« Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua. (Proverbi 8,24)»
« [...] declaramus, pronuntiamus et definimus, doctrinam quae tenet beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae conceptionis fuisse singulari omnipotentis Dei gratia et privilegio, intuitu meritorum Christi Iesu Salvatoris humani generis, ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem, esse a Deo revelatam atque idcirco ab omnibus fidelibus firmiter constanterque credendam. »
« [...] dichiariamo, affermiamo e definiamo la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. »
MISSALE
ROMANUM VETUS
ORDO
S. MESSA CON GLÓRIA ORÁTIO
Deus, qui per Immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum preparásti: quǽsumus: ut, qui ex morte eiúsdem Fílii tui prævísa, eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos eius intercessióne ad te perveníre concédas. Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
O Dio, che mediante l’Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una degna dimora: Ti preghiamo: come, in previsione della morte del tuo stesso Figlio, preservasti lei da ogni macchia, cosí concedi anche a noi, per sua intercessione, di giungere a Te purificati. Per lo stesso Signore nostro Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
EPISTOLA
Léctio libri Sapiéntiæ, Prov. 8, 22-35
Dóminus possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abyssi, et ego iam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat, et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abyssos: quando ǽthera firmábat sursum, et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum, et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum fíliis hóminum. Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abiícere eam. Beátus homo, qui áudit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.
M. - Deo grátias.
Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Iudith 13, 23 - Benedícta es tu, Virgo Maria, a Dómino Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Iudith 15, 10 - Tu glória Ierúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri.
Giuditta 13, 23 - Benedetta sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, piú che tutte le donne della terra. Giuditta 15, 10 - Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l’allegrezza di Isræle, tu l’onore del nostro popolo.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Cant. 4, 7 - Tota pulchra es, Maria: et mácula originális non est in te. Allelúia.
Cantico 4, 7 - Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 1, 26-28
In illo témpore: Missus est Ángelus Gábriel a Deo in civitátem Galilǽæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ióseph, de domo David, et nomen Vírginis Maria. Et ingréssus Ángelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: Benedícta tu in muliéribus.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
M. - Laus tibi Christe.
O Dio, che mediante l’Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una degna dimora: Ti preghiamo: come, in previsione della morte del tuo stesso Figlio, preservasti lei da ogni macchia, cosí concedi anche a noi, per sua intercessione, di giungere a Te purificati. Per lo stesso Signore nostro Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
EPISTOLA
Léctio libri Sapiéntiæ, Prov. 8, 22-35
Dóminus possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abyssi, et ego iam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat, et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abyssos: quando ǽthera firmábat sursum, et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum, et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum fíliis hóminum. Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abiícere eam. Beátus homo, qui áudit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.
M. - Deo grátias.
Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Iudith 13, 23 - Benedícta es tu, Virgo Maria, a Dómino Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Iudith 15, 10 - Tu glória Ierúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri.
Giuditta 13, 23 - Benedetta sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, piú che tutte le donne della terra. Giuditta 15, 10 - Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l’allegrezza di Isræle, tu l’onore del nostro popolo.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Cant. 4, 7 - Tota pulchra es, Maria: et mácula originális non est in te. Allelúia.
Cantico 4, 7 - Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 1, 26-28
In illo témpore: Missus est Ángelus Gábriel a Deo in civitátem Galilǽæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ióseph, de domo David, et nomen Vírginis Maria. Et ingréssus Ángelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: Benedícta tu in muliéribus.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
M. - Laus tibi Christe.
O vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura
Dai
«Discorsi» di sant'Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
Buona Festa dell'Immacolata a tutti...
(Disc. 52; PL 158, 955-956)
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
Commento al Vangelo
Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
(Lc 1,26-38)
Quand’ecco giunse un angelo di Dio
Quand’ecco una gran luce invase la
stanzetta e la fece trasalire. In quella luce splendeva più fulgido un angelo
di Dio.
