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lunedì 14 maggio 2012

Parlano i fervidi e il tiepido...

Vediamo ora chi sono i fervidi:

Il martirio di Eleazaro (Maccabei 2)

[18]Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo gia avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. [19]Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio, [20]sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere. [21]Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re, [22]perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che aveva con loro. [23]Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero alla morte. [24]«Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, [25]a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. [26]Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipontente. [27]Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età [28]e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. [29]Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunziate fossero una pazzia. [30]Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». [31]In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza.

Adesso vediamo chi sono i tiepidi, ascoltiamo sempre il Signore: "
(Apocalisse)
[14]All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi:
Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: [15]Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! [16]Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. [17]Tu dici: "Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla", ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. [18]Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. [19]Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. [20]Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. [21]Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. [22]Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 
 IL FERVIDO...
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X

  12 maggio 2012

Uccisori della Fede

Ma se Roma offre alla Fraternità San Pio X tutto quello che essa vuole, perché la FSSPX deve rifiutare? Apparentemente ci sono dei cattolici che credono ancora che un accordo pratico che soddisfi tutte le richieste pratiche della FSSPX, dovrebbe essere accettato. Così, perché no? Perché la FSSPX venne costituita da Mons. Lefebvre non per se stessa, ma per il bene della vera Fede cattolica, minacciata dal Vaticano II come mai era accaduto prima. Ma vediamo qui perché le autorità della Neo-Chiesa tenteranno un accordo pratico, mentre invece la FSSPX deve rifiutarlo, quale che sia.

La ragione sta nel fatto che la Neo-Chiesa è soggettivista, e qualunque accordo meramente pratico implicherebbe che il soggettivismo è vero. Secondo la nuova religione conciliare, i dogmi della Fede non sono verità oggettive, ma simboli che servono ai bisogni soggettivi (Pascendi, 11-13, 21). Per esempio, se la mia insicurezza psicologica è attenuata dalla convinzione che Dio s’è fatto uomo, per me l’Incarnazione è vera, nel solo senso possibile della parola “vero”. Quindi, se i tradizionalisti hanno bisogno della vecchia religione, allora questa per loro è vera, e si può anche ammirare come essi si aggrappino alla loro verità. Ma per correttezza essi devono convenire che noi Romani abbiamo la nostra verità conciliare, e se non possono fare questa concessione, allora sono insopportabilmente arroganti e intolleranti, e noi non possiamo permettere simili divis ioni nella nostra Chiesa dell’amore, amore, amore.

Così, la Roma neo-modernista sarebbe felice per un qualsiasi accordo pratico col quale la FSSPX rinuncerebbe anche solo implicitamente alla sua radicale pretesa all’universalità e all’obbligatorietà della “sua” verità. Invece la FSSPX non può essere felice per un qualsiasi accordo che, nei fatti più che nelle parole, negherebbe l’oggettività della “sua” religione di 20 secoli. Essa non è affatto la “sua” religione. Per addivenire ad un accordo con i soggettivisti bisogna smetterla di insistere con l’oggettività. Se si insiste con l’oggettività, non si può accettare alcun elemento di quelli proposti dai soggettivisti, a meno che essi non rinuncino al loro soggettivismo.

Questi Romani non stanno facendo niente del genere. Una prova ulteriore della loro decisa insistenza nella loro nuova religione ci viene dalle loro recenti “Note sulle conclusioni della visita canonica dell’Istituto del Buon Pastore”, della Francia. I lettori ricorderanno che questo Istituto fu uno di quelli eretti dopo il Concilio per consentire che il cattolicesimo tradizionale fosse praticato sotto l’autorità romana. Come si può vedere, Roma può attendere alcuni anni prima di chiudere la partita, per assicurarsi che il povero pesce sia ben attaccato all’amo, ma poi-

Le “Note” chiedono che il Vaticano II e il Catechismo del 1992 della Neo-Chiesa, vengano inclusi negli studi dell’Istituto. L’Istituto deve insistere sulla “ermeneutica del rinnovamento nella continuità”, e deve smetterla di considerare il Rito Tridentino della Messa come suo rito “esclusivo” per la celebrazione. L’Istituto deve immettersi nella vita ufficiale della diocesi con “spirito di comunione”. In altre parole, l’Istituto tradizionale deve smettere di essere così tradizionale se vuole appartenere alla Neo-Chiesa. Cosa si aspettava l’Istituto? Per mantenere la Tradizione dovrebbe rimettersi fuori dall’autorità della Neo-Chiesa. È una cosa possibile? C’è da dubitarne. Hanno voluto farsi inghiottire dal mostro conciliare. Ora questo li sta digerendo.

