A Papa Pio VII: "niuno dunque sia permesso lacerar questa carta di Nostra dichiarazione, condanna, comando, proibizione ed interdizione, o pure con temerario ardire trasgredirla. Che se alcuno presumerà di attentarlo, sappia che incorrerà lo sdegno di Dio Onnipotente, e de' Beati Apostoli di lui Pietro e Paolo".
"Smascherare la Massoneria è vincerla!" Leone XIII
Da: Atti Pontificii o sieno Lettera Enciclica e Sillabo degli 8 dicembre 1864 co' documenti in essi citati, testo e volgarizzamento curati per una Pia Unione di Sacerdoti napolitani, Napoli 1865, pag 109-115.
LETTERA ENCICLICA
DEL NOSTRO SANTISSIMO PADRE IL PAPA PIO VII
Ecclesiam a Jesu Christo, 13 settembre 1821.
La
Chiesa fondata da Gesù Cristo Nostro Salvatore su ferma pietra, e
contro di cui lo stesso Cristo promise non dover mai prevalere le porte
dell'inferno, è stata sovente da tanti e sì terribili nemici assalita,
che se non vi fosse stata quella divina promessa, che non può venir
meno, sarebbe a temersi ch'essa assediata o dalla forza, o dalle arti o
dalle astuzie di quelli perisse del tutto. Ciò che però accadde nei
tempi passati, si è fatto ancora sopra tutto in questa Nostra luttuosa
età, che sembra esser quell'ultimo tempo tanto prima prenunziato dagli
Apostoli, in cui (In Epist. b. Judae Ap. v. 18.) verranno i derisori viventi secondo i loro appetiti nell'empietà.
Poichè a niuno è ignoto, quanta moltitudine di uomini scellerati in
questi difficilissimi tempi siasi radunata contro al Signore, e contro
al suo Cristo, de' quali il principale impegno è, sebbene con inutili
sforzi, indebolire e distruggere la Chiesa stessa, ingannando i fedeli per mezzo di una filosofia inutile ed ingannatrice (Coloss. cap. II, v. 8.),
e strappandoli dalla dottrina della Chiesa. Lo che per ottenere con
maggior facilità, molti di loro adunarono occulte assemblee e sette
clandestine, dalle quali speravano con maggior libertà tirar moltissimi
alla società della loro congiura e scelleratezza.
Già
da gran tempo questa Santa Sede scoperte tali sette gridò grandemente e
liberamente contro di esse, e scoprì i loro consigli clandestinamente
concertati contro la Religione, anzi anche contro la Società civile. Fin
d'allora eccitò la diligenza di tutti, acciò prendessero le precauzioni
per non dar campo a queste sette di tentare ciò che scelleratamente
meditavano. È però da dolersi, che a questi impegni della Sede
Apostolica non corrispose l'esito ch'Ella si aspettava; e che gli uomini
scellerati non si arrestaron mai dall'intrapreso disegno; donde poi son
nati in fine quei mali che abbiam veduti co' nostri occhi. Anzi gli
uomini, de' quali la superbia sempre più cresce, si sono resi arditi a
formare ancora delle nuove segrete società.
Qui
deve farsi menzione di quella società poco anzi nata, e molto estesa
nell'Italia ed in altre regioni, la quale sebbene sia divisa in molte
sette, e per la loro varietà prenda alle volte diversi nomi e distinti
fra loro, in realtà però, per la comunione delle sentenze e delle
operazioni, per una certa lega formata è una, e suole per lo più
chiamarsi dei Carbonari. Fingono essi per altro una singolare
osservanza, ed un certo maraviglioso impegno per la Religione Cattolica,
e per la persona e dottrina di Gesù Cristo nostro Salvatore, che
ardiscono anche qualche volta empiamente chiamare Rettore e gran Maestro
della loro società. Ma questi parlari che sembrano ammolliti più
dell'olio, non altro sono, che strali per ferire più sicuramente i meno
cauti, adoperati da uomini astuti, i quali vengono vestiti da pecore, ma
al di dentro son lupi rapaci (Matth. VII. 15.).
