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venerdì 24 febbraio 2012

IL FALSO ECUMENISMO DI BENEDETTO XVI: "D'altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di fede. Assolutamente no! Non significa uniformità in tutte le espressioni della teologia e della spiritualità, nelle forme liturgiche e nella disciplina. Unità nella molteplicità e molteplicità nell'unità"

“Ma sappiate questo, che negli ultimi giorni, verranno tempi pericolosi....” (2 Tim. 3:1).
“Perché verrà un tempo in cui non sopporteranno più la sana dottrina; ma per prurito di udire, si ammucchieranno dei maestri secondo le loro passioni, e si distoglieranno dall’ascolto della verità per rivolgersi piuttosto alle favole” (II Tim. 4:3-4).

File:Pio XI legge davanti al microfono il mess al congresso eucaristico di Dublino dell'Irlanda nel 1932.jpgNecessariamente, quindi, non solo la Chiesa di Cristo deve sussistere oggi e in ogni tempo, ma anzi deve sussistere quale fu al tempo apostolico, se non vogliamo dire — il che è assurdo — che Cristo Signore o sia venuto meno al suo intento, o abbia errato quando affermò che le porte dell’inferno non sarebbero mai prevalse contro la Chiesa .
E qui si presenta l’opportunità di chiarire e confutare una falsa opinione, da cui sembra dipenda tutta la presente questione e tragga origine la molteplice azione degli acattolici, operante, come abbiamo detto, alla riunione delle Chiese cristiane.
I fautori di questa iniziativa quasi non finiscono di citare le parole di Cristo: « Che tutti siano una cosa sola… Si farà un solo ovile e un solo pastore », nel senso però che quelle parole esprimano un desiderio e una preghiera di Gesù Cristo ancora inappagati. Essi sostengono infatti che l’unità della fede e del governo — nota distintiva della vera e unica Chiesa di Cristo — non sia quasi mai esistita prima d’ora, e neppure oggi esista; essa può essere sì desiderata e forse in futuro potrebbe anche essere raggiunta mediante la buona volontà dei fedeli, ma rimarrebbe, intanto, un puro ideale. Dicono inoltre che la Chiesa, per sé o di natura sua, è divisa in parti, ossia consta di moltissime chiese o comunità particolari, le quali, separate sinora, pur avendo comuni alcuni punti di dottrina, differiscono tuttavia in altri; a ciascuna competono gli stessi diritti; la Chiesa al più fu unica ed una dall’età apostolica sino ai primi Concili Ecumenici. Quindi soggiungono che, messe totalmente da parte le controversie e le vecchie differenze di opinioni che sino ai giorni nostri tennero divisa la famiglia cristiana, con le rimanenti dottrine si dovrebbe formare e proporre una norma comune di fede, nella cui professione tutti si possano non solo riconoscere, ma sentire fratelli; e che soltanto se unite da un patto universale, le molte chiese o comunità saranno in grado di resistere validamente con frutto ai progressi dell’incredulità. 


IN QUESTO ARTICOLO PARLEREMO DEL FALSO ECUMENISMO PORTATO AVANTI DAI PONTEFICI POST CONCILIO, COMPRESO IL PRESENTE, BENEDETTO XVI...

Da tempo andavo cercando un discorso del Papa che dicesse chiaramente ciò che pensa del nuovo corso ecumenico portato avanti dal Conciliabolo modernista Vaticano II, dato che nei Suoi numerosi discorsi rimaneva in un certo senso un po nebuloso, ebbene ciò che il Papa ha detto a Colonia nel 2005 credo che sia il discorso più chiaro sul Suo pensiero ecumenico del nuovo corso. In questo discorso parla molto chiaramente che l'ecumenismo non prevede il ritorno alla Chiesa Cattolica rigettando, quindi convertendosi, tutte le eresie professate da chi è separato dalla Chiesa. In questo discorso appare chiaramente che esiste una profonda rottura teologica con la Dottrina pre Conciliabolo, anzi per essere più chiaro si professa una dottrina ecumenica che definire eretica è un eufemismo. In definitiva questo Pontefice che ha coniato il termine "ERMENEUTICA DELLA CONTINUITA'" dimostra con i Suoi discorsi eterodossi che questa continuità è inesistente, anzi clamorosamente questi modernisti predicano una presunta continuità ma si smentiscono pubblicamente con false tesi teologiche che non porteranno mai l'unità della Chiesa secondo Dio, quindi noi rimaniamo fedeli a ciò che hann insegnato, per la materia ecumenica, ai Pontefici pre conciliari che agivano secondo Dio e non secondo il principe di questo mondo cioè il diavolo:
...A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana  dall'unica Chiesa di Cristo. Ma potremo Noi tollerare l’iniquissimo tentativo di vedere trascinata a patteggiamenti la verità, la verità divinamente rivelata? Ché qui appunto si tratta di difendere la verità rivelata. Gesù Cristo inviò per l’intero mondo gli Apostoli a predicare il Vangelo a tutte le nazioni; e perché in nulla avessero ad errare volle che anzitutto essi fossero ammaestrati in ogni verità, dallo Spirito Santo; forse che questa dottrina degli Apostoli venne del tutto a meno o si offuscò talvolta nella Chiesa, diretta e custodita da Dio stesso? E se il nostro Redentore apertamente disse che il suo Vangelo riguardava non solo il periodo apostolico, ma anche le future età, poté forse l’oggetto della fede, col trascorrere del tempo, divenire tanto oscuro e incerto da doversi tollerare oggi opinioni fra loro contrarie? Se ciò fosse vero, si dovrebbe parimenti dire che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la perpetua permanenza nella Chiesa dello stesso Spirito e persino la predicazione di Gesù Cristo da molti secoli hanno perduto ogni efficacia e utilità: affermare ciò sarebbe bestemmia. Inoltre, l’Unigenito Figlio di Dio non solo comandò ai suoi inviati di ammaestrare tutti i popoli, ma anche obbligò tutti gli uomini a prestar fede alle verità che loro fossero annunziate « dai testimoni preordinati da Dio » , e al suo precetto aggiunse la sanzione « Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato ». 

