martedì 22 maggio 2012

"Il male del Concilio è l’ignoranza di Gesù Cristo e del Suo Regno. È il male degli angeli cattivi, è il male che è la via dell’Inferno". Questo diceva Monsignor Lefebvre; che i tiepidi lo seguano per non distruggere ciò che ha fatto providenzialmente il Monsignore...

Riportiamo il discorso fatto da Monsignor Fellay tradotto dal Blog Chiesa e Post Concilio, la traduzione non è perfetta ma ciò che dice si comprende abbastanza bene:
Il Superiore Generale della Fraternità San Pio X, il Vescovo Bernard Fellay, era giovedì a Salisburgo (Austria), al fine di conferire la cresima a fedeli locali in occasione della festa dell'Ascensione del Signore. Alla fine del sermone, ha detto qualche parola su temi di attualità:
"Certo, miei ​​cari fedeli, vorrete sapere qualcosa su ciò che sta accadendo a Roma. È una questione delicata. Sappiamo che la questione riguarda il nostro futuro. Pertanto, non è una cosa facile. Che cosa accadrà? Saremo accolti? Oppure non ci vogliono?

"So che ci sono molte paure. Siamo stati testimoni di tante cose! Temiamo, appunto, che le cose possano andar male. In gran parte, questi timori sono comprensibili. Non faremo certo un passo ad occhi chiusi. Questo è molto, molto chiaro. Ma in questo momento, non posso neanche dire se accadrà, o no! Perché, non è ancora chiaro. Abbiamo bisogno di garanzie che possiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto finora. E in questo senso, alcune cose non sono ancora chiare. Semplicemente non sono chiare.

"E io posso dire: si è scatenato l'inferno! [ Der Teufel ist los - anche : loose rotto tutti i dell'inferno ] E, beh, veramente ovunque. Quindi per noi, una cosa è chiara: pregare! Dobbiamo pregare come mai prima. Tutta la nostra storia è stata consacrata alla Madre di Dio, lei sicuramente non ci abbandonerà, soprattutto se noi preghiamo tanto per questo, e se vogliamo solo la volontà di Dio. Pertanto, continueremo a pregare, con fiducia, con fiducia in Dio. Questo è tutto. Cerchiamo di non essere turbati dalle nostre passioni, dai timori ingiustificati.

"Io vi dico, davvero il diavolo è in libertà e, beh, ovunque nella stessa Fraternità! Dappertutto nella Chiesa. In realtà ci sono persone che non ci vogliono Questi sono i moderni, i progressisti. E fanno molte pressioni per bloccare ciò che deve esser portato rettamente a compimento, la cosa giusta, cioè: giustizia. Che siamo ufficialmente riconosciuti come cattolici; il che, naturalmente, non significa che si dovrà tutto ad un tratto accettare ciò che ha causato tanti danni alla Chiesa. Lo si deve comprendere correttamente. Questo non è neppure tutto. Ciò che è a portata di mano è la possibilità di essere riconosciuti come siamo. Che possiamo continuare la Tradizione, che possiamo non solo mostrare la Tradizione agli altri, ma anche dargliela.

"Al momento non ho altro che questo. Quindi, continuiamo a pregare, affidiamo queste grandi, grandi intenzioni al buon Dio. Egli non ci abbandonerà! Dobbiamo avere questa speranza! Chiunque chieda dal nostro Signore il Suo aiuto, non sarà da Lui abbandonato! Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ".
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[Fonte: Distretto tedesco della FSSPX]

Che dire di questo discorso, sembra che i cosidetti tiepidi della Fraternità rimangano basiti del comportamento degli scellerati modernisti assassini della fede che oggi occupano il Vaticano, ma non erano stati avvertiti da Monsignor Lefebvre?"Più si analizzano i documenti del Concilio vaticano II e la loro interpretazione data dalle autorità della Chiesa, più ci si rende conto che non si tratta né di errori superficiali né di qualche errore particolare come l'ecumenismo, la libertà religiosa,  la collegialità, ma piuttosto di una perversione totale dello spirito, di tutta una nuova filosofia basata sul soggettivismo... e' molto grave! Una perversione totale! E' davvero deprimente...(discorso fatto poco prima di morire)” Ma queste parole per i tiepidi non contano più? Pensano che sono fuori dal tempo? Pensano che oggi la Gerarchia sia migliorata dai tempi di Monsignor Lefebvre? Anche un cieco vede che niente è cambiato anzi sono tragicamente peggiorati nel loro pertinace modernismo. Ad Albano, durante la riunione di Fellay con tutti i Superiori dei Distretti delle nazioni, dichiararono ufficialmente che avrebbero seguito gli insegnamenti del loro fondatore. Che lo facciano, e la divisione interna alla Fraternità, creata ad arte dagli assassini Vaticani modernisti, finirà e tutti agiranno con un cuore solo ed un anima sola in definitiva con una sola fede, quella autenticamente Cattolica Apostolica Romana, che gli assassini modernisti hanno rigettato durante il diabolico ultimo Concilio.
I tiepidi della Fraternità hanno concluso i colloqui dottrinali con i criminali modernisti, i quali  a  niente hanno portato, sono miseramente falliti. Perchè falliti? Perchè la fede espressa dalle due posizioni è diametralmente opposta e purtroppo il coltello dalla parte del manico lo detengono i modernisti che occupano miseramente il Vaticano da 50 anni.
Ripeto, non erano stati avvertiti da Monsignor Lefebvre, con il suo esempio? I tiepidi hanno tanta voglia di fare comunella con gli occupanti Vaticani? Allora se ne vadano con loro senza infangare e distruggere la Fraternità, con un accordo che la dissoverebbe in pochissimo tempo, basta leggere con attenzione il comunicato degli insensati modernisti Vaticani fatto pochi giorni fà per comprendere che questi signori del nulla non hanno certo in mente il bene delle anime ma solo l'intenzione di asservire tutti coloro che non si piegano alle perniciosità dell'ultimo Concilio portato avanti da modernisti impregnati di protestantesimo, ebraismo e principi massonici. Quello che in realtà sorprende è che chi da tantissimi anni combatte la battaglia della fede sembra che non veda l'opera nefasta dei signorotti Vaticani che vogliono asservirli alle loro opere; certamente facciamo nostro l'appello di Monsignor Fellay alla preghiera, ma solamente affinchè l'opera di Monsignor Lefebvre non venga distrutta dei diabolici modernisti, e non certo per implorare da Dio simili compromessi. 

