Fonte: Unavox
Intervista di S. Ecc.za Mons. Richard Williamson
della Fraternità Sacerdotale San Pio X
condotta da Jérôme Bourbon per il giornale francese “Rivarol”
12 gennaio 2007RIVAROL numéro 2793. Vendredi 12 janvier 2007. Page 9.
1 rue d’Hauteville. 75010 Paris. - Tél : 01-53-34-97- Fax : 01-53-34-97-98
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Decano dei quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Mons. Richard Williamson, 66 anni, dirige dal 2003 il seminario argentino de La Reja. Dopo la sua conversione, questo britannico poliglotta diplomato a Cambridge, entra nel 1972 a Ecône, ove viene ordinato sacerdote nel 1976 da Mons. Lefebvre, che lo consacra vescovo dodici anni più tardi. Egli si dichiara contrario ad ogni intesa con Benedetto XVI. |
Rivarol: Benedetto XVI occupa la Sede di Pietro da quasi due anni. Che bilancio traccia del suo regno ?
Mons. Richard Williamson: Benedetto XVI sembra che essenzialmente continui nella linea del suo predecessore Giovanni Paolo II. Fino ad oggi, dunque, ha dimostrato di essere un pontefice del Concilio Vaticano II. Come era da aspettarsi.
Rivarol: Si dice che Benedetto XVI prossimamente dovrebbe liberalizzare la Messa tradizionale. Questa misura è in grado di risolvere la crisi della Chiesa ?
Mons. Richard Williamson: Posso sbagliarmi, ma io penso che la liberalizzazione, anche parziale, della Messa tradizionale sarebbe un passo avanti per la Chiesa universale. La grazia fortissima di questa Messa, che attualmente si trova come soffocata dal rito di Paolo VI, si rimetterebbe a scorrere dappertutto nel mondo. Ma per risolvere la crisi della Fede occorrerebbe molto più che la restaurazione del buon Rito della Messa.
Rivarol: Questo Motu Proprio sulla Messa non finirà invece col creare più confusione che chiarezza dottrinale ?
Mons. Richard Williamson: Giustamente, permettere il buon Rito della Messa non significa formare i fedeli a parteciparvi come è necessario. È tutto da ricostruire, e in effetti in un primo tempo vi sarà molta confusione, per esempio con delle messe ibride. Ma la ricostruzione deve pur cominciare da qualche parte; bisogna aver fiducia nella forza intrinseca del buon Rito.
Rivarol: I fedeli tradizionaliti non rischiano di dissolversi nelle parrocchie conciliari a scapito della Fede integrale ?
Mons. Richard Williamson: Se in seguito a questa liberalizzazione del buon Rito, dei fedeli della Tradizione frequentassero regolarmente le parrocchie conciliari, significa che non avrebbero compreso granché della battaglia della Fede integrale. Spetta ai capi della Tradizione formare bene le loro pecorelle, così che questa eventuale liberalizzazione faccia più bene ai conciliaristi che male ai tradizionalisti. Questi ultimi infatti devono capire che il problema di fondo è la Fede totale e non solo il Rito della Messa.
Rivarol: Chiedere la liberalizzazione della Messa tradizionale senza ritornare sul Novus Ordo Missae di Paolo VI non significa accettare il principio di coesistenza e di pari dignità tra ciò che Mons. Lefebvre chiamava “ la Messa di sempre ” e la “ Messa di Lutero ” ?
Mons. Richard Williamson: “ Ab inimico disce”, apprendi dal nemico, dicevano i Latini. Perché tanti vescovi conciliari si mettono in subbuglio per la semplice eventualità della liberalizzazione del buon Rito della Messa ? Non è perché sanno che se nei loro templi si rimette l’Arca dell’Alleanza i loro riti di Dagon sono in pericolo ? Si veda il capitolo V del primo libro di Samuele ! Dobbiamo avere noi, col Rito di San Pio V, più paura dei conciliari col loro rito di Paolo VI ?
Rivarol: Nella Summa Teologiae, San Tommaso d’Aquino scrive che venerare la tomba di Maometto, per un cristiano è un atto di apostasia. Ritiene che Benedetto XVI sia colpevole di communicatio in sacris essendosi posto in raccoglimento nella Moschea Blu di Istanbul e che questo suo atteggiamento equivalga a rinnegare la Fede ?
Mons. Richard Williamson: Se Benedetto XVI ha pregato all’interno di una moschea, circondato da maomettani, secondo l’uso dei maomettani, ha commesso un grave peccato contro la fede cattolica e compiuto uno scandalo enorme davanti all’intera Chiesa.
