Il 3 aprile 2009 così si rivolse alle comunità neocatecumenali della sua diocesi:
Venerdi, 3 Aprile 2009 Il Patriarca ai neocatecumenali:Grati per la fecondità del vostro carisma
«I vostri statuti dicono che il Cammino neocatecumenale è lo strumento al servizio dei vescovi per attuare il processo di educazione permanente alla fede richiesto da Cristo. L’iniziazione cristiana infatti non è il punto finale nel processo di conversione, ma la professione di fede battesimale si pone a fondamento di un edificio destinato a crescere. L’adesione a Gesù infatti avvia un processo di conversione permanente che dura tutta la vita. Voi siete testimoni di questo processo. Noi tutti, cristiani vostri fratelli, corpo presbiterale di questa Chiesa e Patriarca, vi siamo realmente grati e vi invitiamo a continuare con questa stessa energia e con forza creativa il compito bello della testimonianza. E invochiamo dalla Vergine Nicopeia che tutto questo possa crescere, a beneficio di ogni nostro fratello uomo».Le origini a Venezia. Così il card. Angelo Scola si è rivolto ai più di mille appartenenti al Cammino neocatecumenale presenti venerdì 20 marzo nella cattedrale di S. Marco a Venezia. A quarant’anni dalla nascita delle prime comunità in Italia, su iniziativa del pittore spagnolo Kiko Argüello e di Carmen Hernandez, è arrivato infatti a compimento il processo di riconoscimento da parte della Chiesa di questa forma di catecumenato “post battesimale”, “valida per la società e per i tempi odierni”. E’ proprio per ringraziare Dio e la Chiesa per la promulgazione, da parte del Papa, degli Statuti definitivi del Cammino che il Patriarca ha celebrato una messa, presenti le comunità veneziane, rappresentanti di altre aggregazioni laicali della diocesi e Stefano Gennarini, il catechista itinerante che ha aperto a Venezia questo “itinerario di formazione cattolica”. «Nel 1972 – ha ricordato – Luciani ci accolse con grande amore, ci appoggiò e ci aiutò ad aprire questo cammino anche in altre diocesi; e ci seguì venendo alle celebrazioni delle varie tappe del Cammino». Ringraziamenti sono stati rivolti anche al Patriarca Cè e ai primi parroci che hanno accolto le comunità nelle loro parrocchie.Testimonianza di radicalità. «“In questa nostra epoca abbiamo bisogno di riscoprire una fede radicale, radicalmente compresa, radicalmente vissuta e radicalmente realizzata”. Questo diceva Giovanni Paolo II il 2 novembre 1980 nella parrocchia romana di Nostra Signora del Ss.mo Sacramento e Santi Martiri Canadesi», ha ricordato il card. Scola nell’omelia. «Questa radicalità che il Cammino a più livelli testimonia, nonostante le nostre personali fragilità; questa radicalità serena, pacifica, rispettosa, umile, perché consapevole che tutto è puro dono, ma nello stesso tempo franca, decisa… questa radicalità vuole, senza saperlo, l’uomo di oggi, anche quando separa pericolosamente un’ipotetica adesione a Cristo dal filiale amore alla Chiesa, o quando si fa beffe di Dio senza saperlo. Questo vuole, perché nessun uomo può vivere senza anelare a Dio; lo ridurrà ad un idolo, ma compito del testimone sarà infrangere l’idolo perché venga fuori il desiderio di Dio che abita ogni uomo».Il carisma è un dono. «La Chiesa è piena di gratitudine per la fecondità del vostro carisma», ha proseguito il Patriarca. «Ma è un carisma: “Grazie a me tu porti frutto” (Os 14,9). Non bisogna mai dimenticarlo, dall’interno della nostra vita personale e di comunità. C’è un test per riconoscere di essere stati fatti oggetti di un dono, attraverso il frutto bello che si documenta nelle mille e mille testimonianze preziose che il Cammino ci va offrendo, nella lunga storia di presenza nella nostra diocesi.
