...Con ciò, nella dottrina dei modernisti, ci troviamo giunti ad uno dei capi di maggior rilievo, all'origine cioè e alla natura stessa del dogma. Imperocché l'origine del dogma la ripongon essi in quelle primitive formole semplici; le quali, sotto un certo aspetto, devono ritenersi come essenziali alla fede, giacché la rivelazione, perché sia veramente tale, richiede la chiara apparizione di Dio nella coscienza. Il dogma stesso poi, secondo che paiono dire, è costituito propriamente dalle formole secondarie. A conoscere però bene la natura del dogma, è uopo ricercare anzi qual relazione passi fra le formole religiose ed il sentimento religioso. Nel che non troverà punto difficoltà, chi tenga fermo, che il fine di cotali formole altro non è, se non di dar modo al credente di rendersi ragione della propria fede. Per la qual cosa stanno esse formole come di mezzo fra il credente e la fede di lui; per rapporto alla fede, sono espressioni inadeguate del suo oggetto e sono dai modernisti chiamate simboli; per rapporto al credente, si riducono a meri istrumenti. Non è lecito pertanto in niun modo sostenere che esse esprimano una verità assoluta: essendoché, come simboli, sono semplici immagini di verità, e perciò da doversi adattare al sentimento religioso in ordine all'uomo; come istrumenti, sono veicoli di verità, e perciò da acconciarsi a lor volta all'uomo in ordine al sentimento religioso. E poiché questo sentimento, siccome quello che ha per obbietto l'assoluto, porge infiniti aspetti, dei quali oggi l'uno domani l'altro può apparire; e similmente colui che crede può passare per altre ed altre condizioni, ne segue che le formole altresì che noi chiamiamo dogmi devono sottostare ad uguali vicende ed essere perciò variabili. Così si ha aperto il varco alla intima evoluzione dei dogmi. Infinito cumulo di sofismi che abbatte e distrugge ogni religione!
E questa, non pur possibile, ma necessaria evoluzione e mutazione dei dogmi non solo i modernisti l'affermano arditamente ma è conseguenza legittima delle loro sentenze. Infatti fra i capisaldi della loro dottrina vi è ancor questo, tratto dal principio dell'immanenza vitale: che le formole cioè religiose, perché tali siano in verità e non mere speculazioni dell'intelletto, è mestieri che sieno vitali e che vivano della stessa vita del sentimento religioso. Il che non è da intendersi quasiché tali formole, specie se puramente immaginative, sieno costruite a bella posta pel sentimento religioso; giacché poco monta della loro origine, come altresì del loro numero e della loro qualità; ma cosi, che le stesse, fatte se occorre all'uopo delle modificazioni, vengano vitalmente assimilate dal sentimento religioso. E per dirla in altri termini, fa di mestieri che la formola primitiva sia accettata e sancita dal cuore, e che il susseguente lavorio per la formazione delle formole secondarie sia fatto sotto la direzione del cuore. Di qui procede che siffatte formole, perché sieno vitali, devono essere e mantenersi adatte tanto alla fede quanto al credente. Laonde, se per una ragione qualsiasi cotale adattamento venga meno, perdono elle il primitiva significato e vogliono essere cambiate. Or tale essendo il valore e la sorte mutevole delle formole dogmatiche, non reca stupore che i modernisti le abbiano tanto in dileggio; mentre al contrario non fanno che ricordare ed esaltare il sentimento religioso e la vita religiosa. Perciò pure criticano con somma audacia la Chiesa, accusandola di camminare fuor di strada, né saper distinguere fra il senso materiale delle formole e il loro significato religioso e morale, e attaccandosi con ostinazione, ma vanamente, a formole vuote di senso, lasciar che la religione precipiti a rovina. Oh! Veramente ciechi e conduttori di ciechi, che, gonfi del superbo nome di scienza, vaneggiano fino al segno di pervertire l'eterno concetto di verità e il genuino sentimento religioso: "
