Autore: Cesare Baronio
Il
dolore, la sofferenze, la morte. Non è facile, credetemi, parlare di
argomenti tanto alti senza esser percorsi da un timore reverenziale. E
compulsare la Sacra Scrittura, gli scritti dei Santi Padri, i documenti
del Magistero, le fonti liturgiche dimostra che è proprio nel mistero
della sofferenza umana che la nostra Religione si mostra in tutta la sua
ineffabile perfezione, e si pone come unica risposta credibile alle
nostre domande. Poiché Cristo ha compiuto l'opera della Redenzione
proprio attraverso la Passione e la Morte, rendendo il dolore strumento
di salvezza e di riscatto, ma anche motivo di speranza.
Il
senso della sofferenza umana è compendio del nostro Credo, perché nella
sofferenza si è compiuta la nascita, la vita e la morte di Colui che,
incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ha sconfitto la morte del
corpo, ma ancor più la morte dell'anima.
Ma
proprio perché la sofferenza è legata intimamente ai Misteri della
nostra Fede - la Ss.ma Trinità, l'Incarnazione, la Passione, la
Resurrezione - non è possibile dare una risposta alla spontanea domanda
dell'uomo senza coinvolgere tutte le Verità della Fede, sì che
ogni dogma - anche quello che può sembrare più marginale - manifesta la
propria ragione e necessità. Negare uno solo dei dogmi della nostra
Fede, significa scardinare l'intero edificio cattolico, ma ancor prima
significa profanare quel corpus organico perfettissimo che la
Sapienza infinita di Dio ha posto come unico strumento di salvezza
eterna per l'uomo corrotto dal peccato. Significa, in ultima analisi,
negare quanto Nostro Signore ci ha insegnato non per istruirci
intellettualmente, ma per consentirci - ancorché immeritevoli - di
restaurare l'ordine mirabile che per nostra colpa abbiamo infranto in
Adamo. Significa attentare a Cristo medesimo, che è Verità Egli stesso,
Verbo eterno del Padre.