domenica 20 aprile 2014
"Divino Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia cosi di noi che crediamo e crediamo di tutto cuore la verità della vostra risurrezione."
Voi
già sapete, o cristiani, che la notte della domenica in cui risuscitò
Gesù Cristo, un angelo discese dal cielo e, suscitato un grande
terremoto e rovesciata la pietra del sepolcro, vi si assise al di sopra
con un aspetto fulminante; sicché le guardie poste dai
Giudei al sepolcro, atterrite a quella vista, restarono tutte come
morte. Voi sapete parimenti che il sepolcro fu poi visitato e rivisitato
dalle sante donne e dai discepoli. […] Dove intanto si trovassero le
guardie, l’Evangelio non lo dice. Esso dice solamente che, partite le
donne dal sepolcro, Quae cum abiisent, alcuni soldati della
guardia andarono in città a riferire ai sommi sacerdoti tutto quello
che era avvenuto […] vale a dire riferirono loro non solamente che il
terremoto e l’aspetto minaccioso e terribile dell’angelo li aveva fatti
dallo spavento tramortire, ma inoltre che, rovesciata dall’angelo la
pietra del sepolcro, il corpo di Gesù Cristo non vi si trovava più. […]
Ora i sacerdoti, assicurati così dalle guardie che il corpo di Gesù
Cristo tra mezzo a inauditi prodigi era da sé sparito dal sepolcro, che
dovevano essi pensare? Che dovevano fare? Essi dovevano pensare che Gesù
Cristo era veramente risuscitato, come aveva promesso […] Allora fu che
i capi de’ Giudei ebbero ben a pentirsi d’aver posta al sepolcro quella
guardia di cui tanto dapprima si gloriavano. O consigli degli uomini,
quanto siete voi ciechi contro i consigli di Dio! Senza quella guardia,
sarebbe stato facile ai capi de’ Giudei il dire che i discepoli avevano
rubato il corpo di Gesù Cristo: ma con quella guardia era loro ben
difficile il dirlo e più difficile ancora il provarlo.
Difatti
che cosa far credere al popolo di quella guardia? Forse che i soldati
fossero stati forzati dai discepoli? Ciò li avrebbe disonorati nel punto
per loro delicato della bravura; ed essi lo avrebbero costantemente
negato. Forse ch’essi, quando fu rubato il corpo di Gesù Cristo, si
trovassero tutti addormentati? Ciò era cosa evidentemente ridicola a
dire, ma pur più facile a farla dai soldati attestare. Per qual mezzo
adunque ottenere da loro la testimonianza? Per mezzo del danaro. Guai,
cristiani, infelice danaro! Quanti delitti ha esso mai cagionati nel
mondo! Guai a chi lo dà per render gli altri complici del proprio
peccato; e guai a chi lo riceve per rendersi complice del peccato
altrui! […]
L’avarizia
era una delle passioni favorite dei capi de’ Giudei; […] Chiamati
pertanto i soldati, i capi de’Giudei diedero loro una grossa somma di
danaro, pecuniam copiosam dederunt militibus; ma col patto che andassero dicendo che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo mentre essi dormivano, vobis dormientibus.
Ma
qui restava ancora un’altra difficoltà. Un soldato di guardia che si
fosse lasciato prendere dal sonno era reo di morte. Quei soldati
adunque, col dire che si erano tutti addormentati, si esponevano a
pericolo d’esser tutti dal Governatore puniti di morte. Ma in tal caso i
capi de’ Giudei presero sopra di loro stessi tutto questo affare: essi
avrebbero acquietato il Governatore e messi i soldati al coperto d’ogni
pena […]. Quanti delitti, o cristiani, e quanti deliri insieme in tutto
questo procedere dei capi de’ Giudei! Si conosce la verità e si vuol
farla passare per un’impostura; s’inventa un’impostura e si vuol farla
passare per una verità; si fa attestare da guardie corrotte a prezzo
d’oro ciò che non possono aver veduto, si fa dire a queste guardie ciò
che le fa ree di morte e se ne promette loro l’impunità; insomma, purché
l’odio contro di Gesù Cristo resti soddisfatto, si fanno passare per
ragionevoli e giuste le assurdità più ridicole, insieme e le più
esecrabili empietà. Tanto è vero, o cristiani, che le passioni talvolta
arrivano a soffocare negli uomini ogni principio di retta coscienza e
insieme di sana ragione.
Preso allora il danaro, i soldati andarono francamente spacciando la favola ch’era loro stata suggerita, sicut fuerant edocti: e questa favola si divulgò tra i Giudei e vi fu lungamente creduta: Et divulgatum est verbum istud apud Judaeos usque in hodiernum diem.
Insensati
Giudei! Stupida credulità! I soldati, posti con tanta gelosia alla
guardia del sepolcro, si sono addormentati tutti; e allo strepito
inevitabile fatto per rovesciarne la pietra non se ne risvegliò neppure
un solo; e i discepoli furono quelli che, rovesciata la pietra, hanno
rubato il corpo di Gesù Cristo; e i testimoni irrefragabili ne sono i
soldati, che tutti allora dormivano; e i soldati stessi sono quelli che
pubblicano questo loro fallo degno di morte e fanno sapere a tutti che i
discepoli hanno rubato quel corpo perché essi dormivano; e questi
soldati non si accusano, non son fatti punire, anzi vengono assicurati
dell’impunità, premiati, pagati profusamente; e i discepoli stessi, che
per rubare il corpo di Gesù Cristo hanno infranti i sigilli pubblici e
rubando quel corpo hanno cagionato un errore peggior del primo, un
errore che rovescia sino dai fondamenti tutta la religione giudaica,
questi discepoli si lasciano tranquilli nella città santa, in
Gerusalemme, sotto gli occhi del Governatore insieme e dei sommi
sacerdoti, senza perquisizioni, senza minacce, senza supplizj: ah!
veramente mentita est iniquitas sibi, ps. XXV I, 12; si, cristiani, l’iniquità si smentisce da sé medesima, e la verità da tutte le parti si manifesta. […]
Divino
Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’
Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra
loro eternamente, ah! non sia cosi di noi che crediamo e crediamo di
tutto cuore la verità della vostra risurrezione. Deh! anzi questa fede,
animata in noi dalle opere della santa carità e vincitrice per
conseguenza di tutte le nostre passioni, che ce la potrebbero far
perdere, questa fede ci tenga tutti a nostra santificazione e salute
uniti inseparabilmente a voi, per viver tutti con voi la vita della
vostra grazia sulla terra e la vita della vostra gloria nel cielo; vita
che, al pari della vita vostra dopo risorto, sarà per tutti i secoli dei
secoli immortale.
Spiegazione pastorale ordinata degli Evangelj,
di Francesco Molena, già parroco de’ Santi Rocco e Domenico di
Conegliano, dedicata a S.E. illustrissima e reverendissima Monsignor
Giovanni Ladislao Pyrker von Felső-Eőr, già Patriarca di Venezia ed ora Arcivescovo d’Erlau. 2a edizione riveduta. Milano 1837, tomo V, pp. 211-217.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.