“Ora, quindi, per assicurarci un Papa nella maniera richiesta è necessario predisporre per quel Papa una generazione adeguata al regno del quale sognamo. Lasciate da parte l’età avanzata e quella media, andate alla gioventù, e, se possibile, fino all’infanzia.“In pochi anni il giovane clero avrà, per forza di cose, invaso tutte le funzioni. Essi governeranno, amministreranno, e giudicheranno. Essi formeranno il consiglio del Sovrano. Saranno chiamati a scegliere il Pontefice che regnerà; e quel Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto dei principii italiani ed umanitari che stiamo per mettere in circolazione.“Cercate il Papa del quale diamo il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Fate marciare il clero sotto la vostra bandiera in modo che creda sempre di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Volete causare la sparizione delle ultime vestigia di tirannia ed oppressione? Gettate le vostre reti come Simone Bar-Jona. Gettatele nelle profondità di sacrestie, seminari e conventi, piuttosto che nelle profondità del mare, e se non precipiterete nulla, darete a voi stessi una raccolta di pesci più miracolosa della sua... Il pescatore di pesci diverrà pescatore d’uomini. Vi disporrete in veste di amici intorno alla Cattedra Apostolica. Avrete pescato una Rivoluzione in Tiara e Cappa, che marcia con la Croce e la bandiera — una Rivoluzione che ha solo bisogno di essere un poco pungolata per mettere a fuoco i quattro quarti del mondo.”
Città del Vaticano
È il cuore del messaggio contenuto nella lunga intervista (ben 29 pagine della rivista) che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro. Un colloquio di sei ore avvenuto il 19, il 23 e il 29 agosto. Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit inedito di se stesso, che include anche le sue preferenze artistiche; analizza il ruolo della Chiesa oggi e indica le priorità dell’azione pastorale.
Non insistere solo sui valori non negoziabili
«Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione».
«Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus...».
«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia». «L’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l’ordine inverso».
A proposito dei gay
«Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile».
«Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta».
«Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari - ha affermato Francesco - chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio».
Dio è più grande del peccato
«Come stiamo trattando il popolo di Dio? Sogno una Chiesa Madre e Pastora. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato. I vescovi, particolarmente, devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro, ma anche per accompagnare il gregge che ha il fiuto per trovare nuove strade».
«Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina... Quando il dialogo tra la gente e i vescovi e il Papa va su questa strada ed è leale, allora è assistito dallo Spirito Santo. Non è dunque un sentire riferito ai teologi... Non bisogna dunque neanche pensare che la comprensione del "sentire con la Chiesa" sia legata solamente al sentire con la sua parte gerarchica». E la Chiesa non va ridotta a «una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità».
«Sono un peccatore»
Il Papa definisce se stesso «un peccatore». E ricordando la straordinaria immagine caravaggesca della vocazione di Matteo afferma: «Ecco, questo sono io: “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice».
«Molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di fare dopo. È ciò che è accaduto anche a me in questi mesi».
«Ecco, invece diffido delle decisioni prese in maniera improvvisa - ha spiegato il Papa a "Civiltà Cattolica" - Diffido sempre della prima decisione, cioè della prima cosa che mi viene in mente di fare se devo prendere una decisione. In genere è la cosa sbagliata. Devo attendere, valutare interiormente, prendendo il tempo necessario. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita e fa trovare i mezzi più opportuni, che non sempre si identificano con ciò che sembra grande o forte».
Perché uso un'auto modesta
«Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente, specialmente i poveri. Le mie scelte, anche quelle legate alla normalità della vita, come l’usare una macchina modesta, sono legate a un discernimento spirituale che risponde a una esigenza che nasce dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei segni dei tempi. Il discernimento nel Signore mi guida nel mio modo di governare».
Sono un indisciplinato... nato
Della Compagnia di Gesù, Francesco dice: «mi hanno colpito tre cose: la missionarietà, la comunità e la disciplina. Curioso questo, perché io sono un indisciplinato nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il modo di ordinare il tempo, mi ha colpito tanto».
