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lunedì 30 aprile 2012

Quattro nuovi cosidetti "presbiteri" provenienti dalla setta eretica neocatecumenale...

Mentre la la Gerarchia modernista Vaticana stà decidendo, con colpevole ritardo, se la celebrazione blasfema neocatecumenale sia Cattolica o no si procede a conssacrare Sacerdoti altri Diaconi provenienti dalla setta eretica Neocatecumenale e questo è stato fatto direttamente da Ratzinger. Non potevano rimandare queste consacrazioni sino a quando non si giudicherà la celebrazione blasfema Neocatecumenale? Non sanno in Vaticano, in primis il Papa che questi cosidetti "presbiteri" celebreranno con le varie sette neocatecumenali?

Nella Giornata di preghiera per le vocazioni, il Santo Padre presiede la Messa durante la quale verranno ordinati i diaconi provenienti dai seminari della Capitale. Tra loro un magistrato e un pilota d'aereo di F. Cif.

Un pilota d’aereo, un magistrato, ma anche un giovane “di parrocchia”, laureato e fidanzato. Storie di vita e di fede raccontate con l’accento romano, vicentino, ma anche ivoriano, colombiano e vietnamita dai 9 diaconi che domenica 29 aprile, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, riceveranno l’ordinazione sacerdotale dalle mani di Benedetto XVI. Otto di loro diverranno sacerdoti per la diocesi di Roma. Uno, Giuseppe Vu Van Hieu, vietnamita, formatosi anche lui nella Capitale, all’Almo Collegio Capranica, sarà ordinato per la diocesi di Bui Chu.

Tre i nuovi presbiteri provenienti dal Pontificio Seminario Romano Maggiore: don Giuseppe Cippitelli, don Claudio Fabbri e don Alfredo Tedesco. Quest’ultimo, formatosi nell’Azione cattolica della parrocchia di Santa Maria della Mercede, fidanzato, con una laurea in chimica, racconta di aver avvertito presto che «la realtà che vivevo mi stava stretta». A 22 anni entra al Maggiore per l’anno propedeutico. Domenica a San Pietro alla celebrazione per la sua ordinazione parteciperà anche la sua ex fidanzata con il futuro marito.

Arriva dal Capranica invece don Piero Gallo, 42 anni. Una vocazione adulta, la sua, maturata attraverso un percorso professionale che lo ha portato a essere magistrato, per 2 anni, e quindi, per 8 anni, avvocato dello Stato. Ad indicare l’esperienza che ha cambiato la sua vita non ha dubbi: «L’ascolto delle catechesi sui dieci comandamenti tenute nella mia parrocchia di Santa Maria Goretti da don Fabio Rosini», riferisce.
 

Gli ultimi 4 ordinandi, infine, si sono formati al Collegio diocesano Redemptoris Mater. Si tratta del trentenne Jean Florent Agbo, ivoriano, del colombiano Jorge Alexander Suarez Barbaran, 31 anni, di Daniele Natalizi, ventisettenne originario di Vicenza, e del romano Marco Santarelli, 30 anni il prossimo novembre. Pilota di aereo privato con il sogno di portare, un giorno, un Boeing 747, don Marco parla della Giornata mondiale della gioventù di Toronto, nel 2002, come occasione nella quale la chiamata da parte del Signore lo ha raggiunto in modo significativo «attraverso le parole di Giovanni Paolo II che invitava i giovani a seguire Gesù Cristo senza paura». Due anni dopo entrava in seminario, accompagnato dalla sua comunità neocatecumenale.

27 aprile 2012

“Dal momento che l’unità della Chiesa poggia sull’integrità della Fede, è chiaro che la FSSPX non può addivenire ad alcun accordo - foss’anche solo “pratico” – con coloro che sostengono tali dottrine.”

Su "Chiesa e post Concilio" si legge:

Questo pomeriggio un incontro decisivo! S. E. Mons. Ladaria in udienza con il Papa Benedetto XVI.

In una lettera del 17 aprile 2012, il Superiore generale della Fraternità San Pio X ha risposo alla domanda di chiarimenti che gli aveva posto, il 16 marzo, il Cardinal William Levada, riguardo al Preambolo dottrinale consegnato il 14 settembre 2011. Come indica il comunicato stampa della Pontificia Commissione Ecclesia Dei (ne parliamo QUI), il testo di questa risposta il 25 aprile scorso (feria quarta) è stato esaminato dal Dicastero (Congregazione per la Dottrina della Fede).

Oggi il Papa riceverà questo pomeriggio in Udienza S.E. Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer. S. E. Mons. Ladaria è un arcivescovo gesuita maiorchino. È segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, è membro attivo della Commissione Teologica Internazionale e mantiene l'insegnamento alla Pontificia Università Gregoriana, dove risiede. Fa parte della commissione della Santa Sede per i colloqui con la Fraternità Sacerdotale San Pio X, creata il 26 ottobre 2009, insieme a mons. Charles Morerod, a mons. Fernando Ocariz, Vicario Generale dell'Opus Dei, e al neo Cardinale S.E. Karl Josef Becker S.J., consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Sul piatto dell'udienza non c'è solo la risposta di S.E. Mons. Fellay, ma anche, presumibilmente i risultati della riunione della commissione - di cui, per volere del Santo Padre, è Presidente - per "accertare se le messe dei neocatecumenali sono o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica". Ne abbiamo parlato (QUI).
 
Vediamo ora cosa ne pensa del cosidetto "accordo" Monsignor Wiliamson Vescovo della fraternità Sacerdotale San Pio X....
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
  28 aprile 2012

“Illuminismo” tenebroso

Che la Fraternità San Pio X alla fine decida o meno di aggirare il dissenso dottrinale e di stipulare un accordo puramente p
ratico con le autorità romane della Chiesa conciliare, le anime interessate al loro benessere eterno devono capire il più pienamente possibile qual è la posta in giuoco.
In questa ottica, un mio amico mi ha appena inviato una mirabile sintesi del cuore della questione: -

“Dal 2009 al 2011 si sono svolti i cosiddetti “Colloqui Dottrinali” tra esperti del Vaticano e quattro teologi della FSSPX. Questi colloqui hanno chiarito come le autorità romane siano fermamente legate agli insegnamenti del Vaticano II. Che questo Concilio ha tentato di conciliare la dottrina cattolica col concetto di uomo sviluppato dall’“Illuminismo” del XVIII secolo.

“Così il Concilio dichiara che, in ragione della dignità della sua natura, la persona umana ha il diritto di praticare una religione a sua scelta. Di conseguenza la società deve proteggere la libertà religiosa e organizzare la coesistenza pacifica delle varie religioni. Queste sono invitate a partecipare al dialogo ecumenico, visto che possiedono tutte la loro parte di verità.

“In effetti, tali principi negano che Cristo è veramente Dio e negano che la sua Rivelazione, il cui deposito è custodito dalla Chiesa, dev’essere accettata dagli uomini di tutte le società. In tal modo, la dottrina della libertà religiosa, come espressa dal documento conciliare Dignitatis Humanae 2, contraddice gli insegnamenti di Gregorio XVI nella Mirari Vos, di Pio IX nella Quanta cura, di Leone XIII nella Immortali Dei e di Pio XI nella Quas Primas. La dottrina espressa nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium 8, secondo cui la Divina Provvidenza userebbe le sette non cattoliche come mezzi di salvezza, contraddice gli insegnamenti di Pio IX nel Syllabus, di Leone XIII nella Satis Cognitum e di Pio XI nella Mortalium Animos.

