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martedì 7 febbraio 2012

BEATO PIO IX: "Se qualcuno dunque affermerà che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, o che non abbia ricevuto dallo stesso Signore Nostro Gesù Cristo un vero e proprio primato di giurisdizione, ma soltanto di onore: sia anatema".

Oggi ricorre la memoria di un Grande Papa, BEATO PIO IX, e nessuno lo ricorda più ed in particolar modo i Suoi insegnamenti. Proponiamo una Sua Enciclica che parla del ministero PETRINO:
"Che io non mi curo del Regno pel regno, né del comando pel piacere di esercitarlo; io aborrisco anzi da ogni fasto di dominazione; ma nell'ordine attuale della Provvidenza la libertà della Chiesa è indissolubilmente legata alla Monarchia del Pontificato. La mia ambizione è di essere degno successore degli Apostoli, di mantenere nei popoli lo spirito di fede e di amore, d'insegnar loro l'obbedienza ed ai prìncipi la giustizia ed il diritto. Ecco perché il Papa ha bisogno del suo Regno! E che sono mai i regni di questa terra? Essi non sono che una miseria, ed una grande miseria! Ma quanto al mio, nessuno ha il diritto di toccarlo, ed io farò sentire sino all'ultimo questa voce di giustizia e di verità







Uno dei più importanti interventi di Pio IX a giustificazione dell'opportunità storica del potere temporale è certamente la lettera apostolica Cum Catholica Ecclesia del 26 marzo 1860, con la quale veniva comminata la scomunica maggiore, la più grave delle sanzioni canoniche, ai violatori in armi dei territori pontifici. Il Papa argomenta in questo modo: "La Chiesa cattolica fondata e istituita da Cristo per provvedere alla salvezza eterna degli uomini, avendo conseguito, in forza della sua divina istituzione, la forma di società perfetta, deve godere, nell'esercizio del suo sacro ministero, di quella libertà che la sottrae alla soggezione di qualsivoglia potere civile. Poiché per operare liberamente, come era necessario, doveva fruire di quei supporti che rispondevano alle condizioni e alle esigenze dei tempi, per una speciale disposizione della divina Provvidenza avvenne che, quando l'Impero Romano si dissolse e fu diviso in vari regni, il Romano Pontefice, costituito da Cristo capo e centro di tutta la Chiesa, ottenne un principato civile. Questo fu disposto con somma sapienza da Dio stesso, perché in mezzo ad una tale moltitudine e varietà di sovrani temporali, il Sommo Pontefice disponesse di quella libertà politica che era indispensabile per esercitare, senza alcun impedimento, il suo potere spirituale, la sua autorità e la sua giurisdizione sul mondo intero."

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PASTOR AETERNUS


Il Pastore eterno e Vescovo delle nostre anime, per rendere perenne la salutare opera della Redenzione, decise di istituire la santa Chiesa, nella quale, come nella casa del Dio vivente, tutti i fedeli si ritrovassero uniti nel vincolo di una sola fede e della carità. Per questo, prima di essere glorificato, pregò il Padre non solo per gli Apostoli, ma anche per tutti coloro che avrebbero creduto in Lui attraverso la loro parola, affinché fossero tutti una cosa sola, come lo stesso Figlio e il Padre sono una cosa sola. Così dunque inviò gli Apostoli, che aveva scelto dal mondo, nello stesso modo in cui Egli stesso era stato inviato dal Padre: volle quindi che nella sua Chiesa i Pastori e i Dottori fossero presenti fino alla fine dei secoli.
Perché poi lo stesso Episcopato fosse uno ed indiviso e l’intera moltitudine dei credenti, per mezzo dei sacerdoti strettamente uniti fra di loro, si conservasse nell’unità della fede e della comunione, anteponendo agli altri Apostoli il Beato Pietro, in lui volle fondato l’intramontabile principio e il visibile fondamento della duplice unità: sulla sua forza doveva essere innalzato il tempio eterno, e la grandezza della Chiesa, nell’immutabilità della fede, avrebbe potuto ergersi fino al cielo [S. LEO M., Serm. IV al. III, cap. 2 in diem Natalis sui]. E poiché le porte dell’inferno si accaniscono sempre più contro il suo fondamento, voluto da Dio, quasi volessero, se fosse possibile, distruggere la Chiesa, Noi riteniamo necessario, per la custodia, l’incolumità e la crescita del gregge cattolico, con l’approvazione del Sacro Concilio, proporre la dottrina relativa all’istituzione, alla perennità e alla natura del sacro Primato Apostolico, sul quale si fondano la forza e la solidità di tutta la Chiesa, come verità di fede da abbracciare e da difendere da parte di tutti i fedeli, secondo l’antica e costante credenza della Chiesa universale, e respingere e condannare gli errori contrari, tanto pericolosi per il gregge del Signore.

