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domenica 29 novembre 2015

DOMÍNICA PRIMA ADVENTUS - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati vaticanosecondisti...

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EPISTOLA

Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Romános, 13, 11-14 

Fratres: Sciéntes, quia hora est iam nos de somno súrgere. Nunc enim própior est nostra salus, quam cum credídimus. Nox præcéssit, dies áutem appropinquávit. Abiiciámus ergo ópera tenebrárum et induámur arma lucis. Sicut in die honéste ambulémus: non in comessatiónibus et ebrietátibus, non in cubílibus et impudicítiis, non in contentióne, et æmulatióne: sed induímini Dóminum Iesum Christum.
M. - Deo grátias.

Fratelli: questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.
M. - Deo grátias. 

GRADUALE

Ps. 24, 3 et 4 - Univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur, Dómine. Vias tuas, Dómine, notas fac mihi: et sémitas tuas édoce me. 
Quelli che aspettano non resteranno delusi. Additami, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.

sabato 28 novembre 2015

IL VOMITO SATANICO DELLA FALSA CHIESA CONCILIARE...

"È un fatto certo e ben stabilito quello per cui nessun altro crimine offende così seriamente Dio, provocando la Sua peggiore ira, come il vizio dell'eresia." Papa San Pio X, Editae saepe (43), 26/05/1910 

Papa Pio IX, Graves ac diuturnae, 23/03/1875: "Essi [i fedeli] dovrebbero ignorare totalmente le loro celebrazioni religiose, i loro edifici e le sedie di pestilenza con impunità da loro stabilite per trasmettere gli insegnamenti sacri. Essi dovrebbero ignorare i loro scritti e qualunque contatto con loro. Essi non dovrebbero avere rapporto od incontro alcuno con i preti usurpanti e gli apostati dalla Fede, i quali osano esercitare i doveri di un ministro Ecclesiastico senza possedere una legittima missione o giurisdizione alcuna."

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Il predicatore della Casa Pontificia è intervenuto con la predicazione di un sermone all’apertura del Sinodo della Chiesa di Inghilterra a Londra, nella Westminster Abbey .
“Dobbiamo tornare ai tempi dei primi cristiani: loro affrontavano un mondo pre-cristiano; noi stiamo affrontando largamente un mondo post-cristiano”. Lo ha detto padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che è intervenuto con la predicazione di un sermone all’apertura del Sinodo della Chiesa di Inghilterra a Londra, nella Westminster Abbey. Una presenza – riporta l’agenzia Sir – che è stata accolta con grande calore anche dalla Regina Elisabetta che nel suo saluto all’Assemblea ha sottolineato come “la presenza tra noi oggi del predicatore della Casa Pontificia non sarebbe stata possibile senza i progressi avvenuti dal 1970 nella cooperazione tra le grandi tradizioni cristiane”.
Padre Cantalamessa ha ricordato nella sua predica che il mondo cristiano si sta preparando alla celebrazione del 500.mo anniversario della riforma protestante ed ha detto: “È di vitale importanza per tutta la Chiesa che questa opportunità non sia sprecata da persone rimaste prigioniere del passato, cercando di stabilire chi ha avuto ragione e chi torto. Piuttosto, facciamo un salto di qualità, come quello che succede quando le chiuse di un fiume o di un canale vengono aperte per consentire alle navi di continuare a navigare a un livello d’acqua più alto. La situazione è radicalmente cambiata da allora. Abbiamo bisogno di ricominciare a partire dalla persona di Gesù e aiutare umilmente i nostri contemporanei a sperimentare un incontro personale con Lui”.
Al termine del suo sermone padre Cantalamessa ha rivolto un augurio all’Assemblea in vista del Sinodo, ma anche “in vista della riunione prevista per il prossimo gennaio tra i leader di tutta la Comunione anglicana”: “Coraggio, Maestà – ha detto il predicatore vaticano – sovrano di questa nazione; coraggio, Justin, arcivescovo di Canterbury; coraggio Sentamu, arcivescovo di York; coraggio, voi vescovi, clero e laici della Chiesa d’Inghilterra! Lavorate, nella consapevolezza della parole del Signore: sono con voi!”.

mercoledì 25 novembre 2015

"E di te Roma, che sarà?… Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba!… Tu sei giunta a tale che non cerchi altri, né altro ammiri nel tuo Sovrano se non il lusso, dimenticando che la tua e la sua gloria sta nel Golgota!"…

