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mercoledì 30 novembre 2011

Gianna Jessen la bambina di Dio..Sopravissuta all'aborto...


Gianna Jessen la bambina di Dio



"So che nominare Gesu Cristo è politicamente molto scorretto perchè qualcuno si sentirà estremamente a disagio..ma io non sono sopravvissuta per mettere le persone a proprio agio..
[..]
signore e signori ci sono cose nella vita che si possono imparare soltanto dai più deboli tra di noi. Se voi li sopprimete, siete voi a rimetterci: il Signore avrà cura di loro, ma voi sarete infelici per sempre"

Testimonianza stupenda di Gianna Jessen, tenuta a Queen's Hall - Melbourne 2008

 

martedì 29 novembre 2011

Monsignor Fellay parla del preambolo dottrinale, consegnatogli dalla Gerarchia modernista della Chiesa attuale.."È vero che questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una “legittima discussione” su certi punti del Concilio"..

La Fraternità San Pio X e il Preambolo dottrinale
Intervista con Mons. Bernard Fellay
del 28 novembre 2011




Perché il Preambolo Dottrinale che Le ha consegnato il Card. Levada lo scorso 14 settembre è circondato da un cotale segreto sia da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede sia da parte della Fraternità San Pio X? Cosa nasconde questo silenzio ai sacerdoti e ai fedeli della Tradizione?
Questa discrezione è normale in ogni procedura importante; ne garantisce la serietà. Accade che il Preambolo dottrinale che ci è stato consegnato sia un documento che, come indica la nota che l’accompagna, è suscettibile di chiarimenti e di modifiche. Non si tratta di un testo definitivo. Noi invieremo a breve una risposta a questo documento, ove indicheremo con franchezza le posizioni dottrinali che ci sembra indispensabile mantenere. Dopo l’inizio dei nostri colloqui con la Santa Sede – i nostri interlocutori lo sanno bene – la nostra costante preoccupazione è stata quella di presentare in tutta lealtà la posizione tradizionale.
Da parte di Roma, la discrezione s’impone anche perché questo testo – pur nello stato attuale che necessita numerosi chiarimenti – rischia fortemente di suscitare l’opposizione dei progressisti, i quali non ammettono la semplice idea di una discussione sul Concilio, perché considerano che questo Concilio pastorale sia indiscutibile o “non negoziabile”, come se si trattasse di un Concilio dogmatico.


Malgrado tutte queste precauzioni, le conclusioni della riunione dei Superiori della Fraternità San Pio X ad Albano, del 7 ottobre, sono state divulgate su internet, da fonti diverse, ma concordanti.

Su internet le indiscrezioni non mancano mai! È vero che questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una “legittima discussione” su certi punti del Concilio. Qual è l’ampiezza di questo margine? La proposta che avanzerò in questi giorni alle autorità romane e la loro risposta ci permetteranno di valutare le possibilità che ci vengono lasciate. E qualunque sia il risultato di questi scambi, il documento finale che verrà accettato o respinto sarà reso pubblico.


Meglio fare apparire le difficoltà che le soluzioni

Dal momento che questo documento è poco chiaro, a suoi occhi, non sarebbe più semplice opporre la non ricevibilità ai suoi autori?

Più semplice forse, ma non più onesto. Visto che la nota che l’accompagna prevede la possibilità di apportare dei chiarimenti, mi sembra necessario chiederli piuttosto che rifiutarli a priori. Questo non pregiudica in niente la risposta che daremo.
Dal momento che il dibattito tra noi e Roma è essenzialmente dottrinale e verte principalmente sul Concilio, e considerato che questo dibattito non riguarda solo la Fraternità San Pio X, ma proprio tutta la Chiesa, le precisazioni che otterremo o meno, avranno il merito non trascurabile di far meglio apparire dove stanno le difficoltà e dove le soluzioni. È questo lo spirito che ha sempre guidato i nostri colloqui teologici in questi due ultimi anni.


Questo documento serve da preambolo ad uno statuto canonico, questo non comporta implicitamente la rinuncia alla tabella di marcia che Lei aveva fissata e che prevedeva innanzi tutto una soluzione dottrinale prima di un accordo pratico?

Si tratta proprio di un preambolo dottrinale la cui accettazione o il cui rifiuto condizionerà l’ottenimento o meno di uno statuto canonico. La dottrina non passa affatto in secondo piano. E prima di impegnarci su un eventuale statuto canonico, studieremo in maniera attenta questo Preambolo con il criterio della Tradizione, alla quale siamo fedelmente legati. Poiché noi non dimentichiamo che sono proprio le divergenze dottrinali all’origine della differenza fra Roma e noi, da 40 anni; il metterle da parte per ottenere uno statuto canonico ci esporrebbe al veder riemergere inevitabilmente le stesse divergenze, tale da rendere lo statuto canonico più che precario, molto semplicemente invivibile.

Dunque, in fondo nulla è cambiato dopo questi due anni di colloqui teologici fra Roma e la Fraternità San Pio X.
Questi colloqui hanno permesso ai nostri teologi di esporre chiaramente i punti principali del Concilio che presentano delle difficoltà alla luce della Tradizione della Chiesa. Parallelamente, e forse grazie a questi colloqui dottrinali, in questi due ultimi anni altre voci si son fatte sentire oltre alle nostre, le quali hanno formulato delle critiche sul Concilio che si riallacciano alle nostre. Così, Mons. Brunero Gherardini, nel suo libro Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, ha insistito sui differenti gradi di autorità dei documenti conciliari e sul “contro-spirito” che si è infiltrato nel Concilio Vaticano II fin dall’inizio. Anche Mons. Athanasius Schneider ha avuto il coraggio di chiedere, in occasione di un congresso a Roma della fine del 2010, un Syllabus che condanni gli errori d’interpretazione del Concilio. Nello stesso spirito, lo storico Roberto de Mattei ha mostrato chiaramente le influenze contrarie esercitate sul Concilio, col suo libro Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta. Bisognerebbe citare anche la supplica rivolta a Benedetto XVI da quegli intellettuali cattolici italiani che chiedono un esame approfondito del Concilio.
Tutte queste iniziative, tutti questi interventi, indicano chiaramente che la Fraternità San Pio X non è più la sola a vedere i problemi dottrinali posti dal Vaticano II. Questo movimento si estende e non si fermerà più.

lunedì 28 novembre 2011

Gli accordi con la Gerarchia Modernista vanificheranno ciò che ha lasciato in eredità Monsignor Marcel Lefebvre? Siamo ancora in attesa di una risposta - convincente - da parte di Monsignor Fellay...

 Monsignor Marcel Lefebvre Santità e Cuore Immacolato di Maria un ereditrà prestigiosa

Nella Chiesa d'Austria preparativi di scisma da parte di una banda di eretici. Attendiamo risposte dai loro compagni di merende (ovvero la Gerarchia del Vaticano)...

Chiesa d'Austria a rischio scisma

di Vito Punzi
25-11-2011

Ormai ha un nome: "movimento cattolico di riforma". Il dissenso che sta attanagliando la Chiesa cattolica austriaca non va scemando, al contrario, cresce col tempo e sta prendendo sempre più le caratteristiche di un movimento scismatico. Dove aver raggiunto e superato le trecento adesioni tra i sacerdoti, l'"Iniziativa dei parroci", guidata da Helmut Schüller [nella foto sopra], già vicario generale del cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, si è data una giornata di riflessione lo scorso 6 novembre, a Linz, nella diocesi nella quale due anni fa una violenta campagna mediatica (sostenuta anche da alcuni vescovi) ha impedito a mons. Gerhard Wagner, il vescovo ausiliare designato da Benedetto XVI, di assumere il proprio mandato perché “tradizionalista”.