Per comprendere appieno come questi colloqui dottrinali non siano serviti a niente, leggiamo ciò che ci ha segnalato il gentilissimo Paradosi:

All'Istituto Universitario San Pio X a Parigi si è da poco conclusa la conferenzza dell'insegnante di Ecclesiologia al Semianrio di Econe, già facente parte della commissione dottrinale ch
e in Vaticano discuteva su un possibile accordo con la Fraternità: l'abbé Gleize.
La conferenza è durata sulle due ore e mezzo e s'intitolava "Da un magistero all'altro: il Vaticano II e noi".
Il sacerdote è stato molto prudente nelle affermazioni, dicendo che quanto avrebbe esposto sarebbero state le linee di fondo di una situazione, in realtà, molto complessa.
Quello che è in gioco non è poco: è la variazione sostanziale del concetto di Magistero. Prima del Vaticano II il magistero curava e difendeva la "verità oggettiva"; dopo il Vaticano II, la verità è sempre pensata come puro riferimeto al soggetto per cui il Magistero esprime l'esperienza dei soggetti nell'epoca presente.
Il sacerdote ha ricordato che non si tratta solo di un nuovo linguaggio ma di un contenuto che in più punti si mostra come opposto a quello passato.
"Una dei rimproveri che ci facevano in Vaticano durante i colloqui - ha riferito - è che siami troppo oggettivi. Quello che ora conta è il soggetto, non tanto l'oggetto della verità". Ricordate ciò che scrivevano i tre vescovi della Fraternità a Monsignor Fellay sul soggettivismo dei Gerarchi modernisti Vaticani?
Tuttavia la posizione della Fraternità rimanda esattamente al Magistero fino al Vaticano II escluso. Infatti il sacerdote ha ricordato che nella dottrina tradizionale, il Magistero:
1) Parla in nome di Cristo.
"Chi ascolta voi ascolta me" (Lc 10,16). Cfr Dei Filius e Pastor Aeternus.
2) Il Magistero impone un insegnamento con autorità divina (Cfr. Rm 1,5)
3) Il Magistero conserva ed esplicita la verità rivelata (Cfr. Pio XII Humani generis). Per questo principio la funzione magisteriale non è mai di inventare qualcosa o di far regredire una dottrina ma di portarla sempre da un livello meno chiaro ad un'altro più chiaro. Il Magistero è dunque colui che interpreta in una linea di continuità col passato.
4) Il magistero impone la verità e condanna l'errore. Non può esserci affermazione della verità senza parallela condanna di ciò che gli è contrario. (Cfr Pio XII, Humani generis: il Magistero non solo esplicita e conserva ma difende il deposito della fede).
Da questo quarto principio scendono due conseguenze:
a) Non professare mai l'errore opposto alla fede;
b) Professare la fede e rifiutare l'errore.
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A questi quattro principi del magistero tradizionale si sono sostituiti altri quattro principi che sono apparsi chiaramente nel dialogo dottrinale recente tra il Vaticano e la Fraternità. La numerazione ripartirà dal fondo.
4) Il Magistero impone la verità e condanna l'errore opposto?
(Cfr. Giovanni XXIII nel discorso del 12 ottobre 1962: piuttosto che condannare la Chiesa espone i valori della sua dottrina; cfr. Dignitatis Humanae, 2: all'eresia si da il diritto di non essere più anatemizzata? "La Chiesa non vi chiede che la libertà" Paolo Vi nel discorso di chiusura del Concilio Vaticano II).
Da questo quarto punto discendono due principi che devono essere sempre assolutamente rispettati:
a) Non andare mai contro coscienza;
b) Non essere impediti contro coscienza.
Così il nuovo Magistero vuole proporre la fede con categorie culturali attuali. Si passa, allora, dal diritto della verità al diritto della persona.
Le riunioni ecumeniche di Assisi non sono degli abusi o degli eccessi ma rientrano perfettamente in questa ottica.
Così se fino a Pio XII il magiestero era inteso come un servizio alla fede in riferimento ai dogmi, da Giovanni XXIII il Magistero propone la fede come se fosse un'opinione.
 3) Il Magistero conserva sempre o esplicita ancora la verità rivelata?
Vediamo contraddetto il principio tradizionale nella Messa di Paolo VI in cui all'esplicitazione mostrata nella Messa di Pio V si ha preferito ritornare a forme meno esplicite per un motivo di cortesia ecumenica. Vediamo questo principio pure nel ragionamento del papa. Egli non condanna chi non la pensa come lui ma si esprime in termini di "preferenza". Il papa preferisce l'ermeneutica della continuità, rispetto a quella della rottura per interpretare il Vaticano II.
Il 27 dicembre 2005 il papa ha affermato: "La Chiesa riconsidera le sue posizioni nei riguardi del mondo moderno". Questo mostra che preferisce non riaffermare quanto prima di Giovanni XXIII era stato detto.
Tutto ciò porta a posizioni paradossali.
Un protestante conservatore, molto istruito e rigido, spesso invitato in riunioni ecumeniche, ad un certo punto si è alzato e ha posto una domanda all'episcopato cattolico svizzero presente: "Cristo è Dio?". Dai vescovi non venne alcuna risposta. Il Magistero episcopale preferisce non ribadire le verità di sempre!
Il papa stesso ammette che può esservi discontinuità nell'insegnamento ma solo per quanto riguarda l'oggetto della verità (oggi si insegna la libertà religiosa mentre ieri la si condannava). Ravvede e afferma la continuità nel soggetto: è sempre la Chiesa che si pronuncia.
Questo è un vero e proprio ribaltamento delle posizioni rispetto a quelle tradizionali!
La funzione della Chiesa, dunque, diviene quella di esplicitare non la verità passata ma l'applicazione della fede nei tempi presenti. In tutto questo ci può realmente esserci un rischio di evoluzionismo.
2) Il Magistero insegna ancora la verità?
In Verbum Domini di Benedetto XVI compare un'affermazione strana: è la comunità ecclesiale che si da un esempio di fede. La funzione del Magistero non è quella di servire l'oggettività della fede ma di aiutare il popolo di Dio nell'epoca presente.
Il soggetto dell'annuncio è l'IO universale che si nasconde nel Credo (Cfr. Benedetto XVI, Verbum Domini).
La Chiesa da un esempio nel vissuto mostrando un'esperienza.
1) La Chiesa parla ancora in mome di Cristo?
Si evita di mostrarlo preferendo ammettere che la Chiesa da un esempio nel vissuto mostrado un'esperienza. Infatti la Chiesa, secondo una famosa affermazione di Paolo VI, chiede la libertà. Ci chiediamo di quale libertà si parli. Se si tratta della libertà di predicare la verità come sempre è stato fatto non ci sono problemi. Ma si teme che non è assolutamente così poiché la posizione tradizionalista non è riconosciuta come la posizione della Chiesa cattolica ma come una delle tante posizioni o "sensibilità" religiose. Ognuno ha la libertà di esprimere la sua ma non certo quella di condannare altre.
Su questo piano la Fraternità non potrà mai convenire.
Il relatore ha confessato che, quando dialogava in Vaticano, aveva l'impressione di avere a che fare con gente molto convinta e seria in quanto stava dicendo. Non era gente falsa. "Non sono altro che prigionieri di un'ideologia", ha concluso.

