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domenica 18 marzo 2012

Mons. Marcel Lefebvre 10 luglio 1988 a pochi giorni dalla pseudo-scomunica : "Nostro Signore Gesù Cristo ci mette in guardia contro i cattivi pastori, guardatevi dai pastori che vengono verso di voi, lupi rapaci travestiti da agnelli".

Monsignore Lefebvre pubblicò l’editoriale nel numero 66 di “Fideliter” (novembre-dicembre 1988).
  “Dov’è la chiesa visibile? La chiesa visibile la si riconosce dalle caratteristiche che ha sempre avuto dalla sua visibilità: è una santa cattolica e apostolica. Vi chiedo, dove sono i veri segni della Chiesa? Sono piuttosto nella chiesa ufficiale (non si tratta della Chiesa visibile, si tratta della chiesa ufficiale) o da noi, per quanto rappresentiamo e per quel che siamo? E’ chiaro che siamo noi che manteniamo l’unità della fede che è scomparsa nella chiesa ufficiale. Un vescovo crede questo, un altro non ci crede, la fede è diversa i loro catechismi abominevoli contengono eresie. Dov’è l’unità di fede a Roma? Dov’è l’unità di fede nel mondo? Siamo ben noi ad averla mantenuta.” (…) “Mi sono accorto di questa volontà di Roma di voler imporci le loro idee e i loro modi di pensare. Il cardinale Ratzinger mi disse un giorno: “Ma Monsignore vi è una sola Chiesa, non bisogna fare una Chiesa parallela!” Quale era questa Chiesa per lui? La chiesa Conciliare, è chiaro! Ci ha detto espressamente: “ evidentemente se Vi accordiamo questo protocollo, qualche privilegio, Voi dovrete anche accettare quello che facciamo noi; e di conseguenza a Saint Nicolas du Chardonnet si dovrà celebrare ogni domenica una nuova messa”. Voi vedete bene che ci voleva condurre alla chiesa Conciliare”.

“Fideliter” nel nr. 70 (luglio-agosto 1989) pubblica un'intervista di Monsignore Lefebvre...
“Mettersi dentro la Chiesa, che cosa vuol dire? E anzitutto di quale Chiesa si parla? Se si tratta della chiesa conciliare, noi che l’abbiamo combattuta per vent’anni perché vogliamo la Chiesa Cattolica, dovremmo entrare in questa chiesa conciliare, per cosi dire, renderla cattolica? E un’illusione totale! (…)

A proposito delle Confermazioni da parte di Mons. Bonfils
Padre Régis de Cacqueray,
Superiore del Distretto di Francia della FSSPX

Suresnes, 16 mars 2012
Mons. Bonfils ha amministrato il sacramento della Confermazione nella Cappella di Saint Antoine de La Parata « in virtù delle facoltà accordate dalla Chiesa cattolica agli ordinari col motu proprio ‘Summorum Pontificum’ ». (comunicazione del 25 febbraio 2012 de Mons. Bonfils a don de Cacqueray). Padre Radier, priore, padre Nély, secondo assistente generale, ed io stesso, abbiamo tuttavia espresso a più riprese a padre Mercury che il nostro Superiore Generale si apponeva alla venuta del Vescovo. Gli abbiamo chiesto di dire a Mons. Bonfils che non potevamo accettare che celebrasse la cerimonia che si era proposti di fare. Per chi vuol darsi il tempo di riflettere, i motivi di non accettare la proposta del vescovo non mancavano per nulla. 
1) Affronto nei confronti del nostro Superiore Generale
- La celebrazione delle cresime da parte di Mons. Fellay, Superiore Generale della Fraternità, era prevista per il 1° maggio 2012, fin dall'inizio di gennaio. Il minimo di correttezza di Mons. Bonfils nei confronti del nostro Superiore Generale sarebbe consistito nell'esporgli i motivi per i quali si proponeva di effettuare la celebrazione e accettarsi che Fellay accettasse di rinunciare.
- Cosa che egli non ha fatto perché non si situa realmente in rapporti di correttezza con la Fraternità. Durante la conversazione telefonica che ho avuto con lui, mi ha detto che la Fraternità non esiste ai suoi occhi e che non aveva come interlocutori che i fedeli che si rivolgessero a lui. In un'intervista dello stesso giorno pubblicata sul sito l’Homme nouveau, Mons. Bonfils ha chiarito le sue intenzioni consistenti nell'affrancare la comunità tradizionale corsa dalla Fraternità : « Essendo il vescovo del luogo, preferivo che Mons. Fellay non venisse ».
- La risposta che Mons. Fellay aveva dato a padre Mercury, dal 6 febbraio, manifestava nettamente le sue reticenze sulla cerimonia: « Penso che vi lanciate in acque inestricabili e che non porteranno alcuna semplificazione per l'avvenire. » Tutti i membri della Fraternità di S. Pio X sono tenuti a rispettare le regole. Ora Mons. Lefebvre l’aveva ben precisato : « Le confermazioni sono organizzate dai Superiori di distretto e delle case autonome » (4 luglio 1988). Nel Distretto di Francia, l'organizzazione delle cerimonie di confermazione è delegata al decano, per il decanato di cui è incaricato. Padre Radier aveva dunque semplicemente assolto il suo impegno organizzando la cerimonia di confermazione in Corsica. Ciò per rispondere alla richiesta di don Mercury che la celebrazione era programmata.
Questa nuova situazione alla fine ha provocato scompiglio nella comunità e ha causato pregiudizio all'apostolato in Corsica.

