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lunedì 30 agosto 2010

William Cooper e il "Majestytwelve"...

cooper Durante gli ultimi anni della sua vita, Cooper lavorò da solo nella sua casa in Arizona con i suoi due cani, galli e polli, dopo aver fatto espatriare la sua famiglia dagli U.S.A. nel 1999 per la loro sicurezza. Prima dei parecchi anni di solitudine nel deserto dell'Arizona, Cooper era conosciuto come conferenziere di classe mondiale, che appariva alla Wembly Hall di Londra così come in ogni stato dell'Unione durante un periodo di 10 anni.

Conosciuto come esperto ricercatore, che sosteneva le sue teorie sul Nuovo Ordine Mondiale con solide informazioni dai suoi giorni nella U.S. Navy Intelligence, Cooper ha sempre fatto comparire la paura negli occhi dei presidenti, compreso Clinton, che fece organizzare un attacco del FBI per fare tacere le opinioni di Cooper. ( Guarda il video Tributo )

Subito dopo l'attentato di Oklahoma, Rush Limbaugh lesse un appunto della Casa Bianca in onda durante la sua radiotrasmissione, chiamando William Cooper, “... l'ospite radiofonico più pericoloso in America."

Cooper successivamente dichiarò che il pronunciamento di Clinton era "il complimento più grande che avesse mai ricevuto."

Più oltre, il fascicolo del FBI su Cooper che includeva riferimenti alla sua liquidazione di sicurezza durante il servizio militare, entrava illegalmente in possesso della Casa Bianca in quello che è noto come "Filegate". Subito dopo questa scoperta, Il presidente Clinton ha ordinato tutti gli enti federali di cominciare l'investigazione, la persecuzione, e il processo del sig. Cooper per farlo tacere.

Mentre era occupato in continue battaglie federali su questioni di libertà di parola con l'FBI e con l'IRS che tentava di strangolare finanziariamente i suoi affari, Cooper lavorarava a tutto vapore, generando parecchi documentari sull'assassinio di JFK e sulla truffa degli UFO del governo per infondere paura negli Americani.

Cooper credeva inoltre nel rafforzamento degli Americani con il libero pensiero per mezzo dei giornali e delle onde radio, diede vita al servizio di notizie di CAJI, al giornale nazionale VERITAS, The Intelligence Service, Harvest Publications, ed ha aiutato oltre 700 stazioni FM affiliate a bassa potenza a dotarsi di equipaggiamento e trasmettere, compresa la stazione che controllò come amministratore per la Independence Foundation Trust, 101.1 FM Eagar, Arizona, trasmettendo per radio a 7.000 persone.

Sotto la sua direzione, la sua azienda inoltre si avventurò nel mercato dell'editoria. Il primo libro pubblicato era su Oklahoma: "Day One" di Michele Marie Moore... il classico definitivo sull'attentato nella città di Oklahoma del palazzo federale Alfred P. Murrah il 19 aprile 1995.

Ma per capire realmente la filosofia di Cooper e dove ha ottenuto molte delle sue informazioni segrete da usare successivamente nel suo lavoro, è necessario capire la sua esperienza militare, il posto dove diventò familiare con le vere intenzioni del Nuovo Ordine Mondiale.

Cooper servì prima con lo Strategic Air Command dell'Aeronautica degli Stati Uniti, assolvendo compiti segreti sui bombardieri B-52, sui velivolo di rifornimento di carburante KC-135, e con i missili Minuteman.

Dopo l'Aeronautica, passò alla Marina degli Stati Uniti realizzando un sogno precedentemente frustrato dalla cinetosi cronica.

[...]

A stretto contatto con informazioni segrete per molti anni, Cooper avrebbe successivamente sfruttato le sue esperienze e competenze militari come nucleo per molti dei suoi scritti, decidendo di dire la verità ed essere un uomo di coscienza invece di vendere l'anima ai criminali del Nuovo Ordine Mondiale.

Anche se il lavoro di Cooper è immenso, riguardando quasi ogni elemento possibile di ciò che che si può definire come presa di possesso globale da parte degli Illuminati, chiunque legga i seguenti brani estratti da un documento segreto scoperto da Cooper concluderà oltre ogni ragionevole dubbio che la distruzione dell'America sta procedendo dall'interno e che l'unica maniera per riprendersi il paese, guardando al 2006, è per mezzo di una rivoluzione popolare.

Nell'articolo citato sopra, intitolato Majestytwelve, le parole di Cooper fanno rizzare i capelli in testa:
williamcooper

MAJESTYTWELVE by William Cooper, 1997.

"Ciò che segue è un fatto. Non è una teoria, è una cospirazione vera.

Sono stato testimone dei documenti Top Secret/Magic da cui queste informazioni sono stralciate mentre prestavo servizio nella Marina degli Stati Uniti aggregato alla squadra di Intelligence Briefing dell'ammiraglio Bernard Clarey, il comandante in capo della Flotta del Pacifico degli Stati Uniti.

"Certifico che le seguenti informazioni sono vere e corrette al meglio della mia memoria e della ricerca che ho compiuto. Giurerò per esse in qualsiasi tribunale."



"Posso produrre i nomi di circa 38 ufficiali ed ad aggregati della Marina che sono stati testimoni di questi documenti mentre erano al servizio del loro paese... posso produrre i nomi di circa altri 80 che sospetto siano stati testimoni di questi stessi documenti. Non rivelerò i nomi che davanti ad un tribunale che sia disposto a perseguire le persone e le organizzazioni coinvolte nella cospirazione per rovesciare il governo degli Stati Uniti d'America ed instaurare un governo mondiale totalitario e socialista."

"Molti anni fa ebbi accesso ad un insieme di documenti che finalmente realizzai essere il programma per la distruzione degli Stati Uniti d'America e per la formazione di un governo mondiale totalitario e socialista. Il programma è contenuto all'interno di un insieme di documenti top secret col titolo "MAJESTYTWELVE". Non c'era spazio fra "majesty" e "twelve (dodici)". Il termine onorava la pianificata instaurazione di un potere definitivo in un corpo di saggi destinati a governare il mondo come discepoli di un Messiah.

Questo "messiah" servirà da cuscinetto fra gli uomini saggi ed il gregge. Ho scoperto questi documenti tra il 1970 ed il 1973 mentre ero un membro dell'Intelligence Briefing Team del comandante in capo della Flotta del Pacifico degli Stati Uniti.

[...]

"Il piano descriveva la formazione di un governo mondiale totalitario e socialista.
Sarà guidato nell'ombra da un consiglio degli uomini saggi. Un cosiddetto dittatore benevolo, sarà presentato come il Messiah.

"La costituzione degli Stati Uniti d'America e la sua Carta dei Diritti sarà stracciata. Una forma parlamentare di governo prenderà il suo posto. Tutti le forze militari e gli individui devono essere disarmati tranne una forza di polizia interna che porterà soltanto il minimo necessario di armi per mantenere l'ordine interno."

Anche se Cooper ha vissuto soltanto per vedere poco più di un anno della presidenza di Bush, era un fermo sostenitore della tesi per cui il presidente Clinton, seppur si presentasse come uomo del popolo, era in effetti una delle personalità visibili più importanti e diaboliche del Nuovo Ordine Mondiale.

E a dimostrazione della sua opinione, le seguenti due citazioni di Clinton mostrano le sue vere intenzioni:

"Quando ci siamo organizzati come nazione ed abbiamo scritto una costituzione ragionevolmente radicale con una Carta dei Diritti radicale, dando una quantità radicale di libertà individuale agli Americani... E così molti dicono che c'è troppa libertà personale. Quando si abusa della libertà personale, ti devi muovere per limitarla. Questo è ciò che abbiamo fatto con il mio annuncio dell'ultimo fine settimana sui progetti dell'edilizia popolare, su come stiamo per confiscare armi ed altre cose come rendere la gente più sicura nelle loro comunità."

Così parlò il presidente Bill Clinton su MTV il 3 marzo 1994.

Dichiarò inoltre parecchi giorni dopo in un'intervista ad USA Today: "non possiamo essere così fissati sul nostro desiderio di conservare i diritti degli Americani ordinari..."

Oltre ad indicare Clinton, Cooper affermò che la vera fonte della cospirazione globale in realtà andasse cercata in un corpo conosciuto come gli Illuminati, un gruppo ha composto dai massimi livelli dei cosiddetti ordini segreti e delle società segrete. Esplicando la loro origine ed il loro scopo, Cooper ha scritto: Sono tenuti assieme da giuramenti di sangue, da una religione segreta, e dalla promessa di una condizione di elite all'interno di governi regionali, o del governo mondiale superiore.

La loro religione è basata sulla Kabbalah, la filosofia Luciferina, e sul culto del sole.
Non sono legati da alcun giuramento o alleanza eccetto tra loro. Non sono leali a nessun governo o Popolo eccetto il loro. E non sono cittadini di nessuna nazione eccetto il loro governo mondiale segreto già stabilito. Con le loro stesse parole, "se non siete uno di noi non siete niente." Per cogliere il senso di questo concetto "a pelle" guardate il film “They Live.”

"È in gran parte una cospirazione "aperta", in quanto molte delle sue appartenenze, strutture, metodi, ed operazioni, sono materia di dominio pubblico, anche se dispersa ed oscura. Il suo sistema di coordinazione è atipico. Due nuclei - il nucleo d'elite della cricca di Wall Street (che orbita intorno ai Rockefeller) ed il nucleo d'elite della cricca finanziaria europea (che orbita intorno ai Rothschild) - coordinano questa cospirazione globale utilizzando la guerra psicologica sul resto dei cospiratori, dicendo a ciascuno niente più del necessario per compiere il suo ruolo specifico, spesso senza riconoscimento esplicito nemmeno del suo stesso ruolo, né delle regole inarticolate che lo governano.

"Così, la grande massa dei cospiratori non sa, ma soltanto sospetta, che sono parte di ed in servizio di "un potere in qualche luogo così organizzato, così sottile, così invasivo, così collegato, così completo, così dominante, che è molto meglio per essi non parlare più forte del loro respiro quando parlano in condanna di esso."

Nel suo articolo sui documenti militari segreti, esamina a fondo il funzionamento interno degli Illuminati, mostrando come alcuni candidati salgono al livello superiore, scelti personalmente per salire oltre il tredicesimo grado (Rito di York) o il trentaduesimo grado (Rito scozzese).

Cooper afferma che quei "pochi eletti" spariscono dietro il velo e si trasformano in uno dei "Mille Punti di Luce," e sono conosciuti più correttamente come i "Magi.”