Più chiaro di cosi' si muore. 
Tantissimo ancora ci sarebbe da dire, ma credo che sia meglio leggere ciò che insegnava Monsignor Lefebvre, sì ciò che dice il Monsignore... i suoi discorsi che neanche i vari siti della Fraternità propongono più, perchè sono troppo imbarazzanti per i loro collocqui con gli assassini della fede cattolica:


Mons. Marcel Lefebvre

Itinerario spirituale
Prologo

1989
Pubblichiamo il Prologo dell'ultimo libro scritto da Mons. Marcel Lefebvre: Itineraio spirituale . Come scritto sulla quarta di copertina dell'edizione italiana (Ichthys, Albano Laziale, 2000):
«Prima di morire, il 25 marzo 1991, redasse questo libro che si può considerare il suo “testamento spirituale”».



Carissimi lettori,

giunto alla sera di un lunga esistenza – poiché nato nel 1905, vedo l’anno 2000 – posso dire che la mia vita è stata segnata da avvenimenti mondiali eccezionali: tre guerre mondiali, quella del 1914-1918, quella del 1939-1945 e quella del Concilio Vaticano II del 1962-1965.

I disastri accumulati da queste tre guerre, e specialmente dell’ultima, sono incalcolabili nel campo delle rovine materiali, ma molto di più in quello delle rovine spirituali. Le prime due hanno preparato la guerra all’interno della Chiesa facilitando la rovina delle istituzioni cristiane e il dominio della Framassoneria, divenuta così potente da permeare profondamente con la sua dottrina liberale e modernista gli organismi direttivi della Chiesa.

Istruito, grazie a Dio, fin dal mio seminario di Roma, sul pericolo mortale che queste influenze costituiscono per la Chiesa, dal Rettore del Seminario francese, il venerato Padre Le Floch, e dai professori, i Reverendi Padri Voetgli, Frey, La Rohellec, ho potuto constatare nel corso della mia vita sacerdotale quanto fossero giustificati i loro appelli alla vigilanza, basati sugli insegnamenti dei Papi e soprattutto di San Pio X. Ho potuto constatare a mie spese quanto questa vigilanza fosse giustificata, non solo dottrinalmente, ma anche per l’odio che essa suscitava negli ambienti liberali laici ed ecclesiastici, un odio diabolico.

Gli innumerevoli contatti, a motivo delle cariche conferitemi, con le più alte autorità civili ed ecclesiastiche in numerosi paesi e particolarmente in Francia e a Roma, mi hanno dato la preziosa conferma che il vento era generalmente favorevole a tutti coloro che erano disposti a compromessi con gli ideali massonici liberali e sfavorevole al fermo mantenimento della dottrina tradizionale. Io credo di poter dire che poche persone nella Chiesa hanno potuto avere e fare questa esperienza informativa, nella misura in cui ho potuto farla io, non di mia iniziativa, ma per volontà della Provvidenza.

Missionario in Gabon, i contatti con le autorità civili erano evidentemente più frequenti che come vicario in Marais-de-Lomme nella diocesi di Lilla. Quel tempo di missione fu segnato dall’invasione gollista: abbiamo potuto allora constatare la vittoria della Massoneria contro l’ordine cattolico di Pétain. Era l’invasione dei barbari senza fede né legge! Forse un giorno le mie memorie forniranno dei dettagli sugli anni che vanno dal 1945 al 1960, dettagli che illustreranno questa guerra all’interno della Chiesa! Leggete i libri di M. Marteaux su quel periodo: sono rivelatori.

Dentro e fuori Roma s’accentuava la rottura tra il liberalismo e la dottrina della Chiesa. I liberali, riuscendo a far eleggere dei papi come Giovanni XXIII e Paolo VI, faranno trionfare la loro dottrina mediante il Concilio, mezzo meraviglioso per obbligare tutta la Chiesa ad adottare i loro errori.

Allorché assistetti alla lotta drammatica tra il Cardinale Bea e il Cardinale Ottaviani, che rappresentavano il primo il liberalismo e il secondo la dottrina della Chiesa, fu chiaro dopo il voto dei settanta cardinali che la rottura era consumata. E senza tema di sbagliarsi si poteva pensare che l’appoggio del Papa sarebbe andato ai liberali. Il problema era venuto ormai alla luce del sole! Che faranno i vescovi coscienti del pericolo che corre la Chiesa? Tutti constatano il trionfo, all’interno della Chiesa, delle nuove idee uscite dalla Rivoluzione e dalle Logge: duecentocinquanta cardinali e vescovi si rallegrano della loro vittoria, duecentocinquanta ne sono atterriti, millesettecentocinquanta si sforzano di non farsi problemi e seguono il Papa: “Poi si vedrà…!”.

Il Concilio termina, le riforme si moltiplicano più in fretta possibile. Comincia la persecuzione contro i cardinali e i vescovi fedeli alla Tradizione, poi, ben presto, dovunque contro i sacerdoti e i religiosi o le religiose che si sforzano di conservare la Tradizione. È la guerra aperta contro il passato della Chiesa e le sue istituzioni: “Aggiornamento, aggiornamento!”.

Il risultato del Concilio è di molto peggiore a quello della Rivoluzione; le esecuzioni e i martírii sono silenziosi; decine di migliaia di sacerdoti, di religiosi e religiose abbandonano gli impegni assunti, altri si laicizzano,le clausure scompaiono, il vandalismo invade le chiese, gli altari sono distrutti,le croci scompaiono… i seminari e i noviziati si svuotano. Le società civili ancora cattoliche si laicizzano sotto la pressione delle autorità romane: Nostro Signore non deve più regnare quaggiù! L’insegnamento cattolico diviene ecumenico e liberale. I Catechismi sono cambiati e non sono più cattolici. La Gregoriana diviene mista. San Tommaso non  più alla base dell’insegnamento.