Quindi rigettiamo con forza questi auspici modernisti e mai pregheremo affinché queste dottrine non secondo Dio vadano a termine:
 ...Orbene, in quest’unica Chiesa di Cristo nessuno si trova, nessuno vi resta senza riconoscere e accettare, con l’ubbidienza, la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori. E al Vescovo Romano, come a Sommo Pastore delle anime, non ubbidirono forse gli antenati di coloro che sono annebbiati dagli errori di Fozio e dei riformatori? Purtroppo i figli abbandonarono la casa paterna, ma non per questo essa andò in rovina, sostenuta come era dal continuo aiuto di Dio. Ritornino dunque al Padre comune; e questi, dimenticando le ingiurie già scagliate contro la Sede Apostolica, li riceverà con tutto l’affetto del cuore. Che se, come dicono, desiderano unirsi con Noi e con i Nostri, perché non si affrettano ad entrare nella Chiesa, « madre e maestra di tutti i seguaci di Cristo »?
Ascoltino le affermazioni di Lattanzio: a « Soltanto… la Chiesa cattolica conserva il culto vero. Essa è la fonte della verità; questo è il domicilio della fede, questo il tempio di Dio; se qualcuno non vi entrerà, o da esso uscirà, resterà lontano dalla speranza della vita e della salvezza. E non conviene cercare d’ingannare se stesso con dispute pertinaci. Qui si tratta della vita e della salvezza: se a ciò non si provvede con diligente cautela, esse saranno perdute e si estingueranno »

Ci possono anche bollare come sedevacantisti,che non siamo, ci possono anche accusare di non essere ubbidienti, ma questo a noi poco interessa la cosa importante e porre in risalto il fatto che questa Gerarchia predica dottrine in netta rottura con la Chiesa pre conciliare che ha definito in maniera infallibile e irriformabile il pensiero dottrinario per l'ecumenismo...
A NOI SPETTA CREDERE NELLA PROVVIDENZA DIVINA CHE FERMERÀ' TUTTI QUESTI SCEMPI CHE PORTANO ALLA PERDIZIONE LE ANIME:


...La Provvidenza procede per vie incomprensibili allo spirito umano; solo lassù avremo la gioiosa sorpresa, l'ammirazione del grande disegno divino, di cui ora si scorge soltanto qualche linea, senza vederne l'insieme. Bisognò che Gesù soffrisse ed entrasse così nella sua gloria; bisogna che la Chiesa e le anime passino per la stessa via. La Chiesa non vive soltanto un giorno: quando i Martiri cadevano come fiocchi di neve d'inverno, sembrava che tutto fosse perduto, invece il loro sangue fecondava l'avvenire. Non viviamo per noi, ma dobbiamo vedere tutto attraverso i disegni di Dio. I nostri dolori, quand'anche raggiungessero il colmo e dovessimo essere noi stesse sacrificate nella catastrofe, acquistano e preparano i trionfi futuri della Chiesa. Noi lavoriamo per quelli che verranno dopo di noi; essi raccoglieranno, ad majorem Dei gloriam, il frutto delle nostre lacrime e forse del nostro sangue.

La Chiesa procede di lotta in lotta, di conquista in conquista, sino all'eternità beata. Sbaglierebbe chi volesse, nel momento presente giudicare l'insieme delle cose. Noi abbiamo la promessa e la sicurezza della vita eterna e, quel che conforta, Dio trionfa tanto più grandiosamente quanto più a noi è costata la vittoria. Torna più comodo vivere in un tempo di pace relativa; ma il vivere in tempi turbolenti è più stimolante, più nobile e meritorio. Il nostro compito è di dissodare, lavorare e smuovere faticosamente il terreno; altri raccoglieranno la messe... ma questa, feconda e copiosa, sarà certamente collocata nei granai del Padre celeste. Gli sforzi di Satana si faranno perciò sempre più furibondi e disperati, e la santità dei giusti sempre più fulgida, sino a che il tempo non sarà più e Satana sarà ricacciato per sempre nell'abisso...
[Brano tratto dalla lettera circolare dell'8 dicembre 1882 della Beata Maria Deluil-Martiny, zelantissima Fondatrice delle “Figlie del Cuore di Gesù”]

VENIAMO ORA AL TESTO INCRIMINATO...




