Per la maggior Gloria di Nostro Signore cerchiamo persone disponibili ad eventuali Traduzioni da altre lingue verso l'Italiano. per chi si rendesse disponibile puo' scrivere all'indirizzo Mail: cruccasgianluca@gmail.com
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domenica 30 ottobre 2016

ULTIMA DOMENICA DI OTTOBRE NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI REGIS. Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...


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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Colossénses, 1, 12-20
 
Fratres: Grátias ágimus Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem sortis sanctórum in lúmine: qui erípuit nos de potestáte tenebrárum, et tránstulit in regnum Fílii dilectiónis suæ, in quo habémus redemptiónem per sánguinem eius, remissiónem peccatórum. Qui est imágo Dei invisíbilis, primogénitus omnis creatúræ: quóniam in ipso cóndita sunt univérsa in coelis et in terra, visibília et invisibília, sive throni, sive dominatiónes, sive principátus, sive potestátes: ómnia per ipsum et in ipso creáta sunt: et ipse est ante omnes, et ómnia in ipso constant. Et ipse est caput córporis Ecclésiæ, qui est princípium, primogénitus ex mórtuis: ut sit in ómnibus ipse primátum ténens: quia in ipso complácuit omnem plenitúdinem inhabitáre; et per eum reconciliáre ómnia in ipsum, pacíficans per sánguinem crucis eius, sive quæ in terris, sive quæ in coelis sunt, in Christo Iesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.
 
Fratelli: ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
M. - Deo grátias.

martedì 25 ottobre 2016

"La dottrina protestante consiste nel profanare la Sacra Scrittura, nel seminare incredulità e immoralità, nel distruggere i Sacramenti e la Chiesa di Gesù Cristo, nel ricondurre il mondo allo stato del paganesimo".


Segnalazione del Centro Studi Federici
E’ stato ristampato il volumetto “I protestanti distruttori della religione cristiana”, del padre passionista Luigi di San Carlo, edito nel 1931.
Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo la lettera che il card. Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, indirizzò all’Autore.
 
P. Luigi di S. Carlo, I protestanti distruttori della religione cristiana, Amicizia Cristiana 2016, pag. 88, euro 9,00. Ordini: edizioniamiciziacristiana@yahoo.it
 
Lettera di Sua Eminenza il Cardinale Camillo Laurenti
Prefetto della Santa Congregazione dei Riti
Roma, 14 aprile 1931
 
Reverendo P. L., 
Saluto con piacere il suo piccolo ma vigoroso opuscolo, che reca un notevole contributo alla difesa della nostra santa fede cattolica attualmente cosi insidiata in Italia dai Protestanti. La schiettezza della fede che l’eresia non arrivò mai a contaminare nella massa del nostro buon popolo, è, tra i molti doni che Dio ci ha fatto, il tesoro più prezioso e il vanto più glorioso di nostra gente. Collocata da Dio nel bel mezzo d’Italia, la Sede di Pietro, centro di unità nella Chiesa, qui più che altrove irradiò la luce del suo magistero e mantenne salda la fede della nazione. 
Questa fede che suscitò nel nostro popolo tanto eroismo di santità, dai martiri dei primi secoli ai mistici, ai Dottori, ai missionari del medio evo fino ai contemporanei Don Bosco, Contardo Ferrini, Gabriele dell’Addolorata, questa fede è il succo vitale della nostra anima, è il germe per cui non è ancora del tutto inaridita la nostra vita spirituale.
Il fulcro della nostra storia è la Chiesa Cattolica, per la cui opera non fummo del tutto travolti nell’invasione barbarica al cadere dell’Impero Romano, fummo preservati dal giogo islamico nel Medio Evo e dalla peste dell’eresia all’aprirsi dell’epoca moderna. Perfino l’antica storia di Roma convergeva inconsapevolmente, come a meta ignota, alle glorie della futura Chiesa. È il pensiero che da San Leone Magno tolse Dante quando di Roma e dell’Impero
 
 Romano cantava:
La quale e il quale a voler dir lo vero
Fur stabiliti per lo loco santo
U’ siede il Successor del maggior Piero.
(Inferno, canto II)
 
