venerdì 19 agosto 2016
Gli eretici modernisti non hanno in se il potere di "Giuristizione" ma solo il potere dell'Ordine, sempre che siano Consacrati col vero rito Cattolico, in definitiva i cosidetti Pontefici Conciliari sono Canonicamente Nulli...
Arai Daniele
Per l’attuale orribile situazione della Chiesa e del mondo Dio offre
una soluzione attraverso Maria. Ma spetta agli uomini prima capirla e
poi accoglierla. Essa dipende della presenza di un vero Papa, inviato
dal Signore. Infatti, nei momenti più cruciali per la vita della
Cristianità sulla terra, i Papi hanno giudicato essere giunto il tempo
stabilito dalla Provvidenza per proclamare solennemente la posizione
privilegiata della Vergine Maria nell’economia della salvezza.
Il Vescovo Antonio de Castro Mayer ricordava l’importanza dei dogmi
mariani per affrontare anche le più gravi questioni civili ricorrendo
alla mediazione umana più potente presso Dio, quello della Vergine
Madre. Perciò riteneva urgente il dogma ancora da proclamare della
Mediazione universale di Maria per un’immensa conversione nei nostri
tempi. E ecco cosa il maligno sussurra per impedirla in questi tempi:
ipotesi teologali!
In realtà, il mondo ha beneficiato negli ultimi duecento anni di
apparizioni della Madonna, legate a questa luminosa e fattiva
mediazione. Per molti cattolici sembra però che, di fronte ai guai più
inenarrabili creati dalle deviazioni del Vaticano 2, la situazione
rovinosa della Chiesa renda ormai scaduto il tempo per ricorrere alla
luce di certezze dogmatiche ancora da definire.
GLI ULTIMI DUE USURPATORI ERETICI MODERNISTI TRAVESTITI DA PONTEFICI...
Eppure, se la Chiesa non ha definito la natura teologica degli
interventi offerti dalle apparizioni mariane dei secoli moderni è perché
assillata proprio dalla scristianizzazioni i cui effetti esse servivano
a ammortizzare con miracoli e nuovi devozioni. Si pensi alla Medaglia
miracolosa portata a Rue du Bac a Parigi alla vigilia del governo
massonico di Luigi Filippo d’Orleans nel 1830 e la miracolosa
conversione del Ratisbonne nel 1842 a Roma. Il fatto è che negli ultimi
due secoli gli errori rivoluzionari si sono moltiplicati minando la fede
della Chiesa, mentre le sue difese sono state abbattute, specialmente
attraverso la rivoluzione conciliare romana, sotto dei «papi»,
piuttosto procaci anticristici.
Se l’obiettivo era togliere di mezzo il Papa, abbattendolo
nell’animo, e infine nella persona; uccidere il Papato per estinguerne
la missione di conversione, essa si dimostra compiuta. Questo piano è
stato portato avanti dalla Rivoluzione francese in poi, in un crescendo.
Perciò anche gli ausili straordinari dati attraverso la Madonna per
impedirlo anticiparono le fasi del piano in un crescendo: a Rue du Bac, a
la Salette, a Lourdes e finalmente a Fatima.
Abbiamo visto come le date di Fatima siano momenti cruciali di
questa lotta: nel 1925, nel 1929 e alla vigilia della II Guerra mondiale
(1938), che diede alla Russia sovietica mezzi formidabili per
diffondere i suoi errori in tutto il mondo e anche nella Chiesa. Il
male era troppo grande perché gli uomini lo potessero sconfiggere da
soli. Ecco la richiesta della consacrazione presente nel Messaggio di
Fatima. Eppure la ragione di tale richiesta non fu purtroppo compresa, e
la consacrazione non fu compiuta sotto Pio XI. Quale ragione?
