"L'officio divinamente commessoci di pascere il gregge del Signore
fra i
primi doveri, imposti da Cristo, ha quello di custodire con ogni
vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le
profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di
falso nome.
La quale provvidenza del supremo pastore non vi fu tempo che non fosse
necessaria alla chiesa cattolica: stantechè, per opera del
nemico
dell'uman genere, mai non mancarono uomini
di perverso parlare,
cianciatori di vanità e
seduttori, erranti e consiglieri agli altri
di errori. Pur nondimeno
egli è da confessare che, in questi ultimi
tempi, è cresciuto oltremisura il numero dei nemici della croce
di
Cristo; che, con arti affatto nuove e pieni di astuzia, si affaticano a
render vana la virtù avvivatrice della Chiesa e scrollare dai
fondamenti, se venga lor fatto, lo stesso regno di Gesù Cristo.
Per la
qual cosa non Ci è oggimai più lecito di tacere, se pur
non vogliamo
aver vista di mancare al dovere Nostro gravissimo, e che Ci sia apposta
a trascuratezza di esso la benignità finora usata nella speranza
di più
sani consigli.
Ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il
fatto, che i
fautori dell'errore già non sono omai da ricercarsi fra i nemici
dichiarati: ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano
nel seno
stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in
vista. —
Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e,
ciò
ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto
sacerdotale, i
quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido
presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle
velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza
ritegno di
sorta, per riformatori della Chiesa medesima: e, fatta audacemente
schiera, si gettano su quanto ha di più santo nell'opera di
Cristo, non
risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento
sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice
uomo".
QUESTI SONO I FRUTTI DEL DIABOLICO CORSO VATICANOSECONDISTA:
Più di 3.000 religiosi e religiose hanno lasciato ogni anno la vita
consacrata. E' il dato allarmante fornito da mons. José Rodriguez
Carballo, segretario della congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica (il dicastero vaticano
responsabile dei religiosi) nel corso di un convegno.
Il nostro dicastero - ha detto il francescano in un testo pubblicato
nel pomeriggio dall'Osservatore Romano con il titolo "Crisi delle
vocazioni religiose? E' colpa dello zapping" - in 5 anni (2008-2012) ha
dato 11.805 dispense: indulti per lasciare l'istituto, decreti di
dimissioni, secolarizzazioni ad experimentum e secolarizzazioni per
incardinarsi in una diocesi. Si tratta di una media annuale di 2.361
dispense. La Congregazione per il Clero, negli stessi anni, ha dato
1.188 dispense dagli obblighi sacerdotali e 130 dispense dagli obblighi
del diaconato. Sono tutti religiosi: ciò fa una media per anno di 367,6.
Sommando questi dati con gli altri, abbiamo quanto segue: hanno
lasciato la vita religiosa 13.123 religiosi o religiose, in 5 anni, con
una media annuale di 2.624,6. Ciò vuol dire 2,54 ogni 1.000 religiosi.
A questi bisogna aggiungere tutti i casi trattati dalla Congregazione
per la Dottrina della Fede. Secondo un calcolo approssimativo ma
abbastanza sicuro, questo vuol dire che più di 3.000 religiosi religiose
hanno lasciato ogni anno la vita consacrata. Nel computo non sono stati
inseriti i membri delle società di vita apostolica che hanno
abbandonato la loro consacrazione, né quelli di voti temporali.
Certamente i numeri non sono tutto, ma sarebbe da ingenui non tenerne
conto".
Carballo ha aperto insieme al suo prefetto, il cardinale brasiliano
Joao Braz de Aviz l'incontro dal titolo "Fedeltà e perseveranza
vocazionale in una cultura del provvisorio" presso l'Antonianum di Roma.
"Quando si cerca di individuare le cause o di proporre degli
orientamenti, penso che sia necessario fare una radiografia, pur breve e
limitata, della società da cui provengono i nostri giovani, i giovani
che si rivolgono a noi, così come delle fraternità che li accolgono",
afferma Carballo. "Viviamo, anche, in un tempo che possiamo definire il
tempo dello zapping. Zapping, letteralmente, vuole dire: passare da un
canale all'altro, servendosi del telecomando, senza fermarsi su nessuno.
Simbolicamente, zapping, significa non assumere impegni a lungo
termine, passare da un esperimento all'altro , senza fare nessuna
esperienza che segna la vita. In un mondo dove tutto è agevolato, non
c'è posto per il sacrificio, né per la rinuncia, né per altri valori
simili. Invece, questi sono presenti nella scelta vocazionale che esige,
pertanto, di andare controcorrente, come è la vocazione alla vita
consacrata".
