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lunedì 9 ottobre 2017

Affinchè tutto sia più chiaro.....


Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.

 Antipapa Paolo VI, "Solennemente" alla fine di ciascun documento del Vaticano II: "Ciascuna ed ognuna delle cose avanzate in questo decreto ha vinto il consenso dei padri. Noi, anche, mediante l'autorità Apostolica conferitaci dal Cristo, Ci uniamo ai venerabili padri nell'approvare, decretare e stabilire queste cose nello Spirito Santo ed ordiniamo che ciò che è sino ad ora stato inattuato dal sinodo venga pubblicato per la gloria di Dio… Io, Paolo, vescovo della Chiesa Cattolica." [1]
Le eresie del Vaticano II sono state esposte in dettaglio. Si è anche mostrata la verità donde gli uomini aventi implementato tale concilio acattolico non furono dei veri Papi della Chiesa Cattolica, bensì degli Antipapi. Nonostante tutta l'evidenza alcuna gente rimane ancora non convinta. Essa sostiene che furono sì presenti dei problemi dottrinali con il Vaticano II ma che ciò non costituì alcun problema per Antipapa Paolo VI perocché egli non promulgò infallibilmente alcuna delle eresie del Vaticano II. "Le eresie del Vaticano II non importano", essa asserisce, "poiché il Vaticano II non fu infallibile." Si mostra la realtà per la quale se Antipapa Paolo VI fosse stato un vero Papa i documenti del Vaticano II sarebbero stati promulgati infallibilmente. Ciò dimostra, nuovamente, l'effettività per cui Antipapa Paolo VI, l'eretico avente promulgato gli apostatici documenti del Vaticano II, avente tentato di cambiare i riti di tutti i 7 Sacramenti, avente tentato di trasformare la Santa Messa in un servizio Protestante, avente supervisionato lo smantellamento sistematico mondiale del Cattolicesimo, avente tentato di rovinare il sistema scolastico mondiale Cattolico ed avente iniziato la più grande apostasia dal Cattolicesimo della storia, non fu e non sarebbe potuto essere un vero Papa. Egli fu un Antipapa.
Esistono 3 condizioni da rispettare acciocché un Papa insegni infallibilmente. Prima, il Papa deve svolgere il suo dovere di pastore e di maestro di tutti i Cristiani. Seconda, egli deve insegnare secondo la sua suprema autorità Apostolica. Terza, egli deve spiegare una dottrina di Fede Cattolica o morale, da essere creduta dalla Chiesa Universale. Ove un Papa adempiesse tali condizioni egli, tramite l'assistenza Divina promessagli come successore di San Pietro, opererebbe infallibilmente, siccome insegnato dalla seguente definizione del Concilio Vaticano I. 
Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 4, Capitolo 4, 1870: "… il Romano Pontefice, ove parlante ex-cathedra [dalla Sedia di San Pietro], cioè, [1] ove svolgente il dovere di pastore ed insegnante di tutti i Cristiani [2] secondo la sua suprema autorità Apostolica, [3] spiegante una dottrina di Fede o morale da essere sostenuta dalla Chiesa Universale, tramite l'assistenza Divina promessagli nel beato Pietro, opera con quell'infallibilità con cui il Divino Redentore desiderò che la Sua Chiesa venisse istruita nel difendere la dottrina sulla Fede e la morale; pertanto, tali definizioni del Romano Pontefice stesso e non provenienti dal consenso della Chiesa sono inalterabili. Se alcuno presumesse di contraddire questa Nostra definizione, Iddio non voglia, che egli sia anatema." [2]
Si dimostra ora, punto per punto, la verità per cui la promulgazione dei documenti del Vaticano II da parte di Antipapa Paolo VI apparve adempiere tutti e 3 tali requisiti, la quale avrebbe reso i documenti del Vaticano II infallibili ove egli fosse stato un vero Papa.

Prima, un Papa deve agire come pastore e maestro di tutti i Cristiani

 Il primo prerequisito acciocché un Papa insegni infallibilmente è quello donde egli deve agire come pastore e maestro di tutti i Cristiani. Se egli fosse stato un vero Papa Antipapa Paolo VI avrebbe adempiuto tale prerequisito.

