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martedì 31 maggio 2011

Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore...

E' noto che nei lavori di preparazione del nuovo "Ordo Missae", sei pastori protestanti, appositamente invitati, furono presenti. Questo fatto spiega la tendenza del nuovo "Ordo" di conciliare il punto di vista protestante con il cattolico negli argomenti relativi alla cena dei protestanti e alla Messa della Santa Chiesa. Questa tendenza ebbe come risultato un "Ordo Missae" che, secondo dichiarazioni di protestanti di rilievo, può essere impiegato anche nella liturgia delle loro "Cene del Signore".

Paolo VI con i 6 protestanti che hanno cambiato la Messa....




Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...

Dichiarazioni di protestanti:

"Uno dei frutti del nuovo "Ordo" sarà forse che le comunità non cattoliche potranno celebrare la santa cena con le stesse preghiere della Chiesa cattolica. Teologicamente è possibile" (Max Thurian, della Comunità protestante di Taizè:"La Croix", 30.5.1969).

"Il movimento liturgico di ambito universale, che ha luogo attualmente nella Chiesa Romana, costituisce uno sforzo tardivo per promuovere una partecipazione attiva e intelligente del laicato alla Messa, in modo che i fedeli si possano giudicare "celebranti" con il sacerdote" (Luther D. Reed, The lutheran liturgy, p.234).

"Adesso, nella Messa rinnovata, non c'è niente che possa veramente turbare il cristiano evangelico" (Siegevalt, Professore di Dogmatica nella Facoltà protestante di Straburgo. "Le Monde", 22.11.1969).

"Le nuove preghiere eucaristiche cattoliche hanno abbandonato la falsa prospettiva di un sacrifìcio offerto a Dio" ("La Croix", 10.12.1969; sono parole che Jean Guitton ha detto di aver letto in una rivista protestante molto apprezzata)

"Se si prende in considerazione l'evoluzione decisiva della liturgia eucaristica cattolica, la possibilità di sostituire il canone delle Messa con altre preghiere liturgiche, l'allontanamento dall'idea secondo la quale la Messa sarebbe un sacrificio, la possibilità di comunicare sotto le due specie, non ci sono più ragioni per le chiese della Riforma di proibire ai loro fedeli di prendere parte all'Eucaristia della Chiesa Romana" (Roger Mehl, protestante, in "Le Monde", 10.9.1970).

"Date le forme attuali della celebrazione eucaristica nella Chiesa Cattolica e in ragione delle convergenze teologiche presenti, molti ostacoli che avrebbero potuto impedire ad un protestante di partecipare alla sua celebrazione eucaristica sembrano essere in via di scomparire. Dovrebbe essere possibile, oggi, a un protestante, riconoscere nella celebrazione eucaristica cattolica la cena istituita dal Signore(...). Noi ci atteniamo all'utilizzazione delle nuove preghiere eucaristiche nelle quali noi ci ritroviamo e che hanno il vantaggio di sfumare la teologia del sacrifìcio che avevamo l'abitudine di attribuire al cattolicesimo. Queste preghiere ci invitano a trovare una teologia evangelica del sacrifìcio". (Brano tratto da un documento emanato dal Concistoro superiore della Confessione di Augsbubrg e della Lorena, dell'8.12.1973, pubblicato in "L'Eglise en Alsace", numero di gennaio 1974).

"La maggior parte delle riforme desiderate da Lutero, esistono d'ora innanzi nell'interno stesso della Chiesa Cattolica''(...). "Perché non riunirsi?" (Seppo A. Teinonen, teologo luterano, professore di Dogmatica nell'Università di Helsinki, giornale "La Croix" del 15.5.1972).

Julien Green, anglicano convertito, nella sua opera "Ce qu'il faut d'amour à l'homme" p.135, da la sua testimonianza: "La prima volta che ho sentito la Messa in francese, ho avuto difficoltà a credere che si trattasse di una Messa Cattolica. Soltanto la Consacrazione mi ha tranquillizato, malgrado fosse, parola per parola, simile alla consacrazione anglicana".
Nello stesso libro, l'Autore racconta l'impressione che lui e sua sorella hanno avuto davanti a una Messa teletrasmessa: è sembrata loro un'imitazione grottesca dell'ufficio anglicano. Alla fine, egli ha domandato a sua sorella: "Perché mai ci siamo convertiti?" .


Quello che segue è l'impetuoso articolo di Mons. Domenico Celada, apparso su "Vigilia Romana" nel Novembre 1971, dal quale emerge il forte spirito di resistenza anticonciliare, che animava non pochi generosi e che la dice lunga su certi retroscena orchestrati da ben noti modernisti per colpire mortalmente dall'interno la nostra Santa Madre Chiesa.




"E' da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia. Non già perch'io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d'anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l'autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di "liturgia pastorale", sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e veleno.
Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro "capolavoro": la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
E' il culto dell'ambiguità e dell'equivoco, non di rado il culto dell'indecenza.
Basterebbe questo per capire che il vostro "capolavoro" non proviene da Dio, fonte d'ogni bellezza, ma dall'antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s'è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di "traduzioni" grottesche (com'è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell'umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma, se non bastasse, c'è un altro segno che dimostra come il vostro "capolavoro" non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l'archiviazione del patrimonio della musica sacra, l'abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell'Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un "unico disegno criminoso".
Voi sapevate benissimo che la "lex orandi" è anche la "lex credendi", e che perciò mutando l'una, avreste mutato l'altra.. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l'unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l'atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un'ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le "tavole per la refezione eucaristica", negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale Presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano Cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure.
Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l'invocazione "a flagello terremotus, libera nos Domine", e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine.
Avete tolto l'invocazione "a spititu fornicationis, libera nos Domine", e mai come ora siamo coperti dal fango dell'immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti.
Avete abolito l'invocazione "ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris", e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.

Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d'oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."
Monsignor Domenico Celada.

Che dire poi della connivenza di questa gerarchia modernista con delle sette eretiche come quella del Cammino Neocatecumenale?
http://www.cammino.info/wp-content/uploads/redemptoris-mater-papa.jpg
Qui si vede Giovanni Paolo II tra i fondatori eretici del Cammino nel Seminario Neocatecumenale di Roma dove vengono formati novelli eretici Sacerdoti asserviti al movimento...

L'attuale Pontefice che riceve in udienza i fondatori eretici della setta neocatecumenale, si puo' ben dire che questo Pontefice abbia superato di gran lunga il Suo Predeccessore con la permissione dell'approvazione del falso Statuo definitivo e dell'approvazione delle catechesi eretiche del Cammino, (peraltro non ancora pubblicate)...

lunedì 30 maggio 2011

VERO E FALSO CRISTIANESIMO - di Don Curzio Nitoglia...

● La vera vita non consiste solo e unicamente nel mangiare e bere, nel divertirsi e provare emozioni e piaceri. Tutto ciò da solo non ha sbocco, non ha fine né ideale: porta alla morte senza speranza di resurrezione. È una vita puramente animale alla quale manca l’essenziale di ciò che ci rende uomini: il “razionale”, ossia conoscere la Verità e amare il Bene con una prospettiva soprannaturale ed eterna. L’uomo, infatti, è un “animale razionale” (Aristotele). Il cristiano oltre che uomo ha in sé l’ordine soprannaturale, Dio, presente nella sua anima, tramite la Grazia santificante, ma in maniera limitata e finita.

● Il cristianesimo integrale è una cosa seria, non conosce le mezze misure, i compromessi, gli accomodamenti, le mescolanze dei princìpi. Da princìpi assolutamente certi (Fede e Morale) tira conclusioni logiche, che portano ad una vita fatta di Conoscenza della Verità (Fede) ed amore del Bene (Carità). Ma non si può conoscere il Vero senza combattere il falso e l’errore; non si può amare il Bene senza odiare o separarsi dal male. “Militia est vita hominis super terram” (Giobbe). Occorre essere assolutamente integri e intransigenti nei princìpi, anche se “elastici”, misericordiosi e comprensivi della umana fragilità e limitatezza nelle questione di mezzi e di pratiche.

● “La Grazia non distrugge la natura, la presuppone e la perfeziona” (San Tommaso D’Aquino). Perciò dobbiamo prima essere veri uomini e poi buoni cristiani. Infatti La vita naturale è l’unione dell’anima col corpo, la vita soprannaturale o cristiana è l’unione dell’anima con Dio. La morte è la separazione dell’anima dal corpo, la dannazione è la separazione dell’anima da Dio a causa del peccato.