Guardando all'indietro la storia, Cooper aggiunge:

"Il processo dell'iniziazione e dei giuramenti di sangue è sempre stato la protezione degli Illuminati in un mondo cristiano che aveva la tendenza di "bruciare al palo" coloro che ha seguivano credenze o filosofie diverse. Il "bruciare vivo" Jacques DeMolay, la persecuzione di uomini come Gallileo e Giordano Bruno da parte della chiesa cattolica, e la persecuzione dei loro Ordini risultò nell'odio della "Fratellanza" verso il cristianesimo e nell'obiettivo dello sterminio di tutte le religioni tranne la loro.

"Potete verificare l'obiettivo degli Illuminati visitando l'home page del Freemasonry's Grand Lodge of Scotland"

Noterete che la bandiera della Gran Loggia di Scozia e quella "Universale" della massoneria sono visualizzate. La bandiera "Universale" della massoneria è la bandiera delle Nazioni Unite. Poiché questo è diventato molto noto, la Gran Loggia di Scozia ha sostituito la bandiera delle Nazioni Unite (bandiera Universale della massoneria) sulla loro web page con un grafico della Terra.”

E sepolto in profondità nei documenti scoperti da Cooper, che egli tentò vigorosamente di esporre fino alla sua morte prematura, era la decisione di uno sterminio totale in ciò che ha chiamato "l'obiettivo dell'epoca dell'inganno."

Se qualcuno si domandasse all'alba di questo nuovo anno verso dove si dirigono gli U.S.A. dopo Oklahoma City ed il 9/11, ascolti le previsioni di Cooper basate su ciò che ha imparato negli anni di servizio nel campo dei servizi segreti:

"Questa è l'epoca dell'inganno. Il mondo è sul filo del rasoio. Per una metà è previsto lo sterminio se questa gente va avanti per la sua strada, e per l'altra metà è previsto l'asservimento quando l'unione mistica fra la luna IS (Isis o Chiesa) ed il sole RA (Osiris o Dottrina) saluterà il figlio del mattino EL (Horus o corpo completo degli Adepti) sull'orizzonte (Horus sorto) nella nuova alba (ISRAELE o realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale).

"Quando il processo sarà completo una nuova Unione Sovietica mondiale emergerà per assottigliare il gregge, tosare il popolo gregge, e farlo marciare verso la schiavitù o il macello a seconda della loro capacità di accettare ed aderire alla loro rieducazione."

Cooper pondera il destino dell'America e del mondo, e le sue parole del 1997 sembrano avverarsi mentre entriamo nel 2006.

"Non ci saranno diritti individuali, soltanto privilegi. Questi saranno assegnati o negati a volontà dal governo mondiale. Tutta la proprietà sarà posseduta dallo Stato. Ci sarà una ridistribuzione di ricchezza. Progettano di eliminare le differenze di classe e di ridurre lo standard di vita ad un livello più basso nelle nazioni avanzate, come gli Stati Uniti, e ad un livello più elevato nelle cosiddette nazioni del terzo mondo.

"Questo livellamento della qualità della vita verrà ottenuto con un crollo economico globale che è nelle sue fasi d'inizio.

Il crollo economico compirà l'obiettivo del manifesto comunista di Engels e Marx che propugnava la distruzione della classe media. L'imposta progressiva sul reddito era il primo passo di questo processo ed è una delle plance del manifesto comunista.

NAFTA e GATT sono una parte di questo processo in quanto incoraggiano le industrie a trasferirsi nelle nazioni del terzo mondo per sfruttare la forza lavoro a poco prezzo.

"Tutte le religioni attuali spariranno. L'unica religione sarà la religione dello stato (umanismo o illuminismo)".

"Tutti i governi, di Contea o di Stato saranno eliminati e sostituiti da un governo regionale. Questi governi regionali (Legge Domestica) sono già sul posto. Il regionalismo sta prendendo gradualmente il controllo in tutta l'America.

"Non ci saranno più contanti. Il commercio funzionerà con un sistema di accreditamento computerizzato con i conti raggiunti tramite carte di credito o i impianti di chip integrati. Le schede ed i chip inoltre serviranno per l'identificazione personale, patente di guida, etc.. Quando questo sarà completato la razza umana sarà incatenata ad un computer in un ciclo infinito di debito. Non ci sarà mai più nessuna azione o movimento riservato.”

Esaminando più a fondo l'epoca dell'inganno del Nuovo Ordine Mondiale, Cooper punta agli UFO ed alla truffa aliena spinta in America, scoprendo all'interno dei documenti segreti di Majestytwelve che l'intero programma per la creazione di un governo socialista mondiale è protetto da una minaccia extraterrestre artificiale.

Aggiunge che l'intero fenomeno degli UFO ed il movimento dell'ufologia è stato generato ad ulteriore protezione ed attivazione del programma, esponendo Art Bell, ospite di talk show coast to coast, come uno del portavoce principali degli Illuminati.

"All'interno di Majestytwelve, Operation Majority giustifica il programma presentando una minaccia extraterrestre come motivo per la necessità per il governo mondiale, tipo "chi parla per il pianeta Terra... l'Argentina?" esattamente il modo in cui Stanton T. Friedman conclude le sue conferenze "Gli UFO sono reali," dice Cooper.

"Quando ho visto Operation Majority mentre servivo nella marina ho creduto che la minaccia aliena fosse reale come tutti quanti. Non prima di aver effettuato molti anni di ricerca potei capire esattamente che cosa avevo visto. Fu estremamente difficile per me credere che il mio governo e la Marina degli Stati Uniti mi avessero usato, particolarmente poiché avevo dedicato la mia vita al governo ed al servizio militare. La maggior parte del governo e dei personali militari non possono e non crederanno mai in una simile idea.

"Il programma è reale. La minaccia extraterrestre è artificiale. La minaccia è presentata con l'uso di tecnologia segreta originalmente sviluppato dai tedeschi nei loro programmi segreti di armi durante la II GM, da geni come Nikola Tesla, e da molti altri."

Per quanto riguarda il ruolo di Bell nell'agenda del Nuovo Ordine Mondiale, Cooper punta ancora sulla teoria "dell'epoca dell'inganno", così come sulla decodificazione dei segni e dei simboli degli Illuminati per scoprire la verità reale fra i molti messaggi di inganno.




artbell2

Riferendosi al marchio ben noto di Bell con una piramide d'oro in un mare blu profondo con il suo nome sulla cima della piramide, Cooper illustra il suo punto circa il ruolo di Bell:

"Ho riconosciuto che Art Bell è un paravento per il Nuovo Ordine Mondiale. È confermato nel suo libro. Il governo mondiale è, infatti, il tema del libro.

"Sapevate che il mare (mare o Mary) è un simbolo per un grande numero di persone, le masse nella simbologia marxista? Avete notato che la piramide sorge dal mare (il Popolo) e domina la scena come promessa, o salvezza? Sapevate che la piramide cui manca il vertice rappresenta la Grande Opera (non finita) della Scuola del Mistero? Sapevate che il Grande Lavoro rappresenta l'ingegneria sociale (socialismo), che opera in funzione dell'apoteosi della razza (uomo perfetto, sesta radice della razza) come promesso ad Adamo ed Eva da Satana, ed un Nuovo Ordine Mondiale?

"Avete notato che il nome di Art Bell cavalca il vertice indicando che è l'Operaio Luminoso, o Uomo Illuminato, o Mastro Massone, o Horus, o dio-Uomo perfetto, o Salvatore, che completa le Grandi Opere? Avete notato la stella luminosa caduta dal cielo appena sopra il vertice? Conoscete chi o che cosa rappresenta? Vedete i Mille Punti di Luce lavorare in silenzio dietro il velo (nubi) nel cielo.




artbell

L'illuminismo è marxismo. È una promessa falsa che la razza umana sarà perfetta che porta ad una società utopica perfetta per mezzo dell'ingegneria sociale.

Questo è un meccanismo di lavaggio del cervello per cui una razza schiava ignara può venir generata per essere governata da un governo socialista totalitario mondiale.

"Art Bell è un massone. È un membro degli Illuminati. Il suo libro "L'accelerazione" è una delle più plateali ed evidenti forme di propaganda del Nuovo Ordine Mondiale che io abbia mai visto. In esso Art Bell, affermando di essere un americano patriottico, sostiene senza vergogna la formazione di un governo socialista totalitario mondiale."

Con la maggior parte della gente che entra nel nuovo anno con il pensiero di un altro attacco terroristico all'orizzonte, Cooper dichiara che questi attacchi sono una strategia del nuovo ordine mondiale per dire agli Americani che qualsiasi opposizione si scontrerà con la forza bruta.

"Ruby Ridge, il massacre di Waco, l'attacco contro i Patrioti e le Milizie, ed altri atti di aggressione contro il Popolo Americano che potrebbe combattere questa frode sono atti di guerra. Questi atti sono progettati per demonizzare i fondamentalisti cristiani, ebrei, musulmani, la milizia legale, e chiunque altro potrebbe combattere in difesa della costituzione o della libertà.

"Questi atti terroristici consegnano al popolo americano il messaggio che tutta l'opposizione al governo superiore del mondo nuovo sarà affrontata con forza schiacciante ed il completo genocidio dei nemici del socialismo.”

E mentre ognuno prepara il suo pane tostato per la vigilia del nuovo anno, domandandosi dove cadrà la prossima "scarpa terrorista," ascoltiamo l'analisi conclusiva e le previsioni sinistre di Cooper dal 1997, la cui lettura fa immediatamente desiderare a chiunque di versarsi un altro bicchiere di quello forte.

"In Majestytwelve si dichiarava che il primo attacco terroristico negli Stati Uniti sarebbe avvenuto in una grande città come New York o Los Angeles. Basandomi su quella dichiarazione ho predetto esattamente che sarebbe accaduto a New York, e così è stato quando il World Trade Center è stato colpito.

"Majestytwelve dichiarava che il terrorismo continuerà fino a quando il popolo americano non avrà acconsentito ad essere completamente ed assolutamente disarmato.

Il documento affermava che il secondo obiettivo principale sarebbe stato "in qualche luogo nell'entroterra come Oklahoma City". L'obiettivo reale non era nominato. Poiché il documento non era specifico quanto all'obiettivo reale ed alla sua posizione non ho predetto la città di Oklahoma... ma la mia previsione di continui attacchi terroristici compresi attacchi importanti "nel cuore" d'America era esatta."

