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giovedì 16 febbraio 2012

"Noi sentiamo e soffriamo profondamente con coloro che hanno pagato a sì caro prezzo il loro attaccamento a Cristo e alla Chiesa; ma si è ormai giunti a un tal punto, che è in giuoco il fine ultimo e più alto, la salvezza o la perdizione; e quindi unico cammino di salute per il credente resta la via di un generoso eroismo".






...Ogni riforma genuina e duratura ha avuto propriamente origine dal santuario, da uomini infiammati e mossi dall’amore di Dio e del prossimo; i quali, per la loro grande generosità nel rispondere ad ogni appello di Dio e nel metterlo in pratica anzitutto in se stessi, cresciuti in umiltà e con la sicurezza di chi è chiamato da Dio, hanno illuminato e rinnovato i loro tempi. Dove lo zelo di riforma non scaturì dalla pura sorgente dell’integrità personale, ma fu effetto dell’esplosione di impulsi passionali, invece di illuminare ottenebrò, invece di costruire distrusse, e fu sovente punto di partenza di errori ancora più funesti dei danni, a cui si volle o si pretese portare rimedio. Certamente lo spirito di Dio spira dove vuole(19), dalle pietre può suscitare gli esecutori dei suoi disegni(20), e sceglie gli strumenti della sua volontà secondo i suoi piani, non secondo quelli degli uomini. Ma Egli, che ha fondato la Chiesa e l’ha chiamata in vita nella Pentecoste, non spezza la struttura fondamentale della salutare istituzione, da Lui stesso voluta. Chi è mosso dallo spirito di Dio ha perciò stesso un contegno esteriore ed interiore rispettoso verso la Chiesa, nobile frutto dell’albero della Croce, dono dello Spirito della Pentecoste al mondo bisognoso di guida.
Nelle vostre contrade, Venerabili Fratelli, si elevano voci in coro sempre più forte, che incitano ad uscire dalla Chiesa, e sorgono banditori, i quali, per la loro posizione ufficiale, cercano di risvegliare l’impressione che tale distacco dalla Chiesa, e conseguentemente l’infedeltà verso Cristo Re, sia una testimonianza particolarmente persuasiva e meritoria della loro fedeltà al regime presente. Con pressioni, occulte e palesi, con intimidazioni, con prospettive di vantaggi economici, professionali, civili o d’altra specie, l’attaccamento alla fede dei cattolici, e specialmente di alcune classi di funzionari cattolici, viene sottoposto ad una violenza tanto illegale quanto inumana. Con commozione paterna Noi sentiamo e soffriamo profondamente con coloro che hanno pagato a sì caro prezzo il loro attaccamento a Cristo e alla Chiesa; ma si è ormai giunti a un tal punto, che è in giuoco il fine ultimo e più alto, la salvezza o la perdizione; e quindi unico cammino di salute per il credente resta la via di un generoso eroismo. Quando il tentatore e l’oppressore gli si accosterà con le insinuazioni traditrici di uscire dalla Chiesa, allora egli non potrà che contrapporgli, anche a prezzo dei più gravi sacrifici terreni, la parola del Salvatore: «Allontànati da me, o Satana, perché sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai »(21). Alla Chiesa invece rivolgerà queste parole: O tu, che sei madre mia fin dai giorni della mia fanciullezza, mio conforto in vita, mia avvocata in morte, si attacchi la lingua al mio palato, se io, cedendo a terrene lusinghe o minacce, dovessi tradire il mio voto battesimale. A coloro poi, i quali si lusingassero di potere conciliare con l’esterno abbandono della Chiesa la fedeltà interiore ad essa, sia di monito severo la parola del Salvatore: « Chi mi rinnega davanti agli uomini, lo rinnegherò davanti al Padre mio, che è nei cieli »(22)....

