...Queste cose, Venerabili Fratelli, con animo dolentissimo, ma pieni di fiducia in Colui che comanda ai venti e porta la tranquillità, vi abbiamo scritto affinché, impugnato lo scudo della Fede, seguitiate animosi a combattere le battaglie del Signore. A voi sopra ogni altro compete stare qual muro saldo di fronte ad ogni superba potenza che si voglia alzare contro la scienza di Dio. Da voi si brandisca la spada dello Spirito, che è la parola di Dio, e siano da voi provveduti di pane coloro che hanno fame di giustizia. Chiamati ad essere coltivatori industriosi nella vigna del Signore, occupatevi di questo solo, e a questo solo volgete le comuni vostre fatiche: cioè che ogni radice di amarezza sia divelta dal campo a voi assegnato e, spento ogni seme vizioso, cresca in esso, abbondante e rigogliosa, la messe delle virtù. Abbracciando con paterno affetto coloro che si applicano agli studi filosofici, e più ancora alle sacre discipline, inculcate loro premurosamente che si guardino dal fidarsi delle sole forze del proprio ingegno per non lasciare il sentiero della verità e prendere imprudentemente quello degli empi. Si ricordino che Dio "è il duce della sapienza e il perfezionatore dei sapienti" (Sap 7,15), e che non può mai avvenire che senza Dio conosciamo Dio, il quale per mezzo del Verbo insegna agli uomini a conoscere Dio [S. IRENEO, lib. 14, cap. 10]. È proprio del superbo, o piuttosto dello stolto, il volere pesare sulle umane bilance i misteri della Fede, che superano ogni nostra possibilità, e fidare sulla ragione della nostra mente, che per la condizione stessa della umana natura è troppo fiacca e malata.
Un nostro carissimo amico ci segnala questa interessante valutazione su alcune eresie, concepite nel concilio Vaticano II, in particolar modo sulla libertà religiosa..
Papa Pio XII insegnò nella allocuzione ai giuristi cattolici “Ci Riesce” (6 dicembre 1953):
“Si deve chiaramente affermare che nessuna autorità umana, nessuno Stato, nessuna Comunità di Stati, di qualsivoglia carattere religioso, può dare un mandato positivo o una autorizzazione positiva di insegnare o di fare ciò che è contrario alla verità religiosa o al bene morale... Qualsiasi cosa non risponda alla verità ed alla legge morale non ha oggettivamente alcun diritto ad esistere, né alla propaganda, né all’azione.”
Interessante leggere:
Riflessioni di un fedele su Assisi III...
- Lettera aperta al Papa, pubblicata a dicembre del 1985, sul Courrier de Rome, n° 66
- Comunicato di Mons. Bernard Fellay, sulla giornata di preghiera interreligiosa di Assisi, del 24-1-2002
- Affinché tutti siano uno? Ma come? - Una visione dell'unità cristiana per la prossima generazione
(May They All Be One? But how? A Vision of Christian Unity for the Next Generation)
Conferenza del Card. Kasper - Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani -
sul modo in cui perseguire lo scopo dell'ecumenismo
- Dall'ecumenismo all'apostasia silenziosa, studio della Fraternità San Pio X sull'ecumenismo
Mons. Bernard Fellay ...Invitare queste religioni a pregare, significa invitarle a compiere un atto che Dio riprova, che condanna nel suo primo comandamento: Non avrai altro Dio all’infuori di me. Questo significa indurre in errore gli adepti di queste religioni e confortarli nella loro ignoranza e nella loro disgrazia.
Cosa ancora piú grave: questo invito fa credere che la loro preghiera possa essere utile, perfino necessaria, per ottenere la pace. Iddio Onnipotente, per bocca del suo Apostolo, San Paolo, ci ha anche detto cosa ne pensa: «…non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere fra la giustizia e l’empietà, o quale unione fra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo fra il Tempio di Dio e gli idoli?» (Cor II, 6, 14-16)...
Difatti questi signori, modernisti, che governano in Vaticano e si apprestano a reiterare Assisi from Giovanni Paolo II la cosidetta preghirera della pace con le false religioni, ci dovrebbero spiegare se, per esempio, in questi video sotto riportati vedono in essi una qualche relazione con la religione di Gesu' Cristo o non forse con un forma di religione satanica .