Mons. Richard Williamson: Se un modernista è qualcuno che vuole adattare la Chiesa Cattolica al mondo moderno, certamente Benedetto XVI è un modernista. Egli crede sempre che la Chiesa debba riappropriarsi dei valori della Rivoluzione francese. Forse egli ammira il mondo moderno meno di Paolo VI, ma lo ammira ancora fin troppo. I suoi vecchi scritti sono pieni di errori modernisti. Ora, il modernismo è la sintesi di tutte le eresie (San Pio X, Pascendi). Dunque, come eretico, Ratzinger supera di gran lunga gli errori protestanti di Lutero, come ha detto molto bene Mons. Tissier de Mallerais. Solo un hegeliano come lui è persuaso che i suoi errori siano la vera continuazione della dottrina cattolica, mentre Lutero sapeva ed affermava che egli rompeva con la dottrina cattolica.
Rivarol: Ritiene che il Vaticano II insegni l’errore o l’eresia ? E direbbe che questa assemblea di vescovi fu un vero concilio ecumenico o un conciliabolo ? E nel rispondere Lei esprime la posizione ufficiale della Fraternità ?
Mons. Richard Williamson: Del Vaticano II, Mons. Lefebvre diceva che era un vero Concilio ecumenico nella sua convocazione, ma non nel suo svolgimento. In altre parole, i quasi 2000 vescovi sono stati convocati validamente, ma i 16 documenti che hanno prodotto sono quasi tutti cattivi, perfino molto cattivi. Se questi documenti non sono nettamente eretici, derivano dall’eresia e sfociano nell’eresia: ecco ancora un’espressione di Mons. Lefebvre, che corrisponde sicuramente alla posizione ufficiale della FSSPX.
Rivarol: L’Istituto del Buon Pastore considera che non si possa ignorare l’esistenza del Vaticano II e che, quindi, occorra interpretarlo. Che ne pensa ?
Mons. Richard Williamson: “Non si può ignorare il Vaticano II” ? Io distinguo. Il Vaticano II è un fatto enorme nella recente storia della Chiesa, d’accordo. Ma i suoi documenti sono fin troppo sottilmente e profondamente avvelenati perché si debba interpretarli. Un dolce parzialmente avvelenato va gettato tutto intero nella pattumiera !
Rivarol: Visto che Lei denuncia l’illegittimità e la nocività del Vaticano II, della nuova Messa, dei nuovi riti sacramentali, del nuovo codice di diritto canonico, del nuovo catechimo, delle nuove beatificazioni (Giovanni XXIII) e canonizzazioni (Mons. Escriva de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei), questo non significa porre il problema dell’autorità dei pontefici conciliari che hanno promulgato tutte queste riforme che Lei giudica disastrose ?
Mons. Richard Williamson: I tanti cattivi frutti dei pontefici conciliari, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e adesso Benedetto XVI, provano che si tratta di cattivi pontefici, ma non necessariamente che essi non siano affatto dei pontefici.
Tocchiamo l’argomento principale dei " sedevacantisti ". Nessuno, che io sappia, sostiene che un eretico puramente materiale perda automaticamente il suo ufficio, poiché egli non si oppone coscientemente alla dottrina e all’autorità della Chiesa cattolica. Ne consegue che i " sedevacantisti " debbano affermare che questi papi sono degli eretici formali, cosa che presuppone la pertinacia nell’eresia. Ma la pertinacia è una questione interiore all’uomo, dunque solo Dio può giudicare senza sbagliarsi. In effetti, per giudicare che si trattava di un eretico formale, una volta la Chiesa lo obbligava a rinunciare esteriormente alla sua eresia o a persistervi esteriormente. Ma un tale processo poteva essere condotto solo da una autorità superiore. Ora, in questa crisi senza precedenti nella storia della Chiesa, sono proprio le autorità supreme della Chiesa, e in particolare il Vicario di Cristo, che sono invasi dall’eresia modernista: è dunque impossibile, almeno per il momento, provare che questi papi sono degli eretici formali, tali che perderebbero o avrebbero perso il loro ufficio.
Più che mai oggi è possibile fare il male pensando di fare il bene. Questi papi conciliari sono ingannati in profondità dal mondo moderno, in particolare a causa della loro perdita kantiana della verità oggettiva (si veda l’enciclica Pascendi, di cui quest’anno celebriamo il centenario). Io penso che essi sono " sinceri " come tutti i liberali convinti e quindi non sono affatto propenso a ritenere che siano degli eretici formali.
Non vedo altri argomenti seri atti a concludere che la Sede di Roma sia vacante.