Non vado nell'appartamento papale perché lì si entra col contagocce
«E poi - ha aggiunto - una cosa per me davvero fondamentale è la comunità. Cercavo sempre una comunità. Io non mi vedevo prete solo: ho bisogno di comunità. E lo si capisce dal fatto che sono qui a Santa Marta... Ho scelto di abitare qui, nella camera 201, perché quando ho preso possesso dell’appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un “no”. L’appartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non è lussuoso. È antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine è come un imbuto al rovescio. È grande e spazioso, ma l’ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».
Carattere decisionista ma non sono di destra
«Nella mia esperienza di superiore in Compagnia... il mio governo all’inizio aveva molti difetti... Mi son trovato Provinciale ancora molto giovane. Avevo 36 anni: una pazzia. Bisognava affrontare situazioni difficili, e io prendevo le mie decisioni in maniera brusca e personalista. Sì, devo aggiungere però una cosa: quando affido una cosa a una persona, mi fido totalmente di quella persona. Deve fare un errore davvero grande perché io la riprenda. Ma, nonostante questo, alla fine la gente si stanca dell’autoritarismo. Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Ho vissuto un tempo di grande crisi interiore quando ero a Cordova. Ecco, no, non sono stato certo come la Beata Imelda, ma non sono mai stato di destra. È stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi».
Voglio consultazioni reali, non pro forma
Così vedo la Curia
«I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei vescovi: devono aiutare sia le Chiese particolari sia le Conferenze episcopali. Sono meccanismi di aiuto. In alcuni casi, quando non sono bene intesi, invece, corrono il rischio di diventare organismi di censura. È impressionante vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle Conferenze episcopali locali, alle quali può arrivare un valido aiuto da Roma. I casi, infatti, si trattano meglio sul posto. I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o gestori».
Collegialità e primato di Pietro
«Si deve camminare insieme: la gente, i vescovi e il Papa. La sinodalità va vissuta a vari livelli. Forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica. Questo potrà anche avere valore ecumenico, specialmente con i nostri fratelli Ortodossi. Da loro si può imparare di più sul senso della collegialità episcopale e sulla tradizione della sinodalità. Lo sforzo di riflessione comune, guardando a come si governava la Chiesa nei primi secoli, prima della rottura tra Oriente e Occidente, darà frutti a suo tempo».
La donna nella Chiesa e il «machismo in gonnella»
«È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del “machismo in gonnella”, perché in realtà la donna ha una struttura differente dall’uomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista. Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate. La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile. Maria, una donna, è più importante dei vescovi. Dico questo perché non bisogna confondere la funzione con la dignità. Bisogna dunque approfondire meglio la figura della donna nella Chiesa. Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all’interno della Chiesa. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti».
Il Concilio e la messa antica
«Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile. Poi ci sono questioni particolari come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che la scelta di Papa Benedetto sia stata prudenziale, legata all’aiuto ad alcune persone che hanno questa particolare sensibilità. Considero invece preoccupante il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, la sua strumentalizzazione».
Se uno ha una risposta per tutto, Dio non è con lui
La dottrina non è un monolite da difendere
«Ci sono norme e precetti ecclesiali secondari che una volta erano efficaci, ma che adesso hanno perso di valore o significato. La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata... Le forme di espressione della verità possono essere multiformi, e questo anzi è necessario per la trasmissione del messaggio evangelico nel suo significato immutabile».
Il pericolo della fede-laboratorio
«C’è sempre in agguato il pericolo di vivere in un laboratorio. La nostra non è una fede-laboratorio, ma una fede-cammino, una fede storica. Dio si è rivelato come storia, non come un compendio di verità astratte. Io temo i laboratori perché nel laboratorio si prendono i problemi e li si portano a casa propria per addomesticarli, per verniciarli, fuori dal loro contesto. Non bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in frontiera ed essere audaci».
«Quando si parla di problemi sociali, una cosa è riunirsi per studiare il problema della droga in una villa miseria, e un’altra cosa è andare lì, viverci e capire il problema dall’interno e studiarlo».