Video tratti dalla trasissione "Mistero", andata in onda Domenica 9 Ottobre 2011, riguardanti la RELIGIONE TAOISTA. Nel giorno della "remissione dei peccati" i sacerdoti taoisti si fanno possedere dagli spiriti che li portano all'autolesionismo...Ovviamente, essendo pagani e non sapendo che Uno, l'Incarnato Verbo di Dio, ha pagato per i peccati di tutti, devono arrabbattarsi (come facevano gli ebrei nello Yom Kippur) a "pagare" loro stessi (gli ebrei lo facevano sul capro espiatorio), risarcendo le divinità mediante la sopportazione del dolore fisico. Avvertiamo che non condividiamo la linea di pensiero dei creatori dei video, i quali sostengono che questi sacerdoti non sono dei posseduti, ma che la loro scelta è fatta in nome "della fede"... Pertanto presentiamo questo materiale con il solo scopo di prendere atto della semplice realtà dei fatti che vi sono illustrati.
1° parte del video...
2° parte del video...
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LE ERESIE DEL VATICANO II
Del Dott. Antonio Coroniti. Sociologo...
a) Libertà religiosa
1. La dottrina del magistero autentico della Chiesa Essendo stato creato da Dio, avendo ricevuto tutto da Dio, l'uomo deve rendere omaggio al suo Creatore e soprattutto a Gesú Cristo, il Verbo di Dio che è stato costituito dal Padre suo Re dell'Universo. Consideriamo bene quanto —richiamato da Pio XI— ha insegnato Leone XIII: «L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che, rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa …; ma abbraccia anche quanti sono privi della fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesú Cristo» (Enciclica Annum Sacrum).
Pio XI osserva poi: «Non v'è differenza fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli» (Enciclica Quas primas).
Lo Stato non ha dunque il diritto di essere "laico"; deve, in quanto Stato, riconoscere la regalità di Gesú Cristo e rendergli omaggio. E, beninteso, [deve] fare in modo che non vi sia alcuna contraddizione tra le leggi civili che promulga e le leggi di Dio.
La Chiesa non ammette dunque la libertà di dire e di scrivere qualunque cosa; in opposizione completa al pensiero moderno, ritiene, infatti, che solo la verità abbia dei diritti. L'errore non ne ha alcuno e può tutt'al piú essere tollerato (infra amplius).
Derivando l'una e l'altro il loro potere da Dio ed esercitandosi la loro giurisdizione sugli stessi soggetti, la Chiesa e lo Stato non possono ignorarsi, benché costituiscano due poteri distinti: «… poiché uno e medesimo è il soggetto di ambedue le potestà, e potendo una medesima cosa, quantunque sotto ragione e aspetto differente, appartenere alla giurisdizione dell'uno o dell'altra … Devono dunque essere tra loro debitamente ordinate le due potestà» (Leone XIII, Enc. Immortale Dei).
In altri termini la Chiesa condanna la separazione tra Stato e Chiesa (Sillabo, n. 55).
Anche se spiace alla mentalità moderna, la dottrina cattolica sullo Stato, come fu esposta dai Papi fino a Pio XII compreso, è non poco “intollerante”. Essa afferma che, poiché Cristo ha fondato una sola religione, si deve, nella misura del possibile, cercare di instaurare lo Stato cattolico. E poiché il culto cattolico è il solo veramente gradito a Dio, nessun altro culto pubblico dovrebbe di principio essere tollerato.
Da quanto esposto discende immediatamente che, davanti a Dio, non esiste libertà religiosa o di coscienza per l’uomo. Egli, invero, non può scegliere la religione o la coscienza che gli piace, essendo tenuto a cercare la verità, che è il vero bene, e ad aderirvi.
L'uomo, quindi, che rifiuta di aderire alla verità interiormente è colpevole (foro interno); ma si tratta di un affare da sistemare tra lui e Dio solo (c. d. libertà religiosa in foro interno). Il potere civile non deve immischiarsene e non può, in particolare, forzare qualcuno a credere. Come scrive Papa Leone XIII nella “Immortale Dei” (1885), infatti:
<<La Chiesa è tenuta a prendere la più grande cura che nessuno sia forzato ad abbracciare la Fede Cattolica contro la sua volontà, perchè, come saggiamente ci ricorda S. Agostino, “l’uomo non può credere altrimenti che con la propria libera volontà”>>.
Ma la c. d. libertà religiosa in foro interno non implica affatto la libertà religiosa in foro esterno, vale a dire il diritto di praticare pubblicamente qualsiasi culto, di insegnare qualsiasi errore. La libertà di ognuno in questo campo è limitata infatti dal diritto degli altri, e particolarmente delle persone più deboli e indifese, ad essere protetti contro le idee false, che sono sempre dannose o perniciose, per l’uomo stesso che le sostiene e per l’intera società.
Questi principi si ritrovano nella Tradizione della Chiesa e, segnatamente, nei Papi da Gregorio XVI (1831) a Pio XII (1958), che, vedendoli chiaramente messi in pericolo dalle idee anticristiane del loro tempo, li confermano con magistero infallibile e, dunque, irreformabile.