2) lncoerenza della venuta di Mons. Bonfils
È interessare richiamare questo passaggio del motu proprio « Summorum Pontificum » : « Evidentemente, per vivere la piena comunione i preti delle comunità che aderiscono all'uso antico non possono più, per principio, escludere la celebrazione secondo i nuovi libri. L'esclusione totale del nuovo rito non sarebbe coerente con il riconoscimento del suo valore e della sua santità. »
E, nello stesso tempo, ecco che l'istruzione « Universae Ecclesiae » al n°19 : « I fedeli che chiedono la celebrazione della forma straordinaria non devono mai venire in aiuto o appartenere a gruppi che negano la validità o la legittimità della santa messa o dei sacramenti celebrati secondo la forma ordinaria. »
Queste citazioni dimostrano che Mons. Bonfils non aveva il diritto di servirsi del motu proprio per venire ad amministrare i sacramenti nella nostra cappella.
Infatti noi siamo quei preti che, senza metterne in causa la validità, escludono per principio la celebrazione secondo i nuovi riti. Dato questo principio, dato che non riconosciamo il valore e la santità della messa e dei sacramenti celebrati secondo la forma ordinaria, è incoerente che questo vescovo venga a celebrare le confermazioni da noi in nome del motu proprio e sarebbe nello stesso modo incoerente che noi accettassimo di lasciar amministrare queste confermazioni, nella nostra cappella, sempre in nome dello stesso motu proprio.
3) Confusione dottrinale
Ratzinger e la delegazione massonica del B'nai B'rith

D'altronde è chiaro che Mons. Bonfils non è favorevole alla difesa della Fede. Al pari di migliaia di altri vescovi, è attaccato al concilio Vaticano II ed alle sue idee. Dopo il suo passaggio in Africa, egli si è anche specializzato nel dialogo interreligioso, partecipando l'anno scorso, ad un colloquio a fianco di pastori e di imam. Nel 2003, non ha esitato a recarsi al congresso del B’nai B’rith, un'organizzazione ebraica di ispirazione massonica, per vedervisi assegnare la « ménora d’oro » – il candelabro a sette bracci – distinzione che premiava la promozione del dialogo ebraico-cristiano nella quale si era impegnato nella diocesi di Nizza. Padre Nély ha citato, nel corso del suo sermone del 4 marzo, un estratto di un discorso inammissibile di questo vescovo.
È l'amministratore diocesano; non lo contestiamo. Ma non possiamo dare la nostra fiducia ad un vescovo che, non soltanto non ha mai reagito alle nuove idee, ma le insegna e le predica da decine d'anni. Non si vede il paradosso di chiedere ad un vescovo la cui fede e intaccata da errori di venire ad amministrare questi sacramento destinato precisamente a confermare nella Fede? Questa cerimonia di confermazione da parte di questo vescovo non manca di aumentare la confusione degli spiriti in un contesto già difficile.
4) La questione della supplenza
La nostra accettazione della venuta del vescovo, per il solo motivo di una celebrazione tradizionale, significherebbe, dal momento che il rito tradizionale è celebrato per una occasione, che la Fraternità non può più legittimamente valersi del suo ruolo di supplenza nella crisi ecclesiale. Poco importerebbe dunque la dottrina insegnata da questo pastore ! Basterebbe ormai avere l'assicurazione della celebrazione nella liturgia tradizionale perché la nostra funzione di supplenza non esista più.
Un simile visione è gravemente erronea. Malauguratamente, alcuni sacerdoti possono benissimo celebrare il rito tradizionale (e noi gioiamo di questo) ma continuare a professare gravi errori religiosi o tacere sui gravi problemi dottrinali denunciate a suo tempo da Mons. Lefebvre.
Un conto è incoraggiare i sacerdoti a celebrare secondo l'antico rito; un altro conto è poter consigliare ai nostri fedeli di recarvisi. La liturgia non basta ; è necessaria sia la buona liturgia che la buona dottrina ! Tanto che i fedeli non possono rivolgersi a pastori la cui dottrina è affidabile, lo stato di necessità sussiste e il diritto dei fedeli di ricorrere alla supplenza che noi assicuriamo è salvo.
Abbé Régis de Cacqueray