Infatti
quel severissimo giuramento, con cui imitando in gran parte gli antichi
Priscillianisti promettono di non manifestare in qualunque tempo o in
qualsivoglia caso gli arcani della società ad uomini in essa non
ascritti, e di non comunicare a que' che sono ne' gradi inferiori cosa
che appartenga ai gradi superiori; oltre a ciò quelle clandestine ed
illegittime conventicole, che essi hanno secondo il costume di molti
eretici; e l'arrolamento di uomini di qualunque religione e setta nella
loro società, quando altro mancasse, persuadono abbastanza, che a tali
loro parole niun credito prestar mai si deve.
Ma
non vi è bisogno di congetture ed argomenti per così giudicarsi delle
loro parole, come abbiam sopra additato. I libri da loro stampati, ne'
quali si descrive la maniera che suole adoperarsi nelle adunanze de'
gradi soprattutto superiori, i loro catechismi e statuti, ed altri
autentici documenti gravissimi a far fede, come anche le testimonianze
di que' che avendo abbandonata quella società, a cui erano stati prima
attaccati, manifestarono a' giudici legittimi i di lei errori e le
frodi, apertamente dichiarano, che la mira principalc de' Carbonari è di
dare ad ognuno una gran licenza di formarsi la religione a capriccio e
secondo le proprie opinioni, indotta l'indifferenza in materia di
religione, di cui non può escogitarsi cosa più perniciosa; di profanare e
prostituire la passione di Gesù Cristo con certe nefande loro
cerimonie; di sprezzare i sacramenti della Chiesa (a' quali pare, che
sostituiscono de' nuovi da loro scelleratamente inventati), e gli stessi
misteri della Cattolica Religione; e di rovesciare questa Sede
Apostolica, contro la quale, perchè in lei è stato sempre in vigore il
principato della Cattedra Apostolica (S. Aug. Epist. 43.), hanno essi un odio particolarissimo: e non fanno, che macchinare quanto vi è di pestifero e di pernicioso.
Nè
meno, come costa dagli stessi monumenti, sono scellerati i precetti,
che in ordine a' costumi insegna la Società de' Carbonari, quantunque
piena di confidenza si vanti esigere da' suoi seguaci di coltivare ed
esercitare la carità e le virtù di ogni genere, e di astenersi con tutta
diligenza da ogni vizio. Ella dunque con somma impudenza favorisce i
libidinosi piaceri; insegna, che sia lecito l'uccidere coloro, che non
abbiano serbata la fede del segreto di sopra cennato; e sebbene il
principe degli Apostoli Pietro comandi, che i Cristiani (Ep. I. cap. II, vers. 13.) sieno
soggetti per riguardo a Dio ad ogni uomo creato, tanto al Re come sopra
di tutti; quanto ai presidi come spediti da lui ecc. e Paolo Apostolo comandi (Rom. cap. III, v. 14.), che ogni anima sia soggetta alle potestà superiori, quella Società nondimeno insegna esser lecito, eccitate le sollevazioni, di spogliar della loro potestà i Re, e gli altri Imperanti, che osa con somma ingiuria da per ogni dove appellare tiranni.
Questi
ed altri sono i dommi e i precetti di questa società, da' quali
nacquero in Italia que' delitti poc'anzi commessi da' Carbonari, che han
recato sì gran dolore agli uomini onesti e religiosi. Noi dunque, che
siamo costituiti sentinelle della Casa d'Israello, ch'e la Santa Chiesa,
e che per Nostro pastoral dovere dobbiamo evitare che il gregge del
Signore affidatoci dallo stesso Dio soffra verun detrimento, stimiamo in
una causa tanto importante non poterci astenere dal raffrenare
gl'impuri sforzi di costoro. Ci muove anche l'esempio della felice
memoria di Clemente XII e di Benedetto XIV Nostri predecessori, dei
quali il primo a' 28 aprile 1738, colla Costituzione In eminenti, e l'altro a' 18 maggio dell'anno 1751 colla Costituzione Providas, condannarono e proibirono le società de' Liberi Muratori
, ossia Francs-Maçons, o con qualunque altro nome chiamate per la
varietà deipaesi e de' linguaggi, delle quali società forse deve
stimarsi un rampollo, o per certo una imitazione questa società de'
Carbonari. E quantunque avessimo già rigorosamente proibita questa
società con due editti proposti per la NostraSegreteria di Stato, pure
seguendo i prelodati Nostri predecessori, stimiamo dover fulminare
contro questa società delle gravi pene in una maniera più solenne,
specialmente perchè i carbonari comunemente pretendono non esser
compresi in quelle due Costituzioni di Clemente XII e di Benedetto XIV,
nè soggetti alle sentenze ed alle pene in quelle stabilite e promulgate.