Davanti a questa constatazione pubblica, universale, qual è il dovere dei vescovi, ufficialmente membri responsabili di quell’istituzione che è la Chiesa? Che faranno? Per molti l’autorità è intoccabile, anche se essa non si conforma più al fine per il quale è stata istituita!… Coloro che occupano la sede di Pietro e alcuni vescovi sono i responsabili: era pur necessario che la Chiesa si adattasse ai tempi! Gli eccessi passeranno! Meglio accettare la rivoluzione nella nostra diocesi e manovrarla, piuttosto che contraddirla!

Tra i tradizionalisti, ormai disprezzati da Roma, un buon numero darà le proprie dimissioni e alcuni ne morranno di tristezza, come Monsignor Morcillo, Arcivescovo di Madrid, e Monsignor McQuaid, Arcivescovo di Dublino, e molti buoni sacerdoti.

È evidente che se molti vescovi avessero agito come Mons. de Castro Mayer, Vescovo di Campos nel Brasile, la rivoluzione ideologica all’interno della Chiesa sarebbe potuta essere limitata, perché non bisogna aver paura di affermare che autorità romane attuali, a partire da Giovanni XIII e Paolo VI, sono divenute collaboratrici attive della Framassoneria giudaica internazionale e del socialismo mondiale. Giovanni Paolo II è innanzi tutto un politicante filo-comunista al servizio di un comunismo mondiale a tinta religiosa. Egli attacca apertamente tutti i governi anticomunisti e con i suoi viaggi non apporta alcun rinnovamento cattolico. Queste autorità romane conciliari non possono, perciò, che opporsi ferocemente e violentemente ad ogni riaffermazione del Magistero tradizionale. Gli errori del Concilio e le sue riforme rimangono la norma ufficiale consacrata dalla professione di fede del Cardinale Ratzinger del marzo 1989.

Nessuno negava che io ero membro ufficiale riconosciuto del corpo episcopale.L’Annuario Pontificio l’ha affermato fino al momento della consacrazione dei vescovi del 1988, presentandomi come Arcivescovo-Vescovo emerito della diocesi di Tulle. È a questo titolo di arcivescovo cattolico che io ho pensato di rendere un servizio alla Chiesa straziata dai suoi, fondando una congregazione per la formazione di veri sacerdoti cattolici, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, regolarmente approvata da Monsignor Charrière, Vescovo di Friburgo in Svizzera, e dotata di una lettera di lode del Cardinale Wright, Prefetto della Congregazione per il Clero.
Potevo pensare fondatamente che tale Fraternità, che si voleva attaccata ad ogni tradizione della Chiesa, dottrinale, disciplinare, liturgica, ecc., non sarebbe rimasta a lungo approvata dai demolitori liberali della Chiesa.

È un mistero che non ci siano stati cinquanta, cento vescovi ad agire come Monsignor de Castro Mayer e come me, da veri successori degli Apostoli contro gli impostori. Non c’è orgoglio, né immodestia nel dire che Dio nella Sua misericordiosa Saggezza ha salvato l’eredità del Suo sacerdozio, della Sua grazia, della Sua rivelazione, per mezzo di questi due vescovi. Non siamo stati noi a sceglierci, ma Dio ci ha guidati nel conservare tutte le ricchezze della Sua Incarnazione e della Sua Redenzione. Coloro che stimano di dover minimizzare queste ricchezze e financo negarle, non possono che condannarci, la qual cosa conferma il loro scisma da Nostro Signore e dal Suo Regno mediante il laicismo e l’ecumenismo apostata.

Sento dire: “Voi esagerate! Ci sono sempre più dei buoni vescovi che pregano, che hanno la fede, che sono edificanti…”. 

Una sola cosa è necessaria per la continuazione della Chiesa cattolica: vescovi totalmente cattolici, senza nessun compromesso con l’errore, che fondino seminari cattolici, dove giovani aspiranti possano nutrirsi con il lette della vera dottrina e mettere Nostro Signore Gesù Cristo al centro delle loro intelligenze, delle loro volontà, dei loro cuori: una fede viva, una fede profonda, una devozione senza limiti li uniranno a Nostro Signore; essi domanderanno come San Paolo che si preghi per loro, affinché avanzino nella scienza e nella sapienza del Mysterium Christi, dove scopriranno tutti i tesori divini. Che essi si preparino a predicare Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso importune, opportune… [inopportunamente e opportunamente, Cfr. 2 Tim. 4, 2].

Siamo cristiani! Che anche tutte le scienze umane e razionali siano anch’esse rischiarate dalla luce di Cristo, che è la luce del mondo e che dà ad ogni uomo la sua intelligenza nel momento in cui viene al mondo!
Il male del Concilio è l’ignoranza di Gesù Cristo e del Suo Regno. È il male degli angeli cattivi, è il male che è la via dell’Inferno.

È perché San Tommaso ha avuto una scienza eccezionale del Mistero di Cristo che la Chiesa lo ha fatto suo dottore. Amiamo leggere e rileggere le encicliche dei papi su San Tommaso  e sulla necessità di seguirlo nella formazione dei sacerdoti, affinché non dubitiamo un istante della ricchezza dei suoi scritti – e soprattutto della sua Somma Teologica – per comunicarci una fede immutabile e il mezzo più sicuro per approdare, nell’orazione e nella contemplazione, ai lidi celesti, che le nostre anime, infiammate dallo spirito di Gesù, pur nelle vicissitudini di questa vita terrena, non lasceranno più.

† Marcel Lefebvre

30 commenti:

  1. Riporto volentieri in questo articolo ulteriori approfondimenti del nostro Paradosi, postati nel thread precedente....

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  2. Anonimo22 maggio 2012 09:22

    L'abbé Gleize è una persona evidentemente intelligente: capisce che la situazione è complessa e non si possono fare delle generalizzazioni o delle semplificazioni riduttrici.

    Ma capisce pure che ci sono delle linee di fondo inequivocabili. Si è dunque posto come uno studioso della questione e, quando ha proposto i 4 punti che identificano il magistero odierno, in luogo di fare un'affermazione certa - come faceva con i quattro punti relativi al magistero tradizionale - ha messo dei punti interrogativi.

