che esiste merita di morire" dice Engels.
[19] Per il filosofo che riflette, il marxismo è, per questo evoluzionismo e relativismo assoluti, proprio il materialismo più materialista che possa esistere. Infatti, una materia, che fosse una sostanza avente una realtà durevole, avrebbe una natura stabile e determinata. Ciò sarebbe qualcosa di diverso dalla pura passività e indeterminazione della materia stessa, potendosi incontrare questa pura passività e indeterminazione solo nella instabilità perpetua.
[20] Questo è stato mirabilmente chiarito in Taille de l'homme di Ramuz.
[21] "Elevare le masse al livello della coscienza degli interessi di classe del proletariato", dice Stalin (+ 1953).
[22] Stalin scrive: "La disciplina di ferro nel partito non potrebbe essere concepita senza l'unità di volontà, senza l'unità di azione completa e assoluta di tutti i membri dei partito" e Lenin afferma che "il partito comunista non potrà compiere il suo dovere se non è organizzato nel modo più centralizzato, se non è retto da una disciplina di ferro che rasenta da vicino la disciplina militare".
[23] "Nel comunismo - dice Lenin - tutti i cittadini sì trasformano in impiegati salariati dallo Stato". "Bisognerà - dice Marx - centralizzare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato".
[24] Marx dà per programma allo Stato comunista: "Aumentare al più presto la quantità delle forze produttive".
[25] Cfr. L. Colletti, il marxismo e Hegel, 2 voll., Bari, Laterza, 1976; D. Settembrini, il labirinto marxista, Milano, Rizzoli, 1975; A. Del Noce, Lezioni sul marxismo, Milano, Giuffré, 1972; F. Ocariz, Il marxismo ideologia della rivoluzione, Milano, Ares, 1977; GF. Morra, Marxismo e religione, Milano, Rusconi, 1976; A. Brucculeri, Il vero volto del comunismo, Roma, La Civiltà Cattolica Editrice, 1952; A. Messineo, voceComunismo”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1951, vol. IV, coll. 151-158; F. Rodano, Sulla politica dei comunisti, Torino, Boringhieri, 1975; Giorgio Napolitano, Intervista sul PCI, Bari, Laterza, 1976; E. Bloch, Karl Marx, Bologna, Il Mulino, 1972.

5 commenti:

  1. In effetti solo la presenza dei martiri, Chiesa Trionfante, procrastina l'azione della mano di Dio sull'umanità!Martiri che hanno pagato pur ascoltando messe "incomprensibili" perchè in latino al 75%! Strano vero?! Per i papi moderni risulta incomprensibile questa dedizione nonostante l'assenza di balli e schitarrate. Ma non credo ci sia da illudersi troppo poichè le nefandezze dell'aborto e delle violazioni sistematiche delle messassemblee eseguite come simulacro di S.Messa, gridano da tempo vendetta per Mano di Dio. Abbiamo già degli assaggi con il clima, ma la mano libera dell'uomo miscredente porterà ancor più a guerre e devastazioni ed eccidi che renderanno colma la misura della Pazienza.

    RispondiElimina
  2. la morte del Mons. John Han Dingxiang, deve far vergognare le gerarchie modernistiche della chiesa conciliare, visto che non hanno il coraggio di condannare il comunismo, anzi la maggior parte di loro simpatizzano per il comunismo.

    vergogna!!!!

    RispondiElimina
  3. Per amor di verità sarebbe giusto ricordare che la "gerarchia modernista" deve necessariamente muoversi con grande cautela per non mettere a rischio qualche decina di migliaia di cristani cinesi.
    Piano con la vergogna...

    RispondiElimina
  4. Ah, sì, sig. Lucio?
    Non deve quindi neanche vergognarsi di dire, per bocca di eminenza vaticana:
    "Se la Cina ci aprisse le porte, trasferiremmo subito l'ambasciata da Taipei (Formosa-Taiwan) a Pechino! " Vero?
    Dopo essere stati per anni graditi ospiti, poichè cacciati dalla Cina con martirizzazioni, il Vaticano pensa dinque di ributtarsi in Cina dimentico di Taiwan che ha lottato per la sua indipendenza ed è lasciato fuori dall'ONU per sporche ragioni di politica mondiale. E dunque La CHiesa deve seguire la stessa linea politica dell'ONU,vero?

    RispondiElimina
  5. Caro Lucio, io non ho detto di condannare la cina, ma il comunismo in generale, affinchè i cristiani del mondo sappiano che il comunismo estremista o il comunismo moderato, sono ideologie anti-cristiane. E poi si ricordi che il comunismo è nato per distruggere la Santa Chiesa.
    C'è un tempo per tacere e un tempo per parlare.
    molti cristiani sono comunisti, proprio perchè la Chiesa non si esprime. ma perchè non si esprime? proprio perchè non ha più il coraggio di dire la verità e di condannare l'errore. E poi se si vuole stare in silenzio per essere prudenti perchè arrivare al punto che la maggior parte dei vesovi e sacerdoti italiani vanno a braccetto con i politici comunisti????
    perchè almeno in italia il Papa e i vescovi non dicono ai politici comunisti italiani che il comunismo è una ideologia diabolica???? forse le gerarchie modernistiche hanno paura che il governo italiano possa vendicarsi ed uccidere noi cattolici????
    e perchè almeno non condannare gli orribili genocidi passati operati dalla Russia???
    quindi in conclusione la chiesa conciliare non solo non condanna il comunismo estremista ma non condanna nemmeno il comunismo moderato.
    tutto questo non ti sembra vergognoso???

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.