Maria non si turbò e non temette, perché
era abituata alla compagnia degli angeli; ma si accorse che quel celeste messaggero
non era come gli altri, in quel momento. Non aveva un aspetto di maestà, ma
sembrava prostrato in riverente ossequio; rifulgeva di luce più grande, poiché
portava il più grande messaggio che sia stato mai portato dal Cielo in terra;
ma la sua grandezza era velata dall’umiltà.
Sostò per un momento, si curvò e,
ammirando il capolavoro di Dio, esclamò: Ti saluto, o piena di grazia, il
Signore è con te; benedetta tu fra le donne. E si fermò adorando Dio che
l’aveva fatta così bella, poiché in Lei vedeva i riflessi più luminosi
dell’infinita santità.
Maria, l’umilissima Maria si sentiva
salutata con parole grandi che per Lei erano incomprensibili; allora si turbò
perché quelle parole non avevano eco nel suo Cuore, abituato ad impiccolirsi;
erano come un linguaggio sconosciuto per Lei, e pensò che cosa potessero
significare. Non sospettò che fossero un elogio, ma temette che fossero un
rimprovero, un segno dello scontento di Dio. Si rileva chiaramente da ciò che
l’angelo soggiunse: Non temere, perché hai trovato grazia innanzi a Dio.
Si direbbe: è la psicologia delle anime veramente umili; esse si
turbano negli elogi, perché sembrano loro un assurdo, e li riguardano come un
traviamento del loro cuore, perché ad esse sembrano che manomettano la gloria
di Dio.
Maria non si turbò nella visione
dell’angelo, come suppongono alcuni, ma nelle sue parole – come dice esplicitamente il
Sacro Testo – e, non sapendone intendere il significato, come chi ascolta una
lingua sconosciuta, mostrò fino a qual punto giungeva la sua umiltà! Fu in quel
momento di abbassamento interiore che l’angelo la preconizzò Madre di Dio: Ecco,
concepirai nel tuo seno un figlio e lo chiamerai Gesù. Questi sarà grande e
sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore gli darà la sede di Davide, suo
padre, e regnerà in eterno nella casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà mai
fine. L’angelo disse: Concepirai nel tuo seno e partorirai; dunque,
doveva diventare veramente madre; doveva dare nome al suo Figlio Gesù,
Salvatore; dunque si
compivano i vaticini che annunciarono la salvezza d’Israele e del mondo; il
Figlio sarebbe chiamato Figlio dell’Altissimo; e quindi Ella sarebbe stata la Madre di Dio. Avrebbe avuto
il regno di Davide in eterno, il vero regno promesso al santo re, il regno
della grazia e dell’amore che sarebbe durato in eterno.
Maria rimase pensosa. Ella era sposata a
san Giuseppe; aveva promesso a Dio il fiore verginale, e sapeva che l’aveva
promesso anche Giuseppe; che cosa doveva fare? Desiderosa solo di compiere la
divina volontà voleva sapere come doveva compierla. Maria, in quel momento,
fece un atto di virtù più grande di quello di Abramo e, invece di mostrarsi
pronta a immolare il proprio figlio, si mostrò pronta anche a rinunciare alla
sua verginale integrità, se così a Dio fosse piaciuto. Non è esatto supporre e
dire che Maria avrebbe rinunciato alla divina Maternità per non rinunciare alla
verginità; questo non sembrerebbe consono alla piena sottomissione di Maria al
volere di Dio. La Vergine
espose solo la sua particolare condizione, e implicitamente quella di san
Giuseppe: Ella non conosceva uomo
e, dato il suo voto, non poteva conoscerlo se Dio l’avesse voluto, Ella
aveva uno sposo vergine che per la sua consacrazione apparteneva a Dio solo;
come sarebbe avvenuta la concezione? Ella non poteva rompere il legame che san
Giuseppe aveva stretto con Dio, e domandava come sarebbe potuto avvenire il
concepimento. Ma l’angelo subito la rassicurò; Ella avrebbe concepito per opera
dello Spirito Santo, e la sua verginità, come quella di san Giuseppe, sarebbe
rimasta integra.
