martedì 18 febbraio 2014
Gli orchi nelle scuole...
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 20/14 del 14 febbraio 2014, San Simeone
Gender in classe. Ecco i libri che insegneranno agli scolari italiani ad essere più moderni dei loro «genitori omofobi»
Dal «ritratto dell’individuo omofobo» all’empatia con i gay fino
alla teoria delle “nuove famiglie”. Abbiamo letto gli opuscoli Unar che
saranno proposti nelle scuole del nostro paese
È così che la teoria del “gender” verrà insegnata nelle scuole
italiane sin dalla più tenera età. Come anticipato nelle famose “linee
guida” approvate all’epoca del governo Monti dall’allora ministro del
Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero, sono pronti i
«percorsi innovativi di formazione e aggiornamento per dirigenti,
docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con particolare
focus sul tema Lgbt e sui temi del bullismo omofobico e transfobico».
ESSERE GAY INFORME. Questi percorsi sono delineati in tre
libretti partoriti nell’ambito della nuova “strategia nazionale” anti
omofobia, affidata per decreto del governo Letta a 29 associazioni del
mondo Lgbt e finanziata dai contribuenti con 10 milioni di euro. In
sostanza i volumi sono pressoché identici, con qualche variante per
“adattarli” ai diversi gradi di scuola: superiore, media inferiore ed
elementare. Sotto il generico titolo Educare alla diversità nella
scuola, l’obiettivo è diffondere l’idea che omosessuali si nasce, così
come si nasce etero. Per averli basta richiederli al sito dell’istituto
Beck che li ha prodotti su incarico dell’Unar con l’intento di
convincere gli insegnati e quindi gli alunni. Perché, come si legge, non
è più sufficiente essere gay friendly (amichevoli nei confronti di gay e
lesbiche), ma è necessario essere gay informed (informati sulle
tematiche gay e lesbiche). Per evitare, cioè, discriminazioni che
nascono da affermazioni o comportamenti che «gli insegnanti devono
evitare», non basterà impegnarsi a non insultare o a non assumere
atteggiamenti di esclusione. D’ora in poi i docenti dovranno evitare
«analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa
(cioè che assume che l’eterosessualità sia l’orientamento normale)»,
poiché queste possono tradursi nella pericolosa assunzione «che un
bambino da grande si innamorerà di una donna». Attenzione quindi a non
dividere mai i maschi dalle femmine o ad assegnare loro diverse
attività. Vietato anche elaborare compiti che non contengano situazioni
diverse, occorre formulare problemi così: «Per esempio; “Rosa e i suoi
papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina
costa 2 euro, quanto hanno speso?”».
NON PUOI CAMBIARE. A dar retta a questi opuscoli, l’identità
sessuale sarebbe formata da quattro componenti. La prima componente è
l’identità biologica che si riferisce al sesso. La seconda è l’identità
di genere che dipende dalla percezione che si ha di sé. E «non sempre
l’identità di genere e quella biologica coincidono». Infatti «a volte –
si legge – il disagio rispetto al proprio sesso biologico è così forte
che la persona è disposta a sottoporsi a cure ormonali e operazioni
chirurgiche». La terza componente è poi il ruolo di genere, imposto
dalla società, per colpa del quale, ad esempio, una donna «deve imparare
a cucinare» o «deve volere un marito e dei figli». Infine c’è
l’orientamento sessuale, quello da cui dipende l’attrazione verso altre
persone. Le quali ovviamente possono essere indifferentemente di un
altro sesso o dello stesso. L’unica cosa che non è normale è che
esistano «individui attratti dal proprio sesso che non hanno
comportamenti omosessuali o alcuna attività sessuale»: gli scolari
italiani impareranno presto che queste persone «hanno forti sensi di
colpa rispetto alla propria omosessualità». Secondo i teorici del gender
si chiama «omofobia interiorizzata» ed è dovuta a «pregiudizi e
discriminazioni che possono rendere più difficile l’accettazione del
proprio orientamento». Quanto alle cosiddette «terapie riparative», sono
cose «estremamente pericolose». Punto. Segue per sicurezza un bel
«ritratto dell’individuo omofobo», che di solito è di «età avanzata» ed è
accecato da un alto «grado di religiosità» e di «ideologia
conservatrice». Si va dall’«omofobo di tipo religioso che considera
l’omosessualità un peccato» a quello «scientifico che la considera una
malattia», fino ai «genitori omofobi». Nelle pagine successive vengono
poi forniti i dati sulla discriminazione, presi direttamente da Gay.it.
