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sabato 14 agosto 2010

Si rafforza il movente sul motivo per cui non si è ancora fatta la consacrazione della Russia, secondo le richieste della Madonna a Fatima...

Capitolo 6
Il movente si rafforza
 
Capitolo 6
       Verso il 1948, Papa Pio XII, su richiesta del fedele ed ortodosso Cardinale Ruffini, iniziò a considerare l'idea di convocare un Concilio generale e passò anche alcuni anni a compiere i preparativi necessari. Vi sono prove che alcuni elementi progressisti a Roma riuscirono a dissuadere Pio XII dal portare a realizzazione tale concilio, dato che sarebbe stato sicuramente conforme alla Humani Generis ed alle sue condanne verso gli errori modernisti. Come questa grandiosa enciclica del 1950, quel nuovo concilio avrebbe combattuto “le false opinioni che minacciano di sottominare le fondamenta della dottrina Cattolica”.1
       Allo stesso tempo, gli “errori della Russia” ai quali si riferiva la Madonna di Fatima, si stavano diffondendo all'interno della Chiesa stessa. Vari ordini religiosi Cattolici erano già stati infiltrati. Per esempio, il cosiddetto movimento del “Preti Operai” era così chiaramente infiltrato dai Comunisti, che Pio XII ne ordinò la chiusura negli anni '50.
       Tragicamente, Pio XII si convinse di essere troppo vecchio per sostenere sulle proprie spalle il peso di un Concilio che affrontasse a viso aperto i ranghi sempre più numerosi dei nemici della Chiesa, e si rassegnò all'idea che “questo sarà compito del mio successore”.2 Papa Pio XII morì il 9 ottobre 1958.
       Ci stiamo avvicinando sempre di più all'anno fondamentale che ben conosciamo. Siamo nel 1958, due anni prima del 1960 — anno in cui il Terzo Segreto deve essere rivelato secondo i desideri della Vergine di Fatima, come ha testimoniato Suor Lucia. Durante il Pontificato di Pio XII, il Sant'Uffizio, tramite l'abile direzione del Cardinale Ottaviani, ha mantenuto intatta la fede Cattolica, tenendo a freno i cavalli selvaggi del modernismo. Molti degli odierni teologi modernisti raccontano con sdegno come essi ed i loro amici fossero “messi a tacere” durante questo periodo.
       Ma neanche il Cardinale Ottaviani poteva evitare quello che stava per accadere nel 1958. Un nuovo tipo di Papa che “i progressisti credevano sarebbe stato dalla loro parte”3 sarebbe asceso al Trono Pontificio e avrebbe costretto un riluttante Ottaviani a rimuovere il cancello, ad aprire il recinto e a raggiungere il branco. Ma un tale stato di cose era stato già previsto. Alla notizia della morte di Papa Pio XII, il vecchio Don Lambert Beauduin, amico di Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII) confidò a Padre Bouyer: “Se eleggono Roncalli, tutto si risolverà; egli sarebbe capace di indire un concilio e di consacrare l'ecumenismo”.4
       A questo punto del libro, deve venire evidenziato, a beneficio specialmente del lettore non Cattolico, che i cambiamenti avvenuti nell'orientamento basilare della Chiesa di cui stiamo discutendo, sono assolutamente senza precedenti e rappresentano forse la peggiore crisi nella Sua storia. Uno studio attento di ciò che segue chiarirà i motivi per cui il Messaggio di Fatima, con la sue richieste di consacrazione e conversione della Russia in quanto portatori di una pace mondiale, siano diventati inaccettabili agli occhi degli ecclesiastici liberalizzati e politicamente corretti di quest'epoca degli ultimi 50 anni. Questi cambiamenti senza precedenti nella Chiesa Cattolica non sono una benedizione, bensì piuttosto un grave danno per i non Cattolici, dal momento che il risultato di questo “adeguamento” della Chiesa non comporta soltanto gli scandali clericali cui stiamo assistendo, ma anche il fallimento dell'elemento umano della Chiesa nel compiere un'azione — la solenne consacrazione della Russia — che porterebbe grandi benefici all'umanità intera.
Viene indetto un Concilio mentre il  Messaggio di Fatima subisce un attacco
       Così avvenne quel che Dom Lambert aveva previsto. Roncalli fu eletto e, in veste di Papa Giovanni XXIII, indisse un Concilio e consacrò l'ecumenismo. La “rivoluzione in Tiara e piviale” prevista dall'Alta Vendita stava dunque compiendosi.
       Ed uno dei primi atti della rivoluzione fu quello di abbandonare il Terzo Segreto di Fatima. Contrariamente alle aspettative del mondo intero, l'8 febbraio 1960 (dopo un solo anno dall'annuncio dell'indizione del Concilio) il Vaticano rilasciò il seguente, laconico comunicato attraverso l'agenzia stampa A.N.I.:
       Città del Vaticano, 8 febbraio 1960 (A.N.I.) — E' probabile che il “Segreto di Fatima” non verrà mai pubblicato. In alti ambienti del Vaticano, assai attendibili, è stato appena dichiarato alla rappresentativa della UPI (United Press International), che è assai probabile che la lettera su cui Suor Lucia ha scritto le parole che la Vergine Maria indirizzo ai tre pastorelli, alla Cova da Iria, non verrà mai aperta … è quindi molto probabile che il “Segreto di Fatima” rimarrà per sempre sotto sigillo.
       E nello stesso comunicato troviamo il primo attacco diretto da parte di fonti del Vaticano sulla credibilità del Messaggio di Fatima nella sua interezza:
       Anche se la Chiesa riconosce le apparizioni di Fatima, Essa non si impegna a garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli affermano di aver udito dalla Madonna.