Si deve considerare questa ragione come fu spiegata a Lucia che
chiese al Signore perché non convertiva la Russia senza che Sua Santità
ne facesse la consacrazione: “Perché voglio che tutta la Mia
Chiesa riconosca questa CONSACRAZIONE come un trionfo del Cuore
Immacolato di Maria e così estendere il suo culto e porre a fianco della
devozione al Mio Cuore divino, la devozione di quel Cuore Immacolato”. –
Ma, mio Dio, il Santo Padre non mi crederà, se Voi stesso non lo muoverete con una ispirazione speciale. “Il
Santo Padre! prega molto per il Santo Padre. Lui la farà, ma sarà
tardi! Tuttavia, l’Immacolato Cuore di Maria salverà la Russia. Gli è
affidata”. (DOC, p. 415)
Considerando l’ordine delle parole, il trionfo del Cuore Immacolato
di Maria è preceduto dal riconoscimento, da parte di tutta la Chiesa,
del potere di compiere la Consacrazione voluta da Dio, cioè dalla fede
in quest’atto, all’insegna della Volontà divina di convertire la Russia.
Si può capire come sia implicito il fatto che la conversione della
stessa Chiesa alla fede nell’intervento divino debba precedere la
conversione della Russia alla Chiesa cattolica. Se così non fosse il
Signore avrebbe richiesto che la Chiesa riconoscesse il trionfo non
nella sua causa: la Fede della Chiesa, ma nel suo effetto: la conversione della Russia.
Nel Messaggio del 13 luglio 1917 la Madonna aveva detto: “Se non si smette di offendere Dio, nel pontificato di Pio Xl, ne comincerà un’altra [guerra] peggiore. Quando
vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta sappiate che è il
gran segno che Dio vi dà: che punirà il mondo per i suoi delitti, per
mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al
Santo Padre. Per impedirla, verrò a domandare la
consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione
riparatrice nei primi sabati. Se ascolteranno le mie domande, la Russia
si convertirà e ci sarà pace; se no, spargerà i suoi errori nel
mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa.”
Ebbene, nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 1938, una luce
sconosciuta, che superava ogni precedente aurora boreale per le sue
dimensioni, infiammò i cieli dell’Europa e anche del Nord Africa, nelle
cui latitudini tale fenomeno è estremamente raro. I giornali riportarono
l’evento, ma poiché il Messaggio era stato ignorato a Roma, così come
la richiesta di consacrazione, non si riconobbe allora in quelle luci
sconosciute l’avviso premonitore della Seconda Grande Guerra, che
avrebbe devastato l’Europa dal 1939 al 1945.
Ora, torniamo alle parole della Madonna che cominciavano con: “se faranno quel che vi dirò … se accoglieranno le Mie richieste… “
esse erano rivolte a chi aveva il potere di adempiere a tali richieste:
il Papa, e in particolar modo Pio XI. La menzione di questo nome,
inesistente nel ‘17, accentua la precisione della profezia di Fatima
quanto all’azione e alla persona che avrebbe potuto evitare la nuova
guerra.
Ufficialmente la guerra non è scoppiata al tempo di Pio XI; perciò a
qualcuno sembra che il Messaggio racchiuda un errore perché la II Guerra
mondiale cominciò qualche mese dopo la sua morte. Si tenga però
presente che nel Messaggio si diceva che al suo pontificato era affidata
la richiesta risolutrice per evitare la guerra. Quindi si può dire che
la ‘causa’ efficiente per evitare la guerra e mantenere la pace rimase
inascoltata e allora gli ‘effetti’ della guerra si poterono avverare con
quello che per Pio XI significava la guerra: l’occupazione nazista
dell’Austria cattolica, con la successiva invasione della Polonia.
Forse Dio non si aspettava dal Papa e dalla Chiesa la fede nella
consacrazione richiesta a Fatima? La conversione della Russia, non
avverrebbe allora come conseguenza la fede del Papa nell’intervento
divino, manifestata in questa sua pubblica e solenne testimonianza? Il
principio della conversione non può essere che la fede; una fede che
include l’intervento divino secondo il senso cristiano della Storia, che
è Storia sacra nelle mani di Dio.
