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venerdì 3 agosto 2012

Monsignor Marcel Lefebvre: "Noi rifiutiamo , invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite". E noi rifiutiamo il conciliabolo insieme al Monsignore...

 Mentre il 5° pontefice, modernista, della Nuova Chiesa Conciliare, continua a proporre come qualche cosa che ha a che fare con nostro Signore, il cosidetto spirito blasfemo di Assisi (che lede gravemente il 1° comandamento), proponiamo l'intervento di Don François Chazal che parla delle condizioni che il "tiepido Fellay e la sua frangia di accordisti" proporranno ai gerarchi di Roma per far parte della "nuova Chiesa Conciliare" partorita durante il conciliabolo, da parte di gente nemica della Croce di Cristo che in maniera sovversiva ha cercato di distruggere la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo facendo penetrare le ideologie sataniche dei nemici di Cristo.
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Vertice del Monte Hiei. Il Papa incoraggia l’impegno dei leader religiosi per la causa della pace
“L'impegno dei leader religiosi per la causa della pace è della massima importanza” nella società attuale: lo scrive Benedetto XVI in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, al ven. Kojun Handa in occasione del 25.mo anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera di Hieizan, sul Monte Hiei, nei pressi di Kyoto, dove sorge un monastero buddista tendai. Il messaggio è stato letto questa mattina da mons. Pier Luigi Celata, segretario emerito del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che si trova in questi giorni in visita in Giappone. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa saluta con gioia e amicizia i leader religiosi riuniti a Hieizan “nello spirito dello storico incontro di Assisi promosso nel 1986” dal Beato Giovanni Paolo II. “Grazie ai vostri sforzi, il vertice sul Monte Hiei è diventato un grande evento annuale che contribuisce efficacemente al dialogo tra persone di convinzioni diverse” – scrive il Papa – che si dice fiducioso che i lavori del Vertice e il Simposio promosso per studiare la risposta dei leader religiosi ai disastri naturali, “porteranno ad una maggiore solidarietà e aiuto reciproco”. “Secondo la prospettiva cristiana – continua il messaggio - l'amore donato a coloro che soffrono è un riflesso della carità di Dio che ha così amato il mondo da mandare il suo unico Figlio, Gesù Cristo”. Il Papa rivolge poi il suo pensiero al terremoto e allo tsunami che hanno colpito l’anno scorso il nord-est del Giappone con “conseguenze devastanti per l'intera nazione”. E’ stato tuttavia “incoraggiante” – sottolinea Benedetto XVI - notare “il ruolo efficace dei capi religiosi nell’offrire speranza e sostegno, consiglio e conforto, a tutti i sofferenti”. Questo “tragico evento – conclude il Papa - mostra anche come persone di convinzioni diverse possano cooperare tra loro per il bene” dell’umanità.

© Copyright Radio Vaticana
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Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: “Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. Mentre gli scandali si moltiplicheranno, la nostra congregazione religiosa sarà divisa tra altre che saranno completamente distrutte, perché i loro membri non si opporranno, ma consentiranno all’errore. Ci saranno così tante e tali opinioni e divisioni tra la gente, e tra i religiosi e i chierici che, se quei giorni malefici non fossero abbreviati, come annunciato dal Vangelo, anche gli eletti cadrebbero nell’errore (se fosse possibile), se in tale uragano non fossero protetti dall’immensa misericordia di Dio. Così la nostra Regola e il nostro modo di vita saranno violentemente attaccati da alcuni. Delle tentazioni terribili sorgeranno. Coloro che supereranno la grande prova riceveranno la corona della vita. Guai a quelli tiepidi che metteranno ogni loro speranza nella vita religiosa, senza resistere saldamente alle tentazioni consentite per provare gli eletti. Coloro che nel fervore spirituale abbracceranno la pietà con la carità e zelo per la verità, subiranno persecuzioni e insulti come se fossero scismatici e disobbedienti. Perché i loro persecutori, spronati da spiriti maligni, diranno che in questo modo prestano grande onore a Dio nell’uccidere e rimuovere dalla terra degli uomini tanto cattivi. Allora il Signore sarà il rifugio degli afflitti e lui li salverà, perché hanno sperato in Lui. E poi per rispettare il loro Capo, agiranno secondo la Fede e sceglieranno di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, acquistando con la morte dalla vita eterna, non volendo conformarsi all’errore e alla perfidia, per assolutamente non temere la morte. Così alcuni predicatori terranno la verità in silenzio e negandola la calpesteranno.
“La santità di vita sarà derisa da coloro che la professano solo esteriormente e per questa ragione Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore“.