       Che affermano di avere udito? Quali dubbi potranno mai esserci sulla veridicità della testimonianza, dopo il Miracolo del Sole? Si può forse dubitare che essi abbiano ricevuto un autentica profezia dal Cielo quando tutte le previsioni contenute nel Messaggio di sono avverate — dall'imminente fine della Prima Guerra Mondiale, al diffondersi degli errori della Russia, dalla Seconda Guerra Mondiale alla elezione di Papa Pio XI?
       Qui vediamo all'opera il primo attacco al Messaggio di Fatima proveniente dall'interno dell'apparato Vaticano, dal momento che è proprio dal 1960 che il Vaticano inizia ad inseguire un nuovo orientamento della Chiesa che si concluderà (come vedremo presto) con il Concilio Vaticano Secondo. Analizziamo queste considerazioni riguardo al comunicato dell'8 febbraio 1960:
  • Il comunicato dubita pubblicamente la veracità di Lucia, Giacinta e Francesco.
  • Dal 1960 in poi, Suor Lucia è ridotta al silenzio per ordine dell'apparato Vaticano5, affinché ella non possa difendersi dall'implicita accusa che la sua testimonianza sia inattendibile.
  • I documenti presenti negli archivi ufficiali di Fatima, che Padre Alonso curerà tra il 1965 ed il 1976 (più di 5.000 documenti contenuti in 24 volumi) saranno interdetti alla stampa, anche se questi documenti confermano che le profezie di Fatima delle prime due parti del Segreto (l'elezione di Papa Pio XI, l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, il diffondersi del Comunismo nel mondo, ecc.) erano state rivelate privatamente da Suor Lucia molto tempo prima del loro compimento, e che la sua testimonianza era sicuramente accurata ed attendibile.
       Il crimine è cominciato. Ed ora il movente di questo crimine — il desiderio di cambiare l'orientamento della Chiesa per portarla via dalle certezze del Messaggio di Fatima verso un “illuminato” adeguamento della Chiesa al mondo — si sarebbe ancor più rafforzato con l'inizio dei lavori del Concilio Vaticano Secondo l'11 ottobre 1962. Ricordiamo le parole di Suor Lucia, che ci disse che la Madonna desiderava che il Terzo Segreto fosse rivelato nel 1960 perché sarebbe “stato più chiaro (mais claro) per allora”. Adesso sarebbe diventato ancora più chiaro.
Gli “errori della Russia”  si insinuano nella Chiesa
       Poco prima dell'inizio dei lavori del Concilio, vi fu un altro tradimento del Messaggio di Fatima, un segno delle tante cose senza precedenti che sarebbero avvenute di li a poco. Nella primavera del 1962 a Metz in Francia, il Cardinale Eugene Tisserant si incontrò col Metropolita Nikodim della Chiesa Russo Ortodossa — un ufficiale del KGB, com'erano tanti altri prelati Ortodossi. A questo incontro, Tisserant e Nikodim negoziarono quello che sarebbe stato conosciuto come il Patto di Metz, o più popolarmente, l'Accordo Vaticano-Mosca.6 L'esistenza di questo Accordo Vaticano-Mosca è un fatto storico irrefutabile, attestato in tutti i suoi dettagli da Mons. Roche, segretario personale del Cardinale Tisserant.
       L'accordo era, in sostanza, il seguente: Papa Giovanni, secondo un suo sentito desiderio, sarebbe stato “accontentato” con la presenza di due osservatori Russo Ortodossi al Concilio. In cambio, la Chiesa Cattolica si impegnava a fare in modo che il Concilio Vaticano Secondo non condannasse il Comunismo sovietico o la Russia sovietica. In pratica, il Concilio avrebbe compromesso la libertà morale della Chiesa Cattolica, facendo finta che la forma più sistematica e materiale del “male” che sia mai apparsa nella storia dell'uomo, in realtà non esisteva — anche se nel preciso momento in cui il Concilio apriva i suoi lavori, i Sovietici erano ben lungi dallo smettere di perseguitare, imprigionare ed uccidere milioni di Cattolici.
       Il Concilio non parlò affatto di comunismo, avendo barattato la propria libertà con un accordo con i Comunisti. Per questo fallimento, il Concilio si allontanò definitivamente dagli insegnamenti dei Papi Leone XIII, Beato Pio Nono, San Pio X ed anche di Papa Pio XI, che aveva ricordato alla Chiesa che non ci si può frenare dal condannare questo male così incomparabile. Come disse nella Divini Redemptoris,
       Questo pericolo così imminente, venerabili fratelli, come avete già supposto è il comunismo ateo e Bolscevico il quale mira ad intaccare l'ordine sociale ed a sottominare alle fondamenta la civiltà Cristiana. Dinanzi ad una simile minaccia, la Chiesa Cattolica non può e non deve rimanere in silenzio. Questa Sede Apostolica tra tutte non ha mai cessato di ergere la propria voce perché sa che la propria e speciale missione è di difendere la verità, la giustizia e tutti quei valori eterni che il Comunismo invece ignora o cerca di distruggere.7
       Ma il Concilio non avrebbe detto una parola sul comunismo Sovietico. Avrebbe invece iniziato un “dialogo” con le stesse forze che una volta venivano combattute dalla Chiesa.
       Perché tutto questo? Non fu certo una “coincidenza” che il silenzio del Concilio sul Comunismo si sia sincronizzato alla perfezione con l'infiltrazione comunista nella Chiesa Cattolica; infiltrazione che, come abbiamo mostrato nel precedente capitolo, era stata rivelata proprio poco prima del Vaticano II da testimoni chiave, con nessun motivo per mentire (Dodd, Hyde, Golitsyn, Mitrokhin ed altri). Anche senza queste testimonianze, il nostro senso comune ci avrebbe dovuto avvertire che le forze comuniste all'opera (insieme alle logge Massoniche) avrebbero inevitabilmente cercato di distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno. Satana è abbastanza intelligente per sapere che la Chiesa Cattolica è l'unica fortezza che egli deve distruggere per poter conquistare il mondo intero, e portarlo nel suo regno oscuro.