Ed ora che avviene? Contro questa fede cattolica, che fu il nostro conforto nei secoli di sventura, l’ispiratrice della nostra gloria, e il santo legame spirituale che sempre ci unì in Gesù Cristo anche quando eravamo politicamente divisi, si sferra adesso una offensiva, più rumorosa, è vero, che efficace, ma con caratteri così perfidi che meriterebbero le parole santamente sdegnose di Gesù Cristo contro i seminatori di scandali e i seduttori di anime. È un vero e grande oltraggio che ci si fa.
Il primo oltraggio è contro la verità, contro la vera e santa fede cattolica, nobile retaggio della nazione. Rapire anche un’anima sola alla Santa Madre Chiesa è innanzi a Dio un male senza misura.
Il secondo oltraggio è contro la nostra civiltà, tutta penetrata nel pensiero, nell’arte, nella tradizione, nel costume dal soffio animatore della fede cattolica; civiltà che nella storia dello spirito toccò culmini altissimi e tracciò linee di luce che ancora illuminano il mondo.
Il terzo oltraggio è nel momento storico prescelto per l’acuirsi di questa offensiva. È vero che da tempo, specialmente la setta metodista medita e lavora pel disgregamento religioso del nostro popolo. Ma è dopo i Patti Lateranensi felicemente conchiusi che l’eresia ha raddoppiato i suoi sforzi. Perché? – Credo per combattere volutamente e deliberatamente i salutari effetti che quella pacificazione era destinata a produrre.

sabato 15 ottobre 2016

MATERIALMENTE BUONO PER IL FUOCO E FORMALMENTE INABILE A RICEVERE IL COSIDETTO "PAPATO" CONCILIARE. ENNESIMO SCANDALO IN VATICANO DAL SATANASSO BERGOGLIO...

Nel 1883 la Beata Maria Serafina Micheli (1849-1911), fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte… erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
 http://www.pliniocorreadeoliveira.info/ACC_1961_121_11.jpg
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia. (Don M. Stanzione, fonte: .miliziadisanmichelearcangelo.org)
 
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sabato 8 ottobre 2016

"viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista".


L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

 La battaglia navale di Lepanto, del 7 ottobre 1571, si svolse all’insegna del Santo Rosario e Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, per cui san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario». La vittoria nel corso della politica europea ha assicurato un altro secolo di Cristianità contro la secolare pressione musulmana.
Questa è continuata e riprese forze nel settembre 1683 mirando la presa di Vienna in un scenario politico-militare terribile per la Cristianità sconvolta dalla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), «guerra di religione» continuata come disputa di dominio tra la Francia dei Borbone e gli Asburgo dall’autorità imperiale. La vergogna per l’Europa cattolica, è stata allora l’alleanza del cardinale Richelieu coi protestanti, avendo foraggiati d’oro lo svedese Gustavo Adolfo per sconfiggere i poteri della parte germanica, devastata e divisa politicamente fra cattolici e protestanti.
Tali divisioni favorirono l’egemonia della Francia di Luigi XIV (1638-1715), aspirante della corona imperiale. Il tal senso non esitò a cercare l’alleanza degli ottomani. indifferente agli ideali della Cristianità. Nel mio «Nella profezia di Fatima… il mistero dell’altra Roma», tratto brevemente del caso per il fatto di quel Re aver ricevuto la grazia di una «Richiesta-Offerta» del Sacro Cuore. Purtroppo non l’ha considerata.
Ecco che la storia di questi ultimi secoli è la misera storia di una Europa che rifiutò le benedizioni del Cielo per ambire a quella autonomia nel progresso che produsse la presente decadenza e oscena sudditanza europea ad ogni diavoletto e anticristo. Ma ciò servirà qui, ancora per spiegare che se c’è la presenza del Papa nulla è perduto. Infatti, sul finire del secolo l’Europa cristiana era ripiegata da divisioni religiose e lotte dinastiche, rendendola oltremodo vulnerabile a un’invasione turca.