spacciando un nuovo sistema, col quale, tratti da una sfrontata e sfrenata smania di novità, non cercano la verità ove certamente si trova; e disprezzate le sante ed apostoliche tradizioni, si attaccano a dottrine vuote, futili, incerte, riprovate dalla Chiesa, e con esse, uomini stoltissimi, si credono di puntellare e sostenere la stessa verità" (Gregorio XVI, Lett. Enc."Singulari Nos", 25 giugno 1834)... "Pascendi Domini gregis" di San Pio X
Dal Catechismo detto di San Pio X: "Nell'Eucaristia c'è lo stesso Gesù Cristo che è in cielo, e che nacque in terra da Maria Vergine" - dove abbiamo fatto notare queste parole del Pontefice sull'Eucarestia: "È importante capire questo, almeno quanto si può, per l’eucaristia. Nell’Eucaristia il Signore ci dona il suo corpo glorioso, non ci dona carne da mangiare nel senso della biologia, ci dà se stesso", proponiamo ora una serie di eresie, pronunciate da un Vescovo ordinato di fresco, denunciate da Messainlatino, sul Santissimo Sacramento, in particolar modo sulla Presenza reale:
Mons. François Fonlupt |
Volete capire in meno di 30 secondi se il prelato che vi trovate di fronte è modernista? Certo, basterebbe un colpo d'occhio al pullover o alla giacchetta grigio-topo con crocetta al bavero per capirlo; ma c'è un altro sistema ancor più infallibile per scoprirlo al volo: chiedetegli di spiegarvi che cos'è l'Eucarestia. Il modernista farà voli pindarici pur di evitare quella che considera una parolaccia ("transustanziazione") e ricorrerà a tutto l'arsenale calvinista per spiegarvi, in sostanza, che la Chiesa costantiniana si è sempre sbagliata e che in origine era ben chiaro che pane e vino non erano che simboli di Gesù e che la Sua presenza si verifica in mezzo alla comunità, non in un pezzo di pane o in un sorso di vino.
E così, vi abbiamo già riferito che sul giornale ufficiale della diocesi di Evreux, del nostro amico Nourrichard, si legge che nelle specie eucaristiche non c'è una "presenza fisiologica, ma una presenza sacramentale o simbolica" e dunque
Non immaginiamoci che noi mangiamo la carne dell'uomo Gesù.
L'arcivescovo (finalmente emerito, Deo gratias) di Poitiers, il protestante Rouet, rincara e sul suo giornalino ci ha fatto insegnare che
Molti malintesi nascono dal fatto che la teologia cattolica tradizionale ha voluto pensare l'eucarestia proponendo una sorta di spiegazione conforme alle categorie della filosofia medioevale (teoria detta della transustanziazione). Oltre al fatto che questa teoria non è più accettabile, allo stato attuale delle conoscenze filosofiche e scientifiche, le è stato rimproverato, sia presso i Protestanti che gli Ortodossi, di costituire una sorta di presa di potere esercitata sul mistero, ossia il dono di Dio, senza comune misura con le capacità della ragione umana. Oggi, la teologia dei sacramenti si riferisce piuttosto alla nozione di 'simbolo', essendo bene inteso che un modo di presenza 'simbolica' è esso pure, anzi ancor più, reale, rispetto ad un'evidenza fisica o materiale.[..]Tra le difficoltà che rinascono, vi è l'insieme delle pratiche cattoliche relative alla devozione eucaristica fuori della messa. Non solo esse non potrebbero essere imposte alle altre Chiesa, ma all'interno del cattolicesimo stesso una certa moderazione è necessaria. La conservazione delle specie eucaristiche è innanzitutto destinata alla comunione dei malati e degli assenti. La legittimità dell'adorazione eucaristica non sarà riconosciuta che a condizione che sia chiaramente indicato il legame stretto tra questa forma di spiritualità e la celebrazione della messa, senza la quale la devozione eucaristica sarebbe priva di significato.
A questo bel campionario di eretici con la mitra in testa si sta per aggiungere, e non ne sentivamo proprio il bisogno, la new entry dell'episcopato francese, quel baffone di Fonlupt, nominato vescovo di Rodez, del quale avevamo già riferito le opinioni (e la prassi) per il matrimonio in chiesa dei divorziati, per la contraccezione, per l'assoluzione collettiva (e il sacerdozio femminile non ce lo vogliamo mettere?).