       Questa era la situazione nella Chiesa nel momento in cui il Concilio Vaticano Secondo si auto imponeva, erroneamente, di tacere sugli errori del comunismo e sulle sue malvagità. E per quanto riguarda il trattato Vaticano-Mosca, è inutile ricordare che la Consacrazione della Russia Sovietica al Cuore Immacolato da parte dei Padri del Concilio, per portare la Russia alla conversione, è ormai un argomento assolutamente fuori discussione. Questo spostamento repentino verso il nuovo orientamento della Chiesa, che il Concilio avrebbe accelerato in modo ancora più drammatico, era già in conflitto col Messaggio di Fatima.
       Quindi, fin dall'incontro di Metz, che segna l'espansione dell'Ostpolitik, la politica del Segretario di Stato Vaticano si caratterizza per la cessazione di qualsiasi condanna ed opposizione ai regimi Comunisti da parte della Chiesa, in favore di un “dialogo” e di una “diplomazia silenziosa” — una politica che in questi giorni ha reso silente il Vaticano persino nei riguardi delle tremende persecuzioni della Chiesa nella Cina Comunista.
       Così, il 12 ottobre 1962, due sacerdoti rappresentanti della Chiesa Ortodossa sbarcarono all'aeroporto di Fiumicino e parteciparono al Concilio Vaticano Secondo. Il Concilio iniziò con il controllo di questi osservatori Ortodossi, i quali fecero in modo che l'Accordo Vaticano-Mosca fosse rispettato. L'intervento scritto contro il Comunismo da parte di 450 Padri del Concilio si “perse” misteriosamente dopo essere stato consegnato alla Segreteria del Concilio, e quei Padri del Concilio che insistevano nel denunciare il Comunismo, furono gentilmente invitati a sedersi e a tacere.8
       I capi della Chiesa avevano abbassato da soli il ponte levatoio ai Comunisti, ed allo stesso tempo i Comunisti ed i Massoni stavano tentando di distruggerla dal suo interno (ricordiamoci le previsioni di Bella Dodd):
  • Incoraggiare la “promozione di una pseudo-religione: qualcosa che sembri il Cattolicesimo, ma che non lo è affatto”.
  • Etichettare “la ‘Chiesa del passato’ come opprimente, autoritaria, piena di pregiudizi, arrogante per la pretesa di essere l'unica depositaria della verità e l'unica responsabile per le divisioni delle realtà religiose attraverso i secoli”.
  • Costringere i capi della Chiesa ad “‘aprirsi al mondo’ e ad un comportamento più flessibile verso tutte le religioni e le filosofie”.
       Ed infine, come predisse Dodd, “I Comunisti avrebbero usato quest'apertura per poter sottominare la Chiesa”.
       Questo grandioso tentativo di sovversione avrebbe implicato, per prima cosa, l'affermazione di una “teologia” modernista ad un concilio ecumenico — proprio come avevano anticipato il Canonico Roca e gli altri illuminati Massonici.
Il trionfo neo-modernista al Concilio Vaticano II
       Il 13 ottobre 1962, il giorno successivo all'arrivo dei due osservatori Comunisti presso il Concilio, e nell'esatto anniversario del Miracolo del Sole a Fatima, la storia della Chiesa e del mondo mutò radicalmente per colpa di un avvenimento apparentemente insignificante. Il Cardinale Lienart, della Francia, in quello che è diventato un incidente piuttosto famoso, prese il microfono e chiese che la lista dei candidati proposti dalla Curia Romana per presiedere le commissioni del Concilio venisse azzerata, e che ne venisse compilata una nuova. La richiesta fu accettata e la composizione delle commissioni fu ritardata. Quando si tenne, finalmente, l'elezione, i progressisti furono eletti a maggioranza, o quasi, in tutte le commissioni conciliari — molti di questi candidati figuravano proprio tra le fila di quegli “innovatori” che erano stati condannati da Papa Pio XII. Gli schemi preparatori, che erano stati compilati in maniera tradizionale per il Concilio, furono rigettati ed il Vaticano II cominciò, letteralmente, senza una vera e propria agenda dei lavori, lasciando la strada aperta ai nuovi documenti scritti dai progressisti.