INCONTRO ECUMENICO DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Arcivescovado di Colonia Venerdì, 19 agosto 2005
Il Suo predecessore precedentemente nell'enciclica "Ut unum sint" ripeteva l'eresia del "sussistere eliminando il concetto di "essere", ricordiamo ai lettori che fu proprio Ratzinger che durante il conciliabolo introdusse il concetto eretico del "sussistere"
"Il Concilio dice che "la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui" e nel contempo riconosce che "al di fuori del suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica""Perciò le Chiese e Comunità separate, quantunque crediamo che abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto prive di significato e valore. Lo spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui efficacia deriva dalla stessa pienezza di grazia e di verità che è stata affidata alla Chiesa cattolica"
Qui un altro strafalcione:
. Avviene ad esempio che - nello stesso spirito del Discorso della montagna - i cristiani appartenenti ad una confessione non considerino più gli altri cristiani come nemici o stranieri, ma vedano in essi dei fratelli e delle sorelle. D'altro canto, persino all'espressione fratelli separati, l'uso tende a sostituire oggi vocaboli più attenti ad evocare la profondità della comunione - legata al carattere battesimale - che lo Spirito alimenta malgrado le rotture storiche e canoniche. Si parla degli "altri cristiani", degli "altri battezzati", dei "cristiani delle altre Comunità". Il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo designa le Comunità alle quali appartengono questi cristiani come "Chiese e Comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica". Tale ampliamento del lessico traduce una notevole evoluzione delle mentalità. La consapevolezza della comune appartenenza a Cristo si approfondisce. L'ho potuto constatare molte volte di persona, durante le celebrazioni ecumeniche che sono uno degli eventi importanti dei miei viaggi apostolici nelle varie parti del mondo, o negli incontri e nelle celebrazioni ecumeniche che hanno avuto luogo a Roma. La "fraternità universale" dei cristiani è diventata una ferma convinzione ecumenica. Relegando nell'oblio le scomuniche del passato,(CAPITO BENE QUESTA AFFERMAZIONE? NELL'OBLIO LE SCOMUNICHE DEL PASSATO IN VIRTÙ' DEL FALSO ECUMENISMO MASSONICO CONCILIARE) le Comunità un tempo rivali oggi in molti casi si aiutano a vicenda; a volte gli edifici di culto vengono prestati, si offrono borse di studio per la formazione dei ministri delle Comunità più prive di mezzi, si interviene presso le autorità civili per la difesa di altri cristiani ingiustamente incriminati, si dimostra l'infondatezza delle calunnie di cui sono vittime certi gruppi.
Cari fratelli e care sorelle!
dopo una giornata impegnativa concedetemi di rimanere seduto. Ciò non significa che io voglia parlare "ex cathedra". Mi scuso anche per il ritardo. Purtroppo i Vespri hanno richiesto più tempo del previsto e il traffico è stato più lento di quanto si potesse immaginare. Desidero ora esprimere la gioia di potere, in occasione di questa mia visita in Germania, incontrare e salutare molto cordialmente Voi, rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.
Provenendo io stesso da questo Paese, conosco bene la situazione penosa che la rottura dell'unità nella professione della fede ha comportato per tante persone e tante famiglie. Anche per questo motivo, subito dopo la mia elezione a Vescovo di Roma, quale Successore dell'apostolo Pietro, ho manifestato il fermo proposito di assumere il ricupero della piena e visibile unità dei cristiani come una priorità del mio Pontificato. Con ciò ho consapevolmente voluto ricalcare le orme di due miei grandi Predecessori: di Paolo VI che, ormai più di quarant'anni fa, firmò il Decreto conciliare sull'ecumenismo Unitatis redintegratio, e di Giovanni Paolo II, che fece poi di questo documento il criterio ispiratore del suo agire. La Germania nel dialogo ecumenico riveste senza dubbio un posto di particolare importanza. Noi siamo il Paese d'origine della Riforma; però la Germania è anche uno dei Paesi da cui è partito il movimento ecumenico del XX secolo. A seguito dei flussi migratori del secolo scorso, anche cristiani delle Chiese ortodosse e delle antiche Chiese dell'Oriente hanno trovato in questo Paese una nuova patria. Ciò ha indubbiamente favorito il confronto e lo scambio, cosicché ora esiste fra noi un dialogo a tre. Insieme ci rallegriamo nel constatare che il dialogo, col passare del tempo, ha suscitato una riscoperta della nostra fratellanza e creato tra i cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali un clima più aperto e fiducioso. Il mio venerato Predecessore nella sua Enciclica Ut unum sint (1995) ha indicato proprio in questo un frutto particolarmente significativo del dialogo (cfr nn. 41s.; 64).
Ritengo che non sia poi così scontato che ci consideriamo veramente fratelli, che ci amiamo, che ci sentiamo insieme testimoni di Gesù Cristo. Questa fraternità è in sé, come credo, un frutto molto importante del dialogo, di cui dobbiamo essere lieti e che dovremmo continuare a curare e a praticare.
La fraternità tra i cristiani non è semplicemente un vago sentimento e nemmeno nasce da una forma di indifferenza verso la verità. Essa è fondata, come Lei, illustre Vescovo, ha appena detto, sulla realtà soprannaturale dell'unico Battesimo, che ci inserisce tutti nell'unico Corpo di Cristo (cfr 1 Cor 12, 13; Gal 3, 28; Col 2, 12). Insieme confessiamo Gesù Cristo come Dio e Signore; insieme lo riconosciamo come unico mediatore tra Dio e gli uomini (cfr 1 Tm 2, 5), sottolineando la nostra comune appartenenza a Lui (cfr Unitatis redintegratio, 22; Ut unum sint, 42). A partire da questo essenziale fondamento del Battesimo, che è una realtà da Lui proveniente, una realtà nell'essere e poi nel professare, nel credere e nell'agire, a partire da questo decisivo fondamento il dialogo ha portato i suoi frutti e continuerà a farlo. Vorrei menzionare il riesame, auspicato da Papa Giovanni Paolo II durante la sua prima visita in Germania, delle reciproche condanne. Penso con un po' di nostalgia a quella prima visita. Ho potuto essere presente quando eravamo insieme a Magonza in un circolo relativamente piccolo e autenticamente fraterno. Furono poste delle questioni e il Papa elaborò una grande visione teologica, nella quale la reciprocità aveva un suo spazio. Da quel colloquio scaturì poi la commissione a livello episcopale e cioè ecclesiale, sotto la responsabilità ecclesiale, che con l'aiuto dei teologi portò infine all'importante risultato della "Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione" del 1999 e a un accordo su questioni fondamentali che fin dal XVI secolo erano state oggetto di controversie. Bisogna inoltre riconoscere con gratitudine i risultati costituiti dalle varie comuni prese di posizione su importanti argomenti quali le fondamentali questioni sulla difesa della vita e sulla promozione della giustizia e della pace. Sono ben consapevole che molti cristiani in Germania, e non solo qui, si aspettano ulteriori passi concreti di avvicinamento e anche io me li aspetto. Infatti è il comandamento del Signore, ma anche l'imperativo dell'ora presente, di continuare in modo convinto il dialogo a tutti i livelli della vita della Chiesa. Ciò deve ovviamente avvenire con sincerità e realismo, con pazienza e perseveranza nella fedeltà al dettato della coscienza, nella consapevolezza che è il Signore, che poi dona l'unità, che non siamo noi a crearla, che è Lui a donarla, ma che dobbiamo andargli incontro.