E allora perché, in nome del Cielo, le cose dovrebbero andare diversamente con la FSSPX? Questa volta la tentazione di Roma può essere respinta dalla FSSPX, ma non ci si faccia alcuna illusione: i soggettivisti possono fare avanti e indietro pur di sbarazzarsi di quella oggettiva verità e di quella Fede oggettiva che costituiscono un permanente rimprovero per le loro insensatezze criminali. (ecco gli occupanti vaticani sono dei criminali della fede e in quanto criminali vanno deposti e mandati nelle galere eterne non farci degli scandalosi accordi)                                                            

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra


UN ALTRO FERVIDO, anche se non sappiamo che posizione abbia rispetto all'accordo imminente col tiepido e il modernista...
 
 di Don Régis de Cacqueray


Editoriale del n° 270, maggio 2012, della rivista francese Fideliter
organo del Distretto francese della Fraternità San Pio X

L'editoriale è stato pubblicato da La Porte Latine
sito ufficiale della Fraternità in Francia


Benedetto XVI, nella sua omelia del 5 aprile 2012 per la Messa crismale, ha ricordato che la parola della Chiesa docente è un aiuto per trasmettere rettamente nel presente il messaggio della fede. Alla lettura di questa esortazione, il nostro primo riflesso è stato quello di gioire per la sua preoccupazione per un insegnamento retto e profondo.
Tuttavia, il Papa caratterizza subito la materia che dev’essere trasmessa dalla Chiesa docente. Ahimé, si tratta sempre della stessa cosa!

«i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica sono gli strumenti essenziali che ci indicano in modo autentico ciò che la Chiesa crede a partire dalla Parola di Dio. E naturalmente ne fa parte anche tutto il tesoro dei documenti che Papa Giovanni Paolo II ci ha donato e che è ancora lontano dall’essere sfruttato fino in fondo».

Evidentemente, è istruttivo constatare che i riferimenti per la «parola della Chiesa docente», citati da Benedetto XVI, restano unicamente e sempre quelli del concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei documenti di Giovanni Paolo II.
Il Papa, dunque, continua a non vedere le conseguenze calamitose della nuova religione che è stata praticata in mezzo secolo nella Chiesa?
Il cardinale Ratzinger non aveva manifestato la sua viva preoccupazione per il triste stato in cui è ridotta la barca di Pietro?
E allora, perché appellarsi ancora e sempre a questi testi recenti che hanno provocato la sciagura dei cattolici?

Vero è che noi speravamo – e speriamo ancora – che il Papa a un certo punto fosse costretto a risalire dagli effetti alla causa, cioè dalla catastrofe postconciliare al concilio Vaticano II, ma con questa omelia della Messa crismale si è portati a interrogarsi sullo sguardo che egli in realtà getta sull’attuale panorama della Chiesa.
Lo vede veramente per ciò che è, devastato dalle eresie e dalla vittoria sempre più impudente dello spirito del mondo?
Possiamo dubitarne, poiché egli dice anche:
«Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare, può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo».

Noi non sappiamo esattamente quali sono questi movimenti pieni di vita che il Papa individua nell’epoca post-conciliare. Ma per quanto ci riguarda constatiamo invece l’estinzione e la morte programmata, per mancanza di vocazioni, di congregazioni e di istituti religiosi prestigiosi. Assistiamo alla sparizione di parrocchie e di intere diocesi. Le popolazioni sono ridiventate pagane, i bambini non vengono più battezzati. E non sono certo le grandi adunate fortemente mediatizzate, stile le Giornate Mondiali della Gioventù, o le adunate carismatiche che possono illudere! Anche se queste si svolgessero nella penitenza e nel fervore – e non è così – non sarebbero in grado di rimpiazzare il paziente lavoro di cristianizzazione delle popolazioni che un tempo si compiva sotto la guida dei curati delle parrocchie.

Bisogna dirlo. Il Papa Benedetto XVI mantiene profonde e gravi illusioni.
La prima è di ritenere pieni di vita questi movimenti le cui forme inattese sono in realtà quelle di un cristianesimo assai degenerato.
La seconda è di credere ancora, e con ostinazione, che gli insegnamenti del Concilio e del Magistero post-conciliare possano servire da luci nella notte in cui sono piombati gli spiriti, mentre invece essi la rendono sempre più buia.

Quanto a noi, dobbiamo continuare a nutrirci della fede pura e quindi fuggire come la peste i nuovi movimenti introdotti dal concilio Vaticano II e dai papi che hanno seguito il Concilio. La fede è il nostro grande tesoro e noi dobbiamo ergerci contro tutto ciò che potrebbe sminuirla o metterla in pericolo.


Don Régis de Cacqueray
Superiore del Distretto di Francia

IL TIEPIDO...
  

Mons. Bernard Fellay (nella foto), Superiore generale della Fraternità San Pio X, nel corso di un’intervista al Catholic News Service, ripreso dal britannico Catholic Herald...