● Essere vero e integrale cristiano significa camminare verso una meta che è Dio, senza deviare a destra o a sinistra, per quanto umana limitatezza possa permetterlo. Una delle raccomandazioni principali che dobbiamo farci sempre è quella di non mentire mai a noi stessi e a Dio che vede ogni cosa anche i pensieri più reconditi. Bisogna aderire alla Verità anche se non ci piace e se ci ripugna.

● Il vero cristianesimo è il contrario del modernismo (“la cloaca in cui confluiscono tutte le eresie”, San Pio X) per il quale non esiste una Verità assoluta, oggettiva, stabile, ma tutto è prodotto dalle esigenze o dal capriccio umano. Dio è il prodotto dell’uomo! Che assurdità, depravazione, degenerazione! Il modernismo è una religione rovesciata, infera, degenerata e invertita. Invece il vero cristianesimo integrale ha un unico Fine, oggettivo, per cogliere il quale bisogna essere disposti a tutto anche a rinnegare o dire no a noi stessi, ai nostri capricci, interessi, gusti e piaceri, in breve all’io corrotto dal peccato originale che invece è idolatrato dal modernismo soggettivistico. Ecco la contrapposizione irreconciliabile tra cristianesimo e modernismo, tra Cristo e Satana, tra luce e tenebre, tra “io” falso e ferito e Dio.

● Questa è la nostra Fede, ma “la Fede senza le opere è morta” (Giac. II, 20). Quindi bisogna tirarne delle conclusioni e applicarle alla vita pratica e quotidiana. Sapere e volere debbono camminare assieme, la sola conoscenza “gonfia”, la sola volontà è cieca. Noi siamo fatti per “conoscere, amare e servire Dio e mediante questo salvare la nostra anima” (Catechismo di San Pio X).

● Il buon uso delle creature è indispensabile per la vera e buona vita cristiana. Le creature (noi compresi) sono mezzi e strumenti atti a farci cogliere il Fine ultimo che è uno solo: Dio. Quindi non dobbiamo servirle ma servircene (nel senso buono e non utilitaristico del termine). Ossia, le si impiega “tanto quanto ci aiutano a cogliere il Fine, né più né meno” (S. Ignazio da Loyola). Anche noi siamo creature e mezzi per gli altri. Non dobbiamo scambiarci per il Fine. Questo è narcisismo disordinato non cristianesimo. L’ordine è il mezzo ordinato al Fine.

● Il disordine è quando l’uomo si mette al posto di Dio. Tutti i mali derivano da questo disordine, che è il ribaltamento dell’ordine divino. Il Modernismo è essenzialmente questa rivoluzione antropocentrica. Non è un peccato di debolezza o fragilità, ma dello spirito e di fermo proposito, scientificamente studiato e fermamente voluto. Dio non è il primo o il Fine né nell’intelletto, né nella volontà e neppure nella sensibilità dell’uomo, ma l’Uomo è “Fine” a se stesso (Gaudium et spes, 24) e Dio una sua produzione!

● “Et ab occultis meis munda me”, infatti ognuno di noi anche se non è modernista può, per debolezza, mettere Dio al secondo posto, anche non esplicitamente o non pienamente cosciente ma praticamente nel bene che fa o crede di fare. Queste sono le imperfezioni che non vediamo pienamente o non vogliamo vedere, cercando di occultarle ai nostri occhi. Ma non possiamo nasconderle agli “occhi” di Dio. Facciamo il bene per “glorificare” il nostro amor proprio più che per dar gloria a Dio solo. È mancanza di purezza d’intenzione. Occorre fare attenzione, poiché “l’uomo guarda all’azione, ma Dio all’intenzione” (Imitazione di Cristo) e il giorno del Giudizio ci troveremo a mani vuote di fronte Dio, avendo fatto il bene per noi stessi e per la nostra “gloria” tramite una segreta e impercettibile compiacenza nelle nostre capacità e azioni. Dobbiamo far caso solo allo sguardo di Dio e al suo Giudizio. Se ci lasciamo influenzare dall’occhio e dal “giudizio” dell’uomo significa che Dio non ha praticamente e realmente il primo posto in noi. Dobbiamo solo pensare a ciò che avviene in noi di bene per ringraziare Dio o di male per correggercene e non a ciò che avviene attorno a noi: sarebbe rispetto umano. Quando ci mettiamo al primo posto, in pratica anche se non a parole, viviamo nella menzogna. “Tutti i mali della nostra vita derivano dall’eccessivo timore di dispiacere agli altri o dal desiderio disordinato di essere apprezzati da loro” (Imitazione di Cristo). Dobbiamo chiedere a Dio la luce e la forza per raddrizzare questa stortura, che sussiste nel profondo della nostra anima. Solo quando Dio sarà il primo nella nostra vita, non solo a parole ma anche nei fatti, allora saremo veramente cristiani.

● Orgoglio e Umiltà. La vera umiltà di cuore e non di sole parole consiste nella verità. La nostra vita è creata
e ci è data da Dio per Dio. La falsità è pensare che la nostra vita è diretta da noi e per noi.

● Dolcezza e Fortezza sono le due virtù che occorrono al vero cristiano per sopportare, accettare e per agire. Docilità nell’accettazione e virilità nell’azione. Senza docilità la fortezza si tramuterebbe in crudeltà e senza fortezza la dolcezza in codardia. Dobbiamo unire queste due virtù, come l’intelletto e la volontà. Per fare un esempio: abbiamo amici, ma anche nemici. È facile vivere con gli amici (anche se uno solo è il vero amico che non tradisce mai: Gesù Cristo). “Il nemico di oggi forse sarà l’amico di domani e l’amico di oggi sarà il nemico di domani” (Imitazione di Cristo). È difficile umanamente parlando vivere con i nemici. Allora bisogna saper far tesoro, soprannaturalmente, delle gioie degli uni e delle pene degli altri per esercitare la virtù di pazienza e di fortezza. Pene e gioie sono mezzi che debbono aiutarci a raggiungere il Fine che è Dio. Tutto deve servire al nostro sviluppo: lodi e affronti. Se viviamo solo per il nostro piacere non mettiamo Dio al primo posto. Invece se Dio è realmente il Fine ultimo della nostra vita allora le gioie degli amici e le pene dei nemici ci aiuteranno come strumenti per unirci a Dio. Chiediamogli la grazia di “saper sopportare chi ci avversa e di evitare chi ci adula e lusinga” (Imitazione di Cristo).

● Accettare e Fare. Questa è la vita cristiana. Accettare tutto quel che Dio permette, anche ciò che ci ripugna, per fare la Volontà di Dio, anche se è crocifiggente. Croce deriva dal latino cruciari ossia essere tormentato. Chi rifiuta di essere tormentato rifiuta la Croce e Gesù e quindi si preclude il Paradiso. La vera unione con Dio è l’unione morale o della Volontà, è l’uniformità alla Volontà di Dio. Sono realmente in comunione o in unione di vita comune con Dio se accetto la Sua Volontà in tutto ciò che mi accade e faccio il mio dovere anche se mi pesa e non mi piace.

● Ancora una volta ci si trova di fronte alla opposizione per diametrum tra Cristianesimo e Modernismo. Il primo accetta dalle mani di Dio tutto, gioie e dolori: “Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Nome del Signore!” (Giobbe). Il secondo ci dice che “Dio” è un prodotto dei bisogni del subconscio umano, per rendere l’uomo felice e soddisfatto di sé nell’esperienza o nel sentimentalismo religioso. Dio è un’escrescenza dell’egoismo umano per saziarsi maggiormente di sé, è qualcosa che l’uomo si dà per essere ancora più realizzato come Uomo. Che stravolgimento totale del cristianesimo!

● Apparenza e Realtà. Scorza e sostanza. Tutto ciò che l’egoismo chiama avversità o felicità è l’apparenza, la superficie, sotto la quale si cela la sostanza: la Volontà di Dio, come Gesù è realmente presente sotto le apparenze o specie dell’ostia di pane. Ebbene se vogliamo fare la Volontà di Dio dobbiamo accettare dalle sue mani tutto: le gioie e i dolori. La Volontà di Dio è dappertutto e noi dobbiamo essere felici in ogni occasione, anche nelle apparenze dell’avversità, vedendo la sostanza della divina Volontà, che sola può darci la vera pace dell’anima. Certamente questa pace, imperturbabilità del cuore, che nulla altera nel fondo dell’anima, anche se la sensibilità ne risente, non è frutto dei nostri sforzi, ma della Grazia di Dio. Chiediamola a Dio: è il dono più prezioso che possiamo ottenere: calmi e composti nella gioia, calmi e sereni nel dolore.