«Sono vivo grazie a una suora»
«Le frontiere sono tante. Pensiamo alle suore che vivono negli ospedali: loro vivono nelle frontiere. Io sono vivo grazie a una di loro. Quando ho avuto il problema al polmone in ospedale, il medico mi diede penicillina e streptomicina in certe dosi. La suora che stava in corsia le triplicò perché aveva fiuto, sapeva cosa fare, perché stava con i malati tutto il giorno. Il medico, che era davvero bravo, viveva nel suo laboratorio, la suora viveva nella frontiera e dialogava con la frontiera tutti i giorni. Addomesticare le frontiere significa limitarsi a parlare da una posizione distante, chiudersi nei laboratori. Sono cose utili, ma la riflessione per noi deve sempre partire dall’esperienza».
I Promessi Sposi sul comodino
«Ho amato molto autori diversi tra loro. Amo moltissimo Dostoevskij e Hölderlin. Di Hölderlin voglio ricordare quella lirica per il compleanno di sua nonna che è di grande bellezza, e che a me ha fatto anche tanto bene spiritualmente. È quella che si chiude con il verso "Che l’uomo mantenga quel che il fanciullo ha promesso". Mi ha colpito anche perché ho molto amato mia nonna Rosa, e lì Hölderlin accosta sua nonna a Maria che ha generato Gesù, che per lui è l’amico della terra che non ha considerato straniero nessuno. Ho letto il libro "I Promessi Sposi" tre volte e ce l’ho adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto. Mia nonna, quand’ero bambino, mi ha insegnato a memoria l’inizio di questo libro»
Il film di Fellini
«La strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. Mi identifico con quel film, nel quale c’è un implicito riferimento a san Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro film che ho molto amato è Roma città aperta. Devo la mia cultura cinematografica soprattutto ai miei genitori che ci portavano spesso al cinema».
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RispondiElimina"il gregge che ha il fiuto per trovare nuove strade».
RispondiElimina" l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina..."
oh, guarda, questa è proprio nuova: il gregge che guida lui i pastori !
"Io non mi vedevo prete solo: ho bisogno di comunità. ..." [e compagnia ??]
Infatti , segue:
" senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».
[NON SA STARE DA SOLO ! ha problemi psicologici gravi]
Quindi.
" Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi ..."
non v'è alcun dubbio; l'autoritarismo è dei fragili -ho bisogno di compagnia-
"Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti».
quindi anche il capo, pseudo-papa, ne ha bisogno: una compagnia femminile che gli suggerisca...
" la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile. .."
ovvero gli evangelisti hanno esagerato; viva gli ebrei, popolo Eletto perseguitato!
"..«Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso..."
Infatti padre Pio non sarebbe un santo, sarebbe un falso profeta !
" La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata..."
APPUNTO ! non è più la roccia (monolite) è il budino per accettare meglio la kakka del mondo !
"Dio si è rivelato come storia, non come un compendio di verità astratte." Trinità ? ma scherziamo?
Infallibilità ? Eternità ? Amore Infinito ? ma che diciamo ? Dio è storia, non è compendio di verità astratte
SE NON E' UNA "DOLCE" BESTEMMIA QUESTA, IO SONO ABRAMO..
Bergoglio papa ? MA NON FACCIAMO RIDERE !
Ho preso solo alcune frasi, ma hanno ragione Annarita e Gianluca:parroco modernista !
Forse neanche parroco: solo miscredente (mezzo credente) da come parla ed agisce.
E' proprio il pupazzo mosso da forze occulte che serviva alla massoneria per attirare i poveri illusi nella ex chiesa cattolica.
La lettera al "saputo" Scalfari è un'altro coacervo di aberrazioni dottrinali.
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RispondiEliminaPerfetto ! Capisco la tua linea...
RispondiEliminaLe sovrastrutture come chiami tu, sono il fondamento della Chiesa: sono le sotto-strutture.
Senza queste la Chiesa non può più stare in piedi.
Ma è ben questo quel che vuole il Nemico.
Far credere che le sotto-strutture ovvero le basi della fede e dell'ordinamento della Chiesa, siano sovra-strutture inutili o antiquate.
Così i peri cadono che è un piacere...
Inaudito, un 'papa' che invita a mettere in dubbio tutto quanto!