Scrivendo prima del 9/11, predisse inoltre quanto segue:

"Se questi atti di terrore non avranno successo ci saranno più bombe, attacchi chimici, o attacchi biologici. Si intensificherà la distruzione, mutilando ed uccidendo uomini, donne ed in particolar modo bambini. Avranno luogo più sparatorie nei centri commerciali, nei ristoranti, e nelle scuole. Come ultimo ricorso, se tutto il resto fallisce, gli Illuminati sono pronti a far esplodere un'arma atomica in una grande città americana come New York, Chicago, o Los Angeles.”

Testo originale, http://www.hourofthetime.com/majestyt.htm


Tributo - di Keith Truth




traduzione di: Timmy Love
 


 
 

Fonte http://www.cieliparalleli.com/documenti000/traduzionedimajestytwelve.html


 

giovedì 26 agosto 2010

Sionismo è pulizia etnica....E LA “REGRESSIONE” GIUDAIZZANTE DEL VATICANO II

pulizia 
Theodor Herzl, il padre fondatore dell’ideologia sionista, cominciò dal 1895 a tenere un diario dedicato esclusivamente ad annotare gli avanzamenti della «causa ebraica». Il 12 giugno di quell’anno, egli delineava già il programma completo di rimozione delle popolazioni non-ebraiche dal futuro Stato sionista, attraverso l’esproprio dei terreni.

Herzl tracciò una doppia strategia, la prima da attuare verso i pochi grandi proprietari terrieri e l’altra, alla massa dei poveri nullatenenti.

«I proprietari terrieri verranno dalla nostra parte», scriveva: «Sia il processo di esproprio che la rimozione devono avvenire con circospezione e discrezione. (...)

L’esproprio volontario sarà compiuto da nostri agenti segreti. La Compagnia pagherà prezzi eccessivi» per le terre. «Lasciamo che i proprietari immobiliari credano di starci ingannando, vendendoci le cose a più del loro valore. Ma noi non rivenderemo loro più niente».

Questo per i latifondisti. Quanto agli altri, «proveremo a far sparire la popolazione senza mezzi oltre confine procurando loro impiego nei Paesi di transito (sic) e allo stesso tempo negando loro ogni occasione di lavoro nel nostro Paese».

Dunque già nel 1895 Herzl progettava di costringere i palestinesi poveri all’esodo «volontario», negando loro i mezzi di sussistenza nel Paese. Anche la strategia dell’acquisto segreto di proprietà immobiliari è poi stata sempre applicata, e continua ad essere applicata ancor oggi per occupare le case palestinesi nella vecchia Gerusalemme.

Lo Stato ebraico vieta ai proprietari di restaurare quelle case, cadenti e bisognose di manutenzione; negli anni recenti in cui Arafat aveva per contro vietato ai palestinesi di vendere le loro case ad israeliani, l’ostacolo era aggirato da «compagnie» estere, spesso con denominazione cristiana, che si offrivano di acquistare gli immobili in rovina e non riadattabili, spesso per un prezzo superiore al loro valore.

Risultava poi che queste compagnie fantomatiche erano di «agenti segreti» della lobby.

Una volta compiuto l’acquisto, aggiungeva Herzl, «le proprietà terriere saranno scambiate solo tra ebrei».

Da abile avvocato, Herzl si rendeva conto che sarebbe stato giuridicamente difficile sancire apertamente non valida la vendita a non-ebrei. Ma ciò si può ottenere con il controllo dei prezzi.

«Se il proprietario vuole vendere la proprietà, avrà il diritto di ricomprarla al nostro prezzo di vendita originario». Ossia al prezzo «eccessivo».

Trovo questa informazione nel saggio di Chaim Simons, «A historical survey of proposal to transfer Arabs from Palestine, 1895-1945», reperibile anche su internet.

Simons è un rabbino israeliano, favorevole alla pulizia etnica, che ha voluto raccogliere tutte le dichiarazioni dei grandi sionisti a favore della «rimozione»; per dimostrare che si trattava di «una direttiva politica definita» e fedelmente perseguita da tutti i veri sionisti. Un libro prezioso, perchè contiene la storia di un secolo di manovre occulte, di trame segrete, di contatti con i più alti livelli del potere mondiale con cui la lobby sionista ha raggiunto il suo scopo. Una fonte inestimabile.

La Fabian Society

Per esempio, la manovra per guadagnare al progetto la Fabian Society: colonna dell’imperialismo britannico dell’ala «progressista», strumento fra i primi del progetto del governo mondiale, la Fabian Society si proponeva essa stessa uno scopo occulto, quello di instaurare un socialismo tecnocratico logorando il capitalismo con riforme graduali – volte a svuotare la proprietà delle imprese per trasferirla a manager stipendiati. Il «fabianesimo» è il socialismo dei ricchi, in parte ancora promosso dalla London School of Economics.

Ebbene: nel dicembre 1915, Israel Zangwill – un altro padre fondatore del sionismo – tenne una conferenza davanti alla Fabian per convincere quei potenti, illuminati e massonici signori della necessità di espellere gli arabi dalla Palestina.

Zangwill lamentò che nonostante l’accelerazione degli insediamenti ebraici in Palestina (allora parte dell’impero ottomano), la popolazione ebraica laggiù contava solo centomila membri, che possedevano solo il 2% delle terre: «Troppo pochi interessi stabiliti per poter reclamare il suolo su una base di Realpolitik», deplorò. Anche se il Paese fosse passato sotto la sovranità britannica, il ritorno degli ebrei sarebbe rimasto difficile.

«A meno che gli arabi non se ne vadano marciando in Arabia, o siano pacificamente espropriati, qualunque governo fondato su basi democratiche costituzionali finirebbe per essere non già un’autonomia ebraica, bensì un’autonomia araba».

Sicchè già Zangwill poneva il problema della mai superata ambiguità dello Stato ebraico, che pretende insieme di essere «democratico» e razziale, via apartheid. Che fare?

Zangwill poneva la questione a quei potenti signori. Era ancora lontano il tempo in cui Sion, super-armata, avrebbe potuto prendersi la terra «su una base di Realpolitik». I potenti signori fabiani espressero piena adesione al bisogno del povero piccolo popolo di creare uno Stato Modello razzialmente puro.

Nello stesso tempo, già Zangwill dava per scontato, nel 1915, che la Palestina sarebbe passata sotto amministrazione britannica. Erano evidentemente già in corso le grandi manovre che avrebbero portato alla «Dichiarazione Balfour» nel 1917, dove il capo della diplomazia britannica, lord Balfour, dichiarava che la Palestina era «il focolare ebraico»; e per strappare quel «focolare» ai turchi, Londra avrebbe spedito in quel lontano quadrante oltre un milione di soldati, al comando del generale Allenby, sottraendole ai fronti europei pericolanti della prima guerra mondiale.

Ma gli ebrei avevano promesso, in cambio, che avrebbero ottenuto l’entrata in guerra degli USA. Cosa che infatti avvenne, nel 1917 stesso.

Lord Rothschild

Centro motore delle manovre era il barone Edmond de Rothschild, il gran banchiere, grande finanziatore di insediamenti ebraici illegali in Palestina. Difatti, la Dichiarazione Balfour ha la forma di una lettera che lord Balfour (membro della loggia Quatuor Coronati di Londra) dirige a Lord Rothschild.

In quei mesi, la propaganda ebraica aveva già diffuso la seguente immagine della Palestina: «Una terra senza popolo per un popolo senza terra». Ma tutti gli attori della commedia sapevano che la terra aveva già un popolo, e  discutevano accanitamente come eliminarlo.

Che cosa ne pensava lord Rotshild?

Lo scrisse Vladimir Jabotinsky, il sionista di destra, fondatore del movimento revisionista ebraico da cui proviene il Likud, fautore di una presa di possesso della terra con le armi. Nel 1929, Jabotinsky ebbe un colloquio con Rotshilld, e dopo annotò:
«Dicono che sono un estremista? A confronto con il barone, sono un moderato... Io, ad esempio, sono disposto ad accettare una maggioranza (di ebrei) in Palestina del 55-60%, mentre egli vuole che la Palestina sia completamente ebraica... E’ un sionista, è un visionario che vuole l’indipendenza ebraica anche più di quanto la vogliamo noi» (Tutto questo episodio fu rievocato da «Tribuna Sionista», una pubblicazione messicana in lingua yiddish, nel maggio 1954).

Felix Warburg

E’ il banchiere ebreo-tedesco, divenuto americano, che pronunciò davanti al Senato americano la celebre frase: «Avremo il governo mondiale, o col consenso o con la forza».

Che sionismo e mondialismo siano le facce di una sola medaglia, basta a dimostrarlo il fatto che Warburg, «internazionalista» in economia, fu anche per anni presidente dell’Agenzia Ebraica (Jewish Agency), in cui riuscì a far entrare anche membri non sionisti, purchè miliardari.

Nell’ottobre 1930 – gli insediamenti ebraici nel «focolare» stavano già provocando gravissimi disordini – il governo britannico si preparava a limitare l’immigrazione giudaica in Palestina (Passfield White Paper). Warburg scrisse una lettera all’Alto Commissario britannico per la Palestina, lord John Chancellor, a cui propose il «trasferimento» in massa degli arabi in Transgiordania, l’attuale regno di Giordania, allora sotto occupazione inglese.

Pochi giorni dopo, l’Agenzia Ebraica organizzò una manifestazione di 40 mila ebrei in Madison Square Garden a New York per protestare contro le limitazioni.

Qui Warburg, nella pubblica arringa ai manifestanti, ripetè la sua proposta: «E’ ingiusto parlare di tale offerta (sic) di terre in Transgiordania come di un espatrio degli arabi, in quanto la Transgiordania è un territorio arabo, separato dalla Palestina solo dal fiume Giordano».

Ancor oggi, la proposta di sbattere i palestinesi in Giordania affiora spesso nei discorsi dei capi israeliani.

«Unità del Mondo»

Nel 1932 a Danzica, vari gruppi di socialisti ebrei della Diaspora, di vedute diverse  spesso in fiero contrasto, trovarono un accordo d’unione. Il nuovo partito social-sionista fu chiamato con un nome che evocava il governo mondiale: «Unità del Mondo», in ebraico Ilhud Olami.

Nel 1937, prima del Congresso Sionista di quell’anno, «Unità Mondiale» tenne la sua conferenza preparatoria a Zurigo (il 29 luglio).

David Ben Gurion lesse la relazione programmatica.

In essa si legge: «Gli arabi che abitano in queste piane saranno rimossi e trasferiti nello Stato arabo» (?).

Egli, in realtà, evocava una decisione britannica (Commissione Peel) che effettivamente progettava l’espulsione dei palestinesi nelle terre vicine. Lietissimo, Ben Gurion assicurò che sarebbe stato possibile rimpiazzare ogni famiglia araba «trasferita» con cinque famiglie ebraiche sullo stesso terreno.