Le parole dell’angelo non furono una
semplice affermazione, furono una gran luce, poiché egli parlava in nome di
Dio. Nessuno può capire con quale amoroso rispetto un angelo pronuncia il Nome
di Dio, dal quale tutto riceve e nel quale si bea. Gabriele, nel nominare lo
Spirito Santo, rifulse d’amore, fruendo dell’eterno Amore e, nell’accennare
alla virtù dell’Altissimo, mostrò nel suo volto il suo riverente timore per
l’onnipotenza divina. Era fulgido d’amore e prono in adorazione talmente
profonda, da far apprezzare l’infinita distanza che sussiste tra la potenza
della creatura e quella del Creatore. Maria in quel momento contemplò la
potenza di Dio e vi si abbandonò con un atto di fede illimitata. Non aveva
bisogno di sapere altro, non aveva bisogno di scrutare, non volle pensare alle
conseguenze esterne di una sua concezione miracolosa; curvò l’intelletto e
credé, piegò la volontà e si donò, aprì il cuore e amò d’intenso amore Dio.
L’angelo soggiunse che anche Elisabetta,
benché sterile, aveva miracolosamente concepito un figlio, e stava già al sesto
mese, perché niente era impossibile a Dio. Era questa la prova umana che dava
alla ragione di Maria, perché Dio, nelle sue grandi opere e nelle sue
rivelazioni, ha sempre un riguardo delicato per la ragione umana. La fede piena
in Lui è in tal modo sostenuta, ed ha una maggiore facilità nel suo slancio. La
luce, nella ragione, è come la spinta della catapulta all’aeroplano che deve
spingersi al volo senza motore, e lo lancia d’un colpo nell’azzurro del cielo.
Fede e ragione
Si crede prima e poi si ha la luce nella
stessa ragione, poiché dall’altezza si può contemplare la valle e misurare
l’altezza, mentre dalla valle non può contemplarsi l’orizzonte dell’altezza. È
una cosa di grande importanza: non si va alla fede scrutando, ma si può
scrutare quando si crede, per amare, contemplare e credere maggiormente.
Gli sforzi della ragione umana
precedenti la fede sono utili solo a spingerci a Dio, ricercando da Lui la
fede; ma questa è luce trascendente e vivificante che non si trova nelle povere
caverne della ragione, appena fosforescenti. È più bello illuminare la ragione
col sole della fede che pretendere di far luce col lucignolo della ragione. Noi
non ponderiamo quanto è meschina questa nostra ragione di fronte alla luce
ineffabile di Dio; per questo le diamo tanta importanza. I santi semplici che
si sono abbandonati alla luce di Dio, hanno avuto sempre una ragione illuminata
immensamente più di quella dei grandi pensatori della nostra povera terra.
Maria credé: «Ecco la serva del Signore…»
Maria credé al grande mistero che le si
annunciò e credé all’effusione dello Spirito Santo in Lei. Curvò la fronte con
immensa umiltà, aprì il cuore con piena dedizione, e pronunciò quelle
ammirabili parole che dovevano far compiere il grande mistero dell’Incarnazione
del Verbo: Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola.
Fu un momento solenne che la povera penna non sa rendere; fu il momento delle
nozze d’una creatura con l’eterno Amore, e della discesa del Verbo nel suo immacolato
seno. Si direbbe che questa discesa d’amore fu come l’immenso peso che fece
traboccare la bilancia della misericordia, e sollevò Maria fin là dove il Verbo
era disceso, fino alle altezze eterne. Maria si raccolse in silenzio,
s’inabissò in Dio, si donò a Lui interamente, umiliandosi fino alla polvere del
proprio nulla. Sparì quasi in questo atto di profondissima umiltà, e pregò
ardentemente. Avvertì una grande pace, e sentì rifluire nella sua vita una
corrente di purezza sterminata.