"Ci sono alcune divergenze nella Fraternità," ha riconosciuto mons. Fellay, aggiungendo perfino: "Non posso escludere che ci possa essere una scissione."
Ma il vescovo ha difeso la sua posizione in generale favorevole verso l’offerta del Vaticano, a dispetto delle obiezioni dei suoi confratelli.
"Penso che la mossa del Santo Padre – perché proviene davvero da lui – sia autentica. Non sembra esserci alcuna trappola" ha detto. "Per cui dobbiamo esaminarla con attenzione e se possibile andare avanti."
Ha avvertito, tuttavia, che le due parti ancora non sono arrivate a un accordo, e che sono ancora in sospeso garanzie non meglio specificate da parte del Vaticano. Le garanzie sono relative tra l’altro alle pratiche liturgiche e agli insegnamenti tradizionali della Fraternità, ha aggiunto.
"La cosa non è ancora definita" ha detto il vescovo. "Abbiamo bisogno di qualche ragionevole chiarimento che la struttura e le condizioni proposte siano praticabili. Non intendiamo commettere un suicidio su questo, ciò sia molto chiaro".
Mons. Fellay ha insistito sul fatto che l'impulso per una risoluzione proviene da Papa Benedetto XVI.
"Personalmente, avrei voluto aspettare ancora per qualche tempo per vedere le cose più chiaramente" ha detto, "ma ancora una volta sembra davvero che il Santo Padre voglia che accada ora."
Mons. Fellay ha parlato con apprezzamento di ciò che ha definito come gli sforzi del Papa per correggere deviazioni "progressiste" dalla dottrina cattolica e dalla tradizione fin dal Vaticano II. "Molto, molto delicatamente – il Papa cerca di non rompere le cose - ma cerca anche di effettuare alcune importanti correzioni," ha detto il vescovo.
"Anche se non è arrivato ad avallare l'interpretazione di Benedetto sul Vaticano II come essenzialmente in continuità con la tradizione della Chiesa – una posizione che molti nella FSSPX hanno contestato ad alta voce – mons. Fellay ha parlato di quell'idea in termini particolarmente simpatetici.
"Io spererei di sì" ha risposto alla domanda se il Vaticano II stesso appartiene alla tradizione cattolica.
"Il Papa dice che… il Concilio deve essere considerato all'interno della grande Tradizione della Chiesa, deve essere compreso in conformità con essa. Queste sono dichiarazioni su cui siamo pienamente d'accordo, totalmente, assolutamente", ha detto il vescovo. "Il problema potrebbe essere nell'applicazione, vale a dire: è ciò che accade realmente in coerenza o in armonia con la Tradizione?"
Insistendo che "noi non vogliamo essere aggressivi, non vogliamo essere provocatori", mons. Fellay ha detto che la FSSPX è servita come un "segno di contraddizione" durante un periodo di crescente influenza progressista nella Chiesa. Ha anche riconosciuto la possibilità che il gruppo continui a svolgere un tale ruolo anche dopo la riconciliazione con Roma.
"Alcuni ci danno il benvenuto ora, altri lo faranno in seguito, ed altri mai", ha detto. "Se vediamo alcune divergenze all'interno della Fraternità, sicuramente ce ne sono anche nella Chiesa cattolica."
"Ma non siamo soli" a lavorare per "difendere la Fede", ha detto il vescovo. "È il Papa stesso che lo fa. E’ il suo lavoro. E se noi siamo chiamati ad aiutare il Santo Padre in questo, così sia."

41 commenti:

  1. l'Abbe Don Regis è totalmente contrario....
    nella foto qui sotto c'è il capo dei tiepidi con un suo fedelissimo tiepidissimo....

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  2. Fitto cavalli prezzo modico.
    Regalo invece cavallucci a dondolo e cappelli modello "Napoleone".
    Consegna gratuita a domicilio, fosse pure Waterloo o Caporetto.....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. VETERINARIO X IPPICO e CAPRINO

      somministro medicine valide per capre razza catecu (non belano mai se non sotto ordine del capo di turno). Sono riconoscibili per una menorah tesa fra i cornini.

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    2. ;))
      ..Negli esemplari adulti, che resentano corna più grandi e più larghe, è visibile una kannukkiàh...

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  3. Tienili tu così puoi continuare a giocarci..bambinone.
    CVCRCI

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  4. tiepido? Viscido, direi. Credo sia lampante, che questo Iago vuole 'portare la Flotta a Malta'...
    Riccardo da Aosta

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    1. Capisco il tuo rammarico. Però, ció non giustifica nessuno ad utilizzare un certo linguaggio nei confronti di un sacerdote, per giunta Monsignore.

      Che il Signore ci guardi.

      Linda

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    2. Va bene: questo grand'uomo vuole comunque fare l'8 settembre dell'opera di Lefebvre. Va meglio?

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  5. Pasquale,
    ho spostato i tuoi tre post sula menoràh nell'articolo precedente, dove ne stavamo parlando. Non preoccuparti, li leggiamo, perchè continuano i commenti anche nei threads di ieri. (Dacci il tempo di leggere ed eventualmente di rispondere...)