Nel dibattito seguente, si segnalò il delegato Berl Katznelson, che parlò a favore della moralità delle espulsioni: «La mia coscienza è completamente netta. Un vicino distante è meglio che un nemico prossimo. Loro non ci perderanno ad essere trasferiti, e noi men che meno».

Aharon Zisling, un capo di kibbutz: «Non c’è disputa sul nostro diritto morale a proporre il trasferimento. Non c’è assolutamente alcuna obiezione etica a questa proposta, che stimolerà lo sviluppo della vita nazionale».

Golda Myerson, poi nota come Golda Meir, primo ministro israeliano: «Sono d’accordo che gli arabi lascino la Palestina e in ciò la mia coscienza è perfettamente limpida».

Eliezer Kaplan, tesoriere della Jewish Agency, volle smentire ogni confronto con le espulsioni di ebrei dalla Germania, allora in corso: «Qui non parliamo di espulsione ma di un trasferimento organizzato di arabi da una zona interna allo Stato ebraico ad un’altra zona dentro uno Stato arabo, ossia nel loro ambiente nazionale, e assicuriamo che le loro condizioni saranno, come minimo, non peggiori delle loro in precedenza».

«Mandiamoli in Iraq»

Impossibile citare tutte le dichiarazioni, lettere e progetti elaborati da Ben Gurion per l’espulsione dei palestinesi; sono semplicemente troppe. Basterà ricordare una sua lettera all’Alto Commissario britannico, nel luglio 1936, dove si diceva a favore del «trasferimento forzato (compulsory) degli arabi», purchè lo facessero gli inglesi. Si sporcassero le mani loro.

Altrimenti, annotava nel suo diario, se si concentisse ad arabi di restare nello Stato ebraico, acquisteranno diritti in quanto minoranza e si guadagneranno le simpatie di cui godono le minoranze.

«Dobbiamo fare questo (espulsione) subito, e il primo e forse decisivo passo è di prepararci ad applicarla».

Nel dicembre 1938, Ben Gurion elaborò un piano per «trasferire» i palestinesi in Iraq, da poco diventato un regno indipendente ma sotto controllo britannico.

«Offriremo all’Iraq dieci milioni di sterline per trasferire centomila famiglie arabe dalla Palestina », scrisse nel suo diario, al 10 dicembre ’38.


«Se non fosse per Ibn-Saud e l’Egitto, questo piano avrebbe una chance. In ogni caso, ci sia o non ci sia una possibilità, dobbiamo affrontarlo con un progetto completo».

Il progetto andò avanti, infatti, anche con una accurata campagna di stampa. La lobby assoldò a questo scopo Montague Bell, direttore del settimanale «Great Britain and the West», a cui pagò grosse somme, e di cui fece il suo uomo di fiducia semi-diplomatico presso il governo iracheno.

Nell’ottobre 1938, in occasione dell’anniversario dell’indipendenza dell’Iraq, Bell scrisse un articolo sul Times in cui ricordava quanto l’Iraq fosse spopolato, e per questo economicamente arretrato.

«La prima necessità per l’Iraq è un accrescimento di popolazione. Con 3,5 o 4 milioni in più di abitanti, può rendere giustizia alle potenzialità della sua terra, dove la mancanza di manodopera è un problema costante; e colmare lo svantaggio rispetto a Turchia e Iran, con le loro molto più dense popolazioni.


L’insediamento dei nomadi sulla terra può aiutare, ma ogni aumento veramente sostanzioso di popolazione in futuro dovrà venire da fuori».

Dalla Palestina, ovviamente.

Non occorre dirlo: il piano di «trasferimento in Iraq» incontrò l’immediato favore di Louis Dembitz Brandeis, giudice della Corte Suprema USA. Ebreo, seguace della setta di Jacob Frank, il «messia» polacco settecentesco, Brandeis fu uno dei motori più potenti della lobby sionista in America; una storia completa della sua instanncabile azione dietro le quinte deve essere ancora scritta.

Nell’agosto 1939, Brandeis portò la proposta al presidente Franklin Delano Roosevelt. In una minuta di un colloquio con un emissario sionista, Robert Szold, si legge: «IDB (Brandeis) suggerisce che Norman (altro emissario) dia priorità al piano Iraq e ci si concentri».

Non sapeva che possono essere raccolti dieci milioni di sterline» per convincere gli iracheni. Ma la lobby aveva il denaro a disposizione, il che facilitava le cose…

E’ notevole come già allora gli ebrei disponessero da padroni delle terre altrui, e non solo della Palestina. L’interesse per la «democrazia» in Iraq ha come si vede una certa tradizione.

Roosevelt entusiasta

Franklin Delano Roosevelt, 32° presidente, cominciò ad appassionarsi all’idea di «trasferire» 4 milioni di palestinesi nell’ottobre 1938. Il che è inevitabile, visto che era circondato da ministri e consigliori come Henry Morgenthau, Felix Frankfurter, Stephen Wise e Ben Cohen, che scriveva i suoi discorsi.

Brandeis scrisse infatti a Frankfurter che Roosevelt comprende il significato della Palestina, «la necessità di tenerla indivisa e di renderla ebraica. E’ rimasto tremendamente interessato, e del tutto sorpreso, nell’apprendere la grande crescita della popolazione araba durante la guerra».

Difatti, il 25 di ottobre 1938, Roosevelt incontrò l’ambasciatore britannico in USA, sir Ronald Lindasy, che riferì a Londra: il presidente «è impressionato del fatto che la popolazione araba (in Palestina) è cresciuta di 400 mila membri dall’inizio del Mandato» britannico.

Il 13 marzo 1939 il giudice frankista Brandeis fu in grado di mostrare ai suoi compari Frankfurter, Ben Cohen e Wise, una lettera di Roosevelt a lui indirizzata, in cui il presidente «includeva l’idea che quei 400 mila arabi entrati in Palestina (sic) dalla Dichiarazione Balfour certamente non hanno diritto allo stesso rispetto degli ebrei. Ha suggerito che il trasferimento di questi arabi in Iraq dovrebbe essere preso in esame».

Nel dicembre 1942, esaltato dall’esito della guerra in corso, Roosevelt confidò al suo segretario al Tesoro Henry Morgenthau (autore del piano Morgenthau di castrazione dell’intera popolazione maschile tedesca):

«Effettivamente io metterei un filo spinato tutt’attorno alla Palestina, e comincerei a rimuovere gli arabi... Troverei della terra per gli arabi in qualche altra parte del Medio Oriente... per ogni arabo (rimosso) possiamo metterci una famiglia ebrea. Ma non voglio portarne dentro più di quanto (la terra) possa economicamente sopportare... Naturalmente, se ci sono il 90% di ebrei, gli ebrei domineranno il governo… Ci sono un sacco di posti in cui rimuovere gli arabi. Basta scavare un pozzo, perchè ci sono una quantità di acque sotterranee (nel deserto), e possiamo spostare gli arabi dove possano vivere».

Frankenstein è fra noi

Chiudo qui per non rendere l’articolo troppo lungo. Ma consiglio la lettura integrale dello studio di rabbi Simons, a cui rimando l’interessato anche per i riferimenti e le fonti delle citazioni di cui sopra; sono tutte in nota nel testo. Come ho detto, l’edizione del 2004 è disponibile sul web: Proposals To Transfer Arabs From Palestine 1895-1947

Mi preme solo  riportare la conclusione di rabbi Simons, che come ho detto non è affatto contrario all’espulsione in massa.

«...Tagliare il cancro da un corpo malato non è crudele, è necessario.

Pochissimi hanno il coraggio di sostenere pubblicamente la rimozione degli arabi dalla Palestina. E tuttavia, lo studio di questa corrispondenza confidenziale, diari privati e minute di riunioni chiuse, rivela i veri sentimenti dei leader sionisti sulla questione. (...) Tentativi di nascondere le proposte di trasferimento fatte dai leader sionisti del passato ha portato a una riscrittura della storia e alla censura di documenti ufficiali».

«... Inoltre, uno studio statistico condotto dal giurista ebreo tedesco Ernst Frankenstein nel 1939, chiarisce che «il 75% della popolazione araba di Palestina sono essi stessi immigrati o discendono da individui che immigrarono in Palestina nell’ultimo secolo, per lo più dopo il 1882».

«E’ troppo facile bollare i trasferimenti come ‘razzisti’ o ‘nazisti’: è un errore storico, in quanto trasferimenti di popolazione hanno avuto luogo – e con successo – molto prima dell’era nazista».

Bentornato fra noi, dottor Frankenstein.

Maurizio Blondet


giudeo-cristianesimo 

LA “REGRESSIONE” GIUDAIZZANTE DEL VATICANO II:


Prologo


È uscito recentemente in italiano un interessante libro del rabbino Jacob Neusner[1], risalente al 1991 (Jews and Cristians. The Myth of a Commun Tradition), sui rapporti tra giudaismo e cristianesimo. È decisamente un libro controcorrente, poiché sostiene e – secondo me – prova che «tra ebraismo e cristianesimo […] non esiste ora né è mai esistito un dialogo. Il concetto di una tradizione ebraico-cristiana […] è solo un mito nel senso peggiore: una menzogna»[2].

***

● Secondo l’Autore, le due religioni «non condividono temi comuni» e «se la Scrittura può fornire una base comune, ha condotto soltanto alla divisione, poiché l’Antico Testamento serve al cristianesimo solo in quanto prefigurazione del Nuovo, e la Torah scritta per l’ebraismo può e deve essere letta solo nell’ottica di adempimento e completamento compiuti dalla Torah orale [Cabala e Talmud messi solo in un secondo tempo per iscritto, ndr]»[3]. Infatti, «i cristiani comunemente suppongono che l’ebraismo sia la religione dell’Antico Testamento, ma ciò è vero solo in parte, perciò completamente falso. […] Il cristianesimo fa appello all’Antico Testamento, in dialettica col Nuovo, come parte della Bibbia; l’ebraismo si richiama alla Torah scritta in dialettica con quella orale [Cabala e Talmud]»[4].