Ma quello era poco: ora arriva la conferma che, da buon modernista, questo nuovo vescovo ha anche lui problemi seri con l'ortodossia in materia eucaristica. Ecco che cosa ha scovato Osservatore vaticano, e si tratta di parole proprie del Fonlupt (tratte da un suo articolo intitulato « Communion fraternelle et communion au Corps du Christ », nella rivista Chercheurs de Dieu, n° 161, marzo 2007):
Si tratta di discernere, di riconoscere il Signore che si manifesta oggi alla comunità dei suoi amici altrettanto attraverso il pane e il vino condivisi e la memoria della sua morte e Resurrenzione, che attraverso l'assemblea che ha istituito come suo corpo. [..]Il Corpo del Signore, la sua presenza di risuscitato, sono accolti attraverso il pane e il vino, ma in maniera identicamente reale e significante nell'assemblea.
Leggendo queste autentiche eresie pronunciate da chi governa la Chiesa ci sta' da rimanere innoriditi e si spiega il fatto del perche' la setta eretica, quindi diabolica, Neocatecumenale venga protetta e mandata in giro per il mondo ad infestare cio' che di cattolico è ancora rimasto nella nuova Chiesa Conciliare:
Ecco la fede di Kiko Arguello sul Santissimo Sacramento:
Afferma L'iniziatore eretico del Cammino: "Il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male. Il pane e il vino sono fatti per essere mangiati e bevuti. Io dico sempre ai sacramentini che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l’Eucaristia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che è la Pasqua. Non è assoluto. Gesù Cristo è presente in funzione del mistero Pasquale." (Or pag. 329).
Ancora sull'Sull'Eucaristia
[...] Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: l’adorazione, le genuflessioni durante la messa ad ogni momento, l’elevazione [...] L’adorazione e la contemplazione sono specifiche della Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate.
[...] Tutti i valori di adorazione e contemplazione, che non sono alieni dalla celebrazione del banchetto, sono stati tirati fuori dalla celebrazione come cose marginali. L’adorazione al Santissimo, per esempio.
[...] Per i cristiani il sacramento autentico istituito ed inaugurato da Gesù Cristo come suo memoriale è la notte pasquale e come prolungamento e partecipazione di questa notte: la domenica. [...]
[...] Il sacramento non è solo il pane e il vino, ma anche l'assemblea; la Chiesa intera che proclama l'eucaristia. Non ci può essere eucaristia senza l’assemblea che la proclama.
[...] [La Messa] è sacramento del passaggio di Gesù dalla morte alla risurrezione.
[...] L'Eucaristia è un canto glorioso della Risurrezione di Cristo. E' il sacramento del passaggio dalla morte alla vita.
[...] L'Eucaristia è .... la manifestazione di Cristo risorto.
[...] Se consideriamo che cosa è avvenuto nell'Eucaristia dal IV all'VII secolo, troviamo che entrano nella liturgia tutta una serie delle religioni naturali: offrire a Dio cose, per placarlo; sacrifici, agnelli, cose varie.
[...] Adesso questa gente che entra nella Chiesa torna a quello che già il popolo d’Israele aveva superato e comincia a vedere nella liturgia, cristiana i riti religiosi pagani.
[...] Da questo momento in poi questo offrire queste cose a Dio occuperà un posto di primaria importanza dentro il rito. Perché questi uomini vanno con timore ad offrire cose a Dio perché Egli sia loro propizio.
[...] Da questo momento .... comincia ad apparire un culto di offerta col quale l'uomo deve placare Dio, che proprio l'idea pagana di portare offerte.
[...] Al principio per lo meno l'offerte si lasciavano alla porta dei templi; poi, però, dato che questo fatto delle offerte andava bene [...] si incominciò a portare le offerte fino all'altare. [...] Allora si organizza una processione grande con tutte le offerte e con molte preghiere sulle offerte, fino al punto che l'idea offertoriale invade l'Eucaristia primitiva. Assistiamo ad un ricoprimento del principale col secondario.
[...] Questa idea offertoriale è giunta fino ai nostri giorni: noi stessi abbiamo vissuto di questa spiritualità offertoriale. E' chiaro che questo offrire a Dio non è affatto una cosa cattiva.
[...] Ma l'Eucaristia é un'altra cosa ben diversa.
Nell'Eucaristia tu non offri nulla: è Dio assolutamente presente quello che dà la cosa più grande e cioè la vittoria di Cristo sulla morte [...] In questa maniera [...] la gente che ormai non vive per la pasqua fa sì che la liturgia, si riempia di questa idea di offerta e di molte altre legate ad una mentalità pagana.
