Oramai è ufficiale: Monsignor Fellay ha incontrato, nella giornata di ieri, i rappresentanti modernisti Vaticani che gli hanno consegnato la cosidetta "risposta del Papa" ad un eventuale inserimento nella "nuova Chiesa Conciliare". Si inserimento e non rienserimento nella Chiesa, dato che la San Pio X, grazie a Monsignor Lefebvre, è sempre stata nelle vera Chiesa di Gesù Cristo:
Comunicato della Casa Generalizia della Fraternità San Pio X (14 giugno 2012)
Padre Maurice Avril |
Programmato dalle forze occulte infiltrate, convocato per imporre il loro programma, confiscato fin dalla prima sessione dai modernisti, esso non voleva e non poteva essere secondo le intenzioni della Chiesa: conservare e trasmettere il Deposito della fede. Era un nato-morto, e costituiva solo un’assemblea informale dalle pompose apparenze di un Concilio. Questa fantomatica assemblea ha sostituito alla Santa Chiesa una neo-Chiesa conciliare anticattolica. Questo Concilio è mortale, morto, mortifero, stregonesco.
Questi assassini non avevano altro scopo che integrare la Chiesa nella loro sinarchia e snaturare la fede in spiritualismo esoterico.
La Chiesa conciliare è anticattolica, universale, noachita, cosmica, dogmatica, umanista, liberale e laica.
Ricollochiamo questo concilio nel contesto. Deploriamolo in questa tragica elegia.
Il Concilio è l’apoteosi del “non serviam” di Lucifero: insurrezione sacrilega contro Dio, la sua Opera, il suo mistero d’amore. È la negazione sacrilega del regno sociale di Cristo Re. Il Concilio è l’apoteosi del serpente che sibila ai nostri progenitori: “sarete come Dei”. È l’instaurazione dell’umanesimo integrale. Il Concilio è l’apoteosi del rinnegamento integrale del Dio crocifisso sul Golgota: “non vogliamo che egli regni su di noi”. Il Concilio è l’apoteosi della rivoluzione francese: il culto sacrilego dell’uomo divenuto dio e maestro, e la dichiarazione sacrilega dei diritti dell’uomo. Il Concilio è l’apoteosi della rivoluzione “in tiara e piviale”, l’apoteosi della vittoria apparente del mistero d’iniquità sul mistero d’amore. Questo Concilio è veramente l’apoteosi dell’apostasia totale.
Attenzione! La battaglia non può essere che integrale, di giorno e di notte.
Chi si vuole conciliante, diventa conciliare.
Chi crede di potersi integrare, presto si disintegra.
Chi è strabico sull’errore, perde entrambi gli occhi.
Chi accorda dei diritti all’errore, viene inghiottito anche lui nell’errore integrale, e finisce perfino con l’impiegare, in maniera sistematica, l’ecumenismo conciliare.
Attenzione! Questo Concilio bisogna denunciarlo, rifiutarlo, esso e il suo spirito e le sue applicazioni, e soprattutto non bisogna provare a rabberciarlo, a spezzettarlo, a sezionarlo; né tampoco non tenerne conto, dimenticarlo.
Conferenza
di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre
Fondatore della Fraternità San Pio X
Pubblicata nel n° 55 di Fideliter, gennaio-febbraio 1987...
(dalla costituzione della Fraternità alla “giornata di Assisi”,
con un importane richiamo al pensiero
Per coloro che non ne conoscono bene la storia, è senz’altro utile ricordarne le tappe principali, nel momento in cui, nelle circostanze che conosciamo, noi ci sforziamo di continuare e sviluppare ciò che la Provvidenza ci ha dato di fare.
Se gli avvenimenti apportassero un cambiamento in favore di un ritorno alla Tradizione all’interno della Chiesa, evidentemente per noi la situazione risulterebbe semplificata. Saremmo certamente graditi alla gerarchia, come lo siamo stati agli inizi, e tutti questi problemi di relazioni con i vescovi, con Roma, non si porrebbero più.
Per ora, dobbiamo conservare l’autenticità della Fraternità che indubbiamente è stata fondata in circostanze molto particolari, ma questo avrebbe potuto verificarsi benissimo anche in tempi normali. Essa è stata suscitata, è vero, dal degrado dei seminari, ma ci sono state delle Società, come quella di San Vincenzo de’ Paoli o di San Giovanni Eudes, che sono state fondate con un obiettivo identico, che è e resta quello di dare una buona formazione sacerdotale ai futuri sacerdoti così da permettere loro di esercitare un ministero che sia occasione di rinnovamento nella Chiesa.
Ragion d’essere della Fraternità: formare dei sacerdoti secondo lo spirito della Chiesa
La Fraternità dunque è stata fondata innanzitutto per creare dei sacerdoti e di conseguenza per aprire dei seminari. Ciò è del tutto conforme alla Tradizione della Chiesa: continuare molto semplicemente la formazione sacerdotale tradizionale per la Chiesa.
Non cerchiamo nient’altro e non abbiamo mai voluto innovare, se non nel senso della Tradizione, recuperando alcuni elementi che forse mancavano un po’ nella formazione dei seminaristi specialmente sul piano spirituale. È per questo che abbiamo aggiunto agli studi filosofici e teologici un anno di spiritualità. Questo completa bene la preparazione dei seminaristi al Sacerdozio ponendoli in un’atmosfera veramente spirituale. Il che non è certo un’innovazione che va nel senso dei modernisti, ma al contrario in quello della Tradizione della Chiesa.
La nostra fondazione quindi ha avuto cura di aggiungere agli studi una formazione spirituale seria con un anno supplementare che costituisce una specie di noviziato e che porta alla grande conoscenza di cosa sia la spiritualità e alla pratica della vita interiore, della via purgativa e illuminativa, mistica, che richiede una riforma di sé.
La Fraternità non è stata fondata sul modello di una congregazione religiosa. Perché?
Perché nella pratica è molto frequente constatare le difficoltà provate dai religiosi che esercitano un apostolato nel mondo, di rispettare veramente la stretta povertà com’è richiesta nelle Congregazioni religiose in cui non si può avere nulla, utilizzare nulla, impiegare nulla, senza richiedere l’autorizzazione al Superiore. Tutto dipende dal Superiore. Era dunque preferibile non essere legati da un voto che rischiava di essere contraddetto continuamente. Era meglio fondare una società di vita comune senza voti, ma con delle promesse.
La Provvidenza ha dunque deciso che la nostra Società fosse fatta sul modello delle società di vita comune senza voto ed essa ha già dato prova di sé. Quindi non ci sono ragioni per non continuare.