L'ultima metastasi della crisi della Fraternità

Accuso il Consiglio

di Don François Chazal


Don Chazal, sacerdote della Fraternità San Pio X,
ha pubblicato l'articolo sul sito della Fraternità in Korea,
dove svolge il suo apostolato


Il giorno della presa della Bastiglia, 14 luglio, Il Capitolo Generale della FSSPX ha prodotto una dichiarazione, destinata al pubblico, che a tratti è sentimentale, ma che a prima vista non sembra molto cattiva. Essa, però, è molto più debole della dichiarazione di Mons. Lefebvre del 1974, che io raccomando vivamente di rileggere oggi per constatare direttamente l’indebolimento.

Il veleno di questa dichiarazione sta nella sua coda, cioè nella menzione di alcune condizioni necessarie per la FSSPX per avere un riconoscimento canonico da parte della nuova Roma. Qualche giorno dopo, esposte in una lettera interna del 18 luglio, sono felicemente trapelate le sei pietose condizioni, che meritano la vostra attenzione particolare.

Tre condizioni sine qua non (o necessarie):
1. Libertà di conservare, trasmettere e insegnare la sana dottrina del Magistero costante della Chiesa e della verità immutabile della divina Tradizione; libertà di difendere, correggere, riprendere, anche pubblicamente, i fautori di errori o di novità del modernismo, del liberalismo, del Concilio Vaticano II e delle loro conseguenze;
2. Usare esclusivamente la liturgia del 1962. Conservare la pratica sacramentale che abbiamo attualmente (inclusi l’ordine, la cresima, il matrimonio);
3. Garanzia di almeno un vescovo;

La prima e la seconda condizione, a prima vista suonano bene. Ma questa rivendicazione della libertà per noi stessi di insegnare, condannare o conservare le cose, non è la battaglia di Mons. Lefebvre. Egli ha chiaramente detto che la prima condizione sine qua non consiste nel ritorno di Roma alla Tradizione.
Siamo al cospetto della sindrome di Dom Gérard, della Fraternità San Pietro e di Campos. Nel luglio del 1988, Dom Gérard diceva: «Non dev’essere posto alcun ostacolo alla nostra predicazione anti-modernista», e noi abbiamo poi visto dov’è finita questa libertà che si spera di ottenere dai nemici della verità… tutti questi sono stati ingannati molte volte… chi potrebbe negarlo?

Di conseguenza, il peccato più grave di queste due prime condizioni è implicito: si tratta del peccato ufficiale di OMISSIONE della richiesta che da 40 anni noi abbiamo sempre fatto: che Roma smetta di crocifiggere la Chiesa.

Tutto questo risente del liberalismo, che continua a ripetere: «Vivi e lascia vivere», «Non siete d’accordo, ma non fate troppe critiche e non sollevate controversie», «Libera Chiesa in libero Stato», «Libertà di opinione e liberi di essere in disaccordo con gli altri, senza condannarli…», ecc.

Seconda cosa, queste persone colpevoli, prese in considerazione al punto 1, chi sono? Dei semplici laici o dei noti preti, dei vescovi, dei cardinali, dei papi?
Nel 1974 e dopo, Monsignore ha sempre combattuto la nuova Roma, cioè il Papa in particolare. Egli parlò della Massoneria che regna a Roma. Si guardi DICI e si vedrà un cambiamento di attitudine: si fa attenzione a non essere troppo duramente in disaccordo col Papa.
Terza cosa. Si ha perfettamente il diritto, in una democrazia liberale, di difendere ciò che è giusto e di fare dei rimproveri agli altri, esattamente come ha dichiarato recentemente un certo vescovo francese: «Lasciateli venire, lasciate che si uniscano a noi e che siano in disaccordo col Concilio Vaticano II, per quanto ci riguarda noi siamo in disaccordo con tutti gli altri venti concilii!». La verità cattolica ci verrà addebitata oppure sarà semplicemente diluita, come temeva Monsignore nel 1988, con il semplice mischiare i nostri fedeli con i cattivi cattolici.

Infine, in che modo un solo vescovo potrà assicurare l’avvenire della Tradizione (600 sacerdoti della FSSPX più, forse, 400 altri)? E chi lo sceglierà: il Papa, la Commissione o la FSSPX? Avremo la garanzia che non sarà liberale?