PROFEZIE DI SAN GIOVANNI BOSCO
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Le "profezie" di questo grande santo sono numerose e straordinarie, quanto i suoi miracoli; e tutte suscitano un vivo interesse. Sulla facciata della Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, e possibile notare come Don Bosco abbia voluto espressamente segnalare all'attenzione dei fedeli due vittorie della Cristianità sui suoi terribili nemici; entrambe dovute alla intercessione sovrana della Madonna del Rosario e della Madonna Ausiliatrice, Nostra Signora delle Vittorie.
La prima vittoria appartiene al passato, ed è quella di Lepanto, la battaglia navale in cui la Cristianità sbaragliò la flotta musulmana, facendo naufragare le velleità di conquista degli islamici. Il nome di Lepanto figura sulla bandiera spiegata da San Michele Arcangelo sulla cupola di sinistra della Basilica, con sul risvolto la data: 1571.
La seconda vittoria appartiene al futuro, e non ne conosciamo né il luogo né la data. Si tratta di un "segreto" ancora avvolto nelle spire del tempo e di cui abbiamo solo un indizio: due cifre seguite da due punti, 19..
Nel libro I sogni di Don Bosco (Torino, editrice Elle Di Ci), troviamo che il santo, nel suo sogno del 5 gennaio 1370, ebbe la visione di terribili avvenimenti che sconvolgeranno la terra, in particolare in Francia, Parigi, e in Italia, Roma.

A Torino, la città di Don Bosco, è vivo il ricordo che, originariamente, il Santo aveva commissionato per la cupola di destra la statua di un Angelo con in mano un altro stendardo riportante la data "19..". Tale data, (incompleta ma corrispondente al "1571" della statua di sinistra), era quella di una nuova futura battaglia, fra le forze del bene e quelle del male, paragonabile per grandezza ed importanza a quella di Lepanto. I torinesi di allora, non meno curiosi di quelli di oggi, insistettero talmente presso Don Bosco per conoscere l'anno esatto che il Santo, per sottrarsi alle richieste, mutò il progetto originario e cambiò lo stendardo con la data fatale nella corona di alloro, (simbolo della vittoria del bene), che oggi si può vedere nella mano della statua dell'Angelo che sta sopra la cupola di destra. Chi scrive ha appreso questa notizia dalla viva voce di un santo sacerdote salesiano (cioè dell'ordine fondato da Don Bosco), oggi ultraottantenne.
G. L. G.

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(da I sogni di Don Bosco)
[…] La vigilia dell'Epifania dell'anno corrente 1870, scomparvero gli oggetti materiali della camera e mi trovai in presenza di cose sovrannaturali. Fu cosa di brevi istanti, durante i quali io vidi molte cose. Sebbene di forma, di apparenze sensibili, tuttavia non si possono, se non con grande difficoltà, comunicare agli altri con segni esterni e sensibili. Se ne ha un'idea da quanto segue. C'è la parola di Dio, accomodata alla parola dell'uomo.
La guerra viene del Sud; la pace viene dal Nord.
Le leggi di Francia non riconoscono piú il Creatore, ma il Creatore si farà conoscere e la visiterà per tre volte con la verga del suo furore. La prima volta, Egli abbatterà la sua superbia con le sconfitte, con il saccheggio e con la strage dei raccolti, degli animali e degli uomini. La seconda volta, la grande prostituta di Babilonia, quella che i buoni chiamano il "Postribolo d'Europa", sarà privata del capo, in preda a disordini! Parigi… Parigi! Invece di armarti nel nome del Signore, tu ti circondi di case di immoralità! Ma esse saranno distrutte da te stessa! L'idolo tuo, il Panteon, sarà incenerito, affinché si avveri che mentita est iniquitas sibi (l'iniquità ha mentito a sé stessa). I tuoi nemici ti metteranno nelle angustie, nella fame, nello spavento e nell'abominio delle nazioni. Ma guai a te se non riconoscerai la mano di chi ti percuote! Io voglio punire l'immoralità, l'abbandono, il disprezzo della mia legge! La terza volta, tu cadrai in mano straniera: i tuoi nemici vedranno da lontano i tuoi palazzi in fiamme, le tue abitazioni divenute un mucchio di rovine, bagnate dal sangue dei tuoi prodi che non sono piú! Ma ecco un gran guerriero dal Nord che tiene, nella sua mano destra, uno stendardo sul quale è scritto: "Irresistibile mano del Signore!".