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  6. Mi permetto di dissentire fortemente da quanto scrive Pasquale sulla Menorah, facendo una grande accozzaglia di immagini bibliche autentiche ed accostamenti e ricostruzioni storiche arbitrarie. Come ho già scritto nel post precedente, è vero che il Cristo dell'Apocalisse appare fra sette candelabri (Ap 1, 12-13), ma essi sono indipendenti l'uno dall'altro e non sono sette braccia di un unico candelabro come è la menorah. Infatti diverso è l'uso, diverso è il simbolismo, checché ne dica Bruno Forte. La menorah del tempio serviva ad illuminare il santuario ed era in onore di Dio, i sette candelabri, come chiarisce Gesù stesso (Ap 1, 20) rappresentano le sette chiese dell'Asia minore. Nel passo successivo (Ap 2, 5) Gesù dice: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto". In altri termini Cristo minaccia l'angelo (il vescovo) della Chiesa di Efeso di togliere autorità o potere alla sua chiesa se egli non tornerà all'amore (e alla fede, incusivamente) di un tempo. Il simbolismo della luce è collegato alla missione apostolica di predicare la verità, come disse Gesù: "Voi siete la luce del mondo". Dunque la menorah a sette braccia e i sette candelabri rispecchiano situazioni completamente diverse.
    Perché poi i neocatecumenali usino la speciale menorah a nove braccia, riservata dagli ebrei escusivamente alla loro festa di Hannukkah, lo ignoro e ciò mi incuriosisce e mi insospettisce alquanto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Noi cattolici non abbiamo nulla a che vedere e non deve minimamente interessarci la "menorah", essa non ci appertiene, essa fa parte della Vecchia Allenza RIGETTATA da NSGC, con la Sua venuta Gesù Cristo ha sancito una Nuova Alleanza con l'uomo.
      Come si può vedere ancora oggi, il vecchio altare, al pari di quasi tutti i vecchi altari, è addobbato con sei candele, tre per lato con al centro il Crocefisso.
      I cattolici sanno (o dovrebbero sapere) che questa disposizione delle luci sull'altare è l'esatta riproduzione delle sette luci del candelabro ebraico.
      La DIFFERENZA sta nel fatto che nella disposizione cattolica si evidenzia TUTTA la differenza tra l'ebraismo e il cattolicesimo.
      Cristo è venuto a rinnovare la Legge: il vecchio Israele è stato sostituito dal nuovo Israele. La vecchia luce centrale della "menorah" si è resa tangibile ai nostri occhi con l'Incarnazione del Figlio di Dio ed è divenuta la "nuova luce del mondo" col Sacrificio della Croce.
      Ecco perché la Chiesa ha sempre usato le sette luci ove la centrale non poteva essere altro che il Crocefisso.
      NSGC, proclamandosi Re dell'universo, non può che stare al centro dello stesso.

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    2. Caro Pascal, la sua è pura fantasia. che la luce centrale fra le sei candele rappresenti il Cristo non sta scritto da nessuna parte. Infatti, come riferiva Paradosi, non c'è mai stata uniformità d'uso nel numero delle candele nelle varie chiese particolari nelle varie epoche. Affinché un uso simbolico possa essere letto in modo univoco e oggettivo, come nell'iconografia canonica, necessita che sia universale e questo non lo è affatto.

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    3. mi spiace Michele perchè sto apprezzando molto i tuoi interventi, precisi ed interessanti, ma in questo caso Blaise ha ragione, il significato delle tre candele ai lati con Gesù Sacramentato al centro stà a sostituire proprio quel simbolo che ora non ci appartiene più.... è corretta la spiegazione... questo non vuol dire togliere nulla alle tue informazioni.
      un saluto

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    4. Allora Blaise dovrebbe citare quale testo ecclesiastico ufficiale fornisce tale spiegazione. In tal caso mi rimangio umilmente le mie parole.

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    5. non sempre è un testo che ne parla, la Tradizione è stata tramandata anche e sopratutto oralmente, io la nozione in questione l'ho imparatata due anni fà in una conferenza dottrinale tenuta dal Superiore del distretto Italia della FSSPX, non saprei citarti testi....
      con sincera stima.

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    6. Bene. Allora possiamo tranquillizzarci perché non era un esperto in quella materia. Possiamo catalogarla fra le tante pie leggende che si tramandano. Però attenti: questa potrebbe essere una tradizione, ma non è La Tradizione!