“Queste nuove dottrine che, insieme a molte altre, contraddicono gli insegnamenti formali e unanimi dei Papi di prima del Concilio, alla luce del dogma cattolico possono essere qualificate solo come eretiche.

“Dal momento che l’unità della Chiesa poggia sull’integrità della Fede, è chiaro che la FSSPX non può addivenire ad alcun accordo - foss’anche solo “pratico” – con coloro che sostengono tali dottrine.”

Quando il mio amico accusa il movimento di emancipazione intellettuale del XVIII secolo, noto come “Illuminismo”, di essere alla base del collasso degli uomini di Chiesa nel XX secolo, egli avanza essenzialmente lo stesso appunto di Mons. Lefebvre, quando, un anno e mezzo prima di morire, nel 1991, diceva ai suoi sacerdoti: “Più si analizzano i documenti del Vaticano II… e più ci si rende conto di ciò che è in giuoco… una complessiva perversione del pensiero, una complessiva nuova filosofia basata sulla filosofia moderna, sul soggettivismo… Si tratta di una versione interamente diversa della Rivelazione, della Fede, della filosofia… una cosa veramente spaventosa”.

Allora, come si ritorna ad una concezione sottomessa alla realtà di Dio? Un modo consiste nel prendere le encicliche papali citate sopra dal mio amico e studiarle. Esse furono scritte per i vescovi, ma i vescovi conciliari non sono affidabili. Oggi sono i laici che devono prendere in mano la propria formazione – e il loro Rosario.

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

domenica 29 aprile 2012

San Luigi Maria Grignion da Monfort e Maria Valtorta grandi Profeti di Nostro Signore Gesù Cristo...

Mi è capitato di leggere l'articolo, intitolato "La Val(s)torta. J’accuse su Maria Valtorta… Meglio leggere Dan Brown!", riportato dal sito Papale Papale sull'opera di Maria Valtorta: "L'evangelo come mi è stato rivelato"; questo intervento è stato scritto da Dorotea Lancellotti, alias Caterina 63, "prezzemolo" di parecchi blog, papista convinta anche oltre l'evidenza della decadenza dottrinaria degli ultimi 50 anni, difendendo ad oltranza tutte le decisioni terrificanti dei pontificati post conciliabolo, Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Non starò ora a descrivere le innumerevoli decisioni moderniste di questi pontefici in quanto questo Blog, come altri, contiene articoli sufficienti per far comprendere la disfatta modernista della combriccola conciliare. Ci tenevo solo a far notare che l'articolo da me citato contiene un innumerevole accozzaglia di informazioni che sono secondo - come si dice a Roma - la sua capoccia. Questo articolo denota il fatto che l'autrice non abbia letto neanche una riga dell'opera, mai citata in nessuna delle sua parti. Oltre ad aver portato poco rispetto nei confronti della Valtora, che nella sua vita ha sopportato 5 malattie tutte mortali per amore del Signore, questa signorotta del nulla si rifà al giudizio dell'ex Sant'ufficio che in quegli anni, subito prima del conciliabolo, già risentiva dell'infiltrazione modernista che ben presto avrebbe preso possesso in maniera diabolica dell'esito dell'ultimo Concilio. Nel suo articolo si parla anche della testimonianza del Modernista, e finalmente in pensione, Vescovo Tettamanzi e dell'allora Cardinale Ratzinger, attuale Pontefice modernista, che è uno dei quattro personaggi che hanno affossato il messaggio di Fatima. Si potrebbero scrivere fiumi di inchistro sulla vicenda Valtortiana, ma di tutti i fiumi scritti contro costei, nessuno ha mai potuto dimostrare che in quest'opera composta da ben 15000 pagine dattiloscritte, riempite di getto a tutte le ore del giorno e della notte (in simili condizioni di malattia terminale, con frequenti crisi comatose) ci sia contenuta anche una sola virgola di eterodossia. Ora mi fermo (perchè non sto tanto bene) e propongo a tutti la grande opera Mariana di San Luigi Maria Grignon di Monfort. Si spera solo che certi ciarlatani presenti in Internet parlino solo dopo aver consultato tutte le documentazioni, facilmente reperibili sulla vicenda Valtortiana, prima di dar fiato alla loro bocca e dire sciocchezze. Consiglio inolte a tutti di leggere il primo libro de "Il Vangelo come mi è stato rivelato", che è un vero trattato di Mariologia, al pari dell'opera del Monfort...
Nel frattempo consigliamo alla ridicola autrice dell'articolo menzionato, di concentrarsi sulle opere del ciarlatano  Dan Brown e di smetterla di mettere bocca su ciò che non conosce e che non vuole nemmeno conoscere...

 Il dossier Maria Valtorta


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ORA PASSIAMO AL GRANDE SANTO DI MONFORT, che come Maria Valtorta è entrato nei segreti più intimi di Dio e ce li ha rivelati....
 
DaIl segreto ammirabile del Santo Rosariodi S. Luigi Maria Grignion (129)
«Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè, per quanto è possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le dita. Tuttavia chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica seduto o in piedi. È bene recitarlo anche attendendo alle proprie occupazioni quando non sia possibile interromperle perché così esigono gli obblighi del proprio impiego; il lavoro manuale non impedisce la preghiera vocale. È vero che l'anima nostra, essendo limitata nell'esercizio delle proprie facoltà, quando è tutta presa dal lavoro manuale è meno attenta alle operazioni dello spirito, qual è per esempio la preghiera; in caso di necessità, tuttavia, questa preghiera ha il suo valore agli occhi della Madonna che ricompensa più la buona volontà che l'azione esteriore.»

 
Seconda Parte... 
 
Terza Parte...

sabato 28 aprile 2012

"Come è possibile che accada tutto ciò? Fino a quando durerà questo scandalo? Cosa devono fare costoro per toccare il fondo dell'illegalità? Non è questo il volere di Dio e nemmeno l'esempio che ci ha dato Gesù, nostro Signore".


Denuncia di una ex catechista neocatecumenale che conferma il condizionamento mentale con il quale i responsabili del Cammino - con l'accondiscendenza dei Parroci - tentano di manipolare psicologicamente chi si avvicina alle catechesi del movimento. Inoltre, ancora una volta si nota che i Parroci sono anch'essi "gestiti" dai catechisti neocatecumenali e ormai dobbiamo chiederci se la loro preparazione sacerdotale sia carente oppure se siano deliberatamente motivati da qualche altro motivo ad effettuare scelte esclusive verso il Cammino Neocatecumenale! Naturalmente il "Prefetto" Rilko non ha dato nessuna risposta in quanto colluso con le malefatte neocatecumenali....


" Al Prefetto del Consiglio per i Laici"

Ecc.za Rev.ma,

mi chiamo Giuseppina Falbo e Le scrivo da Cicognara, in provincia di Mantova. Ho 43 anni. Sono sposata e madre di 3 ragazzi. Per 8 anni ho fatto la catechista nella parrocchia di Cicognara e per 6 ho frequentato il Cammino necatecumenale dove ero entrata su invito del parroco don Luigi Pietta (anch'egli del Cammino) che ci aveva presentato dei catechisti che
dicevano d'essere stati inviati dal Vescovo di Cremona.

Fiduciosa in don Luigi, con altri parrocchiani accettai di partecipare alle catechesi, terminate le quali, fummo invitati a partecipare ad una Convivenza di tre giorni in un lussuoso albergo sul lago di Garda. Lì ci istruirono su come proseguire il Cammino fino al Primo Passaggio che, in seguito, facemmo sempre nello stesso albergo sul lago di Garda.