● La Vera Pace Sociale. “Non esistono mestieri bassi, esistono solo uomini bassi”. Qualsiasi mestiere, qualsiasi condizione sociale è voluta da Dio. Come nel corpo umano vi sono i piedi, le gambe, il cuore e la testa, così è nel corpo sociale. E come i piedi non possono fare a meno della testa, così la testa non può disprezzare i piedi, perché sono “bassi” (Apologo di Menenio Agrippa).

● la Meditazione non serve a piegare Dio a fare la nostra volontà, ma ad ottenerci la forza per fare la Sua volontà. Pregare soprattutto mentalmente significa avvicinarsi a Dio, entrare in comunione di pensiero e di volontà con Lui. Se tutti i nostri pensieri e le nostre riflessioni diventano orazione allora troveremo la vera unione con Dio e la vera pace dell’anima.

Conclusione.

● Tutto ciò sembra esagerato e impossibile. Dal punto di vista puramente naturale lo è ma: “tutto posso in Colui che mi fortifica” (San Paolo). Tuttavia l’egoismo, il proprio comodo, il capriccio sono quasi onnipresenti nelle nostre opere e nella nostra natura ferita dal peccato originale. Occorre sempre rifarci a princìpi del cristianesimo, decisi a seguirli sin nelle loro ultime conclusioni, senza accomodarli ai nostri capricci. I princìpi non conoscono accomodamenti: 2 + 2 = 4, sempre 4 non quasi 4 o 4 e qualcosa. Invece quando si tratta di metodo, di come adoperare i mezzi possiamo essere elastici e concreti. Fermezza nei princìpi perché si crede, dolcezza nei mezzi perché si ama. Se ci lasciamo sopraffare dai capricci nel campo di princìpi siamo “canne agitate dal vento”. I capricci per definizione mutano continuamente e senza un perché. Se mancano i princìpi o si annacquano, vengono meno i veri cristiani per dar luogo ai mezzi-cristiani. Il cristiano deve sforzarsi di essere un alter Christus.
Ora,

1°) Cristo è Dio e come Dio non muta, così il cristiano deve cercare di non cambiare continuamente i princìpi del suo agire.

2°) Cristo è vero uomo, quindi non dobbiamo distruggere la natura umana in noi, ma educarla ed elevarla soprannaturalmente.

3°) In Cristo la natura umana e quella divina sono unite nella Persona del Verbo, ma non sono mescolate, confuse, sono mantenute nella loro integrità dalla Persona divina. Così il cristiano deve cercare di subordinare e unire la natura alla Grazia, ricorrendo al Verbo divino.

4°) Cristo non ha persona umana, vi è una sola Persona divina che fa sussistere in Sé la natura divina e quella umana. Così il cristiano dovrebbe cercare di perdere la sua falsa personalità umana ferita dal peccato originale, per far vivere in sé la Persona di Cristo. “Vivo, iam non plus ego, sed Christus vivit in me”; “Mihi vivere Christus est et mori lucrum” (San Paolo). Solo i santi, che hanno fatto vivere perfettamente Cristo in sé ed hanno perso la loro vecchia personalità ferita e disordinata, sono uomini normali e cristiani perfetti e integrali, poiché hanno annientato l’indipendenza del falso “io” di fronte all’Io di Cristo.

Perciò,

1°) dobbiamo lavorare al perfezionamento dell’elemento divino in noi, mediante la Grazia santificante;

2°) dell’umano mediante l’educazione e la sottomissione della sensibilità all’intelletto e alla volontà;

3°) dobbiamo poi unire la nostra persona umana a quella divina, allontanando ogni ostacolo tra Lui e noi;

4°) ed infine perdere o uniformare totalmente la nostra volontà o personalità alla Volontà divina, facendoci condurre da Lui.

● San Paolo ci invita “Siamo forti nel Signore, affidiamoci alla sua potenza. Rivestiamoci dell’armatura di Dio per resistere agli assalti del diavolo. Poiché la lotta che dobbiamo sostenere non è contro gli esseri fatti di carne e sangue, ma contro i prìncipi delle tenebre, contro gli spiriti maligni. Ai reni la cintura della verità; al petto la corazza della giustizia; ai piedi la calzatura del Vangelo; al braccio lo scudo della fede; al capo l’elmo della speranza; alla mano la spada dello spirito” (Efes., IV, 10-17).

● Non possiamo restare indifferenti agli assalti contro ciò che per noi vi è di più prezioso: la nostra Fede, la nostra Religione, il nostro Dio e la Sua Chiesa. Se riusciremo ad essere fedeli alla severità dei princìpi e della disciplina tracciata, nulla potrà atterrirci e la vittoria finale sarà nostra e soprattutto di Dio con noi. Se abbiamo idee vere e non annacquate in testa, amore soprannaturale nel cuore e nella volontà, sangue rigenerato dal Sacrificio di Cristo nelle vene, potremo fare qualcosa di piccolo anche nel mondo presente. Infatti vi è una potenza, che non è nostra ma alla quale possiamo partecipare, in questo mondo che trionfa su tutto e questa è la nostra Fede (I Gv., V, 4).

14 maggio 2011

sabato 28 maggio 2011

LE INSIDIE DELLA SETTA COMUNISTA: smascheriamo il compromesso storico...L'eredita' spirituale di due grandi Vescovi cattolici...

 
LE INSIDIE DELLA SETTA COMUNISTA:
smascheriamo il compromesso storico :PDF

a cura di Mons. De Castro Mayer,
da Cristianità del luglio-agosto 1974

UN DOCUMENTO SEMPRE E QUANTO MAI ATTUALE
al link http://www.doncurzionitoglia.com/cristianita_006_1974_Setta_comunista.pdf

Il rimedio per fare fronte all’autodemolizione


testo a cura di Mons. Antonio De Castro Mayer

per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica

Vescovo di Campos

11 aprile 1971

 
...DOVERE CHE SPETTA AL VESCOVO: VEGLIARE SULLA ORTODOSSIA
 

Data limportanza capitale della materia - la purezza della fede - e l'obbligo che ci tocca di pascere bene le pecore di Cristo che ci sono state affidate, giudichiamo nostro dovere tornare sull'argomento, comunicando al nostro gregge le apprensioni e gli ammonimenti del Papa. A questo ci invita lo stesso Pontefice, poiché ricorda che, a tutti quelli che hanno ricevuto « con l’imposizione delle mani, la responsabilità di conservare puro e integro il deposito della fede e la missione di annunciare incessantemente il Vangelo ›› [3], è fatto obbligo di testimoniare la loro fedeltà al Signore nella predicazione, nell’insegnamento, nella condotta della vita.
D'altra parte, al diritto imprescrittibile del fedele a ricevere la parola di Dio, corrisponde nei vescovi il «grave e urgente dovere di annunciargliela instancabilmente, perché esso cresca nella fede e nella intelligenza del messaggio cristiano››[4].
PROFONDA CRISI DELLA FEDE NEL SENO DELLA CHIESA

Tale dovere della carica episcopale è oggi più imperioso, poiché lavora nel seno della Chiesa una crisi generalizzata e senza precedenti, come attesta la presente esortazione apostolica, crisi, come la denomina il Papa, di autodemolizione, perché, guidata da membri della Chiesa, scuote in profondità la coscienza dei fedeli, in quanto li confonde in ciò che hanno di più essenziale nella religione.
Afferma, infatti, Paolo VI, nel documento che stiamo. presentando, che oggi « molti fedeli sono turbati nella loro fede da un cumulo di ambiguità, di incertezze e di dubbi che la toccano in quel che essa ha di essenziale. Tali sono i dogmi trinitario e cristologico, il mistero dell'Eucaristia e della presenza reale, la Chiesa come istituzione di salvezza, il ministero sacerdotale in mezzo al popolo di Dio, il valore della preghiera e dei sacramenti, le 'esigenze morali riguardanti, ad esempio, l’indissolubilità del matrimonio o il rispetto della vita umana. Anzi, si arriva a tal punto da mettere in discussione anche l'autorità divina della Scrittura, in nome di una radicale demitizzazione ››[5].
Come vedete, amati figli, la crisi nella Chiesa non potrebbe essere più profonda. Leggendo le parole del Papa, ci chiediamo: che cosa è rimasto intatto nel cristianesimo? Infatti, se non vi è certezza sul dogma trinitario, mistero fondamentale della Rivelazione cristiana; se aleggiano ambiguità sulla Persona adorabile dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo; se si è titubanti di fronte alla Santissima Eucaristia; se non si concepisce la Chiesa come istituzione di salvezza; se non si sa che posto occupa il sacerdote in mezzo ai fedeli e non vi è neppure sicurezza per ciò che concerne gli obblighi morali; se la preghiera non ha valore e neanche la sacra Scrittura, che cosa resta del cristianesimo, della Rivelazione cristiana? Comprendiamo che il Papa si senta spinto a eccitare lo zelo dei vescovi, custodi della fede, consacrati per essere autentici Pastori che pascono con affetto, vigilanza e fermezza, le pecore del divino Pastore delle anime....