Fonte: La Porte Latine
(
Traduzione all'originale francese a cura della gentilissima, e nostra cara amica, Maria Guarini)

 Si spera che Monsignor Fellay rimanga fedele a ciò che ha dichiarato nel 2004...
«La Chiesa di Giovanni Paolo II, Come quella di Ratzinger di oggi che è in continuazione col suo predecessore, non è la Chiesa di Cristo», titolo dell’intervista all’importante «Jornal da Tarde» di S. Paulo. In essa il dotto Vescovo dichiarava che il Vaticano II, con la dichiarazione Dignitatis humanae, proclamò eresie oggettive per cui: La Chiesa che aderisce formale e totalmente al Vaticano II con le sue eresie, non è né può essere la Chiesa di Gesù Cristo. Quelli che seguono o applicano tale dottrina dimostrano una pertinacia che normalmente configura l’eresia formale.
 
 
Nel numero (n° 1 (55), gennaio-maro 2004) de LA TRADIZIONE CATTOLICA, è riportata l’Omelia tenuta a Ecône da Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, nella festa della Pentecoste 2003. In essa il presule affronta ancora il problema dello stato attale della Chiesa, la cui grave crisi non accenna a venir meno, anzi sembra accentuarsi col passare del tempo.
Dopo aver ricordato che: "È lo Spirito Santo che comunica la vita soprannaturale, la vita della Grazia, a quel Corpo Mistico e soprannaturale che è la Chiesa…", Mons. Fellay, richiamandosi alle posizioni del Card. Kasper, secondo cui “Lo Spirito Santo, … pioniere del movimento ecumenico, … è dinamico, è vita, è libertà. … è sempre pronto per qualche sorpresa.”, ribadisce che vi è una chiara incompatibilità tra il Corpo Mistico di Cristo e questa nuova “chiesa”; tra "la Roma eterna, la Chiesa cattolica, a cui siamo attaccati e nella quale vogliamo morire, e un’altra, una Roma modernista di tipo protestante, che demolisce tutto ciò che trova sul suo cammino."
"Quando si parla di un sedicente accordo - che peraltro non esiste - tra la Fraternità e Roma che cosa si intende, che cosa si vuol dire? Noi diciamo “Siamo cattolici, vogliamo restare cattolici”. E diciamo inoltre che ci sarà accordo, cioè unione di cuori, solo quando Roma, la Testa, dirà di nuovo ciò che la Chiesa ha sempre detto e sarà ritornata a quella Roma eterna. Finché non c’è questo un accordo è impossibile."
"Nella Chiesa, a partire dal Concilio, si è dato uno scopo, una corrente nuova, chiamata “spirito del Vaticano II”: tutto ciò che è stato fatto, tutte le riforme - che hanno toccato veramente tutti i campi - è stato fatto in nome e in questo spirito del Vaticano II. È come se con il Concilio si fosse instaurato un nuovo fiume nella Chiesa: si è voluto disseccare il vero fiume e se ne è creato uno nuovo, un nuovo corso. Tutto ciò che si fa oggi nella Chiesa si fa secondo questo nuovo corso. Fare un accordo con Roma significherebbe più o meno questo: Roma ci dice: ‘Vi diamo una barca, all’interno della quale fate ciò che vi pare, ma la barca la mettiamo nella corrente’. Il solo modo per una barca in un fiume di restare sul posto è di remare controcorrente. È proprio ciò che facciamo da quasi quarant’anni! Siamo sempre controcorrente. Se ci fosse un accordo, oggi, sarebbe proprio questo che ci sarebbe impedito di fare: remare controcorrente."
"Ecco perché, cari Fratelli, facciamo i testardi e non ci muoviamo. Ciò che noi vogliamo è tutt’altra cosa di ciò che vuole Roma. Ciò che noi vogliamo è, di fatto, il miracolo di Gerico (cf. Giosuè 3): che il fiume arresti il suo corso, che scorra di nuovo nella buona direzione, quella cattolica. Ci rendiamo ben conto che questo è ben al di sopra di noi. Ma, per l’appunto, noi siamo in una crisi della Chiesa enorme: sono in gioco i fondamenti della Chiesa."
" … lo spirito del Vaticano II è molto sottile. Quando si leggono queste encicliche [papali] lo si vuole fare con occhi cattolici, e certe frasi suonano, in effetti, come cattoliche: ci si rallegra. Ve ne sono altre che non si capiscono: allora le si salta, senza riflettere che sono proprio quelle le chiavi di lettura. Vi sono due letture: ecco il genio malefico del Vaticano II. Vi è qualcosa di terribilmente geniale: “Un pensiero di tipo non-cattolico è entrato nella Chiesa… È possibile che esso prevalga, ma non sarà mai la Chiesa” [Paolo VI]. Ecco la crisi. E la soluzione, cioè il nostro atteggiamento, è che di questo pensiero non-cattolico non ne vogliamo sapere! Paolo VI continua: “Bisogna che resti un piccolo gregge, per piccolo che sia.” Non siamo noi a dirlo, è Paolo VI. Chiediamo alla Spirito Santo questa grazia di forza, di perseveranza, luce di vero amore, di vera carità, di amor di Dio, innanzitutto, della Fede; e poi delle anime; certo che desideriamo che tutte le anime si salvino, ma non ci sono trentasei strade!"

