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giovedì 29 novembre 2012

La quinta colonna "tradi-modernista" all'interno della FSSPX...




Il libro in questione parla del francese GREC
(Groupe de Réflexion Entre Catholiques – Gruppo di riflessione tra cattolici)
e dei rapporti organici che i responsabili della Fraternità Sacerdotale San Pio X
hanno mantenuto con questo gruppo in vista dell'accordo con Roma


Questa recensione, a firma Gentiloup, è stata pubblicata sul sito francese:
Un évêque s’est levé! - Forum catholique traditionnel
pubblicato dall’editrice francese NEL


Il G.R.E.C. e la San Pio X: “Per la necessaria riconciliazione”

 
"Gentiloup" del Forum A s'est évêque levé! hanno appena finito di leggere il libro sul padre Lelong circa il GREC, dal titolo "Per la necessaria riconciliazione". Ecco l'analisi di lettura:



Recensione del libro "Per la necessaria riconciliazione", promosso dal GREC:

Ho appena finito di leggere il libro di Padre Michel LELONG, intitolato “Verso una necessaria riconciliazione”, libro apparso nel dicembre 2011.
Si tratta di un piccolo libro di 159 pagine, non è molto appassionante, ma di lettura veloce.
Espone ciò che è il GREC, gruppo di riflessione tra i cattolici. Questo piccolo libro riassume il lavoro compiuto dal GREC: è una sorta di testimonianza, da parte dell'autore, di ciò è stato fin dall'origine della loro formazione. Il suo obiettivo è quello di lavorare per l'adesione della Fraternità San Pio X alla Roma conciliare, riconoscendo il Concilio. Tuttavia questo piccolo libro chiarifica inavvertitamente le derive nelle quali è caduta “la testa” della FSSPX  e dimostra perché l’accordo con la Roma conciliare potrebbe incancrenire molti spiriti in seno alla FSSPX.
Questo “gruppo di riflessione” è stato fondato nel 1997 con l’obiettivo di integrare la FSSPX nella Roma modernista, facendole accettare il Concilio Vaticano II.
Gli iniziatori sono il Signor e la Signora Pérol. Il signor Pérol era ambasciatore di Francia a Roma. E Padre Michel Lelong, autore del libro, è anche un fervente sostenitore del dialogo interreligioso e del Concilio.

L'obiettivo di GREC è inequivocabile, chiaramente definito in tutto il libro dai diversi protagonisti: "Interpretare il Vaticano II alla luce della Tradizione", secondo la formula che Giovanni Paolo II ha dato a Mons. Lefebvre nel 1978.

Padre Michel Lelong è convinto della bontà  del Concilio e in particolare della bontà  di  “Nostra Aetate”, egli che è uno specialista del dialogo con i musulmani.

L’idea del Signor Pérol era far sì che i cattolici tradizionalisti della FSSPX praticassero il dialogo con le altre religioni, e pertanto deplorava che la FSSPX avrebbe potuto esserne esclusa.
 

Padre Lorans, uno dei quattro fondatori di GREC, è il portavoce del Distretto di Francia. Egli ottenne dal Vescovo Fellay l’autorizzazione a dialogare "per  una necessaria riconciliazione."  Era sempre molto sollecito nel mantenere Mons. Fellay al corrente dei progressi di questo dialogo.

L'obiettivo di questo gruppo è stato definito dal Sig. Pérol poco prima della sua morte: si tratta di  "interpretare il Vaticano II alla luce della Tradizione", ciò che Benedetto XVI chiamerà  "ermeneutica della continuità", in opposizione all’ ermeneutica della rottura. Un’ ermeneutica della rottura che Mons. Lefebvre trovò dopo un lungo cammino di tentativi di accordo con questa Chiesa Conciliare. Al termine del percorso, non fatto senza dimostrare quanto fosse impossibile, ci fu quindi la consacrazione di quattro vescovi nel 1988.

Il gruppo ha iniziato le sua attività come una piccola commissione fondata intorno alla Signora Pérol e Padre Michel Lelong, con Padre Emmanuel du Chalard, "che non ha cessato a fornire al GREC un sostegno tanto discreto quanto attento".

"Due altri sacerdoti contribuirono in modo decisivo alla creazione e poi alla vita della nostra riflessione di gruppo tra i cattolici. Uno di loro, che è tornato a Dio, era il Padre Domenico Olivier de la Brosse, l'altro, il Padre Lorans della FSSPX.  Io,  (Padre Lelong) l'ho conosciuto nel 1997, durante un pasto a cui abbiamo invitato la Signora Pérol. "In quel giorno nacque il  GREC" p.24.

mercoledì 28 novembre 2012

Giusto per essere chiari: la colpa maggiore della morte di Nostro Signore Gesù Cristo fu degli ebrei, quindi a giusto titolo vengono chiamati Deicidi...


*
La figura storica di Ponzio Pilato è stata trattata da vari studiosi di tutte le epoche a causa del processo contro Gesù da lui presieduto. Gli studiosi di cultura ebraica – fondandosi su Filone di Alessandria[1] e su Giuseppe Flavio[2] – hanno cercato di addossare tutta la responsabilità al Procuratore romano e di scagionare il Sinedrio.
Gli studiosi cristiani ed anche gli ebrei convertiti al cristianesimo, basandosi su i quattro Vangeli e specialmente sul Vangelo di Giovanni,  hanno invece messo in luce il fatto che la condanna a morte di Gesù sia stata decretata dal Sinedrio e lasciata eseguire da Pilato contro voglia.
Secondo i fratelli Lémann il Sinedrio era risoluto sin dall’inizio ed a priori a condannare Gesù, indipendentemente dalla sua innocenza. Questi fatti sono le tre decisioni prese dal Sinedrio nelle tre riunioni anteriori a quella del Venerdì Santo: la condanna a morte di Gesù, prima ancora che comparisse come accusato.
  • La prima riunione si tenne dal 28 al 30 settembre (Tisri) dell’anno 781 di Roma (32 d. C.). Il Vangeloparla de “l’ultimo giorno della festa deiTabernacoli” (Io., VII, 37), che in quell’anno cominciava il 22 settembre e terminava il 28.S. Giovanni ci riferisce che Gesù aveva guarito miracolosamente un cieco nato e che “i suoi genitori, temevano i giudei; poiché i giudeiavevano congiurato che se qualcuno avesse confessato che Gesù era il Cristo sarebbestato scomunicato” (Io., IX, 22). Il decreto di scomunica era stato lanciato tra il 28 ed il 30 settembre. Ora tale decreto prova due cose:1°) che vi era stata una riunione solenne del Sinedrio, che solo aveva il potere di lanciarela “scomunica maggiore”; 2°) che in tale riunione si era parlato della morte di Gesù. Infatti l’antica Sinagoga aveva tre tipi di scomunica: la separazione (niddui); l’esecrazione (choerem) e la morte (schammata). La separazione condannava qualcuno a vivere isolato per trenta giorni. Essa non era riservata al Sinedrio. L’esecrazione comportava una separazione completa dalla società giudaica: si era esclusi dal Tempio e votati al demonio. Solo il Sinedrio di Gerusalemme poteva infliggerla, e la pronunciò contro chiunque asserisse che Gesù era il Messia. La morte era riservata ai falsi profeti. “Ora tutto lascia supporre che il Sinedrio, il quale non esitò a lanciare l’esecrazione contro i seguaci di Gesù, dovette nella medesima riunione, deliberare se pronunciare o no contro Gesù stesso […] la pena di morte. Una vecchia tradizione talmudica dice che fu proprio così” (A. e J. Lémann, Valeur de l’assemblée qui prononça la peine de mort contre Jésus-Christ, ed. Lecoffre,Parigi, 1876, pagg. 50-51).

martedì 27 novembre 2012

Alphonse Ratisbonne, l'ebreo convertito dalla Madonna...