Capitolo I - Istituzione del Primato Apostolico nel Beato Pietro
Proclamiamo dunque ed affermiamo, sulla scorta delle testimonianze del Vangelo, che il primato di giurisdizione sull’intera Chiesa di Dio è stato promesso e conferito al beato Apostolo Pietro da Cristo Signore in modo immediato e diretto. Solamente a Simone, infatti, al quale già si era rivolto: "Tu sarai chiamato Cefa" (Gv 1,42), dopo che ebbe pronunciata quella sua confessione: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo", il Signore indirizzò queste solenni parole: "Beato sei tu, Simone Bariona; perché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli: e io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: qualunque cosa avrai legato sulla terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa avrai sciolto sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli" (Mt 16,16-19). E al solo Simon Pietro, dopo la sua risurrezione, Gesù conferì la giurisdizione di sommo pastore e di guida su tutto il suo ovile con le parole: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore" (Gv 21,15-17). A questa chiara dottrina delle sacre Scritture, come è sempre stata interpretata dalla Chiesa cattolica, si oppongono senza mezzi termini le malvagie opinioni di coloro che, stravolgendo la forma di governo decisa da Cristo Signore nella sua Chiesa, negano che Cristo abbia investito il solo Pietro del vero e proprio primato di giurisdizione che lo antepone agli altri Apostoli, sia presi individualmente, sia nel loro insieme, o di coloro che sostengono un primato non affidato in modo diretto e immediato al beato Pietro, ma alla Chiesa e, tramite questa, all’Apostolo come ministro della stessa Chiesa.
Se qualcuno dunque affermerà che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, o che non abbia ricevuto dallo stesso Signore Nostro Gesù Cristo un vero e proprio primato di giurisdizione, ma soltanto di onore: sia anatema.



Capitolo II - Perpetuità del Primato del Beato Pietro nei Romani Pontefici
Ciò che dunque il Principe dei pastori, e grande pastore di tutte le pecore, il Signore Gesù Cristo, ha istituito nel beato Apostolo Pietro per rendere continua la salvezza e perenne il bene della Chiesa, è necessario, per volere di chi l’ha istituita, che duri per sempre nella Chiesa la quale, fondata sulla pietra, si manterrà salda fino alla fine dei secoli. Nessuno può nutrire dubbi, anzi è cosa risaputa in tutte le epoche, che il santo e beatissimo Pietro, Principe e capo degli Apostoli, colonna della fede e fondamento della Chiesa cattolica, ricevette le chiavi del regno da Nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore e Redentore del genere umano: Egli, fino al presente e sempre, vive, presiede e giudica nei suoi successori, i vescovi della santa Sede Romana, da lui fondata e consacrata con il suo sangue [Cf. EPHESINI CONCILII, Act. III]. Ne consegue che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa. Non tramonta dunque ciò che la verità ha disposto, e il beato Pietro, perseverando nella forza che ha ricevuto, di pietra inoppugnabile, non ha mai distolto la sua mano dal timone della Chiesa [S. LEO M., Serm. III al. II, cap. 3]. È questo dunque il motivo per cui le altre Chiese, cioè tutti i fedeli di ogni parte del mondo, dovevano far capo alla Chiesa di Roma, per la sua posizione di autorevole preminenza, affinché in tale Sede, dalla quale si riversano su tutti i diritti della divina comunione, si articolassero, come membra raccordate alla testa, in un unico corpo [S. IREN., Adv. haer., I, III, c. 3 et CONC. AQUILEI. a. 381 inter epp. S. Ambros., ep. XI] .
Se qualcuno dunque affermerà che non è per disposizione dello stesso Cristo Signore, cioè per diritto divino, che il beato Pietro abbia per sempre successori nel Primato sulla Chiesa universale, o che il Romano Pontefice non sia il successore del beato Pietro nello stesso Primato: sia anatema.

