domenica 4 ottobre 2015

DOMÍNICA XIX POST PENTECOSTEN - SAN FRANCESCO D'ASSISI - Santa messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Ephésios, 4, 23-28
Fratres: Removámini spíritu mentis vestræ, et indúite novum hóminem, qui secúndum Deum creátus est in iustítia, et sanctitáte veritátis. Propter quod deponéntes mendácium, loquímini veritátem uniusquísque cum próximo suo: quóniam sumus ínvicem membra. Irascímini, et nolíte peccáre: sol non óccidat super iracúndiam vestram. Nolíte locum dare diábolo: qui furabátur, iam non furétur; magis áutem labóret, operándo mánibus suis, quod bonum est, ut hábeat unde tríbuat necessitátem patiénti.
M. - Deo grátias.

Fratelli: dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. M. - Deo grátias.

GRADUALE

Ps. 140, 2 - Dirigátur orátio mea, sicut incénsum in conspéctu tuo, Dómine. Elevátio mánuum meárum sacrifícium vespertínum.
Sal. 140, 2 - Si innalzi la mia preghiera come l’incenso al tuo cospetto, o Signore. L’elevazione delle mie mani sia come il sacrificio della sera.

ALLELÚIA

Allelúia, allelúia. Ps. 104, 1 - Confitémini Dómino, et invocáte nomen eius: annuntiáte inter gentes ópera eius. Allelúia.
Allelúia, allelúia. Sal. 104, 1 - Date lode al Signore, e invocate il suo nome, fate conoscere tra le genti le sue opere. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthǽum, 22, 1-14


In illo témpore: Loquebátur Iesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis dicens: Símile factum est regnum coelórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad núptias, et nolébant veníre. Iterum misit alios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi áutem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos eius, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex áutem cum audísset, irátus est: et missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos, et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad éxitus viárum, et quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi eius in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit áutem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti, non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus eius, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus, et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, páuci vero elécti.
M. - Laus tibi Christe.

In quel tempo Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
M. - Laus tibi Christe.
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Dalla «Lettera a tutti i fedeli» di san Francesco d'Assisi
(Opuscoli, ed. Quaracchi 1949, 87-94)

Dobbiamo essere semplici, umili e puri
Il Padre altissimo fece annunziare dal suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa Vergine Maria che il Verbo del Padre, così degno, così santo e così glorioso, sarebbe disceso dal cielo, e dal suo seno avrebbe ricevuto la vera carne della nostra umanità e fragilità. Egli, essendo oltremodo ricco, volle tuttavia scegliere, per sé e per la sua santissima Madre, la povertà.
All'approssimarsi della sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli. Poi pregò il Padre dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt 26, 39).
Pose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre. E la volontà del Padre fu che il suo Figlio benedetto e glorioso, dato per noi e nato per noi, offrisse se stesso nel proprio sangue come sacrificio e vittima sull'altare della croce. Non si offrì per se stesso, non ne aveva infatti bisogno lui, che aveva creato tutte le cose. Si offrì per i nostri peccati, lasciandoci l'esempio perché seguissimo le sue orme (cfr. 1 Pt 2, 21). E il Padre vuole che tutti ci salviamo per mezzo di lui e lo riceviamo con puro cuore e casto corpo.
O come sono beati e benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo Vangelo! E' detto infatti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la tua anima, e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e pura mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando dice «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23). Dunque tutti quelli che l'adorano devono adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno e notte lodi e preghiere, perché dobbiamo sempre pregare e non stancarci mai (cfr. Lc 18, 1), e diciamogli: «Padre nostro, che sei nei cieli» (Mt 6, 9).
Facciamo inoltre «frutti degni di conversione» (Mt 3, 8) e amiamo il prossimo come noi stessi. Siamo caritatevoli, siamo umili, facciamo elemosine perché esse lavano le nostre anime dalle sozzure del peccato.
Gli uomini perdono tutto quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la mercede della carità e delle elemosine che hanno fatto. E' il Signore che dà loro il premio e la ricompensa.
Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore. E su tutti coloro che avranno fatte tali cose e perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli porrà in essi la sua dimora ed abitazione. Saranno figli del Padre celeste perché ne compiono le opere. Saranno considerati come fossero per il Signore o sposa o fratello o madre.

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