● Egli definisce il rapporto tra le due religioni come «gente diversa [rabbini e vescovi], che parla di cose diverse [Israele e Cristo] a gente diversa [ebrei e cristiani]»[5]. Anzi conclude: «non esiste ora, né mai è esistita, una tradizione ebraico-cristiana»[6]. Infatti il cristianesimo si occupa della salvezza, che riguarda l’intera umanità, mentre il giudaismo della santificazione della nazione di Israele[7]. Il Neusner, con molta onestà intellettuale e chiarezza, parla di «autonomia del cristianesimo e della sua unicità e assolutezza»[8]. Sfata la teoria secondo cui il cristianesimo sarebbe un giudaismo riformato, analogamente al rapporto che intercorre tra protestantesimo e cattolicesimo: «Il nostro secolo è stato testimone di un errore teologico fondamentale […]. Parlando apertamente, si tratta, per di più, di un errore protestante. L’errore teologico fu quello di presentare il cristianesimo come una riforma storica, una continuazione dell’ebraismo»[9]. Tale errore è ascrivibile oltre che al protestantesimo, anche all’esegesi modernizzante e modernistica del XX secolo e la sua conseguenza è stata deleteria per la dottrina cattolica. Infatti, stando così le cose, «i cristiani […], si trovarono in una posizione subordinata […], diventando non il vero Israele […], ma semplicemente un Israele per difetto, cioè, per difetto del vecchio Israele»[10]. In breve, una sorta di fratello minore e minorato. La teologia cristiana giudaizzante, di origine luterana, presentava il nuovo protestantesimo come un vecchio cattolicesimo riformato e il vero cristianesimo delle origini come un vecchio giudaismo riformato. Per cui la nuova teologia modernista e neo-modernista, canonizzata da Nostra aetate, riprendendo l’errore esegetico-teologico luterano, presenta «la vita di Gesù in linea con l’ebraismo del suo tempo e la salvezza di Cristo come un evento interno all’ebraismo del I secolo»[11]. Onde, per capire Gesù e il Vangelo, ci si è messi ad interrogare il Talmud e i rabbi[12]; mentre la dottrina tradizionale dei Padri ecclesiastici e del Magistero costante della Chiesa, insegnava che “nell’Antico Testamento è già nascosto il Nuovo e nel Nuovo Testamento appare chiaro il significato dell’Antico” (S. Agostino, Quaest., in Hept., II, 73).

● L’Autore, spiega, che l’ambiente cattolico fu contaminato da tale tendenza dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e una certa valutazione data del nazionalsocialismo, per cui si insisteva «sull’eredità ebraica della Chiesa e del cristianesimo […], tenendo conto della tragedia del cristianesimo nella civilizzazione dell’Europa cristiana, pervertita dal nazismo. […] Tutti erano animati da buone intenzioni […]. Ma il risultato è una lettura non cristiana del Nuovo Testamento»[13]. Onde, in altra sede, occorrerà approfondire il problema del condizionamento psicologico subìto dall’ambiente cattolico dopo la seconda grande guerra e specialmente dopo la shoah, che ha portato a leggere il Nuovo testamento in maniera non cristiana, ma giudaizzante[14]. Infatti, se si astrae da queste premesse storico-teologiche, non si riesce a capire ciò che è avvenuto durante il Vaticano II e il post-concilio. Il fatto, et contra factum non valet argumentum, è che la lettura o l’ermeneutica modernizzante, come quella luterana, del Nuovo Testamento “non è cristiana”. In quanto «fa appello alle fonti ebraiche, […] tale ermeneutica deriva dalla teologia di un cristianesimo come continuazione e puro miglioramento dell’ebraismo»[15]. Invece il Cristianesimo è qualcosa di unico, assoluto, autonomo e non è per nulla una riforma dell’ebraismo.

● L’Autore rigetta totalmente la dottrina secondo cui «Gesù era ebreo e dunque, per capire il cristianesimo, i cristiani debbono venire a patti con l’ebraismo»[16]. Il vero cristianesimo è quello che «può cogliere se stesso come lo coglievano i Padri della Chiesa, come nuovo e non contingente, […] non come subordinato all’ebraismo. […] Ebraismo e cristianesimo sono religioni del tutto differenti e con poco in comune»[17]. Per il cristianesimo Dio è uno nella natura, ma Trino nelle Persone e Gesù è Dio incarnatosi nel seno della SS. Vergine Maria; mentre il giudaismo non ha accettato tale Vangelo o Buona Novella apportata da Cristo e dai suoi Apostoli e continua a negare SS. Trinità e divinità di Cristo, fondandosi sulla santità di Israele come famiglia carnale discendente geneticamente da Abramo. Il Neusner conviene che se il cristianesimo è un unico anche l’ebraismo si ritiene tale, onde conclude sull’inutilità del dialogo tra due religioni diametralmente opposte, anche se fondate – in parte – su una base semi-comune: l’Antico Testamento, che, però, è letto dal giudaismo alla luce del Talmud, ritenuto più importante della Torah[18], mentre dal cristianesimo è studiato alla luce del Nuovo Testamento. Per cui «non possiamo riferirci alla Bibbia quando parliamo di ebraismo»[19]. Addirittura il rabbino americano non nasconde che «il cristianesimo non è tale perché ha migliorato l’ebraismo […]. Ma perché costituisce un sistema religioso autonomo, assoluto, unico. […], ebraismo e cristianesimo sono due religioni del tutto diverse»[20]. Viva la faccia della sincerità e abbasso la menzogna dell’ecumenismo giudaico-cristiano, che è la “quadratura del cerchio” o la “coincidentia oppositorum” fatta “Congregazione permanente”.

● Il problema centrale, secondo il Neusner, non è quello delle “radici comuni”, che poi sfaterà e ne parleremo oltre, ma quello della divinità di Gesù Cristo. Infatti, si chiede onestamente il rabbino, «Gesù è il Cristo? Se è così allora l’ebraismo cade. Se non è così, allora, il cristianesimo sbaglia»[21]. Egli cita Eusebio da Cesarea (tr. it., Storia ecclesiastica, Milano, Rusconi, 1979), S. Giovanni Crisostomo (tr. it., Omelie contro i giudei, Verrua Savoia, CLS, 1997), il quale ultimo parlava di “regressione cristiana al giudaismo” di quei cristiani che frequentavano ancora le sinagoghe e i culti ebraici ad Antiochia tra il 386-387, ossia di “ritorno all’infedeltà giudaico-talmudica”. La stessa accusa mossa nel IV secolo dal Crisostomo ai giudaizzanti di Antiochia la si potrebbe rivolgere oggi ai giudaizzanti del Vaticano II (Nostra aetate, 1965) e del post-concilio (Preghiera del Venerdì Santo, del Novus Ordo Missae di Paolo VI, 1970; L’Antica Alleanza mai revocata, di Giovanni Paolo II a Magonza nel 1981; gli Ebrei nostri fratelli maggiori e prediletti nella fede di Abramo, Giovanni Paolo II nel 1986; sino al Discorso alla sinagoga di Roma, di Benedetto XVI, 17 gennaio 2010). Tertium non datur: se Cristo è Dio, l’ebraismo cade; se non è Dio, abbiamo sbagliato noi cristiani per duemila anni, dovremmo riconoscerlo pubblicamente, chiedere perdono a Dio e agli uomini ed infine farci ‘proseliti della porta’ o ‘noachidi’ (v. Elia Benamozegh e Aimé Pallière). Il dialogo giudaico-cristiano è inutile, dannoso, ingiurioso, falso e menzognero. Lo dice anche rabbi Jacob Neusner. Egli concorda col Crisostomo solo quanto al fatto che il giudeo-cristianesimo o il giudaizzare, per i cristiani, è un «atto di apostasia, incredulità e rifiuto di Dio [Cristo]»[22]. Il Crisostomo temeva, giustamente, che i cristiani di Antiochia si mostrassero «cedevoli riguardo all’ebraismo»[23]. La stessa apprensione, et multo magis, la dimostra il Neusner per rapporto al dialogo giudaico-cristiano, in cui la religione cristiana non si considera più per quello che è, ma per una pseudo-riforma proto-luterana del giudaismo. Alla dottrina cristiana tradizionale secondo la quale Cristo è Dio ed ha previsto nel 33 la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, previsione avveratasi nel 70, l’ebraismo rispondeva nel IV secolo, per bocca dei suoi saggi o rabbini, che Roma divenuta cristiana nel IV secolo è il penultimo Impero dopo Babilonia, Media, Grecia e che sarà seguito da quello di Israele, l’ultimo e definitivo, come famiglia genetica di Abramo, che darà la morte alla Roma prima pagana e poi cristiana, essendo “il carattere di Roma precipuamente cristiano”[24]: «I saggi [o rabbini] affermano che Israele secondo la carne […] permane in uno stato incondizionato e perenne. Non si smette mai di essere figli [fisici] e figlie dei propri genitori. Così Israele secondo la carne costituisce la famiglia, nella sua forma più fisica, di Abramo, Isacco e Giacobbe […]: la totale e completa ‘geneaoligizzazione’ di Israele»[25], come si vede, è una questione genetica o di stirpe: chi parla di “razza”, stirpe, sangue e suolo è il giudaismo rabbinico, e non - come vorrebbero gli “anti-scemiti” - il cristianesimo. Per tanto si evince quanto sciocca sia l’accusa di antisemitismo mossa alla Chiesa da taluni emeriti tromboni, spinti da certuni stolidi sedicenti volponi.

● «Israele provocherà la caduta di Roma [ex pagana e poi con Costantino cristiana, 313]»[26]. Dunque, per i rabbini, Israele non è finito, ma soppianterà Roma e il cristianesimo. Secondo l’Autore, la caduta di Gerusalemme fu causata dall’arroganza dei giudei zeloti del I secolo, i quali, specialmente con Bar Kobà, rifiutarono di abbandonarsi alla provvidenza divina e vollero edificare un Regno d’Israele con le loro forze naturali e politico-militari. Tale arroganza provocò da parte divina l’abbandono di Israele nelle mani di Roma, la quale da pagana si fece poi cristiana e nel IV secolo sembrò che il cristianesimo romano avesse trionfato sul giudaismo[27]. Ma l’apocalittica ebraica[28], rinviando alla fine degli ultimi tempi la riscossa e restaurazione del regno d’Israele, ha cercato di ribaltare tale ‘teologia della storia’ cristiana. Ora, la stessa situazione si è venuta a creare con la nascita dello Stato di Israele ad opera della politica e delle armi e non del Messia ebraico e quindi, anche per i rabbini ortodossi odierni, il sionismo rappresenta una minaccia per Israele, come avvenne nel 70. Pure questo tema meriterà di essere approfondito in un prossimo articolo.