La Fraternità approvata ufficialmente da Roma
È con questa forma che la Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata approvata ed eretta nella sua diocesi da Mons. Charrière, vescovo di Friburgo, il 1° novembre 1970 (1). È con questa forma che è stata approvata anche da Roma.
Questo è molto importante e perfino fondamentale e non bisogna esitare a ricordarlo a quelli che non conoscono bene la storia della Fraternità.
Il documento romano, in effetti, è capitale, perché è del tutto ufficiale. Reca la data del 18 febbraio 1971 e il timbro della Sacra Congregazione per i Religiosi. È firmato dal suo Prefetto, il cardinale Wright e sottoscritto da Mons. Palazzini, che all’epoca era suo segretario e oggi è cardinale. Questo documento ufficiale, emanato da una Congregazione romana che approvava ed elogiava “la saggezza delle norme” degli statuti della Fraternità, non può essere visto diversamente che come un decreto di lode che, di conseguenza, autorizza la nostra Società ad essere considerata come di Diritto Pontificio che per ciò stesso può incardinare.
Alcuni atti ufficiali, compiuti dalla Congregazione per i Religiosi avente per Prefetto il cardinale Antoniutti, sono venuti a completare e a confermare questo riconoscimento ufficiale, poiché hanno permesso a Padre Snyder e ad un altro religioso americano di essere direttamente incardinati nella Fraternità. Si trattava dunque proprio di atti ufficiali di Roma.
Dunque, da questi documenti ufficiali si deve giocoforza constatare che la Congregazione per il Clero riteneva de facto che la nostra Società potesse regolarmente e validamente incardinare.
Tuttavia, personalmente, non ho creduto di dover usare di questa facoltà fino al momento in cui siamo stati ufficialmente, ma illegalmente, soppressi. Fino allora mi ero sempre sforzato di avere dei vescovi che dessero le incardinazioni. Ho fatto ricorso a Mons. de Castro Mayer in Brasile, a Mons. Castan Lacoma in Spagna e a Mons. Guibert a La Réunion. Questi tre vescovi hanno accettato di consegnare delle lettere dimissorie ai sacerdoti della nostra Società, che così si sono trovati incardinati nelle loro diocesi. L’abbé Aulagnier è stato incardinato nella sua diocesi di Clermont-Ferrand, da Mons. de la Chanoine. In quel momento, eravamo doppiamente in regola. Mons. Adam me l’ha detto esplicitamente: «Perché non incardina nella sua Società?» Ho risposto: « Mi sembra che sia solo diocesana». Quindi ero al di qua piuttosto che al di là delle regole canoniche.
In effetti, questi documenti della Congregazione per il Clero riguardanti l’incardinazione di questi due religiosi americani nella nostra Società, sono ancora più importanti della lettera firmata dal cardinale Wright. D’altronde è ciò che ho risposto alla Congregazione per la Dottrina della Fede quando sono stato interrogato sulle incardinazioni. Mi è stato detto: «Lei non ha il diritto d’incardinare nella sua Società.» – «Non ho il diritto? Allora bisogna dire alla Congregazione per il Clero che ha sbagliato ad incardinare nella nostra Società!».
Quest’atto del cardinale Wright, se lo si studia da vicino, non è solo una lettera ma un «decreto di elogio», poiché effettivamente elogia gli statuti della Fraternità. È un atto del tutto ufficiale. Non si tratta affatto di una lettera privata. Così, per cinque anni, abbiamo avuto l’approvazione totale della Chiesa diocesana e di Roma. Quindi eravamo innestati nella Chiesa. Questo è fondamentale per l’azione provvidenziale compiuta dalla Fraternità, e ci rafforza nella nostra esistenza e nella nostra azione in generale. Essendo veramente della Chiesa, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa, noi siamo stati perseguitati.
Perché siamo perseguitati?
Siamo perseguitati unicamente perché conserviamo la Tradizione e in particolare la Tradizione liturgica.
Sempre ricollocando i fatti nell’ordine del loro susseguirsi storico, è del più grande interesse rileggere anche la lettera che Mons. Mamie mi ha indirizzato il 6 maggio 1975, per comprendere bene le vere ragioni che hanno spinto il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo a ritirare ILLEGALMENTE gli atti compiuti dal suo predecessore e in particolare il decreto d’erezione della Fraternità del 1° novembre 1970. Si tratta di una testimonianza. Mons. Mamie riconosce, poiché lo scrive, che la Fraternità è stata oggetto di un decreto d’erezione firmato dal suo predecessore a titolo di Pia Unio con sede a Friburgo «che approva e conferma gli statuti di detta Fraternità.»
Egli non aveva il diritto di agire così e di ritirare di testa sua questo riconoscimento canonico. Ciò è esplicitamente contrario al Diritto Canonico. (Can. 493).
Ora, per due volte nella sua lettera Mons. Mamie parla della liturgia. «… Le ricordavo il suo rifiuto per ciò che concerne la celebrazione della Santa Messa secondo il rito stabilito da S.S. Paolo VI… » e «Quanto a noi, continuiamo a chiedere ai fedeli così come ai sacerdoti cattolici di accettare ed applicare tutti gli orientamenti o le decisioni del Concilio Vaticano II, tutti gli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI, tutte le direttive dei segretariati istituiti dal Concilio compreso nella nuova liturgia. Questo lo abbiamo fatto, lo faremo ancora anche nei giorni più difficili, con la grazia di Dio, perché è l’unica strada per edificare la Chiesa.»
Ecco ciò che scriveva Mons. Mamie a quel tempo.
Allora hanno esibito l’Ordo di Mons. Bugnini e hanno inventato quello che non esisteva: l’obbligo della nuova messa, che è stato imposto dai servizi del Vaticano e dai vescovi in Francia. È così che, sfortunatamente, la Messa antica è stata abbandonata da comunità come quella dell’abbazia di Fontgombault, col pretesto che bisognava obbedire ai vescovi. Tutto questo è stato imposto con la forza, con la costrizione. Si voleva assolutamente costringere anche noi ad abbandonare questa liturgia e per ciò stesso chiudere il nostro seminario.
Davanti a questa impostura e all’illegalità con cui tutto ciò è stato fatto, e soprattutto davanti allo spirito con cui questa persecuzione è stata orchestrata, uno spirito modernista, progressista e massonico, noi abbiamo creduto di dovere continuare. Non si può ammettere qualcosa che è stato fatto illegalmente, con uno spirito malvagio, contro la Tradizione e contro la Chiesa, per distruggerla.
Noi abbiamo sempre rifiutato di collaborare alla distruzione della Chiesa.