       E' ben noto e superbamente commentato9 che una claque di periti e di Vescovi progressisti procedette a pilotare il Concilio Vaticano II con lo scopo di rifondare la Chiesa a loro immagine, attraverso l'instaurazione di una “nuova teologia”. Sia i critici che i sostenitori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel libro Il Vaticano II rivisto, il Vescovo Aloysius J. Wycislo (strenuo avvocato difensore della rivoluzione attuata dal Concilio Vaticano II) dichiara, con malcelato entusiasmo, che “i teologi e gli studiosi biblici che erano rimasti nascosti ‘nell'ombra’, risorsero come periti (ovvero teologi esperti che consigliano i vescovi al Concilio), ed i loro libri ed i loro commentari post Conciliari divennero una lettura popolare”.10
       Egli aggiunge che “l'enciclica di Papa Pio XII, Humani Generis aveva avuto un ... effetto devastante sui lavori di numerosi teologi pre-conciliari”,11 e spiega che “durante la preparazione preliminare del Concilio, quei teologi (soprattutto Francesi, e Tedeschi) le cui attività erano state frenate da Papa Pio XII, erano ancora in ombra. Papa Giovanni tolse il veto che pendeva su alcuni tra i più autorevoli di questi teologi, ma un certo numero rimase sempre inviso e sospetto al Sant'Uffizio”.12
       Su questo punto, risulta fondamentale per la comprensione del nostro caso, la testimonianza personale di Mons. Rudolf Bandas, anch'egli peritus conciliare:
       Non vi è alcun dubbio che il buon Papa Giovanni pensasse che questi teologi sospetti avrebbero corretto le proprie idee ed avrebbero contribuito al bene della Chiesa. Ma avvenne esattamente il contrario: Sostenuti da qualche Padri Conciliari Rheniani, ed anzi agendo spesso in un modo apertamente arrogante, essi si guardarono attorno e proclamarono: “attenzione, siamo esperti di fama, le nostre idee vengono approvate”. ... Quando entrai nella mia sala del Concilio il primo giorno della quarta sessione, il primo annunzio che provenne dal Segretario di Stato fu che “non verranno nominati più altri periti”. Ma era troppo tardi. Stava emergendo una grande confusione, ed era ormai evidente che né il Concilio di Trento né il Vaticano I né qualsiasi altra enciclica avrebbe potuto impedirla.13
       Invero, Papa Giovanni XXIII stesso fu felice di annunciare che con l'inizio di questo Concilio la Chiesa, piuttosto inspiegabilmente, avrebbe cessato di condannare gli errori e di preoccuparsi per le tristi condizioni che affliggevano il mondo:
       In questi giorni ... la sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che delle armi della severità. Essa ritiene di soddisfare i bisogni dei giorni odierni dimostrando la validità dei propri insegnamenti piuttosto che pronunciando condanne ... Siamo in disaccordo con quei profeti di sventura, che profetizzano sempre scenari apocalittici, come se la fine del mondo fosse vicina.14
       Ma l'ottimismo di Giovanni XXIII era piuttosto strano, se si tiene conto delle profonde preoccupazioni per la condizione del mondo denunciate dai suoi predecessori più immediati (per non parlare del Messaggio di Fatima stesso). Consideriamo gli esempi seguenti:
       Papa San Pio X:
       Proviamo una sorta di terrore mentre guardiamo le condizioni disastrose dell'umanità al giorni d'oggi. Possiamo noi ignorare un tale male, così grave e profondo, che più che mai adesso lavora per portare alla rovina il mondo e per consumarlo fino alla rovina? ... In verità, chiunque rifletta su queste cose deve necessariamente e fermamente temere che una tale perversione di menti non sia altro che il segno dell'annuncio e l'inizio degli ultimi giorni ... [E Supremi].
       Papa Pio XI:
       Escludendo Dio e Gesù dalla vita politica, presumendo che l'autorità derivi dall'uomo e non da Dio ... la ragione principale della distinzione tra regnante e suddito viene eliminata. Il risultato è che la società si avvia verso la sua rovina dato che non ha più una sicura e solida fondamenta [Quas Primas].
       Papa Pio XII (dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale):
       Siamo travolti dalla tristezza e dall'angoscia nel vedere che la perfidia degli uomini malvagi ha raggiunto un tale grado di empietà da risultare impensabile e assolutamente sconosciuta in altri tempi [Lettera del 11 febbraio 1949].
       Venerabili fratelli, siete ben consci che quasi tutta l'umanità si sta lasciando portare in due opposte fazioni che si fronteggiano, per Cristo o contro Cristo. La razza umana affronta oggi la più tremenda delle crisi, il cui risultato può essere la salvezza in Cristo, o la propria distruzione [Evangeli Praecones, 1951].
       Per essere precisi, sono state combattute numerose battaglie al Vaticano II, schierati da una parte il Gruppo internazionale del Padri, che lottava per mantenere i dogmi della Fede e della Tradizione Cattolica, e dall'altra il gruppo progressista Rheniano. Purtroppo, fu la componente modernista e liberale a prevalere, lasciata libera di agire dall'ottimismo di Giovanni XXIII il quale pensava che la verità sarebbe prevalsa con le sue sole forze, senza l'aiuto di alcuna condanna propedeutica da parte del Magistero. Wycislo tesse le lodi dei progressisti in trionfo, di gente come Hans Küng, Karl Rahner, John Courtney Murray, Yves Congar, Henri de Lubac, Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, quest'ultimo già considerato con sospetto prima del Concilio (a buon ragione) ed ora una dei luminari della teologia post Vaticano II.15
       In effetti, coloro che Papa Pio XII considerava indegni di percorrere le vie del Cattolicesimo erano ora al comando. E come per coronare i propri obiettivi, il Giuramento contro il Modernismo e l'Indice dei Libri Proibiti furono pacatamente soppressi poco dopo la chiusura del Concilio — una decisione che il Vescovo Graber definì “incomprensibile”.16 San Pio X lo aveva profetizzato: la mancanza di controllo da parte delle autorità aveva contribuito a rendere il Modernismo più forte che mai.
Due notevoli esempi di  neo-modernisti “riabilitati”
       Esaminiamo due tra questi “nuovi” teologi che furono lasciati liberi di portare il loro lavoro di distruzione sulla Chiesa: Dominique Chenu ed Hans Küng.