Presenti nella città dell’Alta Austria oltre 80 sostenitori, lo stesso Schüller ha voluto rendere conto nei giorni successivi di quanto discusso e deciso. Nella newsletter del movimento datata 11 novembre si legge dunque a sua firma che una prima discussione è stata dedicata a una proposta giunta da aderenti tirolesi: trasformare in futuro quello che fino a questo momento è stato l’”appello alla disobbedienza” in “appello alla responsabilità personale”. Proposta rifiutata a larga maggioranza, perché, ha scritto Schüller, «il concetto di disobbedienza indica chiaramente che a noi interessa l’intero ordinamento della Chiesa, non solo l’iniziativa individuale». Oltre ad aver fatto passare la richiesta che in futuro si promuova un “nuovo dialogo” tra i fedeli e i vescovi e la necessità di «costruire una rete insieme ad altri gruppi di sacerdoti allineati presenti in altre nazioni», la guida del movimento ricorda come nelle discussioni di Linz sia stato richiesto “con grande consenso” di aggiungere al “catalogo delle richieste” da presentare alla Chiesa la possibilità di “mettere bocca nelle nomine dei vescovi”. Tuttavia, più di quanto discusso e deciso il 6 novembre risulta essere importante (e grave) ciò che è avvenuto il giorno precedente, quando come esito di un meeting di studio sul tema “La celebrazione eucaristica in tempi di penuria di preti”, cui hanno preso parte non solo membri della Pfarrer-Initiative ma anche altri “dissidenti” appartenenti a “Iniziativa Laicale” (Laieninitiative), a “Noi siamo chiesa” (Wir sind Kirche), a “Preti senza ufficio” (Priester ohne Amt) e a Taxhamer Pgr-Initiative, sono state elaborate sette tesi. Vediamole:

Vediamo ora cio' che propongono questa banda di eretici e scismatici:
  • «La comunità che si riunisce nel nome di Gesù è portatrice della celebrazione eucaristica. Ad essa come chiesa locale è affidata la memoria della morte e della resurrezione di Cristo ed il Signore è al suo centro (Mt 18,20). La comunità decisa da chi debba essere guidata e chi debba presiedere la celebrazione eucaristica. Al fine di conservare l’unità della chiesa è necessario che il mandato giunga dal vescovo».
  • «Attualmente la guida delle comunità e la celebrazione dell’Eucaristia vengono fatte dipendere dal numero dei sacerdoti celibi. Ma questo è un approccio sbagliato. Piuttosto bisogna adeguare il numero di chi sovrintende, uomini e donne, al numero delle comunità».
  • «La penuria di sacerdoti viene causata artificialmente dalla chiesa burocratizzata tramite superate modalità di accettazione per il mestiere del sacerdote. Accade così che mentre vengono allontanati centinaia di preti perché sposati agli altri che permangono nel loro ufficio vengano affidate sempre più comunità. Questi ultimi non possono più offrire così una sufficiente assistenza spirituale e cadono sempre più frequentemente sotto stress».

sabato 26 novembre 2011

P. Jean-Paul Durand: “I Lefebvriani devono riconoscere la legittimità dell’insegnamento del Concilio”...

IL PREAMBOLO PER I “LEFEVRIANI”? COME PER I LUTERANI!
Non conosco il francese quindi, grazie a Gianluca, Federica ed una loro amica, ho fatto tradurre un articolo apparso qualche tempo fa, non molto, su la Croix.
Sebbene in altri blog lo feci presente, quasi nessuno ha dato peso (salvo don Floriano) a questa notizia che invece può essere utile, ai cattolici veri e sinceri, per capire come stiano in realtà le cose nella questione preambolo e riconoscimento della FSSPX.
Le credenziali di P. Durand sono sotto riportate, vediamo di analizzare il contenuto dell’intervista.
Viene riportato il testo originale ed in rosso la traduzione.
Nel caso qualcuno leggesse questo articolo e riscontrasse errori di traduzione me lo dica, a me interessa solo la Verità.

P. Jean-Paul Durand : « Les lefebvristes doivent reconnaître la légitimité de l’enseignement du Concile »
P. Durand, Domenicano, tanto pe cambià!
P. Jean-Paul Durand: “I Lefebvriani devono riconoscere la legittimità dell’insegnamento del Concilio”

Le P. Jean-Paul Durand, dominicain, professeur de droit canonique et consulteur du Conseil pontifical pour l’interprétation des textes législatifs, explique en quoi consiste l’accord préalable sur un préambule doctrinal.
Padre Jean-Paul Durand, domenicano, professore di diritto canonico e consulente del Consiglio Pontificio per l’interpretazione dei testi legislativi, spiega in cosa consiste l’accordo preliminare su un preambolo dottrinale.

La Croix :    Quelle est la signification de ce « préambule doctrinal », qui est mis par le Saint-Siège comme condition de l’accord avec la Fraternité Saint-Pie-X ?
La Croix: Qual’è il significato di questo “preambolo dottrinale”, che è stato posto dalla Santa Sede come condizione per l’accordo con la Confraternita?

 P. Jean-Paul Durand  :  Il était impossible de parvenir à un accord autrement. Benoît XVI a senti qu’on lui reprochait de s’être montré trop accueillant, et il était important de bien poser les choses. Dans un certain nombre de discours, depuis, il a d’ailleurs pris soin de rappeler l’importance du concile Vatican II. De ce fait, ce préambule a deux objectifs. D’abord la Fraternité Saint-Pie-X elle-même, mais surtout les tiers, les catholiques. Il est important que ces derniers ne puissent accuser Rome de s’être laissé récupérer, d’avoir trop reculé. Ce préambule doctrinal, sorte d’exposé des motifs, comporte donc un aspect de communication forte, de façon à ce qu’il n’y ait pas ensuite de procès d’intention.
P.J-P D.: è impossibile arrivare ad un accordo diverso. Benedetto XVI è stato accusato di essere stato troppo permissivo, è importante chiarire le cose. In un certo senso, lui ha avuto a cuore di sottolineare l’importanza del Concilio Vaticano II. Perciò questo preambolo ha due obiettivi. in primo luogo la stessa confraternita di San Pio X e i cattolici tutti. è importante che non si accusi Roma di essere stato troppo permissiva. questo preambolo dottrinale, nasce per esporre dei motivi che comportano quindi un aspetto importante.della comunicazione.

Pourquoi d’un côté poser ce préambule, et de l’autre laisser ouverte « à une légitime discussion » des expressions ou formulations présentes dans les textes du concile Vatican II ?  
perchè si hanno da un lato questo preambolo e dell’altro lasciare aperte “legittime discussioni”, espressioni proprie della formulazione del Vaticano II?

C’est une méthode de dialogue, que l’on utilise aussi dans le dialogue œcuménique, avec les autres confessions chrétiennes. C’est ainsi qu’avec les luthériens, pour l’accord sur la doctrine de la justification, on a reconnu une base commune, mais aussi des différences d’appréciations, et c’est une manière de ne pas bloquer les choses. C’est la même chose ici : il est demandé aux intégristes un minimum incontournable, le préambule doctrinal, et on prend ensuite le temps de discuter sur certaines interprétations.
C’è un metodo di dialogo, che si utilizza anche tra discussioni ecumeniche, con altre confessioni cristiane. così come con i luterani, per l’accordo sulla dottrina della giustificazione, sul riconoscimento di una base comune, ma anche di differenze di valutazioni, e c’è una maniera per non bloccare le cose. è la stessa cosa qui: si chiede di inserire un minimo indispensabile, il preambolo dottrinale, e si prende inoltre il tempo di discutere di alcune interpretazioni.

Minimum incontournable ?
Minimo indispensabile?