Quando la massa della gente pagana viene alla Chiesa (IV-VII secolo) questa massa vede in fondo la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi: l'idea di sacrificio. C'è un completo retrocedere all’A.T. che era stato superato dallo stesso Israele.
[...] Perciò quando nel Medio Evo si comincia a discutere del sacrificio, in sostanza si discute di cose che non esistevano nella Eucaristia primitiva. Perché sacrificio nella religione è «sacrum facere», fare il sacro, mettersi a contatto con la divinità, tramite i sacrifici. In questo senso non c’è sacrificio nell'Eucaristia: l'Eucaristia è sacrificio in altro senso, perché nell'Eucaristia c'è sì la morte, ma c'è anche la resurrezione dalla morte. Per questo dire che l'Eucaristia è un sacrificio è giusto, ma è incompleto. L'Eucaristia è un sacrificio di lode: una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la pasqua del Signore.
In questa epoca (sec. IV-VII) l'idea di sacrificio non è intesa così, ma in senso pagano. Ciò che essi (i cristiani) vedono nella messa è che qualcuno si sacrifica, cioè il Cristo.
Nell'Eucaristia vedono soltanto il sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedete alla gente qualcosa a questo proposito, vi dirà che nella messa vede il calvario.
[...] Le idee sacrificali che Israele aveva avuto ed aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio sulla croce?... e chi poteva rispondere?
[...] Lo Spirito Santo ha permesso che apparissero questi rivestimenti in determinate circostanze storiche perché era necessario; in un certo momento, per esempio, fu necessario insistere contro i protestanti sulla presenza reale. [...] Ma una volta che questo non è più necessario non bisogna insistervi più. Perché quel momento storico è passato.
[...] Lo Spirito Santo ha portato la Chiesa, attraverso i secoli, a rispondere a realtà concrete che le si presentavano. Per esempio: qualcuno può dire perché Dio ha permesso che nell'Eucaristia entrassero l'Introito e l’Offertorio, o tutte queste idee sacrificali? Perché in quel momento storico era necessario."
[...] Non si concepisce in alcun modo un rito individuale. Gli ebrei non possono far Pasqua se non sono almeno in 11 come gruppo familiare. Perché il sacramento non è solo il pane e il vino ma anche l'assemblea; la Chiesa intera che proclama l'eucaristia. Non ci può essere eucaristia senza l'assemblea che la proclama. [...] Non c'è Eucaristia senza assemblea. E' un'assemblea intera quella che celebra la festa e l'Eucaristia; perché l'Eucaristia è l'esultazione dell'assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata, in questa comunione. E' da questa assemblea che sgorga l'Eucaristia. [...]
[...] Ma soprattutto questa massa di gente pagana, vede, in fondo, la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi: l'idea del sacrificio. C'è un completo retrocedere all'antico testamento che era stato superato dallo stesso Israele.
[...] Perciò quando poi nel medio evo si mettono a discutere del sacrificio, in fondo discutono di cose che non esistevano nell'Eucaristia primitiva. [...] L'Eucaristia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in questa epoca l'idea del sacrificio non è intesa così ma nel senso pagano. Ciò che essi vedono nella messa è che qualcuno si sacrifica, cioè il Cristo. Nell'Eucaristia vedono soltanto il sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedeste alla gente qualcosa a questo proposito, vi direbbe che nella messa vede il calvario.
[...] L'Eucaristia è Pasqua, passaggio dalla morte alla risurrezione... L'Eucaristia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in questa epoca l'idea di sacrificio non è intesa così, ma nel senso pagano. [...] Si giunge ad una superstizione completa [...] Si comprende perciò perfettamente perché sorse Lutero [...]
[...] Il sacramento parla più dei ragionamenti. Ma a quel tempo poiché non si capisce ciò che è il sacramento, si cerca di dare spiegazioni filosofiche del mistero. E così cominciano i dibattiti su: “Come è presente?” Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina “transustanziazione” che è una parola filosofica che vuol spiegare il mistero.
[...] La cosa importante non sta nella presenza di Gesù Cristo (nell'Eucarestia). Ossia, la presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare dalla morte. Questa è la cosa importante. La presenza è un mezzo per il fine, che è la Sua opera: il mistero di Pasqua. La presenza è in funzione dell'Eucarestia, della Pasqua.