Capitolo III - Della Forza e della Natura del Primato del Romano Pontefice
Sostenuti dunque dalle inequivocabili testimonianze delle sacre lettere e in piena sintonia con i decreti, chiari ed esaurienti, sia dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, sia dei Concili generali, ribadiamo la definizione del Concilio Ecumenico Fiorentino che impone a tutti i credenti in Cristo, come verità di fede, che la Santa Sede Apostolica e il Romano Pontefice detengono il Primato su tutta la terra, e che lo stesso Romano Pontefice è il successore del beato Pietro, Principe degli Apostoli, il vero Vicario di Cristo, il capo di tutta la Chiesa, il padre e il maestro di tutti i cristiani; a lui, nella persona del beato Pietro, è stato affidato, da nostro Signore Gesù Cristo, il pieno potere di guidare, reggere e governare la Chiesa universale. Tutto questo è contenuto anche negli atti dei Concili ecumenici e nei sacri canoni.
Proclamiamo quindi e dichiariamo che la Chiesa Romana, per disposizione del Signore, detiene il primato del potere ordinario su tutte le altre, e che questo potere di giurisdizione del Romano Pontefice, vero potere episcopale, è immediato: tutti, pastori e fedeli, di qualsivoglia rito e dignità, sono vincolati, nei suoi confronti, dall’obbligo della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza, non solo nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, ma anche in quelle relative alla disciplina e al governo della Chiesa, in tutto il mondo. In questo modo, avendo salvaguardato l’unità della comunione e della professione della stessa fede con il Romano Pontefice, la Chiesa di Cristo sarà un solo gregge sotto un solo sommo pastore. Questa è la dottrina della verità cattolica, dalla quale nessuno può allontanarsi senza perdita della fede e pericolo della salvezza.
Questo potere del Sommo Pontefice non pregiudica in alcun modo quello episcopale di giurisdizione, ordinario e immediato, con il quale i Vescovi, insediati dallo Spirito Santo al posto degli Apostoli, come loro successori, guidano e reggono, da veri pastori, il gregge assegnato a ciascuno di loro, anzi viene confermato, rafforzato e difeso dal Pastore supremo ed universale, come afferma solennemente San Gregorio Magno: "Il mio onore è quello della Chiesa universale. Il mio onore è la solida forza dei miei fratelli. Io mi sento veramente onorato, quando a ciascuno di loro non viene negato il dovuto onore" [Ep. ad Eulog. Alexandrin., I, VIII, ep. XXX].
Dal supremo potere del Romano Pontefice di governare tutta la Chiesa, deriva allo stesso anche il diritto di comunicare liberamente, nell’esercizio di questo suo ufficio, con i pastori e con i greggi della Chiesa intera, per poterli ammaestrare e indirizzare nella via della salvezza. Condanniamo quindi e respingiamo le affermazioni di coloro che ritengono lecito impedire questo rapporto di comunicazione del capo supremo con i pastori e con i greggi, o lo vogliono asservire al potere civile, poiché sostengono che le decisioni prese dalla Sede Apostolica, o per suo volere, per il governo della Chiesa, non possono avere forza e valore se non vengono confermate dal potere civile.
E poiché per il diritto divino del Primato Apostolico il Romano Pontefice è posto a capo di tutta la Chiesa, proclamiamo anche ed affermiamo che egli è il supremo giudice dei fedeli [PII VI, Breve Super soliditate, d. 28 Nov. 1786] e che in ogni controversia spettante all’esame della Chiesa, si può ricorrere al suo giudizio [CONC. OECUM. LUGDUN. II]. È evidente che il giudizio della Sede Apostolica, che detiene la più alta autorità, non può essere rimesso in questione da alcuno né sottoposto ad esame da parte di chicchessia [Ep. Nicolai I ad Michaelem Imperatorem]. Si discosta quindi dal retto sentiero della verità chi afferma che è possibile fare ricorso al Concilio Ecumenico, come se fosse investito di un potere superiore, contro le sentenze dei Romani Pontefici.
Dunque se qualcuno affermerà che il Romano Pontefice ha semplicemente un compito ispettivo o direttivo, e non il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, non solo per quanto riguarda la fede e i costumi, ma anche per ciò che concerne la disciplina e il governo della Chiesa diffusa su tutta la terra; o che è investito soltanto del ruolo principale e non di tutta la pienezza di questo supremo potere; o che questo suo potere non è ordinario e diretto sia su tutte e singole le Chiese, sia su tutti e su ciascun fedele e pastore: sia anatema.