Le respect « en bloc » du Concile, c’est-à-dire de son authenticité, de la légitimité de son enseignement. On ne peut transiger s’il n’y a pas ce minimum de départ. Les membres de la Fraternité Saint-Pie X sont obligés d’accepter cela. Le Siège apostolique ne peut les accueillir s’ils ne se sont pas engagés à reconnaître ainsi le Concile, à ne pas le disqualifier. En revanche, on est autorisé à continuer de travailler sur l’interprétation du Concile. Ainsi, la liberté religieuse fait partie de l’enseignement de Vatican II. En revanche, on peut parler de son interprétation. Les responsables de la Fraternité doivent ainsi accepter que Vatican II est un moment de l’histoire de l’Église, où le Seigneur a continué à parler aux hommes. Dieu s’adresse à chaque génération de l’histoire, mais c’est bien le même Dieu, et la même religion.
Il rispetto “in blocco” del Concilio, come a dire della sua autenticità, della legittimità dei suoi insegnamenti. non si può transigere se non c’è un minimo di ciò dall’altro lato. i membri lefebvriani sono obbligati ad accettare. la Sede apostolica non può accogliere chi non si riconosce nel Concilio, per dequalificarlo. tuttavia è consentito continuare a lavorare sull’interpretazione del Concilio. così come la libertà religiosa fa parte dell’insegnamento del concilio vaticano II. tuttavia si parla di loro interpretazioni. i responsabili lefebvriani devono così accettare che il Vaticano II è un momento storico per la chiesa, dove il signore conTinuò a parlare agli uomini. Dio si rivolge ad ogni generazione storica, ma è lo stesso Dio e la stessa religione.

La création d’une prélature personnelle est envisagée. Quel est le sens d’une telle structure ?  
La creazione di una prelatura personale è prevista. cosa comporta questa struttura?

Après celle de l’Opus Dei , ce serait donc la seconde. Une prélature personnelle n’est pas une Église particulière, contrairement, par exemple, à un diocèse. Une prélature personnelle donne au prélat, à sa tête, des compétences sur les individus qui appartiennent à la prélature, mais non sur le territoire où vivent ces derniers. Elle n’a pas un peuple de fidèles propres. C’est une institution d’appartenance. L’Église, dans son organisation, a pris une option générale en faveur de la territorialité (paroisse et diocèse). Mais elle a prévu, à côté, des cas particuliers de formes d’appartenance non territoriale. En revanche, la Mission de France est une prélature territoriale, donc elle est circonscrite à un territoire, et compte des prêtres incardinés dans ce territoire seulement. Pour revenir à la prélature personnelle, le prélat a une autorité qui peut se comparer à celle d’un supérieur d’ordre religieux sur les religieux ou religieuses de son ordre. Donc, une prélature personnelle ne peut se substituer à un diocèse. Elle doit, en théorie passer des conventions avec les évêques des diocèses où elle se trouve.
Dopo quella dell’OPUS DEI questa è la seconda. un prelatura personale non è una chiesa particolare, contrariamente ad una diocesi. una prelatura personale dona ai partecipanti, una stessa testa, competenze sugli individui che appartengono a quel prelato ma non sul territorio dove vivono. non è un popolo di fedeli. è una istituzione d’appartenenza. la chiesa nella sua organizzazione ha già una opzione generale in favore di territorialità (parrocchia e diocesi). ma ha fornito in alcuni casi forme di appartenenza territoriale. tuttavia la mission de france è una prelatura territoriale dunque è circoscritta ad un territorio e conta preti legati al solo territorio. per arrivare alla prelatura personale, il prelato ha una autorità che può compararsi a quella di un ordine superiore religioso sui religiosi o religiose del loro ordine. quindi una prelatura personale non può sostituirsi ad una diocesi. dovrebbe quindi in teoria stipulare accordi con i vescovi delle diocesi dove si trova.

"Ma una parte essenziale del culto consiste nel rendere a Dio il servizio di cui si è capaci. Quale servizio è in grado di rendere lo Stato? Un grande servizio!" Monti ha in mente questo che dice Monsignor Wiliamson? Sembrerebbe di no...

Numero CCXXVI (228) www.dinoscopus.org  

       26 Novembre 2011

RELIGIONE  DI  STATO?
Quale ruolo dovrebbe svolgere lo Stato nella protezione o nella promozione della Religione Cattolica? Ogni cattolico che sa che il Cattolicesimo è l’unica vera religione dell’unico vero Dio, può solo rispondere che lo Stato, essendo anch’esso una creatura di Dio, è destinato a servire come meglio può la Sua unica vera religione. Dal canto suo, ogni liberale, che crede che allo Stato non competa dichiarare qual è la vera religione, perché, per esempio, la religione sarebbe in ogni caso una questione individuale, risponderà che lo Stato deve tutelare il diritto di tutti i suoi cittadini a praticare la religione di loro scelta o anche nessuna religione. Consideriamo l’argomentazione cattolica.
L’uomo viene da Dio. La sua natura viene da Dio. L’uomo è sociale per natura, quindi la sua socialità viene da Dio. E dato che l’uomo tutto intero, e non una sua sola parte (Primo Comandamento) deve il culto a Dio, ne consegue che la stessa socialità dell’uomo deve il culto a Dio. Ora, lo Stato non è nient’altro che la società composta dalla socialità di tutti i suoi cittadini riuniti nel loro corpo politico. Perciò lo Stato deve il culto a Dio. Ora, se i differenti culti necessariamente si contraddicono l’un l’altro (diversamente non sarebbero differenti), è possibile che siano tutti più o meno falsi, è certo invece che solo uno può essere interamente vero. Se quindi esiste un tale culto, interamente vero e riconoscibile come tale, si tratta del culto che ogni Stato, in quanto Stato, deve a Dio. Ma questo culto è il Cattolicesimo, quindi ogni Stato, in quanto Stato, deve a Dio il culto cattolico, compresi l’odierna Inghilterra o Israele o l’Arabia Saudita!
Ma una parte essenziale del culto consiste nel rendere a Dio il servizio di cui si è capaci. Quale servizio è in grado di rendere lo Stato?  Un grande servizio! Essendo l’uomo sociale per natura, la società ha una grande influenza su come egli sente, pensa e crede. E le leggi dello Stato hanno una influenza decisiva sul modellamento di questa società dei cittadini. Per esempio, se l’aborto o la pornografia diventano legali, molti cittadini finiranno col pensare che ci sia poco o nulla di sbagliato in esse. Quindi ogni Stato con le sue leggi ha per principio il dovere di proteggere e di promuovere la fede e la morale cattoliche.
Questo è il principio ovvio. Ma tale principio significa che ogni non cattolico debba essere rastrellato dalla polizia e arso al rogo?  Ovviamente no, perché lo scopo del rendere culto e del servire Iddio è di renderGli gloria e di salvare le anime. Ma l’azione sconsiderata condotta dallo Stato porterà all’effetto opposto e cioè al discredito del Cattolicesimo e all’alienazione delle anime. Perciò la Chiesa insegna che anche uno Stato cattolico ha il diritto di astenersi nella pratica dall’intervenire contro una religione falsa quando con la sua azione potrebbe causare un male ancora più grande o impedire un grande bene. Ma il principio che ogni Stato ha il dovere di proteggere la fede e la morale cattoliche, rimane integro.
Questo significa imporre il cattolicesimo ai cittadini?  Niente affatto, perché il credo cattolico non è qualcosa che può essere imposto. “Nessuno crede contro la sua volontà” (Sant’Agostino). Il che significa che in uno Stato cattolico ove il prendere una tale iniziativa può o dovrebbe essere controproducente, la pratica pubblica di ogni altra religione che non sia la cattolica può o dovrebbe essere proibita. Questa conclusione logica è stata negata dal Vaticano II, perché il Vaticano II fu liberale. Eppure, prima del Concilio, era una pratica comune negli Stati cattolici ed avrà aiutato molte anime a salvarsi.
Kyrie eleison.
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Qui sotto un intervento molto preoccupante del nuovo Presidente del Consiglio Monti, e questo sarebbe un uomo che ha in sorte il bene dell'Italia? o forse ha in mente di portare avanti una politica in favore dei suoi comandanti in grenbiulino massonici? Ascoltando cio' che dice sembrerebbe la seconda, poi si dice, Monti, cristiano praticante...

venerdì 25 novembre 2011

Coloro che hanno per padre il diavolo si immischiano nelle cose che non li riguardano...La genesi del documento massonico-ebraico "Nostra Aetate".


Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. 26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30A queste sue parole, molti credettero in lui.
Gesù e Abramo
31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». 34Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». 39Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».
 48Gli risposero i Giudei: «Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?». 49Rispose Gesù: «Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica. 51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». 52Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». 57Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. 
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Le preoccupazione degli ingerenti ebrei, in vista dalla possibile intesa tra la Santa Sede ed i tradizionalisti

Il Rabbino Rosen, “Vaticano ci rassicuri sull’accordo con lefebvriani”

Davanti alla possibilità di una riconciliazione definitiva tra il Vaticano e i tradizionalisti lefebvriani, il rabbino David Rosen, responsabile del dialogo interreligioso per l’American Jewish Committee, ribadisce che ”le nostre preoccupazioni sono già state espresse e ho ricevuto l’assicurazione da parte del cardicnale . Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e per la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ndr) che non c’è possibilità di arrivare ad una riconciliazione che comprometta Nostra Aetate”, il documento del Concilio Vaticano II considerato come un punto di svolta nei rapporti tra cattolici e ebrei dopo due millenni di ostilità  e sospetto.
”Per il resto – ha aggiunto Rosen al termine dell’incontro avuto questa mattina con papa Benedetto XVI insieme agli altri leader religiosi di Israele – è una questione interna della Chiesa cattolica”. Nostra Aetate, ha spiegato ancora il rabbino interpellato sul suo colloquio con Koch, ”non è in discussione”. Questo, ha aggiunto, non significa che un riconoscimento esplicito del documento conciliare faccia parte della proposta di accordo sottoposto dalla Santa Sede alla Società Sacerdotale San Pio X ma che, dal punto di vista pratico, "ogni riconciliazione richieda in effetti l’accettazione di Nostra Aetate".
Quanto all’opportunità della trattativa vaticana, ”posso avere le mie opinioni, ma non ho il diritto di intervenire nelle scelte interne di un’altra religione”.(Allora che stia zitto!) "Mi aspetto – ha concluso – che la Santa Sede sia esplicita nel ripudiare la negazione dell’Olocausto nel caso di una riconciliazione, per rassicurare il mondo ebraico, anche se il vero problema - ha tenuto a sottolineare - non è tanto monsignor Williamson, quanto "chiarire che Nostra Aetate non è sul tavolo".   
tratto da Vatican Insider
 
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Ma che origine ha questo diabolico documento "Nostra Aetate"?
 
CCC 892. L'assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il Successore di Pietro, e, in modo speciale, al Vescovo di Roma, Pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in " maniera definitiva ", propongono, nell'esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono " aderire col religioso ossequio dello spirito "(a) che, pur distinguendosi dall'ossequio della fede, tuttavia ne è il prolungamento.
Leggendo cio' che ho messo sotto si ha la certezza che questi signori, che hanno preso possesso, indebitamente, della Chiesa Cattolica, non sono Divinamente assisititi, (tesi di Cassiciacum) e gli esempi negli ultimi 50 anni si sprecherebbero...

mercoledì 23 novembre 2011

Gli assassini della Liturgia cattolica formano una commissione che si occuperà anche della musica e del canto per la liturgia...


Quello che segue è l'impetuoso articolo di Mons. Domenico Celada, apparso su "Vigilia Romana" nel Novembre 1971, dal quale emerge il forte spirito di resistenza anticonciliare, che animava non pochi generosi e che la dice lunga su certi retroscena orchestrati da ben noti modernisti per colpire mortalmente dall'interno la nostra Santa Madre Chiesa.




"E' da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia. Non già perch'io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d'anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l'autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di "liturgia pastorale", sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e veleno.
Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro "capolavoro": la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
E' il culto dell'ambiguità e dell'equivoco, non di rado il culto dell'indecenza.
Basterebbe questo per capire che il vostro "capolavoro" non proviene da Dio, fonte d'ogni bellezza, ma dall'antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s'è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di "traduzioni" grottesche (com'è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell'umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma, se non bastasse, c'è un altro segno che dimostra come il vostro "capolavoro" non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l'archiviazione del patrimonio della musica sacra, l'abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell'Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un "unico disegno criminoso".
Voi sapevate benissimo che la "lex orandi" è anche la "lex credendi", e che perciò mutando l'una, avreste mutato l'altra.. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l'unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l'atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un'ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le "tavole per la refezione eucaristica", negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale Presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano Cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure.
Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l'invocazione "a flagello terremotus, libera nos Domine", e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine.
Avete tolto l'invocazione "a spititu fornicationis, libera nos Domine", e mai come ora siamo coperti dal fango dell'immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti.
Avete abolito l'invocazione "ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris", e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.

Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d'oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."
Monsignor Domenico Celada.
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Qui di seguito l'articolo di Tornielli, giornalista facente parte dell'asse del conciliabolo Vaticano II che ha preso possesso, indebitamente, della chiesa di Nostro Signore:

lunedì 21 novembre 2011

La sciagurata figura del Cardinal Tisserant: dal Modernismo al Conciliabolo Vaticano II, passando per l'ignobile e diabolico Patto di Metz, benedetto dal cosiddetto Beato (conciliare) "Giovannone"...

Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “. Qui sotto notizie sul nefasto Cardinale Tisserant, uno dei numerosi personaggi "Conciliari" che hanno preso possesso indebitamente della Chiesa Cattolica. A seguire un articolo dell'Osservatore Romano (giornale modernista e conciliarista) che invece ne tesse le lodi.


Fonte- CrisinellaChiesa.com
Nel 1962, il Cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) si incontrò segretamente con Nikodim (1929-1978), Patriarca della Chiesa Ortodossa russa, a Metz, in Francia, per invitarlo ad assistere al Vaticano II. Il Patriarca di Leningrado avrebbe partecipato al Concilio solamente a condizione che quest'ultimo non condannasse ufficialmente il comunismo. E infatti, nessun documento conciliare contiene una sola nota di riprovazione di questa ideologia atea e anticristiana. Questo accordo venne chiamato il «patto Vaticano-Mosca». Nikodim si recò a Roma nell'ultimo giorno del Concilio Vaticano II. «Tutti sapevano che Nikodim, membro notorio del KGB, aveva ottenuto quell'incarico su mandato del governo sovietico. Nessuna sorpresa dunque quando si apprende che anche il leader russo era presente a Nuova Delhi allo scopo di completare le pratiche per l'ammissione del suo patriarcato nel comunisteggiante Consiglio Mondiale delle Chiese» 33. Per contro, ai Cardinali Alojzije Stepinac (1898-1960), di Iugoslavia, e Jòszef Mindszenty (1892-1975), Primate d'Ungheria, fu impedito di assistere alle Sessioni del Vaticano II dai loro rispettivi dittatori comunisti. Il 1º ottobre 1962, Giovanni XXIII aprì formalmente il Vaticano II. «”Basta con le condanne”!, disse Papa Giovanni davanti alla prima Sessione conciliare; e il Segretariato per la promozione dell'unità dei cristiani guidato dal Cardinale Bea fece intendere che l'atteggiamento cattolico verso gli ex eretici - ora “fratelli separati” - non sarebbe più stato polemico, ma di genuino dialogo e cooperazione» 34. Giovanni XXIII invitò il Cardinale Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) a risiedere in Vaticano durante il Concilio. Egli fu l'unico Cardinale non residente a godere di questo privilegio. Fu anche uno dei pochi Cardinali cui venne concesso di visitare Giovanni XXIII durante la sua ultima malattia. Quest'ultimo, probabilmente, sapeva che sarebbe morto prima della fine del Concilio e che Montini avrebbe portato a termine la sua opera. Molti Cardinali erano al corrente del fatto che Roncalli lo voleva come suo successore.
cardinale eugene tisserant patriarca nikodim cardinale alojzije stepinac
Il Cardinale Tisserant Nikodim Il Cardinale Stepinac