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    7. Vandeur, Eugène
      La santa Messa : appunti di s. liturgia / d. Eugenio Vandeur
      3. ed. italiana rifatta sulla settima francese / da Lodovico Penel de Beaufin e curata dal sac. dott. Luigi Liverani
      Faenza : Editrice Salesiana, imprim. 1927.
      https://www.google.it/#q=eugenio+vandeur&hl=it&prmd
      __________

      Nozioni preliminari:
      pagina 57, §7.
      - La candela o cero
      Che cosa è il cero?
      - omissis-
      Quale'luso liturgico dei ceri?
      Servono un pò dappertutto, nella Messa, nell'amministrazione dei Sacramenti,nelle processioni: accontentiamoci qui di detrminarne l'uso nel santo Sacrificio della Messa:
      Generalmente il numero dei ceri varia secondo le solennità. Per una messa letta, le rubriche ne richiedono due;*nella liturgia romana, se ne può accendere un terzo dal Sancuts alla Comunione; si mette presso l'altare, dal lato dell'Epistola ove sta il serrpreso l'altare, dal lato dell'Epistola ove sta il serviente. Questo uso è scomparso in molti luoghi. NellaMessa solenne, cioè quando il sacerdote celebra assistito del diacono e dal suddiacono, si accendono sei ceri, e se il vescovo pontifica personalmente, se ne aggiunge un settimo*. La Chiesa simboleggia così i sette doni che lo Spirito Santo, nel giorno della consacrazione episcopale fece scendere in colui che ricevette allora la pienezza del sacerdozio, col potere di conferire i sette sacramenti. In alcune chiese di Francia si portava un numero vario di ceri nella processione del Vangelo, quando il diacono andava a cantarlo nell'ambone: a san Martino di Tours, a reims ed altrove si chiamavano feste di tre, cinque o di sette candelieri, quelle in cui al vangelo portavansi tre, cinque, o sette ceri.
      E' da notarsi che i candelieri debbono essere messi ai lati della Croce, sulla sacra mensa o sui postergali dell'altare, non già sui gradini dell'altare od altrove.

      E che cosa significa il cero?
      Il cero, come l'altare sul quale è posto, è un simbolo di Gesù Cristo che si è chiamato la " Luce del mondo"* " la luce che dissipa le tenebre."*
      Il cero illumina, riscalda; Gesù Cristo dissipa le tenebre della nostra ignoranza ed accende nei nostri cuori il vero amore.
      Questa luce etrna, che non è altroche il Verbo di Dio, si è incarnata un giorno, ed il ceroricorda questo mistero: "La cera prodotta dall'ape vergine è il simbolo della carne di Cristo nato dalla Vergine Maria: lo stoppino è ilsimbolo della sua anima; la fiamma quello della sua divinità". Così dice Sant'Anselmo.
      Quando dunque sui nostri altari vediamo consumarsi questi ceri, ricordiamoci di colui del quale essi sono la figura. Sappiamo contemplare in questi sprazzi di luce i raggi di quel Gesù la cui faccia splende nel cielo come il sole in tutta la sua potenza;* rianimiamo la nostra fede in Colui che viene a immolarsi* sull'altare della terra, in quell'Agnello sempre immolato della città celeste, di cui egli è luce e Re.
      Alla nostra volta, sforzandoci di essere e di camminare come i figli della luce* rispondendo all'invito che ce ne fa il cero.

      note:
      1.collat.,XIV pag.609
      2.cf. ord. rom., 1 ns Collat. Brug XIV p.670
      3.Ioan., VII,12
      4.Apoc., I, 16
      5.Ibid VIII,8
      6.Ibid.XXI, pr23
      7. Efes, V, 8
      _____________

      Mi scuso con i moderatori per la lunghezza del testo, ma era dovuto.
      Precisazione: il testo gode del privilegio di ben 23 imprimatur oltre che dell'approvazione della Segreteria di Stato di S.S. PIO X nella persona dell'E.mo il Card. Merry Del Val

      Elimina
    8. Carissimo Pascal, la ringrazio vivamente di aver riportato questo testo faentino del 1927. Esso mi dà pienamente ragione in quanto, anziché fornire una sola autorevole e univoca interpretazione, ne dà molteplici. Qui ce n'è per tutti i gusti nel numero dei ceri e nel loro significati; ci sono i sette sacramenti, i sette doni dello Spirito Santo, ci sono le api e quant'altro, ma nulla di imperativo e certo. Ognuno può immaginarsi quello che vuole e lei può farlo certamente se lo desidera, poiché sono tutte considerazioni pie.
      Si figuri che anni fa mi capitò fra le mani un libro di devozioni stampato per l'appunto nel primo novecento in cui si insegnava al fedele ignorante del latino a come trarre profitto dal rito della Messa. Ebbene, si diceva che quando il sacerdote all'offertorio si lavava le mani, si faceva memoria di Ponzio Pilato... C'erano anche molte altre amenità, naturalmente corroborate da Nihil Obstat e Imprimatur.
      Però chiudiamo qui la questione che ci ha fatto perdere tempo e andare fuori tema secondo l'astuzia di Pasquale. Ci son cose ben più importanti di cui occuparsi.

      Elimina
  7. Resto ancora in attesa di una cortese risposta da parte di A.rita o Gianluca ad un mio dubbio circa la posizione del vescovo De Galarreta (quesito posto nel thread sulla Stichomythia di mons. Williamson)
    Grazie.