Dal sito: SISINONO...
IDEE CHIARE SUL MAGISTERO
Attualità della questione

http://www.internetica.it/magistero.jpg

Recentemente sono apparsi articoli e libri, che, per difendere la Tradizione e la Chiesa, o hanno esagerato la portata del Magistero, facendone un Assoluto (errore per eccesso) oppure lo hanno minimizzato e quasi annichilito, negandone la funzione di interpretare la Tradizione e la S. Scrittura (errore per difetto). A titolo di premessa riassumiamo quanto ha scritto in passato[1] e recentemente mons. Brunero Gherardini (cfr. Disputationes Theologicae).
Occorre evitare la premessa erronea che fa del Magistero un Assoluto e non un ente creato, un Fine e non un mezzo, un Soggetto indipendente (absolutus = sciolto) da tutto e da tutti. Niente al mondo ha la dote dell’Assoluto. La Chiesa non fa eccezione, non la sua Tradizione, non il suo Magistero e neppure la Gerarchia, Papa compreso. Si tratta di realtà sublimi, ai vertici della scala di tutti i valori creaturali, ma sempre di realtà penultime, finite, create, dipendenti da Dio, che è l’unica realtà ultima, assoluta, infinita ed increata. (Ed infatti, come vedremo, il Magistero ha la sua “regula fidei” nella Divina Rivelazione). 
Sulla Tradizione la Chiesa esercita un discernimento decisivo che distingue l’autentico dal non autentico. Lo fa mediante uno strumento che è il Magistero. Il Magistero è un ‘servizio’, ma è anche un ‘compito’, un munus, appunto il munus docendi, che non può né deve sovrapporsi alla Chiesa, dalla quale e per la quale esso nasce ed opera. Dal punto di vista soggettivo, il Magistero coincide con la Chiesa docente, Papa e Vescovi in unione col Papa. Dal punto di vista operativo, il Magistero è lo strumento mediante il quale viene svolta la funzione di proporre agli uomini con autorità la divina Rivelazione.
Troppo spesso, però, si fa di questo strumento un valore a sé (absolutus) e si fa appello ad esso per troncare sul nascere ogni discussione, come se il Magistero fosse al di sopra della Chiesa e come se davanti a sé non avesse la mole enorme della Tradizione da ricevere, interpretare e ritrasmettere integralmente e fedelmente.

L’importanza del “munus docendi et interpretandi” del Magistero 
Appare evidente nel metodo classico della Teologia dommatica, la quale, dopo aver enunciato la “tesi” (per esempio: “Il Papa è infallibile”) ed aver esposto le varie “opinioni” ed eventuali “errori” sorti nel corso dei secoli a riguardo della tesi, mostra 1)  che una verità è proposta a credere dal Magistero della Chiesa 2) che essa è contenuta nelle due fonti della Rivelazione: Scrittura e Tradizione.
Come si vede, il metodo classico della Teologia dogmatica mette al primo posto il Magistero della Chiesa perché è questa che ha ricevuto da Nostro Signore Gesù Cristo il compito di dare l’esatta interpretazione delle verità rivelate contenute nella Sacra Scrittura e nella Tradizione.
Perciò 1) la fede attinge, sì, le sue verità alle due fonti della Divina Rivelazione (Scrittura e Tradizione), ma non le attinge direttamente, bensì tramite la Chiesa  (Vaticano I, D. 1788); 2) la Chiesa, da parte sua, è legata come “regula fidei” alle due fonti della Rivelazione, dalle quali perciò  il suo Magistero non ha il diritto di distaccarsi. È vero che il Vaticano II tende a privilegiare nello studio della Teologia la S. Scrittura rispetto al Magistero[2], ma anche qui non manca il richiamo alla garanzia della “guida del Magistero della Chiesa” (“sub Ecclesiae Magisterii ductu”, Optatam totius § 16/a).

Il Magistero: la proposizione della Divina Rivelazione da parte della Chiesa
Abbiamo già detto che la fede attinge le sue verità alle fonti della Divina Rivelazione (S. Scrittura  e Tradizione)non direttamente, ma bensì tramite la Chiesa e quindi tramite il suo Magistero.