Udita
dunque una scelta Congregazione de' Venerabili nostri fratelli
Cardinali della S. R. C., per loro consiglio, ed anche per moto proprio,
e per certa scienza, e matura deliberazione Nostra, colla pienezza
dell'Apostolica potestà abbiamo stabilito e determinato condannare e
proibire la predetta Società de' carbonari, o con qualunque altro nome
ella sia chiamata, i di lei ceti, le unioni, congreghe, vendite, logge,
conventicole, come colla presente Nostra Costituzione, da dovere aver
vigore in perpetuo le condanniamo e proibiamo.
Laonde
rigorosamente, ed in virtù di santa ubbidienza, comandiamo a tutt'i
fedeli, ed a ciascuno di essi di qualunque stato, grado, condizione,
ordine, dignità e preminenza, siano laici, siano clerici, tanto
secolari, quanto regolari anche degni di speciale ed individuale
menzione ed espressione, che niuno ardisca o presuma sotto qualunque
pretesto o colore intraprendere, formare e propagare la predetta società
de' carbonari, o con qualunque altro nome chiamata, fomentarla,
favorirla, ricettarla, ed occultarla nelle sue case o edificî, o
altrove; e farsi ascrivere o aggregare a lei e a qualunque di lei grado,
o intervenire alle di lei unioni, dar facoltà o comodo per radunarsi in
qualunque luogo, somministrarle qualche cosa, o inqualunque modo darle
consiglio, ajuto o favore in palese o in segreto, direttamente o
indirettamente, per sè o per altri; come ancora esortare, indurre,
stimolare e persuadere gli altri, affinchè si ascrivano, si annoverino, o
siano presenti a tale società, o a qualunque di lei grado, o in
qualunque modo giovarla e fomentarla; ma all'intutto debba ognuno
mantenersi lontano dalla stessa società, e da' di lei ceti, unioni,
aggregazioni, o conventicole sotto pena di scomunica da incorrerla ipso facto
e senza alcuna dichiarazione, da tutt'i trasgressori come sopra, dalla
quale nessuno possa ottenere il beneficio dell'assoluzione da chiunque,
eccetto che da Noi, o dal Romano Pontefice esistente pro tempore, escluso soltanto il caso che sia costituito nell'articolo della morte.
Comandiamo
oltre a ciò a tutti sotto la stessa pena di scomunica riservata a Noi,
ed a' Romani Pontefici Nostri Successori, che siano tenuti a denunziare
a' Vescovi, o agli altri, a cui spetta, tutti coloro che sapranno aver
dato il nome a questa società, o di essersi imbrattati di alcuni di quei
delitti, de' quali si è fatta menzione.
Finalmente
per togliere più efficacemente ogni pericolo di errore, condanniamo e
proscriviamo tutt'i così detti catechismi de' carbonari e tutt'i libri
nei quali da' carbonari si descrive quanto suol farsi nelle loro
adunanze, anche i loro stattiti, codici e tutti i libri scritti in loro
difesa, siano stampati, siano manoscritti, e proibiamo a tutt'i fedeli
sotto la stessa pena di scomunica maggiore dello stesso modo riservata,
di leggere e ritenere i cennati libri, o alcuno di essi; e comandiamo,
che assolutamente li consegnino agli Ordinari de' luoghi, o ad altri che
hanno il dritto di riceverli.
Vogliamo
poi, che a' transunti delle presenti Nostre Lettere, anche impressi,
sottoscritti da qualche pubblico Notajo, e muniti del suggello di
qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti del tutto
la stessa fede, che si presterebbe allo stesso originale se fosse
esibito, o mostrato.