Questo, lo abbiamo sempre rifiutato. Dal momento in cui l’abbiamo rifiutato, è evidente che ci siamo messi contro quelli che sembrano essere la Chiesa legale: noi eravamo fuori dalla legge della Chiesa e loro la rispettavano. Noi crediamo inesatta questa valutazione, perché in effetti sono loro che si allontanano dalla legalità della Chiesa e siamo noi, invece, a restare nella legalità e nella validità. Considerando obbiettivamente che compiono degli atti con uno spirito che distrugge la Chiesa, in pratica ci siamo trovati nell’obbligo di agire in un modo che sembra contrario alla legalità della Chiesa. Questo è vero. Ed è una situazione ben strana quella di apparire nell’arbitrario continuando semplicemente a celebrare la Messa di sempre e a ordinare dei sacerdoti secondo quella che era la legalità fino al Concilio. E tuttavia è questo che ha valso a me, di essere colpito dalla sospensione, e ai sacerdoti che hanno accettato di essere ordinati, di essere interdetti.
Ma non ci siamo fermati a questo nell’esercizio dell’illegalità nei dettagli della legge, sia riguardo alle confessioni sia ai matrimoni sia alla nostra istallazione nelle diocesi. Molte delle cose che abbiamo compiuto sono in sé e in senso stretto fuori dalla legge, ma perché le abbiamo fatte? Molto semplicemente perché pensiamo che ciò che è stato intrapreso nei nostri confronti fosse illegale e non si avesse il diritto di sopprimerci.
La legge fondamentale della Chiesa è la salvezza delle anime
Da allora, abbiamo agito secondo le leggi fondamentali della Chiesa per salvare le anime, salvare il sacerdozio, continuare la Chiesa. Effettivamente sono proprio queste cose ad essere in causa. Noi ci opponiamo a certe leggi particolari della Chiesa per osservare le leggi fondamentali. Tirando in causa le leggi particolari contro di noi, sono le leggi fondamentali ad essere distrutte: il che significa andare contro il bene delle anime, contro i fini della Chiesa.
Il nuovo Diritto Canonico comporta degli articoli che sono contro i fini della Chiesa. Quando si permette che si dia la comunione a un protestante, non si può dire che ciò non vada contro i fini della Chiesa. Quando si afferma: ci sono due poteri supremi nella Chiesa, non si può dire che ciò non vada contro i fini della Chiesa. È contraria al dogma questa definizione della Chiesa come Popolo di Dio, nel quale si trovano fondamentalmente tutti i ministeri, non si fa più distinzione tra clero e laici. Tutto ciò va contro i fini della Chiesa. Si distruggono i principi fondamentali del Diritto e si vorrebbe che noi ci sottomettessimo.
Per salvare le leggi fondamentali della Chiesa, siamo costretti ad andare contro le leggi particolari.
In tutto ciò, chi ha torto e chi ha ragione? Evidentemente hanno ragione coloro che salvano i fini della Chiesa. Le leggi particolari sono fatte per le leggi fondamentali, cioè per la salvezza delle anime, per la gloria di Dio, per la continuazione della Chiesa. Questo è perfettamente chiaro.
E in ogni occasione si ricorda: Mons. Lefebvre è sospeso e i suoi sacerdoti sono sospesi, non hanno il diritto di svolgere il loro ministero. In questo caso ricordano delle leggi particolari. Ma farebbero altrettanto bene a ricordare che, con questo nuovo Diritto Canonico che è totalmente ispirato da quel cattivo spirito modernista che si è espresso nel Concilio e dopo il Concilio, stanno distruggendo la Chiesa, non le leggi particolari, ma le leggi fondamentali.
Certo, quello che auspichiamo è che tutto sia normale, che non ci veniamo più a trovare in questa situazione apparentemente illegale. Ma non possono rimproverarci di aver voluto cambiare qualcosa nella Chiesa. Noi dobbiamo sempre riflettere e porci nell’ordine d’idee che noi siamo di Chiesa e che continuiamo la Chiesa. E perché continuiamo? Perché perseguiamo i fini della Chiesa. Se ci si può rimproverare di mancare a certe leggi pratiche, nessuno può dire che la Fraternità non agisca secondo i fini della Chiesa. Nessuno può affermare il contrario!
Ora, anche nelle leggi particolari, la Chiesa ha avuto la saggezza di lasciare sempre una porta aperta per la salvezza delle anime. Essa ha previsto dei casi che potevano essere straordinari. È così per la giurisdizione per le confessioni. Praticamente, sono le persone che vanno a cercare il sacerdote per ricevere il sacramento della Penitenza, che gliene danno la giurisdizione tramite il Diritto Canonico. Anche se una persona va a cercare un sacerdote scomunicato per chiedergli di ascoltarlo in confessione, costui ne riceve la giurisdizione.
Per il matrimonio: per quelli che non riescono a trovare un sacerdote che li sposi secondo lo spirito della Chiesa, come sono stati sposati i loro genitori (è del tutto elementare che dei giovani desiderino sposarsi secondo il rito con cui sono stati sposati i loro genitori e non con un rito che non solo è spesso ridicolo, ma talvolta odioso, in un’atmosfera che è lungi dall’essere pia e favorevole a quell’atto importante e sacro che è il matrimonio), il Diritto Canonico ha previsto un’eccezione. Se i fidanzati non trovano un sacerdote nel corso di un mese, possono sposarsi. Sono infatti loro a conferirsi il sacramento. Essi ne sono i ministri e in quel caso sono esenti dalla forma canonica. Dunque possono sposarsi davanti a testimoni. Se c’è un sacerdote, dev’essere presente. Il sacerdote non sarà delegato, ma sarà presente al loro matrimonio, come richiede il Diritto Canonico, e darà loro la sua benedizione nuziale.
Per la Cresima, vi è anche qui un’eccezione. Il sacerdote in certi casi ha il diritto di conferire la Cresima. Anche questo è nel Diritto Canonico. Il sacerdote deve dare questo Sacramento a qualcuno che non l’avesse ricevuto e che si trovi in pericolo di morte.
Un sacerdote può conferire la Cresima in altri casi eccezionali. Nelle Missioni, questa possibilità è stata estesa ai matrimoni. I sacerdoti avevano il diritto di dare la Cresima prima del matrimonio, se i fidanzati non l’avevano ricevuta.