Per capire qual è il valore teologico del Vaticano II occorre esporre brevemente la dottrina cattolica sul Magistero. Il Magistero si divide in Solenne e Ordinario. Quello Solenne si suddivide in Conciliare e Pontificio; quello Ordinario in Universale e Pontificio.
●Magistero Solenne Straordinario Conciliare è l’insegnamento di “tutti” (totalità morale, non matematica o assoluta) i Vescovi del mondo riuniti fisicamente – in maniera non abituale e non permanente e quindi “stra-ordinaria” – in Concilio Ecumenico sotto il Papa.
●Magistero Solenne Personale Pontificio: è l’insegnamento del Papa che, in quanto Pastore supremo della Chiesa (o, come si dice, seduto sulla cattedra di Pietro, “ex cathedra Petri”), definisce come divinamente rivelata una dottrina riguardante la Fede e la Morale ed obbliga a crederla come assolutamente necessaria alla salvezza.
Magistero Ordinario significa che il suo modo di esercizio non è eccezionale o extra-ordinario, ma è normale, comune, inerente all’ufficio episcopale e papale. Quindi non è Magistero ordinario quello dei Vescovi riuniti stra-ordinariamente in Concilio sotto il Papa, poiché il Concilio Ecumenico è un avvenimento non ordinario, ma eccezionale nel corso della storia della Chiesa (Concilio di Trento, 1563; Concilio Vaticano I, 1870). Non è ordinario neppure il Magistero del Papa che definisce in maniera solenne o straordinaria (ex cathedra) una verità di Fede.
●Magistero Ordinario Universale è la trasmissione delle verità divinamente rivelate fatta dai Vescovi sparsi fisicamente nel mondo ossia residenti nelle loro Diocesi, ma in comunione col Papa e in accordo tra loro e con Lui nell’insegnare una verità.
●Magistero Ordinario Papale  è l’insegnamento comune, abituale, con il quale il Papa trasmette la Rivelazione, contenuta nella Tradizione e nella Scrittura. Ciò non vuol dire che esso non sia Magistero vero, autentico, ufficiale, e persino infallibile quando adempie alle condizioni per essere assistito infallibilmente da Dio, ossia quando vuole definire e obbligare a credere, anche se è esercitato in maniera comune, ordinaria o semplice. Inoltre il Magistero Ordinario papale è infallibile quando riprende una Verità di Fede o Morale, costantemente e universalmente tenuta da tutta la Chiesa (ad esempio la dichiarazione di Giovanni Paolo II sull’inammissibilità del Sacerdozio femminile).
Il teologo tedesco Albert Lang spiega chiaramente che «non riveste neppure importanza essenziale il fatto che i Vescovi esercitino il loro Magistero ‘in modo Ordinario e Universale’, oppure esercitino il loro Magistero ‘in modo Solenne’ riuniti in un Concilio Ecumenico convocato dal Papa. In entrambi i casi sono infallibili solo se, in accordo tra di loro e con il Papa, annunziano una dottrina in modo definitivo e obbligatorio»[3]. Ossia, per l’infallibilità il modo di insegnamento ordinario o straordinario è accidentale e secondario; ciò che è principale è la volontà di definire e obbligare a credere una verità di Fede o di Morale.

Il Magistero regola prossima della Fede
Il ‘dogma’ materiale è una verità rivelata da Dio e contenuta nelle fonti della Rivelazione: S. Scrittura e Tradizione; se è proposta poi a credere come necessaria per la salvezza eterna dal Magistero ecclesiastico con l’obbligo di credervi (Vaticano I, DB, 1800) diviene un “dogma formale”[4]. Pertanto chi nega o rifiuta l’assenso a una verità di Fede definita dal Magistero è eretico e incorre ipso facto nella scomunica o anatema[5].
La ‘definizione dogmatica’ è la dichiarazione della Chiesa che una verità è rivelata e in quanto tale deve obbligatoriamente credersi dai fedeli. Tale definizione può essere fatta sia dal Magistero ordinario sia dal Magistero straordinario o solenne quanto al modo. In virtù di tale definizione il dogma materiale diviene dogma formale o verità di fede divino-cattolica o divino-definita. «Generalmente basta la funzione del Magistero ordinario a costituire una verità di Fede divino-cattolica, vedi Concilio Vaticano I, sess. III, c. 3, DB, 1792[6]» (P. Parente, Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, 4° ed., 1957, voce “Definizione dommatica”). Si badi, però, che se il Magistero ordinario può definire infallibilmente un dogma formale, non significa che esso sia sempre infallibile e che ogni suo pronunciamento sia una definizione dommatica; lo è solo se il Papa vuole definire una verità come di fede rivelata e obbligare a crederla per la salvezza eterna. (Cfr. “Enciclopedia Cattolica”, IV, col. 1792).
“L’infallibilità[7] presuppone, infatti, da parte del Magistero la volontà di definire e obbligare a credere come rivelata una verità contenuta nel Deposito della Fede: S. Scrittura e Tradizione.
Da quanto sopra appare evidente che il il Magistero è la ‘regola prossima della fede, mentre la S. Scrittura e la Tradizione sono la ‘regola remota’. Infatti, è il Magistero della Chiesa[8] che interpreta queste due fonti della Rivelazione e obbliga a credere ciò che è contenuto in essa come oggetto di fede, per la salvezza eterna.