La conversione istantanea e straordinaria di Alfonso Maria Ratisbonne. Un ebreo colto, libero pensatore, anticattolico, con un avvenire assicurato lascia la sua religione per abbracciare il cattolicesimo. Dopo un’apparizione di Maria . A Roma…

È a causa di qualche patologia psichica o solo per suggestione che un uomo di 29 anni, ebreo, laureato brillantemente in giurisprudenza alla Sorbona di Parigi, con una carriera finanziaria assicurata, prossimo al matrimonio e anticattolico dichiarato, afferma di aver visto la Madonna in una chiesa di Roma? E per questo si converte istantaneamente al cattolicesimo, noncurante delle decisa opposizione della sua famiglia e di tutto l’ambiente ebraico? Evidentemente no, c’è dell’altro.
Nei fatti, Alphonse Ratisbonne non potè più prescindere da quella visione, tanto che i successivi 42 anni della sua vita, mai dubitando della verità di quanto accaduto, furono una continua risposta alla chiamata della Vergine Maria, dedicati totalmente alla preghiera e al servizio del prossimo.
Alphonse Ratisbonne nasce il 1° maggio 1812 a Strasburgo da una ricca famiglia ebraica di banchieri. A sedici anni perde il padre e passa sotto la tutela dello zio materno Luigi, il quale poi lo assumerà, una volta terminati gli studi, nella banca di sua proprietà. Già in questo periodo l’avversione di Alphonse per la fede cattolica si manifesta ad ogni occasione, inasprendosi ulteriormente in seguito alla conversione al cattolicesimo del fratello Théodore. Il quale verrà ordinato sacerdote nel 1830, anno in cui avvennero le apparizioni della Vergine a S. Caterina Labourè, nella cappella di Rue de Bac a Parigi.
Anche qui vi furono una serie di apparizioni importanti per la nostra, in cui la Madre di Gesù affidò all’umile novizia, Figlia della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, il compito di far coniare una medaglietta con sopra incisa l’immagine che Maria stessa mostrò a Caterina durante le visioni, con la scritta “Oh Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”. La Vergine, inoltre, si rivolse a S. Caterina dicendole: “Fa coniare una medaglia su questo modello, le persone che la porteranno benedetta al collo con fiducia riceveranno grandi grazie!”. Questa medaglia, stampata nel 1832, fu subito denominata Medaglia Miracolosa, per il gran numero di grazie spirituali e materiali che si ottengono portandola con devozione e ripetendo spesso la giaculatoria sopra incisa. Don Théodore fu un gran promotore di questa medaglia, alla cui protezione affiderà ogni giorno il fratello.

sabato 24 novembre 2012

L'eretico Kiko Arguello scrive la sua autobiografia puntualmente appoggiata e incensata dalla gerarchia corrotta coi poteri luciferi di questo mondo. VERGOGNA!...

Chiunque appoggi eretici di questa fatta è automanticamente eretico.

La prefazione di questo ridicolo testo da parte del modernista Canizares, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, che promulga l'eterodosso Novus Ordo Missae. (vergognoso)

La prefazione del libro è a cura del cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che scrive: “Il Cammino Neocatecumenale è un dono che lo Spirito Santo ha dato alla Chiesa dopo il Concilio, in quanto percorso o itinerario di iniziazione o re-iniziazione cristiana, e come strumento per promuovere una nuova e vigorosa evangelizzazione”. Prosegue il porporato: “Ringraziamo Dio per le grandi meraviglie che Egli opera in favore della Chiesa e dell’umanità attraverso questa strada; per le grandi benedizioni e per i frutti che per mezzo di questo Cammino si riversano in favore del suo popolo: frutti di conversione alla vita cristiana, di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, di attività missionaria della Chiesa. Frutti anche di carità, di vita conforme alle Beatitudini, di generosità, di famiglie rinnovate e aperte alla vita”.

Invece il modernista (e quant'altro) Schorborn, fa il commento - ridicolo, in quanto Kiko è un eretico patentato - alla cosidetta catechesi "tre Angeli". Vergognoso.

 Da parte sua, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha contribuito al libro con un commento alla catechesi di Kiko intitolata “Tre Angeli”. Scrive il porporato austriaco: “questo Cammino, tante volte confermato e incoraggiato dai Papi Paolo VI, il Beato Giovanni Paolo II e il nostro Santo Padre Benedetto XVI, attraverso l’annuncio della Buona Novella, il Kerygma, ha aperto a molte persone la porta della Fede”. “La catechesi di Kiko qui pubblicata – prosegue Schönborn – rappresenta una forte ‘istruzione’ per i discepoli. È un invito alla conversione personale. 

Questa catechesi m’impressiona perché mostra chiaramente, a me personalmente, che senza conversione personale non è possibile evangelizzare. Chi evangelizza deve essere per primo evangelizzato”. Uno dei punti chiave del libro di Kiko Argüello è che “è necessario passare in una parrocchia da una pastorale di sacramentalizzazione alla evangelizzazione”. “Se la parrocchia – scrive – ha, per esempio, un territorio con circa 15.000 persone, di cui solo una decina, un 5%, va a messa la Domenica, c’è ancora un gruppo di persone che si sposa in Chiesa, battezza i propri figli, e via dicendo. Allo stesso tempo c’è un’altra enorme quantità di persone che non vanno per nulla in Chiesa”. 

L’interrogativo è quindi: “Come mai così tante persone secolarizzate?”. L’autore prova a dare qualche risposta, “alcune pennellate” come lui stesso le definisce. Una di queste è: “Negli Atti degli Apostoli si usa l’espressione: mediante miracoli. Negli Atti ogni Kerygma è, infatti, preceduto da un miracolo che crea stupore, sorpresa, fa aprire le orecchie alle persone, per renderli pronti ad ascoltare. La fede infatti viene dall’ascolto. (…) Questi miracoli preparano le persone a sentire l’annuncio della Buona Novella, la grande notizia che salva il mondo”. “Non c’è cosa più grande al mondo per annunciare il Vangelo” sottolinea Kiko. “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza del Kerigma. Esso non è una predica o una meditazione. È l’annuncio di una notizia che si realizza ogni volta che la si proclama. E cosa si realizza? La salvezza”. “La parola Vangelo significa buona notizia – spiega -. Vangelo e Kerygma sono la stessa parola. Annunciare il Vangelo significa quindi annunciare il Kerygma. È importante ascoltare il Kerygma”.