9 commenti:

  1. Sono sempre perplesso, leggendo queste note chiare della fraternità San Pio X.

    Secondo loro è il papa o non è il papa che guida questo filone di errore che si trasmette dal Concilio ?

    Se è il papa, come si può ubbidire ?
    Non si può!

    Allora esiste o non esiste in questo/i papa il discernimento dello Spirito ?
    "Solo quando parla/ano ex cathedra..." altrimenti sono opinioni personali.

    D'accordo...

    Ma perchè ha/hanno rinunciato a parlare "ex cathedra" ? Quali sono i motivi? Abiura del comando? Sì ? Allora che papa/i sono ?
    -Non sono papi dal momento che non si sentono tali-

    Quindi dove sta l'obbedienza dovuta?
    Perchè insistere seguendo, ancora, le perplessità giuste di mons. Lefebvre di 30 anni fa?
    Allora era l'inizio: dubbi, ripensamenti, spiragli era giusto ci fossero.
    Ma dopo decenni di propagazione del filone eretico, di degrado ulteriore, mi sembra ora di tirare le fila logiche e di trasmettere linee chiare e irreprensibili, dottrinalmente, per far capire fin dove esiste la comunità cattolica e dove comincia la comunità eretica da tenere lontano.

    Riguardo a mons Bonfils, sono dell'idea che una ritualità liturgica tradizionale esercitata sui fedeli, in linea teorica, sia stata una buona idea in sè, ma leggendo lo spirito con cui questo vescovo modernista ha fatto il gesto, sono turbato e infastidito per l'intromissione voluta per disturbare,confondere ed estromettere.

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    1. Interessantissimo e lucido commento, sig. Mardunolbo. A mio parere, gente che dimostra in ogni modo di favorire ogni e qualunque eresia per decenni, usando un ridicolo pugno di ferro sempre e solo quando si tratta di cattolicesimo vero e proprio e cioè il cattolicesimo di sempre, ebbene costoro mi paiono qualificarsi e squalificarsi da solo. d'altronde risulta a me è difficile comprendere esattamente le sottili differenze che possono passare tra un falso papa impostore e un vero papa cattivo ed eretico. distinti saluti. riccardo da aosta