    Ci sono dei momenti, infatti, in cui il magiestero moderno sembra insegnare nella linea di quello tradizionale. Però poi emergono elementi ad esso dissonanti. Nella Chiesa uscita dal Vaticano II, infatti, non si ama condannare e non si ama neppure fare affermazioni trancianti.

    Si ha paura di violentare la libertà dell'individuo. E' un rispetto umanistico che considera fino allo scrupolo l'uomo e finisce per disconoscere la verità oggettiva. Certo, ci possono essere situazioni in cui questo non sembra, ma molte situazioni odierne ce lo provano. Ed è qui che l'abbé Gleize ha trovato il punto di rottura e l'impossibilità di dialogare con il Vaticano, quando faceva parte della commissione dottrinale sui testi del Concilio.

    "Non ci intendiamo", ha affermato, "abbiamo riferimenti totalmente differenti".

    Tutto questo, ha aggiunto il relatore, non vuole dare una risposta su quale può essere in futuro la nostra posizione nei riguardi del Vaticano. Questo dipende dai superiori. Quello che è certo è che ci sono forte difficoltà d'intenderci.

    A quel punto ha fatto l'esempio di un protestante conservatore, abitante nella zona di Friburgo, il quale ha una libreria dove dentro si può trovare pure la Summa Theologica di san Tommaso d'Aquino. Questo protestante, a differenza di tanti altri protestanti, è molto legato a certi riferimenti tradizionali e, a volte, si è trovato a parlare con l'abbé Gleize. Una delle volte in cui gli ha parlato, ha riferito d'essere stato invitato in un'assemblea dell'episcopato svizzero. Ad un certo punto si è alzato e ha posto ex abrupto una domanda ai vescovi presenti: "Cristo era Dio?". Riferisce che tutti sono stati zitti.

    Questo è un esempio in cui la verità oggettiva non è riconosciuta, dal momento che quanto la precede e la determina è la libertà del soggetto.

    Paradosi

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  3. Anonimo22 maggio 2012 09:40

    Ecco qualcosa sull'abbé Gleize:

    http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=467:una-questione-cruciale-il-valore-magisteriale-del-concilio-vaticano-ii&catid=64:crisi-nella-chiesa&Itemid=81


    Benedetto XVI ci tiene ai colloqui e a una soluzione positiva ocn la Fraternità san Pio X semplicemente perché ci tiene all'ermeneutica della continuità (il Vaticano II è armonizzabile con la tradizione di sempre).
    Tuttavia da quanto è emerso fino ad ora dalla Fraternità si può decisamente dire il contrario. E questo lo si vede prima di tutto e soprattutto su come è considerata la funzione magisteriale nella Chiesa odierna.

    Paradosi

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  4. Anonimo22 maggio 2012 10:47

    ALTRO MATERIALE DA http://www.dici.org/documents/magistere-ou-tradition-vivante-labbe-gleize-denonce-un-faux-dilemme/

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    In una conferenza del 25 gennaio 2012 a Sion (Svizzera) dal titolo "Magistero o tradizione vivente?", padre Jean-Michel Gleize, professore di ecclesiologia al Seminario di Ecône ha detto fra l'altro:

    "Ci contestano, infatti, che il solo magistero vivente e degno di questo nome è il magistero odierno, non quello di ieri.Solo il Magistero di oggi è in grado di dire ciò che è coerente con la tradizione e ciò che non lo è, poiché solo lui rappresenta il magistero vivente, interprete della Tradizione.

    E quindi tra le due, c'è una sola possibilità:
    - o rifiutare il Vaticano II dichiarando che è contrario alla tradizione, ma contraddicendo l'unico magistero possibile. il magistero vivente, che è quello odierno (quello di Benedetto XVI), e noi non siamo cattolici ma protestanti;
    - o decidersi di non essere protestanti e sentirsi obbligati ad accettare il Vaticano II per obbedire al magistero vivente, che è quello odierno, dichiarando che il Concilio è conforme alla Tradizione.

    E' un dilemma, ossia un problema senza apparente soluzione al di fuori di quelle indicate: se si vuole sfuggire ad uno dei due corni, si è presi dall'altro. In realtà questo è un falso dilemma. Infatti esistono pure dei falsi dilemmi (...)

    Le due alternative sono entrambe evitabili dal momento che esiste una terza soluzione. E' possibile rifiutare il Vaticano II senza essere protestanti, obbedendo semplicemente al magistero; è possibile non essere protestanti e obbedire al magistero senza accettare il Vaticano II (...) Il dilemma sopra esposto, infatti, è falso perché si trascura di specificare un'indispensabile distinzione. Se si distingue si ha modo di uscire dal dilemma perché si mostra l'esistenza d'una terza alternativa. La nostra risposta consiste, dunque, nel distinguere. (...)

    Il magistero vivente non si definisce come opposizione al magistero passato; si definisce per opposizione al magistero postumo. Questo magistero vivente è quello del presente, ma pure quello del passato. L'obiezione che ci è posta consiste nell'assimilare magistero vivente e magistero presente e ad opporre questo magistero vivente al magistero passato. Quest'assimilazione esiste poiché ci si pone esclusivamente dal punto di vista del soggetto. Non si distingue più tra i due punti di vista: quello della funzione (in cui il magistero vivente è contemporaneamene presente e passato) e quello del soggetto (in cui il magistero vivente non è che presente). Si confondono i due punti di vista e si riduce così il magistero vivente al magistero presente.

    ... (continua)

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  5. Anonimo22 maggio 2012 10:49

    ... (continua)

    Il sofismo che [in Vaticano] ci oppongono consiste a confondere i due sensi dell'aggettivo "vivente" attribuito al magistero. Noi diciamo che il magistero vivente copre tutto il magistero passato e presente e ci poniamo così nel giusto punto di vista, che è quello della costanza di una funzione sempre attiva, il cui atto è definito dall'oggetto. Chi ci obbietta si pone nel punto di vista del soggetto e pretende che il magistero vivente coincida esclusivamente con il magistero di un individuo presente e vivente.

    Perché questa confusione? Perché ridurre il magistero vivente al magistero presente? Perché dopo il vaticano II hanno voluto inventare un nuovo magistero. Il magistero è ridefinito poiché ha per compito quello d'esprimere la continuità di un soggetto e non più quella di un oggetto.