Dunque è pronta l'autobiografia del grande "nuovo evangelizzatore", "missionario ad gentes"! Così dopo aver proclamato "Beati" Giovannone XXIII e Giovanni Paolo II, ed aver annunciato la prossima beatificazione di Paolo VI e Giovanni Paolo I, per completare la beatificazione del Concilio Vaticano II non manca altro che una bella "beatificazione in vita" di Kiko Arguello Virtz! Speriamo che facciano anche questa nell'anno della "fede", così potremo presto gridare: SANTO SUBITO! Anzi: SANTO PRIMA!

Dittatura imminente...

 Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
 
  24 novembre 2012

Dittatura imminente

Un ritratto impressionante del nostro mondo contemporaneo è apparso qualche settimana fa sul sito Internet 321 gold. Il titolo è scoraggiante: “Declino, degrado, negazione, delusione e disperazione”, ma il contenuto è sicuramente realistico.
Partendo da una scena di strada come se ne trovano indubbiamente in tutti gli Stati Uniti orientali, esso conclude che entro 15 anni nel suo paese scenderà una dittatura orwelliana, come effetto indesiderato di cause desiderate. Ma gli USA non sono il prototipo del mondo intero?  Non sta il mondo intero acquisendo lo stile di vita americano? “Acquirente, stai attento!”

Questo autunno, per le strade di Wildwood, New Jersey, l’autore ha notato sui marciapiedi un gran numero di uomini e donne al di sotto dei 50 anni e abbondantemente sovrappeso, che giravano per la città su degli scooter acquistati con le sovvenzioni del governo e che si recavano da un fast-food all’altro per ingozzarsi di leccornie ricche di zucchero, il cui peso supplementare farà affaticare ancor di più il loro ultimo modello di scooter. Come li definisce in modo divertente? - “La sfida del peso vinta con i loro veicoli per il miglioramento della mobilità”. Tale è la fuga dalla realtà attuata dal “politicamente corretto” e dal suo linguaggio.

L’autore si interroga sulla causa di questo effetto tragicomico: Com’è possibile che il popolo americano che una volta conservava il 12% del suo reddito, sia stato indotto a far schizzare fuori dal grafico le statistiche sull’obesità, con uno stile di vita sovraccarico di debiti e di caramelle, non risparmiando più per se stessi e caricando di un peso insopportabile di debiti i loro figli e i loro nipoti? Certo vi è una mancanza di temperanza da parte loro, egli dice, ma ci dev’essere qualcosa di più sinistro, qualche ragione dietro tali spettacoli irragionevoli. L’insieme dei cittadini, egli afferma, viene manipolato da un invisibile governo che padroneggia le moderne tecniche di manipolazione di massa.

E cita un pioniere di questi maestri, del 1920, Edward Bernays: “La manipolazione cosciente e intelligente delle masse è un elemento importante nella società democratica ... Un gran numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme in una società che funzioni agevolmente… In politica e in economia, come nella condotta sociale e nel pensiero etico, siamo dominati da un numero relativamente piccolo di persone… che comprendono i processi mentali e i modelli sociali delle masse”.
Sono loro “i veri detentori del potere nel paese” e coloro che “muovono i fili che controllano le menti del pubblico”. A quale scopo? Per la loro ricchezza e il loro potere.

Sono loro che hanno organizzato l’attuale crisi finanziaria ed economica, a loro beneficio. Sono loro che hanno “rovinato l’economia mondiale… scaricato il loro debito senza valore sulle spalle dei contribuenti e delle generazioni future, messo a rischio di debilitazione gli anziani e i risparmiatori, rubando loro 400 miliardi annui di interessi e arricchendo se stessi con i profitti gonfiati e la riscossione dei bonus”. E quando sono giunti al pettine i nodi di questo insostenibile modo di vivere, ecco che i nostri invisibili dirigenti hanno approntato per noi una “dittatura da lacrime” tipo 1984, fornendo alla polizia milioni di cartucce, collocando ovunque videocamere e video-spie di sorveglianza, imprigionando senza prove, e così via e così via. Eppure, dice l’autore, la colpa è degli stessi cittadini, che hanno preferito l’ignoranza alla verità, la malattia alla salute, le menzogne dei media all’attenzione critica, la tranquillità alla libertà.

C’è solo una cosa che manca in questa mirabile analisi: potrebbe la nostra élite di governo agire in modo così selvaggio, o le nostre masse divenire così stupide, se avessero conservato il minimo senso di Dio che giudica noi tutti al momento della morte secondo i Dieci Comandamenti? Certo che no! Cattolici, svegliatevi!

 Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

giovedì 22 novembre 2012

L'ANTISEMITISMO EBREO-SIONISTA: il genocidio perpetrato dai sionisti deicidi...

Centro studi Federici – Per una nuova insorgenza

I Palestinesi vogliono che si sappia

I Palestinesi vogliono che si sappia che loro “non hanno un’Aviazione, non hanno una Marina Militare, non hanno un Esercito. Non è in corso una guerra, nella Striscia di Gaza. Nella Striscia di Gaza, è in corso un genocidio.”

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martedì 20 novembre 2012

I CRISTEROS, martiri della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo..." VIVA CRISTO REY ! "



1° Tempo...
2° Tempo
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Cristiada è un film storico diretto da Dean Wright, scritto da Michael James Love e basato sulla Guerra dei Cristeros (o Cristiada, da cui il titolo) (1926 - 1929). La guerra fu combattuta dai cattolici Messicani contro il governo massonico ed anticlericale del presidente Plutarco Elías Calles che perseguitava la Chiesa Cattolica.
 
Nei libri di storia non troverete nulla di tutto ciò, assai simile alle persecuzioni compiute da Nerone. Il governo messicano, manovrato dagli Stati Uniti, promulgò una legge che aboliva il culto religioso ed espropriava la Chiesa di tutte le sue proprietà. Il popolo reagì ma  e la repressione fu cruenta: sacerdoti, suore e credenti furono passati per le armi. Vi fu una sollevazione popolare, la Cristiada.  I  cattolici si riunirono in un vero e proprio esercito e sconfissero le truppe governative in quasi tutta la nazione.

Fu la guerra dei cosiddetti cristeros, il cui nome deriva da Cristos Reyes, i «Cristi-Re», come gli avversari definivano con intento spregiativo gli insorti cattolici che combattevano al grido di «Viva Cristo Re!», riprendendo il tema della regalità di Cristo, all’epoca molto popolare e in sintonia con l’istituzione della festa di Cristo Re proclamata nel 1925 da Pio XI.

La storia dimenticata dei martiri messicani contro la Massoneria!
www.famigliacattolica.blogspot.com
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lunedì 19 novembre 2012

Lo strenuo combattente per la Fede Cattolica è tornato alla Casa del Padre

File PDF_- Chi è Don Luigi Villa? 