Non intendo sviluppare qui un programma per i temi immediati del dialogo. Questo è compito dei teologi in collaborazione con i Vescovi: i teologi sulla base della loro conoscenza del problema, i Vescovi a partire dalla loro conoscenza della situazione concreta delle Chiese nel nostro Paese e nel mondo. Mi sia concessa soltanto una piccola annotazione: si dice che ora, dopo il chiarimento relativo alla Dottrina della giustificazione, l'elaborazione delle questioni ecclesiologiche e delle questioni relative al ministero sia l'ostacolo principale che rimane da superare. Ciò in definitiva è vero, ma devo anche dire che non amo questa terminologia e da un certo punto di vista questa delimitazione del problema, poiché sembra che ora dovremmo dibattere delle istituzioni invece che della Parola di Dio, come se dovessimo porre al centro le nostre istituzioni e fare per esse una guerra. Penso che in questo modo il problema ecclesiologico così come quello del "ministerium" non vengano affrontati correttamente. La questione vera è la presenza della Parola nel mondo. La Chiesa primitiva nel secondo secolo ha preso una triplice decisione: innanzitutto di stabilire il canone, sottolineando in tal modo la sovranità della Parola e spiegando che non solo il Vecchio Testamento è "hai graphai", ma che il Nuovo Testamento costituisce con esso un'unica Scrittura e in tal modo è per noi il nostro vero sovrano. Ma al contempo la Chiesa ha formulato la successione apostolica, il ministero episcopale, nella consapevolezza che la Parola e il testimone vanno insieme, che cioè la Parola è viva e presente solo grazie al testimone e, per così dire, da esso riceve la sua interpretazione, e che reciprocamente il testimone è tale solo se testimonia la Parola. E infine, la Chiesa ha aggiunto come terza cosa la "regula fidei" quale chiave interpretativa. Credo che questa vicendevole compenetrazione costituisca oggetto di dissenso fra noi, sebbene siamo uniti su cose fondamentali. Quindi, quando parliamo di ecclesiologia e di ministero, dovremmo parlare preferibilmente di questo intreccio di Parola, testimone e regola di fede e considerarlo come questione ecclesiologica e quindi insieme come questione della Parola di Dio, della sua sovranità e della sua umiltà, in quanto il Signore affida la sua Parola ai testimoni e ne concede l'interpretazione, che però deve commisurarsi sempre alla "regula fidei" e alla serietà della Parola. Scusatemi se ho espresso qui un'opinione personale, ma mi sembrava giusto farlo.
Una priorità urgente nel dialogo ecumenico è costituita poi dalle grandi questioni etiche poste dal nostro tempo; in questo campo gli uomini di oggi in ricerca si aspettano con buona ragione una risposta comune da parte dei cristiani, che, grazie a Dio, in molti casi si è trovata. Esistono talmente tante dichiarazioni comuni della Conferenza Episcopale Tedesca e della Chiesa Evangelica in Germania, che possiamo solo esserne grati. Ma purtroppo non sempre questo avviene. A causa di contraddizioni in questo campo la testimonianza evangelica e l'orientamento etico che dobbiamo ai fedeli e alla società perdono di forza, assumendo non di rado caratteristiche vaghe, e così veniamo meno al nostro dovere di dare al nostro tempo la testimonianza necessaria. Le nostre divisioni sono in contrasto con la volontà di Gesù e ci rendono inattendibili davanti agli uomini. Penso che dovremmo impegnarci con rinnovata energia e dedizione a recare una testimonianza comune nell'ambito di queste grandi sfide etiche del nostro tempo.

Ed ora chiediamoci: che cosa significa ristabilire l'unità di tutti i cristiani? Sappiamo tutti che esistono numerosi modelli di unità e voi sapete anche che la Chiesa cattolica si prefigge il raggiungimento della piena unità visibile dei discepoli di Gesù Cristo secondo la definizione che ne ha dato il Concilio Ecumenico Vaticano II in vari suoi documenti (cfr Lumen gentium, nn. 8;13; Unitatis redintegratio, nn. 2; 4 ecc.). Tale unità, secondo la nostra convinzione, sussiste, sì, nella Chiesa cattolica senza possibilità di essere perduta (cfr Unitatis redintegratio, n. 4); la Chiesa infatti non è scomparsa totalmente dal mondo. D'altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di fede. Assolutamente no! Non significa uniformità in tutte le espressioni della teologia e della spiritualità, nelle forme liturgiche e nella disciplina. Unità nella molteplicità e molteplicità nell'unità: nell'Omelia per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, lo scorso 29 giugno, ho rilevato che piena unità e vera cattolicità nel senso originario della parola vanno insieme. Condizione necessaria perché questa coesistenza si realizzi è che l'impegno per l'unità si purifichi e si rinnovi continuamente, cresca e maturi. A questo scopo può recare un suo contributo il dialogo. Esso è più di uno scambio di pensieri, di un'impresa accademica: è uno scambio di doni (cfr Ut unum sint, n. 28), nel quale le Chiese e le Comunità ecclesiali possono mettere a disposizione i loro tesori (cfr Lumen gentium, nn. 8; 15; Unitatis redintegratio, nn. 3; 14s; Ut unum sint, nn. 10-14). È proprio grazie a questo impegno che il cammino può proseguire passo passo fino a quando, come dice la Lettera agli Efesini, finalmente arriveremo "tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef 4, 13). È ovvio che un tale dialogo può svilupparsi solo in un contesto di sincera e coerente spiritualità. Non possiamo "fare" l'unità con le sole nostre forze. La possiamo soltanto ottenere come dono dello Spirito Santo. Perciò l'ecumenismo spirituale, e cioè la preghiera, la conversione e la santificazione della vita costituiscono il cuore dell'incontro e del movimento ecumenico (cfr Unitatis redintegratio, n. 8; Ut unum sint, nn. 15s; 21 ecc.). Si potrebbe anche dire: la forma migliore di ecumenismo consiste nel vivere secondo il Vangelo. (se vivessero secondo il Vangelo rigetterebbero queste tesi moderniste, ma purtoppo non è cosi')
Desidero anche io in questo contesto ricordare il grande pioniere dell'unità, Padre Roger Schutz, che è stato strappato alla vita in modo così tragico. Lo conoscevo personalmente da tempo e avevo con lui un rapporto di cordiale amicizia. Mi ha spesso reso visita e, come ho già detto a Roma, il giorno della sua uccisione ho ricevuto una sua lettera che mi è rimasta nel cuore perché in essa sottolineava la sua adesione al mio cammino e mi annunciava di volermi venire a trovare. Ora ci visita dall'alto e ci parla. Penso che dovremmo ascoltarlo, ascoltare dal di dentro il suo ecumenismo vissuto spiritualmente e lasciarci condurre dalla sua testimonianza verso un ecumenismo interiorizzato e spiritualizzato.
Vedo un confortante motivo di ottimismo nel fatto che oggi si sta sviluppando una sorta di "rete" di collegamento spirituale tra cattolici e cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali: ciascuno si impegna nella preghiera, nella revisione della propria vita, nella purificazione della memoria, nell'apertura della carità. Il padre dell'ecumenismo spirituale, Paul Couturier, ha parlato a questo riguardo di un "chiostro invisibile", che raccoglie tra le sue mura queste anime appassionate di Cristo e della sua Chiesa. Io sono convinto che, se un numero crescente di persone si unirà interiormente alla preghiera del Signore "perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17, 21), una tale preghiera nel nome di Gesù non cadrà nel vuoto (cfr Gv 14, 13; 15, 7.16 ecc.). Con l'aiuto che viene dall'Alto, troveremo, nelle varie questioni tuttora aperte, soluzioni praticabili, e il desiderio di unità alla fine, quando e come Egli vorrà, sarà appagato. Ora andiamo insieme lungo questa via nella consapevolezza che l'essere in cammino insieme è un tipo di unità. Rendiamo grazie a Dio per questo e preghiamolo affinché continui a guidarci tutti.
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Gregorio XVI; Mirari vos