Capitolo IV - Del Magistero Infallibile del Romano Pontefice
Questa Santa Sede ha sempre ritenuto che nello stesso Primato Apostolico, posseduto dal Romano Pontefice come successore del beato Pietro Principe degli Apostoli, è contenuto anche il supremo potere di magistero. Lo conferma la costante tradizione della Chiesa; lo dichiararono gli stessi Concili Ecumenici e, in modo particolare, quelli nei quali l’Oriente si accordava con l’Occidente nel vincolo della fede e della carità. Proprio i Padri del quarto Concilio di Costantinopoli, ricalcando le orme dei loro antenati, emanarono questa solenne professione: "La salvezza consiste anzitutto nel custodire le norme della retta fede. E poiché non è possibile ignorare la volontà di nostro Signore Gesù Cristo che proclama: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa", queste parole trovano conferma nella realtà delle cose, perché nella Sede Apostolica è sempre stata conservata pura la religione cattolica, e professata la santa dottrina. Non volendo quindi, in alcun modo, essere separati da questa fede e da questa dottrina, nutriamo la speranza di poterci mantenere nell’unica comunione predicata dalla Sede Apostolica, perché in lei si trova tutta la vera solidità della religione cristiana" [Ex formula S. Hormisdae Papae, prout ab Hadriano II Patribus Concilii Oecumenici VIII, Constantinopolitani IV, proposita et ab iisdem subscripta est]. Nel momento in cui si approvava il secondo Concilio di Lione, i Greci dichiararono: "La Santa Chiesa Romana è insignita del pieno e sommo Primato e Principato sull’intera Chiesa Cattolica e, con tutta sincerità ed umiltà, si riconosce che lo ha ricevuto, con la pienezza del potere, dallo stesso Signore nella persona del beato Pietro, Principe e capo degli Apostoli, di cui il Romano Pontefice è successore, e poiché spetta a lei, prima di ogni altra, il compito di difendere la verità della fede, qualora sorgessero questioni in materia di fede, tocca a lei definirle con una sua sentenza". Da ultimo il Concilio Fiorentino emanò questa definizione: "Il Pontefice Romano, vero Vicario di Cristo, è il capo di tutta la Chiesa, il padre e il maestro di tutti i Cristiani: a lui, nella persona del beato Pietro, è stato affidato, da nostro Signore Gesù Cristo, il supremo potere di reggere e di governare tutta la Chiesa".
Allo scopo di adempiere questo compito pastorale, i Nostri Predecessori rivolsero sempre ogni loro preoccupazione a diffondere la salutare dottrina di Cristo fra tutti i popoli della terra, e con pari dedizione vigilarono perché si mantenesse genuina e pura come era stata loro affidata. È per questo che i Vescovi di tutto il mondo, ora singolarmente ora riuniti in Sinodo, tenendo fede alla lunga consuetudine delle Chiese e salvaguardando l’iter dell’antica regola, specie quando si affacciavano pericoli in ordine alla fede, ricorrevano a questa Sede Apostolica, dove la fede non può venir meno, perché procedesse in prima persona a riparare i danni [Cf. S. BERN. Epist. CXC]. Gli stessi Romani Pontefici, come richiedeva la situazione del momento, ora con la convocazione di Concili Ecumenici o con un sondaggio per accertarsi del pensiero della Chiesa sparsa nel mondo, ora con Sinodi particolari o con altri mezzi messi a disposizione dalla divina Provvidenza, definirono che doveva essere mantenuto ciò che, con l’aiuto di Dio, avevano riconosciuto conforme alle sacre Scritture e alle tradizioni Apostoliche. Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede. Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore in forza della divina promessa fatta dal Signore, nostro Salvatore, al Principe dei suoi discepoli: "Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede, e tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli".
Questo indefettibile carisma di verità e di fede fu dunque divinamente conferito a Pietro e ai suoi successori in questa Cattedra, perché esercitassero il loro eccelso ufficio per la salvezza di tutti, perché l’intero gregge di Cristo, distolto dai velenosi pascoli dell’errore, si alimentasse con il cibo della celeste dottrina e perché, dopo aver eliminato ciò che porta allo scisma, tutta la Chiesa si mantenesse una e, appoggiata sul suo fondamento, resistesse incrollabile contro le porte dell’inferno.
Ma poiché proprio in questo tempo, nel quale si sente particolarmente il bisogno della salutare presenza del ministero Apostolico, si trovano parecchie persone che si oppongono al suo potere, riteniamo veramente necessario proclamare, in modo solenne, la prerogativa che l’unigenito Figlio di Dio si è degnato di legare al supremo ufficio pastorale.
Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.
Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema.