Non ho mai detto che tutte le cresime fossero invalide, ma ci si può interrogare quanto alla formula che viene impiegata e certamente quanto all’olio che viene utilizzato. È comunque importante. Ho ricevuto molte testimonianze di persone che, formalmente, mi hanno riferito l’espressione usata dal vescovo…sono delle espressioni invalide. «Ricevi lo Spirito Santo» così, semplicemente. «Ti mando in missione». Forse non è frequente, ma capita ed è invalido. In ogni caso, sono numerosi i vescovi che ritengono che la Cresima sia un Sacramento inutile, che lo Spirito Santo sia già stato dato nel Battesimo, che si tratti di una cerimonia supplementare per ricordare ciò che è stato fatto nel Battesimo. È quello che scriveva esplicitamente il vecchio arcivescovo di Chambéry nella sua rivista diocesana: «La Cresima non dà lo Spirito Santo che è stato ricevuto nel Battesimo.» Ho mostrato questa rivista al cardinale Ratzinger dicendogli: «Lei mi rimprovera di dare le cresime, guardi quello che pensano i vescovi della Cresima». Un arcivescovo, che adesso si è ritirato, ma che in quel momento aveva 72-73 anni e che quindi era stato formato col metodo antico. Egli aveva conosciuto il Sacramento della Cresima come era stato insegnato un tempo. Senza dubbio la fede del vescovo è ininfluente sulla Cresima, ma si può trattare così questo Sacramento? Così ragionano i protestanti e ci si può chiedere se l’intenzione di quei vescovi sia di fare ciò che la Chiesa vuole fare. Se noi vogliamo sopravvivere e vogliamo che le benedizioni del Buon Dio continuino a scendere sulla Fraternità, dobbiamo rimanere fedeli a queste leggi fondamentali della Chiesa.
Senza la Messa crolla tutto
Se i nostri sacerdoti dovessero abbandonare la vera liturgia, il vero Santo Sacrificio della Messa, i veri Sacramenti, allora non varrebbe più la pena di continuare. Ci suicideremmo!
Quando Roma chiede: «Ma insomma voi potete adottare benissimo la nuova liturgia e mandare avanti i vostri seminari, non è questo che li farà sparire», io ho risposto: «Sì, questo farà sparire i nostri seminari. Essi non potrebbero accettare la nuova liturgia, sarebbe come introdurre il veleno dello spirito conciliare nella comunità. Se gli altri non hanno tenuto è perché hanno adottato questa nuova liturgia, tutte queste riforme e questo spirito nuovo. Se anche noi accettassimo le stesse cose, avremmo gli stessi risultati.»
È per questo che dobbiamo mantenere assolutamente la nostra linea tradizionale, nonostante l’apparenza di una disobbedienza e le persecuzioni da parte di quelli che usano della loro autorità in modo ingiusto e spesso illegale.
Siamo sempre più costretti dalle circostanze che si aggravano senza sosta. Se solo le cose sembrassero sistemarsi, se si scorgessero dei segni tangibili di un ritorno alla Tradizione, allora tutto sarebbe diverso. Ma, sfortunatamente, è sempre peggio. I vescovi che sostituiscono quelli che se ne vanno o che muoiono, hanno ricevuto meno formazione teologica. Sono imbevuti di questo spirito del Concilio, di questo spirito protestante, modernista, e la cosa è sempre più grave. Di fronte a questo degrado continuo, siamo costretti a prendere delle misure che evidentemente sono straordinarie. Tutto ciò che succede giustifica il nostro comportamento. Perché in definitiva, i preti progressisti quando possono ci sbattono in faccia: voi non avete giurisdizione, voi non avete il diritto di ascoltare le confessioni. Ben presto tutto ciò che faremo sarà invalido. Sarà tanto se la nostra Messa non sarà invalida. Tale è quanto meno lo spirito che regna tra i progressisti accaniti che si oppongono a noi e che ci insultano. Non bisogna esitare a rispondere che è necessario approfittare delle leggi della Chiesa, cioè di ciò che essa permette in circostanze eccezionali e di estrema gravità.
Dio solo sa se ci troviamo a questo punto!
Gli errori fondamentali
Dolorosamente colpito dalla prospettiva della riunione dei rappresentanti di tutte le religioni invitati dal Papa a riunirsi ad Assisi, il 27 ottobre, avevo indirizzato una lettera a molti cardinali chiedendo loro di supplicare il Sommo Pontefice di rinunciare a questa vera impostura.
Non si potrà dire che non abbiamo fatto di tutto per tentare di far prendere coscienza della gravità della situazione in cui ci troviamo.
In una predica fatta in Svizzera, avevo evocato i punti principali sui quali la Fede si trova in pericolo ed è contraddetta dal Papa, dai cardinali e dai vescovi in modo generale.
Ormai esistono tre errori fondamentali che, d’origine massonica, sono professati pubblicamente dai modernisti che occupano la Chiesa.
- La sostituzione del Decalogo con i Diritti dell’Uomo. Ormai è il leitmotiv per ricordare la morale: sono i Diritti dell’Uomo che praticamente sono stati sostituiti al Decalogo. Perché l’articolo principale dei Diritti dell’Uomo è soprattutto la libertà religiosa, che è stata voluta in modo particolare dai massoni. Fino ad allora era la religione cattolica ad essere LA religione, le altre religioni erano false. I massoni non volevano più questa esclusività. Bisognava sopprimerla. Allora si è decretata la libertà religiosa.
- Il falso ecumenismo che di fatto stabilisce l’uguaglianza delle religioni. È quello che manifesta concretamente il Papa in ogni occasione. Lui stesso ha detto che l’ecumenismo era uno degli obiettivi principali del suo pontificato, agendo così contro il primo articolo del Credo e contro il primo comandamento della Chiesa. È di una gravità eccezionale.
- Infine, il terzo fatto che oggi è abituale è la negazione della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo per mezzo della laicizzazione degli Stati. Il Papa ha voluto ed è riuscito praticamente a laicizzare le Società, dunque a sopprimere il regno di Nostro Signore sulle Nazioni.
Se si mettono insieme questi tre cambiamenti fondamentali, che in verità ne fanno uno solo, è davvero la negazione dell’unicità della religione di Nostro Signore Gesù Cristo e di conseguenza del suo regno. E questo perché? A favore di che? Probabilmente di un sentimento religioso universale, di una sorta di sincretismo che mira a riunire tutte le religioni.
La situazione quindi è estremamente grave, perché pare proprio che la realizzazione dell’ideale massonico sia compiuta da Roma stessa, dal Papa e dai cardinali. I massoni lo hanno sempre desiderato e vi pervengono non più da sé, ma grazie agli stessi uomini di Chiesa.
Basta leggere gli articoli scritti da alcuni di loro, o che sono loro vicini, per vedere con che soddisfazione salutano tutta questa trasformazione della Chiesa, questo cambiamento radicale che la Chiesa ha operato a partire dal Concilio e che, anche per loro, era difficilmente concepibile.
La verità evolverebbe col tempo!
Che cosa volete che facciamo? Come discutere con chi sostiene un simile ragionamento?
Così la sua reazione non è sorprendente quando gli ho chiesto: «Ma infine, Eminenza, vi è nondimeno contraddizione tra la libertà religiosa e ciò che dice il Sillabo.» «Ma Monsignore, - mi ha risposto - non siamo più ai tempi del Sillabo!» Ogni discussione diventa impossibile.