...Queste cose, Venerabili Fratelli, con animo dolentissimo, ma pieni di fiducia in Colui che comanda ai venti e porta la tranquillità, vi abbiamo scritto affinché, impugnato lo scudo della Fede, seguitiate animosi a combattere le battaglie del Signore. A voi sopra ogni altro compete stare qual muro saldo di fronte ad ogni superba potenza che si voglia alzare contro la scienza di Dio. Da voi si brandisca la spada dello Spirito, che è la parola di Dio, e siano da voi provveduti di pane coloro che hanno fame di giustizia. Chiamati ad essere coltivatori industriosi nella vigna del Signore, occupatevi di questo solo, e a questo solo volgete le comuni vostre fatiche: cioè che ogni radice di amarezza sia divelta dal campo a voi assegnato e, spento ogni seme vizioso, cresca in esso, abbondante e rigogliosa, la messe delle virtù. Abbracciando con paterno affetto coloro che si applicano agli studi filosofici, e più ancora alle sacre discipline, inculcate loro premurosamente che si guardino dal fidarsi delle sole forze del proprio ingegno per non lasciare il sentiero della verità e prendere imprudentemente quello degli empi. Si ricordino che Dio "è il duce della sapienza e il perfezionatore dei sapienti" (Sap 7,15), e che non può mai avvenire che senza Dio conosciamo Dio, il quale per mezzo del Verbo insegna agli uomini a conoscere Dio [S. IRENEO, lib. 14, cap. 10]. È proprio del superbo, o piuttosto dello stolto, il volere pesare sulle umane bilance i misteri della Fede, che superano ogni nostra possibilità, e fidare sulla ragione della nostra mente, che per la condizione stessa della umana natura è troppo fiacca e malata.


“Il disonore inflitto a Gesù Cristo” (…….)