sabato 21 novembre 2015

Domínica vigésima quarta et última post Pentecosten - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Colossénses, 1, 9-14 Fratres: Non cessámus pro vobis orántes, et postulántes ut impleámini agnitióne voluntátis Dei, in omni sapiéntia et intelléctu spiritáli: ut ambulétis digne Deo per ómnia placéntes: in omni ópere bono fructificántes, et crescéntes in sciéntia Dei: in omni virtúte confortáti secúndum poténtiam claritátis eius in omni patiéntia, et longanimitáte cum gáudio, grátias agéntes Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem sortis sanctórum in lúmine: qui erípuit nos de potestáte tenebrárum, et tránstulit in regnum Fílii dilectiónis suæ, in quo habémus redemptiónem per sánguinem eius remissiónem peccatórum.
M. - Deo grátias.

Non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate resi perfetti nella scienza della volontà di Dio, colmati di ogni sapienza ed intelligenza spirituale, cosí che conduciate una vita degna di Dio, sí da piacergli in tutto, da portar frutto in ogni opera buona e progredire nella scienza di Dio: corroborati con ogni specie di fortezza della sua gloriosa potenza, al fine di sopportare tutto con pazienza e longanimità, ringraziando con gioia Dio Padre che vi ha resi capaci di partecipare al retaggio dei santi nella luce. Lui, che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue e la remissione dei peccati.
M. - Deo grátias.

GRADUALE

Ps. 43, 8-9 - Liberásti nos, Dómine, ex affligéntibus nos: et eos, qui nos odérunt, confundísti. In Deo laudábimur tota die, et in nómine tuo confitébimur in sǽcula.
Sal. 43, 8-9 - Ci liberasti da coloro che ci affliggevano, o Signore, e confondesti quelli che ci odiavano. In Dio ci glorieremo tutto il giorno e celebreremo il suo nome in eterno.

sabato 14 novembre 2015

"Sappiamo bene di aver meritato che gl’infedeli impugnino le armi per opprimerci, perché le iniquità, che ogni giorno commettiamo contro la Tua bontà, hanno giustamente provocato la Tua ira"...

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtE9q5u3LR0XbD5BmC54hQS9sHYoiznWXJDZD7wyM6p5YFvwfn_l1QMda1ZFLmFBWlKgEkcU70hdr9UtqIrsr5gvZ6FwJUDd6JRXa_Ya3aG1im4qEzVjPZlwwNbfvw_LmQN7cbGE6raPFI/s640/Vajont-Padre-Marco2.jpg 
Preghiera del Beato Marco d'Aviano

da lui composta per l'occasione e letta all'alba del 12 settembre 1683, dopo la celebrazione della S. Messa e la benedizione impartita all'esercito cristiano che si accingeva a dare vittoriosamente battaglia ai
Turchi che assediavano Vienna

O grande Dio degli eserciti, guárdaci prostráti qui ai piedi della Tua Maestà, per impetrarTi il perdono delle nostre colpe.
Sappiamo bene di aver meritato che gl’infedeli impugnino le armi per opprimerci, perché le iniquità, che ogni giorno commettiamo contro la Tua bontà, hanno giustamente provocato la Tua ira.
O gran Dio, Ti chiediamo il perdono dall’intimo dei nostri cuori; esecriamo il peccato, perché Tu lo aborrisci; siamo afflitti perché spesso abbiamo eccitato all’ira la Tua somma Bontà.
Per amore di Te stesso, preferiamo mille volte morire piuttosto che commettere la minima azione che Ti dispiaccia.
Soccórrici con la Tua grazia, o Signore, e non permettere che noi Tuoi servi rompiamo il patto che soltanto con Te abbiamo stipulato.

Abbi dunque pietà di noi, abbi pietà della tua Chiesa, per opprimere la quale già si preparano il furore e la forza degl’infedeli.
Sebbene sia per nostra colpa ch’essi hanno invaso queste belle e cristiane regioni, e sebbene tutti questi mali che ci avvengono non siano altro che la conseguenza della nostra malizia, síici tuttavia propizio, o buon Dio, e non disprezzare l’opera delle Tue mani. Ricordati che, per strapparci dalla servitù di Satana, Tu hai donato tutto il Tuo prezioso Sangue.
Permetterai forse ch’esso venga calpestato dai piedi di questi cani?
Permetterai forse che la fede, questa bella perla che cercasti con tanto zelo e che riscattasti con tanto dolore, venga gettata ai piedi di questi porci?