In relazione al quale il Concilio Vaticano I, nella Costituzione apostolica Pastor Aeternus (18.7.1870), afferma solennemente:
“Quindi Noi aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana, a gloria di Dio nostro Salvatore, ad esaltazione della religione cattolica e della salute dei popoli cristiani, approvante il sacro Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato, che il Romano Pontefice, quando parla ex Cathedra, cioè quando, adempiendo l'ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, in virtú della sua suprema Autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede ed i costumi, da tenersi da tutta la Chiesa: in virtú della divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, è dotato di quella infallibilità, della quale il divino Redentore volle che fosse fornita la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede o ai costumi; e che perciò tali definizioni del Romano Pontefice per sé stesse, e non già mediante il consenso della Chiesa, sono irreformabili.
Se poi qualcuno oserà, che Dio non lo permetta!, di contraddire a questa Nostra definizione: sia anatema”
Di qui le quattro ben note condizioni della infallibilità pontificia:
1. Il Papa deve parlare come pastore e dottore di tutti i cristiani.
2. Si deve trattare di fede o di costumi.
3. Il Papa deve ben precisare le tesi in questione e dire chiaramente da che parte sta la verità.
4. Il Papa deve, almeno implicitamente, obbligare i fedeli ad accettare la sua definizione.
È importante, in proposito, notare che l'infallibilità pontificia non data dal 1870. Come ricorda Pio IX nella sua definizione, si tratta di una «tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana». Pio IX, nel 1870, non ha fatto altro che “definire” solennemente la materia. Anche i documenti pontifici anteriori al 1870 sono “infallibili” se soddisfano le quattro condizioni.
Di questa prerogativa dell’infallibilità pontificia si è avvalso con certezza il Papa Pio IX , che, nell’enciclica Quanta Cura (8.12.1864), con annesso Sillabo degli errori condannati, richiama una lunga serie di perverse ed errate opinioni, tra cui le seguenti:
(a) "la migliore condizione della società è quella in cui non si riconosce allo Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace";
(b)"la libertà di coscienza e dei culti è diritto proprio di ciascun uomo”;
(c) “che si deve proclamare e stabilire per legge”:
che, ritenute contrarie alla Sacra Scrittura, alla dottrina della Chiesa e dei Santi Padri, condanna con le dure parole che seguono:
“Pertanto, con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera e vogliamo e comandiamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le ritengano come riprovate, proscritte e condannate»”.
È evidente che le quattro condizioni della infallibilità sono qui riunite:
1. Il Papa precisa di agire in virtú della sua carica e della sua autorità apostolica.
2. Il Papa si propone di giudicare la moralità delle leggi promulgate dagli Stati.
3. Come si può vedere, le proposizioni condannate sono enunciate in termini chiari e precisi.
4. Il Papa indica esplicitamente che i fedeli devono accettare le condanne da lui comminate.
L'infallibilità verte su «tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera». Queste opinioni sono infallibilmente condannate da quando il Papa le ha chiaramente definite!
2. La dottrina del Vaticano II sovverte del tutto quanto già infallibilmente stabilito.
Il passo principale recita testualmente:
«Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Questa libertà consiste in ciò, che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione da parte sia di singoli individui, sia di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, e in modo tale, che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti (rispetto del giusto ordine pubblico - n.d.a.), ad agire in conformità ad essa privatamente e pubblicamente, da solo o associato ad altri. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana, quale si conosce sia per mezzo della parola di Dio rivelata sia tramite la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società». Esso“perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa” (D. H. 2).
Altrove poi aggiunge:
“Gli enti religiosi hanno anche il diritto di non essere ostacolati nel loro pubblico insegnamento e testimonianza della loro fede, mediante la parola sia orale che scritta” (D. H. 4).
“Compete inoltre al significato di libertà religiosa che non si debba proibire agli enti religiosi di esercitare liberamente azioni volte a mostrare lo speciale valore della loro dottrina in ciò che concerne l’organizzazione della società e l’ispirazione di tutte le attività umane”(D .H. 4).
“Se, considerate le circostanze particolari dei popoli, nell'ordinamento giuridico di una società viene attribuito ad una determinata comunità religiosa uno speciale riconoscimento civile, è necessario che nello stesso tempo a tutti i cittadini e a tutte le comunità religiose venga riconosciuto e sia rispettato il diritto alla libertà in materia religiosa” (D. H. 6).
3. Confronto e critica
La semplice lettura dei passi permette di verificare il completo ribaltamento di quanto in precedenza stabilito dalla Chiesa.