    (spero inoltre di non essere elemento di disturbo in questo blog).

    Ester

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Ester lei non disturba (per quanto mi riguarda ma credo d'interpretare il pensiero di tutti) affatto eppoi se sopportiamo il Sig. Pasquale vuole che lei ci disturba anzi...
      CVCRCI

      Elimina
  8. ALLORA ESTER...
    RIPOSTO QUI SOTTO LA TUA DOMANDA, POI RISPONDO:
    Fervido: Solo che i tre non sono d’accordo con l’uno, ahimè!
    .........
    Poichè qui mi pare che l'autore stia parlando a nome di sè e degli altri due vescovi, e volendo capire un po' le posizioni all'interno della FSSPX, chiedo ad A. Rita e Gianluca, e ai bloggers più informati, se hanno notizia che questa affermazione (allusione) di mons. Williamson sia abbastanza attendibile, cioè:
    davvero i tre vescovi non concordano con mons. Fellay? riguardo alla decisione di firmare, o solo su qualche aspetto specifico dell'accordo ?
    dove si possono ravvisare questi segnali di dissenso ?
    Mi pare che ad es. mons. De Galarreta avesse detto: "Il poco bene che possiamo fare a Roma è molto più importante di quello che facciamo per conto nostro"....o sbaglio ? quel discorso, diffuso su vari blog l'anno scorso, mi fece pensare che quel vescovo fosse favorevole all'accordo anche più di mons. Fellay.
    Ester

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ester,
      per quanto riguarda la prima parte del tuo post, sull'attendibilità del disaccordo fra i vescovi, mi pare che la recente corrispondenza fra i vescovi (le lettera dei tre vescovi a Fellay, firmata da tutti e tre, e la risposta di Fellay ai tre) siano la migliore e più completa risposta a quello che chiedevi.(Comunque un anonimo informato sui fatti ti aveva risposto)
      Quanto alle precedenti dichiarazioni di De Galarreta, che facevano supporre un parere favorevole all'accordo, evidentemente avrà cambiato idea, visto che prendendo parte attiva ai colloqui dottrinali, deve essersi reso conto dell'imppossibilità di giungere ad un qualsiasi punto comune.
      Ovviamente sono logiche deduzioni, perchè di dichiarazioni pubbliche di De Galarreta, attualmente non ce ne sono.

      Elimina
  9. grazie, A.rita....avevo già intuito che nella folla di commenti talvolta è normale che alcuni sfuggano o restino in attesa, non fa niente....; poi, da parte mia ero un po' in imbarazzo per fatto qualche commento un po'...prolisso.
    Cari amici, vi propongo di ascoltare questa interessante omelia del Superiore del Belgio circa il momento cruciale che la FSSPX attraversa.

    Se potete, traducetela (in buona parte si capisce...)

    http://fr.gloria.tv/?media=289215

    Secondo voi, si può qualificare questo discorso come più o meno "tiepido" o "fervido", secondo le categorie da voi proposte ? mi pare un po' difficile, tuttavia è evidente che il Superiore sia del tutto favorevole all'accordo. Può essere interessante leggere le sue argomentazioni, esposte con chiarezza nero su bianco.

    Ester

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    1. Grazie per il link, Ester, lo ascolteremo...
      ma per il momento abbiamo da riflettere sui tre interventi, riportati nell'articolo.

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    2. L'omelia (25 minuti!) è velocemente riassumibile:

      "Nonostante nella Chiesa ci sia grande confusione e la decisione della fraternità sia molto difficile, è necessario fidarsi del superiore che ha la grazia di stato. E' altresì da condannare tutti quei tentativi - visibili su internet o altrove - in cui si pubblicano notizie o documenti quasi riservati: la Chiesa non è una democrazia!".

      Faccio osservare che questo genere di concetti, che possono funzionare ottimamente bene in una realtà "normale", oggi non funzionano più. Fu lo stesso mons. Lefebvre a rompere da un concetto di obbedienza assoluta coniando la famosa frase: "Per rimanere nella legge a volte è necessario disobbedire alla legge". In altre parole, il ruolo dei laici nel sentire con il "naso" (ispirato dalla grazia) la situazione e nell'orientare per una scelta è sempre determinante. La Chiesa non è una democrazia, no!, ma la decisione è data da chi, nella grazia, ci vede bene. E questo non è sempre detto che sia un capo o un vescovo! La storia lo ha mille e mille volte confermato.

      Paradosi

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    3. Qualcuno è in grado di tradurre questo video...


      http://fr.gloria.tv/?media=289215

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    4. L'ho ascoltato con attenzione. Riporta, in buona sostanza, le posizioni di mons. Fellay: all'autorità bisogna obbedire ed evitare constestazioni poiché la Chiesa non è una democrazia.
      Ho riportato appena sopra la sintesi del discorso registrato nel video e la mia impressione.