Tre condizioni auspicabili: (“condizioni auspicabili”, un’espressione più che debole in francese):
1. Tribunali ecclesiastici propri di prima istanza;
2. Esenzione delle case della Fraternità Sacerdotale San Pio X riguardo ai vescovi diocesani;
3. Commissione Pontificia a Roma per la Tradizione, dipendente dal Papa, con la maggioranza dei membri e con la presidenza per la Tradizione.

Mons. Lefebvre dispose perché la FSSPX si munisse autonomamente di tribunali, per evitare le malversazioni dei tribunali Novus Ordo, ed oggi siamo ridotti ad augurarci solamente di conservare solo quelli del grado più infimo, rimettendo implicitamente fin d’ora il trattamento dei casi seri alla nuova Roma.
E questo, quale codice ci porterà ad usare: il codice del 1983, gravemente corrotto, o quello del 1917?

Qualsiasi fedele sobbalzerà per l’orrore a questa idea: la FSSPX non è più un’operazione sopravvivenza che mette i fedeli del tutto al di fuori dalla portata delle locali diocesi moderniste, adesso essa si augura semplicemente di essere esentata da esse.

Ci auguriamo solo che Saint-Nicolas du Chardonnet, a Parigi, St Mary’s, nel Kansas, Our Lady of Victories Church, a Manila, e le nostre altre case, siano esentate dall’influenza dei vescovi modernisti, oppure dobbiamo essere noi che dobbiamo escluderli dal dirigerci fino a quando la crisi della Chiesa non sia risolta?

Dal momento che la nuova Roma continua a gettare costantemente i gruppi Ecclesia Dei in mano alle diocesi, com’è possibile che noi stessi ammettiamo anche per noi questa terribile possibilità, fino a scriverla così nero su bianco? Fino ad oggi abbiamo creduto che la lotta contro la nuova linea imposta dalla direzione della FSSPX avesse lo scopo di evitare di porre la FSSPX sotto l’egida della nuova Roma fornicatrice. Da adesso, questa lotta deve mirare anche a salvare la FSSPX dall’influenza delle diocesi Novus Ordo!

Una Commissione Pontificia dipendente dal Papa è un pleonasmo, poiché tutto ciò che è pontificio è sotto l’autorità del Papa.
Secondariamente, non v’è nulla di preciso circa la maggioranza e la presidenza di questa commissione, poiché il Papa regnante può affermare di essere lui stesso per la Tradizione o può nominare dei membri dei gruppi Ecclesia Dei, come perfino dei conservatori Novus Ordo che si dicono tradizionalisti. Invece che Tradizione, il termine esatto avrebbe dovuto essere FSSPX.

Ma quando noi chiediamo alla nuova Roma di essere posti alla sua dipendenza, sappiamo già dove porterà l’ambigua espressione «Per la Tradizione». E visto che noi questo ce lo auguriamo solamente, se il Papa insistesse, la maggioranza e la presidenza di questa commissione pontificia, dipendente dal Papa, potrebbe essere composta da modernisti.

Il Cielo ci preservi dal volere questa insulsaggine.
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Mons. Lefebvre, in una conferenza spirituale tenuta a Écóne il 2 dicembre 1974, commenta il testo che riassume la posizione della Fraternità riguardo alle autorità conciliari. Spiega perché l'obbedienza non è dovuta a queste autorità nella misura in cui esse vogliono imporre il Concilio, con tutti gli errori del liberalismo e del modernismo che esso veicola.
 
 
Prendo una posizione di principio, che non ha bisogno di essere condizionata dagli avvenimenti, posizione di principio che è, mi pare, quella del seminario e della Fraternità da sempre, in un certo modo! Evidentemente, i termini ne sono sempre più saldi, più netti, più definitivi, perché la gravità della crisi si amplifica sempre, non diminuisce! Se vedessimo la crisi risolversi e profilarsi un beneficio di questa riforma, allora forse, al contrario, occorrerebbe essere meno inflessibili; ma mi pare che sia del tutto illusorio e che più si va avanti, più la situazione della Chiesa diventi grave. Allora ecco qualche parola.
La Santa Chiesa al tempo di Pio XII...
 Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.

Noi rifiutiamo
, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.

Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all'annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento neutralista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.

Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli.


"
Se avvenisse - dice San Paolo - che noi stessi o un Angelo venuto dal cielo vi insegnasse altra cosa da quanto io vi ho insegnato, che sia anatema" (Gal. 1,8).

Non è forse ciò che ci ripete il Santo Padre oggi?

E se una certa contraddizione si manifesta tra le sue parole e i suoi atti, così come negli atti dei dicasteri, allora scegliamo ciò che è stato sempre insegnato e non prestiamo ascolto alle novità distruttrici della Chiesa.