Ciascuno dei 16 documenti del Vaticano II incomincia con le seguenti parole:
"Paolo, vescovo, servo dei servi di Dio, assieme ai padri del sacro concilio in eterna memoria.". [3]
Papa Eugenio IV incominciò la sessione nona del dogmatico Concilio di Firenze con le seguenti parole: "Eugenio, vescovo, servo dei servi di Dio, in eterno conto.". [4] Papa Giulio II incominciò la sessione terza del dogmatico Concilio Laterano V con le seguenti parole: "Giulio, vescovo, servo dei servi di Dio, con l'approvazione del sacro concilio, in eterno conto.". [5] Papa Pio IX incominciò la sessione prima del dogmatico Concilio Vaticano I con le seguenti parole: "Pio, vescovo, servo dei servi di Dio, con l'approvazione del sacro concilio, in eterno conto.". [6] Tale è la consueta maniera per cui i decreti dei concili dogmatici, generali ed ecumenici vengono incominciati dai Papi. Antipapa Paolo VI incominciò ogni documento del Concilio Vaticano II nello stesso esatto modo, con le stesse esatte parole.
Nell'incominciare ciascun documento del Vaticano II in tale maniera Antipapa Paolo VI avrebbe chiaramente adempiuto il primo prerequisito onde insegnare infallibilmente qualora fosse stato un vero Papa.

"Gli eretici e gli scismatici sono esclusi dal Supremo Pontificato per mezzo di Legge Divina medesima"...

Fonte: VaticanoCattolico...

Obiezione 10: Papa Pio XII, in Vacantis Apostolicae Sedis, dichiara che un cardinale, non importa sotto quale scomunica quegli si trovi, può essere eletto Papa.


Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.


Papa Pio XII, Vacantis Apostolicae Sedis, 08/12/1945: "34. Nessuno dei cardinali può in modo alcuno o per mezzo di pretesto di scomunica, sospensione ed interdizione alcuna o di qualunque altro impedimento Ecclesiastico essere escluso nell'elezione attiva e passiva del Supremo Pontefice. Noi, dunque, sospendiamo tali censure solamente per gli scopi di detta elezione; in altri tempi esse devono rimanere in vigore. (AAS 38, 1946, pagina 76.)"

Risposta: come già mostrato è un dogma che gli eretici non sono membri della Chiesa Cattolica e che un Papa è il capo della Chiesa Cattolica. È un fatto dogmatico, quindi, che un eretico non può essere il capo della Chiesa Cattolica, giacché egli non ne è membro.

Pertanto, che cosa intende Papa Pio XII in Vacantis Apostolicae Sedis? Innanzitutto, occorre comprendere l'effettività per la quale le scomuniche possono essere subite per molte ragioni. Storicamente, le scomuniche venivano distinte per mezzo dei termini maggiore e minore. Le scomuniche maggiori venivano subite per eresia e per scisma, peccati contro la Fede Cattolica, e per certi altri maggiori peccati. Coloro i quali ricevevano la scomunica maggiore per eresia non erano membri della Chiesa Cattolica, come si è dimostrato in grande dettaglio. Le scomuniche minori, invece, non rimuovevano una persona dalla Chiesa Cattolica, esse bensì le vietavano di partecipare alla vita Sacramentale della Chiesa Cattolica. Papa Benedetto XIV operò nota della distinzione.

    Papa Benedetto XIV, Ex quo primum (23), 03/01/1756: "Inoltre gli eretici e gli scismatici sono soggetti alla censura delle scomuniche maggiori mediante la legge del Can. de Ligu. 23, Quest. 5 e del Can. Nulli, quest. 5, Dist. 19." [58]

La scomunica minore, invece, veniva subita per cose come la violazione di un segreto del Santo Uffizio, per la falsificazione delle reliquie (canone 2326), per la violazione di un convento (canone 2342) e così via. Tali sono tutte punizioni Ecclesiastiche. Tali azioni, sebbene gravemente peccaminose, non separano una persona dalla Chiesa Cattolica. Inoltre, benché i termini scomunica maggiore e minore non siano più utilizzati rimane un fatto quello donde una persona può incorrere in una scomunica per qualcos'altro al di fuori dell'eresia e non essere, dunque, separata dalla Chiesa Cattolica, siccome può incorrere in una scomunica per eresia ed essere, dunque, separata dalla Chiesa Cattolica.