Poiché quest’integra testimonianza dipende dalla vera rappresentanza
di Dio in terra ovvero della presenza del vero Vicario di Cristo, la più
satanica guerra contro la Chiesa si scatenava per indebolire la volontà
del Papa, in vista del suo completo svilimento nella Fede, ossia di una
effettiva assenza apostolica. Mentre, al contrario, un suo radioso
ristabilimento può avvenire solo nella PRESENZA di chi assume la carica
pontificia per eseguire alla lettera il mandato del Signore a Pietro:
«Te, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli.» PRESENZA che
appartiene alla Fede cattolica; È in sé stessa dogmatica, o non è!
Proprio nei momenti più cruciali, Dio manifesta il Suo aiuto
attraverso il magistero del Papa, come è registrato dalla storia e
ricordato nella Profezia di Fatima, centrata sul Papa. Ecco il trono
visibile per manifestare una prova estrema di fede, speranza e carità,
con azioni che trascendono ogni potere umano. Ecco perché qui si deve
ricordare la richiesta profetica affinché avvenga il miracolo della
conversione di gran parte della società umana, che come si legge dal
libro della Genesi, avverrà attraverso il potere della Donna; della Sua
stirpe.
Oggi la Cristianità vive un momento «terminale» a causa della mancata
fede nel Dogma, ma ha ancora disponibile la promessa profetica di Maria
Mediatrice a Fatima che annuncia il miracolo finale: “In Portogallo
si preserverà sempre il dogma della fede. Alla fine il Mio Immacolato
Cuore trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si
convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace”; parole finali del Segreto di Fatima.
La speranza del Resto fedele è che torni la presenza di un Papa
cattolico per eseguire i disegni divini di conversione di un potere
civile per una vera pace e la salvezza di molti. Quindi, per i figli
fedeli della Chiesa la grande «consegna» riguarda il ritorno del Papa
cattolico. Ciò implica che in questi tempi tenebrosi i fedeli
s’impegnino più che mai alla rimozione d’ogni ostacolo, che, come si sa,
sono sempre prima di tutto sorti dai peccati; indifferenze, noncuranze,
inventive e anche menzogne sulle questioni più sacre nello stesso Culto
divino.
Sul caso della doverosa «consegna» più cruciale dell’ora presente,
riguardante proprio il Pontefice, Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo,
assente dal 1958, l’articolo precedente parla dell’ostacolo sorto al
riconoscimento dell’autentico Papato cattolico a causa della
squinternata ipotesi di un «papa eretico» che manterrebbe la legittimità
cattolica. Tale «potere» darebbe autorità ad inganni nel Nome del
Signore, si fronte a quanti considerano l’eretico un autentico
pontefice; «ipotesi» ritenuta ancora da discutere, questione aperta, che
certi teologi pure applicano al presente, ai così detti «papi
conciliari».
Eppure, quanto la dottrina del Magistero della Chiesa insegna sul
delitto di eresia non è semplice “ipotesi teologica”; è Magistero
infallibile, di natura divina, alla quale tutti cattolici sono parimenti
soggetti, non escluso cui un successore di Pietro (D. S. 3114). Il
Canone 188,4 sul delitto pubblico di eresia non è mera “opinione” di un
privato, ma è una “noma essendi” dogmatica, che regola tutti i
membri della Chiesa cattolica; viene dalla Tradizione, fin dai primi
secoli della Chiesa, interpretando il Diritto divino. Da Celestino I a
Pio XII il Magistero della Chiesa è lo stesso sulla natura di questo
delitto reato e sui suoi effetti naturali “ipso facto”
indipendenti da sanzioni canoniche successivamente imposte all’autore
del reato: pena la scomunica, la dichiarazione d’infamia, la deposizione
pubblica dall’ufficio.
Perciò, molte delle considerazioni sul «papa eretico» come «questione
disputata» sono già contrarie al Magistero della Chiesa e purtroppo
tale vezzo teologale non è nuovo. Il libro in questione sull’«ipotesi
teologica di un papa eretico» segue tale lavorio teologale citando noti
teologi anche su questioni già definite dal Magistero di Papa Paolo IV.
Sembra che nel farlo sia lecita ogni «ipotesi» che vada oltre quella
della possibilità che un papa cada in eresia pubblica.