XXV° dopo Pentecoste - Domínica sexta quae superfuit post Epiphaníam - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad I Thessalonicénses, 1, 2-10


Fratres: Grátias ágimus Deo semper pro ómnibus vobis, memóriam vestri faciéntes in oratiónibus nostris sine intermissióne, mémores óperis fídei vestræ, et labóris, et caritátis, et sustinéntiæ spei Dómini nostri Iesu Christi, ante Deum et Patrem nostrum: sciéntes, fratres, dilécti a Deo, electiónem vestram: quia Evangélium nostrum non fuit ad vos in sermóne tantum, sed et in virtúte, et in Spíritu Sancto, et in plenitúdine multa, sicut scitis quales fuérimus in vobis propter vos. Et vos imitatóres nostri facti estis, et Dómini, excipiéntes verbum in tribulatióne multa, cum gáudio Spíritus Sancti: ita ut facti sitis forma ómnibus credéntibus in Macedónia, et in Acháia. A vobis enim diffamátus est sermo Dómini, non solum in Macedónia et in Acháia, sed et in omni loco fides vestra, quæ est ad Deum, profécta est, ita ut non sit nobis necésse quidquam loqui. Ipsi enim de nobis adnúntiant qualem intróitum habuérimus ad vos: et quómodo convérsi estis ad Deum a simulácris, servíre Deo vivo et vero, et exspectáre Fílium eius de coelis (quem suscitávit ex mórtuis) Iesum, qui erípuit non ab ira ventúra.
M. - Deo grátias. 

Fratelli, ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente  memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui. Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell'Acaia. Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne. Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall'ira ventura. M. - Deo grátias.

mercoledì 11 novembre 2015

SE L’ESISTENZA DELL’INFERNO È UNA VERITÀ INFALLIBILE, ANCHE CHE TU CI VADA È INFALLIBILE, A MENO CHE...

Ringraziamo Lisa della Sua gentilezza nel tradurre dallo Spagnolo questo prezioso intervento di P.Ramiro...
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Di P. Ramiro M. Ribas:

... Ringrazio Dio perché da molto tempo, e ancora più dopo aver passato alcuni giorni dedicati totalmente allo spirito, sono arrivato a comprendere chiaramente che noi, tanto i vescovi quanto i sacerdoti e i simpatizzanti della Tradizione Cattolica (a qualunque gruppo apparteniamo), se non poniamo urgentemente rimedio e cambiamo la rotta di 180 gradi, andremo tutti diritti all’inferno.
Mi direte: e perché? La riposta è semplice e chiara. Leggiamo con attenzione perché è molto importante quello che si espone qui.
Abbiamo già passato 50 lunghi anni dalla conclusione di quel nefasto Vaticano II, immersi nella menzogna, l’errore e l’eresia, che hanno portato la società (un tempo cristiana) a una totale corruzione e immoralità di costumi... ed è impossibile che vivendo in mezzo a tanta immondizia, non sia toccato a ciascuno di noi di sporcarsi, forse un poco, o molto... o moltissimo.
E se a qusto aggiungiamo che la preghiera, le letture spirituali e la pratica della virtù sono state sostituite da un computer dove lo schermo è diventato il santuario particolare di ciascuno, la miscela che si produce è mortale.
Avevo molta voglia di chiarire (e rabbrividivo al sospetto che qualcuno potesse pensare il contrario) che io non profano la Santa Messa pronunciando in essa il nome di Francesco Bergoglio. Ci dice San Giovanni nella sua seconda lettera che non dobbiamo ricevere e nemmeno salutare colui che venga con una dottrina diversa, e Francesco insegna un’altra dottrina, ed è idolatra, amorale, eretico e apostata... E nominarlo nella Santa Messa, oltre a sporcare e profanare la cosa più santa che esiste, significa unirci in comunione con qualcuno molto più eretico di Lutero, Ario, Calvino... e di tutti gli eresiarchi messi insieme... e ciò sarebbe grave, molto grave.
Vorrei chiarire che la Sede di Pietro è occupata, dall’anticristo, però sì, occupata, e bene.
C’è stato un tempo, non lontano, e si può leggere nei messali dell’epoca, che dopo avere nominato il Papa, nella Santa Messa, si nominava anche il re cattolico che regnava in Spagna, e in tempi più recenti il duce Francisco Franco. Si nominavano perché erano cattolici. Oggi, anche se il trono di Spagna è occupato, io non potrei nominare l’attuale re, perché al pari di Francesco è un nemico della Chiesa.
Bisogna anche ricordare che le diverse orazioni che la Liturgia contiene per il Papa, per il re e per i governanti, sono fatte per pregare per Papi, re e governanti cattolici, ma non perché chiediamo a Dio a che dia salute e protegga Francesco Bergoglio, e lo guardi dai suoi nemici, che in questo caso saremmo noi, i tradizionalisti. O per chiedere che aiuti un re massone. Fare oggi queste orazioni è ancora peggio che se nella vita di Lutero la Chiesa avesse pregato per lui, perché Dio lo aiutasse, gli desse salute, lo proteggesse liberandolo dai nemici, che in quel tempo erano i Papi Leone X, Clemente VII, Paolo III... l’imperatore Carlo V, Sant’Ignazio de Loyola, Santa Teresa di Gesù... e tutta la vera Chiesa Cattolica. Pregare in questo modo implica grave colpa, e bestemmia. 