Interessante intervista...
Auguro a tutti coloro che si sentono legati alla Tradizione di leggere attentamente l'intervista rilasciata da Daniele Arai al circolo culturale Christus Rex. Riappare la tempra dei due grandi vescovi Mgr de Castro Mayer e Mgr Lefebvre. Viene riproposto il mistero della Chiesa cattolica occupata nel suo centro geografico, Roma, dalla contro-chiesa conciliare. La possibilità che gli ultimi capi dello stato del vaticano non siano papi riemerge. Il mistero e trattato con la dovuta cautela del teologo. "Non metto la mia mano nel fuoco che questo (Giovanni Paolo II) sia papa" ci disse Mgr. Lefebvre, lui che non riteneva opportuno dichiarare la sede vacante. Riflettiamo: Mgr. Lefebvre ha posto il problema della sedevacante e non ha volutamente risolverlo. Chiediamoci: Mgr. Lefebvre dopo le consacrazioni episcopali ripeteva che la chiesa ufficiale non rappresenta la chiesa cattolica; di conseguenza vietava di discutere in sede ufficiale con le autorità della chiesa conciliare e qualificava come illusione puerile il tentativo di entrare nel sistema della chiesa ufficiale per convertirla. La dichiarazione che la chiesa ufficiale non rappresenti la chiesa cattolica pone un problema forse anche superiore a quello di un papa eretico. Il papa eretico è un corpo estraneo nella chiesa. Una chiesa ufficiale che non rappresenta la chiesa cattolica e una contro-chiesa. Che a capo di essa vi sia un non cattolico è una conseguenza. A questo punto, il mistero dell'apostasia conciliare attinge il massimo della sua espressione e supera forse il fatto di un papa eretico. Se si trattasse solo del papa eretico, bastava riunire i cardinali e i vescovi per dichiararlo tale. Ma non c'erano cardinali e di vescovi ce n'erano solo due! Uno optava per la dichiarazione della sede vacante, l'altro ritenne inopportuno farlo. Se invece di essere stati in due fossero stati un centianio di vescovi come Mgr Lefebvre e Mgr de Castro Mayer molto probabilmente avrebbero dichiarato la sede vacante. I due vescovi hanno voluto invece occuparsi primariamente del gregge, dando loro dei pastori. Hanno consacrato quattro vescovi.Chi ha a cuore la salvezza delle anime e contempla il mistero di iniquità nella chiesa, segua le ultime volonta di Mgr Lefebvre, rifletta sui consigli di Mgr de Castro Mayer e non abbia paura di essere demonizzato da chi usa come una ingiuria il termine di sedevacantista e non teme l'illusione puerile di riconciliarsi con la roma modernista. Preghiamo per la conversione dei vescovi e dei loro greggi. Se Dio vuole, Roma sarà liberata dalla sètta modernista.

Don Floriano Abrahamowicz

Intervista esclusiva al Prof. Daniele Arai:
L’eredità spirituale di Mons. De Castro Mayer


venerdì 27 maggio 2011

Il “golpe” che ha cambiato il volto della Chiesa Cattolica mediante il concilio Vaticano II...

IL GOLPE TACIUTO

Interessante articolo da leggere con attenzione....
Il “golpe” che ha cambiato il volto della Chiesa Cattolica mediante il concilio Vaticano II, non è stato il frutto di un’improvvisazione, ma l’esecuzione di un progetto elaborato nei secoli passati da determinate società segrete. L’attentato supremo contro la Chiesa ordito dalle sette occulte-liberali, non è una “teoria della cospirazione” o una leggenda, poiché la sua esistenza è autenticata dal papato stesso alla fine del XIX secolo. Le carte segrete dell’Alta vendita dei Carbonari (una branca della massoneria), che coprono un periodo che va dal 1820 al 1846, attestano l’esistenza di un complotto. Esse caddero nelle mani di papa Gregorio XVI  e furono pubblicate, su richiesta di papa Pio IX, da Crétineau-Joly nella sua opera “L’Eglise romaine et la revolution” nel 1859. E con il breve di approvazione del 25 febbraio 1861 che indirizzò all’autore, Pio IX consacrò l’autenticità di questi documenti, ma non permise che venissero divulgati i nomi dei membri dell’Alta Vendita implicati nel carteggio. Se i papi hanno permesso che i documenti fossero pubblicati è perché i fedeli fossero messi al corrente della congiura ordita contro la Chiesa dalle società segrete, perché ne conoscessero il piano e fossero premuniti contro la sua eventuale realizzazione. Leggendo queste carte si rimane stupefatti nel constatare che, non solo questi piani sono stati realizzati, ma la realtà attuale li supera in senso negativo. Si riportano quelle parti più significative dei documenti in questione (per la versione integrale ciccare qui):

Il Papa, chiunque sia, non verrà mai alle Società segrete; tocca alle Società segrete di fare il primo passo verso la Chiesa e verso il Papa, collo scopo di vincerli tutti e due. Il lavoro al quale noi ci accingiamo non è l'opera d'un giorno, né di un mese, né di un anno. Può durare molti anni, forse un secolo: ma nelle nostre file il soldato muore e la guerra continua. Noi non intendiamo già di guadagnare il Papa alla nostra causa, né di farne un neofita dei nostri principii, od un propagatore delle nostre idee. Sarebbe questo un sogno ridicolo; ed in qualunque modo siano per volgere gli avvenimenti, se anche accadesse che qualche Cardinale o qualche Prelato, di piena sua buona voglia o per insidia, entrasse a parte dei nostri segreti, non sarebbe questa una ragione per desiderare la sua elevazione alla Sede di Pietro. Questa elevazione sarebbe anzi la nostra ruina. Giacché, siccome egli sarebbe stato condotto all'apostasia per sola ambizione, così il bisogno del potere lo condurrebbe necessariamente a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo cercare ed aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, si è un Papa secondo i nostri bisogni. […] Con questo solo noi andremo più sicuramente all'assalto della Chiesa, che non cogli opuscoletti dei nostri fratelli di Francia e coll'oro stesso dell'Inghilterra. E volete sapere il perché? Perché, con questo solo, per istritolare lo scoglio sopra cui Dio ha fabbricato la sua Chiesa, noi non abbiamo più bisogno dell'aceto di Annibale, né della polvere da cannone e nemmeno delle nostre braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nel complotto, e questo dito mignolo val per questa crociata tutti gli Urbani II e tutti i S. Bernardi della Cristianità. Noi non dubitiamo punto di arrivare a questo termine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? e come? L'incognita non si vede ancora. Ciò nonostante, siccome nulla ci dee smuovere dal piano tracciato, che anzi al contrario tutto vi deve concorrere, come se il successo dovesse coronare domani l'opera appena abbozzata, noi vogliamo, in questa istruzione, che dovrà tenersi celata ai semplici iniziati, dare ai preposti della Vendita suprema alcuni consigli ch'essi dovranno inculcare a tutti i fratelli sotto forma d'insegnamento o di memorandum. […] Or dunque, per assicurarci un Papa secondo il nostro cuore, si tratta prima di tutto, di formare, a questo Papa, una generazione degna del regno che noi desideriamo. Lasciate in disparte i vecchi e gli uomini maturi; andate, invece, diritto alla gioventù, e, se è possibile, anche all'infanzia […] vi farete, con poca spesa, una riputazione di buon cattolico e di buon patriota. Questa riputazione di buon cattolico e di buon patriota, aprirà alle nostre dottrine il cuore del giovine clero e degli stessi conventi. Tra qualche anno questo giovane clero avrà, per la forza delle cose, invasi tutti gli uffici. Egli governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sovrano, e sarà chiamato ad eleggere il Papa futuro. Questo Papa, come la più parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente più o meno imbevuto, anche lui, dei principii italiani ed umanitarii che noi cominciamo ora a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senapa che noi confidiamo alla terra, ma il sole di giustizia lo svilupperà fino alla più alta potenza; e voi vedrete un giorno qual ricca messe produrrà questo piccolo seme. Nella via che noi tracciamo ai nostri fratelli, vi sono grandi ostacoli da vincere e difficoltà di più sorta da sormontare. Se ne trionferà coll'esperienza e colla sagacia. La mèta è sì bella che merita la pena di spiegar tutte le vele al vento per arrivarvi. Volete voi rivoluzionare l'Italia? Cercate il Papa di cui noi vi abbiamo fatto il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Fate che il Clero cammini sotto la vostra bandiera, credendo di camminare sotto la bandiera delle Chiavi apostoliche. Volete far sparire l'ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Tendete le vostre reti come Simone Barjona: tendetele al fondo delle sacrestie, dei seminari e dei conventi, anziché al fondo del mare; e se voi non precipiterete nulla, noi vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci diventò pescatore d'uomini: voi pescherete degli amici e li condurrete ai piedi della Cattedra Apostolica. Voi avrete così pescato una rivoluzione in tiara e piviale, preceduta dalla croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che di ben piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo.