In particolare (in D. H. 2), il Vaticano II afferma lecito esattamente tutto ciò che condanna Pio IX :
1. Il Vaticano II non riconosce al potere pubblico il dovere di reprimere le violazioni della legge cattolica poiché: «In materia religiosa nessuno […] sia impedito […] ad agire in conformità ad essa [la sua coscienza] […] pubblicamente [foro esterno], da solo o associato ad altri».
2. Per il Vaticano II, la persona umana ha diritto alla libertà religiosa.
3. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa, nell'ordine giuridico della società deve essere riconosciuto in modo tale che costituisca un diritto civile.
Mentre, nei successivi passi riportati, conferma chiaramente che sta parlando, non già della sola religione cattolica, che ammucchia tra le altre, ma di qualsiasi religione; il che vanifica radicalmente l’affermazione di principio secondo la quale l’unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica, inserita nel preambolo del documento per attenuare le aspre critiche di quei padri conciliari i quali sostenevano che verità ed errore erano stati posti sullo stesso piano!
Con il Vaticano II, sparisce, quindi, la distinzione tra sfera privata (anche prima rispettata) e sfera pubblica (da riservare alla sola vera religione); non si distingue più tra forzare ad agire e impedire di agire (lo Stato non può forzare qualcuno ad agire contro la sua coscienza, ma ha il diritto, per contro, in casi determinati, di impedirgli di agire secondo la sua coscienza); e, cosa ancora più grave, la libertà religiosa diventa diritto biblicamente fondato e da iscrivere nell’ ordinamento giuridico statale.
Riguardo al termine “diritto”, precisiamo subito che Papa Leone XIII insegnò nell’enciclica “Libertas” (20 giugno 1888):
“Il diritto è una facoltà morale, e, come abbiamo detto, e non può essere abbastanza spesso ripetuto, sarebbe assurdo credere che appartenga naturalmente e senza distinzione alla verità ed alle menzogne, al bene ed al male.”
E per quanto si riferisce agli obblighi dei governi, Papa Pio XII insegnò nella allocuzione ai giuristi cattolici “Ci Riesce” (6 dicembre 1953):
“Si deve chiaramente affermare che nessuna autorità umana, nessuno Stato, nessuna Comunità di Stati, di qualsivoglia carattere religioso, può dare un mandato positivo o una autorizzazione positiva di insegnare o di fare ciò che è contrario alla verità religiosa o al bene morale... Qualsiasi cosa non risponda alla verità ed alla legge morale non ha oggettivamente alcun diritto ad esistere, né alla propaganda, né all’azione (!).”
L’errore e le false religioni, quindi, non possono essere oggetto di un diritto naturale (con “naturale” si intende presente in natura, dato da Dio!). Se, invero, le società garantiscono promiscuamente il diritto alla libertà di tutte le religioni, il risultato naturale è l’indifferentismo religioso - la falsa nozione che una religione sia buona quanto un’altra (!).
Dalla libertà religiosa, poi, segue strettamente la libertà di coscienza, e, in ultima analisi, la libertà di errore in sede pubblica, con il risultato finale di precipitare la società nel caos più totale!
Proprio quanto avvenuto per effetto del diritto alla libertà religiosa introdotto dal Vaticano II. Dalla data del cambiamento, le legislazioni degli Stati si paganizzarono, accogliendo tutti i tipi di opinioni e credenze, e giungendo così a legalizzare la pornografia, i contraccettivi, il divorzio, l’eutanasia, l’omosessualità e l’aborto!
Perché tutto ciò? La risposta si trova nell’enciclica Mirari Vos di Papa Gregorio XVI:
“Questo è il più contagioso degli errori, che prepara la via per quella assoluta e totalmente illimitata libertà di opinioni che, per la rovina della Chiesa e dello Stato, si diffonde ovunque e che certuni, per eccesso di impudenza, non temono di propugnare come vantaggiosa per la religione. Ah, ‘Qual morte delle anime più disastrosa della libertà di errore ’, disse S. Agostino. Nel vedere quindi la rimozione dagli uomini di ogni freno capace di mantenerli sui cammini della verità, portati come già sono alla rovina per naturale inclinazione al male, Noi affermiamo invero che si è aperto il pozzo dell’inferno del quale S. Giovanni descrisse un fumo che oscurava il sole e dal quale emergevano locuste a devastare la terra. Questa è la causa della mancanza di stabilità intellettuale; questa è la causa della corruzione continuamente crescente della gioventù; questo è ciò che causa nel popolo il disprezzo dei sacri diritti, delle leggi e degli oggetti più santi. Questa è la causa, in una parola, del più mortale flagello che possa rovinare gli Stati; poiché l’esperienza prova, e la più remota antichità ci insegna, che per effettuare la distruzione del più ricco, del più potente, del più glorioso, e del più fiorente degli Stati, null’altro è necessario oltre quella illimitata libertà di opinione, quella libertà di pubblica espressione, quella infatuazione della novità.”
