Aggiornamento...
Apprendiamo che la Fraternità, del distretto Italiano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"In occasione della dolorosa esclusione
di Mons. Williamson dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, il Distretto
italiano ribadisce che questa è stata giustificata da motivi puramente
disciplinari, che duravano da più anni.
Voler collegare questo triste
avvenimento ad una volontà di cedimento dottrinale nei confronti della
“chiesa conciliare” è puramente arbitrario, calunnioso ed
ingiustificabile alla luce della dichiarazione dell’ultimo Capitolo Generale e dei recenti avvenimenti, come anche il futuro dimostrerà in maniera inequivocabile.
Don Pierpaolo Maria Petrucci, superiore e tutti i sacerdoti del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X"
Non giudichiamo le intenzioni di questa dichiarazione ma ci sembra doveroso riportare ciò che ha detto "l'accordista" Andreas Steiner, potavoce della Fraternità in Germania, all'agenzia di stampa tedesca: "La decisione certamente faciliterà i colloqui". Su
una cosa ci esprimiamo: è evidente che non tutti i distretti Nazionali della Fraternità parlano la stessa lingua,
quindi prima di rilasciare delle dichiarazioni ufficiali almeno si
mettessero d'accordo tutti circa la stessa versione da dare. E la versione
dalla Germania conferma ciò che Monsignor Williamson ha scritto a
Monsignor Fellay: che la ragione della sua esclusione dalla Fraternità
ha radice nei recenti contatti "accordisti" con gli assassini della fede
e non nelle cosiddette disubbidienze di
Monsignor Williamson, fatte passare come se lui fosse uno scolaretto capriccioso, il quale altro non ha fatto che denunciare che un
accordo pratico con i modernisti, occupanti abusivamente le Sacre mura Vaticane,
sarebbe stato ed è un suicidio per il movimento Tradizionale cattolico,
oltre che un tradimento dell'opera di Monsignor Lefebvre.
(eccone uno stralcio:) "E in questo Capitolo è stato anche deciso che mai la Casa
generalizia potrà pervenire a qualcosa di valido e di
interessante con queste condizioni, vi sarà un Capitolo
deliberativo, il che significa che la sua decisione vincolerà
necessariamente (i membri della Fraternità). Quando vi è
un Capitolo consultivo, si chiede consiglio, e dopo l’autorità
decide liberamente. Un Capitolo deliberativo significa che la decisione
presa dalla maggioranza assoluta – la metà più uno, cosa
che ci è sembrata ragionevole – tale decisione sarà
seguita dalla Fraternità. Come ha provato il recente Capitolo, il giorno in cui abbiamo potuto
parlare tra noi, come si doveva, abbiamo superato il problema dei
disaccordi che avevamo conosciuti. È evidente che un Capitolo
deliberativo costituisce una misura molto saggia e sufficiente per
approvare eventualmente ciò che si sarà potuto ottenere
da Roma. Poiché è quasi impossibile che la maggioranza,
il Superiore della Fraternità – dopo una discussione franca,
un’analisi approfondita di tutti gli aspetti, di tutti i pro e i contro
-, è impensabile che la maggioranza si sbagli in materia
prudenziale."
Questa dichiarazione già sottintende la certezza di futuri accordi pratici con la Roma modernista, del resto già decisi in sede capitolare attraverso le famose sei condizioni preparate e manifestate pubblicamente a Roma. In questo, Mons. De Galarreta si rimangia completamente la sua dichiarazione sui colloqui dottrinali pronunciata lo scorso anno. Ma non finisce qui... apprendiamo che il sito DICI nel pubblicare questa conferenza omette di scrivere questa inquietante affermazione: "Y si, por casualidad, lo imposible sucede, entonces que así sea, de todos
modos, vamos a hacer lo que la mayoría piensa".
Capito
bene? Se anche dovesse accadere "l'impossibile" - e cioè che durante un capitolo (convocato straordinariamente), dopo che tutto fosse stato
ponderato col Superiore, (anche se un eventuale proposta Vaticana
risultasse inaccettabile), se la maggioranza la dovesse approvare - "...e allora che così sia! Si farà quello che la maggioranza pensa."
..." Il documento proposto non fa che confermarci che è illusorio e
irrealistico credere che noi si possa giungere ad un buon accordo
pratico, conveniente e garantito, e anche semplicemente accettabile per
le due parti. Date le circostanze, è certo che alla fine, dopo
lunghe discussioni, arriveremo assolutamente a niente. Allora, a che
scopo impegnarci?
Ragioni di un rifiuto
Sulla base della proposta romana, la vera domanda, la cruciale,
è la seguente: dobbiamo, possiamo impegnarci sulla strada di un
«possibile» accordo innanzi tutto pratico? È
prudente e conveniente mantenere dei contatti con Roma in vista di tale
accordo?
Per me la risposta è chiara: noi
dobbiamo rifiutare questa strada perché non possiamo fare un
male perché ne derivi un bene (peraltro molto incerto) e
perché questo genererà necessariamente dei mali (molto
certi) per il bene comune che possediamo, per la
Fraternità e per la famiglia della Tradizione"...
Quindi, in barba alla verità, in barba alla lotta per la Tradizione, in
definitiva l'aspetto dottrinario passerà in secondo piano pur di avere
un accordo con la Roma modernista. Non è forse su questo che Monsignor
Williamson si è messo di traverso? Noi pensiamo di si.
Sarebbe
stato anche corretto mettere per intero, nei vari siti della Fraternità, la lettera di Monsignor
Williamson che spiega interamente la sua cosidetta "disubbidienza", ma
notiamo che di quello che dice il Monsignore ad alcuni della Fraternità
poco importa, ebbene lo facciamo noi semplici fedeli.
Quindi l'affermazione della dichiarazione del Distretto italiano della Fraternità che dice: "come anche il futuro dimostrerà in maniera inequivocabile", risulta clamorosamente smentita da più parti e sarà
tutta da dimostrare non a parole ma a fatti. Per ora, l'unico fatto è
che chiunque non sia stato d'accordo con la linea "accordista" è stato
impietosamente buttato fuori dalla Fraternità, il resto sono dei meri tentativi di giustificazione, che sono fuori dalla battaglia per la Tradizione.
La terribile affermazione di Monsignor
Fellay che dice di accettare il "95% del conciliabolo Vaticano II", implica che noi tutti dovremo, insieme a lui ed in maniera totalmente sottomessa, accogliere e fare nostra questa percentuale di
accettazione del concilio, per far contento il modernista Ratzinger ed aver così
l'accordo pratico che mette in secondo piano la Dottrina (quella vera) che la Roma
modernista, in primis Ratzinger, continuamente misconosce per andare
dietro a tutte le novità liberali, quindi eretiche, del conciliabolo Vaticano II.
Per quanto ci riguarda, considerati questi elementi concreti ed innegabili, siamo da capo con il problema di una Fraternità, in alcuni suoi esponenti, disposta a mettere da parte la Fede, per scendere a compromessi con gli assassini della Fede ubicati a Roma, pur di ottenere un riconoscimento da quattro soldi, da parte di gente già tutta scomunicata dal Magistero Pontificio di sempre, e se in futuro saremo smentiti su questo pensiero, saremo ben felici di ricrederci e di fare delle pubbliche scuse.
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Cruccas Gianluca.
Anna Rita Onofri.