Il Magistero conciliare è straordinario, ma non è sempre infallibile
Il Concilio è Magistero straordinarioquanto al modo’, nel senso che non è abitualmente o permanentemente, ma solo eccezionalmente riunito; tuttavia il suo insegnamento è infallibile soltanto se vuole definire e obbligare a credere una verità di Fede.
La forma esterna solenne o straordinaria di pronunciarsi (come già visto) non è per sé indice di infallibilità: la forma è elemento accidentale; l’essenziale è imporre ‘quanto alla sostanza’ la dottrina annunziata come definita e obbligatoria per la salvezza. Onde non tutto ciò che è Magistero straordinario quanto alla forma esterna di pronunciarsi è infallibile.
La costituzione ‘Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I insegna che il Papa è infallibile «quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo l’ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la Fede ed i Costumi, che deve tenersi da tutta la Chiesa»[9]. I teologi sono unanimi nel vedere in questa dichiarazione  la soluzione del problema dell’ infallibilità pontificia[10]. Pertanto le condizioni necessarie perché si abbia un pronunciamento infallibile del Magistero pontificio sono quattro: 1°) che il Papa parli come Dottore e Pastore universale; 2°) che usi della pienezza della sua autorità apostolica; 3°) che manifesti chiaramente la volontà di definire e di obbligare a credere; 4°) che tratti di fede o di morale.
Il punto cruciale del problema è nella terza condizione, e cioè nella manifestazione dell’intenzione di definire ed obbligare a credere. Fondamentalmente deve essere chiaro, in un modo o nell’altro, che il Papa vuole definire (in maniera ‘ordinaria’ o ‘straordinaria’) una verità da credere obbligatoriamente in quanto divinamente rivelata.
Il Concilio Vaticano I non ha dichiarato in che condizioni un Concilio ecumenico è infallibile. Ma, per analogia con il Magistero pontificio, si può affermare che le condizioni sono le stesse. Come il Papa, anche il Concilio ha la facoltà di essere infallibile, ma può usarne o no, a sua volontà.
Molti cattolici male informati potrebbero a questo punto obiettarci di avere sempre sentito dire che ogni Concilio ecumenico è necessariamente infallibile. Questo non è però quanto dicono i teologi: “a posse ad esse non valet illatio”, ossia “il passaggio da poter essere infallibilmente assistito ed esserlo de facto non è valido”. San Roberto Bellarmino afferma che solo dalle parole del Concilio si può sapere se i suoi decreti sono proposti come infallibili e conclude che, quando le espressioni al riguardo non sono chiare, non è certo che la dottrina enunciata sia di Fede.[11] E, se non è certo, non c’è neppure l’obbligo di credere, perché, secondo il Codice di Diritto Canonico, «nessuna verità deve essere considerata come dichiarata o definita come da credere, a meno che questo consti in modo manifesto»[12].

Vaticano II e infallibilità



[1] Brunero Gherardini, Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; Id., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011.
[2] Cfr. Optatam totius § 16/b : la S. Scrittura “sia come l’anima di tutta la Teologia”; §16/c: “si propongano primi i temi biblici, si illustri quindi agli alunni la dottrina dei Padri orientali e latini” e ancora  ancora Dei Verbum, n. 24: “lo studio del Libro Sacro sia come l’anima della Sacra Teologia”.
[3] Compendio di Apologetica, tr. it. Torino, Marietti, 1960, p. 461.
[4] Cfr. Cipriano Vagaggini, voce “Dogma”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, col. 1792-1804; Giacinto Ameri, voce “Definizione dogmatica”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1306-1307.
[5] Cfr. G. Zannoni, voce “Eresia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. V, coll. 487-492.
[6] «Sono da credersi di fede divino-cattolica tutte le cose che sono contenute nella Parola di Dio scritta o tramandata e che sono proposte a credere dalla Chiesa, sia con Giudizio solenne sia col Magistero ordinario, come divinamente rivelate».
[7] Cfr. Federico dell’Immacolata, voce “Infallibilità”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1951, vol. VI, coll. 1920-1924.
[8] Cfr. M. Cordovani, voce “Chiesa”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1949, vol. III, coll. 1443-1466; Antonio Piolanti, voce “Primato di San Pietro e del Romano Pontefice”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 6-19; Giuseppe Damizia, voce “Concilio”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 167-172.
[9] DB, 1839.
[10] Cfr. F. Diekamp, Theologiae Dogmaticae Manuale, Desclée, Parigi-Tours-Roma, 1933, vol. I, p. 71; L. Billot, Tractatus de Ecclesia Christi, Giachetti, Prato, 1909, tomo I, pp. 639 ss.; L. Choupin, Valeur des décisions doctrianales et dísciplinaires du Saint-Siège, Beauchesne, Parigi, 1928, p. 6; J. M. Hervé, Manuale Theologiae Dogmaticae, Berche, Parigi, 1952, vol. I, pp. 473 ss.; C. Journet, op. cit., vol. I, p. 569; P. Nau, El magisterio pontificio ordinario, lugar teologico, cit., p. 43; I. Salaverri., op. cit., p. 697; S. Cartechini., op. cit., p. 40.
[11] Cfr. R. Bellarmino, De Conciliis, 2, 12, in Opera omnia, Natale Battezzati, Milano, 1858, vol. II.
[12]Codex Iurís Canonici (1917), can. 1323, § 2. Nello stesso senso, cfr. S. Cartechini, op. cit., p. 26..
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Esempio di magistero da rigettare in toto in quanto impermeato di modernismo, quindi condannabile...
IL "NOVUS ORDO MISSAE"