Don Luigi Villa  è passato a miglior vita domenica mattina alle 3,30. Aveva 94 anni compiuti il 3 febbraio 2012 i funerali ci saranno martedi 20 novembre alle ore 15,30 partendo dall'istituto EDITRICE CIVILTA' e OPERAIE di MARIA IMMACOLATA in via G.Galilei 121 Brescia dirigendosi per la Santa Messa presso la Chiesa Santa Maria Crocifissa di Rosa.
De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
Fiant àures tuæ intendèntes
in vocem deprecatiònis meæ.
Si iniquitàtes observàveris, Dòmine,
Dòmine, quis sustinèbit?
Quia apud te propitiàtio est
et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine.
Sustìnuit ànima mea in verbo ejus,
speràvit ànima mea in Dòmino.
A custòdia matutìna usque ad noctem,
speret Ìsraël in Dòmino,
quia apud Dòminum misericòrdia,
et copiòsa apud eum redèmptio.
Et ipse rèdimet Ìsraël ex òmnibus iniquitàtibus ejus.
Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis.
Requiescant in pace. Amen.

 Don Villa era un figlio spirituale di Padre Pio, dal quale, poco prima della morte, ebbe l'incarico di combattere gli uomini e le idee dell'infame setta (la "Inimica Vis" secondo Leone XIII), infiltrati nella gerarchia vaticana.


a cura dell’Ing. Franco Adessa:
 
Su richiesta di molte persone
dall’Italia e dall’estero, e dopo più di vent’anni
di collaborazione con questo coraggioso Sacerdote,
ho deciso di scrivere questa
breve biografia di Don Luigi Villa,
perché ritengo non sia più possibile tacere sulla
indescrivibile e interminabile persecuzione
subìta da questo anziano, fedele e
incorruttibile Ministro di Dio!
Padre Pio chiamò Don Luigi e lo fece entrare nella sua cella. Qui, rispose alle sue 12 domande e gli parlò per oltre una mezz’ora, dandogli un incarico: dedicare tutta la sua vita per difendere Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria, soprattutto quella ecclesiastica.


Ecco da chi ha ricevuto il mandato di scovare i massoni ecclesiatici, Don Luigi Villa...Cosi' i tanti denigratori e i pusillanimi si tapperanno la bocca sull'attendibilita' delle sue denuncie.

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domenica 18 novembre 2012

Monsignor Williamson, Vescovo a vita della Fraternità San Pio X: "Beate le anime cattoliche che possono aborrire gli errori di costoro, ma che continuano ad onorarne l’ufficio."

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X

  17 novembre 2012

 
  Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html

Problema profondo

Molti cattolici non colgono la profondità del problema posto nella Chiesa cattolica dalla rivoluzione conciliare del Vaticano II (1962-1965). Se conoscessero meglio la storia della Chiesa, potrebbero essere meno tentati sia dal liberalismo, che li porta a pensare che il Concilio non fu affatto cattivo, sia dal “sedevacantismo”, che li porta a pensare che le autorità della Chiesa non sono più le autorità. Forse Nostro Signore mise in questione l’autorità religiosa di Caifa o l’autorità civile di Ponzio Pilato?

Il problema è profondo perché è sepolto sotto secoli e secoli di storia della Chiesa. Quando nei primi del 1400 San Vincenzo Ferreri (1357-1419) predicò in tutta Europa che la fine del mondo era prossima, noi sappiamo oggi che si sbagliava di 600 anni. Eppure Dio confermò la sua predicazione consentendogli di operare migliaia di miracoli e migliaia e migliaia di conversioni. Dio confermò la falsità? Lungi da me! La verità è che il Santo aveva compreso correttamente, nell’implicito della decadenza della fine del Medio Evo, l’esplicita e quasi totale corruzione del nostro tempo, prova generale della corruzione totale della fine del mondo.

Semplicemente c’è voluto del tempo, il tempo di Dio, molti secoli, perché la corruzione da implicita divenisse esplicita, perché Dio è ad intervalli regolari che sceglie di suscitare dei Santi che trattengano la parabola discendente, come la crescita di Santi famosi che portò alla Contro-Riforma del XVI secolo. Tuttavia, Dio non toglie agli uomini il libero arbitrio, così che se essi scelsero di abbandonare le altezze del Medio Evo, Egli non li costrinse a non farlo. Al contrario, Egli pemette alla sua Chiesa, almeno in un certa misura,  di adattarsi ai tempi, perché essa esiste per salvare le anime presenti e non le glorie passate.

Due esempi possono essere: la teologia molinista, resasi necessaria a causa di Lutero e Calvino per garantire la protezione del libero arbitrio, e il concordato del 1801, resosi necessario a causa dello Stato  rivoluzionario, per permettere alla Chiesa di operare pienamente in pubblico. Ora, sia il Molinismo sia il concordato furono dei compromessi col mondo del tempo, ma entrambi permisero che molte anime fossero salvate, mentre La Chiesa impedì che si minassero i principi che dovevano rimanere sacri: rispettivamente di Dio come Atto Puro e di Cristo come Re della società. Tuttavia, entrambi i compromessi permisero una certa umanizzazione della Chiesa divina, ed entrambi contribuirono alla graduale secolarizzazione della Cristianità. I compromessi comportano delle conseguenze.

In tal modo, se un lento processo di umanizzazione e di secolarizzazione dovesse spingersi troppo oltre nel mondo, da cui uomini e donne sono chiamati a servire Dio nella sua Chiesa, difficilmente questi potrebbero entrare al suo servizio senza una forte dose di liberalismo radioattivo nelle ossa, che richiede il vigoroso antitodo della loro formazione religiosa. Difatti, com’è naturale, essi condividerebbero l’istintiva convinzione di quasi tutti i loro contemporanei: che i principi e gli ideali rivoluzionari del mondo da cui provengono sarebbero normali, mentre la loro formazione religiosa opposta a quel mondo sembrerebbe loro pia, ma fondamentalmente anormale. Tali uomini e donne di Chiesa rappresenterebbero un disastro potenziale. E tale disastro si rese attuale a metà del XX secolo. Una gran parte dei vescovi cattolici del mondo del 2000 si rallegrò invece di rivoltarsi, quando Giovanni XXIII fece apparire con chiarezza che stava abbandonando la Chiesa anti-moderna.

Così, nessuno che voglia salvare la propria anima dovrebbe seguire costoro o i loro successori, ma d’altra parte, questi ultimi sono così convinti di essere normali in relazione ai tempi moderni, che non sono colpevoli della distruzione della Chiesa di Cristo come lo sarebbero stati nei tempi passati.
Beate le anime cattoliche che possono aborrire gli errori di costoro, ma che continuano ad onorarne l’ufficio.

 Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

Ecco come parla un anticristo vestito di rosso che fa parte della combriccola modernista che ha occupato abusivamente la Chiesa Cattolica, dal conciliabolo in poi...

E questi sarebbero coloro che dirigono la Chiesa di Cristo? Assolutamente no, sono solo degli impostori venduti al nemico per antonomasia di Dio e cioè satana...