Per due mesi, dalle 21 a mezzanotte, ascoltammo una serie di catechesi massacranti. Ci venne detto in maniera ossessiva e martellante, che eravamo delle nullità, dei peccatori che facevano schifo. Arrivati al rito conclusivo ci chiusero in un salone e dopo una intensa catechesi ci dissero che eravamo stati scelti dal Signore, che stava passando in quel momento. Ci chiesero se eravamo disposti a vendere i nostri beni per aderire alla Sua chiamata e che dietro la porta c'erano tanti demoni scatenati perché lì si stava compiendo un'opera di conversione. Ci fecero scrivere i nostri nomi sulla Bibbia e tutto si concluse con il Rito dell'Esorcismo, fatto su ognuno di noi da parte dei catechisti e del parroco.

Io mi sentii così male che chiesi aiuto ai miei responsabili, una coppia che come me aveva aderito a questo Cammino. Tornai a casa psicologicamente distrutta. Non potevo parlare con i miei, perché avevo ricevuto l'ordine dai catechisti di non parlare a nessuno. I catechisti ci dicevano in continuazione che erano stati mandati da Dio e che noi dovevamo loro una totale obbedienza. Chiamai così don Luigi. Lui mi consolò dicendomi di fidarmi e di proseguire. Così feci, nonostante i miei "perché e per come", ma solo perché don Luigi mi invitava ad avere fiducia.

Arrivammo allo Schemà, durante il quale ci fu ribadito con insistenza di staccarci dai beni. Chiedemmo spiegazioni in merito e ci risposero: "Hai un conto in banca? Svuotalo! Hai la macchina? Vendila! Hai beni immobili? Vendili! Hai preziosi o qualcosa a cui tieni molto? Staccati! Vendili e il ricavato mettilo nella cassetta dei poveri della parrocchia. Con tutto questo ci dovevamo sentire  strappare il cuore, altrimenti non potevamo fare alleanza con Cristo, che poi ci avrebbe reso il centuplo.

venerdì 27 aprile 2012

La regola di fede, quella Cattolica integrale...

La regola di fede.

R. P. Giovanni Perrone S.J.

Professore di teologia nel Collegio romano

Da: Il Protestantesimo e la regola di fede, vol. I, Milano-Genova 1854.

Introduzione (pag. 35-60)

§ 1. Della natura della fede.

Pregi della fede. –– Effetti maravigliosi della fede. –– Definizione della fede. –– Analisi della definizione. –– Oggetto della fede. –– Assenso e sue qualità.
La fede soprannaturale e divina di cui Cristo signor nostro è autore e consumatore, è il più sublime dono e prezioso che abbia fatto Dio all'uomo. Per questa fede l'uomo elevato oltre l'ordine di sua natura, penetra il cielo, attinge quasi avessele presenti a' suoi sensi le divine cose, e aderisce immobilmente all'eterno incommutabile vero. In questa fede sta il fondamento della vita cristiana, il principio e la radice di giustificazione e salute, il sostegno e l'áncora della speranza, e non può ella esser fede viva ed attuosa senza che abbia pur sempre a compagna la carità, che ne forma quasi l'anima e la vita. Egli è per questa fede che il cristiano fatto maggiore di sè medesimo mira con occhio indifferente le cose transitorie e caduche, sprezza le false appariscenti dolcezze onde le passioni e il mondo vorrebbero sviarlo dal vero eterno suo fine, si rende animoso e forte contro tutte le traversie e calamità della vita, e salutando la patria eterna, e contemplandola sebben da lungi, in mezzo a' travagli stessi gioisce ed esulta. In questa fede in somma è riposto quel regno immobile, quel tesoro di grazia di che parla s. Paolo scrivendo agli ebrei [1], onde possiamo piacere a Dio con timore e riverenza [2] ed asseguire il nostro fine, la santificazione delle anime nostre [3].
Ma ella è altresi questa fede che spirò sempre ne' petti cristiani ne' quali gittò alte radici, sensi di benefica operosità, di magnanimità, d'eroismo, che li rese fecondi stromenti d'ogni pietosa e caritatevole opera in pro dell'umana famiglia, e fonte di benedizione e salute alla stessa civil società. Essa fu che fece i santi taumaturghi a bene de' mortali, e infallibili predicitori delle future cose, comunicando loro in certa guisa l'onnipotenza e la sapienza stessa di Dio, e sollevandoli come ad arbitri della natura e de' secoli. Essa fu che li trasse le tante volte da' lor pacifici asili per mettersi tra le armi e le schiere de' combattenti a fine di recarli a pace e concordia; che li sospinse ad affrontare la ferocia di un barbaro conquistatore per salvare le città pericolanti da saccheggi e rovine; che li eccitò a condursi in rimote e inospite terre per farsi non che banditori del vangelo, ma eziandio maestri di civiltà, e veri temosfori a popolazioni selvaggie e ad orde feroci e imbrutalite. Vero è che tutti questi furono insieme prodigi di eroica carità; ma donde questa riceveva sua vita, suo alimento, sua fiamma inestinguibile, se non dalla fede viva ed immobile che signoreggiava queste anime generose?
Or questo prezioso dono del cielo, questa virtù sovrumana che cosa propriamente ella è? Due sorte di fede distinguono i teologi: l'una è fede abituale, che è un abito soprannaturale infuso da Dio nell'anima, sì che la rende disposta e pronta a ricevere e credere le verità da Dio rivelate; l'altra è fede attuale, e propriamente si definisce: Un fermo assenso dell'intelletto imperato dalla volontà, che l'uomo prevenuto e sorretto dalla grazia divina, e però con atto soprannaturale dà alla verità da Dio rivelata. Questa definizione è comune a tutta la cattolica teologia, nè i protestanti stessi che aderiscono ai principii fondamentali del cristianesimo, possono discordare da essa. E poichè egli è intorno a questa fede attuale che tutta si dee volgere la nostra trattazione, è d'uopo richiamare ad accurata analisi quosta definizione.
Dio non ha solo rivelato sè medesimo e le infinite perfezioni sue nel libro della natura, o nella mente e nel cuore dell'uomo: a questa che può dirsi, se vuolsi, naturale rivelazione, piacque alla infinita sua bontà e sapienza aggiungere un'altra rivelazione d'ordine superiore, estrinseca, solenne, positiva, soprannaturale che incominciata col primo uomo paradisiaco costituito in istato di santità e di gitistizia, ebbe suo intero e pieno compimento in Cristo signor nostro e negli apostoli suoi. Innumerevoli argomenti di credibilità sfolgoranti d'ogni evidenza, de' quali trattano a lungo gli apologisti, debbono convincere ogni animo docile al vero della esistenza e verità di siffatta rivelazione fondamento del cristianesimo; e riscuotere debbono dall'intelletto e dalla volontà l'omaggio di una esterna ed interna fermissima adesione.
Questa rivelazione adunque forma l'oggetto della fede cristiana di cui favelliamo: oggetto in sè determinatissimo non pure in genere, ma eziandio in ispecie e in individuo, perchè si dee credere come rivelato da Dio questo e quel domma, questo e non quello, così e non altramente. Ciò discende dall'intrinseca indole di una religione positiva e rivelata, come la cristiana, che è supremamente dommatica, siccome quella in cui Dio stesso immediatamente ha manifestato all'uomo per via straordinaria e soprannaturale ciò che ha a credere ed operare a conseguir la salute. È chiaro altresì che questo oggetto abbraccia tutte e singole le verità da Dio così rivelate; non può farsi eccezione o differenza tra l'una e l'altra: non può accettarsi e credersi l'una e ripudiarsi e discredersi l'altra; chè la verità è indivisibile. Egli è vero che non tutte le verità rivelate si hanno di necessità e da tutti a credere con fede esplicita, bastando per molte in generale l'assenso di fede implicita. Ma questa fede implicita stessa contiene un omaggio dell'intelletto e della volontà a tutto il complesso de' dommi rivelati senza eccezione o riserva, e la pronta disposizione dell'anima a credere con fede eziandio esplicita quello che venga per legittima via a conoscersi come espressamente rivclato, comechè per innanzi lo si credesse solo implicitamente, e quasi racchiuso come in suo germe o in suo principio in altro vero.
E ciò sia detto dell'oggetto della fede cristiana. Conviene ora esaminare la natura dell'assenso, che dee prestarsi a così fatto oggetto. 1.° Debbe quest'esso essere ragionevole e prudente: chè un omaggio cieco o imprudente non sarebbe degno di Dio, non onorerebbe Dio, nè sarebbe pur degno dell'uomo, perchè non rispondente alla dignità di un essere intelligente e razionale. Quindi è che non può darsi tale assenso dall'uomo ove non conosca con certezza quali siano le verità da Dio proposte a credere. Senza tale cognizione certa, potrebbe l'uomo incorrere di leggieri in uno o in altro di due opposti estremi; cioè o credere come verità rivelata da Dio quello che è mera invenzione umana, o per l'opposto rigettar qual umana invenzione quello che è rivelazione divina. Errori amendue gravissimi che falserebbero la verità rivelata, e trarrebbero facilmente a discreder tutto. 2.° Debbe esser fermo e di assoluta immobile fermezza, la quale nasca non da una mera certezza di speculazione, ma da una adesione tenacissima della volontà, cotalchè dubiterebbe piuttosto di qualunque altra verità naturale, anche della propria esistenza, che non di quello cui con fede soprannaturale aderisce come parola rivelata da Dio, verità suprema ed eterna. Indi è che questo assenso non può tollerar mutazione senza che si distrugga la fede. Indi è che il credente debbe esser pronto a tutto soffrire, a tutto perdere, libertà della persona, onori, averi, sanità, vita stessa, anzichè venir meno alla fermezza della fede. Indi è che se anco un angelo dal cielo, come dice l'Apostolo, venisse ad annunziare una fede diversa, il cristiano credente dovrebbe onninamente senza punto esitare scagliargli contra l'anatema[4]. Tal è la natura della fede cristiana che ci viene descritta in tanti luoghi delle sante scritture. 3.° Questo assenso è obbligatorio per tutti, cui è sufficientemente promulgata la verità da Dio rivelata, e ciò sotto pena di eterna dannazione: Chi non crederà sarà condannato [5]; Chi non crede già è giudicato [6]. Tali sono gli oracoli divini contenuti nelle sacre carte.