L’impero ottomano aveva ormai conquistato territori balcanici fino alla pianura ungherese. L’avanzata finale era prevedibile e infatti il Gran Visir Kara Mustafà, forte anche della neutralità dovuta alla spregiudicata politica anti-asburgica di Luigi XIV, approfitta del momento di confusione in cui versava la Cristianità per armare la grande offensiva puntando alla capitale imperiale, Vienna.
Questa volta i Turchi sarebbero passati alla larga della ancora temibile Repubblica di Venezia, che malgrado la caduta di Candia nel 1669, era stata la sola a contende le isole dell’Egeo e i territori in Grecia e di Dalmazia. L’altra resistenza poteva venire, come è venuta dalla cattolica Polonia, a cui era stata sottratta nel 1672 la Podolia in quella che poi sarebbe parte dell’Ucraina odierna. A questo punto i tamburi di guerra cominciarono a suonare nel gennaio 1683 a Istanbul, punto di partenza dell’immenso esercito messo in marcia verso il cuore dell’Europa attraverso l’Ungheria.
L’obiettivo turco portato avanti da Kara Mustafà e del sultano Maometto IV era allora, come è oggi, di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna. Il progetto allora di presentava ancora più accessibile, visto la debolezza della ridotte forze imperiali rinforzate solo da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena. Qui si deve ricordare la campagna di resistenza intrapresa dal venerabile padre cappuccino Marco da Aviano. Fu l’inviato del Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore il grande predicatore della crociata anti-turca, in Nome della Madre di Dio, la cui effigie fino al tempo di Hitler rimase nella bandiera austriaca.
L’8 luglio 1683 il minaccioso esercito ottomano dall’Ungheria parte verso Vienna e il 13 luglio cinge l’assedio, dopo aver devastato i territori attraversati col saccheggio di città chiese e conventi e massacrando e schiavizzando quei popoli cristiani. In vista dell’invasione imminente l’’imperatore Leopoldo I lascia la città per raggiunge Linz. La situazione per la resistenza sembra disperata di fronte al temibile pericolo turco.
Tornano a suonare ovunque le campane dell’«arrivano i turchi», già suonate nel secolo precedente. Si cerca di mobilitare quanto resta delle risorse militari imperiali, e l’imperatore invia messaggi per cercare di raccogliere le forze dei principi, anche protestanti e chiede l’intervento immediato dell’esercito più vicino, quello polacco. Era il gioco la salvezza dell’Europa cristiana e il Papa era all’avanguardia dell’appello generale, ormai inutile verso la Francia e qualche altro.



Il Papa, il beato Innocenzo XI, ancora da cardinale, Benedetto Odescalchi, aveva da tempo seminato per la Santa Sede una politica europea e orientale, soprattutto dal 1676, e che il quell’ora drammatica ha dato frutti con lui eletto Papa col nome di Innocenzo XI. Beatificato, nel 1956 da Papa Pio XII, e l’unico papa tra San Pio V e San Pio X. Le sue doti politiche come custode del grande spirito crociato, ispirò una politica tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l’impero ottomano. Tante questionI poco ricordate, ma che lo rese ammirato perfino dal non cattolico WInston Churchill.
Il Pontefice, da cardinale si guadagnò il titolo di “padre dei poveri”, ma era pure un abile politico della diplomazia pontificia impegnata a conciliare i contrasti europei, per esempio dell’Austria con la Polonia, del Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difese perfino i giusti interessi dei protestanti ungheresi contro il locale episcopato. La difesa dell’Europa dall’Islam doveva precedere le divisioni locali della Cristianità. Così, davanti alla minaccia ottomana del 1683, riuscì a essere l’anima di una coalizione cristiana, trovando i mezzi in Europa per finanziare le truppe e pagare dei cosacchi dell’esercito polacco, che ebbero un ruolo importante nello scontro.

domenica 2 ottobre 2016

PER NON DIMENTICARE CHI ERA L'ANTIPAPA ERETICO RONCALLI...

  Fonte: Vaticano Cattolico...

Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni XXIII



Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.

Ivo Marsaudon, Frammassone del trentatreesimo grado del rito Scozzese: "Il senso dell'universalismo rampante a Roma oggidì è molto vicino al nostro scopo di esistenza… con tutti i nostri cuori noi sosteniamo la rivoluzione di Giovanni XXIII." [1]
Antipapa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, l'uomo che convocò il Vaticano II e che finse di essere Papa dal 1958-1963.
Esamininosi alcuni fatti circa Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII. Angelo Roncalli nacque nel 1881, per, poi, arrivare a detenere postazioni diplomatiche in Bulgaria, in Turchia ed in Francia. Angelo Roncalli fu anche "patriarca" di Venezia, Italia.