La visita che Giovanni Paolo II ha fatto domenica 13 aprile 1986 alla Sinagoga di Roma non aveva ancora avuto luogo quando Mons. Lefebvre, rivolgendosi ai seminaristi ed ai fedeli ad Écône nel santo giorno di Pasqua, esprimeva quanto quel passo gli sembrasse di una gravità estrema.
Appoggiandosi a tutta la Tradizione della Chiesa e citando degli articoli del Diritto Canonico che hanno condannato espressamente una tale eventualità, Mons. Lefebvre ha sottolineato il dilemma davanti al quale si troverebbe non solo egli stesso, ma la totalità dei cattolici. In che modo il Papa, cui Nostro Signore Gesù Cristo ha promesso il sostegno nella Fede, può nonostante ciò unirsi alla preghiera di coloro che respingono la divinità di Nostro Signore?
La posizione tradizionale della Chiesa riguardo al popolo ebreo è sempre stata priva di ogni sorta di razzismo. Essa si fonda essenzialmente sul rifiuto da parte dei Giudei della divinità di Nostro Signore e sul fatto che attraverso i tempi, essi non hanno smesso di perseguitare la sua Chiesa.
Pubblichiamo qui alcuni passi dell’omelia che Sua Ecc. Mons. Lefebvre ha pronunciato ad Écône, il giorno di Pasqua.
“Miei carissimi amici, miei carissimi fratelli,
Noi sappiamo tutti che attualmente siamo di fronte ad una situazione della Chiesa sempre più inquietante. Non è da oggi che si pone il problema, ma dal Concilio, specialmente dall’applicazione delle riforme conciliari. Assistiamo ad una specie di "escalation" dell’ecumenismo da parte del Papa e dei vescovi. Ciò non fa mistero e si è visto e risaputo in tutto il mondo e la televisione e tutti i mezzi di comunicazione sociale testimoniano questo ecumenismo oggi praticato dalle autorità della Chiesa. Questo ecumenismo pone a ciascuno, ne sono certo, un grave problema di coscienza. Noi, vogliamo ed abbiamo deciso di rimanere cattolici e non credo che abbiamo intenzione di cambiare. Il cattolicesimo per noi significa conservare la Fede, i Sacramenti, il Santo Sacrificio della Messa, il catechismo, tutto ciò che la Chiesa ha insegnato e lasciato come eredità preziosa per diciannove secoli a generazioni e generazioni di cattolici. Noi stessi nell’infanzia, nella nostra gioventù, nella nostra adolescenza e nella maturità abbiamo ricevuto questa preziosa eredità che ci è cara come la luce degli occhi. Questa Fede e tutti i mezzi per conservarla che ci sono stati lasciati per mantenere in noi la grazia sono necessari e assolutamente indispensabili per salvare le nostre anime ed andare in Paradiso. Non è per un’altra ragione che vogliamo restare cattolici: è per salvare le nostre anime. Giovedì ho detto che abbiamo l’impressione di allontanarci sempre più da quelli che praticano questo ecumenismo insensato e contrario alla Fede cattolica. Ma dovrei dire piuttosto che restando cattolici e decidendo di restarlo fino alla fine dei nostri giorni, sono loro che noi vediamo allontanarsi da noi perché vogliamo restare cattolici. Si allontanano sempre più dal primo precetto di un battezzato che è di professare la sua Fede cattolica. Non è per niente che i nostri padrino e madrina hanno pronunciato il Credo il giorno del nostro battesimo e che poi, quando abbiamo ricevuto la Cresima, noi stessi abbiamo ripetuto quel Credo che ci lega definitivamente alla Fede cattolica.
Ora, dei fatti sconvolgenti si sono accumulati soprattutto a partire dai viaggi del Papa in Marocco, nel Togo, nelle Indie e i comunicati che la Santa Sede ha pubblicato ufficialmente questi ultimi giorni affermano che il Papa ha intenzione di recarsi dagli Ebrei, per pregare con loro, che il Papa si recherà a Taizé per pregare con i protestanti e che vuole fare, e lo ha detto egli stesso pubblicamente a San Paolo fuori le Mura, una cerimonia che riunisca tutte le religioni del mondo per pregare con loro ad Assisi, per la pace, in occasione della Giornata della pace, che si svolgerà il 24 ottobre, nel contesto dell’Anno della pace proclamato dall’O.N.U.
Lo avete letto nei giornali e quelli che hanno la televisione lo hanno potuto vedere e sentire essi stessi.
Che ne pensiamo? Qual è la reazione della nostra Fede cattolica? E’ questo che conta. Non è il nostro sentimento personale, una specie d’impressione di constatazione qualunque. Si tratta di sapere cosa ne pensa la Chiesa cattolica, secondo ciò che ci è stato insegnato, quali sono le reazioni della nostra fede davanti a tali fatti? Per questo vi citerò alcune brevissime frasi che ho raccolto nel trattato di Diritto Canonico del canonico Naz. Il Diritto Canonico emanato su ordine del santo Papa Pio X e pubblicato da Benedetto XV, è l’espressione della legge della Chiesa e che le  è stata propria per diciannove secoli.
Partecipazione ad un culto non cattolico
Che dicono questi testi a proposito di quella che è detta communicatio in sacris, cioè la partecipazione ad un culto non cattolico o presso i non cattolici?
Credo che sia proprio il nostro caso quando il Papa e dei vescovi si dedicano alla partecipazione a culti non cattolici. Cosa dice la Chiesa della communicatio in sacris? Essa è vietata con i non cattolici dal Diritto Canonico 1258, § 1, che dice: “Ai fedeli è assolutamente proibito assistere o prendere parte attivamente ai culti degli acattolici (cioè dei non-cattolici) in qualsiasi maniera.” Ed ecco come lo spiega questo commento ufficiale della dottrina della Chiesa che io ho solo copiato:
“La partecipazione è attiva e formale quando un cattolico partecipa ad un culto eterodosso, cioè non cattolico, con l’intenzione di onorare Dio con quel mezzo, alla maniera dei non-cattolici”. Ripeto: “La partecipazione è attiva e formale quando un cattolico partecipa ad un culto non-cattolico con l’intenzione di onorare Dio con quel mezzo alla maniera dei non-cattolici”. E’ esattamente ciò davanti al quale ci troviamo. Penso realmente che i vescovi ed il Papa abbiano intenzione di onorare Dio con il culto non-cattolico cui partecipano. Io credo di non sbagliarmi.
“Una tale partecipazione è proibita sotto qualsiasi forma quovis modo –perché implica professione di una falsa religione e di conseguenza rinnegamento della Fede cattolica”. E la Santa Sede nel 1889 decretava: “E’ proibito pregare, cantare, suonare l’organo in un tempio eretico o scismatico, associandosi ai fedeli che vi celebrano il loro culto, anche se i termini e le preghiere sono ortodossi”.
Non sono io ad averlo scritto. E’ a grosse lettere nel trattato di Diritto Canonico del canonico Naz che fa testo e che è sempre stato considerato nella Chiesa come un commento del tutto ufficiale e valido. Quelli che partecipano così attivamente e formalmente al culto dei non cattolici sono presunti aderire alle credenze di questi ultimi. Perciò il Canone 2316 li dichiara “sospetti di eresia” e se perseverano essi sono “considerati come eretici”. Io non faccio che citare quel testo.