§ 2. Del mezzo o criterio per cui l'uomo possa con ogni certezza conoscere le verità da Dio rivelate.

Teorema fondamentale. –– Dio ha dato un mezzo certo e sicuro per conoscere il vero da lui rivelato. –– Si conferma dalla natura stessa dei veri rivelati. –– Si conferma colla sperienza. –– Con gli oracoli divini. –– Sì fatto mezzo è la regola di fede. –– Ammessa da tutte le comunioni cristiane.
Or dichiarati siffatti principii, io stabilisco come teorema fondamentale «Che ci debb'essere e ci è un mezzo, un criterio certo e sicuro dato da Dio per cui l'uomo possa conoscere con certezza e senza pericolo di sviarsi quello che dee credere per venir a salute.»
Desumo in prima la pruova di questo enunciato dall'ordine della divina provvidenza. Vuole Iddio sinceramente la salute di tutti gli uomini, e però vuole che arrivino alla cognizione della verità [7]. Non può quindi non aver provveduto l'uomo de' mezzi necessari ad ottener questo fine. Ma il primo mezzo e fondamentale da Dio voluto per la salute degli uomini è la fede soprannaturale e divina alla verità rivelata, senza cui è impossibile piacere a Dio [8], e questa fede non può aversi senza che si conosca con certezza qual sia questa verità cui si dee credere, dunque non può la divina provvidenza non aver dato all'uomo un mezzo, un criterio certo e sicuro onde scernere ciò che è rivelato da Dio da ciò che non è, ciò che dee essere necessario oggetto di fede da ciò che non dee. Altramente Dio non avrebbe provveduto all'uomo in ciò che è supremamente necessario all'eterna salvezza secondo l'ordine di provvidenza da lui stabilito. In vero come credere che Dio sapientissimo e giustissimo esiga dall'uomo questa fede e sì interna e sì salda e sì costante, e ciò sotto pena di eterna dannazione, e poi non abbia renduta la sua verità rivelata oggetto di questa fede riconoscibile all'uomo per mezzo di una via certa e sicura? Quel Dio che sì provvidamente e sapientemente adopera nel mondo fisico e materiale, regolando con leggi evidenti, universali e costanti il moto degli astri, la successione de' giorni e delle notti, l'avvicendamento delle stagioni, la riproduzione delle piante, la propagazione e conservazione delle specie nel regno animale, non avrà poi provveduto con un mezzo proporzionato, sicuro e costante alla certe manifestazione e conservazione del suo vero rivelato pertenente a quell'ordine soprannaturale a cui si subordina e s'indirigge tutto l'ordine stesso di natura? È indegno di Dio il pensarlo. E qui cade in acconcio il ragionar di Agostino: «Se la provvidenza non presiede alle umane cose, non occorre pigliarsi pensiero di alcuna religione. Ma se in effetto vi presiede (come veramente è, e Agostino quivi il dimostra alla distesa), non è da diffidare che dallo stesso Dio sia stato costituito qualche mezzo autorevole per cui sforzandoci come con sicuro passo siamo portati a Dio [9]

giovedì 26 aprile 2012

PERICOLI PER LA VITA SACERDOTALE NEL NOSTRO TEMPO...