Nell'elenco dei fatti più inspiegabili, più sfacciati perpetrati nei confronti dei dogmi del Santo Magistero della Chiesa Cattolica va annoverato, con estremo vigore, quello che fu l'allora invito alla partecipazione attiva nella Commissione Consilium per la redazione della nuova messa, dei sei consulenti pastori protestanti, Ronald Jasper, Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di Taizé. La cosa ha per un cattolico erudito dell'incredibile. Com'è possibile che in un compito tanto delicato, in quel preteso rinnovamento del fulcro del culto Cattolico, fra l'altro rinnovamento assolutamente non necessario, venissero chiamati come consulenti attivi proprio coloro che fino a poco tempo prima erano definiti come eretici perchè perennemente ostili agli insegnamenti ...

... della Chiesa di Cristo? Coloro che, come insegna la Chiesa Cattolica non possono essere nella Comunione dei Santi insieme a Nostro Signore? 127. Chi sono gli eretici? Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti. 124. Chi è fuori della comunione dei santi? E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

Alla luce di questa lapalissiana evidenza, se si intendeva autominare seriamente la credibilità della Chiesa Cattolica e di oscurare gli insegnamenti diinnumerevoli Papi Santi, tutti fermi nella medesima Verità di sempre, allora va detto che, con questo grave atto, si riuscì pienamente nell'intento. Difatti dopo il concilio almeno ottantamila sacerdoti esterefatti da certi capovolgimenti dottrinali lasciarono disgustati la talare.

Ufficialmente definiti solo osservatori i sei, come conferma il Vescovo William Baum (nominato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) ebbero invece un ruolo molto più pragmatico: «Essi non si trovavano lì solo come osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente».

Il NOM ne è la prova evidente: una messa moderna protestantizzata, svuotata di contenuti e del tutto simile alla messa protestante di luterana memoria.
Lutero non nascose mai il suo accanito livore per la Messa- Sacrificio- Cattolica e per il Vicario di Cristo:

Il papa è il diavolo; se io potessi uccidere il diavolo perché non dovrei farlo?”-“Quando la messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa tutto il papismo.
Il papismo, infatti, poggia sulla messa come su di una roccia, tutto intero, con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola, con tutta la sua pancia.
Tutto ciò crollerà necessariamente quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista».
Nell'elenco dei fatti più inspiegabili, più sfacciati perpetrati nei confronti dei dogmi del Santo Magistero della Chiesa Cattolica va annoverato, con estremo vigore, quello che fu l'allora invito alla partecipazione attiva nella Commissione Consilium per la redazione della nuova messa, dei sei consulenti pastori protestanti, Ronald Jasper, Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di Taizé. La cosa ha per un cattolico erudito dell'incredibile. Com'è possibile che in un compito tanto delicato, in quel preteso rinnovamento del fulcro del culto Cattolico, fra l'altro rinnovamento assolutamente non necessario, venissero chiamati come consulenti attivi proprio coloro che fino a poco tempo prima erano definiti come eretici perchè perennemente ostili agli insegnamenti ...