Perché questa legislazione della Chiesa? Per aiutarci a praticare il primo comandamento che è di professare la nostra Fede cattolica. Se la professiamo, ci risulta impossibile, inconcepibile professare un’altra fede e partecipare ad un altro culto. Pregando in un altro culto noi professiamo di onorare il dio invocato da quel culto, quello di una falsa religione. Un dio che è una costruzione della mente o un idolo qualunque, ma che non è il vero Dio.
Come volete che i Giudei preghino il vero Dio? Essi sono formalmente, essenzialmente contro Nostro Signore Gesù Cristo, precisamente dal giorno della Risurrezione di Nostro Signore e perfino da prima dato che l’hanno crocifisso. Ma in modo quasi ufficiale dopo la Resurrezione: si sono messi immediatamente a perseguitare i discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo e questo per secoli. Come possiamo pregare il vero Dio con i Giudei? Chi è Nostro Signore Gesù Cristo? E’ il Verbo di Dio, è Dio. Noi non abbiamo che un solo Dio: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo ed un solo Signore, Nostro Signore Gesù Cristo.
Sono gli Evangelisti a ripetercelo a sazietà. Chiunque si oppone a Nostro Signore Gesù Cristo non ha il Padre, come dice esplicitamente san Giovanni nelle sue lettere: “Chi non ha il Figlio, non ha il Padre. Colui che non onora il Figlio, non onora il Padre”. (I Giov. 2, 23). E’ normale, non c’è che un solo Dio in tre Persone. Se una delle Persone è disonorata, rifiutata, non si possono onorare le altre persone. E’ impossibile. Significa distruggere la Santissima Trinità. Di conseguenza, disonorando Nostro Signore Gesù Cristo, i Giudei disonorano la Santissima Trinità. Come potrebbero pregare Nostro Signore, il vero Dio? Ora, in Cielo non c’è un altro Dio che conosciamo, che ci  sia stato insegnato dalla nostra Fede cattolica.
Ecco la situazione di fronte alla quale ci troviamo. Io non la invento. Non sono io a volerla, al contrario. Vorrei morire, vorrei dare la mia vita perché non esistesse.
Noi ci troviamo davanti a un dilemma eccessivamente grave, che nella Chiesa, credo non si sia mai posto. Che colui che siede sul Trono di Pietro partecipi a dei culti di falsi dei, penso che questo non sia mai accaduto in tutta la storia della Chiesa.
Che conclusione dovremmo forse trarre tra qualche mese davanti a questi ripetuti atti di partecipazione a dei falsi culti? Non lo so. Io me lo chiedo. Ma è impossibile che siamo costretti a credere che questo papa non sia papa. Non voglio ancora dirlo in modo solenne e formale, ma a prima vista sembra proprio impossibile che un papa sia eretico pubblicamente e formalmente.
Nostro Signore gli ha promesso di essere con lui, di mantenerlo nella Fede e senza che possa errare nella Fede, ma egli può al tempo stesso essere eretico pubblicamente e quasi apostatare? Ecco un problema che non concerne solo me, ma tutti voi.
Perché ci hanno perseguitato, perché ora ci trattano come delle persone che sono quasi fuori dalla Chiesa? E’ perché siamo rimasti cattolici e vogliamo restarlo. Noi constatiamo, rimanendo cattolici, che quelle persone si allontanano sempre di più dalla dottrina cattolica e dunque da noi. Che ci volete fare? E’ esattamente come i Giudei che si sono allontanati da Nostro Signore Gesù Cristo sempre più fino a diventarne nemici giurati. I Giudei avrebbero dovuto tutti riunirsi intorno a Nostro Signore. Avrebbero dovuto tutti seguire la Santissima Vergine Maria e gli Apostoli eccezion fatta per Giuda, certo, ma tutti i discepoli di Nostro Signore sono dei Giudei che si sono convertiti a Nostro Signore e che l’hanno seguito. La nostra religione cristiana è cominciata con dei Giudei convertiti. Perché ne esiste un certo numero che ha rifiutato di convertirsi nonostante tutta l’evidenza dei miracoli di Nostro Signore, l’evidenza della sua Resurrezione? I soldati che erano presenti, spaventati dopo l’apparizione dell’angelo ed il terremoto verificatosi, sono corsi dai principi dei sacerdoti per dire quello che era successo. Cioè che Nostro Signore non era più nella sua tomba, che era risuscitato e che avevano sentito un terremoto spaventoso. Sono andati ad esternare la loro constatazione ed a rendere la loro testimonianza.
Che cosa hanno fatto i principi dei sacerdoti? Invece di dire: facciamo ammenda onorevole, ci siamo sbagliati, noi adoriamo Nostro Signore Gesù Cristo; se è davvero risorto, come possiamo non adorarlo, non seguirlo?
No. Cosa hanno detto ai soldati? “Eccovi una bella somma di denaro e andate a ripetere in tutta Gerusalemme che mentre dormivate gli Apostoli sono venuti a prendere il corpo di Nostro Signore”. Allora, come scrive bene sant’Agostino, penso sorridendo: “Come hanno potuto affermare che avevano visto gli Apostoli portare via il corpo di Nostro Signore se dormivano? Essi non hanno potuto vedere. E’ il demonio che li ha ispirati ed essi sono restati sotto la sua influenza”.
Che fare? Di fronte a questa situazione della Chiesa noi dobbiamo mattina e sera, giorno e notte pregare la Santissima Vergine Maria di soccorrere la sua Chiesa. Perché è uno scandalo notevole e nel vero senso del termine, scandalo vuol dire spingere al peccato come lo scandalo dell’ecumenismo e la partecipazione ai culti delle false religioni. I cattolici perdono la Fede. Non hanno più la Fede nella Chiesa cattolica. Non credono più che ci sia una sola vera religione, che ci sia un solo e vero Dio, la Santissima Trinità. La Fede scompare quando l’esempio e lo scandalo vengono da così in alto, da colui che siede sul Trono di Pietro e da quasi tutti i vescovi.
Allora, poveri cristiani abbandonati a se stessi, che non hanno sufficiente formazione cristiana per conservare la loro Fede cattolica nonostante tutto, o che non hanno vicino a loro dei sacerdoti che li aiutino a conservare questa Fede! Sono smarriti. O perdono la Fede, non praticano più, non pregano più, o si uniscono a delle sette qualunque. Allora dobbiamo pregare molto, riflettere, domandare al Buon Dio di conservarci la Fede cattolica qualunque cosa accada. Gli eventi non dipendono da noi. E’ come un film del cinema proiettato davanti ai nostri occhi. Dal Concilio vediamo la situazione deteriorarsi di anno in anno. Il Sinodo ha toccato ancora, direi, il culmine ancora più grave degli altri affermando: Noi continuiamo. Continuiamo, nonostante tutte le conseguenze disastrose, il Sinodo ha voluto vedere nel Concilio un’opera dello Spirito Santo, una Pentecoste straordinaria: bisogna continuare, continuare nello spirito del Concilio, senza restrizioni, senza ammonizioni, senza ritorni alla Tradizione.
E adesso vediamo le tappe precipitare, sempre più in fretta. Forzatamente, visto che non ci sono state obiezioni dopo questi venti anni di attuazione dello spirito del Concilio, ormai tutti quelli che sono d’accordo con queste trasformazioni nella Chiesa, non hanno motivo di non continuare e ancora più rapidamente. Si arriva alla distruzione totale della Chiesa.