Articolo dell'Osservatore Romano sulla sciagurata figura del Cardinale Tisserant:
La prima biografia del cardinale Eugène Tisserant (1884-1972), protagonista del Novecento cattolico e per un ventennio decano del Sacro Collegio
Di Paolo Vian:
 
Giovedì 17 novembre si è tenuta a Roma presso l’Institut français Centre Saint-Louis la conferenza «Le Cardinal Tisserant. Une figure française à Rome» alla quale parteciperà, tra gli altri, Étienne Fouilloux, autore della prima biografia del porporato dal titolo, Eugène, cardinal Tisserant (1884-1972). Une biographie (Paris, Desclée de Brouwer, 2011, pagine 717, euro 39). Pubblichiamo una recensione e, a lato, uno stralcio delle conclusioni del volume.
Col suo gusto della precisione e dell’accuratezza il cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) non sopportava che il suo cognome venisse storpiato e che l’ultima lettera venisse trasformata in d, per evidente attrazione del nome comune del «tessitore» ma anche di quello proprio di un celebre astronomo francese della seconda metà dell’Ottocento, François Félix Tisserand, studioso di comete e crateri lunari, autore di un fortunato Traité de mécanique céleste in quattro volumi. «Il mio nome si scrive Tisserant», affermò perentoriamente il futuro cardinale ai genitori il 23 dicembre 1908: con una precisazione che poteva sembrare portare inutilmente vasi a Samo per i diretti destinatari, ma che in realtà già tradiva l’energica volontà di ribadire e difendere un’identità potenzialmente tradita. Perché in quell’alterazione del cognome era in qualche modo prefigurato il fraintendimento del quale la figura sarebbe rimasta vittima negli anni.
Per Paul I. Murphy e René Arlington, autori de La Popessa (1987), Tisserant è un rustico barbuto, irascibile e gaudente, che non esita a entrare nelle stanze di Pio XII in sua assenza, a mettere i piedi sul tavolo e a fumarvi il sigaro; un «enorme prelato» che incarna «l’espressione più grossolana della degradazione morale dei gerarchi della Chiesa» e che suor Pascalina Lehnert è perfino costretta a schiaffeggiare per fargli abbassare la cresta. Per altri, invece, Tisserant è un genio dell’intrigo, emulo di Machiavelli e di Mazzarino, un’«eminenza grigia», anzi un agente segreto implicato nei più oscuri complotti della Chiesa e degli Stati nel XX secolo. Il macchiettismo ributtante e caricaturale di questi fantasiosi stravolgimenti sembra esigere un’indagine di verità.
Chi è stato allora, veramente, questo ecclesiastico francese che nel corso del Novecento ha di certo occupato il ruolo di maggior rilievo nella Curia Romana? Per oltre sessant’anni, dal 1908 al 1971, Tisserant ha svolto, sotto sei Papi diversi, da Pio X a Paolo VI, funzioni essenziali: all’inizio come figura di primo piano nella «seconda modernizzazione» della Biblioteca Vaticana voluta da Pio XI; poi, dal 1936, come responsabile curiale delle Chiese cattoliche di rito orientale, in decenni difficili e decisivi che vedono nell’Europa orientale la vittoria del comunismo e nel Vicino Oriente la rinascita dell’islam nazionalistico sulle ceneri del colonialismo europeo.
Ma dal 1938 Tisserant presiede anche la Pontificia Commissione Biblica, «di cui questo antico alunno della Scuola domenicana di Gerusalemme fa uno strumento di liberazione per l’esegesi. Resistente al nazismo durante la Seconda guerra mondiale e al comunismo durante la “guerra fredda”, acquisisce una meritata reputazione di originalità in seno alla Curia. Nel 1946, assume la responsabilità pastorale della diocesi suburbicaria di Porto e Santa Rufina, che in vent’anni trasforma in un modello di vitalità religiosa ai confini di Roma. Decano del Sacro Collegio nel 1951, svolge un ruolo importante nelle due sedi vacanti, quella del 1958 e quella del 1963. Partecipa alle quattro sessioni del concilio Vaticano II, di cui dirige il Consiglio di presidenza, prima di essere pregato di accompagnare Paolo VI nei suoi viaggi attraverso il mondo».
Per conoscere la figura di un protagonista che attraversa tutto il Novecento cattolico, dal modernismo al Vaticano II, erano sinora disponibili gli atti di un convegno svoltosi all’Institut Catholique de Toulouse nel novembre 2002, tempestivamente pubblicati l’anno successivo. Nel 2009 Hervé Gaignard, col suo La vie spirituelle du cardinal Eugène Tisserant. Entre perfection et saintété (1908-1945), aveva poi aperto uno squarcio sulla vita interiore di quest’uomo efficiente, moderno e iperattivo sino alla frenesia, scoprendo i moventi intimi e profondi di tutto il suo impegno senza requie e risparmio (cfr. «L’Osservatore Romano», 31 luglio 2010, p. 5).

sabato 19 novembre 2011

"Il Nuovo Ordine Mondiale", piano massonico che inghiotterà quasi tutti per un mondo senza Dio, quello Vero. Solo chi resterà fedele alla Tradizione della Chiesa cattolica resisterà all'assalto dell'anticristo...

Numero CCXXVI (227) www.dinoscopus.org  

        19 Novembre 2011

SOLUZIONI FINANZIARIE
Numerosi commentatori di questioni economiche oggi scrivono o dicono che il sistema finanziario del mondo è sull’orlo del collasso. Nessuno di loro è certo sul tempo, ma molti di loro prevedono che si tratterà di un collasso pesante. Prima dell’inizio della crisi finanziaria del 2008, poche persone la presagivano, perché conducevano confortevolmente un tenore di vita che sembrava ben consolidato e destinato a durare per sempre. Tuttavia, se questi commentatori hanno ragione, esso sta per scardinarsi.
Tutti noi dovremmo riflettere su cosa è andato storto e su come si possa raddrizzarlo. Qui di seguito vi è una serie di proposte pratiche, adattate sulla scorta di un recente articolo pubblicato sul sito Burning Platform. Non è necessario concordare con ognuna di esse per considerare delle alternative al nostro attuale sistema ormai sfasciato. Si tratta di proposte politiche e finanziarie. Incominciamo con le seconde:-

* Nazionalizzare quelle banche che per essere “troppo grandi per fallire” possono tenere in ostaggio lo Stato. Si lasci che le perdite ricadano sui responsabili o su chi è coinvolto, non sui contribuenti.
* Ripristinare (negli USA) il Glass-Steagall Act per impedire che in futuro le banche possano nuovamente divenire così grandi.
* Ripristinare dei limiti nelle regole contabili di mercato, così che le banche non possano più pretendere che i loro beni valgano molto di più del loro valore di mercato.
* Regolamentare il mercato dei derivati così che parimenti nessuna entità finanziaria possa diventare talmente grande da minacciare il crollo dell’intero sistema, nel momento in cui fallisce (come accaduto negli USA con l’AIG).
* Semplificare l’attuale sistema altamente farraginoso delle imposte sul reddito o sostituirlo interamente con un’imposta sui consumi, ed eliminare le agevolazioni fiscali alle imprese.
Si noti come tali proposte siano esplicitamente finanziarie, ma al tempo stesso implicitamente politiche, perché per essere attuate è necessario un significativo cambiamento del modo di pensare della gente e specialmente dei dirigenti. La finanza dipende dalla politica. Ecco quindi le proposte politiche più ovvie, passibili di discussione, ma che indicano almeno la giusta direzione:-