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  2. Ecco una mia modesta spiegazione di come il papa pur essendo leggittimo può essere formalmente eretico:
    (1) Un papa leggittimo possiede l'infallibilità di fede, ma non possiede l'infallibilità di comportamento, cioè un papa può peccare.
    (2)Quindi si deduce che un papa leggittimo può peccare contro le virtù cristiane, può rinnegare Cristo e la sua Chiesa(vedi san Pietro) e persino può tradire Cristo e la sua Chiesa, questo può avvenire perchè anche il papa ha il libero arbitrio.
    (3)Di conseguenza un papa può impugnare le verità infallibili di fede combattendola e rinnegandola, ad esempio San Pietro rinnegò Cristo, anche se dentro di lui credeva fermamente nei suoi insegnamenti.
    (4)Un papa è libero di decidere come utilizzare i doni di Dio, così come fu libero Salomone, che se pur ebbe il dono della Sapienza direttamente da Dio, non volle eliminare l'idolatria nel suo paese(perchè altrimenti si rischiava che i numerosi mercanti idolatri di altri paesi potessero abbandonare israele con conseguenze economiche rillevanti), ma anzi cadde egli stesso nell'idolatria, in quanto salomone se pur sapeva chiaramente che l'idolatria è peccato, vi cadde perchè voleva condiscernere alle richieste delle sue mogli e non voleva contraddirle.
    Quindi in conclusione un papa per un "bene" che ritiene necessario(anche se contro gli insegnamenti di Dio), può arrivare a scendere a patti con i nemici della chiesa e de facto rinnegare ciò che lui crede o addirittuara è libero di rifiutare di capire la verità.

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  3. a proposito qualcuno sa cosa stà successo a tradizione.biz???

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  4. Esatto Celestino, hai centrato la questione del problema, la Chiesa ha avuto piu' volte Papi che erano antipapi proprio per i motivi che hai enunciato. Oggi ci troviamo nella condizione che tu hai espresso. Ma noi sappiamo che da un piccolo gregge o un pugno di uomini di fede rinasce la Chiesa di Nostro Signore Gesu' Cristo, sorretta dallo Spirito Santo. La vera chiesa cattolica apostolica il Signore non ce la togliera' mai. Abbiamo avuto tanti esempi di paesi autoritari atei dove il piccolo gregge era nascosto nelle grotti, ma li c'era sempre Gesu' che proteggeva la Sua Chiesa. Forse dovremo provare anche questo dolore.

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  5. Alle volte sembra che questi eretici alla fine facciano male solo a se stessi.
    Si certo ridacchiano ghignanti ai loro posti di comando pensando di demolire tutto con il loro furore diabolico..."stavolta ci siamo riusciti, stavolta ci siamo riusciti!!!" ...ma a fare cosa? A spedirsi all'inferno da soli...
    La maggior parte dei fedeli, vero, poco studiano ma in buona fede vanno al NOM solo perchè il loro sacerdote e il Papa li ha guidati...si salveranno, o meno, come prima, in base ai loro meriti o demeriti...
    Quelli che invece negli ordini o fuori capiscono il tradimento e lo accettano, sono degli stolti ipocriti, si, ma non a causa del CVII, erano senz'altro di animo infingardo stolto e traditore anche prima...
    Poi ci sono quelli che come noi sia consacrati che non che giustamente sono perplessi...e si informano...ma non possono arrivare a certezze, perchè Dio ci ha immerso in quel Mistero di iniquità che sovrasta...e allora ci santifichiamo come sempre si è fatto, cercando buoni sacerdoti sia da una parte che dall'altra...cercando solo il Bene e di fare il Bene...

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  6. Carissimi tutti, vi ringrazio delle analisi che sviscerano meglio i problemi odierni e, anche se non risolvono il nostro grosso guaio, almeno mi danno un grande conforto.

    "non possono arrivare a certezze, perchè Dio ci ha immerso in quel Mistero di iniquità che sovrasta...e allora ci santifichiamo come sempre si è fatto, cercando buoni sacerdoti sia da una parte che dall'altra...cercando solo il Bene e di fare il Bene..."

    Credo proprio sia così.
    Grazie di cuore a voi tutti!

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  7. Dovendo ammazzare un pollo e non volendolo fare in modo cruento, gli ho letto il vostro post: è morto dalle risate!

    O barzellettari, siete dei fenomeni!

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    1. Meglio fenomeni come noi che sfigati alla sequela di un pervertito sessuale e badoglio della Fede come paolo sesto, poco ma sicuro. Riccardo da Aosta

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