Dopo questa solenne denuncia di Monsignor Lefebvre le cose sono cambiate? Sembra proprio di no...


10 commenti:

  1. Quando non rimarranno che macerie, il resto di coloro che resisteranno dirà: "Mons. Lefebvre aveva ragione!". In silenzio qualcuno lo dice già ora...

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  2. E, non in silenzio, ma proclamandolo con coraggio e continuità il resto dei cattolici lo proclama con ostinazione qui, nella speranza che chi arriva e legge possa capire e tornare alla fonte !

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  3. Strafalcione?
    rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.

    "Conventicula hereticorum non ecclesia sed conciliabula appellanda".(IV Concilio di Cartagine)
    CVCRCI

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  4. che cioè la Parola è viva e presente solo grazie al testimone e, per così dire, da esso riceve la sua interpretazione, e che reciprocamente il testimone è tale solo se testimonia la Parola.

    Incredibile!!!
    CVCRCI

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  5. Il fatto che ha dell'incredibile è la "fede" di Ratzinger in questo:
    -siamo in tempi difficili dove la religione non è considerata dagli stati laici [quelli stessi che sono stati omaggiati più volte da lui stesso nelle considerazioni su libertà di culto]quindi uniamoci tutti insieme, noi cattolici, anglicani,luterani, battisti, ecc. per dimostrare al mondo che siamo una cosa sola...- Ovvero: anche se siamo diversi, lo siamo per piccole cose del passato e poichè una comunità vale l'altra, stiamo insieme così siamo più forti nel vincere le ostilità del mondo...

    LA FACCENDA E' che:
    da dopo il concilio VatII vi è stato il degrado della chiesa che ha men che meno voce autorevole.

    Invece di chiedersi perchè, Ratzinger vuole prescindere dagli errori conciliari, anzi non esistono per lui, e procede ipotizzando un'unione delle chiese come nulla fosse delle ragioni del passato.

    La mia sintesi:
    ad un errore di visione,con ostinazione nel non ammettere sbagli conciliari, aggiunge l'errore (già eretico e condannato)di accomunare gruppi cristiani differenti come fossero già tutt'uno con la Chiesa, al solo scopo di sentirsi più forti di fronte al mondo (mancanza di Fede nella Provvidenza e nelle parole di Gesù o semplice pensiero politico di "democrazia" senza concetto di cattedra di Pietro?)

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  6. Unità nella molteplicità e molteplicità nell'unità= síntese di tutte l'eresie= modernismo

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  7. Ecco, Gederson, d'accordo con te: sintesi di tutte le eresie !Si comprende come mons. Lefebvre rimase sconvolto di quanto accadeva e si chiese sempre cosa fare per capire fino in fondo perchè l'eresia aveva colpito i papi postconciliari.
    Una ragione. che lui non conosceva appieno, era il fatto che papa Roncalli aveva radunato attorno a sè gli spiriti modernisti legati alla massoneria, cardinali compresi.Questi ultimi elessero poi papa Montini, lo stesso che fu allontanato da papa Pio XII per le collusioni col comunismo, lo stesso che secondo indiscrezioni avrebbe segnalato agli americano gli obiettivi giapponesi da colpire...
    Papa Montini a sua volta nominò altri cardinali sempre del medesimo giro (o modernisti o massoni) e via altro papa del medesimo calibro (forse escluso Giovanni Paolo I)fino all'attuale! Logico che in questi tempi torbidi frange di chiesa si siano "separate" ciascuna con le sue logiche e le sue analisi fino alla giustificazione di padre Guerard del Lauriers (la sede papale è materialmente occupata da un papa ma non formalmente, secondo nomina indirizzata dallo Spirito: da qui la parola "sedevacantisti" ).Noi non sappiamo quale tesi sia valida in quanto, in tempi difficili ogni tesi può avere valide argomentazioni, ma il campo religioso ed ecclesiale è difficilissimo da analizzare.
    PREME SOLTANTO INDICARE CON COSTANZA E SPERANZA GLI ERRORI FRUTTO DI QUELLE TEORIE DA SEMPRE CONDANNATE DAI PAPI PRECEDENTI IL CONCILIO, MA CHE ORA FUROREGGIANO IN VATICANO E GUIDANO OGNI MOSSA DEL PAPA BENEDETTOXVI, RATZINGER !

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  8. Più lo leggo e più ci penso questo discorso non è per nulla conforme alla dottrina cattolica!
    CVCRCI

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  9. Caro Mardulnobo,

    Sono d'accordo con voi, non possiamo sapere quale tesi è corretta per la situazione, in quanto la situazione stessa, trascende gli tesi presentata. E 'meglio limitarsi alla regola di san Vincenzo di Lerino, ma ciò che è stato richiesto dei laici, in ogni tempo e luogo? Questo mi chiedo...

    Quello che stiamo vedendo è una cosa tremenda, perché è sui nostri occhi, il mistero dell'iniquità. Inoltre, con il suo ecumenismo la gerarchia, testimoni qualcosa che trascende le argomentazioni presentate finora. Non se ricostruice l'unità, senza dover ricostruire la propria fede e se sono in processo di ricostruzione della fede, non ce più la fede, sono in apostasia.

    Questa testimonianza suggerisce che la chiesa è scomparsa. Il semplice movimento di una ricostruzione della fede, risale alla tesi di Loisy, condannato da S. Pio X. Secondo il modernista, la comunità dei primi cristiani, creati il Cristo della fede, come oggi, ricrea anche una nuova fede, in nome dell'unità. Un Concilio modernista, non poteva che generare una ermeneutica della rottura e di continuità (per tesi di Loisy analogia è ermeneutica storici e l'ermeneutica della fede).

    Certamente siamo in un evento apocalittico, dove la Chiesa è in un deserto. Dobbiamo trovare risposte nei grandi commentatori dell'apocalisse, come San Gregorio Magno, Cornelius a Lápide, Bartolomeo Holzshauser, ecc.

    Un Saluto dal Brasile

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  10. Carissmi,

    Leggi la rivista cattolica tradizione No. 75, i seguenti articoli:

    La Chiesa, il Papa e i Vescovi
    Credo la Chiesa «Una» Riflessioni in merito al concetto di piena e non piena comunione

    http://www.sanpiox.it/public/images/stories/PDF/TC/TC_75.pdf

    "È assolutamente insostenibile il principio che l’Unità debba essere ricomposta: è doveroso invece compiere ogni sforzo per riaccogliere i “separati” nell’Unità che la Chiesa non ha mai perso e non perderà mai". Credo la Chiesa «Una» Riflessioni - Don Davide Pagliarani

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