Alcune delle attività di Antipapa Giovanni XXIII avanti la sua "elezione come Papa" nel 1958

Il Santo Uffizio aveva per anni mantenuto un fascicolo su Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, bollantelo come modernista sospetto. La cartella datava 1925, anno in cui Angelo Roncalli, risaputo per i suoi insegnamenti eterodossi, fu bruscamente rimosso dalla sua cattedra di docenza presso il seminario Laterano a metà semestre, in quanto accusato di modernismo, per essere spedito in Bulgaria. Il trasferimento in Bulgaria diede inizio alla sua carriera diplomatica. Di particolare preoccupazione per Roma era la continua e ravvicinata associazione di Angelo Roncalli con Ernesto Bonaiuti, il prete scomunicato per eresia nel 1926. [2]
Già dal 1926 Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, scriveva agli Scismatici Orientali, cosiddetti Ortodossi.
Angelo Roncalli ad uno Scismatico Orientale, 1926: "I Cattolici e gli Ortodossi non sono nemici, bensì fratelli. Noi deteniamo la medesima Fede; noi condividiamo i medesimi Sacramenti e soprattutto l'Eucaristia. Noi siamo divisi da alcuni disaccordi concernenti la Divina costituzione della Chiesa di Gesù Cristo. Le persone essenti state la causa di tali disaccordi sono morte da secoli. Abbandoniamo noi queste vecchie dispute e, ciascuno nel suo proprio dominio, lavoriamo di modo da rendere i nostri fratelli buoni, dandoli il buono esempio. Dipoi, benché viaggianti su sentieri differenti, noi raggiungeremo l'unione fra le chiese di modo da formare assieme la vera ed unica Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo." [3]
Tale affermazione significava la bestemmia per cui la vera Chiesa Cattolica non era stata ancora stabilita.
Nel 1935 Angelo Roncalli giunse in Turchia, divenendo amico di Naman Rifat Menemengioglu, il sottosegretario al Ministero degli Esteri Turco [4]. Menemengioglu comunicò ad Angelo Roncalli: "La sicurezza dello stato è il nostro principio fondamentale e la garanzia della nostra libertà.", il quale rispose:
"La Chiesa starà attenta a non infrangere la vostra libertà.". [5]
Mentre si trovava in Turchia Angelo Roncalli dichiarò anche:
"Voi Irlandesi siete impossibili da sopportare. Il momento stesso che voi venite al mondo, già da prima di essere battezzati, voi incominciate a dannare chiunque non appartenga alla Chiesa Cattolica, specialmente i Protestanti.". [6]
Ecco un'altra citazione dimostrante le visioni eretiche di Angelo Roncalli. 
Visioni eretiche di Angelo Roncalli: "La estrema fazione anti-Cattolica della chiesa Greca Ortodossa annunciò gioiosamente un concordato con la chiesa di Inghilterra mediante il quale ognuna avrebbe riconosciuto la validità dei Sacri Ordini dell'altra. Tuttavia, Roncalli si rivelò genuinamente soddisfatto. Ai Greci, domandatigli viscidamente cosa egli pensasse del concordato, egli rispose sinceramente: 'Io ho nulla fuorché lodi per lo zelo dei nostri fratelli separati nell'operare un passo verso l'unione di tutti i Cristiani.'." [7]

Mons. Castro Mayer: "La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente ai Vaticano II con le sue eresie, non e né può essere la Chiesa di Cristo".




L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

ln un vecchio articolo su (si si no no a. X n. 8) era stata puntualizzata la situazione nella Chiesa in riferimento a gravi questioni di Fede, semplicemente accantonate in Vaticano. Siccome, nonostante la loro gravità, si voleva mettere a tacere i problemi crescenti, due Vescovi hanno insistito nel riparlarne in pubblico. Riassumiamo brevemente i fatti principali.
Allora era da più di 15 anni che Arcivescovo Marcel Lefebvre, denunciava errori contro la Fede di una «profondità inimmaginabile». Come unica risposta aveva ricevuto dalle autorità della Chiesa solo isolamento ed un’invalida ed illegale sospensione «a divinis».