      Paradosi

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  10. Sarebbe opportuno riporre maggior fiducia nell'operato di Fellay, non è nè tiepido, nè uno stupido.
    E voi fareste meglio a non lanciargli pietre senza conoscere i veri termini di un eventuale accordo, non è corretto.

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    1. Quale accordo tra Cristo e Belial?

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    2. Mi spiace, anonimo,
      troppo comodo tenere nascosto tutto a tutti (anche se varie notizie sono comunque trapelate, sufficienti per farsi un'idea), con l'intento di non permettere a nessuno di parlare, qualunque decisione si prenda!

      E' questo che a parer mio non è corretto, sia nei confronti di tutti i Sacerdoti della Fraternità, compresi tutti i Superiori dei Distretti, tenuti all'oscuro di tutto, e quindi anche del loro personale futuro, e poi anche di tutti i fedeli che seguono l'opera di Mons. Lefebvre da decenni.

      Comunque, siccome nessuno ha l'anello al naso, conoscendo l'impostazione della FSSPX e conoscendo di che pasta sia fatta la gerarchia conciliare e che tipo di "dottrina" sia quela conciliare, altro che se si può parlare! C'è poco da fare i sofisti: Roma ha richiesto una professione di fede verso il magistero post conciliare e se la risposta di Fellay è positiva, come llui stesso afferma ai tre vescovi, mi pare che la faccenda non abbia niente di misterioso, si è bello che capito tutto.

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  11. Al 95% dei cattolici odierni sfugge totalmente la posta in gioco.

    Come un miope non è in grado di vedere oltre ad una minima distanza, così costoro si fermano a vedere solo il vantaggio pratico, quanto sarebbe il guadagno immediato dell'operazione, senza andare oltre.

    Oltre c'è la libertà di dire le cose per quel che sono: dire che il papa è di fatto relativista, che si acconcia tradizionalmente ma che pensa in modo liberale; dire che diversi pronunciamenti magisteriali fanno "problema" con la tradizione della Chiesa; dire che il "nuovo corso", che prevede la pace con il mondo e le religioni, non appartiene allo stile della Chiesa la quale ha sempre messo in guardia nei riguardi di chi non aveva la sua stessa dottrina.

    Ebbene, sono queste cose che devono essere taciute da subito, nel caso di un accordo pratico: "Noi vi diamo la prelatura, voi dovete tacere!".

    Niente di meglio per un uomo animato dallo spirito del mondo il quale no vede in tutto ciò alcun sacrificio. Niente di peggio per un uomo animato dallo spirito di fede, il quale vede in tutto ciò il rinnegamento al proprio credo.

    Che il 95% dei cattolici (tra questi molti conservatori e pseudo-tradizionali) non siano in grado di vedere tutto questo, è segno eloquente di quale stato abbia il cattolicesimo odierno: pura facciata!

    Paradosi

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  12. Sono totalmente d'accordo con Paradosi. Anche leggendo la stragrande maggioranza dei commenti su Messainlatino e ascoltando i discorsi di amici tradizionalisti di lungo corso si resta avviliti e cadono le braccia. Si avverte in quasi tutti un senso di stanchezza e l'impazienza di liberarsi dall'emarginazione, convinti che dopo potrebbero fare tanto bene. Anche certi sacerdoti della FSSPX dicono: "Se non ci impongono una dottrina diversa, perché rifiutare l'accordo?". Veramente sfugge la posta in gioco e ci si illude che la liberalizzazione della liturgia antica sia sufficiente. Infatti è da molto che non sento più predicare con forza contro il pensiero liberalmassonico, l'ecumenismo a tutti i costi, la laicità statale e il giudaismo di ritorno. Sento per lo più predicozzi moralistici sull'abbigliamento, la Tivu e bigotterie varie. Si crede poi di dare testimonianza di morale cristiana in difesa della vita alleandosi con iniziative laiche e interreligiose che vorrebbero restaurare la morale pubblica aggirando il problema della fede. Cioè: accantonando Gesù Cristo, unica pietra angolare, ma anche pietra d'inciampo e fonte di divisione. Il Papa stesso in questi giorni esorta i cattolici a collaborare con gli ebrei e gli altri di buona volontà a ricostruire un'etica sociale condivisa per il bene dell'umanità. Quasi nessuno si avvede dell'enormità di queste affermazioni, degne di un ateo illuminato e devoto. E poi vorrebbe celebrare l'anno della fede; ma quale fede ormai? E' già stato annunciato che si canterà con una nuova musica il Credo apostolico e non più quello niceno-costantinopolitano, perché sarebbe fonte di divisione. Buonanotte! Piange il cuore che anche Fellay corra dietro ai miraggi rivelando di non avere per nulla il senso cristiano della storia, sulla cui direzione avevano già dato l'allarme molti pontefici da vari secoli. Improvvisamente, mentre Roma peggiora di giorno in giorno e mostra le fattezze di Babilonia, proprio quando sarebbe l'ora di uscire da essa Fellay invita tutti ad entrare. Spaventoso! Non si accorgono che si stanno realizzando sotto i loro occhi le pagine dell'Apocalisse. Ma su questo punto mi riprometto prima o poi di chiarire, a Dio piacendo e con la debita prudenza, alcuni passi poco notati, ma di stupefacente attualità.