Il suo corpo sembrava fosse diventato spirito, tanto era
luminoso e diafano in quella gran luce che l’adombrava. Fu tutta come un
cantico vivente d’amore: cantavano le sue potenze nell’armonia dei doni dello
Spirito Santo, rifulgeva l’intelletto di sapienza divina, rifulgeva la volontà
tutta unita a quella di Dio, l’inondava una luce immensa di scienza celeste per
la quale conversava nei cieli, anzi nella pace amorosa della Santissima
Trinità, poiché da quel momento Dio la chiamava quasi nel divino consesso: era
infatti la Figlia, la Sposa, la Madre di Dio, aveva in sé l’immagine più grande
della Santissima Trinità, era principio generante del Verbo Incarnato, l’aveva
nel suo seno, congiunto a sé per l’eterno Amore, e poteva rispondere, come eco,
alle eterne parole: Ex utero ante luciferum
genui te, dette da Dio Padre, con le parole
del suo amore materno: Dal mio seno, nella luce di Dio ti ho generato. È
mirabile! Dio parlando della generazione eterna del Figlio paragonò il suo
eterno seno all’utero verginale, perché non fosse sembrato strano che da una
Vergine un giorno potesse essere concepito il Verbo Incarnato, e Maria poteva
paragonare il suo utero al seno eterno di Dio Padre!
Padre Dolindo Ruotolo
LA SIGNORA DICE CHI È: "QUE SOY ERA IMMACULADA COUNCEPTIOU"
RispondiEliminaNostra Signora di LourdesIl 25 marzo 1858, giorno della sedicesima Apparizione, Bernardetta si reca alla Grotta dove, per volere di don Peyramale, parroco di Lourdes, chiede "alla Signora" di dire il suo nome. Per tre volte, Bernardetta rivolge la domanda. Alla quarta richiesta, "la Signora" le risponde in dialetto:
"Que soy era Immaculada Counceptiou", "IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE".
Bernardetta non ha capito immediatamente il senso di questa parola. L'Immacolata Concezione, così come lo insegna la Chiesa, è "Maria concepita senza peccato, grazie ai meriti della croce del Cristo" (definizione del dogma promulgato nel 1854). Bernardetta si reca immediatamente dal signor parroco, per trasmettergli il nome "della Signora". Lui capirà che è la Madre di Dio che appare alla Grotta di Massabielle. Più tardi, il vescovo di Tarbes, Mgr Laurence, la autentificherà.
http://it.lourdes-france.org/approfondire/il-messaggio-di-lourdes
Il parroco don Peyramale si fara' ripetere il nome da Bernadette, almeno due volte, tanto rimase sbalordito.
RispondiEliminaInfatti sapeva che Bernadette non capiva il significato di quel che diceva ma lui si' !
Chiese anche a Bernadette se avesse mai sentito quelle parole, per essere certo che Bernadette non mentisse.
Quindi, con queste parole della Immacolata Concezione, si convinse che era la Madonna che appariva.
Che meravigliose storie quelle delle apparizioni di Lourdes e di Fatima !
Sono le storie di una realta' al di sopra di noi e che ci aiuta ad avere fede e speranza.
Mardunolbo
Dall'Enciclica “INEFFABILIS DEUS”
RispondiEliminadel Beato Pio IX
sull'Immacolata Concezione di Maria Santissima
8 dicembre 1854
“Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, NELL'UMILTA' E NEL DIGIUNO, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la Beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, IMMUNE DA OGNI MACCHIA DI PECCATO ORIGINALE FIN DAL PRIMO ISTANTE DEL SUO CONCEPIMENTO, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.
Se qualcuno dunque avrà la presunzione pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), SAPPIA CON CERTEZZA DI AVER PRONUNCIATO LA PROPRIA CONDANNA, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall'unità della Chiesa, e, se avrà osato rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro modo, ciò che pensa, sappia di essere incorso, ipso facto, nelle pene comminate dal Diritto. [..]
Nessuno pertanto si permetta di violare il contenuto di questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o abbia l'ardire temerario di avversarlo e di trasgredirlo. Se qualcuno, poi, osasse tentarlo, SAPPIA CHE INCORRERA’ NELLO SDEGNO DI DIO ONNIPOTENTE E DEI SUOI BEATI APOSTOLI PIETRO E PAOLO”.
Dato a Roma, presso San Pietro, nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1854, il giorno 8 dicembre, nell'anno nono del Nostro Pontificato.