Il card. Koch: perdono reciproco con i luterani per il Giubileo della Riforma 

Si è conclusa ieri a Roma la plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che si è svolta sul tema dell’importanza dell’ecumenismo per la nuova evangelizzazione. Al termine dei lavori, il cardinale Kurt Koch, presidente del dicastero, ha parlato anche del dialogo con le Chiese riformate che stanno preparando le celebrazioni del 2017 per i 500 anni dalla Riforma. A questo proposito ascoltiamo lo stesso cardinale Kurt Koch al microfono di Mario Galgano:

R. – Auf der einen Seite hat Martin Luther sehr viel Positives gebracht. …

Da un lato, Martin Lutero ha introdotto aspetti molto positivi: lui era appassionatamente alla ricerca di Dio, era totalmente dedito a Cristo … Eppure, Martin Lutero non voleva una divisione, ma un rinnovamento dell’intera Chiesa e questo – va detto – non gli è riuscito. In questo senso, il teologo ed ecumenista Wolfhart Pannenberg afferma che la Riforma ha fallito e il risultato di questo fallimento sono state le sanguinose guerre di religione nel XVI e nel XVII secolo. Ora, voler riunire il desiderio positivo di Martin Lutero e le conseguenze terribili della Riforma nella stessa celebrazione festosa, mi sembra molto difficile.

D. – Come celebrare allora quest’evento cercando di curare le ferite?

R. – Das könnte in einem Buβgottesdienst …

Per esempio, con una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme le nostre colpe, perché il fatto che la Riforma non abbia raggiunto il suo scopo, e cioè il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti: le ragioni sono di ordine teologico e politico. Riconoscerlo e perdonarsi vicendevolmente per tutto questo, trovo che sarebbe un gran bel gesto.

D. – In effetti, esiste già una forte collaborazione tra la Chiesa cattolica e la Federazione mondiale luterana …

R. – Die internationale Kommission für den Dialog zwischen dem Lutherischen …
La Commissione internazionale per il dialogo tra la Federazione mondiale luterana e il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, quindi con la Chiesa cattolica romana, hanno reso noto, dopo una lunga elaborazione, un documento comune che si chiama “Dal conflitto alla comunione”, e in questo si rivaluta il significato di questi 500 anni di Riforma, ma anche quello che è stato fatto nei 50 anni da quando questa Commissione è stata istituita, e quali punti in comune sono stati riconosciuti. (un punto in comune ce l'hanno di sicuro, sono venduti) Credo che questo titolo – “Dal conflitto alla comunione” – indichi nel migliore dei modi l’orientamento che il documento vuole dare e può rappresentare un ottimo punto di partenza per il cammino del futuro. (un cammino sicuro verso il loro parde che risiede all'inferno e cioeì satana)

D. – Durante la plenaria avete incontrato anche il Papa; c’è da dire che una delle priorità del Pontificato di Benedetto XVI è proprio l’ecumenismo …
R. – Es ist dieses große Interesse, das der Heilige Vater an den ökumenischen …
E’ grande l’interesse che il Santo Padre ha per il dialogo ecumenico: lo rilevo ogni volta che ho occasione di parlare con lui. Il suo è un indubbio impegno per l’ecumenismo, laddove non si tratta di un ecumenismo che si muove su un puro piano filantropico e di rapporti interpersonali, ma ha piuttosto un fondamento cristologico. E’ per questo che il Santo Padre non si stanca di ripetere che l’ecumenismo presuppone da parte nostra l’approfondimento della fede e l’impegno per raggiungere un’unità visibile. Così viene a crearsi anche un profondo collegamento tra il tema principale di questa assemblea plenaria e l’Anno della Fede: infatti, l’ecumenismo e l’unità si ottengono solo sulla base della fede. E il Santo Padre ha espresso, con poche parole, questo concetto in un contesto più ampio, e questo è stato per tutti i membri e consultori del Pontificio Consiglio di grande incoraggiamento.
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Cosi' parlava quel satanasso di Lutero, padre dei nuovi anticristi che oggi governano in Vaticano:



Dicono i protestanti: «Lutero è stato uno strumento di Dio per raddrizzare la Chiesa». Vi invito a considerare se un uomo che ha scritto o pronunciato le bestemmie di seguito elencate può essere stato uno «strumento di Dio» per compiere qualcosa di buono. Chi era Martin Lutero? Egli fu il fondatore di una religione senza Sacramenti e priva di una Gerarchia ecclesiastica, un uomo che disprezzò il valore delle buone opere e della penitenza per la nostra salvezza. Lutero fu un monaco apostata che fece asserzioni eretiche a riguardo a dottrina cattolica. Eccone alcune.
 
l Su Dio e su Gesù Cristo
 
Secondo i Discorsi a tavola (Tischreden), le note dei suoi ammiratori pubblicate in forma di libro, Lutero disse di Nostro Signore Gesù Cristo:

    «Cristo commise adulterio prima di tutto con la donna che incontrò al pozzo di Giacobbe, di cui San Giovanni scrisse: "In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri", o "Perché parli con lei"? Dopo di lei fu la volta di Maria Maddalena, e poi venne la donna colta in flagrante adulterio che Cristo congedò così gentilmente. Quindi, anche Cristo, pur essendo così retto, si è reso colpevole di fornicazione prima di morire» 2.

sabato 17 novembre 2012

I frutti diabolici del Conciliabolo Vaticano II... Ed uno dei più eminenti promotori, è difensore di questo tristissimo evento della bimillenaria storia della Chiesa Cattolica...


I frutti del Concilio Vaticano II... 

1. A Vic (Catalogna, Spagna), i francescani si accingono a lasciare dopo 800 anni di presenza continua. Il 28 ottobre, una S. Messa Novus Ordo di addio per i francescani è stata celebrata nel Santuario della Madre di Dio.
2. A Dieburg (Assia, Germania), sono stati lasciati solo quattro cappuccini anziani, che se ne andranno in poche settimane e la provincia locale ha deciso di porre fine a 400 anni di presenza in città.
3. A Le Havre (Normandia, Francia), il convento grande e la grande cappella, che ospitava i francescani da  oltre un secolo, sta per essere demolita.  Gli ultimi due frati lasciato qualche mese fa, e la proprietà è stata venduta a degli investitori.
4. E a Copenaghen, la Compagnia di Gesù, ha lasciato una chiesa parrocchiale, dopo 125 anni. Una volta c'erano più di 30 sacerdoti e fratelli laici, ed erano responsabili per le conversioni di diversi membri importanti della società danese. Ora c'è un sacerdote in pensione. 
5. I Gesuiti lasciano Torino, e l'antica chiesa dei SS. Martiri, per "mancanza di fedeli". A Torino la Compagnia di Gesù si congeda da Avventore, Ottavio e Solutore, i più antichi patroni della città, a cui è dedicata la chiesa cinquecentesca di via Garibaldi, la casa madre dei Gesuiti. E’ il rettore, padre Giuseppe Giordano, ad annunciare la triste novella. Fra neanche un anno, il 31 luglio 2013 ironia della sorte: in quella data si celebra Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù -, i sigilli saranno apposti al capolavoro barocco.
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Veniamo ora ad uno dei fautori dello sfascio dottrinale conciliare che ha generato e sta generando la secolarizzazione della Chiesa Cattolica: Ratzinger, oggi Benedetto XVI:

Ratzinger su Rosmini e i Suoi compagni di merenda conciliari:

 

Il cardinale Joseph Ratzinger, il 18 maggio 1985 (quando la questione rosminiana era ancora ben accesa), nell'ambito di una serata organizzata dal Centro Culturale di Lugano, disse:
Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca moderna.
Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasar - quanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.
In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.
Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.
E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi.
Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, 
mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande.»