● Anche la considerazione che Neusner fa sull’islam, in tempi di arabo-fobia e di radici europee giudaico-cristiane ed anti-islamiche, sono interessanti, profonde e coraggiose. Infatti, egli scrive: «Come sappiamo che [nonostante l’apparente trionfo del cristianesimo, con gli imperatori romano-cristiani, a partire da Costantino e Teodosio] vinse l’ebraismo dei saggi [o rabbinico-talmudico]? Perché quando, a sua volta, vinse l’islam [VII-VIII secolo] il cristianesimo si ritirò dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Senza dubbio il cristianesimo resistette, ma non come la religione maggioritaria del Medio Oriente romano e del Nord Africa […]. Ma il carattere islamico del vicino e del Medio Oriente e del Nord Africa ci racconta la storia di quanto avvenne realmente: una disfatta per il cristianesimo […] La croce avrebbe regnato solo dove non si trovavano l’islam e il suo potere militare»[29]. Perciò l’attuale “conflitto di civiltà”, voluto dagli Usa e da Israele è uno scontro con il ‘mondo arabo’, in quanto non ancora liberalizzato e illuminato dalla modernità occidentale, e per nulla un distanziarsi dall’islamismo, che in sé è visto con simpatia, in quanto argine al cristianesimo tradizionale e non giudaizzante.

Conclusione


Tale lettura dovrebbe ridarci, in tempi per noi così tristi, l’orgoglio di essere totalmente e integralmente cristiani o cattolico-romani. Le radici ebraico-cristiano/romane sono una menzogna. Si può, invece, parlare di radici comuni ebraico-calviniste o Usa/israeliane. Il giudaismo è completato dal Talmud, il cristianesimo romano dal Nuovo Testamento, così come lo leggono i Padri della Chiesa e lo ha sistematizzato la Scolastica. L’ebraismo non è la Bibbia, ma il Talmudismo rabbinico. Attualmente, con il Vaticano II assistiamo ad un tentativo di protestantizzazione della Chiesa, che con la “Collegialità” ha fatto proprio l’odio luterano per il primato del Papa, con la “Libertà religiosa” l’odio contro l’unica vera religione fondata da Dio Figlio e con l’“Ecumenismo” l’odio per l’intolleranza dottrinale della Chiesa romana ed infine con la pseudo-“Riforma liturgica”, fatta assieme ai calvinisti, ha prodotto un rito oggettivamente[30] ibrido o un incrocio bastardo (il Novus Ordo Missae di Paolo VI) tra due riti essenzialmente diversi, quello protestantico e cattolico. Tale protestantizzazione è il fine prossimo; quello remoto è la giudaizzazione. Infatti, l’ermeneutica luterana porta ad una lettura a-cristiana e filo-giudaizzante della Torà. Perciò lungi dal cedere al dialogo, in posizione di inferiorità o “minoranza-minorata” verso i “fratelli maggiori”, dobbiamo rivendicare il valore assoluto, unico e autonomo del cristianesimo petrino o romano. Siccome Cristo è Dio, e ce lo ha provato con la sua Risurrezione, il dialogo inter-religioso giudaico-cristiano è un “regredire al talmudismo”, “un’apostasia o incredulità”, in quanto rifiuto implicito di Dio Figlio e quindi di Dio Padre e Spirito Santo, in breve un “tornare al vomito”.

● Purtroppo, tale dialogo è condotto, dopo Giovanni Paolo II, anche da Benedetto XVI, il quale nel suo libro Molte religioni un’unica Alleanza: Il rapporto ebrei cristiani. Il dialogo delle religioni (Cinisello Balsamo, San Paolo, [1998], tr. it., 2007) scrive che: «Dopo Auschwitz il compito della riconciliazione e dell’accoglienza si è ripresentato davanti a noi in tutta la sua imprescindibile necessità»[31]. Poi citando Gv. IV, 22 «la salvezza viene dai giudei», pronunciata da Gesù prima della sua Morte in croce e quindi durante l’Antica Alleanza, afferma che «tale origine mantiene vivo il suo valore nel presente [dopo la morte di Cristo, nella Nuova ed Eterna Alleanza]»[32]. Tuttavia, «non vi può essere accesso a Gesù […], senza l’accettazione del Nuovo Testamento»[33]. Onde per gli ebrei la salvezza viene da Israele e il Talmud, mentre per i Gentili convertiti al cristianesimo viene da Cristo e il Nuovo Testamento. L’Antica Alleanza, anche secondo Benedetto XVI, non è mai cessata (cfr. Giovanni Paolo II, L’Antica Alleanza mai revocata, Magonza, 1981), in quanto “Alleanza” significa solo volontà divina e non un contratto bi-partito[34]. Onde, anche se Israele è stato infedele a Dio, Dio non può scindere l’Alleanza, poiché non è “un accordo reciproco”[35], per cui Deus non deserit etiam si prius deseratur. È triste, ma per conoscere la dottrina cattolica sui rapporti tra cristianesimo e ebraismo, occorre andare a ‘catechismo’ dal rabbino Jacob Neusner; mentre per giudaizzare, basta ascoltare le ‘midrash’ di Benedetto XVI. Che strana epoca questa, l’ebreo insegna il catechismo, pur non credendovi, il prete cattolico racconta le midrash, e forse ci crede pure o almeno fa finta di crederci.

● Infine, l’odio per Roma che caratterizza ed accomuna l’ebraismo e il luteranesimo è indicativo. L’alternativa, dunque, è o Roma o morte! Se cade (per assurdo) Roma, trionfano Tel Aviv e New York. Lo stato attuale di abbrutimento dell’umanità è il frutto del dominio giudaico-americanista sul mondo. La salvezza e la restaurazione dell’uomo, della famiglia e della società, sarà il frutto miracoloso del trionfo di Roma “immortale di Martiri e di Santi”!

DON CURZIO NITOGLIA

http://www.doncurzionitoglia.com/menzogna_del_giudeocristianesimo.htm

Il piano diabolico Neocatecumenale, per la distruzione del Sacramento della Confessione: ...che la gente sappia a chi la Chiesa ha dato l'approvazione definitiva dello Statuto e il mandato missionario, con lode, per la cosidetta "Nuova Evangelizzazione"...


ORIENTAMENTI PER UNA RINNOVAZIONE
Non crediate che la rinnovazione sia facile.


Karmen e Kiko Fondatori della setta eretica in seno alla Chiesa degli NC
Molti pensano che l'ideale sarebbe, visto che la confessione personale è odiosa, che ci fossero assoluzioni generali. Molti rinnovatori hanno pensato questo. E questo non crediate che sarebbe una cosa nuova, perchè già Pio XII concesse il potere di dare assoluzioni generali, durante la guerra, a tutti i soldati. I grandi liturgisti dicono che è stato una fortuna che questo non si sia imposto perchè avrebbero distrutto completamente la penitenza, rendendola ancora più magica. Perchè il valore del rito non sta nell'assoluzione, visto che in Gesù Cristo siamo già perdonati, ma nel rendere l'uomo capace di ricevere il perdono che è ciò che vuole il processo catecumenale ed il processo penitenziale della Chiesa primitiva.


Molti credono anche,con un senso comunitario "cursillista", che il valore della rinnovazione stia nel dire pubblicamente i peccati, nell'avere il coraggio di dire di fronte ai fratelli: sono un adultero ed un fornicatore... Neppure ciò è giusto: è dare importanza alla confessione del peccato. Abbiamo visto che nella Chiesa primitiva la penitenza era pubblica non perchè si dicessero pubblicamente i peccati, ma perchè era un avvenimento di tutta la Chiesa, di tutta la comunità: perchè interveniva tutta la Chiesa.


Allora quali sono le linee della rinnovazione? In primo luogo abbiamo visto come la conversione nasce dalla iniziativa di Dio che, manifestando il suo volto, chiama alla conversione. Pertanto la prima cosa sarà portare in primo piano Dio che chiama alla conversione: porre cioè in primo piano la Parola di Dio che chiama alla conversione. Per questo le celebrazioni penitenziali recuperano questo senso portando Dio in primo piano; è la parola che chiama a conversione, che ha potere di chiamare la comunità alla conversione. Perchè la Chiesa deve presentarsi come una comunità in conversione, così come era la Chiesa primitiva, dove la gente non si credeva già arrivata o perfetta; ciò nasce con il legalismo, con un nuovo modo di vedere il prete e la Chiesa. Al contrario, la Chiesa mostra la forza e la potenza di Dio che agisce in essa, riconoscendo le sue debolezze e sentendosi un popolo in cammino, in conversione. Perciò queste celebrazioni penitenziali hanno il valore di recuperare, per prima cosa, la Parola di Dio che chiama alla conversione.


In secondo luogo recuperare l'assemblea, la Chiesa che si confessa peccatrice.


Terzo: recuperare il senso del presbitero come capo di questa Chiesa.


Infine l'importanza della pace: uno si sente perdonato nel profondo quando si sente in comunione con i fratelli. Per questo è importante l'abbraccio della pace. Perciò vedrete che quando non state in pace, siccome il peccato è comunitario, è perchè, per nascosto che sia, il vostro peccato non vi fa sentire in comunione con i fratelli. Recuperare la comunione con i fratelli è il segno più grande del perdono, del fatto che veramente hai trovato la riconciliazione.


La Chiesa vuole fare celebrazioni penitenziali nelle quali la Parola sia proclamata e diretta all'uomo. Perchè quelle confessioni di direzione spirituale, di piccoli consigli che noi facevamo, sono sorte quando è sparita la Parola di Dio che guida l'uomo. E' la Parola che risolve tutti i problemi di direzione ed aiuta a riconoscersi peccatori.


Quello che noi facciamo è recuperare a poco a poco questi valori del sacramento della penitenza; facendo però ancora la confessione privata che è tuttora in uso.


Alla gente non dite nulla di tutte queste cose, semplicemente rivalorizzate il valore comunitario del peccato, l'indole sociale, il potere della Chiesa e tutte queste cose.


Nell'evoluzione di questo sacramento, come in quella di tutti, si vede come i sacramenti sono sempre stati qualche cosa di vivo che mai è rimasto statico. L'essenza rimane ma le espressioni esterne variano. Per questo la riforma non consiste nel tornare alle forme della Chiesa primitiva, ma mantenendo lo spirito del sacramento, il suo nucleo e il suo centro, nell'adeguare le espressioni in modo che si accordino con il momento presente, così da trovare espressioni che esplicitino sacramentalmente il perdono dei peccati e lo realizzino, ossia che la gente si senta perdonata, si senta in pace. Tutto cammina evolvendosi così andremo evolvendo con il sacramento della penitenza per cominciare una volta trovatone il centro, nel cammino catecumenale a entrare veramente in conversione, in un vero riconoscimento del peccato.


PER QUESTO LA VERA RINNOVAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA VERRA' CON LA SCOPERTA DEL CATECUMENATO E LA RIVALORIZZAZIONE DEL BATTESIMO. Con ciò si comincerà a vedere che segno deve avere il sacramento penitenziale.