d. CURZIO NITOGLIA
22 aprile 2012



Vita Sacerdotale

~ ~ ~
● Nel 1945 Padre REGINALDO GARRIGOU-LAGRANGE ha scritto un libretto, tradotto in italiano nel 1949, e intitolato Santificazione sacerdotale nel nostro tempo (Torino, Marietti). In esso il celebre teologo affrontava gli errori neomodernistici, che minavano già allora la spiritualità cattolica e metteva in guardia specialmente i giovani sacerdoti da essi. Sono passati oltre settanta anni e i pericoli latenti sono diventati errori espliciti, che purtroppo non sono più censurati, ma addirittura promossi dai Pastori che dovrebbero condannarli. Nel presente articoletto faccio un riassunto di tali errori, dei rimedi proposti dal Padre domenicano e aggiungo ciò che di erroneo è maturato in campo teologico ascetico e mistico dal 1949 per dare ai sacerdoti e analogamente ai cristiani sinceri i mezzi per preservarsi da essi.
● Uno degli errori sulla vita spirituale che si era infiltrato in ambiente cattolico, grazie alla nouvelle théologie è quello del Sentimentalismo. Questo errore dimentica che la vera Carità soprannaturale è effettiva più che affettiva, inoltre è un atto della volontà e dell’intelletto mossi dalla Grazia attuale. Invece il Sentimento religioso mette al primo posto la sensibilità e l’affettività che prevalgono sull’intelligenza e volontà mosse dalla Grazia. La spiritualità diventa sentimentalismo ed è simile ad un “fuoco di paglia” cui succederà il rilassamento, l’accidia e l’abbandono di ogni vita ascetica al sorgere delle prime difficoltà e aridità spirituali.
● L’altro errore è l’eccesso opposto: l’Angelismo; esso ritiene che la vita cristiana interiore sia talmente sublime da essere straordinaria, eccezionale, miracolistica riservata solo a pochi eletti. Confonde i fenomeni straordinari e contingenti della Mistica con la natura della terza via unitiva alla quale tutti sono chiamati da Dio e che è lo sviluppo ordinario della Grazia e delle Virtù mediante i Doni dello Spirito Santo. La conseguenza è che si rinuncia alla vita spirituale poiché troppo ardua rispetto alla umana fragilità. Però il vero impedimento alla santificazione, verso la quale tutti dobbiamo tendere, non è la limitatezza umana, propria anche dei Santi, ma l’orgoglio spirituale di chi vorrebbe fare dell’uomo un angelo e finisce per renderlo una bestia.
● La sana spiritualità insegna che la vita cristiana è vita di unione con Dio, presente nell’anima del giusto, conosciuto e amato soprannaturalmente mediante la Fede e la Carità, e di convivenza con Lui mediante la meditazione. Se l’unione e il colloquio con Dio sono il fine cui tendere e da accrescere pian piano ogni giorno, occorre prendere dei mezzi per arrivarvi. Infatti “chi vuole il fine prende i mezzi”. Purtroppo l’amor proprio pone un grande ostacolo alla vita di unione con Dio. Infatti viviamo più per noi stessi che per Dio. Assieme all’amor proprio troviamo spesso nella nostra anima la vanità, la superficialità, l’esteriorità. Così non viviamo interiormente uniti a Dio e in colloquio con Lui, ma esteriormente sulla instabilità della fantasia e del sentimentalismo o ripiegati egoisticamente e narcisisticamente su di noi quasi in adorazione di noi stessi e non di Dio. Al nostro “Dio” manca la “D” iniziale, la nostra religiosità si trasforma allora in “filosofia” idealistica che ha per oggetto l’Io assoluto.
● I mezzi fondamentali per raggiungere questo Fine ultimo, che è Dio, sono sostanzialmente due:
1°) l’abnegazione o il rinnegare la volontà propria quando non è conforme a quella divina. Occorre togliere da noi il disordine, le passioni sregolate e acquisire la pace dell’anima. Tuttavia le passioni, anche se mortificate, restano sempre in noi sino alla nostra morte. Quindi la lotta contro di esse durerà tutta la nostra vita. Dobbiamo dare la morte allo spirito del mondo che alberga in noi (le tre Concupiscenze), soprattutto al proprio giudizio o capriccio impulsivo, che ci porta al compiacimento nelle nostre qualità, come fossero nostre e non dono di Dio: “Cosa hai tu che non abbia ricevuto da Dio? E se lo hai ricevuto, perché te ne glorifichi come se fosse tuo?” (San Paolo). Se riusciamo a spogliarci di questo orgoglio nascosto mediante la vera devozione alla Vergine Maria secondo lo spirito di San Luigi Grignion de Montfort, allora abbiamo fatto posto allo Spirito Santo che viene abbondantemente in noi ad attuare i suoi sette Doni, che da vele ammainate diventano vele spiegate al vento della Grazia, la quale ci fa correre verso la meta.
2°) Il raccoglimento abituale che ci porta a vivere con Dio presente in noi mediante la Grazia santificante e a parlare con Lui nella meditazione. San Benedetto nella grotta di Subiaco “secum vivebat”: viveva con Dio presente in sé (San Gregorio Magno).
● Soprattutto il sacerdote deve possedere queste qualità che lo portano alla unione e convivenza con Dio per poterLo dare alle anime. “Nemo dat quod non habet”. Ruolo del sacerdote è quello di dare Dio agli uomini mediante la Predicazione, i Sacramenti e l’educazione ai Comandamenti e poi di elevare gli uomini sino a Dio, in maniera finita ma reale, facendoli vivere abitualmente in Grazia santificante. “Contemplare et contemplata aliis tradere” (San Tommaso d’Aquino). Per il sacerdote questa chiamata alla unione con Dio è un obbligo, non un consiglio, per poter dare agli altri Gesù: nella sua Dottrina (Insegnamento), nella sua Vita intima (Grazia, preghiera e Sacramenti) e nella Morale (pratica dei Comandamenti) egli deve averLo in sé sovrabbondantemente e riversare il sovrappiù nelle anime. “Esto conca et non canal” (san Bernardo di Chiaravalle). Il serbatoio non si prosciuga, invece il canale sì. Il pericolo per il sacerdote è quello di esaurire le sue risorse spirituali per darle ai fedeli. È la famosa “eresia dell’azione” di cui parlava dom Chautard nel suo famosissimo libro L’anima di ogni apostolato.  
● Nella vita sacerdotale come in ogni vita devono coesistere la forza conservatrice della esistenza e la forza assimilatrice del nuovo alimento, l’essere e il movimento. Senza l’alimentazione si deperisce e senza l’essere non si può agire e non si può conservare il nuovo alimento. Così un’automobile ha bisogno di motore, acceleratore e freni. La Chiesa e il Sacerdozio devono avere bene equilibrate queste due forze. Senza forza del progresso (che non è progressismo, ma crescita e sviluppo nello stesso genere) si ha l’immobilità del coma e della morte (come nelle chiese scismatiche ortodosse, che si son fermate all’XI secolo), ma senza tradizione conservatrice si ha l’instabilità del moto perpetuo e della frenesia (come nel protestantesimo o nel modernismo, ove tutto cambia incessantemente). Ora per conservare questo equilibrio nella vita cristiana (individuale e sociale) non basta un certo dinamismo naturale, occorre la Grazia divina e l’aiuto sovrabbondante dello Spirito Santo, che organizza e connette tutte le Virtù al medesimo Fine che è Dio. Tutta la vita cristiana soprannaturale è allora conformemente collegata e le virtù crescono assieme “come le cinque dita della mano” (S. Th., I-II, q. 66, a. 2). Solo lo Spirito Santo riesce a far coesistere perfettamente coordinate il puro amore della Verità con la Misericordia verso gli erranti, l’umiltà con la dignità, la forza con la mansuetudine.                                                         

mercoledì 25 aprile 2012

Quel gran satanasso di Martin Lutero...

Nel discorso del Papa del 23 Settembre 2011 CON I RAPPRESENTANTI ERETICI E' SCISMATICI DEL CONSIGLIO DELLA "CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA"  veniva "lodata" la figura del satanasso Martin Lutero, eresiarca impenitente. Inoltre la Grarchia modernista Post conciliare stà preparando insieme a questi eretici, la commemorazione congiunta delle tesi dell'eretico Lutero: " (Chiesa e Post Concilio) La dichiarazione comune, preparata dalla Commissione internazionale luterano-cattolica sull'unità, dovrebbe leggere l'evento della Riforma alla luce dei 2000 anni di storia cristiana, di cui 1500 prima della divisione tra cattolici e protestanti. Per il porporato, la divisione della Chiesa non era l'obiettivo dell'azione di Lutero.

Secondo il cardinale Koch, la commemorazione comune della Riforma potrebbe essere l'occasione di arrivare ad una comune ammissione di colpa da parte delle due parti, sulla scia della richiesta di perdono fatta da papa Giovanni Paolo II nel 2000 per il ruolo cattolico nelle “divisioni della Chiesa”. «Senza una consapevolezza comune, ha detto il card. Koch, senza una purificazione comune della memoria e senza una ammissione di colpa da entrambe le parti, secondo me non ci può essere una sincera commemorazione della Riforma ».

