PRODROMI PRO RESTITUTIONE SANCTAE ECCLESIAE CATHOLICAE
L’editoriale di questa settimana è particolarmente importante
perché affronta tematiche di fondamentale attualità, quali lo status di
Sede Vacante e la necessità di preparare il terreno per il ritorno del
Papa, nonché quella di superare certo clericalismo e certi difetti,
presenti anche nel mondo tradizionale, per trovare quell’unità nella
Verità, che è anche unità di intenti nelle modalità operative. Vuole
essere un primo contributo, di discussione e dibattito fra quanti hanno a
cuore il bene della Chiesa e delle anime. Se ne invita l’attenta
lettura perché questi contenuti sono troppo spesso sottaciuti.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Dopo il contributo del Circolo Christus Rex alla Buona Battaglia per la piena ripresa della retta via che porti alla Restaurazione della Santa Chiesa Cattolica, vediamo ora le questioni da chiarire per seguire un piano di azione cattolico.
Chi ci segue sa che riconosciamo lo status di “Sede Vacante” attuale.
Questo non può essere visto in nessun modo come stato cui la Chiesa
possa adagiarsi, tutto al contrario, è lo stato, alla stregua di quello
di sbandati senza padre, da superare con urgenza estrema come sia la
causa di una grave malattia o paralisi fisica.
Per farlo è necessario identificare bene quale sia stata la causa di
questo vuoto maligno e quali i rimedi per superarlo. Si tratta di
diagnostici da molto tempo conosciuti, ma che niente hanno risolto
perché applicati in un modo disconnesso che moltiplica i dubbi ed
estende le confusioni: si contesta il varo deliberato e sistematico di
dottrine e di liturgie di marchio modernista e perciò contrarie alla
Fede, ma nello stesso tempo si ritiene di non poter parimenti contestare
la loro causa ovvero la legittimità dei loro autori.
Eppure, tali spurie innovazioni derivate dal Vaticano 2, si
dimostrano un progetto completo per aggiornare e aprire la Chiesa al
mondo moderno, idea che, opposta alla sua Tradizione bimillenaria, è
questione da affrontare nell’ordine delle sue cause reali, cioè
denunciando l’illegittimità del potere dei suoi autori.
Qui siamo alla prima questione canonica che deve essere vista e
risolta nella certezza della sola risposta possibile secondo i termini
esposti. Questi furono, per esempio, presentati il 18.XI.1978 dal
cardinale Seper a Mgr Lefebvre alla presenza di Giovanni Paolo 2º
secondo la seguente logica: “ se il «Novus Ordo» di Paolo 6º non è
cattolico, ma protestantizzante, come lei dice, poiché è dato da un
papa, e questo non può promuovere l’errore dottrinale né liturgico – o
ciò è falso e tale rito è buono, o il suo promotore non è papa” (vedi nº
extra di Itineraires: Mgr Lefebvre et le Vatican).
Purtroppo, Mgr Lefebvre, che ha vissuto per molti anni senza mai
negare il gravissimo dilemma ribadito in questi termini logici dal
cardinale Seper, non l’ha risolto, pur confermando l’impronta
protestantizzante del «Novus Ordo» di Paolo 6º, che «si allontana in
modo impressionante dalla Teologia cattolica». Poiché il Fondatore ha
fatto silenzio davanti all’evidenza (che l’autorità in veste papale che
volle promuovere il N.O. era falsa), oggi la sua FSSPX si lacera su tale
questione.
Nella «Lettera aperta» ai dirigenti di questa Fraternità pubblicata qui (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=9233)
c’è un breve riepilogo di quanto affermato pubblicamente dai due
Vescovi, Castro Mayer e Marcel Lefebvre insieme. Esso descrive a che
punto il Vaticano 2 ha aggiornato e aperto la Chiesa al mondo moderno,
opposto alla sua Tradizione. Ormai sono accuse che rimarranno registrate
nella Storia della Chiesa, ma per questi che si dicono seguaci della
loro testimonianza episcopale sono testi da nascondere e dimenticare.
Poiché la rovinosa attualità cattolica è caratterizzata, non solo in
questo caso, da tante divisioni che si moltiplicano nella più
sconcertante confusione e proprio sulla questione chiave del Papato,
rimane chiaro che questa è la prima e più urgente da risolvere tra
tutte. Essa va definita in breve dalla presenza e occupazione della
Chiesa da parte di fautori di dottrine eretizzanti manifestate in
liturgie protestantizzanti, che causano demolizioni e rovine nella vita
della Chiesa, della Cristianità e del mondo, un guaio immane da
risolvere con una supplica comune in amplissima scala al Signore. Siamo
consapevoli, però, che una parte della risposta è già data perché Dio
opera nel mondo umano attraverso gli uomini. Prima la risposta divina
poteva essere che coloro che da vivi “non ascoltarono Mosè e i profeti”,
dopo, nemmeno crederanno in qualcuno risorto dai morti!” (Lc 16,
29-31). Ora, il Salvatore risorto ha istituito la Sua Chiesa, che è
retta nel mondo da chi è incaricato di rappresentarLo. Non
necessariamente un mistico né teologo, ma un capo consacrato che fa le
veci del vero Capo Gesù Cristo per sostenere la Chiesa.
Ecco che si deve tornare a desiderare questo Papa con tutta la forza
della fede e della speranza e con tutta l’urgenza della carità,
consapevoli della più cupa ignoranza e indegna omertà che copre la
questione. In questo senso è giusto ritenere che ogni richiesta pubblica
per l’elezione di un vero Papa, anche se redatta inevitabilmente per la
comunicazione imperante, perciò, come minimo modernista, è utile, come
ho commentato qui riguardo alla lettera pubblicata questi giorni sulla rivista «Oggi».