       Chenu fu uno strenuo difensore della Nuova Teologia, resa famosa da Henri de Lubac. Chenu fu condannato per le sue idee progressiste nel 1942, sotto Papa Pio XII.17 Il suo libro Une ecole de theologie fu posto nella lista dei libri proibiti e perse il proprio rettorato al Collegio Dominicano di Le Saulchoir.18 Padre David Greenstock scrisse nel 1950, sul suo Thomist contro la Nuova Teologia di Chenu e de Lubac, spiegando i pericoli del loro sistema teologico e la ragione della loro doverosa condanna. Greenstock mise in evidenza che i partigiani della Nuova Teologia rigettavano la filosofia Aristotelico-Tomistica in favore delle filosofie moderne. E' un passo che deve essere compiuto, affermavano, per poter piacere all'“uomo moderno”, il quale trova la filosofia Tomistica “irrilevante”. Il risultato è che la teologia Cattolica viene privata delle sue solide fondamenta filosofiche e viene invece spostata sulla base delle mutevoli correnti filosofiche del ventesimo secolo, molte delle quali fondate sull'ateismo e sull'agnosticismo.
       Chenu negava il concetto di immutabilità della dottrina Cattolica, affermando che la fonte di tutta la teologia non risiede nel dogma immutabile bensì nella vita vitale19 della Chiesa e dei propri membri, i quali non possono essere separati dalla storia. Così, in senso stretto, come dice Greenstock, Chenu riteneva che la “teologia è la vita dei membri della Chiesa, piuttosto che una serie di conclusioni tratte da dati rivelati e con l'aiuto della ragione” — un principio sfuggente, impreciso ed errato. Come risultato, Chenu riteneva che la religione può cambiare a seconda dei tempi, e dovrebbe cambiare col passare del tempo, secondo le circostanze.
       Greenstock spiegò che i partigiani di questa Nuova Teologia sono entrambi eterodossi ed ingannevoli. “Il concetto fondamentale su cui si basano i promotori di questo nuovo movimento,” scrive Greenstock, “è che la teologia, per sopravvivere, deve cambiare al passo dei tempi. Allo stesso modo, essi sono assai cauti nel ripetere tutte le proposizioni fondamentali della teologia tradizionale, come se non vi fosse quasi l'intenzione di attaccarle. Questo è vero in special modo per certi autori come Padri de Lubac, Daniélou, Rahner, ... tutti i quali sono indubbiamente al centro di questo movimento”.20
       Il grande teologo Dominicano Padre Reginald Garrigou-Lagrange, autore del famoso saggio “Dove ci sta portando la Nuova Teologia?”21 del 1946, dimostrò che i sostenitori della Nuova Teologia (Blondel, de Lubac, Chenu) giungono a corrompere interamente il concetto di immutabilità della Verità. Così, avvertisse, la Nuova Teologia può portare in un unica direzione: direttamente, verso il Modernismo.
       Mentre avveniva tutto questo, Padre Chenu e Padre de Lubac ricevevano protezione ed incoraggiamento dietro le quinte da parte del Cardinale Suhard, Arcivescovo di Parigi. Suhard disse a Chenu di non preoccuparsi perché “in venti anni, tutti nella Chiesa parleranno come Lei”. Come possiamo vedere, il cardinale predisse accuratamente l'invasione del pensiero neo-modernista all'interno della Chiesa. La maggior parte dei prelati di oggi parlano come Chenu. Nei primi anni '60, Padre Chenu era uno dei tanti teologi radicali invitati al Vaticano II da Papa Giovanni XXIII. Alla fine, grazie all'orientamento progressista del Concilio, Padre Chenu vide molte delle sue teorie, precedentemente condannate, considerate parte dei nuovi insegnamenti del Vaticano II, in special modo nella Gaudium et Spes. Chenu afferma con gioia che i punti per i quali il suo lavoro era stato condannato nel 1942 sono gli stessi che vengono ora sostenuti dai membri della gerarchia in nome del Concilio.22
       Per quanto riguarda Hans Küng, questo “luminare” del periodo post-conciliare, lavorò a contatto stretto con altri radicali al Concilio, come Congar, Ratzinger, Rahner e Schillebeeckx. Nel 1970 tuttavia, poiché Küng era andato “troppo in la”, venne censurato dal Vaticano per alcune sue opinioni eretiche, tra cui: il rifiuto dell'infallibilità della Chiesa; la pretesa che i vescovi non ricevano la loro autorità da Cristo; l'idea che ogni persona battezzata abbia il potere di impartire la Santa Eucaristia; negare che Cristo sia “consostanziale” con il Padre; sottominare alcuni dogmi (non meglio specificati) riguardanti la Vergine Maria.23
       Va fatto notare che queste sono solo alcune delle opinioni eretiche di Küng, ma queste erano le uniche menzionate nel documento del Vaticano. Così, a tutti gli effetti, il Vaticano lasciò intoccate le altre posizioni eretiche di Küng. Per esempio, in uno dei suoi libri più famosi, intitolato Essere un Cristiano, Hans Küng riesce a:
  • Negare la divinità di Cristo (p. 130)
  • Trascurare i miracoli del Vangelo (p. 233)
  • Negare la resurrezione del corpo di Gesù (p. 350)
  • Negare che Cristo abbia fondato una Chiesa istituzionale (p. 109)
  • Nega che la Messa rinnova in maniera di rendere presente il sacrifico del Calvario (p. 323).24
       Küng non ha mai ritrattato queste affermazioni eretiche ed eterodosse. Anzi, ha pubblicamente chiesto alla Chiesa di rivedere i propri insegnamenti sull'infallibilità papale, sul controllo delle nascite, sull'obbligatorietà del celibato per i sacerdoti, e nei riguardi delle donne nel sacerdozio. Malgrado il palese rifiuto degli insegnamenti della Chiesa, l'unica punizione che il Vaticano abbia mai inflitto a Küng è stata quella di “non permettergli” di considerarsi un teologo Cattolico, e per questo motivo non avrebbe potuto insegnare teologia in una università Cattolica. Questa “punizione” fu aggirata dall'università di Tübingen, dove lavorava Küng, dato che l'università lo assunse come professore e ristrutturò parte dei propri corsi affinché Küng, ormai considerato una celebrità, potesse continuare ad insegnare in quella parte dell'università che era ora trasformata in una scuola “secolare”.