[...] Il memoriale che Egli lascia è il Suo Spirito resuscitato dalla morte.
[...] E' quando non si capisce più ormai questa presenza della Pasqua, di questo sacramento che si vuole spiegare filosoficamente, che si cominciano i dibattiti su come è presente, con gli occhi o senza gli occhi, fisicamente ecc. Tutte queste spiegazioni partono da un punto falso, consistente nel voler spiegare razionalmente qualcosa di diverso.
[...] A questo proposito c'è un caso significativo. L'orate fratres. L'orate fratres è l'esempio maggiore di tutte quelle preghiere che furono introdotte nella messa di tipo individuale, penitenziale e sacrificale. Riassume tutte le idee medioevali della messa: Pregate fratelli, perché questo sacrificio 'mio' e 'vostro' sia gradito [...] la risposta era ancora peggiore: il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio.
[...] Il «Credo» viene dal tempo delle eresie; quando cominciarono ad apparire eretici e apostati; prima di passare all’Eucaristia gli si faceva confessare la loro fede.
[...] Dicevo che la Chiesa primitiva non ha mai problemi sulla presenza reale. Se a San Pietro fosse stato chiesto se Gesù Cristo sia presente nell'Eucaristia, si sarebbe meravigliato, perché lui non si pone il problema. Per lui Cristo è una realtà vivente che fa Pasqua e trascina la Chiesa. Non è questione di briciole o cose di questo tipo; San Pietro si sarebbe scandalizzato molto più del fatto che non c'è l'assemblea o che uno solo beve dal calice. E' questione di sacramento, di assemblea.
[...] Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che è la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del mistero pasquale.
[...] Tutti i valori di adorazione e contemplazione, che non sono alieni alla celebrazione del banchetto, sono stati tirati fuori dalla celebrazione come cose marginali. L'adorazione al Santissimo, per esempio.
[...] Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: L'adorazione, le genuflessioni durante la messa ad ogni momento, l'elevazione perché tutti adorino.
[...] A queste deformazioni è arrivata la teologia nella Chiesa a causa delle razionalizzazioni sull'Eucaristia!
Eresie tratte da:
Catechesi sull'Eucarestia
Pagina 336 - 373 ...A questo torrente di gravissimi errori, che di celato e alla scoperta va guadagnando, si adoperò con detti e con fatti di opporsi fortemente Leone XIII Predecessore Nostro di felice ricordanza, specialmente a riguardo delle sante Scritture. Ma i modernisti, lo vedemmo, non si lasciano spaventare facilmente: affettando il maggior rispetto ed una somma umiltà, stravolsero a loro senso le parole del Pontefice, e gli atti di Lui li fecero passare come diretti ad altri. Cosi il male è venuto pigliando forza ogni giorno più. Abbiam dunque deciso, o Venerabili Fratelli, di non tergiversare più oltre e di por mano a misure più energiche. Preghiamo perciò e scongiuriamo voi che, in negozio di tanto rilievo, non Ci lasciate minimamente desiderare la vostra vigilanza e diligenza e fortezza. E quel che chiediamo ed aspettiamo da voi, lo chiediamo altresì e lo aspettiamo dagli altri pastori delle anime, dagli educatori e maestri del giovine clero, e specialmente dai Superiori generali degli Ordini religiosi...
"Pascendi Domini gregis" di San Pio X
O Maria Vergine potente
Tu grande ed illustre presidio della Chiesa,
Tu aiuto meraviglioso dei cristiani,
Tu terribile come esercito schierato a battaglia,
Tu solo hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo,
Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze difendici dal nemico
e nell'ora della morte accoglici in paradiso.
Amen.
O Maria Vergine potente
Tu grande ed illustre presidio della Chiesa,
Tu aiuto meraviglioso dei cristiani,
Tu terribile come esercito schierato a battaglia,
Tu solo hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo,
Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze difendici dal nemico
e nell'ora della morte accoglici in paradiso.
Amen.
Perdonatemi la domanda... ma davvero si accusa Messainlatino.it di aver detto delle eresie?