    Continuità di un soggetto, ci dice Benedetto XVI nel discorso del 2005, "che cresce nel tempo e si sviluppa restanto tuttavia sempre la stessa, l'unico soggetto del Popolo di Dio in cammino". Per Roma, il magistero vivente è precisamente il magistero di Benedetto XVI, in opposizione al magistero di san Pio X o di Pio XII. Tale magistero è attuale poiché è soggettivo, perché esprime la continuità di un soggetto. E' uno dei presupposti della Tradizione vivente, nel discorso papale del 2005.

    Il magistero non si definisce più in funzione della verità eterna e atemporale della rivelazione (che resta sempre la stessa, che sia passata, presente o futura). Questo nuovo magistero si ridefinisce in funzione del soggetto presente dell'autorità, egli stesso organo di un altro soggetto più fondamentale che è l'unico Popolo di Dio in cammino attraverso i tempi. Il magistero vivente è sempre quello di questo tempo presente, poichè si situa in riferimento al Popolo di Dio tale quale vive nel tempo presente. Il ruolo del magistero è quello d'assicurare la continuità di un'esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione assicurando il legame tra l'esperienza di fede apostolica, vissuta nella comunità originale dei discepoli, e l'esperienza attuale di Cristo nella sua Chiesa (Benedetto XVI "La comunione nei tempi: La tradizione", discorso del 26 aprile 2006 nell' osservatore romano, 18, 2 maggio 2006, p. 12).

    ---

    Paradosi

    RispondiElimina
  6. Appena posso, farò le mie considerazioni sul discorso di Mons. Fellay, che a mio avviso contiene delle "frasi chiave" per comprendere i presupposti dai quali il vescovo parte per aver assunto la posizione che presenta.


    Intanto, posto anche un piccolo riassunto, preso da "Chiesa e post concilio", del suo discorso tenuto in questi giorni a Vienna:

    http://rorate-caeli.blogspot.com/2012/05/rome-sspx-fellay-speaks-in-vienna-words.html

    Monsignor Fellay conferma che la situazione canonica proposta è appropriata ma ammette che c`è il timore che possa essere modificata nel futuro, dice che questa è veramente la volontà del Papa ma che è molto combattuta nella Chiesa, aggiunge che ci sono punti ancora non chiariti e che può succedere nei prossimi giorni o settimane che il Papa decida o che rinvii il caso alla CdF...

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    1. Cara Rita, Fellay mi pare un fellone. Questo ha già i motori che spingono, e la prua rivolta a Malta, ove consegnerà al nemico le anime affidategli. Si accettano scommesse su questo epigono di Supermarina.
      Riccardo

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  7. Ogni giorno di piu' si avverano come profezie le parole del Card. Ratzingher pronunciate durante quella famosa Via Crucis del Venerdi Santo del 2005 - si trattava di una realta' - quella realta' che il Pastore Supremo era circondato dai lupi. Oggi conosciamo anche i volti di quei lupi usciti in massa da quel diabolico conciliabolo. Dunque Mons. Fellay ha ragione quando dice che il Papa vuole ad ogni costo (io ho qualche dubbio, in quanto Cristo per la verita' ha dato la vita sulla Croce e cosi anche molti Santi Martiri) l'accordo, ma non puo' fidarsi, perche' chi lo succedera' potrebbe rimandare il tutto a carte 48. Dunque come fidarsi di questa gerarchia, che in altre parole non so' come definire? Le parole della Santa vergine di Fatima si avverano ogni giorno di piu' - Il dogma della fede rimarra' per sempre in Portogallo ecc. - La Bella Signora ci ha dato dei grandi messaggi, e noi dobbiamo solo prenderne atto. Il Signore provvede. A noi resta solo la preghiera alla Madonna affinche' sia fatta la volonta' di Dio.

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  8. Riflessioni - La Bella Signora da Fatima, manda alla Chiesa ed al mondo cattolico dei messaggi da non sottovalutare. Da Medugorje manda le lagrime di sangue perche' i Suoi messaggi sono stati respinti? Due facce della stessa medaglia? Cosa dovra' accadere ancora alla Chiesa di Roma perche' abbandoni gli errori che portano contro Dio, e si riconsacri interamente al Creatore dell'universo? Gli esempi dei Santi e dei martiri sono da imitare. Il Papa e' colui il quale dovrebbe imporre a tutta la gerarchia l'obbedienza, altrimenti gettare fuori dalla Chiesa di Cristo, senza alcuna paura, tutti coloro che hanno generato e continuano a generare errori. Ci vuole anche coraggio ed anche a costi molto alti. Gesu' insegna.

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  9. Alcune frasi del Discorso di Mons. Fellay mi hanno colpito molto e le riporto qui sotto:

    "Che cosa accadrà? Saremo accolti? Oppure non ci vogliono?"

    "Io vi dico, davvero il diavolo è in libertà e, beh, ovunque nella stessa Fraternità! Dappertutto nella Chiesa. In realtà ci sono persone che non ci vogliono Questi sono i moderni, i progressisti. E fanno molte pressioni per bloccare ciò che deve esser portato rettamente a compimento, la cosa giusta, cioè: giustizia. Che siamo ufficialmente riconosciuti come cattolici;"

    "Ciò che è a portata di mano è la possibilità di essere riconosciuti come siamo. Che possiamo continuare la Tradizione, che possiamo non solo mostrare la Tradizione agli altri, ma anche dargliela."

    Queste tre frasi hanno un comune denominatore, anzi tutto il discorso ha un comune denominatore, che si evidenzia chiaramente in queste tre frasi: la preoccupazione di essere riabilitati(nell'immagine), come "cattolici" agli occhi della Chiesa Cattolica e di tutta la comunità civile.
    Già dalla prima frase qui evidenziata, il vescovo non si chiede "Che cose accadrà? Riusciremo a testimoniare ancora la Fede cattolica? Riusciremo a rimanere fedeli a Cristo nell'ambito conciliare?" No, no...Fellay si chiede: "Che cosa accadrà? SAREMO ACCOLTI? OPPURE NON CI VOGLIONO?"...
    Quindi l'accento non è messo sul rimanere fedeli alla missione e all'identità che la Fraternità ha avuto dalla sua fondazione, CIOÈ PORSI FISICAMENTE DI FRONTE ALLA CHIESA CONCILIARE, COME UN MONITO COSTANTE DI CIO' CHE LA CHIESA ERA E CHE HA RIFIUTATO DI ESSERE, ma il problema sembra essere se si viene accettati ed accolti dai modernisti. Se gli eretici "ci vogliono con sé o no".....