Discorso in perfetto stile modernista che riabilita chi è stato condannato dalla Gerarchia, Cattolica, della Chiesa pre-conciliabolo Vaticano II...

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Vediamo ora un serio studio sul pessimo Rosmini, tratto dal benemerito sito PROGETTO BARRUEL...

mercoledì 14 novembre 2012

Monsignor Fellay. " Ma ora con il testo che ci si consegna, penso che mi sono sbagliato"... Alla buon'ora!...

Prima di commentare questo ulteriore intervento di Monsignor Fellay ci sembra necessario ribadire alcune cose:

 

Tutto ciò che facciamo in questo Blog è portato avanti per l’amore e l’onore di Nostro Signore Gesù Cristo e niente abbiamo personalmente contro le persone che citiamo, evidentemente moderniste o filo moderniste, difatti il giudizio sulle coscienze di queste persone riguarda l’Onnipotente Dio, noi ci limitiamo a riportare tutto ciò che si allontana da quello che è veramente “la Chiesa Cattolica”.
Tutto il nostro operato è portato avanti affinché il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo venga ristabilito in tutte le nazioni, affinché chi detiene il potere in Roma, in quanto evidentemente modernista, venga fermato, per il bene e la salvezza delle anime.
Chiaramente il nostro operare è fatto in piccolezza e con pochi mezzi.
Ribadiamo che crediamo, per fede, che il Primato, nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana visibile, appartenga, per volontà Divina, al Sommo Pontefice legittimamente eletto. Crediamo e professiamo che esiste una sola Chiesa Cattolica e che tutte le altre conventicole che si sono separate da essa, Protestanti e Ortodossi, non sono assolutamente facenti parte della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, difatti queste false Chiese sono nell’eresia e nello scisma.

Dichiariamo che l’ultimo Concilio è stato indetto dai modernisti in combutta coi poteri luciferi di questo mondo, massoni ebraici, protestanti e comunisti.

Dichiariamo inoltre che tutti i documenti del Conciliabolo sono inficiati di modernismo e liberalismo, dottrine condannate precedentemente al conciliabolo da tutti i Pontefici autenticamente e integralmente Cattolici. Di conseguenza rigettiamo tutte le riforme, facenti riferimento a questi documenti, partorite per mano dei nemici del Signore (Pontefici, Cardinali, Vescovi,  Sacerdoti e laici che promuovono queste riforme del Conciliabolo). Difatti la professione della vera fede integrale Cattolica ha la precedenza a qualsiasi ubbidienza umana, soprattutto quando ti spingono a professare le dottrine eterodosse conciliari, nessuno in questa terra ha il diritto di toglierci la fede, neanche se fosse un Papa o un Angelo venuto dal Cielo.

Dichiariamo che nell’ultimo Concilio c’è stata una congiura satanica, da parte dell’ala liberale, per trascinare il Concilio verso una deriva modernista liberale che prende origine dalle dottrine anticattoliche dei massoni.

Dichiariamo che i Pontefici, Conciliari e post Conciliari, hanno appoggiato e promosso - coscientemente, o non, poco ci interessa - tutte le novità eterodosse del Conciliabolo, (e questo è sotto gli occhi di tutti).
 
Dichiariamo, sino a prova contraria (prova consistente in una dichiarazione da parte dei Gerarchi della Chiesa), che Ratzinger è il Pontefice della Chiesa col nome di Benedetto XVI. E anche se si può constatare tutti i giorni, che quasi tutti gli atti fatti dagli ultimi Pontefici siano riconducibili al modernismo, noi non possiamo fare nessuna dichiarazione di Sede Vacante in quanto non né abbiamo l’autorità. Pertanto quando Benedetto XVI insegna e agisce secondo la Fede della Chiesa di sempre - quindi diventa infallibile, perchè si rifà alla Dottrina infallibile -  è assolutamente da seguire con religioso rispetto. Ma quando insegna e agisce secondo le dottrine eterodosse del Concilio Vaticano II: Ecumenismo, Libertà Religiosa, Nuova Messa “Novus Ordo Missae”, Collegialità, nuovi catechismi partoriti col conciliabolo, nuovo Codice di Diritto Canonico, approvazione di sette eretiche come fossero cattoliche (Cammino Neocatecumenale) ecc, dottrine che hanno generato “una nuova Chiesa definita Conciliare, con i suoi catechismi, i suoi riti e i suoi consacrati”, non è assolutamente da seguire.
Noi ci limitiamo ad osservare e denunciare tutto ciò che viene fatto in contrapposizione con la vera dottrina della Chiesa, professata in tutto il mondo sino al 1958 e questo viene fatto senza nessun rispetto umano.
In definitiva, per salvarci l’anima e non cadere nel laccio modernista, facciamo nostre le parole di Monsignor Lefebvre nella dichiarazione del 21 Novembre 1974:

Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.

Noi rifiutiamo
, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.
 

Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all'annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento naturalista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo, più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.

Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli.


"Se avvenisse - dice San Paolo - che noi stessi o un Angelo venuto dal cielo vi insegnasse altra cosa da quanto io vi ho insegnato, che sia anatema" (Gal. 1,8).
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Perché questa dichiarazione prima di commentare ciò che ha affermato Monsignor Fellay?
Prima di tutto per definire in modo chiaro la nostra posizione, dato che ci è stato richiesto. In secondo luogo per ribadire, al contrario di molti accordisti all’interno della Fraternità, che dipingono Benedetto XVI come uno dal cuore tradizionale e la mente modernista, che questa è una affermazione assurda, difatti o si è tradizionali, quindi cattolici, o si è modernisti quindi non cattolici e Ratzinger, nei Suoi insegnamenti e nei Suoi atti, è evidentemente modernista. Pensiamo inoltre che questa tesi sia stata messa in giro per giustificare un “accordo” che permetta alla Fraternità di far parte della “Nuova Chiesa Conciliare” partorita grazie alle dottrine, promosse dai nemici del Signore, nel Conciliabolo Vaticano II.
In definitiva, ci poniamo verso Mons. Fellay così come per Benedetto XVI: se Monsignor Fellay agisce secondo Dio, mettendo la fede al primo posto, lo seguiremo sicuri di stare nella Volontà di Dio, ma se questo non viene fatto, noi non Lo seguiremo. Quest’ultima affermazione è fatta per ribadire che niente abbiamo contro la coscienza del Monsignore, il giudizio appartiene a Dio, ma per quanto riguarda le opere, che non sono persone, pensiamo di poter esprime un giudizio che sia dettato dalla fede che tutto illumina in questo mondo di tenebra.