giovedì 26 maggio 2011

Appello di Magdi Cristiano al Papa...

O Comunismo, o Cristo


Ora, sotto il nome di comunismo, non s’intende più semplicemente un sistema economico, ma si vede la semplice negazione di tutto intero l’ordine spirituale, tutto riducendo al trionfo della materia. Alla stessa Provvidenza si sostituisce ora il materialismo storico. I diversi governi hanno fin qui creduto di poter opporre alla marea comunista una diga in grazia di tutto un sistema di leggi in favore del proletariato. L’intenzione può bensì essere degna d’encomio, ma il rimedio non è questo, perché non è questa la malattia di cui soffre oggi la società.

Oggi comunismo non significa più semplicemente un sistema economico, come ancora lo concepiscono parecchi credenti che tempo addietro vollero intitolarsi: Comunisti Cristiani. Oggi il Comunismo integrale è essenzialmente un sistema religioso, che vuole distruggere i valori dello spirito in grazie del più puro ed assoluto materialismo. Dio, Patria e Famiglia nel sistema Comunista integrale non hanno più senso alcuno. L’anima del mondo è il materialismo storico.

Per combattere questa speciale forma di occulto Satanismo, avversario non meno della Religione, che di tutte le Patrie, non c’è che Cristo. Egli solo può vincere Satana ed incatenarlo ai suoi piedi, come ce lo spiega Abacuc nel suo Cantico: (Deus) stetit et mensus est terram; ante faciem Eius ibit mors. Et egredietur diabolus ante pedes eius…

Le sole forze umane non bastano a trattenere l’avanzata travolgente del Comunismo. Forse, tra mezzo secolo apparirà ancora più evidente la natura essenzialmente religiosa della guerra che fin d’ora scuote il mondo: o Comunismo, o Cristo. Chi non vuole soccombere al materialismo assoluto, si schieri con Cristo vincitore.

[Tratto da una lettera pastorale del Cardinale Ildefonso Schuster, datata 10 febbraio 1945].
Appello di Magdi Cristiano al Papa

Inoltre ricordiamo, a chi appoggia il movimento diabolico comunista, in che cosa incorre...


Il Decreto[5] in questione è scritto in latino; questa è una sua traduzione integrale:

« È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione:
  1. se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo;
  2. se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l'opera dei comunisti, o scrivere per essi;
  3. se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2;
  4. se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica.
Gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela della fede e della morale, avuto il voto dei Consultori, nella riunione plenaria del 28 giugno 1949 risposero decretando:
  1. negativo: infatti il comunismo è materialista e anticristiano; i capi comunisti, sebbene a volte sostengano a parole di non essere contrari alla Religione, di fatto sia nella dottrina sia nelle azioni si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo;
  2. negativo: è proibito dal diritto stesso (cfr. canone 1399[6] del Codice di Diritto Canonico);
  3. negativo, secondo i normali princìpi di negare i Sacramenti a coloro che non siano ben disposti;
  4. affermativo.
Il giorno 30 dello stesso mese ed anno il Papa Pio XII, nella consueta udienza all'Assessore del Sant'Uffizio, ha approvato la decisione dei Padri e ha ordinato di promulgarla nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis»

(Decretum, 1 luglio 1949)

"Pertanto rito antico e Novus Ordo non possono convivere sotto lo stesso tetto. Noi siamo convinti e lo ribadiamo che la sola messa valida sia quella antica, la messa di sempre e non cambiamo posizione".

 
Fonte: Pontifex
Con Don Davide Pagliarani,superiore per l'Italia della Fraternità San Pio X, fedele interprete della Tradizione cattolica, discutiamo della recente Istruzione di chiarimento sul Motu Proprio in tema di messa antica. Don Davide, qual é il suo giudizio? "questa istruzione conferma, ove non ve ne fosse bisogno, che vi sono state a suo tempo, molto forti resistenze da parte dei Vescovi sulla messa antica. Credo che questa istruzione di fatto recepisca in filigrana queste opposizioni". Diamone una lettura: "il documento ha due grandi limiti. Il primo riguarda la ammissione che esistano due riti, quello romano antico e il Novus Ordo. Paradossalmente quei vescovi che si oppongono al vecchio rito sono molto più coerenti nella loro ostinazione e nell'errore. Infatti i due riti sono frutto e figli di due ecclesiologie diverse e inconciliabili tra di loro. Pertanto rito antico e Novus Ordo non possono convivere sotto lo stesso tetto. Noi siamo convinti e lo ribadiamo che  la sola messa valida sia quella antica, la messa di sempre e non cambiamo posizione".

Ma Don Davide critica il punto 19 dell'Istruzione:

"la messa tridentina non é mai stata abrogata, dunque dare delle disposizioni su uno strumento che formalmente non é stato cancellato é contraddittorio. Il rito ha una valenza intrinseca e non dipende da deroghe o statuizioni".

Don Davide che cosa pensa della recente statua di Giovanni Paolo II a Roma che ha destato molte perplessità?

"non ne so nulla, ma il nocciolo riguarda l'arte sacra in genere che é scaduta dopo il Vaticano II e la riforma liturgica. Indubbiamente il senso del sacro é venuto meno, ma questo ha dei legami stretti col fatto che sia cambiata in peggio la liturgia. Non sono impazziti gli architetti, é impazzita la liturgia che ha stravolto le regole verso il brutto".

Preti che commettono atti contro la morale cattolica, come si spiega?

"in parte il tutto é connesso con quello che dicevo prima. Dopo il Vaticano II quello che era la definitività e il rispetto del dogma é sparito, in nome della continua revisione, un cantiere aperto. Si cambiano visioni, interpretazioni, e dunque anche le inclinazioni e l'etica mutano e risentono della rilassatezza tipicamente post conciliare".

Bruno Volpe

mercoledì 25 maggio 2011

Benedetto XVI incontra Lutero sulle “prospettive della convivenza ecumenica”...

Ha scritto San Massimiliano Kolbe; tratto dal suo diario datato 1933.

«Soltanto quando tutti gli scismatici e i protestanti professeranno il Credo cattolico con convinzione e quando tutti gli ebrei chiederanno volontariamente il Santo Battesimo, solamente allora l’Immacolata avrà raggiunto i suoi obiettivi.. non c'è peggior nemico dell'Immacolata e della sua Milizia che l'ecumenismo attuale, contro il quale ogni Cavaliere non solo deve combattere, ma anche fare opera di neutralizzazione attraverso un'azione diametralmente opposta che in ultima battuta lo annienti.”