Dato a Roma, nella pubblica sessione celebrata solennemente nella Basilica Vaticana, nell’anno 1870 dell’Incarnazione del Signore, il 18 luglio, venticinquesimo anno del Nostro Pontificato.

14 commenti:

  1. Il Papa dell'Immacolata e dell'infallibilità, un Vicario di Cristo straordinario, un Santo, ecco chi è Pio IX. Oltretutto, anche una persona di spirito, nonostante i terribili anni vissuti sotto la violenza militare sabauda,la breccia di Porta Pia, le tribolazioni per la Santa Sede... Un Cardinale cercò di confortarlo in queste angustie dicendogli: “Santità, faccia cuore: la barca di San Pietro non sarà preda della tempesta: è parola del Signore”. “Già” rispose Pio IX, “ma il Signore non ha parlato dell’equipaggio!”.
    Quanto mai profetico.
    Patrizia

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  2. Ieri si faceva accenno a Padre Pedro Farnès Scherer, ideologo dell'eucarestia postconciliare e particolarmente di quella neocatecumenale: ecco cosa dice di lui Giusi K. Nappi nel libro "Catecumenato - Tradizione della Chiesa e Cammino Neocatecumenale":

    "Com'è facilmente constatabile da questi brevi passi attinti dai Documenti Conciliari, grande e meraviglioso è il cambio d visione e il rinnovamento operato dal Concilio Vaticano II nella vita di fede della Chiesa.

    Padre Pedro Farnés rende molto bene l'idea del mutamento, quando afferma che prima del Concilio la Chiesa era concepita in forma di piramide, con il Papa in testa, poi i Vescovi e il clero, e ancora i religiosi, e alla base i fedeli: il Concilio, con sapienza e coraggio, ROVESCIANDO LA PIRAMIDE (sic!), ha posto al vertice il popolo di Dio, poi i religiosi, il Clero e i Vescovi, quindi il Papa, servo dei servi di Dio."