Fino a prima del Vaticano II, tutti i teologi erano d'accordo nel riconoscere il carattere di infallibilità delle condanne sancite da Pio IX nella Quanta cura.
Ma la cosa veramente più grave è la piena consapevolezza degli autori, papi, cardinali, teologi, di aver rinnegato il precedente magistero: tutti o quasi già sapevano dell’insanabile conflitto, e moltissimi ne furono ben lieti!
Solo per esemplificare, e non certo per dimostrare quanto era di dominio pubblico, riporto quanto segue (cfr. sito Fraternità S. Pio X, in “La Chiesa attraversa una crisi senza precedenti”).
Riguardo alla “libertà religiosa” ecco quanto affermava P. Congar: "Non si può negare che la Dichiarazione sulla libertà religiosa dica materialmente una cosa diversa dal Syllabus del 1864 e anzi quasi il contrario!". E aggiunge ancora, questa volta nel libro di Eric Vatré, “Alla destra del Padre”: "Dietro richiesta del papa, ho collaborato agli ultimi paragrafi della dichiarazione sulla libertà religiosa: si trattava di dimostrare come il tema della libertà religiosa apparisse già nella Scrittura; tuttavia non c’è". P. Congar afferma dunque che non si è trovato nelle Scritture un testo che fosse di fondamento alla tesi sulla libertà religiosa definita dal Concilio (!).
Mons. Etchegarray: "Dopo lo stato cristiano per il quale la dichiarazione suona le campane a morto, dopo lo stato ateo che ne è l’esatta e insieme intollerabile antitesi, lo stato laico, neutro, passivo e disimpegnato è stato certamente un progresso!".
Anche la Commissione mista cattolico-luterana è stata ammessa per dare il suo parere e non se n’è astenuta: "Tra le idee del Concilio Vaticano II, in cui si può vedere che le richieste di Lutero sono state ben accolte, si trova per esempio l’impegno in favore del diritto della persona alla libertà in materia di religione".
P. Courtnay Murray, che fu uno degli esperti del Concilio e senza dubbio uno di quelli che più lavorò sulla Dichiarazione sulla libertà religiosa, afferma: "A quasi esattamente un secolo di distanza, la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa sembra affermare come dottrina cattolica ciò che Gregorio XVI considerava come un delirio, un’idea folle".
M. Prélot, senatore del Doubs, cattolico molto liberale: "Noi abbiamo lottato per un secolo e mezzo (è senza dubbio massone) per fare prevalere le nostre opinioni all’interno della Chiesa e non c’eravamo mai riusciti; alla fine, è venuto il Vaticano II e noi abbiamo trionfato: ormai le tesi e i princìpi del cattolicesimo liberale sono definitivamente e ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa!".
E il cardinale Suenens nel 1969 aggiunge: "Si potrebbe fare una lista impressionante delle tesi che, insegnate a Roma prima del Concilio come le uniche valide, furono eliminate dai Padri conciliari".
Da ultimo, il cardinale Ratzinger, ora Benedetto XVI, nella sua opera “
I princìpi della teologia cattolica”, riguardo alla
Gaudium et spes ha riconosciuto che
"se si cerca una diagnosi globale del testo, si potrebbe dire che è, insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo, una revisione del Syllabus di Pio IX, una sorta di contro-Syllabus."
"Questo testo assolve il ruolo di un contro-Syllabus nella misura in cui rappresenta un tentativo per una riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo quale era diventato dopo il 1789". In un articolo pubblicato in precedenza aveva affermato che il problema degli anni '60 era di riuscire a recuperare e a inserire nella Chiesa delle tesi liberali nate al di fuori della Chiesa, dopo la Rivoluzione. Come riuscire a far coincidere queste tesi liberali nate al di fuori della Chiesa con il pensiero della Chiesa? Lo
dirà in un articolo del 1992, dunque di qualche anno più tardi:
"Non desideriamo imporre il cattolicesimo all’Occidente, ma vogliamo che i valori fondamentali del cristianesimo e i valori liberali dominanti nel mondo d’oggi possano incontrarsi e fecondarsi reciprocamente"(!).
Posizione che resta immutata in Benedetto XVI. Il quale, nel suo discorso del 22 dicembre 2005 alla curia romana in occasione dei 40 anni dalla chiusura del Vaticano II, conferma la violazione, la cui gravità non gli sfugge, al punto che tenta di giustificarla. E, con argomentazioni doppie e allucinanti, sostiene che le “correzioni storiche” apportate dal Vaticano II alle posizioni della Chiesa sono del tutto fedeli alla primitiva Tradizione Apostolica, che rifiutava l’idea di un cristianesimo inteso quale religione dello Stato (!).