RispondiEliminaNo, Messainlatino viene citata perchè cita quel "vescovo" pseudocattolico. Di tali vescovi però ora la Chiesa ne è piena e, a ben guardare, nessuno, ripeto nessuno, della gerarchia vi pone un qualsiasi rimedio. Alcuni, disperati dentro, o mentitori di sè stessi, non osano criticare alcuno, difendendo anzi e giustificando SEMPRE il papa ed i cardinali e vescovi che gli stanno intorno e che non agiscono per fermare queste frasi sozze ed eretiche.Si comprende quindi, almeno per chi vuol mantenere ancora l'uso della ragione in questa bolgia, perchè il papa continua a nominare vescovi nemici della tradizione e dei dogmi,(amico dei neocat., mons Filoni, fresco di nuova nomina) esalti movimenti eretici e dall'altra parte profluvi di parole (inascoltate da vescovi e massa che non le può sentire)che dicono, sia pur parzialmente, il contrario di ciò che viene fatto.A quale parte papale credere? Alle parole od ai fatti? Personalmente ritengo che le parole lascino il tempo che trovano e siano ben poco ascoltate; i fatti invece, e pure i libri ben poco "ortodossi" parlino ben di più ed esprimano molto meglio e visibilmente per tutti, il pensiero ed il modello mentale che persegue il papa odierno.Ma, attenzione, nonostante queste evidenze,c'è sempre chi dice che seguendo il papa, si è nella giusta rotta, perchè, in fin dei conti lui sa e noi poco sappiamo e dobbiamo fidarci; se vediamo qualcosa di erroneo, dobbiamo fidarci ugualmente perchè forse è ricattato e non può fare altrimenti...Io dico che un papa ricattabile perde la sua prerogativa di pastore d'anime e bisogna guardarsi dal seguirlo poichè si ottiene lo scopo del ricattatore (se anche ci fosse, ma dubito fortemente)
RispondiEliminaCi scusiamo con i lettori,
RispondiEliminache hanno commentato questo thread, poichè in seguito ai problemi tecnici subiti ieri da "Blogger", i commenti postati sono andati perduti.
MA E' UN TEOLOGO,IL KIKO!
RispondiEliminaA quando un cardinalato da parte di papa B16 ? Nonostante alcune lievi divergenze, sempre appianabili,mi sembra che siano sulla stessa linea postconciliare!Una mensa con balletto di qua ed una messa tradizionale di là, secondo B16 si salvano capra e cavoli...(ma non il gregge! così il "Caprone" ben nutrito si mangia pure i cavoli...e le pecorelle?)
^____^
RispondiElimina...il "Cardinalato" non lo so...però la
"LAUREA ORRORIS CAUSA" l'ha già ottenuta.
..E come era contento mentre si infilava il pastrano da "dottore"!!!...
per Stettino:
RispondiEliminamessaggio per te, sulla mail, da parte delle suore... :-)
Ciao
"So che la Chiesa è una rete piena di pesci buoni e cattivi, e so anche, che nessuno può essere salvo nella Chiesa senza la fede. Che diciamo dunque? Appunto, che la moltitudine dei peccati, la facilità del peccare, l'abitudine del vivere una vita corrotta è la strada e quasi certi scalini, per cui si arriva alla infedeltà. Gli uomini sono fatti così, che credono facilmente ciò che bramano, ciò che loro piace, ciò che li diletta. Non è difficile persuadere i voluttuosi, che i sacerdoti dovrebbero ammogliarsi, che la castità è impossibile, che i digiuni sono superflui, che la differenza dei cibi è una superstizione. Non è difficile che gli avari scusino le usure, gli ambiziosi la simonia, i lussuriosi la fornicazione...Non diventavano eretici, perché qualcuno predicasse loro le eresie: ma perché essi stessi erano già abbastanza disposti ad
RispondiEliminaaccoglierle. Erano legna secche, e molto adatte a prender fuoco: solo mancava, chi gettasse il fuoco e li accendesse. Non mancò il diavolo al suo ufficio. D'un tratto eccitò i suoi ministri ad accendere il fuoco e con le parole e con le opere. E già vediamo eccitato in breve tempo e in molti luoghi tanto grande incendio, quanto in molti anni e a gran fatica non si potrà spegnere.
Perciò, fratelli miei, ammaestrati dall'esempio altrui «camminate, mentre avete lume, affinché non vi sorprendano le tenebre» (Gv 12, 35): faticate, lavorate, non vogliate intorpidire; affinché non sorprendano voi, come tanti altri, le tenebre della infedeltà."
Dal Catechismo di San Roberto Bellarmino
Patrizia