Il porporato ha anche sottolineato che è stato proprio papa Ratzinger, che da tedesco è cresciuto in un Paese la cui popolazione è divisa pressochè equamente tra cattolici e protestanti, a chiedere che il dialogo ecumenico avesse un ruolo più centrale nella sua visita in Germania del prossimo settembre.
Durante l'udienza al vescovo Younan dello scorso 16 dicembre, papa Ratzinger aveva anticipato che il documento per il 500.esimo anniversario delle 95 tesi avrebbe documentato “ciò che i luterani e i cattolici sono capaci di dire insieme a questo punto, guardando alla nostra maggiore vicinanza dopo quasi cinque secoli di separazione”. Nell'anniversario del 1517, aveva aggiunto, “i cattolici e i luterani sono chiamati a riflettere nuovamente su dove il nostro cammino verso l'unità ci ha portato e per invocare la guida di Dio e il suo aiuto per il futuro”.
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Ora per meglio comprendere la figura del satanasso di lutero proponiamo un interessante studio sulla figura di questo eresiarca, tratte dal sito "Progetto Barruel", subito sotto proponiamo delle celebri frasi di lutero:
Ecco una piccola selezione delle sue tirate contro il Papa. Nel suo Sermone per la crociata contro i Turchi del 1529 si legge:
"Penso che il Papa è un diavolo incarnato e mascherato perché è l'Anticristo".
Dalla sua opera Contro il Papato fondato dal diavolo del 1545 derivano le seguenti citazioni:
"... Essi [i Papi] si adornano con il nome di Cristo, di san Pietro e di Chiesa, anche se sono pieni dei peggiori diavoli dell'inferno, pieni, pieni, e così pieni che non possono né espellere né vomitare né starnutire nessun diavolo. ... Ora vediamo che egli [il Papa] con i suoi cardinali romani non è nient’altro che un ladro disperato, nemico di Dio e dell'uomo, distruttore del cristianesimo e vivente dimora di Satana... "
"Il diavolo, che ha fondato il papato, parla e agisce sempre attraverso il Papa e la Sede romana."
"Vuoi sapere che cosa è il Papa e da dove viene? È un abominio di idolatria, prodotto da tutti i diavoli dalla fossa dell'inferno."
"Colui che è obbediente al Papa, è benedetto, ma lui, il Papa stesso, come roccia, non deve essere sottomesso e obbedire a nessuno. Dal quel momento tu hai il sacro diritto di considerare, alla luce di tutte le decretali, che il Papa, e il suo papato, è uno spettro demoniaco, che tira la sua origine da una comprensione sbagliata di Matteo 16; vale a dire da bugie, e da bestemmia, come nato dal posteriore del diavolo. "
"Nessuna buona coscienza cristiana può credere che il Papa sia il capo della Chiesa cristiana, né il vicario di Dio o di Cristo, ma è il capo della chiesa maledetta dei peggiori banditi della terra, vicario del diavolo, nemico di Dio, un avversario di Cristo e distruttore della Chiesa di Cristo, maestro di menzogna, di blasfemia e di idolatria, brigante e rapinatore della Chiesa e del signore laico, assassino di re e causa di tutti i tipi di spargimento di sangue, una puttana sopra ogni puttana, impegnata nella sua fornicazione, un anticristo, un uomo del peccato e figlio della perdizione, un lupo mannaro vero e proprio. "
"Ciò che viene dal Papa è il male assoluto sulla terra... Che Dio ci aiuti, Amen."
(Citazioni raccolte dalle Opera Omnia di Martino Lutero, edizione di Weimar)
Lutero
La Messa non è un sacrificio... chiamatela benedizione, Eucaristia, tavola del Signore, cena del Signore, memoria del Signore, o come più vi piace, purché non la sporchiate col nome di sacrificio o azione “.

«Affermo che tutti gli omicidi, i furti, gli adulterii sono meno cattivi che questa abominevole Messa… (Lutero.Sermone della 1° domenica d’Avvento)
...”la loro Messa è sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista  ( Trattato contra Henricum )

Già nel 1522, prima ancora del suo matrimonio ‘ufficiale’ con la monaca Catherine Bora, scriveva al suo amico Spalatino: “Poiché mi chiedi una prova [dell'amante che sono], eccone una davvero potente: sebbene io mi goda tre donne contemporaneamente (2), le ho amate così intensamente che vorrei cederne due così che altri mariti se le possano godere... (De Wette, vol. II, pag 646 Berlin).
Ripensata, certo, in modo da renderla sfigurata, espressione blasfema di un Cristo che 'se l’è intesa’ con le donne peccatrici che lui assolveva e di un Dio crudele che dopo averci creati ci costringe in Adamo a peccare e per salvarci costringe Giuda a tradire il ‘maestro’! (citazioni dai ‘ Discorsi a Tavola’ , in ‘Luther’ di Funck-Brentano, Grasset, Paris).

Un uomo davvero nuovo! Tanto da fa dire a Melantone: “Lutero fu un uomo estremamente frivolo. Le monache che lui faceva uscire dai conventi gli tendevano furbescamente trappole [alle quali lui cedeva ben volentieri...]. I suoi frequenti commerci con esse, avrebbero effeminato anche l’uomo più forte e di animo più nobile“ (Melanchton, Brief an Camerarius uber Luthers heirat vom 16 Juni 1525).
E quanto alle crapule, così scriveva nel 1534 alla sua [fortunata davvero!] mogliettina Catherine: “Qui me la mangio come un Boemo e me la bevo come come un todesco: che Dio sia lodato!” (Burkhardt Dr. M. Luther, Briefwechsel, Leipziz 1866 ).
 E come 'nuovo pensatore' della fede da buon padre spirituale così consigliava un suo discepolo, Jerome Weller: «Quando il diavolo ti tormenta con questi pensieri cerca subito la compagnia di amici, o mettiti a bere senza freni, o cerca di divertirti in un qualche modo– oppure commetti qualche peccato come segno di disprezzo e di odio verso il Diavolo, così da non lasciare spazio nella tua coscienza a scrupoli tormentosi per questioni così ridicole… D’accordo, se il Diavolo ti dice : “Non bere!”, tu devi ribattergli: “Proprio perché me lo proibisci, io berrò ancora di più, nel nome di Cristo!"(3) In tal modo tu farai sempre il contrario di quello che il diavolo ti proibisce…»(4) ( De Wette, vol. IV, pag.188 ).
il card. Willebrands bello bello afferma “che nessuno potrebbe ardire di negare(9) che Lutero fu un uomo profondamente religioso, una personalità che cercava il messaggio del vangelo onestamente e con abnegazione [!!!] e che fu capace di preservare una notevole parte delle ricchezze dell’antica fede”
   Io non ammetto, scrive nel giugno del 1522, che la mia dottrina possa essere giudicata da alcuno, neanche dagli angeli. Chi non riceve la mia dottrina non può giungere alla salvezza (15) (cit. in Jacques Maritain, Tre Riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, pag. 54 ).
Anche se la Chiesa, Agostino, i dottori Pietro e Paolo o anche un Angelo del cielo dovessero insegnare il contrario, solo la mia dottrina esalta la grazia e la gloria di Dio e condanna la sapienza della giustizia umana (14) (M. Luther, Werke, Weimar: Kritische Gesamtausgabe, 1883-1914)
Chiunque non creda come me è destinato all’inferno. La mia dottrina e quella di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio (Weimar, vol. X, p. 2, Abteitung 107 
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La Civiltà Cattolica, anno XXXIV, serie XII, vol. IV (fasc. 801, 24 ott. 1883) Firenze 1883, pag. 257-271.

R. P. Raffaele Ballerini S.J.

CHI FOSSE MARTIN LUTERO

I.