4. Conclusione
E’ così del tutto evidente il contrasto in materia di libertà religiosa e di coscienza tra la concezione della Chiesa prima del concilio Vaticano II e quella successiva a tale evento. E siccome, contrariamente a quanto avviene nella società civile, dove la legge successiva (secondo morale) può modificare quella precedente (secondo morale), perché trattano di questioni opinabili (e se non sono secondo morale non “legano” un bel niente, essendo carta straccia!), contrariamente a quanto avviene nella società civile – dicevo – nella Chiesa il magistero infallibile precedente vincola in modo assoluto il magistero successivo, perché la fede e la morale poggiano sul “deposito della fede” e sulla “Tradizione”, ne consegue che la concezione espressa dal Vaticano II in contrasto con il precedente magistero infallibile della Chiesa è eretica e, pertanto, radicalmente nulla.
I papi del concilio Vaticano II sono scomunicati. Essi, infatti, avendo affermata la libertà religiosa di qualunque culto quale diritto della persona umana fondato sulla fede cattolica e da riconoscere con legge dello Stato, hanno calpestato consapevolmente il magistero infallibile dell’Enciclica Quanta Cura, hanno oggettivamente contraddetto la stessa solenne definizione della infallibilità pontificia stabilita dalla Costituzione Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I, e sono perciò incorsi nella maledizione e nella scomunica ivi sanzionata.
"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.
Suor Lucia Dos Santos
Cliccando sulla scritta si puo' leggere l'intero intervento di Antonio Coroniti...
“Il disonore inflitto a Gesù Cristo” (…….)
La visita che Giovanni Paolo II ha fatto domenica 13 aprile 1986 alla Sinagoga di Roma non aveva ancora avuto luogo quando Mons. Lefebvre, rivolgendosi ai seminaristi ed ai fedeli ad Écône nel santo giorno di Pasqua, esprimeva quanto quel passo gli sembrasse di una gravità estrema. Appoggiandosi a tutta la Tradizione della Chiesa e citando degli articoli del Diritto Canonico che hanno condannato espressamente una tale eventualità, Mons. Lefebvre ha sottolineato il dilemma davanti al quale si troverebbe non solo egli stesso, ma la totalità dei cattolici. In che modo il Papa, cui Nostro Signore Gesù Cristo ha promesso il sostegno nella Fede, può nonostante ciò unirsi alla preghiera di coloro che respingono la divinità di Nostro Signore?
La posizione tradizionale della Chiesa riguardo al popolo ebreo è sempre stata priva di ogni sorta di razzismo. Essa si fonda essenzialmente sul rifiuto da parte dei Giudei della divinità di Nostro Signore e sul fatto che attraverso i tempi, essi non hanno smesso di perseguitare la sua Chiesa.
Pubblichiamo qui alcuni passi dell’omelia che Sua Ecc. Mons. Lefebvre ha pronunciato ad Écône, il giorno di Pasqua.
“Miei carissimi amici, miei carissimi fratelli,
Noi sappiamo tutti che attualmente siamo di fronte ad una situazione della Chiesa sempre più inquietante. Non è da oggi che si pone il problema, ma dal Concilio, specialmente dall’applicazione delle riforme conciliari. Assistiamo ad una specie di "escalation" dell’ecumenismo da parte del Papa e dei vescovi. Ciò non fa mistero e si è visto e risaputo in tutto il mondo e la televisione e tutti i mezzi di comunicazione sociale testimoniano questo ecumenismo oggi praticato dalle autorità della Chiesa. Questo ecumenismo pone a ciascuno, ne sono certo, un grave problema di coscienza. Noi, vogliamo ed abbiamo deciso di rimanere cattolici e non credo che abbiamo intenzione di cambiare. Il cattolicesimo per noi significa conservare la Fede, i Sacramenti, il Santo Sacrificio della Messa, il catechismo, tutto ciò che la Chiesa ha insegnato e lasciato come eredità preziosa per diciannove secoli a generazioni e generazioni di cattolici. Noi stessi nell’infanzia, nella nostra gioventù, nella nostra adolescenza e nella maturità abbiamo ricevuto questa preziosa eredità che ci è cara come la luce degli occhi. Questa Fede e tutti i mezzi per conservarla che ci sono stati lasciati per mantenere in noi la grazia sono necessari e assolutamente indispensabili per salvare le nostre anime ed andare in Paradiso. Non è per un’altra ragione che vogliamo restare cattolici: è per salvare le nostre anime. Giovedì ho detto che abbiamo l’impressione di allontanarci sempre più da quelli che praticano questo ecumenismo insensato e contrario alla Fede cattolica. Ma dovrei dire piuttosto che restando cattolici e decidendo di restarlo fino alla fine dei nostri giorni, sono loro che noi vediamo allontanarsi da noi perché vogliamo restare cattolici. Si allontanano sempre più dal primo precetto di un battezzato che è di professare la sua Fede cattolica. Non è per niente che i nostri padrino e madrina hanno pronunciato il Credo il giorno del nostro battesimo e che poi, quando abbiamo ricevuto la Cresima, noi stessi abbiamo ripetuto quel Credo che ci lega definitivamente alla Fede cattolica.