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E COSI' SI ESPRIME L'APOSTATA BERGOGLIO CAPO DELLA FALSA CHIESA CONCILIARE: “RIPARTIRE DAL CONCILIO E APRIRE ALLA CULTURA
MODERNA. APRIRSI ALLA MODERNITA’ E’ UN DOVERE PER LA CHIESA. LA CURIA
ROMANA E’ TROPPO VATICANO-CENTRICA. SONO UN ANTICLERICALE”!!!
“I Capi della Chiesa sono spesso stati narcisisti, lusingati e malamente
eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del Papato. La Curia
ha un difetto: è Vaticano-centrica. Vede e cura gli interessi del
Vaticano, che sono ancora in gran parte, interessi temporali. Questa
visione Vaticano-centrica trascura il mondo che ci circonda”
”Quando ho di fronte un clericale, divento anticlericale di botto. Il
clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il
cristianesimo”.
“I più gravi dei mali che affliggono il mondo sono la DISOCCUPAZIONE DEI GIOVANI e la SOLITUDINE DEI VECCHI”.
“La Chiesa si senta ‘responsabile sia delle anime sia dei corpi. Per il
pontefice i giovani senza lavoro e gli anziani lasciati soli sono il
problema ‘più urgente e ‘più drammatico che la Chiesa ha davanti, anzi,
sono i più gravi dei mali del mondo in questi anni.”
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=182030
E SI QUESTO PERSONAGGIO HA CAPITO PROPIO TUTTO E HA TROVATO L'ANTIDOTO PER FERMARE LA CRISI DELLA CHIESA CIOE' DISTRUGGERE IL CLERO...
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Fonte: Progetto Barruel...
La Civiltà Cattolica anno XXX, serie X, vol. XII, Firenze 1879 pag. 5-15.
R.P. Raffaele Ballerini d.C.d.G.
CATTOLICO MA NON CLERICALE
I.
Non ci ha, crediamo, alcuno dei nostri lettori, il quale non siasi
talora scontrato in persona, che adoperasse la frase, posta qui per
titolo di quest'articolo, professando cattolicismo e rimovendo
da sè la taccia di clericalismo: Son cattolico ma non
clericale. Alcuni non han dubitato di dichiararlo eziandio colla
stampa; e ultimamente un giornale, morto senza compianto di veruno,
benchè protestasse di essere cattolico e fosse veramente scritto
da cattolici, pur diceva nel suo testamento che non era nè
sarebbe stato mai clericale.
L'avversar questo epiteto di clericale, nei nemici della Chiesa ben si
comprende; giacchè per essi è sinonimo di cattolico.
Leggemmo ultimamente in un giornale razionalista una magnifica
confessione, cioè che cattolico, clericale, gesuita, esprimevano
lo stesso oggetto, secondochè voleva parlarsene con indifferenza
o con disprezzo o con odio; a quel modo che sogliono adoperarsi i
vocaboli: Israelita, ebreo, giudeo. Pei nemici della Chiesa come il dir
gesuita significa cattolico,
in quanto è ad essi odioso;
così clericale dice parimente cattolico, in quanto è ai
loro occhi dispregevole. Ciò si capisce.
Ma per questo appunto non si capisce come una simile avversione possa
aver luogo in chi si professa cattolico. Secondo la data spiegazione,
cattolico non clericale equivarrebbe a cattolico non cattolico:
contraddizion manifesta.
Non in questo senso, dirà taluno, si rimuove l'epiteto
di clericale; ma solo in quanto esprime un partito retrivo, formato da
quella parte del Clero, la quale avversa la patria e gli acquisti della
civiltà moderna. Noi non vogliamo qui entrare a discutere l'esistenza di un tal
partito,
nè il valore delle imputazioni, a cui il Liberalismo appoggia
quel suo fingimento. Una tale disamina ci trasporterebbe fuori
del nostro proposito. Solo diciamo che quand'anche siffatto partito
esistesse, tuttavolta a separarsi da esso dovrebbe inventarsi un
vocabolo, che lo significasse in particolare, non già adoperare
una frase, qual è questa di clericale, che si riferisce, non ad
una parte ma al tutto. Non clericale
esprime alienazione dal Clero
generalmente; e il Clero preso generalmente importa non questo o quel
ceto, questo o quel numero di ecclesiastici, ma tutto l'ordine
ieratico, incluso l'Episcopato, e il Pontefice stesso che n'è
la sommità ed il vertice.