GERMANIA: FERVONO I PREPARATIVI PER L’INCONTRO ECUMENICO AD ERFURT, DOVE VISSE MARTIN LUTERO 
Conversione? Abiura dell’eresia? Niente di tutto ciò. Il “Papa tradizionalista” incontra gli eredi di Lutero sulle “prospettive della convivenza ecumenica”…(n.d.r.)

I preparativi per l’incontro ecumenico in programma durante la visita di Benedetto XVI in Germania sono a buon punto.
Lo hanno affermato Nikolaus Schneider, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) e mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), in un comunicato congiunto diffuso ieri.
“Auspichiamo che dal colloquio e dalla messa possano scaturire impulsi importanti per la continuazione del cammino delle due grandi Chiese del nostro Paese”, hanno dichiarato.
Siamo convinti dell’ecumenismo, non esistono alternative ad esso. Perciò è un bene parlare con Benedetto XVI sulle prospettive della convivenza ecumenica”, hanno proseguito i capi delle due Chiese, sottolineando che il luogo in cui avverrà l’incontro il 23 settembre prossimo, il convento di S. Agostino di Erfurt, ora importante centro spirituale e culturale evangelico, è un luogo significativo poiché Martin Lutero vi visse come monaco cattolico dal 1505 al 1511. (Agenzia Sir, 25/05/2011)

La Santa Messa e il calvario Confronto fra la Liturgia antica e quella attuale...

"...Che cosa di più bello Gesù poteva dare all'umanità, che cosa di più prezioso, di più Santo, quando moriva sulla croce? Il Suo Sacrificio. La messa è il tesoro più grande e il più ricco dell'umanità che Nostro Signore ci abbia donato...La Messa è "tutto per Dio". Perciò vi dico: per la gloria della Santissima Trinità, per l'amore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la devozione della Santissima Vergine Maria, per l'amore della Chiesa, per l'amore del Papa, per l'amore dei Vescovi, dei Sacerdoti, di tutti i fedeli, per la salvezza del mondo...custodite il testamento di Gesù Cristo, custodite il Sacrificio di Nostro Signore! Conservate la Messa di Sempre!..."

Quali sono i frutti della nuova Messa "Novus Ordo Missae" ?

Il significato della «Messa cattolica» secondo la concezione della comunita' San Pio X della Chiesa cattolica...
Sempre l'uomo ha ritenuto opportuno offrire a Dio dei sacrifici per onorarlo e per riconoscerlo Creatore e Signore di tutte le cose. Ma i sacrifici dell'antico Testamento erano soltanto un simbolo ed una figurazione dell'unico vero Sacrificio, quello di Gesù sulla croce: così gli agnelli che offriva Abele e quelli che immolavano i sacerdoti di lsraele; così ancora Isacco che sull'altare di pietra stava per essere immolato a Dio, così infine tutti i sacrifici della Legge antica. Ad essi mancava la "forza" per riaprire le porte del Paradiso, chiuse dal peccato di Adamo: il peccato di un uomo, creatura finita, nei confronti di Dio, il Creatore infinito, è in certo qual modo una colpa infinita, che, come tale, l'uomo da solo non potrà mai cancellare. Ecco che solo il sacrificio di Dio stesso, fattosi uomo, poteva attuare la redenzione; solo l'agnello-Cristo, e non l'agnello di Abele e dei sacerdoti del tempio, poteva prendere su di sé tutti i peccati del mondo ("Agnus Dei qui tollis peccata mundi") e aprire le porte del Cielo. Il sacrificio di Cristo cancella quindi tutti gli altri, si sostituisce ad essi perché è l'unico perfetto: il sacerdote è Cristo stesso, la vittima immolata è sempre Cristo.
Ma mentre Gesù si preparava a morire sulla croce aveva in mente un disegno meraviglioso di amore. Voleva che il suo sacrificio non si compisse soltanto sul monte Calvario, ma che continuasse, in modo misterioso, tutti i giorni sino alla fine del mondo. Per questo dà ai suoi apostoli la facoltà di celebrare la Messa, di attuare cioè "la rinnovazione del Sacrificio della Croce, reso presente sull'altare in maniera incruenta, cioè senza spargimento di sangue". Sull'altare-Calvario si compie realmente, ma in maniera incruenta, lo stesso sacrificio che Gesù compì sulla croce. Infatti sul Calvario la vittima era Gesù, sull'altare la vittima (="hostia") è lo stesso Gesù; sul Calvario il sacerdote era Gesù che offriva se stesso all'eterno Padre; sull'altare il vero sacerdote è Gesù che offre se stesso per mezzo del prete "altro-Cristo".
Ecco, in poche parole, il significato di ciò che costituisce il sole della vita spirituale cristiana, la S. Messa. Se potessimo capire solo un poco la grandezza di questo mistero ne resteremmo abbacinati: un Dio che si fa uomo, un Dio che si fa ostia per entrare nelle sue creature, avere con loro una intimità totale, donando tutto sé stesso, la sua grazia, affinché ogni uomo possa dire, con S. Paolo: "Tutto posso in Colui che mi dà forza". Con l'Eucarestia Dio ci ha dato veramente tutto. S. Agostino esclamava: "Dio essendo onnipotente non poté dare di più; essendo sapientissimo non seppe dare di più; essendo ricchissimo non ebbe da dare di più". E S. Francesco: "L'uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull'altare, tra le mani del sacerdote, appare il figlio di Dio".

I paradossi postconciliari
Tratto da Una fides:
Nell'elenco dei fatti più inspiegabili, più sfacciati perpetrati nei confronti dei dogmi del Santo Magistero della Chiesa Cattolica va annoverato, con estremo vigore, quello che fu l'allora invito alla partecipazione attiva nella Commissione Consilium per la redazione della nuova messa, dei sei consulenti pastori protestanti, Ronald Jasper, Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di Taizé. La cosa ha per un cattolico erudito dell'incredibile. Com'è possibile che in un compito tanto delicato, in quel preteso rinnovamento del fulcro del culto Cattolico, fra l'altro rinnovamento assolutamente non necessario, venissero chiamati come consulenti attivi proprio coloro che fino a poco tempo prima erano definiti come eretici perchè perennemente ostili agli insegnamenti ...

... della Chiesa di Cristo? Coloro che, come insegna la Chiesa Cattolica non possono essere nella Comunione dei Santi insieme a Nostro Signore? Chi sono gli eretici? Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti.  Chi è fuori della comunione dei santi? E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

Ma per comprendere meglio il significato, l'essenza stessa della Messa, è bene analizzare la riforma liturgica, attuatasi dopo il Concilio Vaticano Il, e cogliere l'occasione per mettere a confronto la cosiddetta "messa tradizionale" con la cosiddetta "messa nuova".
Nell'ottica riformista del Concilio, Paolo VI pose mano, per mezzo dei suoi collaboratori, alla creazione del N.O.M (: Nuovo ordine della Messa). Non si trattò di una semplice traduzione dal latino in italiano ma di una serie di cambiamenti che lasciò scossi parecchi cattolici. Paolo VI stesso, all'udienza generale di Mercoledì 26 novembre 1969, ebbe a dire: "... le persone pie saranno quelle maggiormente disturbate... e i sacerdoti stessi proveranno forse qualche molestia a tale riguardo... Per chi sa la bellezza, la potenza, la sacralità espressiva del latino, certamente la sostituzione con la lingua voIgare è un grande sacrificio... e così perderemo gran parte di quello stupendo e incomparabile fatto artistico e spirituale che è il canto gregoriano". Ma del resto, proseguiva, bisogna comprendere il significato positivo delle riforme e fare della "Messa una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana" ("L'Osservatore Romano" 29.11.69). Quest'ultima affermazione mette bene in evidenza uno scopo che Paolo VI e i suoi collaboratori si proponevano nella istituzione del nuovo rito: creare un momento di dialogo, dare spazio alla socialità, all'uomo e alla sua natura. L'altro obiettivo, conformemente agli ideali e agli insegnamenti del Concilio, fu senza dubbio quello di formulare una cerimonia della Messa nella quale il mondo cattolico dimostrasse una maggior apertura, rispetto al passato, nei confronti dei "fratelli separati" protestanti, come testimonia del resto anche la presenza di sei pastori luterani come collaboratori nella composizione del N.O.M. C'era stata infatti fino ad allora da parte dei cattolici totale opposizione alla concezione protestante della Messa: per i primi essa costituiva una azione attuale, la rinnovazione del sacrificio della Croce, mentre per i secondi si trattava di un semplice memoriale, un ricordo della cena del Signore, durante la quale vi sarebbe soltanto una certa Sua assistenza spirituale, ma non la Sua presenza reale, la transustanziazione: trasformazione del pane e del vino nella carne e nel sangue di Cristo. Inoltre i protestanti negavano il sacerdozio e parlavano di ministro, presidente di una assemblea di fedeli che è essa stessa a celebrare il memoriale (=sacerdozio universale).
Ma ora, dopo i documenti ecumenici del Concilio Vaticano II e i cordiali contatti fra Giovanni XXIII e Paolo VI e alcuni noti esponenti del mondo anglicano e luterano, sembrò agli autori del N.O.M. di poter raggiungere entrambi gli scopi - "fare della Messa una palestra di sociologia cristiana" e "approfondire" il dialogo ecumenico con fratelli separati - prendendo spunto dalla riforma liturgica promossa in Germania da Lutero e dai suoi successori, e in lnghilterra da Cranmer, arcivescovo di Canterbury dal 1547 al 1553. Costoro, in consonanza ideale perfetta, avevano rivoluzionato completamente il rito cattolico-romano, attraverso:
1. sostituzione dell'altare con la tavola;
2. cambiamenti operati nel canone;
3. uso della lingua volgare;
4. mutamento della concezione del sacei dozio e altri mutamenti secondari.
Questo perché, secondo quanto ebbe a dire Martin Lutero, "tutte le fornicazioni, gli omicidi, gli stupri, gli assassini e gli adulteri messi assieme, sono meno perversi di quell'abominio che è la messa dei papi". (Omelia della I Domenica di Avvento, Werke, Weimar, 1899).