       Nel frattempo, il Vaticano non ha mai condannato Küng come eretico, né lo ha mai scomunicato (come prevede il diritto canonico), non ha mai ordinato che i suoi libri vengano rimossi dalle biblioteche all'interno dei seminari e delle università Cattoliche (se ne possono trovare in abbondanza), non gli ha mai impedito di tenere letture od essere ospite in istituzioni Cattoliche, non lo ha mai ostacolato dal pubblicare articoli sul Concilium ed altre pubblicazioni “cattoliche” progressiste. Don Hans Küng non è neanche sospeso. Piuttosto, a tutt' oggi, Küng rimane un sacerdote di buona reputazione nella diocesi di Basilea, con nessun altra sanzione canonica che penda su di lui.
       Questo vuol dire che ad un sacerdote che continua a rigurgitare le proprie posizioni eretiche contro chiunque sia in grado di raggiungere tramite la liturgia, la preghiera e la confessione, viene permesso di continuare a praticare. La Congregazione per il Clero, sotto la guida del Cardinale Castrillón Hoyos, lo lascia impunito. Quindi, malgrado la flebile “condanna” del Vaticano, Küng continua ad avere accesso ad una varietà di “canali” assai influenti e può tuttora disseminare la sua dottrina così velenosa in tutta la Chiesa. Infatti, è stato affermato che i “successi teologici” di Küng sulla natura della Chiesa abbiano fornito la “base teologica” che ha reso possibile l'Accordo “Luterano-Cattolico” del 1999.
       Inoltre, nel 1998, il Segretario di Stato del Vaticano, Sodano, il più potente Cardinale della Chiesa, ha elogiato Küng in un discorso tenuto al Laterano, nel quale ha lodato Küng per le “belle pagine dedicate al mistero Cristiano”.25 Il Cardinale Sodano lo ha anche definito “il teologo tedesco”, anche se Küng non potrebbe fregiarsi di tale titolo. (E' lo stesso Cardinale Angelo Sodano ad essere dietro all'attuale persecuzione sofferta da Padre Nicholas Gruner ed il suo apostolato di Fatima, come vedremo.)
       Ora, la condanna che il Vaticano impose nel 1942 a Chenu fu assai più severa di quella che venne data a Küng. Ma Chenu non soltanto è sopravvissuto, ma è diventato una guida eminente della Chiesa Conciliare senza mai dover cambiare le proprie idee. La stessa cosa vale per Rahner, Congar, de Lubac e Von Balthasar, tutti teologicamente sospetti prima del Concilio, ma che hanno acquisito grande prestigio dopo di esso — anche se non hanno mai rigettato una sola delle loro opinioni eterodosse. Anche le persone come Küng sanno che qualsiasi mite condanna potranno mai ricevere, sarà solo un piccolo fastidio momentaneo, solo un tedioso contrattempo, un destino dispensato a tutti i veri “profeti”. Così come Chenu vide infine trionfare le sue idee eretiche grazie al Concilio rivoluzionario, allo stesso modo Küng potrebbe riempirsi di speranza che i suoi errori, in un futuro prossimo, diverranno de facto la “corrente dominante” del Cattolicesimo, malgrado non provengano dall'insegnamento dell'autentico Magistero, che non legherebbe mai la Chiesa a simili errori. 
Il saluto dei neo-modernisti  alla “nuova” Chiesa del Vaticano II
       A buon ragione, il Concilio Vaticano II venne celebrato da persone come il Cardinale Suenens, Hans Küng, Louis Bouyer ed Yves Congar, come una Rivoluzione, come la morte di un era e l'inizio di un altra:
  • Il Cardinale Suenens, che ebbe grande influenza su Papa Paolo VI, ed era amico dei cosiddetti “carismatici” nella Chiesa, fu assai felice che il Vaticano II avesse posto fine all'epoca Tridentina ed a quella del Vaticano I.26
  • Hans Küng, affermò gongolante che “rispetto all'epoca post-Tridentina della Controriforma, il Concilio Vaticano II rappresenta nelle sue caratteristiche fondamentali una svolta a 180° ... E' una nuova Chiesa quella che nasce dal Vaticano II”.27
  • Padre Bouyer, peritus francese presente al Concilio, esclamò con gioia che gli aspetti anti-protestanti ed anti-modernisti della Chiesa Cattolica “erano stati finalmente seppelliti”.28
  • Allo stesso modo, il periodico romano Gesuita La Civiltà Cattolica, esclamò gioiosamente che “con il Concilio Vaticano II, si chiudeva l'epoca Tridentina per la Chiesa”.29
       Queste affermazioni sono particolarmente audaci se consideriamo che i Concili di Trento ed il Vaticano I sono Concili dogmatici i cui insegnamenti non possono mai essere cambiati, scartati o reinterpretati nel nome di una “comprensione più profonda”. Il Concilio Vaticano Primo dichiarò infallibilmente:
       Il significato dei Sacri Dogmi, che deve essere preservato per sempre, è ciò che nostra Santa Madre Chiesa ha determinato. Non dovrà mai essere possibile lasciare questa via in nome di una comprensione più profonda.30
       I modernisti tuttavia, come ci avvertì Papa San Pio X, non accettano alcunché di fisso od immutabile. Il loro principio basilare è l'“evoluzione del dogma”. Essi portano avanti l'idea che la religione debba mutare in accordo con i tempi che cambiano. A questo riguardo, ed in merito a molti altri, i principali promotori del Vaticano II si rivelano essere uomini profondamente permeati dagli errori del Modernismo.
