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lunedì 10 settembre 2018

La cloaca Vaticanosecondista...



Orge omosessuali in Vaticano, scandali pedofili: non c’è un continente, non un angolo di terra che siano risparmiati dai crimini dei “preti” o dei “vescovi” modernisti, dall’Irlanda all’Australia, dagli Stati Uniti al Cile. Ogni tanto, la denuncia di un prete pedofilo riempie i titoli dei giornali. Poi il clamore indignato si spegne, la cosa viene dimenticata. Non appena viene fuori un altro episodio, ecco che ritornato i soliti discorsi: la colpa è del celibato, la colpa è del rifiuto della contraccezione, la colpa è del conservatorismo. Come se far sposare i preti risolvesse il problema della pedofilia… a meno che non si voglia considerare di farli sposare con dei ragazzi!

In tutti questi abominevoli scandali, non si tratta di casi isolati, di pecore nere, ma di un sistema mafioso, pedo-criminale, di reti di omosessuali e di pedomani che hanno l’appoggio, discreto ma reale, delle più alte autorità della setta conciliare. Non stiamo più parlando di un prete indegno, di una specie di verruca su un corpo globalmente sano, di sporcizia indesiderata negli ingranaggi ben oliati di una macchina in funzione. No, si tratta di un sistema criminale che non si può più dissimulare, tanto è gigantesco.

Uno scandalo inedito

Il 25 agosto 2018, una lettera di 11 pagine redatta da “Mons.” Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore del Vaticano negli Stati Uniti, chiama in causa i più alti gradi della “gerarchia” vaticana. La pedofilia è un sistema, camuffato da «reti omosessuali», e Bergoglio, lungi dal lottare contro questa “piovra”, fa parte della cospirazione. Ecco, in sintesi, cosa ci fa sapere Viganò con le sue accuse, prima di arrivare a chiedere le dimissioni di Francesco. Lo scandalo è inedito per la sua ampiezza.

Inedito, ma non del tutto inatteso. Fin dal 2017, si stringeva la morsa attorno ai debosciati, ai depravati e ai criminali che popolano il Vaticano e le alte cariche della Chiesa conciliare. Fu per primo George Pell, “arcivescovo” di Sydney, nominato nel 2014 “cardinale-prefetto” della Segreteria per l’Economia, ad essere coinvolto nelle accuse di violenza sessuale. Questa Segreteria era stata creata da Bergoglio; una bella ricompensa per Pell messo a questo nuovo posto, alle dirette di pendenze di Francesco, una bella prova di fiducia data da Bergoglio. Nel giugno 2017, la stampa australiana rivela l’indagine di cui è oggetto. Sarà processato in Australia. Era il numero tre in Vaticano. La vicenda avrà prodotto sicuramente i sudori freddi ai perversi prelati che affollano le strade di Roma. Ma questo non impedì la ripresa del ritmo delle orge. Francesco arrivò persino a difendere un “vescovo” che aveva soffocato degli scandali pedofili in Cile. Il 22 gennaio scorso, egli ha detto cinicamente ai giornalisti: “Voi, con buona volontà, mi dite che ci sono delle vittime, ma io non le ho viste, perché non si sono presentate”.

Nuovo errore. Oggi, le vittime hanno la sfortunata tendenza a rifiutarsi di tacere. In Cile, è una lettera di una vittima di un “prete” pedofilo che accusa Francesco: lo sapeva dal 2015. Sapeva che il “vescovo” che difendeva, Juan Barros, aveva assistito più volte alle aggressioni sessuali di “padre” Fernando Karadima. Juan Barros aveva coperto il “prete” pedofilo, e Francesco copriva il “vescovo”. “Sono convinto che sia innocente”, disse Francesco, se non con la mano sul cuore almeno con la sua solita aria bonacciona. Eppure lo sapeva da tre anni.