    Nella seconda frase Fellay ritorna sullo stesso concetto: "Ci sono persone che non ci vogliono, i progressisti" e dice questo per spiegare l'espressione precedente in cui dice che il diavolo si è scatenato nella Chiesa. Quindi per Fellay il diavolo è rappresentato da "quelli che non ci vogliono" e in generale da quelli che non vogliono l'accordo, perché poi continua affermando che il diavolo si è scatenato anche "nella stessa Fraternità" (un'accusa gravissima, una demonizzazione ideologica di chiunque non pensi come lui!)e posto che la Fraternità non è progressista, ma contraria all'accordo per motivi diametralmente opposti, evidentemente la FSSPX sarebbe preda del diavolo laddove fosse contraria all'accordo!....
    Poi spiega anche perché - sempre nella sua testa - il rifiuto del rientro canonico della FSSPX sarebbe il MALE MANIFESTO: perché il BENE si manifesterebbe in...
    "ciò che deve esser portato rettamente a compimento, la cosa giusta, cioè: giustizia. Che siamo ufficialmente riconosciuti come cattolici;"

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  10. <<<<
    E QUI SI CHIARISCE BENE QUALE SIA SECONDO FELLAY IL FULCRO DI TUTTA LA SITUAZIONE: LA FSSPX HA SUBITO UN'INGIUSTIZIA QUANDO FU ESTROMESSA CANONICAMENTE DALLA CHIESA (e questo è anche vero) ED OGGI HA DIRITTO AD AVERE GIUSTIZIA, VENENDO RIAMMESSA E RICONOSCIUTA "CATTOLICA".

    Ciò può far pensare che, visto questo grande bisogno di riscatto, evidentemente Fellay visse molto male la sua ordinazione episcopale legata alla scomunica da parte di GPII, la visse come una ingiustizia profonda (non la visse come il suo Padre Fondatore che la ritenne invalida e che perciò mantenne la pace della coscienza) E, DOPO AVER CHIESTO LA REVOCA DELLE SCOMUNICHE, ORA SENTE L'ESIGENZA DI RICEVERE "GIUSTIZIA" COME SUPERIORE DELLA FRATERNITÀ, E CHE LA RICEVA TUTTA LA FSSPX.

    Ma qui non è questione di "ottenere giustizia", la quale ce la concederà Dio nell'altra Vita, anche perché la giustizia non è di questo mondo; qui la questione è soltanto di custodire e salvare LA SANTA FEDE CATTOLICA, LA MESSA CATTOLICA, IL SACERDOZIO CATTOLICO. Non è importante quello che il mondo pensi di noi, ma quello che pensa Dio.
    Non capisco poi quale importanza abbia "essere riconosciuti cattolici" dagli eretici, dai veri SCISMATICI, da coloro che hanno abbandonato l'insegnamento di Cristo, per volgersi al mondo, al culto dell'uomo, del soggettivismo, del relativismo. Quale valore può avere il riconoscimento di questa gente? Non comprendo questa sudditanza psicologica.

    Con la terza frase il vescovo rincara la dose, confermando apertamente che si ha "a portata di mano è la possibilità di essere riconosciuti come siamo." Cioè pur di ottenere questo famigerato riconoscimento morale, si crede ingenuamente che Roma possa tollerare al suo interno una forza tradizionale, che è esattamente quello che combatte aspramente da mezzo secolo, e si è anche disposti ad immergersi nel carrozzone ecumenico i cui tutto è inglobato non perchè faccia del bene, ma per il pricipio del falso irenismo universale.

    Un'ultima riflessione su questa espressione:
    "[la possibilità]che possiamo non solo mostrare la Tradizione agli altri, ma anche dargliela."

    Non capisco, ottenendo una Prelatura personale, COME si possa "mostrare la Tradizione agli altri" quando si resterebbe isolati nel proprio ambito, allo stesso modo di un'Opus Dei, senza perciò entrare nelle diocesi e nelle parrocchie...

    E non capisco COME si possa pensare di "DARE LA TRADIZIONE AGLI ALTRI"...la Tradizione non è un nostro possesso, una cosa acquisita una volta per tutte, qualcosa che si tira fuori dalla tasca...occorre una Grazia divina continua per viverla, che viene elargita solo nella assoluta fedeltà alla stessa, cioè in alcune condizioni di fedeltà, senza le quali tale grazia si perde...
    San Filippo Neri chiedeva sempre al Signore:"Tieni una mano sulla testa di Pippo tuo, altrimenti io mi faccio TURCO!"

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  11. Annarita complimenti vivissimi!!!

    Hai veramente centrato il bersaglio. Infatti pure io, leggendo il discorso di mons. Fellay, sono rimasto molto perplesso.

    Qui si vede CHIARAMENTE che il vescovo ragiona in termini umanistici: avere giustizia, essere riconosciuti, ecc. Lo sguardo qui non è in direzione verticale ma puramente orizzontale.

    Qui Fellay fa l'errore identico dei modernisti: sostituisce l'autorità alla tradizione! Ciò che in realtà dovrebbe unire, dovrebbe essere la tradizione, ossia avere una visione uniforme nella Chiesa, nella teologia e nella liturgia.
    Quando si è uniformi nelle cose essenziali l'unità esiste e dichiararla a parole è solo ammetterne la realtà.

    Stabilire una unità con differenze gravemente ampie, invece, significa voler a tutti i costi tappare un buco con una stoffa che non tiene.

    Posso capire la pesantezza psicologica di dover sopportare un "martirio della coscienza". Ma se il cattolicesimo ufficiale è malato non si può far finta che non lo sia, pur di avere un pezzo di carta di riconoscimento.

    Quel pezzo di carta, poi, costerà molto ma molto caro. E il futuro ce lo mostrerà chiaramente moltissime volte: corruptio optimi pessima!

    Paradosi

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  12. Stiamo andando incontro - pure abbastanza rapidamente - ad uno scontro senza percedenti nel mondo cattolico.
    Non mi meraviglio che certe profezie parlino di vescovi contro vescovi e cardinali contro cardinali.
    Le basi della Chiesa conciliare sono marce: come fare a sostenere al suo interno filo protestanti con "lefebvriani"?? E' qualcosa totalmente priva di senso!! E' il concetto stesso di chiesa ad essere marcio fin nelle radici!