    Tutto il contrario di quanto proclamato EX CATTEDRA da Papa Pio IX:
    "Dunque se qualcuno affermerà che il Romano Pontefice ha semplicemente un compito ispettivo o direttivo, e non il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, non solo per quanto riguarda la fede e i costumi, ma anche per ciò che concerne la disciplina e il governo della Chiesa diffusa su tutta la terra; o che è investito soltanto del ruolo principale e non di tutta la pienezza di questo supremo potere; o che questo suo potere non è ordinario e diretto sia su tutte e singole le Chiese, sia su tutti e su ciascun fedele e pastore: sia anatema."

    Dunque anatema a Padre Farnés e a tutti gli ideologi del Vaticano II, che con l'inserimento nei vari documenti conciliari del principio eretico della Collegialità, hanno tolto di fatto al Pontefice il suo Primato, l'assoluta Autorità che Cristo gli aveva conferito, e la possibilità di governo su tutta la Chiesa.

    Governo che ora non è più libero di esercitare, poichè la prassi conciliare impone che Egli chieda il parere, prima di muoversi, delle conferenze episcopali, dei vescovi e cardinali che gli girano intorno, ed in ultimo è condizionato dall'andamento di fede del popolo, andamento daterminato dall'impostazione fuorviante della gerarchia fuorviata conciliare.

    Ed il paradosso di tutto questo è che lo stesso Pontefice regnante rilasci interviste in cui afferma "che il Papa non è un monarca, che comandi tutto da solo", quindi lui stesso avalla l'andazzo conciliare che lo porta ad avere e mani legate e ad impedirgli di governare come da mandato divino. Cosa dire, alla fine? Anatema anche ai papi conciliari, amici della collegialità?....
    Stando il Dogma del Primato Petrino, sì....

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    1. Certo! Bisogna anche avere il coraggio di dire, anzi di ripetere, poichè non siamo noi che parliamo: anatema anche ai papi del concilio che hanno accettato la rivoluzione della Chiesa ed avallato ogni sommovimento che sta distruggendo la Chiesa stessa nella sua essenza gerarchica.
      Dov'è il papa ?
      Sta facendo il papa, ovvero il Vicario di Cristo, ordinando, ed imperando ?

      Se no, cosa fa? Se non è nel suo ruolo, perchè non si dimette?

      Se poi pensiamo che ogni atteggiamento dei papi postconciliari è stato di rottura con il passato e che l'attuale papa, con atteggiamento incomprensibile, vuole miscelare l'immiscibile e cerca di farci credere che non vi sia stata alcuna rottura con il passato nella Chiesa attuale.....

      Come aver fiducia ? Come credergli ancora ?

      Bello il tempo in cui si poteva dar fiducia al papa poichè parlava ex-cathedra ed era illuminato !
      Ora è semplicemente un supervescovo democratico,democraticamente eletto, che democraticamente cerca di "indurre" altri ,non all'obbedienza, ma alla "convinzione"!

      E' un papa questo ?
      Lascio a tutti voi la risposta.

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  3. Un sentito ringraziamento per il ricordo della memoria liturgica del beato Pio IX. A scuola nn ho mai creduto alla vulgata risorgimentale, particolarmente critica verso lo Stato Pontificio e verso l'Austria.
    Ho avuto la gioia di vedere la beatificazione di Pio IX e Carlo I°, e ora l'avvio del processo per sua moglie Zita.
    Due considerazioni pratiche:
    il principato civile e' necessario per assicurare ovviamente la liberta' del Pontefice, ma necessita a mio avviso del recupero pieno dei sui spazi storici. La limitatezza ai cofini attuali rende per certi versi la Santa Sede piu' fragile e infiltrabile.
    Seconda cosa: la situazione odierna rende di fatto impossibile il tentativo di costruire una societa' sulle orme del magistero sociale, che di fatto viene predicato a tutti i governi, ma nn trova attuazione.
    Un laico qualsiasi potrebbe pensare siano solo pie intenzioni.