Ecco ciò che scrive il cardinale Ratzinger nel suo libro, a proposito del testo della Chiesa nel mondo (Gaudium et spes), col titolo: “Il Vangelo e il mondo riguardo alla questione della ricezione del secondo Concilio del Vaticano.” Egli sviluppa le sue argomentazioni su più pagine e precisa: «Se si cerca una diagnosi globale del testo, si potrebbe dire che esso è (in connessione con i testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo) una revisione del Sillabo di Pio IX, una sorta di contro-Sillabo (Dignitatis Humanæ)».
Quindi, egli riconosce che il testo della Chiesa nel mondo, quello della libertà religiosa e quello sui non-cristiani (Nostra Ætate) costituiscono una specie di “contro-Sillabo”. È quello che gli abbiamo detto noi, ma adesso, senza che la cosa sembri disturbarlo, è lui che lo scrive esplicitamente.
E il cardinale prosegue: «Harnack, si sa, ha interpretato il Sillabo come una sfida al suo secolo; la verità è che esso ha tracciato una linea di separazione davanti alle forze determinati del XIX secolo.»
Quali sono “le forze determinanti del XIX secolo”? Di sicuro la rivoluzione francese con tutta la sua opera di distruzione. Queste “forze determinanti”, il cardinale stesso le definisce come “le concezioni scientifiche e politiche del liberalismo”. E prosegue: «Nella controversia modernista, questa doppia frontiera è stata ancora una volta rinforzata e fortificata».
«Da allora, senza dubbio, sono cambiate molte cose. La nuova politica ecclesiastica di Pio XI instaurò una certa apertura riguardo alla concezione liberale dello Stato. L’esegesi e la storia della Chiesa, con una lotta silenziosa e perseverante, hanno adottato sempre più i postulati della scienza liberale, e dall’altra parte il liberalismo, nel corso dei grandi sconvolgimenti politici del XX secolo, si è trovato nella necessità di accettare delle correzioni notevoli.
«Perciò, dapprima nell’Europa centrale, l’attaccamento unilaterale, condizionato dalla situazione, alle posizioni assunte dalla Chiesa ad iniziativa di Pio IX e di Pio X contro il nuovo periodo della storia aperto dalla rivoluzione francese, era stato in larga misura corretto via facti, ma una nuova determinazione fondamentale dei rapporti con il mondo come si presentava dopo il 1789 mancava ancora.»
Questa determinazione fondamentale sarà quella del Concilio.
«In realtà, - continua il cardinale - nei paesi a forte maggioranza cattolica, regnava ancora largamente l’ottica di prima della rivoluzione: quasi nessuno oggi contesta più che i concordati spagnolo e italiano cercassero di conservare fin troppe cose di una concezione del mondo che da molto tempo non corrispondeva più ai dati reali. Allo stesso modo quasi più nessuno può contestare che a questo attaccamento ad una concezione scaduta dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato corrispondessero degli anacronismi simili nel campo dell’educazione e nell’atteggiamento da assumere riguardo al metodo storico critico moderno.»
Si precisa così il vero spirito del cardinale Ratzinger che aggiunge: «Solo una ricerca minuziosa dei diversi modi in cui le varie parti della Chiesa hanno compiuto la loro accettazione del mondo moderno poteva districare la rete complessa delle cause che hanno contribuito a dare la sua forma alla costituzione pastorale, ed è solo in questo modo che si potrebbe far luce sul dramma della storia della sua influenza.
«Qui ci accontentiamo di constatare che il testo svolge il compito di un contro-Sillabo nella misura in cui rappresenta un tentativo per la riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789».
Tutto ciò è chiaro e corrisponde a quello che non abbiamo smesso di affermare. Noi ci rifiutiamo, noi non vogliamo essere gli eredi del 1789!
«Da un lato, solo questa visione chiarisce il complesso del ghetto di cui abbiamo parlato all’inizio; [la Chiesa… un ghetto!] e dall’altro, solo essa permette di capire il senso di questo strano faccia a faccia della Chiesa con il mondo: per “mondo” s’intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa percepiva se stessa come un soggetto separato che, dopo una guerra ora calda ora fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione.»
Siamo costretti a constatare che il cardinale ha perso completamente di vista l’idea dell’Apocalisse sulla lotta fra il vero e l’errore, fra il bene ed il male. Oramai, si cerca il dialogo tra il vero e l’errore. Non si può comprendere la stranezza di questo faccia a faccia tra la Chiesa ed il mondo.
Il cardinale Ratzinger è a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Con una simile espressione di pensiero che cosa possiamo sperare per la Chiesa da colui che ciò nonostante ha il compito di difendere la Fede?
Quanto al Papa, in un modo diverso, egli ha lo stesso spirito. Senza dubbio è polacco, ma il fondamento delle idee è il medesimo. Sono gli stessi principi, la stessa formazione ad animarlo. Ed è questa la ragione per cui non provano né vergogna , né orrore facendo quello che fanno, mentre noi, noi ne siamo spaventati. La religione, come l’abbiamo vista nel liberalismo, nel modernismo, sarebbe un sentimento interiore.
Così, fin dal giorno in cui, a dispetto del diritto, siamo stati colpiti da Mons. Mamie, sostenuto da Roma, noi non ne abbiamo tenuto conto e apparentemente abbiamo disobbedito. Ma, era nostro dovere disobbedire, perché ci si voleva collocare nello spirito del 1789, lo spirito del liberalismo, lo spirito del contro-Sillabo. Noi ci siamo rifiutati e continuiamo a rifiutarci. Sono questi uomini, come il cardinale Villot imbevuto di questo liberalismo, è questa Roma liberale che ci hanno condannato. Ma agendo così essi hanno condannato la Tradizione, la Verità.
Noi abbiamo rifiutato questa condanna perché la consideriamo nulla e ispirata dallo spirito modernista. Ciò che facciamo e che continuiamo a fare non è altro che operare alla salvaguardia della Tradizione. Quindi ci siamo trovati in una situazione di apparente disobbedienza legale, ma abbiamo continuato a ordinare sacerdoti, a dare sacerdoti ai fedeli per la salvezza delle loro anime. Questi hanno esercitato ed esercitano il loro ministero sempre sotto una parvenza di disobbedienza alla lettera della legge. E continueremo finché il Buon Dio lo riterrà utile.