... della Chiesa di Cristo? Coloro che, come insegna la Chiesa Cattolica non possono essere nella Comunione dei Santi insieme a Nostro Signore? 127. Chi sono gli eretici? Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti. 124. Chi è fuori della comunione dei santi? E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

Alla luce di questa lapalissiana evidenza, se si intendeva autominare seriamente la credibilità della Chiesa Cattolica e di oscurare gli insegnamenti diinnumerevoli Papi Santi, tutti fermi nella medesima Verità di sempre, allora va detto che, con questo grave atto, si riuscì pienamente nell'intento. Difatti dopo il concilio almeno ottantamila sacerdoti esterefatti da certi capovolgimenti dottrinali lasciarono disgustati la talare.

Ufficialmente definiti solo osservatori i sei, come conferma il Vescovo William Baum (nominato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) ebbero invece un ruolo molto più pragmatico: «Essi non si trovavano lì solo come osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente».

Il NOM ne è la prova evidente: una messa moderna protestantizzata, svuotata di contenuti e del tutto simile alla messa protestante di luterana memoria.
Lutero non nascose mai il suo accanito livore per la Messa- Sacrificio- Cattolica e per il Vicario di Cristo:

Il papa è il diavolo; se io potessi uccidere il diavolo perché non dovrei farlo?”-“Quando la messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa tutto il papismo.
Il papismo, infatti, poggia sulla messa come su di una roccia, tutto intero, con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola, con tutta la sua pancia.
Tutto ciò crollerà necessariamente quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista»...
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Lettera di Monsignor Lefebvre a Giovanni Paolo II rimasta senza una risposta, ma anzi continuate dal Suo successore...
Lettera di Mons. Lefebvre al Papa 
Pubblichiamo una lettera di Mons. Lefebvre al Papa, letta da lui stesso ai seminaristi nella conferenza spirituale ad Ecȏne del 25 maggio 1983. Essa conserva tutta la sua attualità ed esprime le ragioni profonde della battaglia della Fraternità Sacerdotale San Pio X per la fede.

Santo Padre,

oggi stesso il giornale parigino Le Figaro, titola in prima pagina a caratteri cubitali: Il Papa denuncia l’oppressione delle coscienze nel suo messaggio Urbi et Orbi del 4 aprile 1983. Certamente è in ragione di quella oppressione delle coscienze, esercitata in maniera inconcepibile all’interno della Chiesa, che voi prevedete un decreto per autorizzare l’antico rito romano della Messa. Non è infatti una oppressione iniqua il togliere ai sacerdoti il rito della loro Messa di ordinazione e costringerli, sotto pena di sospensione, ad adottare un nuovo rito alla cui istituzione hanno partecipato sei pastori protestanti?

E’ ai piedi del Crocifisso che vi rispondo, santo Padre, unito a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli che hanno subito un vero martirio morale per l’imposizione forzata di questa riforma liturgica. Quante lacrime, quanto dolore, quante morti premature di cui sono responsabili coloro che hanno indebitamente imposto questi cambiamenti operati unicamente in nome di un ecumenismo aberrante. Per questo la mia risposta concernente il paragrafo del nuovo Ordo Missae è negativa.

Gli autori stessi della riforma hanno affermato che il suo scopo era “ecumenico”. Cioè destinato a sopprimere, senza toccare alla dottrina, ciò che dispiace ai nostri “fratelli separati”. Ma è evidente che ciò che dispiace ai nostri “fratelli separati” è la dottrina della Messa cattolica. Per dar loro soddisfazione si ha istituito una messa equivoca, ambigua, in cui la dottrina cattolica è stata evacuata. Come allora poter pensare che questa diminuzione delle fede sia stata ispirata dallo Spirito Santo? La definizione stessa della Messa, anche quella poi corretta dell’articolo 7 dell’Istituzione, mostra con evidenza questa diminuzione e anche falsificazione della dottrina. L’uso di questa messa ecumenica fa acquisire una mentalità protestante, indifferentista, che mette tutte le religioni sullo stesso piano, come lo fa la dichiarazione sulla libertà religiosa avente per base dottrinale i diritti dell’uomo, la dignità umana male intesa, condannata da San Pio X nella sua lettera sul Sillon.