martedì 3 novembre 2015

"Ma cosa ne sarà mai di un peccatore che, in quel momento, vedrà in se stesso soltanto male, senza nessuna azione buona? Momento terribile! Momento di disperazione!!...

“Rendi conto della tua amministrazione”
(Lc 16,2)

OMELIE del S.Curato d’Ars: Il giudizio particolare

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Fratelli miei, potremmo mai meditare sulla severità del giudizio di Dio, senza sentirci penetrare dal più vivo timore? Pensate, fratelli miei, i giorni della nostra vita sono tutti contati; e per di più, ignoriamo l’ora e il momento preciso in cui il nostro sovrano Giudice ci citerà per comparire davanti al suo tribunale, e forse quel momento sarà proprio quello che meno immaginiamo, allorché saremo meno pronti a rendere un conto tanto temibile!… Vi assicuro, fratelli miei, che quando ci si pensa bene, ci sarebbe motivo di cadere nella disperazione, se la nostra religione non ci insegnasse che noi possiamo addolcire quel momento per mezzo di una vita vissuta in modo tale da nutrire fondati motivi di sperare che il buon Dio avrà pietà di noi. Stiamo bene attenti, fratelli miei, di non farci cogliere impreparati quando arriverà quel momento, come quell’amministratore di cui Gesù Cristo ci parla nel vangelo.
Perciò, fratelli miei, vi mostrerò:
: che esiste un giudizio particolare, in cui renderemo un conto molto preciso di tutto il bene e di tutto il male che avremo fatto;
: quali sono i mezzi a nostra disposizione per prevenire il rigore di questo conto.

Sappiamo tutti, fratelli miei, che saremo giudicati due volte: una volta, nel gran giorno della vendetta, cioè alla fine del mondo, in presenza di tutto l’universo. In questo giudizio, tutte le nostre azioni, sia buone che cattive, saranno manifestate agli occhi di tutti. Ma prima ancora di questo giorno terribile e infelice per i peccatori, noi subiremo un altro giudizio al momento della nostra morte, appena avremo esalato l’ultimo respiro. Sì, fratelli miei, possiamo dire che l’intera condizione dell’uomo può essere racchiusa in queste tre parole: vivere, morire, essere giudicati. E’ questa una legge fissa e invariabile per ogni uomo. Nasciamo per morire, moriamo per essere giudicati, e tale giudizio deciderà della nostra felicità o della nostra infelicità eterna. Il giudizio universale, davanti al quale dobbiamo tutti comparire, sarà soltanto la pubblicazione della sentenza particolare che sarà stata pronunciata nell’ora della nostra morte. Sapete tutti, fratelli miei, che Dio ha contato i nostri anni, e fra tutti questi anni che egli ha deciso di accordarci, ne ha segnato uno che sarà l’ultimo per noi; in quest’ultimo anno ha segnato l’ultimo mese; in quest’ultimo mese, ha segnato l’ultimo giorno; e, infine, in quest’ultimo giorno, l’ultima ora, dopo la quale non ci sarà più tempo disponibile per noi. Ahimè! che ne sarà di questo peccatore e di questo empio che ogni giorno si ripromettono una vita sempre più lunga? Si illudano pure finché vogliono, questi poveri disgraziati; ma dopo quell’ultima ora, non ci sarà più nessuna possibilità di ritorno, niente più speranza e niente più risorse! Nel medesimo istante, fratelli miei, (ascoltate bene voi che non temete di trascorrere i vostri giorni nel peccato!) nel medesimo istante in cui la vostra anima uscirà dal vostro corpo, ella sarà giudicata.