A
niuno dunque sia permesso lacerar questa carta di Nostra dichiarazione,
condanna, comando, proibizione ed interdizione, o pure con temerario
ardire trasgredirla. Che se alcuno presumerà di attentarlo, sappia che
incorrerà lo sdegno di Dio Onnipotente, e de' Beati Apostoli di lui
Pietro e Paolo.
Dato in Roma presso Santa Maria
Maggiore l'anno dell'Incarnazione del Signore mille ottocento ventuno
negli idi di settembre, l'anno vigesimo secondo del nostro Pontificato.
Pio Papa VII.
------------------------------------------ L'IMPOSTORE - frammento del documentario "La Framassoneria e il Concilio Vat. II" di C.A.Agnoli
Ecclesiam
a Jesu Christo servatore Nostro supra firmam petram fundatam, et
adversus quam ipsemet Christus promisit numquam portas inferi
praevalituras, tot saepe ac tam formidolosi hostes aggressi sunt, ut
nisi divina illa, et quae transire non potest promissio intercessisset,
metuendum videretur, ne ipsa illorum aut vi, aut artibus, aut
calliditate circumventa penitus interiret. Quod vero superioribus
temporibus evenit, id etiam et praecipuae quidem luctuosa hac nostra
aetate factum est, quae novissimum illud tempus esse videtur tanto ante
ab apostolis praenunciatum, quo [2]
venient illusores secundum desideria sua ambulantes in impietatibus.
Nec enim quemquam latet, quanta scelestorum hominum multitudo
difficillimis hisce temporibus convenerit in unum adversus Dominum et
adversus Christum ejus, qui id praecipue curant, ut deceptis per philosophiam et inanem fallaciam[3]
fidelibus et ab Ecclesiae doctrina avulsis, ipsam Ecclesiam irrito
licet conatu labefactent, et evertant. Quod ut facilius aesequerentur,
eorum plerique occultos coetus, clandestinasque sectas coegerunt, ex
quibus futurum sperabant ut plurimos in suae conjurationis et sceleris
societatem liberius pertraherent.
Jampridem
sancta haec Sedes his sectis detectis, magna liberaque voce contra eas
clamavit, et consilia, quae clam ab iis essent inita contra religionem,
imo et contra civilem societatem patefecit. Jampridem omnium excitavit
diligentiam, ut caverent, ne his sectis id conari liceret, quod nefarie
meditabantur. Verum dolendum est his Sedis Apostolicae studiis non eum
exitum respondisse, quem ipsa spectabat, et scelestos homines nunquam a
suscepto consilio destitisse; unde consecuta tandem ea mala sunt, quae
nosmetipsi perspeximus; imo homines, quorum superbia ascendit semper,
novas etiam secretas societates iniri ausi sunt.
Commemorari
hoc loco debet societas nuper orta et longe lateque in Italia, aliisque
in regionibus propagata, quae licet in plures sectas divisa sit, ac pro
earum varietate diversa ac distincta inter se nomina aliquando assumat,
re tamen sententiarum, et facinorum communione, et foedere quodam inito
una est, et Carbonariorum plerumque solet appellari. Simulant illi
quidem singularem observantiam et mirificum quoddam studium in
catholicam religionem, et in Iesu Christi servatoris nostri personam et
doctrinam, quem etiam societatis suae rectorem et magnum magistrum
nefarie aliquando audent appellare. Verum sermones hi, qui super oleum
molliti videntur, nihil aliud sunt quam jacula ad tutius vulnerandos
minus cautos a callidis hominibus adhibita, qui veniunt in vestimentis
ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaces [4].
Sane
severissimum illud jusjurandum, quo veteres Priscillianistas magna ex
parte imitantes, pollicentur se nullo unquam tempore, nullove casu vel
patefacturos hominibus in societatem non adscriptis quidquam quod eam
societatem respiciat, vel communicaturos cum iis, qui in gradibus
inferioribus versantur aliquid quod ad gradus pertineat superiores,
clandestina illa praeter ea et illegitima conventicula, quae more a
pluribus haereticis usurpato ipsi habent, et cooptatio hominum
cujuscumque religionis et sectae in suam societatem, etsi caetera
deessent, satis persuadent nullam memoratis eorum dictis fidem haberi
oportere.