Ora, dei fatti sconvolgenti si sono accumulati soprattutto a partire dai viaggi del Papa in Marocco, nel Togo, nelle Indie e i comunicati che la Santa Sede ha pubblicato ufficialmente questi ultimi giorni affermano che il Papa ha intenzione di recarsi dagli Ebrei, per pregare con loro, che il Papa si recherà a Taizé per pregare con i protestanti e che vuole fare, e lo ha detto egli stesso pubblicamente a San Paolo fuori le Mura, una cerimonia che riunisca tutte le religioni del mondo per pregare con loro ad Assisi, per la pace, in occasione della Giornata della pace, che si svolgerà il 24 ottobre, nel contesto dell’Anno della pace proclamato dall’O.N.U.
Lo avete letto nei giornali e quelli che hanno la televisione lo hanno potuto vedere e sentire essi stessi.
Che ne pensiamo? Qual è la reazione della nostra Fede cattolica? E’ questo che conta. Non è il nostro sentimento personale, una specie d’impressione di constatazione qualunque. Si tratta di sapere cosa ne pensa la Chiesa cattolica, secondo ciò che ci è stato insegnato, quali sono le reazioni della nostra fede davanti a tali fatti? Per questo vi citerò alcune brevissime frasi che ho raccolto nel trattato di Diritto Canonico del canonico Naz. Il Diritto Canonico emanato su ordine del santo Papa Pio X e pubblicato da Benedetto XV, è l’espressione della legge della Chiesa e che le è stata propria per diciannove secoli.
Partecipazione ad un culto non cattolico
Che dicono questi testi a proposito di quella che è detta communicatio in sacris, cioè la partecipazione ad un culto non cattolico o presso i non cattolici?
Credo che sia proprio il nostro caso quando il Papa e dei vescovi si dedicano alla partecipazione a culti non cattolici. Cosa dice la Chiesa della communicatio in sacris? Essa è vietata con i non cattolici dal Diritto Canonico 1258, § 1, che dice: “Ai fedeli è assolutamente proibito assistere o prendere parte attivamente ai culti degli acattolici (cioè dei non-cattolici) in qualsiasi maniera.” Ed ecco come lo spiega questo commento ufficiale della dottrina della Chiesa che io ho solo copiato:
“La partecipazione è attiva e formale quando un cattolico partecipa ad un culto eterodosso, cioè non cattolico, con l’intenzione di onorare Dio con quel mezzo, alla maniera dei non-cattolici”. Ripeto: “La partecipazione è attiva e formale quando un cattolico partecipa ad un culto non-cattolico con l’intenzione di onorare Dio con quel mezzo alla maniera dei non-cattolici”. E’ esattamente ciò davanti al quale ci troviamo. Penso realmente che i vescovi ed il Papa abbiano intenzione di onorare Dio con il culto non-cattolico cui partecipano. Io credo di non sbagliarmi.
“Una tale partecipazione è proibita sotto qualsiasi forma quovis modo –perché implica professione di una falsa religione e di conseguenza rinnegamento della Fede cattolica”. E la Santa Sede nel 1889 decretava: “E’ proibito pregare, cantare, suonare l’organo in un tempio eretico o scismatico, associandosi ai fedeli che vi celebrano il loro culto, anche se i termini e le preghiere sono ortodossi”.
Non sono io ad averlo scritto. E’ a grosse lettere nel trattato di Diritto Canonico del canonico Naz che fa testo e che è sempre stato considerato nella Chiesa come un commento del tutto ufficiale e valido. Quelli che partecipano così attivamente e formalmente al culto dei non cattolici sono presunti aderire alle credenze di questi ultimi. Perciò il Canone 2316 li dichiara “sospetti di eresia” e se perseverano essi sono “considerati come eretici”. Io non faccio che citare quel testo.
Perché questa legislazione della Chiesa? Per aiutarci a praticare il primo comandamento che è di professare la nostra Fede cattolica. Se la professiamo, ci risulta impossibile, inconcepibile professare un’altra fede e partecipare ad un altro culto. Pregando in un altro culto noi professiamo di onorare il dio invocato da quel culto, quello di una falsa religione. Un dio che è una costruzione della mente o un idolo qualunque, ma che non è il vero Dio.