In questo mese di novembre tutto quello che, dentro e fuori del protestantesimo, suol chiamarsi mondo moderno, festeggia, per diverse ragioni, nella Germania segnatamente, con dimostrazioni di pompa e di gioia, il quarto genetliaco secolare di Martin Lutero, decantato a piena bocca quale iniziatore del gran moto di civiltà, che ai dì nostri è sul toccare l'apice dell'altezza, nella universale anarchia del socialismo. Agl'inni dei protestanti tedeschi, dei razionalisti e dei liberali d'ogni paese, che tanto incenso bruciano a quest'idolo adorato, bene sta che si aggiunga la voce altresì dei cattolici, la quale, fra gli strepiti dei menzogneri elogi, così faccia intendere la verità, come puramente si trae da una storia, che quattro secoli di studii e di esperimenti hanno oltre ogni evidenza illustrata.
Che uomo fu egli adunque Martin Lutero? Qual è propriamente il merito dell'opera sua nel cristianesimo?
Ecco due quesiti ai quali, per occasione dell'odierno suo centenario, tornerà utile fare breve ma irrefutabile risposta.

II.

Costui, nato il 10 novembre 1483 in Islebio [Eisleben, N.d.R.], contado di Mansfeld nella Sassonia, da un povero scavator di miniere, si ascrisse nel 1501 all'università di Erfurt. Dopo quattro anni vi divenne maestro e per volontà dei parenti suoi si dedicò allo studio della legge. Si narra che, mentre egli passeggiava un giorno con un amico, sorto un temporale, questi fu da un fulmine colpito al suo fianco. Preso da spavento, Martino fece voto di darsi a Dio: e di fatto, contro il divieto irragionevole del padre, nel 1506 entrò nel convento degli Agostiniani di Erfurt.
Secondo che scrive ed osserva il Döllinger [1], grande nocumento gli arrecò il P. Staupitz, suo provinciale: giacchè non solo dispensò lui, novizio e bisognoso in estremo di esser tenuto umile, perchè inclinatissimo ad orgoglio, dagli esercizii di umiltà prescritti nelle costituzioni dell'Ordine, ma dopo un anno di leggiero noviziato, lo fece ascendere al sacerdozio senza che il giovane vi fosse congruamente apparecchiato. Lutero stesso più tardi riconobbe gl'inconvenienti di questa fretta; e non esitò a dichiarare che, per mero effetto della pazienza di Dio, la terra in quel punto non inghiottì lui ed il vescovo che lo ordinava. Nè pago di questo, lo Staupitz (forse troppo sedotto dall'ingegno di Lutero) gli procurò subito la cattedra di dialettica e di etica e poi di teologia nell'università di Wittemberg, eretta di fresco, dove il mal formato maestro cominciò ad insegnare brutti errori e strani.
Dalle confessioni del medesimo Lutero, sappiamo che in questo tempo egli si lasciava vincere, non pur dalle tentazioni della carne, ma dalla collera, dall'odio e dall'invidia; e che queste spirituali sconfitte, provenienti certo da mancanza di virtù e di orazione, lo conducevano quasi a disperare. In una lettera al P. Staupitz, manifesta ch'egli era privo dell'amor di Dio: che ipocritamente fingeva di averlo: che faceva penitenza solo a parole: che nel convento era così avverso a Gesù Cristo, che all'aspetto del Crocifisso si sgomentava, abbassava gli occhi ed avrebbe preferito di vedere il diavolo[2].
Il turbamento della coscienza, che pur sempre lo agitava, gli era accresciuto dalla continua molestia che egli diceva darglisi da cotesto diavolo, il cui nome aveva incessantemente nella bocca e sulla punta della penna. A leggere gli scritti suoi o i suoi detti, notati da altri, fa meraviglia questo perpetuo suo commercio col demonio, ch'egli si vantava di vincere anche sempre, avvegnachè in forme visibili lo assediasse e gli stesse accanto e persino dormisse con lui, come con un familiarissimo amico. «Io ho provato qual compagno sia il diavolo, sclamava un giorno a mensa; egli mi ha date strette tali, che io non sapevo più se fossi vivo o morto. Alle volte mi ha gittato in un così fatto abisso di disperazione, che ero al punto d'ignorare se vi fosse un Dio[3].» Certo è ch'egli usciva da queste battaglie spossato e bagnato di sudore; e tra per questo e pei rimorsi della coscienza, nè di giorno nè di notte non aveva più requie.
Per quietarsi, venne escogitando un argomento che diventò poi come primo germe delle altre mille sue teologiche enormità: e fu di esagerare e falsare l'articolo del simbolo: «Io credo la remissione dei peccati» in modo che e da lui e da tutti si avesse da credere necessariamente per fede, che i peccati proprii erano di fatto da Dio perdonati. Di qui il suo fondamentale errore della giustificazione per la sola fede, secondo cui prese a interpretare le Scritture, spregiando qualsiasi altra interpretazione dei Padri e dei Dottori.

martedì 24 aprile 2012

Benedict's ecumenism - parte III....

 Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
  21 aprile 2012

L'ecumenismo di Benedetto - III

In questi “Commenti”, due settimane fa promettemmo di esaminare tre citazioni dal Vaticano II che hanno fatto tanto per dissolvere la Chiesa di Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica. Una settimana fa abbiamo segnalato come i testi del Vaticano II siano ambigui, così che possono sempre essere visti come se in essi non vi fosse nulla di errato, allorché solo uno dei due loro possibili significati è innocente, mentre l’altro significato è mortale per la Chiesa cattolica, come hanno dimostrato gli ultimi 40 anni.

La prima citazione è tratta da Lumen gentium 8, eccola: “l'unica Chiesa di Cristo… in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”. Ora, che cosa significa qui la parola “sussiste”? L’ambiguità sta nel fatto che può significare sia che la Chiesa di Cristo esiste principalmente e solo nella Chiesa Cattolica Romana, che è quanto la Chiesa ha sempre insegnato fino al Vaticano II, sia che la Chiesa di Cristo esiste principalmente ma non solo nella Chiesa Cattolica, nel qual caso la Chiesa di Cristo esisterebbe in parte fuori dalla Chiesa Cattolica. Questo apre la porta all’ecumenismo conciliare, che demolisce la pretesa dogmatica della Chiesa Cattolica di essere l’esclusiva arca di salvezza: “Extra Ecclesiam nulla salus”

Il problema qui è che è parimenti un dogma il fatto che la Chiesa è una. In ogni Messa domenicale noi ascoltiamo o cantiamo che crediamo in “una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa”. E allora, come può la Chiesa di Cristo essere suddivisa in più comunità più o meno chiese? Se la Chiesa è una, non può essere molteplice. Se è molteplice non può essere una. Nel suo libro Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica, il Dott. Wolfgang Schüler fornisce una serie di citazioni di Joseph Ratzinger per mostrare come egli, da teologo giovane, abbia promosso entusiasticamente la demolizione dell’esclusività della Chiesa Cattolica, ma da Cardinale e Papa si batta per mantenere anche l’unità della stessa Chiesa.

La seconda citazione è tratta da Unitatis Redintegratio 3: “tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica”. Ora, l’evidente significato di queste parole è che, come delle monete d’oro possono comporre una pila o possono anche trovarsi fuori dalla pila, così elementi della Chiesa elencati dal Concilio fra altri, come “fede, speranza, carità e altri doni dello Spirito Santo”, possono considerarsi esistenti anche fuori dalla Chiesa Cattolica. Ma Nostro Signore dice che i tralci tagliati via dalla sua vite, seccano e muoiono (Gv XV, 6). E qual è questa vite se non la Sua Chiesa?