Dai libri concepiti già lontani dal Magistero dogmatico e canonica
della Chiesa si deve guardare il cattolico. Ora, questo lavoro in parte
lo fa dal momento che ha per titolo “ipotesi teologica” per il
trattamento di “opinioni” di teologi privati, senza riferimento al
Magistero trascendente della Chiesa, che è al di sopra di tutte le
opinioni private, anche di un papa e di un santo, che non possono
rompere la perpetuità del significato della dottrina universale già una
volta insegnata dalla Chiesa (Vaticano I – DS 3020). Nessuno può
annunciare un altro senso diverso da quello definito (Vaticano I – DS
3043), sotto pena di anatema. Questo anatema è già fin dai tempi di San
Martino e il Laterano Sinodo dei 649, XVIII Canon (D. S. 520)
Poiché il libro in questione esprime pure il pensiero dottrinale dei
monsignori Castro Mayer e Lefebvre, ogni critica fatta a partire di un
errore basilare della impostazione teologica del lavoro potrebbe
sembrare fuori posto. In verità questi illustri vescovi, che furono pure
teologi di peso, hanno incorso in errori che si trascinano nella vita
della Chiesa. Questo è un fatto che si può facilmente vagliare nel
dubbio e contraddizioni di entrambi nel modo di affrontare il sommo
problema dell’Autorità nella Chiesa; questione ereditata e aggravata dai
loro discepoli e successori.
Quale altro può essere questo errore se non ritenere il giudizio sul
«papa eretico» che mantiene legittimamente la carica questione
discutibile? Viviamo le conseguenze rovinose di simile idea, che
contraddice le basi stesse dell’Autorità cattolica come istituita dal
Signore. Non per altro chi approvasse un senso eretico su una
definizione del Magistero pubblicamente, dopo ammonizioni (Cânon 2315),
va considerato esso stesso eretico e, quindi, separato dalla Chiesa a
causa della natura del delitto di eresia (Pio XII – Mystici Corporis,
D.S. 3803).
Molti distrattamente oggigiorno, a causa di quell’errore antico di
mettere sotto il moggio un documento del Magistero del peso della Bolla
«Cum ex apostolatus» del Papa Paolo IV, incorrono nella confusione di
non capire come in mancanza della sua definizione la questione della
giurisdizione legittima nella Chiesa appaia come indecifrabile. Una
giurisdizione nulla appaia come «valida»; un eretico pubblico e notorio
appaia come inviato del Signore per reggere e insegnare i fedeli con la
«dottrina» del Vaticano 2, in chiara opposizione al Diritto divino (1
Cor. 6, 1; Tit. 3, 10-11; Mt. 18, 17; Jo 3, 18; ecc.). La “fede
universale, comune a clero e ai laici” (San Nicola I – D. S. 639), è
quella stessa di Pio XII, che insegna su chi pecca contro la fede “si
separa dalla Chiesa per la natura della suo delitto” (D. S. 3803). E il
Diritto Canonico insegna che “lascia qualsiasi carica della Chiesa
vacante, sine ulla declaratione, ipso facto, per rinuncia
tacita alla carica” (Canon 188.4) .Donde insegna Leone XIII: “È assurdo
che presieda nella Chiesa quelli che sono fuori della Chiesa” (Satis cognitum, 37).
Il
precetto di Cristo su coloro che non ascoltano il Magistero della
Chiesa (Mt 18:17, interpretato da Canon 2315 è applicabile qui a quanti
liberamente scelgono ipotesi o tesi che lasciano da parte la norma
universale della fede sul delitto di eresia in contrasto col Magistero
universale definito solennemente dalla Chiesa.
Se un uomo per essere eletto papa deve essere, per Diritto divino
cattolico, come può il deviato pubblico della Fede continuare a
presiedere nella Chiesa ed essere riconosciuto suo supremo maestro? San
Tommaso ricorda la differenza tra il potere di Ordini, che rimane negli
eretici, e il potere di giurisdizione ordinaria che “non rimane negli
eretici” (S. T. 2-2, 2, 39, 3). Quindi, il Dottore Angelico insegna, gli
eretici: “non hanno questo potere.” Quindi, tutto quanto hanno fatto è
nullo: “nihil actum est”. L’azione segue l’essere.
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