Sala Caraciotti
Teramo - Via Torre Bruciata 14
Il richiamo all’unità nel mondo della Tradizione cattolica a seguito del Concilio Vaticano II proposto dal cattolicesimo militante, fatto da chierici e laici “tradizionalisti”, è riuscito a ritrovarsi attorno a delle chiavi di lettura della crisi della Chiesa, chiavi di lettura spesso improntate sugli aspetti culturali, ideologici e magari “complottistici” di ciò che avveniva e continua ad avvenire nella Chiesa. Ci sono, però, dei punti nevralgici, dei luoghi simbolici e dei “grumi teologici” attorno a certi argomenti cruciali che dividono, spesso tristemente anche con asprezza, il composito “mondo tradizionalista cattolico”, che, diciamolo chiaramente, si trova ad essere definito da un epiteto più giornalistico che teologico. Questi temi sono: l’infallibilità pontificia, il significato della “pastoralità” del Concilio Vaticano II, la possibilità che la Chiesa insegni errori perniciosi, la questione della disobbedienza e quella della visibilità della Chiesa, il sedevacantismo e il sedeplenismo oltranzista, sui quali Carlo Di Pietro ha scritto già decine di articoli per il blog Radio Spada; tutti argomenti sui quali invece, la stragrande maggioranza dei cattolici attuali non si sente affatto interessata, talvolta ne discute dimostrando di non avere contezza (neanche mediocre) della materia, in un’epoca in cui il papato, diventa fucina di personaggi apprezzati soprattutto per lo stile mediatico che assumono. Più che un libro, ‘Apologia del Papato’ è un “compendio enciclopedico”, frutto non solo di studio ma anche di un agone vissuto nel confronto decennale con altri studiosi del tema. L’autore è stato un seminarista e studente in teologia presso un seminario in uso ai Modernisti, ha poi preferito proseguire privatamente la formazione dottrinale usufruendo della sua ricca biblioteca preconciliare (60.000 titoli circa fra testi cartacei e comodi documenti digitalizzati) ed avvalendosi dell’aiuto di alcuni sacerdoti e frati. Dunque una dissertazione profonda, documentata e mai letta prima. ‘Apologia del Papato’, come si evince dalla manifesta intenzione introduttiva e studiando affondo lo scritto, non è un testo dove l’autore impugna posizioni ad oltranza ma anzi, grazie all’accurato lavoro di ricerca dottrinale, morale, giuridica e storica, lo studioso evita adeguatamente quei gravi errori metodologici. È una vera apologia in difesa dei diritti della Chiesa e del Romano Pontefice. Un’opera ben riuscita, strutturata in 600 pagine (un indice esaltante, più di mille note poderose e dalla bibliografia interminabile), che già ha suscitato dibattiti, antipatie ed apprezzamenti durante la stesura. Un lavoro che merita di essere letto senza pregiudizi, apprezzato e dibattuto: è un vero e proprio richiamo all’unità intorno ai Pontefici nel mondo della Tradizione cattolica, una sorta di “chiamata alle armi”.
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