(Kiko)


Spero che quello che ha detto Carmen vi serva come è servito a me.


(Carmen)


Quando Kiko parlava alla gente nel questionario sulla peni tenza il discorso rimaneva incompleto e non trovavamo il modo affrontare bene la questione. Quando poi ho visto la quantità di problemi che ha la gente a proposito di questo sacramento, ho visto la necessità di fare una cosa più estesa.


Vi posso citare alcuni libri che vi saranno di aiuto:


. Concilium n. 72: un articolo di Vogel intitolato:"Il perdono dei peccati". Questo articolo pone in evidenza la perdita del senso comunitario nella liturgia.


Lo esamina sotto tre aspetti: eucarestia, penitenza e ordine sacerdotale. Del sacerdote dice, per esempio, che ha perso il suo senso di servizio all'assemblea, alla comunità ed è passato ad essere privilegio di un uomo che dice la sua messa per la santificazione personale. Questo prima era inconcepibile.


Nel Medio Evo i preti che erano ordinati per dire le messe nelle cappelle dei grandi o dei re, erano


considerati "centauri", perchè non avevano comunità ed erano teste senza corpo. Non si concepiva un presbitero senza comunità.


. PHASE n. 37, dell'anno '67: "Verso una rinnovazione del sacramento della penitenza". In questa rivista di sono molti articoli tra i quali uno di carattere storico per vedere l'evoluzione del sacramento.


. CONCILIUM n. 61: "L'amministrazione sacramentale della riconciliazione". Anche questa ha molti articoli.


Con l'apparire della comunità ecclesiale apparirà di nuovo la penitenza comunitaria. La cosa fondamentale è creare la comunità e per ottenere ciò, il processo catecumenale.


(Kiko)


Penso che quello che vi ha detto Carmen vi avrà dato la stessa allegria che ha dato a me. Ed è vedere come Dio ci ha dato questo cammino perché la vera rinnovazione della penitenza nascerà dalla rinnovazione del Battesimo. Vedere come, rinnovato il catecumenato nella Chiesa, si manifesterà il senso della penitenza, perchè la penitenza è come un secondo battesimo. Per questo vedremo come la Chiesa primitiva in questo senso prenderà come modello per i penitenti il catecumenato. Per questo rinnovare il catecumenato è rinnovare a fondo la penitenza.


Devo dirvi anche che nella nostra esperienza, che forse non è stata ancora molta, nasceranno nel futuro i problemi di un fratello che f a un peccato pubblico ed allora avremo gli stessi problemi della Chiesa primitiva.


(Carmen)


Io questo lo stavo già scoprendo nelle baracche. Mi impressionò la Julianita che stette molto tempo nella comunità di Palomeras, e aveva molto poco cultura ma che spesso diceva cose ispiratissime, e che dovette fare qualche cosa che fu vista e se ne andò dalla comunità. Io un giorno la incontrai e le dissi: perchè non vieni alla comunità? e mi rispose: fino a che nella comunità non mi perdoneranno per quello che ho fatto...


Vedete come quella donna, che mai si era confessata, aveva capito di aver fatto del male alla comunità e di aver bisogno della riconciliazione con la comunità per sentirsi perdonata. E desiderava confessare la sua colpa e si sentiva peccatrice.


Noi vediamo nelle comunità casi come l'adulterio nei quali chi lo ha fatto si autoesclude dalla comunità senza che nessuno gli dica nulla. A Roma c'è stato il caso di un uomo che si escluse dall'andare alla comunità: la comunità pregò molto per lui e lo chiamò a conversione. Ora è di nuovo nella comunità.


Vedete come riappare una pratica che c'è stata per secoli nella Chiesa.


(Kiko)


Questo si può vedere. Ci sono momenti in cui si vede che per fare entrare un fratello in conversione occorre escluderlo dalla comunità per un periodo. Abbiamo visto, per esempio, che se qualche fratello della comunità non è accettato dal responsabile, il responsabile deve lasciare il suo incarico per qualche tempo e deve passare un periodo in conversione fino a che vediamo che è tornato nel cammino. Allora sarà riammesso.


Ossia: è Ia pratica che ci porta a scoprire una penitenza che sia adeguata e reale per noi.


B) QUESTIONARIO SULLA PENITENZA


La prima cosa che si fa è insegnare qualche canto; dovete cominciare ad avere dei canti per la celebrazione penitenziale, perchè questa sia una vera liturgia nella quale il popolo canti. Nella celebrazione penitenziale si canta "Risuscitò" che sanno già; bisogna insegnare il ritornello della canzone "Se senti un soffio nel cielo", uno deve imparare la parte del solista; bisogna insegnare pure "Verso te o città santa" e "La marcia è dura, forte il sol". Non date alla gente nessun libricino di canti o le parole scritte a ciclostile. Perchè è orribile. La gente quando comincia a cantare qualche cosa domanda: a che pagina? E così si rompe il filo della celebrazione. E' meglio insegnare alla gente il ritornello a memoria, e che un solista canti le strofe.


(Carmen)


Se il canto è lungo, la gente non può imparare a memoria tutte le parole e allora non canta. Quindi la liturgia risulta molto povera e senza partecipazione. Invece se impara bene il ritornello è sufficiente, perchè la gente partecipi in massa e con forza al canto.


(Kiko)


Il Questionario potete darlo o ciclostilato o dettarlo alle persone. La prima soluzione, se possibile, è la migliore. Dopo aver insegnato i canti distribuite il questionario a ciascuno e lo leggete per chiarire qualche punto, se necessario. Il questionario ha una introduzione.


INTRODUZIONE


Abbiamo bisogno tutti di una pedagogia generale che ci conduca alla persuasione che non ci sono atti umani che non siano sociali, cioè, che non edifichino o distruggano la comunità. Non c'è peccato senza lesione della comunità.


Il comandamento di Gesù unico e ha tre dimensioni: Dio, il prossimo e io. Bisogna insistere su questo punto perché l'unico modo perchè certi peccati si considerino tali, è il carattere comunitario di tutta la realtà umana. La psicologia del profondo dice: nulla c'è nell'uomo, incluso i suoi più profondi desideri, che non condizionino la sua condotta e pertanto, le sue relazioni con gli altri. Orbene: come condurre i fratelli a questa mentalità?


A parte numerosi segni del nostro tempo che incominciano ad andare in questo senso, è necessario un ritorno alle fonti bibliche. Nell'Antico Testamento non ci può essere peccato che non sia contro l'Alleanza tra Dio e il popolo. Tuttavia non possiamo neppure dimenticare le difficoltà, dato che siamo radicati in una educazione individualistica.


Qui conviene chiarire un po' questo. Perchè la gente comprenda come nell'Antico Testamento non c'è peccato che non sia contro l'alleanza di Dio con il suo popolo,potete raccontare l'episodio di Ay, di cui parlava Carmen. Dio ha proibito al popolo entrando in Gerico di fare saccheggi. Devono rispettare tutto. Ma c'è stato uno che ha disobbedito a Dio ed ha rubato pochi oggetti preziosi e un manto di porpora e li ha nascosti sotto la sua tenda senza che nessuno se ne accorga. Sapete già che l'Alleanza tra Dio e il popolo consiste nel fatto che Egli sarà loro Dio e li farà vincitori di tutti i loro nemici se compiranno i suoi comandamenti. Ma risulta che nella battaglia seguent, per la conquista di Ay, sono vinti e ne muoiono moltissimi. Allora pensano: Dio non è più con noi. Giosuè fa una preghiera a Jahwé e Jahwé gli dice che il suo popolo ha rotto l'Alleanza perchè ha preso qualcosa che era stato loro proibito. Allora il popolo tirando a sorte scopre il colpevole, che confessa il suo peccato ed è lapidato. Dopo di che sconfiggono gli abitanti di Ay.


Vedete come un peccato occulto ricade su tutto il popolo. Lo stesso accade nella Chiesa. Se in una comunità di cristiani autentici uno commette un peccato, fa un danno solo a se stesso, ma alla comunità ed al mondo intero Fa un danno alla comunità perchè questa non compie la sua missione di essere Sacramento di Salvezza per il mondo e al mondo perchè resta senza vedere la luce, non compiendo la Chiesa la sua missione.


Leggete poi le domande senza dilungarvi in spiegazioni per non creare problemi all'inizio. Scegliete poi dei segretari per ogni gruppo e distribuite i gruppi in altre stanze o agli angoli della stessa sala. Date come massimo tre quarti d'ora di tempo perchè i gruppi rispondano alle domande. Il segretario prenda nota delle risposte date nel suo gruppo, rispettando quelle di ciascuno. I gruppi siano di sei o sette persone.


Una volta riuniti tutti mettete le risposte dei gruppi in comune. Voi fate la domanda ed i segretari rispondono a turno. Poi voi date il chiarimento alla domanda. Così fino alla fine domanda per domanda.


Prima domanda:Si può offendere Dio senza offendere allo stesso tempo i prossimo e se stessi?


Alcuni diranno che non si può offendere Dio solo perchè siamo il Corpo Mistico, e quindi il peccato di ognuno si ripercuote sugli altri. La domanda ha un tranello. Ci si domanda se si può offendere unicamente Dio. La domanda è posta così perchè noi abbiamo del peccato una concezione verticale, individualista: di essere noi ad offendere in modo particolare Dio, come se il peccato fosse un'offesa a Dio nel senso di poter rubare a Dio la sua gloria. Noi crediamo che si possa recare danno a Dio. La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può recare danno a Dio. Dio non lo si può offendere nel senso di togliergli la sua gloria, perchè allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe Dio. Dio è invulnerabile. Non gli puoi togliere la sua gloria in nessun modo. Questo lo dice già un salmo "costoro che alzano il loro arco contro il cielo: credono forse che possano giungere fino a Me? non sanno che le frecce che tirano contro di me ricadono sopra di loro?" Questa è una cosa che sorprende moltissimo la gente perchè da piccoli ci hanno detto che il peccato fa soffrire Gesù bambino se siamo cattivi e indocili. E la gente ha dei concetti molto sentimentali, pensano che il peccato fa soffrire molto Gesù Cristo. In che senso si può parlare di offendere Dio? Nel senso che il peccato rompe il piano di Dio. Qual'è il piano di Dio il disegno di Dio sull'uomo? L'amore. Il peccato è sempre una lesione dell'amore. Anche una bestemmia che io ho detto senza che nessuno se ne accorga, mi degrada interiormente come persona. E questa degradazione si ripercuote in qualche modo nelle mie relazioni con gli altri, in qualche modo distrugge gli altri. Questo lo dice anche la psicologia del profondo, che quando uno è arrabbiato, per esempio, perchè ha avuto una discussione con un tale in tram perchè l'ha pestato, poi si sfogherà con la moglie a casa. Se hai un problema che ti amareggia, tutte le tue relazioni sono diverse di quando sei allegro. Perfino un cattivo pensiero condiziona il tuo atteggiamento di fronte agli altri. E se hai una morbosità, una degradazione profonda, stai rompendo il piano di Dio. In questo senso si dice offendere Dio, nel senso che rompiamo il piano di Dio.
Allora quando pecchi offendi Dio nel senso che rompi il piano di Dio ed allora quello che succede è che rechi danno a te stesso e agli altri. Pertanto è impossibile offendere Dio senza offendere gli altri e se stessi.