* Combattere la corruzione dei fin troppo benestanti politici, imponendo dei limiti di mandato. Combattere la corruzione delle elezioni mossa da interessi particolari, abolendo tutte le lobby e i lobbisti.
* Limitare il potere della banca centrale, togliendole il controllo della moneta nazionale.
* Riorganizzare le prestazioni sociali degli Stati, alle cui finanze esse attingono così tanto che domani non saranno più in grado di aiutare nessuno.
* Rieducare la gente a limitarsi e ad accettare un tenore di vita più basso, così che invece di spendere a scapito della società contribuiscano ad edificarla col risparmio.
* Fare il possibile per rimpiazzare le caotiche periferie con dei quartieri più autosufficienti.
* Rinunciare all’impero mondiale così da tagliare le enormi spese militari degli Stati Uniti, per esempio riportando a casa le migliaia di truppe presenti nelle basi sparse nel mondo.
Anche qui, per attuare tali proposte sono necessari grandi cambiamenti nel modo di pensare della gente e specialmente dei dirigenti. Le decisioni politiche si basano su ciò che ha valore per la gente. Perché siamo vivi? Per godere sulla terra o per essere veramente felici nell’eternità? È questa una domanda aut-aut? C’è un’eternità? In effetti, la politica dipende dalla religione o dalla mancanza di essa. Un crollo finanziario sarà in grado oggi di riportare qualcuno al buonsenso?
Kyrie eleison. 

In riferimento a cio' che dice Monsignor Wiliamson diventa utilissimo cio' che dice questo Sacerdote sul mistero dell'iniquità nei tempi odierni...

 
La massoneria inghiotterà quasi tutta l'umanità rendendola schiava dell'anticristo...

venerdì 18 novembre 2011

Poi ci si stupisce che mancano le vocazioni, leggiamo cosa dice questo insensato sacerdote sulla setta diabolica Neocatecumenale...

Don Fabio Rosini, Direttore del Servizio per le Vocazioni a Roma: “Benediciamo Dio per il Cammino Neocatecumenale”: Caro sacerdote stà attento a quello che di falso dici, dimostri una beata ignoranza, spero per te che sia inconsapevole, la tua situazione di bugiardo sarebbe meno grave...

Nostro Signore Gesù Cristo ha detto: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si colgon forse delle uve dalle spine, o de’ fichi dai triboli? Così, ogni albero buono fa frutti buoni; ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può far frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto, è tagliato e gettato nel fuoco. Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti” (Matteo 7:15-20).
Molti credenti ancora non hanno capito che il falso profeta non si presenta nell’apparenza come una persona palesemente falsa o malvagia; no, affatto, ma come una persona apparentemente umile e mansueta. Ecco perché Gesù ci ha detto che i falsi profeti vengono a noi vestiti da pecore. Dunque il suo vestiario è quello di una pecora, e quindi ha l’apparenza di una pecora. Apparentemente è umile, amorevole, e buono. E deve assumere questa apparenza per potersi infiltrare tra le pecore ed essere da loro accettato come una pecora, dato che una pecora ha questo carattere.

Ma la sua è solo apparenza, perché Gesù ha detto che i falsi profeti dentro sono lupi rapaci. E perciò nella loro vita manifestano la loro natura malvagia e distruttiva, sì perché questi distruggono il gregge del Signore. Infatti i loro frutti sono malvagi. Per frutti si devono intendere sia le opere che le parole. Queste persone sono superbe, rapaci, sensuali, amanti del denaro, e amanti della menzogna che loro praticano, usando il nome di Dio invano dicendo: ‘Dio mi ha detto’, quando Dio non gli ha detto proprio nulla.

 Ecco qui sotto uno di questi falsi profeti:

 