Un altro insigne Vescovo, Sua Ecc. za Mons. Antonio de Castro Mayer, dal 1970 aveva presentato alla S. Sede studi e scritti sugli stessi errori contenuti in recenti documenti ecclesiali. Anche a lui nessuna risposta, ma isolamento.
Ad accrescere la situazione balorda era il fatto che gli errori denunciati dai due Presuli erano già stati condannati dai Magistero della Chiesa prima del Vaticano 2. Quindi, ubbidire alle autorità che imponevano documenti ecclesiali del genere, rifiutandosi di chiarirne errori e ambiguità, significava disubbidire a tutto il Magistero precedente che, nella sua legittimità e continuità, proviene da Dio. Si doveva davvero comprovare la pertinacia di tali «papi»?
Come previsto non soltanto dai due Vescovi di cui sopra, ma anche da vari Cardinali e Vescovi, Sacerdoti e dotti laici del mondo cattolico, le gravi deviazioni dalia Fede, conseguenti agli errori denunciati, producevano malefici frutti tanto nella Chiesa quanto nella società. La vasta assuefazione ai cambiamenti proposti dalle autorità ecclesiali allora rivelava una generale cecità sulle questioni di Fede e un concetto alienante di ubbidienza, estraneo a quello esposto dalia dottrina cattolica. Era in gioco la cecità di fronte ad ogni menzogna, anche politica.
Infatti, la gente crede, e glielo si lascia credere, in una illimitata infallibilità e perfino indefettibilità del Papa nei più svariati campi, contro la sana dottrina per cui il Romano Pontefice è infallibile solo quando definisce come Dottore universale e supremo questioni di Fede e di Morale. Ma qui si taceva sulla responsabilità dei cattolici che, appartenendo ali’unica Chiesa e professando la vera Fede per grazia di Dio, non saranno discolpati dall’aver accolto promotori di errori ed eresie sparsi a piene mani da chi appariva loro superiore in autorità. In tal senso, ben grave è la responsabilità di quelli che si dicono eredi dei due Vescovi.
Come insegna San Tommaso, i fedeli partecipano dell’infallibilità «in credendo», poiché la Fede infusa da Dio in modo perfetto nell’uomo imperfetto, è accompagnata dai doni necessari perché egli la possa preservare riconoscendo tutto ciò che la insidia e costituisce adulterio con il mondo: la Chiesa, «Sposa di Cristo, che non può adulterarsi, è incorrotta e pudica; conosce una casa sola, custodisce con casto pudore la santità di un solo talamo» (San Cipriano, De cath. Eccl. unitate 6, cit in Mortalium Animos). Dal Papa non possono venire atti o documenti che, pur senza la nota d’infallibilità, inducano all’errore, all’eresia e alla corruzione del peccato.

Gli abominevoli modernisti celebreranno la figura del falso profeta Maometto nel periodo di Natale...




Per la prima volta da 457 anni la notte tra il 24 e il 25 dicembre ha visto coincidere la ricorrenza della nascita di Gesù e di Maometto.
Ma è in assoluto la prima volta che questa coincidenza viene colta dalla Chiesa cattolica come un «segno di Dio» per legittimare Maometto e l'islam. La precedente coincidenza delle due date, nel 1558, era contrassegnata dalla realtà che ha storicamente caratterizzato il rapporto tra cristianesimo e islam, ossia dello scontro, culminato all'epoca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, con la netta vittoria della flotta cristiana della Lega Santa su quella musulmana dell'Impero Ottomano. Padre Vincent Feroldi, responsabile delle relazioni con i musulmani della Conferenza episcopale francese, ha scritto: «Comunità cristiane e musulmane avranno il cuore in festa. Renderanno grazie a Dio, ciascuna nella propria tradizione, per questa buona novella che è la nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro tra uomini e donne credenti e Colui che è fonte di vita, fonte della vita. In tale unità di data rarissima molti vogliono vedervi un segno di Dio». Don Cristiano Bettega, direttore dell'Ufficio della Cei per l'ecumenismo e il dialogo, ha detto: «Quest'anno musulmani e cristiani si trovano a celebrare nello stesso giorno la nascita di due figure imprescindibili e preziose della storia. Come nessun cristiano può prescindere dal confronto con Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, così nessun musulmano può prescindere dal confronto con Maometto, il Profeta della rivelazione coranica».

Ebbene, è arrivato il momento che la Chiesa sappia che se Maometto fosse vissuto oggi e avesse personalmente decapitato 600 o 900 ebrei maschi adulti così come fece nel 627 a Medina eliminando fisicamente la tribù ebraica dei Banu Qurayza, se oggi Maometto avesse ridotto in stato di schiavitù centinaia di donne e bambini da sfruttare e vendere come oggetto di prestazioni sessuali o lavorative, per depredare i loro beni e imporre ovunque la sua autorità e il culto esclusivo del dio Allah, senza alcun dubbio sarebbe stato arrestato e condannato alla pena capitale perpetua per crimini contro l'umanità.