Veniamo adesso al nostro breve commento a queste ultime affermazioni fatte Da Monsignor Fellay (i nostri commenti sono in rosso):

 
 Il 1° novembre 2012, Nella festa di Ognissanti, Mons. Bernard Fellay ha celebrato la Messa nel seminario di Ecône. Nel corso della predica, dopo aver ricordato il senso spirituale della festa, ha esposto lo stato delle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma. – Titolo e sottotitoli sono della redazione di DICI.

(…) Perché c'è una Fraternità di San Pio X? Perché diventiamo sacerdoti? Non è solo per il piacere di celebrare l'antica messa, è per andare in Paradiso, per salvare le anime! Certo custodendo i tesori della Chiesa, ma con lo scopo di salvare le anime, di santificarle strappandole al peccato, portandole in Paradiso, portandole a Nostro Signore.
Dove ne siamo con Roma? Permettetemi di esporlo in due punti. In primo luogo, uno sguardo a ciò che è avvenuto. Poi, uno sguardo sul presente e forse sul futuro.
Prima di tutto ciò che è accaduto. La prova, forse la più grande che abbiamo mai avuto, è dovuta a una combinazione di diversi fattori che si sono verificati nello stesso tempo e hanno creato uno stato di confusione, di dubbio molto profondo che lascia ferite e anche una delle più grandi ferite che ci provoca una pena enorme: la perdita di uno dei nostri vescovi. Non è poco! Ma ciò non è dovuto soltanto alla crisi attuale. E’ una lunga storia, ma che trova qui la sua conclusione. (Per quanto riguarda la  vicenda della scandalosa esclusione di Monsignor Williamson ci siamo ampiamente espressi, comunque la lettera di risposta a Monsignor Fellay da parte di Monsignor Williamson è sicuramente il modo migliore di rispondere alle contiune affermazioni sulla vicenda. Di certo tutta questa "profonda" afflizione, questa "pena enorme" poco convince, dato che è ormai che da parecchi anni che a Monsignor Williamson  viene impedito quasi del tutto di esercitare il Suo ministero di Vescovo, proprio perchè contrario all'ignobile accordo con gli assasini della fede che oggi risiedono nei posti di potere Romani. Inoltre liquidare una gravissima decisione come quella di "far fuori" un Vescovo, giustificandola con la semplice frase "E’ una lunga storia", che non dice assolutamente nulla, è ridicolo; sarebbe stato più dignitoso non toccare per niente la questione.)

lunedì 12 novembre 2012

BEATIFICAZIONE DI PAOLO VI ? - Lettera ai Cardinali -

Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito. 
 Santa Caterina da Siena 


Eminenza Reverendissima,


ho letto sulla stampa che l’11 dicembre i Cardinali e i Vescovi, superato lo scoglio dei teologi, daranno il loro “sì” per la beatificazione di Paolo VI, nonostante non abbia mai avuto, da vivo, una qualunque fama di santità, e sia stato, per di più, il primo responsabile di tutti i guasti attuali della Chiesa, per non dire, addirittura, che il risultato, poi, del suo Pontificato è stato vera- mente catastrofico!
Mi sia, allora, concesso al cardinale Montini quello che venne riportato su “Avvenire” del 19 marzo 1999, a pagina 17, a gradi caratteri: “Ruini traccia il profilo del Papa (Paolo VI) che cambiò la Chiesa”.
Verissimo!.. Noi l’avevamo dimostrato con la nostra Trilogia montiniana”, mai trovata falsa, né inficiabile, dai miei oppositori, sempre limitati a scherni da piazza e insulti da trivio, senza mai denunciare in pubblico, il “come” e il “dove”, il “perché” le nostre argomentazioni e i nostri docu- menti sarebbero contrari al vero.
Certo, dire la Verità” non è affatto una offesa, neppure alla persona di Paolo VI, ormai entrato nella Storia, per cui tutto il suo vivere è oggetto di studio senza reticenze né mistificazioni, senza mettere l’aureola sulla sua testa, il che significherebbe metterla anche alla sua “rivoluzione” operata dalla Massoneria, per mezzo di Lui, in nome del Vaticano II.



È doveroso, allora, riportare uno schema delle sue presunte virtù, necessarie per avere una beatifi- cazione. Il cardinale Ruini, nel suo discorso di chiusura del “Processo diocesano”, disse: «La sua Fede traluce dalla sua persona, brilla nelle sue parole. Nel 1967, vita dellAnno della Fede. Nel 1968, sul sagrato di San Pietro, proclama il “Credo” del popolo di Dio; una Fede basata sul“Credo di Nicea”».
Ora, in quanto a quella sua presunta Fede, che il Cardinale disse addirittura “appassionata”, la smentisce lo stesso Paolo VI nel suo famoso discorso sulla auto-demolizione della Chiesa, in cui disse: «La Chiesa si trova in un’ora di inquisizione, di autocritica. Si direbbe persino di auto- demolizione. Una Chiesa che, quasi quasi, vede colpire se stessa. Tutti si aspettano dal Papa gesti clamorosi e decisivi. Ma il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, cui preme la sua Chiesa più che a qualunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta».
Ma questo suo dire suona come tradimento al suo dovere di Vicario di Cristo, il quale, per la dife- sa della Fede, si servì sempre dei suoi successori, iniziando subito con San Pietro, Suo primo Vicario in terra. Quindi, quel rifiuto deciso di Paolo VI di difendere Lui stesso la Fede, fu un aper- to rifiuto di fare quello che era, invece, il suo principale dovere. Quindi, la sua politica del “non intervento”, fu una abdicazione al suo dovere d’ufficio d’intervenire proprio in quella auto-distru- zione della Chiesa, che LUI stesso conduceva. Un rifiuto, allora, che costituisce un autentico “peccato di omissione”.
Come pensare, quindi, di voler portare sugli altari alla venerazione dei fedeli un Papa che così gra- vemente era venuto meno al suo principale dovere qual è, appunto, la difesa del “depositum fidei”?..
Paolo VI abdicò a quello, non assolvendo il suo compito di “Capo” della Chiesa cattolica per met- tersi al “servizio” dell’Umanità per conciliare tutte le credenze e tutti i culti in un’unica religione universale. Ma sognando di diventare il grande unificatore dei popoli, Egli sacrificava la Chiesa cattolica, la Tradizione, le Istituzioni, i fedeli stessi, per formare quel Movimento d’animazione spirituale della “Democrazia Universale” che deve asservire a tutte le Chiese al mondo.