«I vostri statuti dicono che il Cammino neocatecumenale è lo strumento al servizio dei vescovi per attuare il processo di educazione permanente alla fede richiesto da Cristo. L’iniziazione cristiana infatti non è il punto finale nel processo di conversione, ma la professione di fede battesimale si pone a fondamento di un edificio destinato a crescere. L’adesione a Gesù infatti avvia un processo di conversione permanente che dura tutta la vita. Voi siete testimoni di questo processo. Noi tutti, cristiani vostri fratelli, corpo presbiterale di questa Chiesa e Patriarca, vi siamo realmente grati e vi invitiamo a continuare con questa stessa energia e con forza creativa il compito bello della testimonianza. E invochiamo dalla Vergine Nicopeia che tutto questo possa crescere, a beneficio di ogni nostro fratello uomo».Le origini a Venezia. Così il card. Angelo Scola si è rivolto ai più di mille appartenenti al Cammino neocatecumenale presenti venerdì 20 marzo nella cattedrale di S. Marco a Venezia. A quarant’anni dalla nascita delle prime comunità in Italia, su iniziativa del pittore spagnolo Kiko Argüello e di Carmen Hernandez, è arrivato infatti a compimento il processo di riconoscimento da parte della Chiesa di questa forma di catecumenato “post battesimale”, “valida per la società e per i tempi odierni”. E’ proprio per ringraziare Dio e la Chiesa per la promulgazione, da parte del Papa, degli Statuti definitivi del Cammino che il Patriarca ha celebrato una messa, presenti le comunità veneziane, rappresentanti di altre aggregazioni laicali della diocesi e Stefano Gennarini, il catechista itinerante che ha aperto a Venezia questo “itinerario di formazione cattolica”. «Nel 1972 – ha ricordato – Luciani ci accolse con grande amore, ci appoggiò e ci aiutò ad aprire questo cammino anche in altre diocesi; e ci seguì venendo alle celebrazioni delle varie tappe del Cammino». Ringraziamenti sono stati rivolti anche al Patriarca Cè e ai primi parroci che hanno accolto le comunità nelle loro parrocchie.Testimonianza di radicalità. «“In questa nostra epoca abbiamo bisogno di riscoprire una fede radicale, radicalmente compresa, radicalmente vissuta e radicalmente realizzata”. Questo diceva Giovanni Paolo II il 2 novembre 1980 nella parrocchia romana di Nostra Signora del Ss.mo Sacramento e Santi Martiri Canadesi», ha ricordato il card. Scola nell’omelia. «Questa radicalità che il Cammino a più livelli testimonia, nonostante le nostre personali fragilità; questa radicalità serena, pacifica, rispettosa, umile, perché consapevole che tutto è puro dono, ma nello stesso tempo franca, decisa… questa radicalità vuole, senza saperlo, l’uomo di oggi, anche quando separa pericolosamente un’ipotetica adesione a Cristo dal filiale amore alla Chiesa, o quando si fa beffe di Dio senza saperlo. Questo vuole, perché nessun uomo può vivere senza anelare a Dio; lo ridurrà ad un idolo, ma compito del testimone sarà infrangere l’idolo perché venga fuori il desiderio di Dio che abita ogni uomo».Il carisma è un dono. «La Chiesa è piena di gratitudine per la fecondità del vostro carisma», ha proseguito il Patriarca. «Ma è un carisma: “Grazie a me tu porti frutto” (Os 14,9). Non bisogna mai dimenticarlo, dall’interno della nostra vita personale e di comunità. C’è un test per riconoscere di essere stati fatti oggetti di un dono, attraverso il frutto bello che si documenta nelle mille e mille testimonianze preziose che il Cammino ci va offrendo, nella lunga storia di presenza nella nostra diocesi.
Lo dirò usando le parole che Benedetto XVI vi ha rivolto il 10 gennaio scorso: “La vostra già tanto benemerita azione apostolica sarà ancor più efficace nella misura in cui vi sforzerete di coltivare costantemente quell’anelito verso l’unità che Gesù ha comunicato ai Dodici durante l’Ultima Cena. (…) E’ questa unità, dono dello Spirito Santo e incessante ricerca dei credenti, a fare di ogni comunità un’articolazione viva e ben inserita nel Corpo mistico di Cristo.