Verum
conjecturis et argumentis opus non est, ut ita de eorum dictis
judicetur, quemadmodum superius indicatum est. Libri ab ipsis typis
editi, quibus ratio describitur, quae in conventibus superiorum
praesertim graduum adhiberi solet; eorum cathechismi, et statuta,
aliaque authentica et ad fidem faciendam gravissima documenta, nec non
eorum testimonia, qui cum eam societatem deseruissent, cui antea
adhaeserant, ejus errores et fraudes legitimis judicibus patefecerunt,
aperte declarant, Carbonarios id praecipue spectare ut magnam licentiam
cuique dent religionem, quam colat, proprio ingenio, et ex suis
opinionibus sibi fingendi, indifferentia in religionem inducta, qua vix
quidquam excogitari potest perniciosius, ut Jesu Christi passionem per
nefarias quasdam suas caeremonias profanent, ac polluant, ut Ecelesiae
sacramenta (quibus nova alia a se per summum scelus inventa substituere
videatur) et ipsa religionis catholicae mysteria contemnant, utque Sedem
hanc Apostolicam evertant, in quam, quoniam in ea apostolicae Cathedrae
semper viguit principatus [5], singulari quodam odio afficiuntur, et pestifera quaeque ac perniciosa moliuntur.
Nec
minus, ut ex iisdem constat monumentis, scelesta sunt, quae
Carbonariorum societas tradit de moribus praecepta, quamvis confidenter
jactet se a suis sectatoribus exigere, ut charitatem ac omne virtutum
genus excolant, et exerceant, ac diligentissime ab omni vitio
abstineant. Itaque libidinosis voluptatibus impudentissime ea favet;
docet licere eos interficere, qui datam de secreto, quod superius
memoratum est, fidem non servaverint; et licet Apostolorum princeps
Petrus praecipiat, ut Christiani [6]
omni humanae creaturae propter Deum subjecti sint, sive regi quasi
praecellenti, sive ducibus tamquam ab eo missis, etc., jubeatque Paulus
apostolus [7],
ut omnis anima potestatibus sublimioribus subdita sit; ea tamen
societas docet integrum esse, seditionibus excitatis, reges caeterosque
imperantes, quos per summam injuriam tyrannos passim appellare audet,
sua potestate expoliare.
Haec,
aliaque hujus societatis dogmata, et praecepta sunt, ex quibus ea
extiterunt in Italia facinora nuper a Carbonariis commissa, quae adeo
gravem honestis ,piisque hominibus moerorem attulerunt. Nos igitur, qui
speculatores domus Israel, quae est sancta Ecclesia, constituti sumus,
et qui pro pastorali Nostro munere cavere debemus, ne Dominicus grex
Nobis divinitus creditus ullum damnum patiatur, existimamus in causa tam
gravi non posse ab impuris hominum conatibus cohibendis abstinere.
Exemplo etiam commovemur felicis recordationis Clementis XII, et
Benedicti XIV praedecessorum Nostrorum, quorum alter quarto kalendas
majas anni millesimi septingentesimi trigesimi octavi, constitutione, In eminenti, alter decimo quinto kalendas aprilis anni millesimi septingentesimi quinquagesimi primi, constitutione Providas, damnarunt et prohibuerunt societates de' Liberi Muratori, seu Francs-Maçons,
aut alio quocumque nomine pro regionum, et idiomatum varietate
appellatas, quarum societatum fortasse propago, vel certe imitatio haec
carbonariorum societas existimanda est. Et quamvis jam duobus edictis
per Nostram Status Secretariam propositis hanc societatem graviter Nos
prohibuerimus, memoratos tamen praedecessores Nostros sequentes, graves
poenas in hanc societatem solemniori quidem ratione decernendas putamus,
praesertim cum Carbonarii passim contendant se duabus illis Clementis
XII, et Benedicti XIV constitutionibus non comprehendi, nec sententiis,
et poenis in illis latis subjici.
Audita
igitur selecta congregatione Venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E.
Cardinalium, et de ejus consilio, ac etiam motu proprio, et ex certa
scientia ac matura deliberatione Nostris, deque apostolicae potestatis
plenitudine, praedictam societatem Carbonariorum, aut alio quocumque
nomine appellatam, ejus coetus, conventus, collectiones, aggregationes,
conventicula damnanda, et prohibenda esse statuimus et decrevimus, prout
praesenti Nostra perpetuo valitura constitutione damnamus et
prohibemus.