Non siamo noi che creiamo questa situazione della Chiesa, la quale si aggrava sempre più in condizioni stupefacenti. Nessuno avrebbe potuto immaginare dieci anni fa, prima dell’avvento di Papa Giovanni Paolo II, che un Sommo Pontefice un giorno avrebbe fatto questa cerimonia di Assisi. L’idea stessa non sarebbe mai venuta. Nessuno avrebbe pensato che egli sarebbe andato alla Sinagoga e vi avrebbe tenuto quel discorso abominevole. Nessuno l’avrebbe immaginato. Così come non si sarebbe mai potuto concepire ciò che ha fatto in India. Tutto ciò sarebbe parso inconcepibile.
Noi vogliamo continuare la Chiesa
Allora, noi che siamo innestati nella Chiesa, che abbiamo ricevuto le approvazioni ufficiali dalla Chiesa, noi vogliamo continuare la Chiesa, continuare il Sacerdozio, salvare le anime.
Che mi si intenda bene, io non affermo che la Fraternità sia la Chiesa, ma noi siamo della Chiesa, come lo sono stati i Sulpiziani, i Lazzaristi, le Missioni straniere e tanti altri. Siamo stati riconosciuti come tali e lo restiamo. Non vogliamo cambiare.
Vi è solo una Chiesa, di cui siamo un ramo potente, pieno di linfa, approvato assolutamente dalla Chiesa, come un tempo lo sono state le altre Società che adesso – ahimè - stanno in gran parte morendo di morte naturale.
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata suscitata, crediamo, provvidenzialmente dal Buon Dio per essere un faro, una luce nel mondo intero allo scopo di salvare il vero Sacerdozio il vero Sacrificio della Messa, la Dottrina, la Tradizione della Chiesa e la Verità per portare la salvezza alle anime. Viviamo in un tempo veramente eccezionale e, pensiamo, apocalittico, e dobbiamo supplicare il Buon Dio, pregare San Pio X nostro patrono, per ricevere le grazie che ci fortifichino.
Il Buon Dio mi ha quasi costretto a fondare la Fraternità, a realizzare quest’opera, che nel suo sviluppo sembra proprio aver ricevuto la Sua benedizione. Negare questo, sarebbe negare l’evidenza. Tutti possono constatarlo.
Molti dei nostri sacerdoti ora hanno più di otto, dieci anni di sacerdozio e il numero di cattolici che gravitano intorno a loro e sono felici di averli è notevole. Quante volte ricevo delle lettere o dei complimenti quando passo nei priorati: «Ah, Monsignore, i suoi sacerdoti! Per fortuna che abbiamo i suoi sacerdoti! Quanto bene ci fanno. Ci aiutano noi, e aiutano le nostre famiglie, a rimanere cattolici. Quanto ve ne siamo grati!»
Come non constatare l’azione della Provvidenza quando si vedono queste vocazioni che vengono da ogni parte, e questo malgrado gli attacchi e le azioni sovversive per tentare di demolirci. Non v’è dubbio, il diavolo fa tutto ciò che è in suo potere per dividerci, per disgregarci, è chiaro. Sfortunatamente, in una certa misura, ci è riuscito: sono troppi quelli che ci hanno abbandonato. In quindici anni io ho ordinato trecentosei sacerdoti, di cui cinquantasei per le comunità o i monasteri amici. Naturalmente nei primi anni, non ci sono state molte ordinazioni. Le prime ordinazioni importanti sono cominciate nel 1975. In undici anni, si tratta comunque di una cifra considerevole, e questo malgrado tutte le opposizioni, le persecuzioni contro i nostri seminari, malgrado anche lo scoraggiamento provocato nei seminaristi e che alcuni sono riusciti a distogliere dalla propria vocazione.
Siamo uniti, coraggiosi, siamo saldi, continuiamo. Il Buon Dio ci benedirà certamente. Non dobbiamo temere e tremare, ma rimanere risoluti nel difendere e trasmettere la nostra Fede.
Louis Veuillot diceva: «Due potenze vivono e sono in lotta nel mondo: la Rivelazione e la Rivoluzione».
Noi abbiamo scelto di conservare la Rivelazione, mentre la nuova Chiesa conciliare ha scelto la Rivoluzione.
La ragione dei nostri venti anni di lotta sta in questa scelta.
Preghiamo, domandiamo alla Santissima Vergine, alla nostra Regina, cui la nostra Fraternità è consacrata, di aiutarci.
Ma.... seguire il Concilio non sarebbe più semplice???
RispondiEliminaCertamente: passando per la via larga di evangelica memoria e giù in discesa. Non c'è nemmeno la fatica di pedalare!
EliminaIn effetti, fra il fare l'analisi chimica all'acido muriatico, con i relativi studi sugli effetti diretti e collaterali che causa all'organismo umano, e bersene un bel bicchiere...è più semplice berlo.
EliminaViva il Papa, viva Mons. Fellay!
RispondiEliminaw de Courten, w Bergamini, w Maugeri, w Vittorio Emanuele, w Badoglio, w Fellay,w don seppia,w satanasso! Giusto o no, goodbye?
RispondiEliminaRiccardo
Ma.... seguire il Concilio non sarebbe più semplice???
RispondiElimina=
Ascensore per l'inferno (Alan Parker)
Highway to hell (AC/DC)
Road to ruin (Ramones)
......and much more
Quali preferisce?
CVCRCI
W il caro papino eretico ! seguire lui fino alla FINE !Il caro buon papa eretico fin dai tempi del concilio, ed ora in linea con il mondo con la "sua" chiesa universal massonica:
RispondiElimina" L’essere stesso risponde ormai alla nozione di tempo…la verità diventa funzione del tempo; il vero non è puramente e semplicemente, e lo è per un tempo, perché appartiene al divenire della verità, la quale è in quanto diviene».
MA BRAVO RATZINGER! E' PROPRIO QUESTO CHE VOLEVAMO SENTIR DIRE DA DUEMILA ANNI!
FINALMENTE QUALCUNO CHE PARLA CHIARO DICENDO LE COSE COME DEVONO ESSERE DETTE !
BASTA CON LE FARNETICAZIONI SULLA RESURREZINE! "IL VERO... APPARTIENE AL DIVENIRE DELLA VERITA' LA QUALE E' [SOLO]IN QUANTO DIVIENE [CIOE' MUTA]
Asmodeo
Credo proprio che le profezie sulla fuga di un papa da Roma, riguardino lui.
Ne sono quasi certo! Per prevenire obiezioni, aggiungo che nè la Madonna nè veggenti potevano dire uno "pseudo-papa" o un "papa eretico"...
E perchè no? La Madonna parla sempre chiaro.
EliminaVoglio ora citare don Nitoglia che cita un certo Etienne Gilson:
RispondiElimina"...ora che Dio non esiste, NULLA DI CIO' CHE ERA VERO ALLORA, ADESSO E' VERO, nulla di ciò che era bene è bene; dobbiamo ricreare tutto. Ma, prima di ricreare, bisogna cominciare col distruggere […], il migliore augurio che si possa fare all’uomo moderno è di rientrare nell’ordine naturale, che è quello della creazione divina»[4].