I Massoni ed i comunisti festeggiano
       Insieme ai neo-modernisti, gioirono anche i Massoni ed i Comunisti per i risultati ottenuti dal Concilio. Come avevano sperato gli autori dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita, così come gli infiltrati Comunisti di cui ci parla Bella Dodd, le idee di una cultura liberale erano entrate finalmente a far parte integrante delle figure più importanti della gerarchia Cattolica. Massoni e Comunisti hanno celebrato l'incredibile cambiamento portato dal Concilio, felici del fatto che i Cattolici avessero finalmente “visto la luce”, e che molti dei loro princìpi Massonici fossero stati accolti dalla Chiesa.
       Per esempio, Yves Marsaudon della Loggia Scozzese, nel suo libro L'Ecumenismo visto da un Massone tradizionale, lodò l'ecumenismo sorto al Vaticano II. Egli disse:
       I Cattolici ... non devono dimenticare che tutte le vie portano a Dio. Ed essi devono accettare che questa coraggiosa idea di libero pensiero, che possiamo correttamente chiamare rivoluzionaria, ed emergente dalle nostre logge Massoniche, si è sparsa magnificamente sulla cupola di San Pietro.31
       Yves Marsaudon era deliziato dal fatto che “Si può affermare che l'ecumenismo è il figlio legittimo della Massoneria”.32
       Lo spirito post conciliare di dubbio e di rivoluzione a tutti i costi riscaldò anche il cuore del Massone francese Jacques Mitterand, che manifestò così la sua approvazione:
       E' cambiato qualcosa nella Chiesa, e le risposte date dal Papa sulle questioni più urgenti quali il celibato sacerdotale ed il controllo delle nascite, vengono seriamente dibattute all'interno della Chiesa stessa; la parola del Pontefice viene contestata dai Vescovi, dai preti, dai fedeli. Per un Massone, un uomo con dubbi sul dogma è già un Massone senza grembiule.33
       Marcel Prelot, senatore francese della regione di Doubs, è probabilmente il più accurato nel descrivere quello che sta realmente avvenendo. Egli scrisse:
       Abbiamo combattuto per un secolo e mezzo per far si che le nostre opinioni prevalessero nella Chiesa, senza successo. Finalmente, è giunto il Vaticano II ed abbiamo trionfato. Da allora le idee ed i princìpi del Cattolicesimo Liberale sono stati definitivamente ed ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa.34
       I Comunisti furono altrettanto felici dei risultati del Concilio. Come dichiarò il Partito Comunista Italiano (PCI) al suo 11° congresso nel 1964: “lo straordinario ‘risveglio’ del Concilio, che viene giustamente comparato agli Stati Generali del 1789, ha mostrato al mondo intero che la vecchia Bastiglia politico religiosa è scossa nelle sue fondamenta”.35 L'Unità, organo ufficiale del PCI, consigliò sfrontatamente a Papa Paolo VI di agire nei confronti dell'Arcivescovo Marcel Lefebvre, il quale guidava l'opposizione tradizionalista ai progressisti del concilio ed aveva combattuto per condannare il Comunismo, “stia attento del pericolo che rappresenta Lefebvre. E continui il magnifico movimento di avvicinamento cominciato con l'ecumenismo del Vaticano II”.36
Un “orientamento” del tutto nuovo per la Chiesa
       Le sperticate lodi pubbliche nei confronti del Vaticano II da parte di luminari neo-modernisti, Comunisti e Massoni non ci devono sorprendere. E' ovvio a chiunque abbia occhi per vedere, che il Concilio Vaticano Secondo ha fatto proprie quelle idee che erano state condannate da Beato Papa Pio Nono nel Sillabo degli Errori, ma che erano invece in linea con il pensiero modernista. (Come vedremo più avanti, il Cardinale Ratzinger stesso ha descritto certi aspetti degli insegnamenti del Concilio come un qualcosa di “Contro Sillabo”.) Questo non è avvenuto per caso, ma di proposito. I progressisti al Vaticano II evitarono di compiere dichiarazioni dirette che sarebbero state condannate facilmente come errori modernisti, e introdussero deliberatamente, nei testi del Concilio, alcune ambiguità che avrebbero poi sfruttato a loro vantaggio dopo il Concilio.37
       Utilizzando deliberatamente queste ambiguità, i documenti del Concilio promossero l'ecumenismo, già condannato da Papa Pio XI, la libertà religiosa per le false sette, condannata dai papi del 19° secolo (specialmente da Beato Pio Nono), una nuova liturgia a metà strada tra Protestantesimo ed ecumenismo che l'Arcivescovo Bugnini38 definì “una notevole conquista per la Chiesa Cattolica”, una collegialità che colpisce al cuore il primato papale, ed un “nuovo atteggiamento nei confronti del mondo” — specialmente in uno dei documenti più estremi pubblicati dal concilio, quella Gaudium et Spes che anche il Cardinale Ratzinger ha ammesso essere permeata dello spirito di Teilhard de Chardin.39
       Il risultato di tutto questo fu il sorgere di un orientamento del tutto nuovo per la Chiesa, o come lo chiamò Papa Paolo VI, di un “apertura verso il mondo”. Come Paolo VI fu presto costretto ad ammettere, tuttavia, quest'apertura al mondo si è rivelata un errore incalcolabile.
Papa Paolo VI ammette che la Chiesa e'  stata invasa dal pensiero secolare
       Paolo VI dovette ammettere solo otto anni dopo il Concilio che “l'apertura al mondo è diventata una vera e propria invasione del pensiero secolare nella Chiesa. Siamo stati forse troppo deboli ed imprudenti”. Solo tre anni dopo il Concilio, Paolo VI aveva ammesso che “La Chiesa è in un difficile periodo di auto critica, o meglio di auto distruzione”.40 E nel 1972, in quello che è probabilmente l'affermazione più scioccante che sia mai stata pronunciata da un Pontefice Romano, Paolo VI pianse il fatto che “da qualche parte il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”.41
       Fermiamoci un attimo per approfondire queste incredibili affermazioni di Papa Paolo VI e le palesi verità che le hanno causate.