    A Roma tutte le volte che sono passato andavo a pregare sulla sua tomba, cosi' come durante le vacanze a Senigallia, mi recavo a Palazzo Mastai Ferretti, per visitare la sua casa natale.

    Vorrei sapere se vi sia il miracolo per la canonizzazione, e se siano ancora vivi degli eredi (ma credo la famiglia si sia totalmente estinta)

    Grazie

    C.C.

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    Risposte
    1. Mi spiace, ma non abbiamo le notizie che chiedi....

      E visto che Pio IX era il nemico numero uno dei massoni, ed è tanto vituperato dalla Chiesa da essere l'unico papa degli ultimi 5 secoli a non riposare in San Pietro, non mi stupirebbe se il miracolo per la canonizzazione ci fosse, ma come nel caso di Pio XII..."campa, cavallo, che l'erba cresce..."

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  4. E' tutto perfettamente coerente!

    Se la Chiesa non è più piramidale ma è una piramide rovesciata, con a capo il popolo di Dio, è logico che anche il concetto di magistero è rovesciato.

    Rispetto al primo caso, si proclama la preminenza del popolo di Dio, ma questo è più teorico che reale: in realtà ci si serve del popolo per proclamare in suo nome la rivoluzione (com'è stato con la riforma liturgica, che non era voluta dal popolo).

    Rispetto al secondo caso, come abbiamo già visto, ci si serve del popolo per aprirsi dei varchi per far entrare meglio la rivoluzione.

    E allora Ratzinger può scrivere:

    "Il magistero non è più definito in funzione della verità atemporale ed eterna della rivelazione (che rimane identica, sia che sia passata, presente o futura). Questo nuovo magistero viene ridefinito in base al soggetto di questa autorità, a sua volta organo di un altro soggetto più fondamentale è unico, il popolo di Dio in cammino attraverso il tempo. Il Magistero vivente è sempre quello di questo tempo presente, perché è in riferimento al Popolo di Dio come egli vive in questo tempo presente. Il ruolo del magistero è quello di garantire la continuità di esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione e funge da tramite 'tra l'esperienza della fede apostolica, vissuta nell'originaria comunità dei discepoli, e l'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa '(Benedetto XVI, "La comunione nel tempo: la Tradizione".. Discorso del 26 aprile 2006, in L'Osservatore Romano N. 18 del 2 maggio, 2006, p 12) "

    Paradosi

    RispondiElimina
  5. Cara A.Rita, quello che volevo dire io su PioIX ed il Concilio Vaticano I, l'hai detto tu, mi hai preceduto. Sono pienamente d'accordo. Il Concilio Vaticano II ed il postconcilio hanno rovesciato la Chiesa Piramidale per dare al popolo il sacerdozio laicale con il convegno di Verona.Quanto tempo e quanto dolore per rimettere in piedi la Vera Chiesa di Cristo con il mandato singolo Petrino. La Chiesa ha un solo mandato di guida, e questo l'ha dato Nostro Signore a Cefa e non agli altri Apostoli o Discepoli. Il Vaticano secondo ha rovesciato il mandato di Cristo. Un po' di potere a tutti non fa bene a tutti?

    RispondiElimina
  6. "Rispetto al primo caso, si proclama la preminenza del popolo di Dio, ma questo è più teorico che reale: in realtà ci si serve del popolo per proclamare in suo nome la rivoluzione (com'è stato con la riforma liturgica, che non era voluta dal popolo)."

    Esattamente! Ci vuole un gran coraggio veramente, ma un coraggio fatto di sfacciataggine, a sostenere che il popolo di Dio sia tanto tenuto in conto da elevarlo più in alto di tutti....

    Ci è stata cambiata la dottrina e la liturgia sotto il naso, senza minimamente spiegarci cosa si stava rovesciando e senza neanche darci la possibilità della libertà di aderire al cambiamento o di poterlo respingere!