RispondiEliminaOrmai potrebbe dire qualunque cosa, la gente legge tutto come giusto, perché viene da una persona così buona... Ma, mi domando, nessuno ha un minimo di cervellino per capire che vengono dette delle fesserie (eresie)???
forse ci toccherà tornare ad essere Cristiani. Dannazione!
EliminaQuel che sgomenta è proprio il fatto che persino associazioni cattoliche che si vantano di essere l'elite culturale, accusano giornali di aver capito male l'intervista a Bergoglio !
RispondiEliminaOrmai il "minimo di cervellino" è andato a farsi benedire da Bergoglio ed il risultato si vede ...
Tra i papòfili c'è una corsa dissennata a difendere l'indifendibile: questo è frutto dell'ideologia diventata dogma che il "papa" ha sempre ragione.
Dimenticando o non volendo analizzare che un papa che continua a dire fesserie anche in campo teologico o dogmatico, molto probabilmente papa non è.
Del resto il fatto di accettare che la shoà sia dogma di fede inattaccabile, permette al cervellino ormai ridotto, di giustificare ogni parola o ruttino emesso dallo pseudo-papa di turno.
Siamo ridotti così,poveri noi !
Che il Signore ci salvi !
nel suo caso, temo, il Signore ha tentato.....ma invano.
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RispondiElimina"Non bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in frontiera ed essere audaci" (Bergoglio)
RispondiEliminaA ben pensarci è questo che applicavano alla lettera i preti operai (condannati da Pio XII?)...
Se i preti operai avevano ragione,secondo lei ha quindi avuto torto,nel condannarli,Pio XII.Ora invece domina la papolatria,il papa ha sempre ragione anche quando parla a braccio ,dicendo cose quanto meno ambigue.Come è possibile questa contraddizione logica? L'unica spiegazione è che per lei,come ormai per tanti,la S Chiesa sia solo una istituzione umana ,soggetta alle stesse leggi delle istituzioni umane,basata sul consenso del mondo,e quindi la sua azione sia necessariamente tesa a conquistarlo.In questa ottica antievangelica,ora il consenso c'è,quindi tutto bene e guai ai profeti di sventura
RispondiEliminaAntonio Socci un tempo mi piaceva, ma ora non solo difende l'indifendibile, come diceva Mardu dei papòfili, ma addirittura lo esalta:
RispondiEliminahttp://www.antoniosocci.com/2013/09/che-bello-seguire-francesco-quello-che-ci-insegna-anche-sui-valori-i-cristiani-leggono-i-segni-dei-tempi-una-storia-che-inizia/
Che peccato (in tutti i sensi)!
Guglielmo
Semplicemente spaventoso... Che strage delle anime!
RispondiEliminaGuglielmo, il Socci, che leggevo anche nel suo ultimo libro su Fatima, in cui da' del bugiardo a Bertone, è finito da tempo, piagato dalla sua situazione umana-materiale per sua figlia.
RispondiEliminaForse per questo non ha più quella lucidità di un tempo.
Chi riesce a vedere questa devastazione, sappia trovare una comunità di cattolici veri con sacerdoti VERI , per resistere all'attacco che il Male farà ovunque,infiltrandosi nelle anime, come già ora si vede in questi poveri annichiliti mentali (pippo-abc-hill-imn-efg-czz-mer- ecc. ecc.)che scrivono qui per sentirsi qualcuno.
(o prendono in giro? sono frasette così demenziali che mi vien di pensare siano provocazione per polli che capitano qui)
Ma che non siano sacerdoti infarciti del desiderio di "rientrare" in Roma, come la fsppx !
Ahimè siamo a gli sgoccioli che Dio abbia pietà di tutti noi ,le profezie si stanno avverando.
RispondiEliminaqualunque persona animata da serenità e humanitas non fatica a rendersi conto che la maggior parte di questi intrventi sono animati da livore, odio, trasudano insulti e mostrano incapacità di dialogo.
RispondiEliminaA tutti questi, che usano Dio e la religione come un corpo contundente, Freud sarebbe più di aiuto di una Messa.
Qualunque persona animata da serenità e humanitas non fatica a rendersi conto che tu scrivi solo idiozie, il fatto poi che tu citi in senso positivo l'anticattolico Freud ci fa capire che razza di eretico tu sia.
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