 Celebrazione Eucaristica della setta eretica Neocatecumenale...


1. Sostituzione dell'altare con la tavola.

Nella vecchia Messa cattolica il sacerdote celebra ai piedi di un altare che è rialzato rispetto al piano dei fedeli in quanto rappresenta la collina del Golgota. E' rivolto verso Dio, con le spalle al popolo, perchè agisce come altro-Cristo ("in persona Christi") offrendo il sacrificio all'eterno Padre; i fedeli sono più in basso in quanto impersonano, in un certo senso, Maria e S.Giovani ai piedi della Croce. Tutto si svolge dunque in maniera verticale, dal basso verso l'alto, dall'uomo a Dio; tutto è orientato verso Lui, il sacerdote e i fedeli, mentre la stessa struttura architettonica della Chiesa, volta ad Oriente verso il Sole che sorge, porta l'occhio a convergere verso l'altare, sul quale sta il padrone di casa, Gesù sacramentato nel tabernacolo (l’altare è di pietra, come l’altare della Genesi eretto da Giacobbe, come tutti gli altari dell’Antico Testamento, come il monte Golgota, su cui Gesù è morto in croce, come Cristo, "pietra angolare che i costruttori hanno scartato", e di cui S.Paolo dice "bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" I Cor.10, 3-4)
Nel rito coniato da Lutero e da Cranmer l'altare sacrificale viene sostituito con il tavolo conviviale per sottolineare il carattere di cena, di memoriale.
Lutero sosteneva infatti: "si è preteso (dai cattolici "papisti" N.d.R.) fare della Messa un sacrificio ... La Messa non è un sacrificio, non è azione di un sacrificatore... chiamiamola benedizione o Eucarestia o tavola del Signore, purché non la insozziate con il titolo di sacrificio o di azione" (Omelia della I Domenica d'Avvento). Cranmer a sua volta: "la forma di tavola è prescritta per portare la gente semplice dall'idea superstiziosa della Messa papista al buon uso della Cena del Signore. Infatti per offrire un sacrificio occorre un altare; al contrario, per servire da mangiare agli uomini, occorre una tavola". (Cfr. "Ragioni per cui il banchetto del Signore dovrebbe avere la forma di una tavola, piuttosto che quella di un altare", PARKET SOCIETY, Cranmer, VoI. II). Come conseguenze logiche di questa concezione il sacerdote perde la sua funzione di mediatore fra Dio e gli uomini e diviene semplicemente il presidente della assemblea, verso la quale si rivolge; d'altro lato la negazione della Presenza Reale porta alla abolizione del Tabernacolo.
Ebbene nella nuova Messa, cosiddetta di Paolo VI, abbiamo una ripresa perfetta della riforma protestante e anglicana: scompare l'altare, sostituito dalla tavola (solitamente di legno); il sacerdote non è più rivolto a Dio ma presiede l'assemblea. Lo svolgimento del rito è, in linea generale, orizzontale, dal celebrante ai fedeli; l'assemblea è rivolta verso il presidente e lui verso di essa. Nelle vecchie chiese, dove rimane ancora l'altare, il sacerdote volta le spalle al tabernacolo, mentre per lo più quest'ultimo viene collocato a lato dell'abside, in disparte, o, addirittura, in sacrestia. Anche la struttura architettonica della chiesa, quando è moderna e quindi costruita per il nuovo rito, contribuisce all'orizzontalità: circolare o semicircolare, non fa convergere l'occhio del fedele verso il Golgota, l'altare rialzato, e verso Gesù sacramentato, ma verso il tavolo, posto in posizione centrale, e altri uomini, in posizione frontale. Il perché di tale rivoluzione liturgica si può comprendere leggendo la prima definizione di Messa data dai creatori del N.O.M.: "La cena domenicale, o Messa è la sacra sinassi o congregazione del popolo di Dio che si raduna, presiedendo il sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore. Perciò riguardo alla congregazione locale della santa chiesa eminentemente vale la promessa di Cristo: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro"". (Novus Ordo, cap. II, par. 7). "La definizione di Messa è dunque limitata a quella di "cena"...; tale "cena" è inoltre caratterizzata dalla assemblea, presieduta dal sacerdote, e dal compiersi il memoriale del Signore, ricordando quel che egli fece il Giovedì santo.
Tutto ciò non implica: nè la Presenza reale, né la realtà del Sacrificio, né la sacramentalità del sacerdote consacrante, né il valore intrinseco del Sacrificio eucaristico indipendentemente dalla presenza dell'assemblea.
Non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa (intesa in senso tradizionale N.d.R.) e che ne costituiscono pertanto la vera definizione. Qui l'omissione volontaria equivale al loro "superamento", quindi, almeno in pratica, alla loro negazione.
Nella seconda parte dello stesso paragrafo si afferma che vale "eminentemente" per questa assemblea la promessa di Cristo: "Dove sono due o tre congregati nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".
Tale promessa, che riguarda soltanto la presenza spirituale del Cristo con la sua grazia, viene posta sullo stesso piano qualitativo, salvo la maggior intensità, di quello sostanziale e fisico della presenza sacramentale eucaristica" ("Breve esame del Novus ordo Missae" dei cardinali Ottaviani, allora prefetto del Santo Ufficio, e Bacci).

2. Cambiamento nella Consacrazione.

Riportiamo i testi della messa tradizionale, protestante e nuova, nella loro originale veste tipografica (cioè così come si presentano al sacerdote che legge il messale). Tale veste, come vedremo, ha un importante significato.
Messa tradizionale-cattolica: "il quale (Gesù) il giorno prima di patire (il sacerdote prende l'ostia) prese il pane nella sue sante e venerabili mani (eleva gli occhi al cielo), e sollevati gli occhi al Cielo a te Dio Padre suo onnipotente, ringraziandoti (benedice l'ostia) lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendetene e mangiatene tutti. (Proferisce le parole della consacrazione segretamente, attentamente e scandendo bene, chinato sopra l'Ostia)

martedì 24 maggio 2011

Ecco a cosa porta l'abbracciare la dottrina modernista: a diventare servi del diavolo...

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Il modernismo ha portato l'omossessualita' e la pedofilia nei seminari Cattolici...