Come volete che i Giudei preghino il vero Dio? Essi sono formalmente, essenzialmente contro Nostro Signore Gesù Cristo, precisamente dal giorno della Risurrezione di Nostro Signore e perfino da prima dato che l’hanno crocifisso. Ma in modo quasi ufficiale dopo la Resurrezione: si sono messi immediatamente a perseguitare i discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo e questo per secoli. Come possiamo pregare il vero Dio con i Giudei? Chi è Nostro Signore Gesù Cristo? E’ il Verbo di Dio, è Dio. Noi non abbiamo che un solo Dio: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo ed un solo Signore, Nostro Signore Gesù Cristo.
Sono gli Evangelisti a ripetercelo a sazietà. Chiunque si oppone a Nostro Signore Gesù Cristo non ha il Padre, come dice esplicitamente san Giovanni nelle sue lettere: “Chi non ha il Figlio, non ha il Padre. Colui che non onora il Figlio, non onora il Padre”. (I Giov. 2, 23). E’ normale, non c’è che un solo Dio in tre Persone. Se una delle Persone è disonorata, rifiutata, non si possono onorare le altre persone. E’ impossibile. Significa distruggere la Santissima Trinità. Di conseguenza, disonorando Nostro Signore Gesù Cristo, i Giudei disonorano la Santissima Trinità. Come potrebbero pregare Nostro Signore, il vero Dio? Ora, in Cielo non c’è un altro Dio che conosciamo, che ci sia stato insegnato dalla nostra Fede cattolica...
tutto interessante, ma la fraternita' fra poco firma, pur in una situazione di ambiguita'.
RispondiEliminaMa, ho letto la conferenza del card Kasper! Veramente arzigogolata e poco comprensibile per me! Non mi piacciono queste elucubrate analisi ecclesiastiche odierne.Tutto un "distinguo" e "chiarisco"che infine confonde e basta. Trovo decisamente più logiche e sintetiche le analisi di mons. Williamson.Forse perchè è più convinto della sua fede e dice -sì,sì o no.no- ?
RispondiEliminaNon ci sarà nessun accordo!
RispondiEliminaSi è combattuta la buona battaglia si è conservata la Fede.
La Fede è salva!
CVCRCI
la fede e' salva ora nel 2011, quando pure Lutero viene quasi beatificato e quando viene ribadita la duplicita' delle vie di salvezza?
RispondiEliminaSara' un accordo siamo sinceri.
Non Prevalebunt!
RispondiEliminaNon ci sarà nessun accordo!
Si è combattuta la buona battaglia si è conservata la Fede.
La Fede è salva!
CVCRCI
Premetto che pongo la mia speranza in Gesù Cristo e non in questi accordi. Ma voi pensate che un riconoscimento canonico non possa essere un beneficio per la Chiesa tutta? ... io sto aspettando la S. Messa di sempre da parecchio nella mia Diocesi. E se la Fraternità fosse riconosciuta sarebbe libera di celebrare dove vuole. Non è vero infatti che il riconoscimento prevede un diritto pontificio? Nel senso che l'autorità del Vescovo ordinario non può in alcun modo mettere i bastoni tra le ruote alla Fraternità? Se la Fraternità avesse più "libertà" nell'operare sono convinto che molti fedeli "romani" ritornerebbero alla vera dottrina. Che ne pensate?
RispondiEliminaBene! Dopo aver letto le analisi del prof. Coroniti, è difficile contestarle e giudicarle esagerate.Quel che è giusto nella sua logica non può essere esagerato. Dunque? Cito Coroniti che ha il coraggio di scrivere la verità delle cose, senza arzigogolii pietistici:"I papi del concilio Vaticano II sono scomunicati. Essi, infatti, avendo affermata la libertà religiosa di qualunque culto quale diritto della persona umana fondato sulla fede cattolica e da riconoscere con legge dello Stato, hanno calpestato consapevolmente il magistero infallibile dell’Enciclica Quanta Cura, hanno oggettivamente contraddetto la stessa solenne definizione della infallibilità pontificia stabilita dalla Costituzione Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I, e sono perciò incorsi nella maledizione e nella scomunica ivi sanzionata."
RispondiEliminaNULL'ALTRO DA AGGIUNGERE!
Stettino, si scrive "Non PrAevalebunt".
RispondiEliminaMa si sa, la sua è una appartenenza per "sport", tifoseria insomma.
Per l'Anonimo cisticerco.
RispondiEliminaa dir la verità per lo scrivere non capisco le maiuscole "Non PrAe....";come l'anonimo fa un errore di "svista", o meglio di battitura con una battuta da bar Sport della bocciofila anauniense, così è perdonabilissimo l'errore di Stettino.