Paolo VI, così, non distinguendo più la Chiesa di Cristo, che è “una e non due o più”, fu il primo Papa che evocò le comunità religiose scismatiche ed eretiche, nel suo Discorso d’apertura della Terza Sessione, il 14 settembre 1964, dicendo:
«O Chiese lontane e così vicine a noi!.. O Chiese oggetto del nostro sincero pensiero! O Chiese della nostra incessante nostalgia! Chiese delle nostre lacrime!»... e annunciò, poi, a più riprese, il mutuo perdono per le reciproche colpe.
In seguito, la Sua incessante propaganda ecumenica, fu solo per condurre al riconoscimento delle altre comunità cristiane e non a vere comunità di salvezza.
Ne è una riprova, anche quella Sua visita al “Consiglio Ecumenico delle Chiese”, il 10 giugno
1969, dove fu ricevuto da ben 234 comunità religiose. Qui, Paolo VI ne assunse il linguaggio e partecipò addirittura a quello scisma generale con questa affermazione: «la fraternità cristiana... tra le Chiese che fanno parte del “Consiglio Ecumenico e la Chiesa cattolica»... ignorando che non ci può essere fratellanza tra la Chiesa cattolica e i “dissidenti”. Invece, fu Lui stesso a solle- vare la questione, dicendo: «La Chiesa cattolica deve diventare membro del “Consiglio Ecumenico”». E poi disse: «in tutta fraterna grandezza, Noi non riteniamo che la questione della partecipazione cattolica al “Consiglio Ecumenico” sia matura a tal punto che le si possa e si debba dare una risposta positiva. La questione rimane ancora sul campo delle ipotesi... gravi implicazioni... cammino lungo e difficile».
Ma fu un discorrere “pallone-sonda”, perché, sotto sotto, c’era già il Suo “si”; Lo provò con que- sto suo dire: «Lo spirito di un sano ecumenismo, che anima gli uni e gli altri... richiede, come prima condizione di ogni fruttuoso contatto tra differenti confessioni, che ciascuno professi lealmente la propria fede»; e qui, Paolo VI invitò a riconoscere i valori positivi cristiani evange- lici, che si trovano nelle altre confessioni e ad aprire ad ogni possibilità di collaborazione... come nel campo della carità e della ricerca della pace tra i popoli.
Alla domanda, infine, se ci sia salvezza nell’una o nell’altra di quelle 234 “chiese”, membri del “COE”, mentre la dottrina della Chiesa cattolica aveva sempre risposto negativamente, Paolo VI, al contrario, rispose affermativamente! Questa Sua “mens” la si vide, poi, sempre accogliendo ebrei, musulmani, bonzi, buddisti... e andando da loro durante i “viaggi apostolici”, per fare “dialogo”.
Mai prima di Paolo VI, alcun Papa aveva declinato la Fede al plurale; Paolo VI, invece, diceva che le “fedi” si rendono omaggio vicendevolmente.
Durante il suo viaggio in Uganda, Paolo VI parlò del “Martiri ugandesi”; Egli andò, sì, a visitare questi “Martiri cattolici”, ma li confuse, indiscriminatamente, con i musulmani, con i protestanti; secondo Lui, essi erano morti in “spirito ecumenico”, tutti uniti oltre i conflitti dogmatici. Anche nel suo viaggio a Bombay (dove gli Induisti Gli regalarono un piccolo idolo, e i buddisti Gli offri- rono un Budda!), Paolo VI non mostrò alcun discernimento tra le religioni umane e quella cat- tolica.


E potrei continuare a lungo su questo tema della Fede. Basterà accennare, qui, a quel suo scanda- loso gesto che fece consegnando, con uno scritto di scuse, il “glorioso stendardo di Lepanto” ai Turchi, quasi a scusarsi ch’essi non furono lasciati liberi di occupare tutta l’Europa cattolica per consegnarla all’Islam.
In quanto al suo “Credo del popolo di Dio”, che il cardinale Ruini accostò al “Credo di Nicea”, e che ciò come il non plus ultra della “Fede” di Paolo VI, c’è da dire, invece, che il detto “Credo” recitato in pubblico sul sagrato di San Pietro, prima di formularlo, Paolo VI aveva premesso “due precisazioni”: la prima, che Lui voleva dare una “ferma testimonianza alla verità divina affidata alla Chiesa (e questo è lodevole!), ma con la seconda precisazione rimetteva tutto in discussione, perché escludeva, espressamente, che il suo “Credo” fosse “una definizione dogmatica”.


Difatti, disse:
«Noi ci accingiamo a fare una professione di Fede, a pronunciare un “Credo” che, senza essere una definizione dogmatica, e pur con qualche sviluppo richiesto dalle condizioni spirituali del nostro tempo».
Ora, questo suo dire, toglieva al nostro “Credo” cattolico, la firma di infallibilità, di essere, cioè, delle Verità rivelate”, di fede divina e di fede cattolica, attestate nella Sacra Scrittura e nella Tradizione.


In San Pietro si legge: «Inde oritur unitas sacerdotii», ossia il Papa deve essere il vincolo della “Carità”, e, quindi, dell’unione. Invece, Paolo VI onorava e preferiva “Coloro che sono lontani” più di quelli vicini nella Fede, mostrando, per questo, spesse volte, una fredda amicizia, ammi- rava il linguaggio, i riti religiosi e le tradizioni degli “altri”, mentre perseguitava gli appartenenti all’antica tradizione cattolica. Le porte di casa sua erano sempre aperte per i teologi avventurieri, per gli agitatori, per quelli che spargevano scandali ed eresie, non dissimulando mai, invece, la sua animosità verso i tradizionalisti e integristi che difendevano quello che Lui voleva distruggere. Non li scomunicò perché non avevano motivi canonici, ma prendeva, però, precauzioni per non avere personalmente contatti diretti. Il che è più che una scomunica, perché è “annullamento”, è “soppressione dialettica” dell’avversario che, come il sottoscritto, non si è mai piegato alle fol- lie, ai capricci, alle storture, alle stravaganze di molto clero progressista, ubbidiente alla don Abbondio nel portare a termine, come disse il cardinale Garrone, la disfatta dell’altro partito”. Di tanti fatti della sua falsa “Carità”, potete leggerne non pochi nei miei tre libri su Paolo VI, riguardo a quel suo settarismo che aveva tutto il sapore dello scisma. Si, perché lo scisma, essen- do la separazione dalla Chiesa cattolica di una porzione di fedeli, il diritto di definirlo un “peccato-delitto” contro la Carità, che è amore, guidato dalla Fede e dalla Speranza; e che implica, necessariamente, l’odio contro il Regno di Dio, la Chiesa, per indebolirla e per strapparle le anime, mediante, appunto, scissioni ed eresie!
Per questo, Paolo VI non avrebbe mai potuto lanciare quel Suo grido:


«CHARITAS CHRISTI URGE NOS!».



Dopo quello che ho scritto su Paolo VI sono obbligato a mettere in evidenza il profondo mistero della “mens” di Paolo VI modernista attraverso “fatti” e “detti”, perché questi costituiscono la ragione della mia reazione spirituale che tanto mi fa soffrire.



Si degni, Eminenza, di prendere in considerazione il mio lavoro, espressione del mio rispetto e della mia preghiera.


Sac. Luigi Villa

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