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    1. Non a caso San Paolo dice a Timoteo di non volgersi alle favole che sono invenzioni che attirano i bambini cioè quelli che ragionano da bambini non da adulti (da distinguersi dai Cristiani adulti modernisti)) ma quelli cioè che usano la retta ragione illuminata dalla fede che mangiano cibo solido che sanno distinguere come da Ebrei 5:14 e tutto ciò non è per immodestia o superbia perchè questo porta alla Croce e alla persecuzione che avverrà anche per quelli che frequenteranno la FSSPX pur non essendo in accordo con il nuovo orientamento, la nuova linea di partito (per citare P. Kramer) della Fraternità. Signore da Chi andremo?
      Chi avrà ancora perole di vita eterna?
      CVCRCI

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    2. Coraggio Michele, nella vita di tutti i grandi santi il momento di maggior abbandono è stato quello in cui poi le cose si sono rivoltate a loro favore. San Massimo è morto in esilio senza una mano e privo di lingua. Poco tempo dopo la sua morte nella Chiesa si risvegliò l'Ortodossia che fino a poco prima aveva ripudiato.

      Si dice che Pio XI fu tentato di fare un accordo con Stalin, a patto di tacere sul Comunismo. In cambio riceveva dal dittatore il favore di aprire un seminario cattolico a Mosca.

      Poi, però, l'accordo saltò e Pio XI si sentì finalmente libero di condannare il comunismo. Nessuno ci proibisce di pensare che il Vaticano odierno sia schiavo di qualche centro di potere che lo obbliga a pensare in una certa maniera. Ma questo potrebbe capovolgersi e tutto tornare come prima anche se, rispetto ai tempi di Pio XI qui ci troviamo davanti ad un concilio da ridimensionare, se non epurare.

      Paradosi

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    3. "Improvvisamente, mentre Roma peggiora di giorno in giorno e mostra le fattezze di Babilonia, proprio quando sarebbe l'ora di uscire da essa Fellay invita tutti ad entrare. Spaventoso! Non si accorgono che si stanno realizzando sotto i loro occhi le pagine dell'Apocalisse. Ma su questo punto mi riprometto prima o poi di chiarire, a Dio piacendo e con la debita prudenza, alcuni passi poco notati, ma di stupefacente attualità."

      Carissimo Michele,
      aspetto con ansia il tuo contributo. Postalo in modo ben leggibile, in modo che non passi inosservato...e grazie!

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  13. "Quando la notte è più buia è allora che sta per sorgere l'alba". Romano Amerio

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  14. Signori, cercate di non cadere nel vortice del disfattismo, è un sentimento satanico. Alla Madonna sono state offerte migliaia di decine del Rosario allo scopo di ottenere un giusto epilogo per i colloqui, quindi come dubitare che non abbia ascoltato? Sapete bene che le vie del Signore sono infinite e che volgono tutte al nostro bene, quindi perchè non credere che anche quella dell'eventuale accordo possa portare tanto bene? Tante messe valide, tante omelie corrette, tanti sacramenti distribuiti nella giusta maniera. Il male va combattuto dall'interno, non dal proprio piccolo e limitato orticello! Pregate invece di abbandonarvi all'ira e agli anatema! C'è bisogno di preghiere, non di offese!

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    1. Niente affatto disfattismo "caro" anonimo, anzi innominato! Il Rosario è servito egregiamente a mostrare in modo chiarissimo l'atteggiamento di Fellon...pardon Fellay.

      Il Rosario è servito egregiamente a dare coraggio a tre monsignori per scrivere la lettera al Fellay.

      Il Rosario è servito a rendere forti e senza smarrimento i cattolici che si trovano con un capo compromissorio in accordo con altro capo compromissorio di una ex chiesa cattolica universale.

      Eccome se è servito il Rosario, altro che disfattismo! tutto il contrario!

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  15. Vah che alla centesima volta che stai a spiegare che il sole brilla di giorno ci sarà pure qualcuno che continuerà a credere che brilla di notte...

    Paradosi

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  16. http://politicainrete.it/forum/religioni-filosofia-e-spiritualita/cristiani-e-cattolici/tradizione-cattolica/612-fraternita-san-pio-x-tra-deriva-e-naufragio.html

    Don Floriano, dirà lo stracciavesti di turno, ma è sedevacantista...
    E CHISSENEFREGA! parla chiaro anche lui. Chi lo vuole leggere, clicca sopra.
    (purche nessuno si metta in adorazione cambiando l'idoletto di turno, sia chiaro !)

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