La Chiesa “apre” se Stessa al “dialogo”  con i nemici comunisti e Massoni
       Attraverso il Vaticano II iniziò una vasta collaborazione con le forze del mondo, la grande apertura al mondo. Risulta chiarissimo dalle parole stesse contenute nella Gaudium et Spes: “Con lo studio assiduo essi” — riferendosi a qualsiasi prete all'interno della Chiesa Cattolica, qualsiasi vescovo, qualsiasi membro della gerarchia — “si rendano capaci di assumere la propria responsabilità nel dialogo col mondo e con gli uomini di qualsiasi opinione”.
       Ora, ci si potrebbe facilmente chiedere: Che c'è di male nel cercare la collaborazione ed il dialogo con gli uomini, qualsiasi sia la loro opinione, sopratutto in quelle aree in cui la Chiesa può trovare con loro una base di accordo? Ancora una volta, i Papi pre-conciliari ci avvertirono che uno dei tranelli del diavolo è proprio quello di far passare il male sotto forma apparente di bene. Parlando specificatamente di questo appello di collaborare e dialogare con i Comunisti, per cause che sarebbero apparentemente comuni a tutta l'umanità — ed è proprio quello che il diavolo vuole che faccia la Chiesa: posare le sue armi e unirsi al nemico — Papa Pio XI ci avvertì come segue, nella sua Divini Redemptoris:
       All'inizio il Comunismo si è manifestato per quello che era in tutta la sua perversione. Ma molto presto ha capito che stava alienandosi le simpatie della gente. Ha pertanto cambiato la sua tattica e cercato di allettare le folle con vari trucchi, nascondendo il suo vero scopo sotto ideali che sono di per se stessi buoni ed attraenti. ... Celati sotto vari nomi che non hanno nulla a che vedere con il Comunismo, essi fondano organizzazioni e riviste col solo scopo di introdurre le loro idee in ambienti altrimenti inaccessibili. Tentano perfidamente di insinuarsi persino nelle organizzazioni professatamente Cattoliche e religiose. Inoltre, senza minimamente rinunciare ad alcuno dei loro principi sovversivi, invitano i Cattolici a collaborare con loro nel regno del cosiddetto umanitarismo e della carità. E a volte fanno proposte che sono perfettamente in armonia con lo spirito Cristiano e la dottrina della Chiesa. ... Ma vigilate attentamente, fratelli venerabili, affinché il fedele non si lasci ingannare da costoro. Il Comunismo è intrinsecamente malvagio e nessuno che volesse salvare la civiltà Cristiana dovrebbe mai collaborare con esso in nessun caso.42
       Papa Pio XI non avrebbe potuto essere più chiaro sul dovere di evitare qualsiasi “dialogo” o collaborazione con i Comunisti. Ma perché? Come dice il detto, dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. Come riconobbe lo stesso Pio XI, se ci si avvicina ad un certo tipo di persone, si verrà inevitabilmente influenzati da diventare come loro, malgrado tutto. Se si collabora con le potenze del mondo, esse tenderanno a sedurci; diventeremmo come loro. Se la Chiesa si aprisse al mondo, e con questo intendiamo dire se cessasse ogni opposizione alle potenze cui una volta invece si opponeva, se affermasse di dover d'ora in poi collaborare e dialogare con i suoi nemici, i suoi membri diverrebbero come coloro che combattevano un tempo. E l'apertura al mondo porterebbe al risultato di vedere la Chiesa diventare proprio come il mondo, come lo stesso Papa Paolo VI fu costretto ad ammettere nell'affermazione summenzionata.
La Chiesa “riconcilia” se stessa con il liberalismo
       Quei “conservatori” che negano che il Vaticano II rappresenti una rottura nei confronti della tradizione, o che contraddica gli insegnamenti tradizionali, non hanno evidentemente bene ascoltato i promotori e gli agitatori presenti al Concilio, i quali invece affermano sfacciatamente quella che è la verità. Yves Congar, uno degli “esperti” del Concilio ed uno tra i capi di coloro che hanno plasmato le riforme del concilio, riconobbe con soddisfazione che “La Chiesa ha avuto la sua pacifica Rivoluzione d'Ottobre”.43 Congar ammise inoltre, come se fosse qualcosa di cui andar fieri, che la Dichiarazione sulla libertà Religiosa pubblicata dal Vaticano II era contraria al Sillabo di Beato Pio Nono.44 Egli disse:
       Non può venir negato che la pronunziazione sulla libertà religiosa del Vaticano II afferma cose sostanzialmente in contrasto con quello che dice il Sillabo del 1864, anzi piuttosto afferma il contrario delle proposizioni 16, 17 e 19 di questo documento.45
       Congar fa capire in maniera sfrontata che il Vaticano II ha confutato una atto di condanna di errori, pronunciato infallibilmente da un Papa.
       Più notevoli ancora sono gli interventi del cardinale progressista Suenens, tra i prelati più liberali del Ventesimo secolo e anch'egli Padre del Concilio, il quale parla con tono trionfante dei vecchi regimi che sono stati spazzati via. Le parole usate da Suenens in elogio del Concilio, sono rivelatrici di questo spirito e sono forse tra le più raggelanti e terribili di tutte. Suenens dichiarò che “il Vaticano II è la Rivoluzione Francese della Chiesa”.46

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