Non si può modificare profondamente la
lex orandi senza modificare la lex credendi.
Alla messa nuova corrisponde catechismo nuovo, sacerdozio nuovo, seminari nuovi, università nuove, Chiesa carismatica, pentecostale, tutte cose opposte all'ortodossia e al magistero di sempre.

Questa riforma, essendo uscita dal liberalismo e dal modernismo, è tutta e interamente avvelenata; essa nasce dall'eresia e finisce nell'eresia, anche se non tutti i suoi atti sono formalmente ereticali.
È dunque impossibile per ogni cattolico cosciente e fedele adottare questa riforma e sottomettersi ad essa in qualsiasi maniera.

L'unico atteggiamento di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico di accettazione della riforma.


Per questo, senza alcuna ribellione, alcuna amarezza, alcun risentimento, proseguiamo l'opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, persuasi come siamo di non poter rendere servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice e alle generazioni future.


Per questo ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato nella fede, i costumi, il culto, l'insegnamento del catechismo, la formazione del sacerdote, l'istituzione della Chiesa, della Chiesa di sempre e codificato nei libri apparsi prima dell'influenza modernista del Concilio, attendendo che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna.


Così facendo siamo convinti, con la grazia di Dio, l'aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, di rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica e Romana, a tutti i successori di Pietro e di essere i
fideles dispensatores mysteriorum Domini Nostri Jesu Christi in Spiritu Sancto.
Amen.

+ Marcel Lefèbvre,

21 novembre 1974, nella festa della Presentazione di Maria SS.ma

Questa dichiarazione, evidentemente, può sembrarvi molto forte, ma credo che sia necessaria. Non si può, non si può più tacere, davanti a un tale disastro che colpisce le anime. Perché è questo che bisogna vedere; le istituzioni sono una piccola cosa, benché siano divine, mentre sono le anime che si perdono, il numero delle anime che vanno all'inferno a causa di questa riforma che cresce sempre di più: delle anime che non credono più al sacrificio della Messa, delle anime che non hanno più rispetto per la Santa Eucaristia, di conseguenza; delle anime che non si confessano più, delle anime, delle persone che non battezzano più i loro figli, che aspettano che i loro figli abbiano l'età della ragione, delle anime che non chiedono più l'estrema unzione poiché i preti adesso rifiutano di andare a darla, e che so io... e tutti quei conventi, quei conventi abbandonati, delle religiose disperse, dei seminari vuoti. [...] Non si vogliono più seminari, si vuole un'altra formazione: quale? Dio solo lo sa, Dio solo lo sa! Allora, vedete, io penso che non possiamo... Così come di fronte all'ondata del protestantesimo, al tempo del protestantesimo, i cattolici hanno resistito nei Paesi che sono stati invasi dal protestantesimo, così noi dobbiamo, di fronte a quest'ondata di neo-protestantesimo e di neo-modernismo, dobbiamo dire no! Non bisogna dire: ne prenderemo una parte, ne lasceremo un'altra! Non è possibile, perché tutto è collegato, come vi dicevo, a liturgia nuova, fede nuova.
 
Questa liturgia nuova è ispirata - nevvero - dagli stessi princìpi e dalle stesse idee che sono inscritti nel catechismo, vi corrisponde, è la stessa cosa, perché che altro è la liturgia se non il catechismo vivo, il catechismo applicato? Non posso dir meglio, il catechismo vivo, è il catechismo vissuto, la liturgia, non è altro. Allora non si può aver trasformato completamente una liturgia con dei princìpi nuovi e non farlo traspirare nel catechismo o l'inverso, non si può fare un nuovo catechismo con dei nuovi princìpi, dei nuovi modi di concepire la fede e conservare la liturgia vera e la liturgia come è sempre stata insegnata, non è possibile! È quello che è successo al protestantesimo: Lutero ha cambiato la liturgia e cambiando la liturgia ha cambiato la fede della gente, ha cambiato il catechismo e ugualmente cambiato il sacerdozio, necessariamente! Se si cambia la liturgia profondamente, si cambia il sacerdozio, perché il sacerdozio è interamente orientato alla liturgia, è la sua stessa definizione, è fatto per il sacrificio, il sacerdote è fatto per il sacrificio! Se si comincia a snaturare il sacrificio, si snatura il sacerdote, se si snatura il sacerdote si snatura il seminario! Perché, che cos'è il seminario se non la casa in cui si formano i sacerdoti? È tutto collegato, assolutamente collegato. Non è possibile dire: si prenderà questo ma non si prenderà il resto. È tutto logico. Automaticamente, lentamente, tutto questo penetra nelle menti, tutto si trasforma, e la gente finisce col perdere tutta le fede e ad ammettere tutto e ad adottare tutto!