Le conseguenze di questo spirito, diffuso all’interno della Chiesa sono deplorevoli e rovinano la vitalità spirituale della Chiesa. In coscienza noi non possiamo che allontanare i sacerdoti ed i fedeli dall’uso di questo nuovo Ordo Missae, se desideriamo che la fede cattolica integrale rimanga ancora viva. Quanto al primo paragrafo che concerne il concilio, accetto volentieri di firmarlo nel senso che la Tradizione è il criterio di interpretazione dei documenti, (ciò che è d’altra parte il senso della nota del concilio riguardo all’interpretazione dei testi), poiché è evidente che la Tradizione non è compatibile con la dichiarazione sulla libertà religiosa, secondo gli esperi stessi come i reverendi padri Congar e Meuret.

Così noi non vediamo altre soluzioni a questo problema che primo: sia accordata la libertà di celebrare secondo il rito antico in maniera conforme all’edizione dei libri liturgici di Papa Giovasnni XXIII. Secondo: la riforma del nuovo Ordo Missae per rendergli una espressione manifesta dei dogmi cattolici della realtà dell’atto sacrificale, della presenza reale per una adorazione più manifesta, della distinzione chiara del sacerdozio del prete e di quello dei fedeli e della realtà propiziatoria del sacrificio. Terzo: una riforma delle affermazioni o espressioni del concilio che sono contrarie al magistero officiale della Chiesa specialmente nella dichiarazione sulla libertà religiosa, nella dichiarazione sulla Chiesa e il mondo, nel decreto sulle religioni non cristiane ecc.

E’ vitale per la Chiesa affermare, tramite il sacrificio della Messa che vi è salvezza unicamente per il sacrificio di Nostro Signore, solo Salvatore, solo Sacerdote, solo Re. La religione cattolica è la sola vera le altre religioni sono false e trascinano le anime nell’errore e al peccato. Solo la religione cattolica è stata fondata da Nostro Signore Gesù Cristo quindi non ci si può salvare che per essa. Da ciò si deduce la necessità per tutte le anime di un battesimo valido e fruttuoso che le renda membra del Corpo Mistico di Nostro Signore. Da ciò proviene l’urgenza della Regalità Sociale di Nostro Signore iscritta nelle costituzioni per proteggere le anime cattoliche contro i pericoli dell’errore e del vizio e favorire le conversioni per la salvezza delle anime.

Ora queste verità sono ormai implicitamente negate o contraddette dal concilio Vaticano II, con la più grande soddisfazione dei nemici della Chiesa. E’ urgente, Santo Padre, rimettere in onore queste verità poiché sono la sostanza stessa e la ragion d’essere della Chiesa, la ragion d’essere del sacerdozio, dell’episcopato, del successore di Pietro. Santo Padre, non ho che un desiderio che ha animato tutta la mia vita ed è quello di lavorare per la salvezza delle anime nella più perfetta sottomissione al successore di Pietro, secondo la fede cattolica che mi è stata insegnata nella mia infanzia e a Roma, nella città eterna. Mi è quindi impossibile firmare qualunque cosa porti pregiudizio a questa fede. Come è il caso per il falso ecumenismo e la falsa libertà religiosa. Voglio vivere e morire nella fede cattolica, pegno della vita beata ed eterna.

Che sua Santità si degni di credere ai miei sentimenti rispettosi e filiali. 


4 commenti:

  1. Splendida testimonianza di mons. Lefebvre sul papato modernista.


    http://www.youtube.com/watch?v=RzvNrX-FTyk&feature=g-all-u&context=G26b0c12FAAAAAAAABAA

    RispondiElimina
  2. Ciao Gianluca e Annarita.Vorrei sapere se conoscete le domande che fanno allo scrutinio della Redditio.Mi chiamo Giovanna.Grazie

    RispondiElimina
  3. Ciao Giovanna!
    Io ho fatto lo scrutinio della Redditio nel 2004, sono passato otto anni, e sono felicissima di dirti che non mi ricordo più neanche le domande a cui bisognava rispondere per iscritto. Comunque tutti i questionari dei vari passaggi hanno sempre come comun denominatore che tu devi dire quanto stavi male prima di entrare in Cammino, quanto eri conciato male, e quanto stai bene oggi, quante grazie Dio ti ha fatto lì dentro, quanti problemi ti ha dipanato, quanto tu sei grato per questo "alla comunità", che sarebbe il mezzo con cui Dio ti si manifesta ed il tramite per4 farti arrivare le sue grazie....

    Comunque se mi dai qualche giorno, vedo se riesco a trovare gli appunti del mio scrutinio. Non mi ricordo se li ho ancora o se li ho buttati.
    :-)

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