TUTTA COLPA DEI MEDIA. Nei libretti anti-omofobia
sono forniti anche alcuni strumenti: oltre al questionario per misurare
il proprio livello di omofobia, si consiglia vivamente di coinvolgere
nel progetto anche i genitori, inviando loro una lettera di cui viene
presentato un modello tipo. Le due pagine successive sono dedicate alle
risposte alle domande più frequenti, come quella sul perché ci sono
persone con attrazioni dello stesso sesso, a cui si deve replicare che è
così «per la stessa ragione per cui altri individui sono attratti da
persone del sesso opposto». A chi domanda se esista una cura per
l’omosessualità si deve risponde ovviamente di no, ricordando che
«chiunque dica il contrario diffonde un pregiudizio».
COSA GUARDARE IN TV. C’è poi un’ultima sezione dedicata
all’insegnamento pratico. Qui viene sottolineato il ruolo dei media
italiani che discriminano le famiglie omosessuali, invitando i docenti a
chiedere agli alunni come mai «in Italia non ritraggono diverse
strutture familiari». Quindi viene caldeggiata la visione di film con
modelli di «famiglie allargate» come Modern Family, oppure serie tv su
famiglie eterosessuali litigiose come Tutto in famiglia o La vita
secondo Jim. Viene proposto inoltre il “Gioco dei fatti e delle
opinioni” in cui, ad esempio, se uno studente dice «“due uomini che
fanno l’amore sono disgustosi”, a quel punto l’insegnante deve far
notare che questa è un’opinione che deriva dal fatto che siamo poco
abituati dal cinema e dalla tv a vedere due uomini che si baciano o
fanno l’amore». E se questo non bastasse, ecco “Caccia agli stereotipi”,
che permette di assicurarsi che gli alunni abbiano capito bene:
«L’unica scelta che un omosessuale può fare è accettare questi
sentimenti».
MASTURBAZIONE COME GIOCO. Dopo di che gli insegnanti dovranno
tentare di fare immedesimare gli alunni “eterosessuali” con gli
“omosessuali” e mettere gli alunni «in contatto con sentimenti e
emozioni che possono provare persone gay o lesbiche». Ci sono storielle,
attività e strumenti anche per questo, ed è proposto un elenco di
documentari come Kràmpack, in cui la masturbazione fra due ragazzi è
presentata come esplorazione e «gioco», e L’altra metà del cielo, che
racconta «le vite di donne che amano altre donne» le quali «si sono
scontrate con l’omofobia della propria famiglia».
ATTENZIONE AI GENITORI. Non poteva mancare qualche idea per
aiutare le maestre a cambiare nelle teste dei loro alunni il concetto di
famiglia. Ecco un esempio: «L’insegnante utilizza un tabellone e
incolla a caso le immagini di famiglie differenti (ad esempio,
l’immagine di una famiglia multi-razziale: due persone bianche con un
bambino nero; le foto di un uomo vecchio, di una donna e di un cane; di
due donne; di due uomini ecc). Chiede, allora, agli studenti se, secondo
loro, le persone nelle foto potrebbero essere una famiglia (…).
L’insegnante fa riferimento, dunque, alla definizione comune di famiglia
e ricorda agli studenti che non si tratta di come appare, ma piuttosto
di come i membri si supportano tra loro, si amano e si accudiscono a
vicenda».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
COSE DA VOMITO introdotte da satanici esseri per distruggere subdolamente la visione della realtà nei bambini oper far sì che loro stessi, da adulti, creino un'altra realtà deforme e satanica.
RispondiEliminaSe verrà attuata, questa cosa creerà nei ragazzi ancora più confusione. A scuola un indirizzo a casa un altro, Consiglio di fare il lavaggio del cervello anche ai genitori. Vivremo così tutti più felici ed ogni mattina, tenendo conto di come siamo girati, potremo decidere il genere che più ci aggrada e uscire vestiti da donna se siamo uomini o da uomo se siamo donne, comportandoci di conseguenza. Siamo un popolo indecente. E mentre succede tutto questo il Santo Padre abbraccia felice bambini vestiti come lui. Mascherina, mascherina!!! Maria L.
RispondiElimina