7 commenti:

  1. Un'amica mi ha segnalato il seguente articolo (apparso il 2/8/12 su Vatican Insider)


    "Sul Concilio i lefebvriani si comportano come Lutero"


    Il cardinale Kurt Koch parla all'agenzia svizzera Apic-Kipa, le sue dichiarazioni sono rilanciate dall'Osservatore Romano
    Redazione
    Roma


    ''Il concetto secondo il quale un concilio può anche essere in errore risale storicamente a Martin Lutero. Già solo considerando questo, i tradizionalisti dovrebbero domandarsi dove effettivamente si pongono''. E' un passaggio dell'intervista del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, all'agenzia Apic-Kipa, rilanciata oggi dall'Osservatore Romano.
    Il cardinale, nel corso dell'intervista, ha toccato anche il tema della diversa percezione dei tradizionalisti riguardo al carattere stringente dei principi del concilio: ''Il Vaticano II - ha detto - ha adottato quattro costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni. In termini puramente formali, voi potete fare una differenza tra questi tre generi. Ma poi sorge un problema se si considera che il Concilio di Trento (1545-1563) non ha pubblicato che dei decreti e nessuna costituzione.
    Non verrebbe a nessuno l'idea di affermare che il concilio di Trento sia stato di un livello inferiore. Dunque, dal punto di vista puramente formale, è possibile trovare delle differenze, ma non si può realmente accettare che si facciano delle differenze nel carattere stringente del contenuto di questi documenti''.
    Il porporato ha ricordato anche che il decreto conciliare sull'ecumenismo, l'Unitatis redintegratio, trae i suoi principi dalla costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen gentium: ''Paolo VI ha fermamente insistito, al momento della promulgazione del decreto, sul fatto che esso interpreta e spiega la costituzione dogmatica sulla Chiesa''.
    Riguardo all'ecumenismo, il porporato ha sottolineato che ''non è un tema secondario bensì centrale del concilio, come ha ricordato una volta Giovanni Paolo II. E' per questo che oggi deve essere un tema centrale della Chiesa. Inoltre, anche la dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, in particolare l'ebraismo, la Nostra aetate, trova le sue basi nella costituzione dogmatica sulla Chiesa''.

    Sono questi i cardinali di Santa Romana Chiesa, e cioè coloro che dovrebbero rappresentare i cardini della stessa e il cui colore porpora rappresenta il sangue che dovrebbero essere disposto a versare per la santa Fede Cattolica?

    Luigi

    RispondiElimina
  2. Risponde mons. Lefebvre?
    Guerard des Lauriers ?
    Mons. Williamson?

    No! Nessuno di questi...
    "“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. .."
    San Francesco d'Assisi [leggere l'articolo, sopra]

    Ma bravo il nostro San Francesco! Anche lui sedevacantista per i fedeli cattolici ciechi?

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    Risposte
    1. fa riferimento al prossimo "pontefine" massone?

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    2. E' una forzatura, si potrebbe rivolgere pure a Pio XII.

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    3. Ah sì?? E ci potrebbe spiegare, di grazia, in quale modo Pio XII sarebbe stato "non canonicamente eletto"??
      E ci potrebbe illuminare a tutti DOVE E QUANDO Pio XII avrebbe "sagacemente propinato il veleno mortale del suo errore (dottrinale)"??
      Ci dica, caro disturbatore a tempo perso, forse da voi, a Ruy de Santclaire, è arrivata una dottrina particolare di Pio XII sconosciuta a tutto l'orbe cattolico....o forse l'avete confusa con quella dell'attuale pontefice?
      Dica, dica...

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    4. Guardi che se non chiarisce in modo preciso e circostanziato le sue basse insinuazioni contro un santo pontefice come Pio XII, siccome la sua azione di disturbo, fatta in mala fede, è fin troppo chiara, la informo che comincerò a censurare a manetta i suoi interventi.

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  3. pontefice prossimo?
    Può darsi, ma che vi sia collusione dal tempo di Roncalli non vi è alcun dubbio. Che poi sia massone od amico, poco importa....
    Quando poi accoglie i massoni ebrei che tengono le fila di tutto, con sorrisi, allora chi non vuol vedere è proprio un povero cieco!

    RispondiElimina

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