Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.
Antipapa Paolo VI, "Solennemente" alla fine di ciascun documento del Vaticano II: "Ciascuna
ed ognuna delle cose avanzate in questo decreto ha vinto il consenso
dei padri. Noi, anche, mediante l'autorità Apostolica conferitaci dal
Cristo, Ci uniamo ai venerabili padri nell'approvare, decretare e
stabilire queste cose nello Spirito Santo ed ordiniamo che ciò che è sino ad ora stato inattuato dal sinodo venga pubblicato per la gloria di Dio… Io, Paolo, vescovo della Chiesa Cattolica." [1]
Le eresie del Vaticano II sono state
esposte in dettaglio. Si è anche mostrata la verità donde gli uomini
aventi implementato tale concilio acattolico non furono dei veri Papi della Chiesa Cattolica, bensì degli Antipapi. Nonostante
tutta l'evidenza alcuna gente rimane ancora non convinta. Essa sostiene
che furono sì presenti dei problemi dottrinali con il Vaticano II ma
che ciò non costituì alcun problema per Antipapa Paolo VI perocché egli
non promulgò infallibilmente alcuna delle eresie del Vaticano II. "Le
eresie del Vaticano II non importano", essa asserisce, "poiché il
Vaticano II non fu infallibile." Si mostra la realtà per la quale se
Antipapa Paolo VI fosse stato un vero Papa i documenti del Vaticano II
sarebbero stati promulgati infallibilmente. Ciò dimostra, nuovamente,
l'effettività per cui Antipapa Paolo VI, l'eretico avente promulgato gli
apostatici documenti del Vaticano II, avente tentato di cambiare i riti
di tutti i 7 Sacramenti, avente tentato di trasformare la Santa Messa
in un servizio Protestante, avente supervisionato lo smantellamento
sistematico mondiale del Cattolicesimo, avente tentato di rovinare il
sistema scolastico mondiale Cattolico ed avente iniziato la più grande
apostasia dal Cattolicesimo della storia, non fu e non sarebbe potuto
essere un vero Papa. Egli fu un Antipapa.
Esistono 3 condizioni da rispettare acciocché un Papa insegni infallibilmente. Prima,
il Papa deve svolgere il suo dovere di pastore e di maestro di tutti i
Cristiani. Seconda, egli deve insegnare secondo la sua suprema autorità
Apostolica. Terza, egli deve spiegare una dottrina di Fede Cattolica o
morale, da essere creduta dalla Chiesa Universale. Ove un Papa
adempiesse tali condizioni egli, tramite l'assistenza Divina promessagli
come successore di San Pietro, opererebbe infallibilmente, siccome
insegnato dalla seguente definizione del Concilio Vaticano I.
Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 4, Capitolo 4, 1870: "… il Romano Pontefice, ove parlante ex-cathedra [dalla Sedia di San Pietro], cioè, [1]
ove svolgente il dovere di pastore ed insegnante di tutti i Cristiani
[2] secondo la sua suprema autorità Apostolica, [3] spiegante una
dottrina di Fede o morale da essere sostenuta dalla Chiesa Universale, tramite l'assistenza Divina promessagli nel beato Pietro, opera con quell'infallibilità con
cui il Divino Redentore desiderò che la Sua Chiesa venisse istruita nel
difendere la dottrina sulla Fede e la morale; pertanto, tali
definizioni del Romano Pontefice stesso e non provenienti dal consenso
della Chiesa sono inalterabili. Se alcuno presumesse di contraddire
questa Nostra definizione, Iddio non voglia, che egli sia anatema." [2]
Si dimostra ora, punto per punto, la
verità per cui la promulgazione dei documenti del Vaticano II da parte
di Antipapa Paolo VI apparve adempiere tutti e 3 tali requisiti, la
quale avrebbe reso i documenti del Vaticano II infallibili ove egli
fosse stato un vero Papa.
Prima, un Papa deve agire come pastore e maestro di tutti i Cristiani
Il primo prerequisito acciocché un Papa
insegni infallibilmente è quello donde egli deve agire come pastore e
maestro di tutti i Cristiani. Se egli fosse stato un vero Papa Antipapa
Paolo VI avrebbe adempiuto tale prerequisito.
Ciascuno dei 16 documenti del Vaticano II incomincia con le seguenti parole:
"Paolo, vescovo, servo dei servi di Dio, assieme ai padri del sacro concilio in eterna memoria.". [3]
Papa Eugenio IV incominciò la sessione nona del dogmatico Concilio di Firenze con le seguenti parole: "Eugenio, vescovo, servo dei servi di Dio, in eterno conto.". [4] Papa Giulio II incominciò la sessione terza del dogmatico Concilio Laterano V con le seguenti parole: "Giulio, vescovo, servo dei servi di Dio, con l'approvazione del sacro concilio, in eterno conto.". [5] Papa Pio IX incominciò la sessione prima del dogmatico Concilio Vaticano I con le seguenti parole: "Pio, vescovo, servo dei servi di Dio, con l'approvazione del sacro concilio, in eterno conto.". [6] Tale è la consueta maniera per cui i decreti dei concili dogmatici, generali ed ecumenici vengono incominciati dai Papi. Antipapa Paolo VI incominciò ogni documento del Concilio Vaticano II nello stesso esatto modo, con le stesse esatte parole.
Nell'incominciare ciascun documento del
Vaticano II in tale maniera Antipapa Paolo VI avrebbe chiaramente
adempiuto il primo prerequisito onde insegnare infallibilmente qualora
fosse stato un vero Papa.