Porre nei propri presupposti filosofici Hegel, come altri della stessa corrente, significa porre le basi della disconoscenza di Dio, dove, infatti si arriva a dire che "nulla di ciò che era vero, allora, adesso è vero".
Se si nota, siamo sullo stesso piano del "vero appartiene al divenire della verità"!
Presupporre che una verità, qualunque essa sia , sia vera in quanto soggetta al tempo e quindi all'interpretazione soggettiva di ciascuno, SIGNIFICA in sostanza negare che esista qualcosa di stabilmente vero.
Tutto è mutevole col tempo ed interpretabile col tempo.
Ben per questo il teologo di Tubinga si è "azzardato" (per chi è cattolico)
ha "chiarito" (per chi si ritiene cattolico in quanto papolatra) a interpretare i Vangeli come antigiudaici con la SUA personale filosofia e sotto la SUA personale visione da uomo del 2000 che risente di tutti gli influssi filogiudaici modificatori della storia più recente.
E ciò senza alcuna vergogna o dubbio interpretativo, poichè "si sa" che :
"il vero appartiene al divenire della verità la quale è vera in quanto muta"
Ratzinger la fa mutare e la rende vera come vuol lui da papa!Gli altri devono seguire...
Quando un altro papa renderà vera un' altra verità, gli altri seguiranno l'altra... E così via!
Vi piace il quadro? A ME NO !
Mardu,
Eliminami metteresti gentilmente il link di questo documento in cui Don Curzio cita Etienne Gilson? Ti ringrazio
Credo che Mons. Fellay, come sta scritto nel comunicato ufficiale della Fraternità, per ora non firmerà un bel niente alla faccia di quel velinista di tornielli, che come al solito ha fatto la sua brutta figura quotidiana. A luglio se non sbaglio ci sarà il capitolo della Fraternità ad Econe, staremo a vedere, nel frattempo guardatevi l'intervista a Mons. De Mallerais sul sito una vox. Io direi che per il momento possiamo stare tranquilli, quando e se questa firma ci sarà vedremo come procedere, per ora preghiamo, in particolare oggi giorno dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
RispondiElimina14 juin 2012 - Communiqué de la Maison Générale de la FSSPX
RispondiEliminasuite à la rencontre de Mgr Fellay avec le cardinal Levada
Le mercredi 13 juin 2012, Mgr Bernard Fellay, Supérieur général de la Fraternité Saint-Pie X, accompagné du Premier Assistant général, l’abbé Niklaus Pfluger, a été reçu par le cardinal William Levada, Préfet de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, qui lui a remis l’évaluation de son dicastère sur la Déclaration doctrinale adressée par la Fraternité, le 15 avril 2012, en réponse au Préambule doctrinal soumis le 14 septembre 2011 par la Congrégation de la Foi.
Au cours de cette rencontre, Mgr Fellay a entendu les explications et les précisions du cardinal Levada, auquel il a présenté la situation de la Fraternité Saint-Pie X et a exposé les difficultés doctrinales que posent le concile Vatican II et le Novus Ordo Missae.
La volonté de clarifications supplémentaires pourrait déboucher sur une nouvelle phase de discussions.
A la fin de ce long entretien de plus de 2 heures, Mgr Fellay a reçu un projet de document proposant une Prélature personnelle, dans le cas d’une éventuelle reconnaissance canonique de la Fraternité Saint-Pie X.
Au cours de la rencontre, il n’a pas été question de la situation des trois autres évêques de la Fraternité.
A l’issue de cette réunion, il a été souhaité que se poursuive le dialogue qui permettra d’aboutir à une solution pour le bien de l’Eglise et des âmes.
Menzingen, le 14 juin 2012
http://www.laportelatine.org/maison/communiques/fellay_rome_levada_120614/fellay_rome_levada_120614.php
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14 GIUGNO 2012 - Dichiarazione dalla Casa generale della Fraternità San Pio X
dopo l'incontro con il vescovo Fellay del cardinale Levada
Il Mercoledì 13 Giugno 2012, il Vescovo Bernard Fellay , Superiore Generale della Fraternità San Pio X, accompagnato dal Primo Assistente Generale, Padre Niklaus Pfluger , è stato ricevuto dal Cardinale William Levada , Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha presentato la valutazione del suo dicastero sulla Dichiarazione dottrinale inviata dalla Fraternità il, 15 aprile 2012, in risposta al Preambolo dottrinale presentato 14 settembre 2011 dalla Congregazione della Fede.
Durante questo incontro, il Vescovo Fellay ha ascoltato le spiegazioni ed i chiarimenti del cardinale Levada, al quale lui ha presentato la situazione della Fraternità San Pio X ed esposto le difficoltà dottrinali poste dal Concilio Vaticano II e dal Novus Ordo Missae .
Il desiderio di un ulteriore chiarimento potrebbe portare a una nuova fase di discussioni.
Alla fine di questo lungo incontro di oltre due ore, il Vescovo Fellay ha ricevuto una bozza di documento che propone una prelatura personale , nel caso di un eventuale riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X.
Durante l'incontro, non c'e stata alcuna discussione sullo stato degli altri tre vescovi della Società.
In seguito a questo incontro, si è auspicato che si prosegua nel dialogo, che porterà a una soluzione per il bene della Chiesa e delle anime.
Menzingen, 14 Giugno 2012
(traduzione mia, con alcune modifiche rispetto alla traduzione approssimativa presente nel sito francese "la Porte Latine")
Vedo che Mardunolbo attribuisce a Benedetto Xvi delle dichiarazioni sull'evoluzione della verità semplicemente sconcertanti. Gli chiedo per gentilezza: sono frasi veramente pronunciate o scritte dal Papa, oppure sono frasi hegeliane riferibili liberamente al suo pensiero? Nel primo caso, mi servirebbe l'esatta citazione con titolo dell'opera, editore e anno, perché si tratterebbe di un'affermazione di estrema gravità. Nel secondo caso, invece, si tratterebbe di un'operazione di cattivo gusto, capace solo di confondere, dividere e inasprire gli animi: non ce ne sarebbe bisogno. Attendo impaziente la risposta.