    Siamo stati trasformati tutti in protestanti, a nostra insaputa, facendo leva sull'ignoranza teologica del popolo che, fidandosi del Clero, non sentiva la necessità di prendersi lauree in teologia, per andare a controllare le opere della gerarchia della Chiesa....

    Con l'inganno hanno cambiato l'unica Religione sostituendola con i suoi surrogati, imponendocela, e si ha il coraggio di dire che il popolo è stato "elevato"?? Sì...elevato sulla croce.

    Padre Farnès ha dimenticato un ulteriore piano basso, sotto a quello di "servo dei servi" occupato dal Papa : quello di "straccio dei piedi" riservato a Gesù Cristo...infatti il Padrone e Signore delle nostre chiese è stato messo da parte, se è fortunato viene solo spostato di lato, in qualche altarino minore, altrimenti chi lo cerca sovente lo può trovare, dopo lunghe indaggini, anche in una stanza a parte, ben nascosta, o anche in un sottoscala.

    Poi, se ci imbattiamo negli eretici finti cattolici, i migliori rappresentanti del Concilio che siano sulla piazza, solo addirittura lo hanno tolto di mezzo: nelle loro Sale della celerazione il Santissimo non ha proprio diritto di cittadinanza.
    Semplicemente non c'è.

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  7. In una nobile famiglia cattolica del Belgio... un bambino di circa sette anni era moribondo. La madre addoloratissima se ne stava presso il letto, aspettando l’ultimo respiro del figlio. Era il 7 febbraio 1878 alle 5 e tre quarti pomeridiane, al tocco dell’Ave Maria.
    A un tratto il bambino si anima, si solleva, fissa gli occhi al cielo e stende le braccia esclamando: Mamma, che vedo! — Che cosa vedi, figlio mio? — disse la madre. — Pio IX che va su su! Oh quanto è bello! Tutto luminoso! — La signora credendo che il bambino delirasse procurava di calmarlo, ma un istante dopo il bambino esclamava di nuovo: Oh mamma, che bella cosa! La Madonna quanto è bella e sorridente! Ha una corona preziosa in mano. Ecco va incontro a Pio IX, gli pone la corona sul capo. — Dopo essere rimasto un istante a contemplare così giocondo spettacolo, il bambino volgendosi alla madre, che era rimasta sbalordita, le disse: Mamma, sono guarito. La Madonna e Pio IX mi hanno benedetto e guarito.
    Il bambino era guarito difatti e pieno di vigore. La pia signora che ignorava lo stato allarmante della salute del Pontefice, fuori di sé dallo stupore, mandò un domestico all’ufficio del telegrafo per chiedere se si avessero notizie da Roma. Purtroppo fu risposto: E giunto poc'anzi un dispaccio il quale dà l’infausta notizia che il Santo Padre è spirato alle 5 e tre quarti pomeridiane.
    (Dai Processi di beatificazione del Servi o di Dio Pio IX).

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  8. Sarebbe interessante fare una ricerca: il termine "grazia di Dio" quante volte viene ancora evocato nelle prediche o nelle catechesi attuali??
    Temo molto poche, a considerazione del fatto che i cattolici non sanno più cos'è.
    In compenso sanno bene altre cose....

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  9. La struttura a piramide rovesciata evocata dal neocatecumenale di cui sopra
    assomiglia troppo a quella dei "grembiulini".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per carità, Dinocrate,
      Paradosi non è un neocatecumenale, la sua espressione "E' tutto perfettamente coerente! Se la Chiesa non è più piramidale ma è una piramide rovesciata...." era soffusa di una sottile ironia, per dire che purtroppo la Chiesa conciliare è perfettamente coerente con la mentalità eretica dei modernisti...

      Carissimo, qui grazie a Dio potrai trovare al massimo degli "ex neocatecumenali", come gli amministraroti del blog, ma di "neocat" militanti, non ne trovi di sicuro... ;)

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