Ma, mi direte voi, lo sappiamo bene. Sì, ma non ci credete affatto. Ditemi, se lo credeste seriamente, come potreste resistere in uno stato che vi espone continuamente al pericolo di cadere eternamente nell’inferno? No, no, amico mio, tu non ci credi affatto, perché se tu ci credessi sul serio, non ti esporresti a un simile rischio. Tuttavia, arriverà il momento in cui il buon Dio applicherà il sigillo della sua immortalità e il marchio della sua eternità sul tuo debito, nel punto preciso in cui si troverà in quell’istante; e questo sigillo e questo marchio non saranno mai rotti. O momento terribile! ma tanto poco meditato! così corto e così lungo, che scorre con tanta rapidità e che trascina con sé una sequenza terribile di secoli! Che cosa dunque ci succederà, in quel momento fatidico, tanto capace di terrorizzarci? Ahimè! fratelli miei, accadrà che compariremo, ognuno in particolare, davanti al tribunale di Gesù Cristo, per essere giudicati e rendere conto di tutto il bene e di tutto il male che abbiamo compiuto.

lunedì 2 novembre 2015

In commemoratióne ómnium Fidélium Defunctórum - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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DIES IRÆ, DIES ILLA solvet sæclum in favílla: teste David cum Sibylla. 2 Quantus tremor est futúrus, quando iudex est ventúrus, cuncta stricte discussúrus! 3 Tuba mirum spargens sonum per sepúlcra regiónum, coget omnes ante thronum. 4 Mors stupébit, et natura, cum resúrget creatúra, iudicánti responsúra. 5 Liber scriptum proferétur, in quo totum continétur, unde mundus iudicétur. 6 Iudex ergo cum sedébit, quidquid latet, apparébit: nil inúltum remanébit. 7 Quid sum miser tunc dictúrus? Quem patrónum rogatúrus, cum vix iustus sit secúrus? 8 Rex treméndæ maiestátis, qui salvándos salvas gratis, salva me fons pietátis. 9 Recordáre, Iesu pie, quod sum causa tuæ viæ: ne me perdas illa die.  10 Quǽrens me, sedísti lassus: redemísti Crucem passus: tantus labor non sit cassus. 11 Iuste iudex ultiónis, donum fac remissiónis ante diem ratiónis. 12 Ingemísco, tamquam reus: culpa rubet vultus meus: supplicánti parce, Deus. 13 Qui Maríam absolvísti, et latrónem exaudísti, mihi quoque spem dedísti. 14 Preces meæ non sunt dignæ: sed tu bonus fac benígne, ne perénni cremer igne. 15 Inter oves locum præsta, et ab hædis me sequéstra, státuens in parte dextra. 16 Confutátis maledíctis, flammis ácribus addíctis: voca me cum benedíctis. 17 Oro supplex et acclínis, cor contrítum quasi cinis: gere curam mei finis. 18 Lacrimósa dies illa, qua resúrget ex favílla iudicándus homo reus. 19 Huic ergo parce, Deus: pie Iesu Dómine, dona eis réquiem. Amen.
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  LÉCTIO
Léctio Libri Apocalýpsis beati Johánnis Apóstoli 14, 13


In quei giorni io Givanni udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono".

M. - Deo grátias.

GRADUALE
4 Esdr. 2, 34 et 35 - Réquiem ætérnam dona eis, Dómine:  et lux perpétua lúceat eis.  Ps. 111, 7 - In memória ætérna erit jústus:  ab auditióne mala non timébit.

IV Esdra 2, 34 e 35 - L’eterno riposo dona loro, o Signore: e splenda ad essi la luce perpetua. Sal. 111, 7 - Il giusto resterà in eterna memoria: non ha da temere cattiva fama.

TRACTUS
Absólve, Dómine, ánimas ómnium  fidélium defunctórum ab omni vínculo delictórum.  Et grátia tua illis succurénte, mereántur evádere judícium ultiónis.  Et lucis ætérnæ beatitúdine pérfrui.
Líbera, o Signore, le ànime di tutti i fedeli defunti da ogni pena di peccato. E col soccorso della tua grazia, possano sfuggire alle pene meritate. E godere della beatitudine della luce eterna.