Ma qui già siamo agli artifici con che i modernisti spacciano la loro merce. Che non tentano essi mai per moltiplicare gli adepti? Nei Seminari e nelle Università cercano di ottenere cattedre da mutare insensibilmente in cattedre di pestilenza. Inculcano le loro dottrine, benché forse velatamente, predicando nelle chiese; le annunciano più aperte nei congressi: le introducono e le magnificano nei sociali istituti. Col nome proprio o di altri pubblicano libri, giornali, periodici. Uno stesso e solo scrittore fa uso talora di molti nomi, perché gli incauti sieno tratti in inganno dalla simulata moltitudine degli autori. Insomma coll'azione, colla parola, colla stampa tutto tentano, da sembrar quasi colti da frenesia. E tutto ciò con qual esito? Piangiamo pur troppo gran numero di giovani di speranze egregie e che ottimi servigi renderebbero alla Chiesa, usci ti fuori dal retto cammino. Piangiamo moltissimi, che, sebbene non giunti tant'oltre, pure, respirata un'aria corrotta, sogliono pensare, parlare, scrivere più liberamente che non si convenga a cattolici. Si contano costoro fra i laici, si contano fra i sacerdoti; e chi lo crederebbe? si contano altresì nelle stesse famiglie dei Religiosi. Trattano la Scrittura secondo le leggi dei modernisti. Scrivono storia e sotto specie di dir tutta la verità, tutto ciò che sembri gettare ombra sulla Chiesa lo pongono diligentissimamente in luce con voluttà mal repressa. Le pie tradizioni popolari, seguendo un certo apriorismo, cercano a tutta possa di cancellare. Ostentano disprezzo per sacre Reliquie raccomandate dalla loro vetustà. Insomma li punge la vana bramosia che il mondo parli di loro; il che si persuadono che non sarà, se dicono soltanto quello che sempre e da tutti fu detto. Intanto si dànno forse a credere di prestare ossequio a Dio ed alla Chiesa; ma in realtà gravissimamente li offendono, non tanto per quel che fanno, quanto per l'intenzione con cui operano e per l'aiuto che prestano utilissimo agli ardimenti dei modernisti.

[Brano tratto dall'Enciclica "Pascendi Dominici gregis" di San Pio X]

Come si puo' avere un influenza del diavolo nella propria vita?
Questo è uno dei casi che ci interessa leggendo questa intervista: "Il persistere di una persona in una situazione di peccato gravissima e protratta nel tempo è di certo un buon presupposto perché il Male possa prendere piede nella sua anima mediante un'azione, appunto, straordinaria." Come fa notare Padre Amorth (esorcista Italiano) in una delle sue tante interviste, un esempio  emblematico di questo atteggiamento lo possiamo ritrovare nel caso di Giuda Iscariota: chissà quanti tentativi deve aver fatto Gesù perché potesse vincere la sua cupidigia del denaro...

Ed ora veniamo all'intervista, ripresa da Messainlatino,  di questo diabolico consacrato venduto a satana...
P. Herman Spronck sdb (al centro)

- Lei sapeva che padre Van B. fosse membro dell'associazione per pedofili Martijn?
Sì, mi ricordo che una volta mi ha detto una cosa del genere. Allora non ho domandato altro. Non mi ricordo quando esattamente era.

- Era membro già dal 1994. Lei lo sapeva?
Non me lo ricordo esattamente, ma potrebbe essere. Io sono superiore soltanto dal 1995.
[...]

- Lei che cosa pensa sui rapporti sessuali fra adulti e bambini? Sono ammissibili?
Ovviamente ci sono certe norme sociali che vanno osservate da chiunque. Ma è legittimo domandarsi se alcune di queste norme non sono troppo rigide. Formalmente dico sempre che ognuno deve osservare la legge. Ma quei rapporti non devono essere necessariamente dannosi.

- Lei pensa che rapporti tra adulti e bambini non sono necessariamente dannosi?
Ho un esempio di quello. Una volta mi è venuto a parlare un ragazzo di 14 che aveva un rapporto con un religioso più anziano. Esso era stato vietato e quel ragazzo ne ha sofferto tantissimo, ha subito dei danni proprio a causa di quel divieto. Mi ha detto: "Padre Herman, perché vuole vietarlo?" E allora che cosa devo dire a un ragazzo così?

- Quindi quei rapporti fra adulti e bambini vanno bene?
Lei conosce Foucault? Il filosofo. Conosce i suoi scritti? No, allora dovrebbe leggerli, soprattutto l'introduzione al 4. volume. Dipende naturalmente dal bambino. Non bisogna guardare così rigidamente all'età. Non devi mai entrare nello spazio personale del bambino se un bambino non lo vuole, ma ciò dipende dal bambino stesso. Ci sono dei bambini che indicano, loro stessi, che è ammissibile. In quel caso anche contatto sessuale è possibile.

- C'è un grande gruppo di vittime che sono state abusate da salesiani nel collegio di 's-Heerenberg. A loro è stato fatto del male, no?
C'è effettivamente un grande gruppo che ritiene che gli è stato fatto del male in quel periodo. Ma quando guardiamo meglio, soltanto un gruppo piccolo ha veramente sofferto.

- Da quale età, allora, secondo lei, i rapporti sessuali sono possibili?
Dire: solo da 18 anni, per me è rigido.

- Lei reputa allora che da 12 anni va bene avere rapporti con adulti?
Se dipendesse da me, andrebbe bene.

- Dentro l'ordine dei salesiani si vedono più spesso rapporti fra adulti e bambini?
Lei deve capire che noi negli anni '50 e '60 vivevamo tutti insieme a 's-Heerenberg. Tutti eravamo via dalla nostra famiglia e c'eravamo solo noi. Adulti e ragazzi - non si vedevano donne neanche da lontano - vivevano insieme e allora nascono quelle cose.

- Se lei guarda indietro, si è comportato bene col padre Van B.?
Non potevo fare di più. L'ho sempre sostenuto.

http://blog.messainlatino.it/2011/05/per-il-superiore-dei-salesiani-olandesi.html

Si rimane allibiti nell'ascoltare cio' che pensa e dice questo insensato, ma daltronde eravamo gia' stati avvisati sulle conseguenze dell'abbracciare il pensiero modernista:

...Restano per ultimo a dir poche cose del modernista in quanto la pretende a riformatore. Già le cose esposte finora ci provano abbondantemente da quale smania di innovazione siano rôsi cotesti uomini. E tale smania ha per oggetto quanto vi è nel cattolicismo. Vogliono riformata la filosofia specialmente nei Seminarî: sì che relegata la filosofia scolastica alla storia della filosofia in combutta cogli altri sistemi passati di uso, si insegni ai giovani la filosofia moderna, unica, vera e rispondente ai nostri tempi. A riformare la teologia, vogliono che quella, che diciamo teologia razionale, abbia per fondamento la moderna filosofia. Chiedono inoltre che la teologia positiva si basi principalmente sulla storia dei dogmi. Anche la storia chiedono che si scriva e si insegni con metodi loro e precetti nuovi. Dicono che i dogmi e la loro evoluzione debbano accordarsi colla scienza e la storia. Pel catechismo esigono che nei libri catechistici si inseriscano solo quei dogmi, che sieno stati riformati e che sieno a portata dell'intelligenza del volgo. Circa il culto, gridano che si debbano diminuire le devozioni esterne e proibire che si aumentino. Benché a dir vero, altri più favorevoli al simbolismo, si mostrino in questa parte più indulgenti. Strepitano a gran voce perché il regime ecclesiastico debba essere rinnovato per ogni verso, ma specialmente pel disciplinare e il dogmatico. Perciò pretendono che dentro e fuori si debba accordare colla coscienza moderna, che tutta è volta a democrazia; perché dicono doversi nel governo dar la sua parte al clero inferiore e perfino al laicato, e decentrare, Ci si passi la parola, l'autorità troppo riunita e ristretta nel centro. Le Congregazioni romane si devono svecchiare: e, in capo a tutte, quella del Santo Officio e dell'Indice. Deve cambiarsi l'atteggiamento dell'autorità ecclesiastica nelle questioni politiche e sociali, talché si tenga essa estranea dai civili ordinamenti, ma pur vi si acconci per penetrarli del suo spirito. In fatto di morale, danno voga al principio degli americanisti, che le virtù attive debbano anteporsi alle passive, e di quelle promuovere l'esercizio, con prevalenza su queste. Chiedono che il clero ritorni all'antica umiltà e povertà; ma lo vogliono di mente e di opere consenziente coi precetti del modernismo. Finalmente non mancano coloro che, obbedendo volentierissimo ai cenni dei loro maestri protestanti, desiderano soppresso nel sacerdozio lo stesso sacro celibato.
[Brano tratto dall'Enciclica "Pascendi Dominici gregis" di San Pio X].