Don Fabio Rosini, Biblista, Direttore del Servizio per le Vocazioni in Vicariato di Roma, è molto conosciuto per aver iniziato il progetto di Catechesi su I Dieci Comandamenti, diffusosi a macchia d’olio in tutta Italia. Ha rilasciato all’agenzia Zenit una intevista, che qui riportiamo di seguito.
In un mondo secolarizzato, in una società quasi totalmente lontana dalla fede, dove i giovani per primi sono pronti ad attaccare il Papa e la Chiesa, sembra quasi impossibile che un ragazzo, al giorno d’oggi, possa sentire il desiderio di affidare la propria vita a Cristo, di rispondere ad una chiamata del Signore.
Riguardo a questa situazione di “crisi” delle vocazioni, ZENIT ha intervistato don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni del Vicariato di Roma.
Don Fabio, com’è possibile, nel mondo di oggi, risvegliare la fiamma della vocazione?
Rosini: La vocazione è una seconda fase, la prima cosa da accendere è l’emozione provocata dalla straordinaria esperienza dell’incontro con Gesù Cristo. E’ vero che questa attuale situazione di difficoltà crea tanti problemi, ma dà anche la possibilità di rispiegare nuovamente le cose. Il problema più grande, infatti, non è quello di non conoscere affatto la fede, ma di credere di conoscerla, di averla decodificata secondo parametri completamente estranei, però, a ciò che è realmente cristiano.
Qual è, quindi, il lavoro svolto dal Servizio per le vocazioni e da lei stesso in questa direzione?
Rosini: Un lavoro che, ad esempio, devo svolgere costantemente è quello della demistificazione, una “divertente” demistificazione delle cose cristiane; ovvero spiegare come in realtà stanno le cose: molto più belle di come vengono descritte! Allora, partendo dal fatto che è meraviglioso seguire il Signore Gesù Cristo, si passa ad una seconda fase che è il come e cosa fare per seguirlo. In ogni caso, il primo compito è annunziare Gesù Cristo e farlo capillarmente, per questo stiamo attuando delle iniziative nelle Prefetture, nelle Parrocchie per far sì che i giovani vivano esperienze di grande impatto.
Ad esempio?
Rosini: Ad esempio io porto avanti, ormai da anni, questa esperienza dei “Dieci Comandamenti” nella parrocchia di Santa Maria Goretti, a Roma, a cui partecipano centinaia di giovani. È un ciclo di catechesi in cui, nei vari incontri, viene “sviscerato” ogni comandamento per farlo comprendere a chi è lontano dalla dottrina della Chiesa e far capire quanto siano meravigliosi e non limitativi. Queste sono esperienze legate, però, ad un’iniziativa singola; bisogna moltiplicare questo genere di proposte, ma soprattutto bisogna collaborare.
In che senso?
Rosini: Al problema della carenza di vocazioni ci sono due modi sbagliati di rispondere: innanzitutto pensare che le vocazioni siano solo quelle sacerdotali. No! Il problema è la chiamata cristiana, la fede cristiana, quindi anche il matrimonio, ad esempio, è una vocazione. In secondo luogo non è un tipo di problema a cui risponde un singolo prete, ma risponde un presbiterio. Io devo collaborare in mille forme, mettermi a disposizione, secondo le mie esperienze e le energie che Dio mi dà, per lavorare insieme ai sacerdoti delle Parrocchie e fare delle esperienze giovanili. Il percorso vocazionale non è uno spot, ma l’evoluzione naturale di un processo: la formazione cristiana, che è il primo compito da svolgere.
In che modo si può realizzare?
Rosini: Rivitalizzando le proposte esplicite della fede rivolte ai giovani. Non dobbiamo cadere nella trappola del lasciarci condizionare dallo status quo delle cose, ma vanno fatte proposte radicali, serie, che mirino a toccare il centro del cuore spersonalizzato di questa generazione. A Roma, per esempio, viviamo nella realtà di una metropoli dove una persona, per motivi strutturali e soprattutto mediatici, non è nessuno, non conta niente. Dobbiamo, quindi, far comprendere che la chiamata alla fede cristiana è una chiamata “personale” alla straordinarietà. Il nemico del cristianesimo è proprio la mediocrità, il fare le cose senza amore, senza zelo. Fare delle proposte di questo tipo, che mostrino ai giovani la bellezza di una vita alta, nobile, preziosa agli occhi di Dio è di grande impatto.
Quale potrebbe essere una proposta di questo genere?
Rosini: Ad esempio, sto portando avanti dei progetti con alcune Prefetture per cominciare un ciclo di incontri dove i giovani, per capire cos’è la fede cristiana, possono misurarsi con la persona che più ha avuto fede su questa terra: la Beata Vergine Maria. Accogliendo il Vangelo di Luca come “canovaccio” del lavoro, possiamo riscoprire l’esperienza della fecondità di Maria a partire dall’aver accolto l’iniziativa di Dio, dall’aver detto sì alla Sua volontà per aprirsi alle prospettive più alte. Mi sembra peraltro che sia una cosa piuttosto “astuta” farsi aiutare dalla Vergine Maria. Lei una cosa sa fare bene: creare figli di Dio, ne ha fatto uno e l’ha fatto perfetto, per cui impariamo da Lei.
Quanto è importante far parte di un cammino di fede per la nascita di una vocazione?
Rosini: Sia benedetto Dio per qualsiasi esperienza che possa esser fatta nella Chiesa, l’importante è che sia cattolica! Sia benedetto Dio per i movimenti, le associazioni e tutto il resto! Tutto quello che c’è internamente alla Chiesa sia incoraggiato e portato avanti, sicuramente non sono questi il nemico.
Spesso invece vengono definiti chiese parallele, sette….
Rosini: Purtroppo ci sono critiche, problemi di discomunione, ma queste, però, non sono indicative del valore delle cose in sé. L’importante è essere cattolici, stare in comunione con la Chiesa; l’eredità che Cristo ci ha lasciato è di costruire e mandare avanti la Chiesa, e questo di solito è l’opera più difficile da compiere su questa terra. Abbiamo problemi di fragilità e peccati autentici riguardo alla fraternità, problemi esterni, ma anche interni. Questi ultimi sono più dolorosi perché, mentre i problemi esterni si affrontano con maggior coraggio, quelli interni non te li aspetti.
A cosa si riferisce in particolare?
Rosini: A tutto, dal fatto che alcune volte ci può essere un clima di sfiducia reciproca ai giudizi e via dicendo. Ma sono cose normali che succedono in tutte le famiglie, l’importante è superarle. Soprattutto bisogna lasciarsi guidare dallo Spirito Santo e credere che è Dio che guida la Chiesa, non siamo noi che dobbiamo mettere a posto le cose o stabilire se una cosa è buona o meno. Comunque l’importante è far parte tutti di un’unica Chiesa e ricordarci che tutte le esperienze interne ad essa devono essere benedette ed incoraggiate. Tra l’altro non è che ci sia chissà quanta gente nella Chiesa, se mandiamo via pure quella che sta dentro….
QUI SOTTO QUESTO FALSO PROFETA DA' IL MEGLIO DI SE STESSO...

giovedì 17 novembre 2011

Il Patriarca di Gerusalemme accoglie (ghettizandoli, a differenza delle sette eretiche come il Cammino Neocatecumenale), la Fraternità San Pio X ...

Il Patriarca Fouad Twal compiacente con le sette...

Oltre che ripetere in maniera modernista e anti-Dio che l'unica vera Messa Cattolica "Vetus Ordo" rimane come forma straordinaria, questo bellimbusto ghettizza la Comunità San Pio X e accoglie liberamente una setta eretica come il Cammino Neocatecumenale...

Patriarcato di Gerusalemme: "I sacerdoti della Fraternità possono celebrare nelle basiliche e nei santuari" (decreto del 23 settembre 2011)

Traduzione del Decreto del Patriarca di Gerusalemme in italiano:

DECRETO n. 49/2011
Sull'uso della Liturgia
secondo la forma Straordinaria del Rito Romano.
Ai reverendi Rettori delle basiliche e santuari,
Nelle parrocchie e cappellanie della diocesi del Patriarcato latino, l'Eucaristia è sempre celebrata secondo la forma ordinaria del Messale Romano approvato dal Servo di Dio Papa Paolo VI (1970), e promulgato nella terza edizione dal Beato Papa Giovanni Paolo II (2000).
Dato il numero consistente di basiliche e santuari costruiti sui luoghi santi e aperti all'accoglienza dei pellegrini da tutto il mondo, la celebrazione dell'Eucaristia nella forma straordinaria del rito romano rimane sempre eccezionale. È concesso solo ai gruppi di pellegrini già abituati ad usarlo nel loro paese. Essa è soggetta alle norme contenute nell’Istruzione in merito all'applicazione della Lettera apostolica Summorum Pontificum (30 aprile 2011), pubblicata dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Per il benessere spirituale dei pellegrini,
il Patriarca Fouad Twal,
Ordinario diocesano
con il consenso del Consiglio dei Vescovi,
Ordina che nelle basiliche e santuari,

siano osservate le norme contenute nell’Istruzione, nonché le seguenti:
1. Ogni responsabile di una chiesa o un santuario, rettore o sacrestano, deve essere caratterizzato dallo spirito di accoglienza, zelo pastorale e prudenza.
2. Richiedere dal sacerdote che chiede di celebrare di mostrare il 'celebret' prima di preparare il necessario per la celebrazione dell'Eucaristia in forma straordinaria.
3. Nessun sacerdote è autorizzato a celebrare la Messa nella forma straordinaria, senza una sufficiente conoscenza del rito.
4. Il rettore è attento a dotare la chiesa o il santuario, di cui è responsabile, del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII nel 1962 e il Messale di Pio V non deve essere utilizzato.
5. Il responsabile della sagrestia di una chiesa o santuario deve preoccuparsi di avere a disposizione i paramenti adatti e i materiali liturgici necessari per la celebrazione liturgica dell'Eucaristia nella forma straordinaria.
6. Si raccomanda che ogni chiesa o santuario abbia un altare in una cappella laterale, dove si può celebrare l’Eucaristia con le spalle al popolo.
7. La concelebrazione, non essendo permessa nella forma straordinaria del rito romano, e per non occupare il luogo sacro da celebrazioni individuali, i sacerdoti pellegrini presenti partecipano all'Eucaristia celebrata da uno di loro.
8. Il rettore di basiliche o santuari non permette l’amministrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima e il matrimonio senza l'esplicito permesso dell'Ordinario; per tutto ciò è obbligatorio seguire le istruzioni.
9. La cerimonia di ordinazione al diaconato, sacerdozio o episcopale non è permessa senza il consenso scritto formale del Patriarca di Gerusalemme. La disobbedienza è punita con le sanzioni previste dal CIC.
10. I sacerdoti della Fraternità San Pio X (noti come Lefevriani) possono celebrare nelle basiliche o santuari in forma privata e senza fare pubblicità alle loro iniziative. (sottolineato da noi, nlr)
Presentato a Gerusalemme, il 23 settembre 2011.
† Fouad Twal
Patriarca Latino di Gerusalemme

mercoledì 16 novembre 2011

"In altre parole, tra la Tradizione Cattolica e la posizione della Roma di oggi vi è “un grande abisso” che dipende non dalle persone che prendono questa o quella posizione, ma dalle posizioni stesse".