Quocirca
omnibus et singulis christifidelibus cujuscumque status, gradus,
conditionis, ordinis, dignitatis, ac praeeminentiae, sive laicis, sive
clericis, tam saecularibus, quam regularibus, etiam specifica, et
individua mentione, et expressione dignis, districte et in virtute
sanctae obedientiae praecipimus, ne quis sub quovis praetextu, aut
quaesito colore audeat, vel praesumat praedictam societatem
Carbonariorum, aut alias nuncupatam inire vel propagare, confovere, ac
in suis aedibus, seu domibus, vel alibi receptare, atque occultare,
illi, et cuicumque ejus gradui adscribi, aggregari aut interesse, vel
potestatem, seu commoditatem facere, ut alicubi convocetur, eidem
aliquid ministrare, seu alias consilium, auxilium vel favorem palam, aut
in occulto, directe vel indirecte, per se, vel per alios quoquomodo
praestare, nec non alios hortari, inducere, provocare, ac suadere, ut
hujusmodi societati, aut cuicumque ejusdem gradui adscribantur,
annumerentur, aut intersint, vel ipsam quomndolibet juvent ac
foveant,sed omnino ab eadem societate, ejusque coetibus, conventibus,
aggregationibus, seu conventiculis prorsus abstinere se debeat, sub
poena excommunicationis per omnes ut supra contrafacientes ipso facto
absque ulla declaratione incurrenda, a qua nemo per quemquam nisi per
Nos, seu Romanum Pontificem pro tempore existentem, praeterquam in
articulo mortis constitutus, absolutionis beneficium valeat obtinere.
Praecipimus
praeterea omnibus sub eadem excommunicationis poena Nobis, ac Romanis
Pontificibus successoribus Nostris reservata, ut teneantur denunciare
Episcopis, vel caeteris ad quos spectat eos omnes, quos noverint huic
societati nomen dedisse, vel aliquo ex iis criminibus, quae commemorata
sunt, inquinasse.
Postremo,
ut omne erroris periculum efficacius arceatur, damnamus, et
proscribimus omnes Carbonariorum, ut aiunt, catechismos et libros,
quibus a Carbonariis describuntur, quae in eorum conventibus geri
solent, eorum etiam statuta, codices, ac libros omnes ad eorum
defensionem exaratos, sive typis editos, sive manuscriptos, et
quibuscumque fidelibus sub eadem poena majoris excommunicationis eodem
modo reservatae, prohibemus memoratos libros, vel eorum aliquem legere,
aut retinere, ac mandamus, ut illos vel locorum Ordinariis, vel aliis,
ad quos eosdem recipiendi jus pertinet, omnino tradant.
Volumus
autem quod praesentium Litterarum Nostrarum transumptis etiam
impressis, manu alicujus notarii publici subscriptis et sigillo personae
in dignitate ecclesiastica constitutae munitis, eadem fides prorsus
adhibeatur, quae ipsis originalibus Litteris adhiberetur si forent
exhibitae, vel ostensae.
Nulli
ergo hominum liceat hanc paginam Nostrae declarationis, damnationis,
mandati, prohibitionis et interdictionis infringere, aut ei ausu
temerario contraire. Si quis autem hoc attentare praesumpserit,
indignationem omnipotentis Dei, ac beatorum Petri et Pauli apostolorum
ejus se noverit incursurum.
Datum
Romae apud Sanctam Mariam Majorem, anno Incarnationis Dominicae
millesimo octiiigentesimo ti•igesimo primo, idihus septembris,
Pontificatus Nostri anno vigesimo secundo.
Pius PP. VII.
NOTE:
[1] Non
appena fu vinta la rivoluzione ch'era stata suscitata dalla
frammassoneria e dalle altre sette secrete, ricominciarono queste le
loro macchinazioni, e specialmente in Italia il carbonarismo diffuse con
incredibile rapidità le sue reti. Pio VII. palesò il male, e se le
rivoluzioni posero nuovamente in iscompiglio l'Europa, ne fu cagione la
negligenza de' governi nell'ascoltare gli avvisi che loro venivano da
Roma.
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