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    1. E' il concetto stesso di chiesa (CONCILIARE) ad essere marcio fin nelle radici! ;)

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  13. Domandina pratica:

    come farà la Fraternità, nel caso in cui venga approvata, a regolarsi canonicamente? La Fraternità (particolare non da poco!) segue il Condice di Diritto Canonico del 1917 mentre dal 1983 la Chiesa conciliare si è dotata di un nuovo Codice! Sinceramente mi sembrano tutti impazziti....

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  14. Come disse il generale Stonewall Jackson di fronte a un numero preponderante di nordisti:'se oseranno attaccarci, daremo loro da assaggiare la baionetta'. Così farà la Tradizione contro il Mondo.
    Riccardo

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  15. Cara Annarita e Paradosi ed atri, noto che si sta arrivando a discernere meglio le frasi di mons. Fellay e si evidenzia l'aspetto puramente umano e materiale della sua tensione ad un accordo.

    Quando una persona si indirizza verso delle azioni, è necessario capire cosa lo spinge per evitare di acclamarlo e rimanere poi delusi, quando si manfesta il suo vero intento.

    Ora risulta chiaro che l'intento di Fellay è quello di "ristabilire" una giustizia sociale nella Chiesa,equiparando la fraternità che dirige al resto.

    L'intento non è affatto quello di ristabilire la Tradizione nella Chiesa e fare di tutto per...
    Dimostra qui tutta la sua realtà misera di personaggio elevato ad un ruolo che non gli compete.

    Ben a ragione don Meramo scrisse che fu lui stesso a spingere Fellay ad assumersi il ruolo di superiore; ma in seguito don Meramo si pentì amaramente di quella sua azione che ritenne doverosa.

    E' sempre difficile ricoprire il ruolo di un grande personaggio come fu mons. Lefebvre.
    Inoltre la difficoltà insita nel sentirsi "fuori" dalla Chiesa può far perdere di vista l'obiettivo ed infiacchire la tenacia.

    Non resta che aspettare che questa fraternità si decida a nominare un altro superiore,scegliendo accuratamente fra i più degni e quelli che hanno dimostrato più di una volta i loro sentimenti ed i loro obiettivi.

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  16. Che cavalcatura!

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    1. x ippodromi ed ippica
      ti piace cavalcare le sette,nevvero?!
      ne ho una per te sempre nuova; si chiama "Nuovo Cammino" alla fine ti pucciano completo nel fiume Giordano tra canti di gioia, dopo aver fatto venti anni di praticantato esoterico tra formule inusitate ,mense e conati di religiosità emozionale. Credo sia giusta tua.Seguila e vedrai che intruppamento!
      Lì potrai esprimerti meglio di come ti esprimi qui,cioè solo qualche frasuccia buttata lì per sentirti ribattere e sentirti finalmente qualcuno nella pochezza che dimostri di essere.
      Lì diventerai qualcuno perchè ti sentirai un "chiamato" ...SEI NON LO SEI GIA' !

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    2. Il personaggio sembra possedere ogni requisito per essere una ottima cavalcatura del diavolo. Naturalmente, dopo un congruo esercizio con qualche addestratore in porpora: ve ne sono in abbondanza.

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  17. Credo che Mardunolbo abbia proprio ragione. A conferma di ciò è uscito oggi sul sito Agerecontra un articolo sulle ultime operazioni di Fellay: cancellare dal sito della fraternità le tracce del dissenso col Papa su Assisi III e la disdetta del capitolo generale. Che lo voglia o no, si sta togliendo la maschera e non ci fa una bella figura.

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    1. Michele,
      per cortesia, metti qui il link di questo articolo di Agerecontra, perchè non riesco a trovarlo! Grazie..

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  18. C'è anche altro. un articolo di Arai che taglia e cuce nelle pieghe della Chiesa confezionando un altro dei suoi articolini pepati, ma chiari.

    http://www.agerecontra.it/public/press20/?p=11123#more-11123

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  19. Da tempo la "destra" "lefebvriana" aveva intuito un certo andazzo filo-conciliare serpeggiare tra le sue fila.
    E, d'altronde, quando ci sono tanti sorrisi vaticani - dal momento che quei signori non hano cambiato né pelo né vizio - qualcosa di strano c'è!

    Paradosi

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  20. E' stato disdetto il capitolo generale? Quello di luglio?

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  21. ECCO L'ARTICOLO DI AGERECONTRA...

    http://www.agerecontra.it/public/press20/?p=11146&cpage=1#comment-3377

    Qualcuno dei lettori può tradurlo?
    Grazie

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  22. COMUNQUE SONO ANCORA VOCI NON CONFERMATE...

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  23. TRADUZIONE:
    Le Novità, giusto per la rete di TRADITIO, indicano che Bernie Fellay ha cancellato l'Assemblea Straordinaria del Capitolo che lui stesso ha richiesto all'inizio di luglio 2012 a Ecône, in Svizzera. Se lo ha fatto,è perché l'affare-svendita [della Fraternità] ha temporaneamente fallito oppure per l'opposizione dei tre neo-FSSPX vescovi oppure ancora perché ha paura che il capitolo sarebbe stato utilizzato per deporlo dalla Casa Generalizia Superiore; non è ancora chiaro.
    Nel frattempo, Fellay ha ordinato p. Paul Morgan, Superiore Generale della Gran Bretagna, di rimuovere gli elementi critici sulla blasfemia della Conferenza Assisi III, di Benedetto Ratzinger, dal sito web britannico della NeoSPPX perché il cardinal Levada,nuovo capo della Congregazione per la Dottrina della [New Order] Fede, non ama questi commenti. Così, Fellay, che ora è il cagnolino della setta New Order,ha risposto a Levada con un grande "Jawohl" [sissignore]!
    Ed ora un sondaggio informale, ha rivelato che la metà del clero di Fellay e dei laici, negli Stati Uniti non vogliono andare avanti con la sua affare-svendita. La maggior parte del clero francese inoltre, pure si oppone a questo affare. Francia e Stati Uniti sono i due più popolosi distretti della Neo-FSSPX .

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  24. http://sspx.org/news/assisi_iii/assisi_iii.htm

    Su questo sito non hanno tolto proprio nulla. E sul sito della fraternità in Gran Bretagna non ho notato nessun cambiamento rilevante, almeno negli ultimi mesi.

    Mesi fa, ho assistito ad un omelia molto illuminante di Padre Morgan. In quell'occasione ci ha parlato di internet; ammonendoci di non riportare tutto ciò che viene detto (specialmente quando non confermato) per non arrecare danni ulteriori alla fraternità.

    Un saluto in Gesù e Maria

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