Considerazioni espresse da S. Ecc.za Mons. Richard Williamson,
uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X,
a proposito dell'udienza del 29 agosto
concessa dal Santo Padre a S. Ecc.za Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X

(A few thoughts for september)
Qualche riflessione per settembre
 
Mons. Williamson, La Reja, 13 Settembre 2005
Un mese fa ho reso pubblica su internet l’opinione che un accordo tra Roma e la Fraternità San Pio X “sembra impossibile”, perché “se la Fraternità si ricongiungesse con Roma, la resistenza della Tradizione Cattolica continuerebbe senza di essa”, e se il Papa abbracciasse le posizioni della Fraternità, dovrebbe fronteggiare una guerra senza pietà alla sua sinistra.
In altre parole, tra la Tradizione Cattolica e la posizione della Roma di oggi vi è “un grande abisso” che dipende non dalle persone che prendono questa o quella posizione, ma dalle posizioni stesse. 
Tra queste due posizioni è impossibile qualsiasi conciliazione.
Prendiamo per esempio due matematici: se uno dice che 2 più 2 fa 4, mentre l’altro dice che fa 5, queste due posizioni sono inconciliabili. I nostri due matematici possono anche raggiungere un accordo personale, nell’errore o nella verità, ma 2 più 2 non potrà mai valere contemporaneamente 4 e/o 5.
Allo stesso modo, nella attuale situazione di differenza tra Roma e la Fraternità, le persone di Roma possono abbracciare le posizioni della Fraternità, o le persone della Fraternità possono ? teoricamente ? abbracciare le posizioni di Roma; ma le posizioni conciliari della Roma di oggi continuerebbero ad essere false come 2 più 2 uguale 5, mentre le posizioni della Tradizione continuerebbero ad essere vere come 2 più 2 uguale 4.
Ciò significa che anche se la Fraternità ? Dio non voglia ? abbandonasse le posizioni della Tradizione, queste verrebbero comunque difese dai restanti amici della Tradizione; così come, se il Papa, da parte sua, abbandonasse completamente  le posizioni conciliari, esse verrebbero difese (fino alla morte) dagli impenitenti amici del concilio.
Questo è quello che intendevo dire affermando che se la Fraternità si ricongiungesse con Roma, la resistenza della Tradizione Cattolica continuerebbe senza di essa. 
In nessun modo volevo significare che i cattolici che difendono la Tradizione, o la Fraternità San Pio X, sarebbero lì per dividersi a causa dell’udienza concessa il 29 agosto dal Santo Padre al Superiore Generale della Fraternità.

lunedì 14 novembre 2011

Il modernismo “la cloaca in cui confluiscono tutte le eresie”. Questa dottrina condanna di fatto la Gerarchia post Conciliare imbevuta di questa "cloaca"...

Motu proprio  di San Pio X
Praestantia Scripturae Sacrae

Nel quale si ribadisce la condanna del modernismo, 
si menzionano le pene e si commina la scomunica per i trasgressori

Encomiata l'eccellenza delle Sacre Scritture e raccomandatone lo studio, il Nostro Predecessore Leone XIII, di immortale memoria, nell'Enciclica "Providentissimus Deus", pubblicata il 18 Novembre 1893, dettò leggi per il retto ordinamento degli Studi Biblici; e dopo di aver rivendicati i Libri Sacri dagli errori e dalle calunnie dei Razionalisti, li difese altresì dai placiti di una falsa scienza, che si decanta come critica sublimiore: i quali placiti, evidentemente, altro non sono, secondo le sapienti parole del Pontefice, che "commenta Rationalismi e philologia et finitimis disciplinis detorta". 
Per ovviare poi al crescente pericolo della diffusione di idee inconsiderate ed erronee, lo stesso Nostro Predecessore colle Lettere Apostoliche "Vigilantiae studiique memores", del 30 Ottobre 1902, istituiva la Pontificia Commissione Biblica, composta di alcuni Cardinali cospicui per dottrina e per senno; alla quale Commissione venivano aggiunti come Consultori vari Ecclesiastici, scelti fra i dotti in materia teologica e biblica, e diversi per nazionalità, nonché per preferenze di metodi e di pareri nel campo degli studi esegetici. 
Nel far ciò, il Pontefice mirava ad un vantaggio, altamente utile agli studi e particolarmente consentaneo all'indole dei tempi, vale a dire a far sì che in seno alla Commissione fossero presentate, ponderate e discusse sentenze di ogni sorta; e che, prima di addivenire ad una ferma decisione, i Cardinali, secondo le norme prescritte nelle citate Lettere Apostoliche, dovessero prendere in accurato esame gli argomenti favorevoli e contrari alle varie questioni, e niente omettessero di quanto potesse giovare alla perfetta conoscenza del vero stato dei problemi biblici portati in di scussione. Soltanto dopo siffatto procedimento, dovessero le prese decisioni sottoporsi al Sommo Pontefice per la relativa approvazione, ed essere poi pubblicate. Premessi lunghi esami e deliberazioni profondamente mature, la Pontificia Commissione Biblica ha felicemente emanate alcune decisioni oltremodo utili per il vero incremento e per sicura regola degli studi biblici. 
Pur tuttavia Noi vediamo che alcuni, troppo proclivi ad opinioni e metodi infetti di malsane novità, e troppo teneri per una malintesa libertà, che è vera ed intemperante licenza, pericolosissima in materia dottrinale e feconda di mali assai gravi contro la purezza della fede, non hanno fatto, né fanno alle menzionate decisioni, malgrado l'approvazione ad esse data dal Pontefice, quella ossequiente accoglienza che si dovrebbe. 

Per la qual cosa troviamo necessario di dichiarare e di decretare, come con questo Nostro atto dichiariamo ed espressamente decretiamo,  che tutti sono tenuti in coscienza a sottomettersi alle decisioni passate e future  della Pontificia Commissione Biblica,  non altrimenti che ai Decreti dottrinali delle Sacre Congregazioni approvati dal Pontefice;  e che coloro, i quali verbalmente od in iscritto contraddicono a tali decisioni,  non vanno esenti dalla nota di disobbedienza e di temerità,  né, per conseguenza, sono immuni da colpa grave:
ciò indipendentemente dallo scandalo che arrecano,  e dalle responsabilità che possano incorrere a Dio
per altre temerità ed errori che sogliono accompagnare simili opposizioni.
Inoltre, nell'intento di reprimere la crescente audacia di non pochi modernisti, i quali con ogni sorta di sofismi e di male arti si studiano di togliere forza ed efficacia non solo al decreto "Lamentabili sane exitu", emanato per Nostro ordine dalla S. Congregazione del Sant'Uffizio il 3 Luglio 1907, ma anche alla Nostra Enciclica "Pascendi Dominici gregis" del dì 8 settembre di questo stesso anno, 
 Noi rinnoviamo e confermiamo, 

in virtù della Nostra Apostolica autorità, 
tanto quel Decreto della Sacra Suprema Congregazione, 

quanto l'anzidetta Enciclica, 

aggiungendo la pena della scomunica 

a danno di coloro che contraddicano a questi documenti, 

e decretoriamente dichiarando che chiunque ardirà sostenere, 

il che Dio non permetta, 

alcuna delle proposizioni, opinioni e dottrine riprovate 

nell'uno o nell'altro dei documenti suddetti, 

sarà soggetto ipso facto alla censura del Capo Docentes della 

Costituzione "Apostolicae Sedis", 

che è la prima delle scomuniche latae sententiae riservate simpliciter al Romano Pontefice.