EliminaGuarda Michele,
Eliminaquello che chiedi è compreso nel testo dell'articolo: sotto il paragrafo "la verità evolverebbe col tempo" trovi questo capoverso:
Non è solo il Papa ad essere in questione. Il cardinale Ratzinger, che la stampa considera più o meno tradizionale, in effetti è un modernista. Per convincersene basta leggere il suo libro “I principi della teologia cattolica” per conoscere il suo pensiero, quando prova una certa stima per la teoria di Hegel quando scrive: «A partire da lui, essere e tempo si compenetrano sempre più nel pensiero filosofico. L’essere stesso risponde ormai alla nozione di tempo…la verità diventa funzione del tempo; il vero non è puramente e semplicemente, e lo è per un tempo, perché appartiene al divenire della verità, la quale è in quanto diviene».
Terribile! Non conoscevo questo articolo. Mi è sfuggito: lo leggerò non appena ne avrò tempo. Intanto, a botta calda mi vien da dire: Stando alla bolla "Cum ex apostolatus" di Paolo IV, con un pensiero così manifestamente eretico, come può essere papa legittimo uno che dice queste cose? Se Gesù è verità e la verità è funzione del tempo, ne consegue che Gesù, appertenendo al divenire della verità, è in quanto diviene. Fantastico: Gesù è in quanto diviene. L'essere coincide col divenire, Ammesso che Gesù sia ancora Dio, altrimenti.... che disastro! E questo sarebbe il finissimo teologo, la somma autorità che ci conferma tutti nella fede? Ma la gente sa di queste cose? E i preti, i vescovi se ne rendono conto?
RispondiEliminaAttenzione però:
EliminaRatzinger comincia la frase dicendo:"A partire da lui, essere e tempo si compenetrano sempre più nel pensiero filosofico."
Il "lui" di cui parla è Hegel. Cioè sta facendo una sorta di lezione di filosofia, e sta illustrando, con il tipico linguaggio filosofico che usano gli insegnanti, l'evoluzione del pensiero umano rispetto alla comprensione della realtà e dei cardini su cui essa realtà si poggia.
Non so se per "essere" intenda la Verità Assoluta che regge tutto, oppure la COMPRENSIONE che ha l'uomo di questa verità...In ogni caso sta parlando della concezione personale di Hegel, e dice che IN LUI, NEL SUO PENSIERO, l'essere ed il tempo si compenetrano e si completano a vicenda, e che questa concezione Hegeliana condizionerà tutto lo sviluppo successivo del pensiero filosofico degli ultimi secoli, perchè influenzerà tutti i filosofi successivi. Quindi, SEMPRE SECONDO HEGEL, la verità oggettiva "evolve col tempo" nel senso che ad evolvere è la comprensione umana di questa verità.
Il problema non lo vedo tanto nell'illustrare il pensiero di un filosofo, più o meno miscredente, lo vedo di più nel fatto che questi uomini di Chiesa, invece di rifarsi con priorità assoluta al pensiero divino espresso all'umanità tramite la Parola, cioè dapprima con i Profeti e poi direttamente per bocca del Verbo Incarnato, che è Dio, ed in cui risiede tutta la pienezza della Sapienza, della Conoscienza e che è la Verità fatta Persona (cioè l'Essere), vanno dietro al povero pensiero umano ed al suo lento ed inceppato sviluppo nel tempo, e finiscono per farsi influenzare più dal pensiero degli uomini che da quello di Dio.
Allora escono fuori strane concezioni pseudo teologiche che creano un sacco di confusione nei fedeli, i quali, per rispetto dell'autorità, evitano di giungere a conclusioni preoccupanti, facendo finta di non aver capito quello che hanno sentito, e tirano avanti sperando che l'eco di quelle frasi si spenga il più solertemente possibile...
Chiedo scusa ma ho letto solo oggi le domande postemi.
EliminaPer quanto riguarda la citazione di Etienne Gilson:
http://www.doncurzionitoglia.com/rivoluzione_controrivoluzione_di.htm
Per quanto riguarda Ratzinger e la sua filosofia,ringrazio Annarita di aver semplicemente citato sopra quanto è scritto nell'articolo...Ancora una volta si leggono i commenti tralasciando la lettura dell'articolo...Vabbè !
Comunque Ratzinger cita Hegel, attenzione, ma lo cita perchè è un PUNTO FONDAMENTALE della sua costruzione filosofica sia in quanto lo cita spesso, sia poichè fa parte della sua tesi , sia perchè tedesco e quindi facente parte della sua cultura teutonica, sia poichè si nota in tutte le sue opere questa chiara impronta hegeliana che rende le sue opere intrise di questa filosofia che , inserita nel filone della teologia NON TOMISTA , porta ad una teologia ERETICA !
Per ribadire il concetto senza dover essere tacciato di persona che vuole confondere od inasprire gli animi,vorrei che si leggessero gli articoli riguardanti le analisi su Ratzinger di mons De Mallerais, le analisi di Don Curzio Nitoglia, le analisi di Don Ricossa abbondantemente citate in questo blog!
Aggiungo un'informazione che penso e spero sia a conoscenza di tutti :
Nel suo libro "Gesù di Nazaret" ( senza soffermarsi a considerare già il titolo, offensivo per Gesù Il Figlio Incarnato, trattato come un uomo, es. -Garibaldi il Nizzardo-)Ratzinger senza citare, ovviamente le sue origini filososfiche hegeliane, azzarda a tacciare gli evangelisti di giudeofobia, ovvero di esagerazione nella condanna del popolo ebraico.
Evidentemente il filosofo Ratzinger dall'alto della sua teologia da Tubinga, da uomo razionale e "meno emotivo" del 2000 ha capito ben meglio degli evangelisti quanto successe allora!!
Capisco che siano deduzioni-bomba quanto faccio.
Ma desidererei che venissero letti gli articoli che Annarita e Gianluca pubblicano con tempo e pazienza, come cerco di leggere anche io soffermandomi su quanto stride inevitabilmente con il mio concetto sacrale di papa.
E sobbalzando ogni volta che i miei studi di filosofia mi fanno incontrare le frasi ratzingeriane che sono INTRISE di relativismo, frutto dell'assorbimento di quelle filosofie citate sopra.
Proprio lui che parla di relativismo !
RIPETO:
Ratzinger la fa mutare (la verità evangelica) e la rende vera come vuol lui da papa!Gli altri devono seguire...
Quando un altro papa renderà vera un' altra verità, gli altri seguiranno l'altra... E così via!
Vi piace il quadro? A ME NO !
"..Allora escono fuori strane concezioni pseudo teologiche che creano un sacco di confusione nei fedeli, i quali, per rispetto dell'autorità, evitano di giungere a conclusioni preoccupanti, facendo finta di non aver capito quello che hanno sentito, e tirano avanti sperando che l'eco di quelle frasi si spenga il più solertemente possibile..."
RispondiEliminaEcco che Annarita ha delicatamente indicato il GROSSO problema che io indico forse digrignando i denti e con l'indice teso a sottolineare le frasi incriminate.