La terza citazione tratteggia la logica conclusione, un po’ più avanti lo stesso documento (UR 3) afferma: “queste Chiese e comunità separate [dalla Chiesa cattolica], quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non son affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza”. Ma Mons. Lefebvre diceva: “Nessuna comunità che sia separata dalla Chiesa Cattolica può godere del sostegno dello Spirito Santo, dal momento che la sua separazione costituisce una resistenza allo Spirito Santo. Egli può operare solo direttamente sulle anime e può usare direttamente solo mezzi che non mostrano alcun segno di separazione”.

Il Vaticano II ha essenzialmente frainteso la Chiesa. Vedremo la prossima volta, con l’aiuto del Dott. Schüler, come Benedetto XVI abbia insieme frenato e accentuato tale fraintendimento.

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

domenica 22 aprile 2012

Monsignor Lefevre:"La conclusione s'impone, soprattutto dopo l'immenso disastro che subisce la Chiesa a partire da questo Concilio: questo evento rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana non è stato diretto e guidato dallo Spirito Santo".

Recentemente Monsieur l’Abbé Philippe Laguérie si lamentava del fatto che una lettera del modernista Pozzo a lui mandata è stata prima trafugata e poi resa pubblica, anche noi di questo Blog pubblichiamo questa lettera con relativo allegato, perchè mostra in maniera inequivocabile che da parte della Gerarchia modernista conciliare della "Nuova Chiesa" non ha nessuna intenzione di ritornare alla Vera Tradizione della Chiesa, che tanto bene farebbe alle anime, ma al contrario in maniera pertinace con uno spirito luciferino cercano di riportare il tutto al diabolico Concilio Vaticano II. Lo stesso don Pierpaolo Petrucci ha ripreso l'evento considerandolo come un monito ad un eventuale accordo tra la Fraternità e gli insensati rappresentanti Vaticani. Per quanto ci riguarda noi facciamo un plauso a chi ha reso pubblica la lettera del modernista pozzo, con relativo allegato. Infine per meglio comprendere ciò che è stato il Concilo Vaticano II proponiamo un documento di Marcel Lefebvre che parla in maniera inequivocabile di questo terribile evento per la storia della Chiesa Cattolica:

ACCUSO IL CONCILIO
Mons. Lefebvre attira l'attenzione sulla pubblicazione dei suoi interventi durante il Concilio. Questi testi testimoniano la reazione cattolica di fronte alle infiltrazioni nemiche del Vaticano II nella Chiesa. Conferenze del 18 e del 27 agosto 1976.

Questi documenti manifesteranno con evidenza che orientamenti liberali e modernisti si fecero strada ed ebbero un'influenza pre-ponderante, grazie al vero complotto dei Cardinali della riva del Reno, sfortunatamente sostenuti da Papa Paolo VI. Gli equivoci e le ambiguità di questo Concilio pastorale contenevano il veleno che si è diffuso in tutta la Chiesa tramite le riforme e le applicazioni conciliari. Da questo Concilio è nata una nuova Chiesa riformata che S.E. Mons. Benelli chiama egli stesso "la Chiesa conciliare".
Per ben comprendere e quantificare la nocività di questo Concilio bisogna studiarlo alla luce dei documenti pontifici che mettono in guardia i Vescovi, il clero e i fedeli dalla congiura dei nemici della Chiesa che agiscono attraverso il liberalismo e il modernismo, e ciò - tra poco - da oltre due secoli. Occorre anche conoscere i documenti degli avversari della Chiesa e specialmente delle società segrete, che prepararono questo Concilio da oltre un secolo. Infine sarà molto istruttivo seguire le reazioni dei protestanti, dei massoni e dei cattolici liberali, durante e dopo questo Concilio. La conclusione s'impone, soprattutto dopo l'immenso disastro che subisce la Chiesa a partire da questo Concilio: questo evento rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana non è stato diretto e guidato dallo Spirito Santo.
Perché questo titolo, Accuso il Concilio? Perché noi abbiamo le basi per affermare, grazie ad argomenti tanto di critica interna quanto di critica esterna, che lo spirito che ha dominato il Concilio e che ne ha ispirato tanti testi ambigui ed equivoci e anche francamente errati, non è lo Spirito Santo, ma lo spirito del mondo moderno, spirito liberale, Teilhardiano, modernista, opposto al regno di Nostro Signore Gesù Cristo. [...]
È quindi indispensabile smitizzare questo Concilio che hanno voluto pastorale a causa del loro orrore istintivo per il dogma, e per facilitare l'introduzione ufficiale delle idee liberali in un testo della Chiesa. Ma una volta conclusa l'operazione, essi dogmatizzano il Concilio, lo paragonano a quello di Nicea, lo pretendono simile agli altri se non superiore! [...]
A poco a poco gli occhi si aprono su di una congiura stupefacente preparata da lunga data. Questa scoperta obbliga a domandarsi quale sia stato in tutta quest'opera il ruolo del Papa, quale sia stata la sua responsabilità. In verità, essa pare schiacciante, malgrado il desiderio di scagionarlo da questo mostruoso tradimento della Chiesa. Ma, se noi lasciamo a Dio e ai futuri veri successori di Pietro il giudizio su queste cose, non è per questo meno certo che il Concilio sia stato sviato dal suo scopo da un gruppo di congiurati e che ci sia impossibile penetrare in questa congiura, quand'anche in questo Concilio ci fossero molti testi soddisfacenti. Perché i testi buoni sono serviti per far accettare i testi equivoci, minati, ingannevoli. Ci rimane un'unica soluzione: abbandonare quei testimoni pericolosi per attaccarci fermamente alla Tradizione, ossia al magistero ufficiale della Chiesa lungo venti secoli.

Ecco il testo del documento della
Pontificia Commissione Ecclesia Dei

sulla visita canonica del Superiore Generale

dell'Istituto del Buon Pastore

a Roma

tenutasi in data 21 marzo 2012

Il testo originale di questo documento è in francese - la traduzione è nostra, (Una Fides) I neretti della nota allegata alla lettera sono dell'originale

si legga la nostra nota su questo documento


si leggano le precisazioni di Don Philippe Laguérie, Superiore dell'Istituto del Buon Pastore, sulla divulgazione di questo documento


Pontificia Commissione Ecclesia Dei

Prot.: 80/2006

Vaticano, 23 marzo 2012

Caro Signor Superiore generale,

Lieto di averla ricevuta mercoledì scorso in occasione della riunione presieduta da Sua Eminenza il Cardinale William Levada, mi compiaccio di trasmetterle le raccomandazioni ufficiali della Pontificia Commissione Ecclesia Dei in seguito alla visita canonica dell’Istituto del Buon Pastore.

Come potrà vedere, è stato tenuto conto dello scambio che abbiamo avuto nel corso di questa riunione. Lei ha espresso il desiderio di conoscere il titolo di un’opera che nutra la sua riflessione sulla dignità pastorale di Cristo: l’esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis corrisponde al suo desiderio. Infatti, esattamente 20 anni fa, essa ha fatto il punto sui temi fondamentali quali la vocazione sacerdotale, la natura e la missione del sacerdozio ministeriale, la formazione dei candidati al sacerdozio, la vita spirituale del prete e la formazione permanente dei preti. Lei potrà dunque lasciarsi condurre da essa come una guida molto sicura.

Mentre formulo i migliori auguri per la prossima tenuta del Capitolo generale dell’Istituto, la prego di ricevere, caro Signor Superiore generale, l’assicurazione  dei miei sentimenti cordiali e devoti.

Monsignor Guido Pozzo
Segretario

(con allegato)

Monsieur l’Abbé Philippe Laguérie
Superiore generale dell’Istituto del Buon Pastore
Casa centrale
52, rue de la Longerolle
86440 Mignè-Auxances
Francia