La gente pensa che il peccato è qualche cosa di buono che ci è proibito. Quando in realtà Il peccato è una disgrazia, è un cancro, che reca danno alla persona che lo fa. Non è che tu manchi ad una legge astratta, è che entri nella morte. Dio ha detto ad Adamo di non peccare non perché ciò dia fastidio a Dio, ma perchè se Adamo pecca muore, e Dio non vuole che Adamo muoia. Però Adamo pecca e muore. Rompe il piano di Dio che era stabilito per lui e la sua vita si trasforma in un inferno. Il lavoro diventa qualcosa di insopportabile e per la donna l'avere figli qualcosa di molto doloroso, appare l'egoismo, ecc. Ossia bisogna far presente che c'è qui un altro concetto di peccato. Ed è molto difficile far passare la gente che si ha davanti da un concetto di peccato ad un altro. La gente crede che il peccato sia una cosa buona, che a te piace, ma che non ti lasciano fare perché offende Dio. Ed è chiaro, in questo senso, che colui che pecca molto in questo mondo se la spassa benissimo, ma poi gli daranno un castigo... Ma intanto il bene che si è goduto qui non glielo toqlie nessuno, con tre amanti e di orgia in orgia.


Così pensa la gente. Questo concetto di peccato è antibiblico. La gente la pensa come la regina di un racconto, che gustando un gelato diceva: Mangiare un gelato è meraviglioso ma se fosse peccato allora sarebbe ancora meglio, perchè avrebbe ancora più attrattiva .... peccato è un male per chi lo commette, poichè fa entrare nella morte.


(Carmen)


Il peccato rompe il piano di salvezza che Dio ha per il mondo, che è la Chiesa. In questo senso il cristiano che pecca, pecca sempre contro la Chiesa. Ma non nel senso ontologico dei vasi comunicanti, come molti dicono, che il male cioè si estende a tutto il mondo, bensì nel senso sacramentale.


(Kiko)


Seconda domanda: In quali atti della tua vita quotidiana manifesti maggiormente il tuo individualismo?


Con questa domanda vogliamo che la gente mediti un po' sopra se stessa. La gente normalmente dice cose generiche e nessuno concretizza. Per cui bisogna chiedere loro che concretizzino: in quali atti...... E così si riconoscono peccatori in qualche modo. Ciò è importante in vista della celebrazione penitenziale che si farà la prossima volta.


Bisogna vedere se la gente si considera peccatrice. Nella domanda si dice individualismo nel senso di egoismo, nel senso di pensare solo a noi stessi, senza che gli altri entrino per nulla nei nostri mani. Con questa domanda la gente si situa un po' di fronte al proprio peccato.


Se chiedessimo quali grandi peccati fai... nessuno direbbe nulla. Al contrario, invece, in questo modo possiamo scoprire che siamo egoisti in tutto, nel mangiare, nel lavorare, nei divertimenti, ecc. Arrivi a casa tua e ti metti a vedere la televisione e a leggere il giornale senza badare a tua moglie. Tu sempre per primo. Costantemente abbiamo un atteggiamento individualista che dimostra che noi, ad un livello profondo, esistiamo solo per noi stessi e consideriamo gli altri al nostro servizio personale.


Terza domanda:Pensa se consideri la confessione in modo


individualista. Vai a purificarti tu da solo?


Quante volte nel peccare hai temuto le sue


conseguenze sugli altri e specialmente sulla


comunità?


La gente normalmente risponde con molta sincerità e dice: mi sono sempre confessato individualmente, non ho mai temuto le sue conseguenze negli altri. Quanto alla comunità... non la vedo da nessuna parte...


Questo questionario è una catechesi, perchè vuole insegnare, dare qualche cosa. Le stesse domande stanno già insegnando qualche cosa. La domanda stessa dice alla gente che la confessione non deve essere solo un atto individuale.


Succede una cosa molto interessante: sempre la gente, anche quella che sente maggiormente il senso comunitario e sociale, al momento di confessarsi si trova con l'idea di purificarsi da soli, perchè della confessione abbiamo fatto un atto molto di religiosità naturale, nel senso che quello che ci interessa è la nostra tranquillità di coscienza. Ti vai a confessare realmente pensando che con il tuo peccato stai distruggendo la tua comunità, la Chiesa, gli altri, o ti vai a confessare macchiato, non tranquillo, perchè se no non vai sereno al cinema? Non c'entrano per nulla?


Dobbiamo intonare tutti un mea culpa generale. Perchè abbiamo timore per la nostra salvezza personale, abbiamo paura. E confessandoti ritorni tranquillo.


La confessione individuale privata ci ha segnato in questo senso. Forse ora alle comunità viene molta gente che mai si è confessata e a cui mai è parsa bene la confessione? Rispetto a questo, è gente molto più genuina, non vaccinata.


(Carmen)


A volte la confessione "del giorno", cioè che ti confessi di quanto hai fatto nel giorno e poi resti pulito, ti porta a questo senso magico, a ignorare la tua situazione di fondo, di peccato nella quale nasci. La confessione può trasformarsi in un tranquillante passeggero che non ti porta ad una vera autentica conversione. Questo è la cosa più disastrosa di questo tipo penitenza magica: non facilitare nell'uomo una concezione del peccato come situazione esistenziale ma semplicemente con una serie i mancanze concrete rispetto ad una legge, mancanze di cui ti pulisci con la confessione.


Spesso queste concessioni non hanno alcun potere di conversione nella vita, nessuno noterà un beneficio sostanziale perchè non c'è conversione. Così ti potrai accusare di avere rubato, ma non cambierai mestiere. Mentre la concezione che aveva la Chiesa primitiva riguardo alla penitenza e alla situazione di peccato era radicale: la gente cambiava perfino di lavoro e di quanto era necessario. Incideva veramente nella vita.


La legge che nel Levitico è ciò che denuncia l'uomo di peccato e si trasforma così in mezzo di santificazione restando innalzata, qui, in questo tipo di confessione tranquillizzante, in cui ti accusi dettagliatamente di un peccato, invece di servirti per riconoscerti peccatore ti serve per il tuo perfezionismo personale.


(Kiko)


Non imbarcatevi per nulla in questo discorso parlando con la gente perchè creereste un mucchio di problemi. Non mettetevi nella questione della confessione perchè la gente reagisce come sé steste facendogli del male. Perchè siamo tutti immobilisti. Crediamo che la religione non sia vera se Dio ha permesso sbagli ed errori. Noi può darsi che siamo un po' più esperti in questo, ma la gente pensa che lo stesso confessionale lo ha inventato Gesù Cristo......


(Carmen)


Che tu commetta dei peccati, Dio lo permette per scoprire la tua realtà. Come i foruncoli che appaiono e ti dicono che dentro c'è qualche cosa che va male. Questa è la parte positiva del peccato. E per questo c'era la legge, per manifestare il peccato.


(Kiko)


Quarta domanda: Fino a che punto per te il presbitero che ti assolve rappresenta la comunità?


La gente dice che non l'ha mai pensato. Crediamo che il presbitero rappresenti Dio o Gesù Cristo solamente. Ma la comunità... Quale comunità?


Allora spiego un po' parlando della Chiesa primitiva.


Quando un fratello mancava gravemente e pubblicamente, non solamente feriva se stesso, ma tutta la comunità, in quanto che la comunità è segno davanti al mondo. Allora la comunità lo escludeva per un certo tempo per chiamarlo a conversione e lo mandava a fare penitenza e digiunare. Questo si capisce molto bene nel catecumenato in cui noi, a nome della Chiesa, vi stiamo gestando, vi insegnamo a pregare, digiunare, e vi chiediamo segni di conversione. Quando un fratello si accorgeva di essere stato capace di distruggere il battesimo peccando gravemente dopo che gli si era dato potere per non peccare, per mezzo dello Spirito Santo, dopo che era entrato realmente in metànoia allora questo fratello era escluso dalla comunità e digiunava, smetteva di fumare o di mangiare, o stava tre notti senza dormire per siqnificare che chiedeva la misericordia di Dio e pregava il Signore perchè avesse pietà di lui.


La tradizione teologica dice che dopo il battesimo per arrivare a commettere un peccato grave bisogna aver commesso prima molti peccati veniali, bisogna aver abbandonato la preghiera da molto tempo, aver abbandonato molte cose. Perchè Dio è molto paziente, ma c'è qualcosa che si chiama: colmare la misura dei peccati. Perchè Dio chiama sempre a conversione. Ma c'è una misura dei peccati nella quale ti sei posto, una situazione tale da essere sul punto di morire eternamente. E allora ti fa venire una malattia, permette che ti innamori della moglie di un altro, o permette che tu cada perchè ti ama e vuole toglierti dalla situazione in cui ti sei posto chiamandoti a conversione.


Dico tutto questo perché incominci a rendere grazie a Dio, se non hai ucciso nessuno, perchè non sei migliore di alcun assassino. E se Dio permette che un fratello della comunità si ubriachi o uccida qualcuno o faccia altre cose simili, forse è perchè Dio sta insegnando a tutta la comunità la misericordia che Egli ha con tutti. Questo lo dice S. Paolo. E costui sarà il testimonio perchè gli altri apprezzino l'amore di Dio. O che credete che se voi non peccate è per la vostra bravura? Per i vostri pugni chiusi non peccate? Attenti!


Il principio della sapienza è il timore di Dio. E benedetto timore se lo avete. Ve lo dico per la mia stessa esperienza.


Quando vedo che mi trovo in una situazione di tentazione: mi metto a tremare e chiedo al Signore che abbia pietà di me, perchè non do neanche una lira per la mia vita. Poichè il Signore può alzare la sua mano dalla mia testa per chiamarmi a conversione. Perchè la stessa cosa che fa la comunità con questo fratello, è quello che Dio fa con tutti gli uomini per chiamarli a conversione.


Dio permette che uno discenda e cada e veda la sua vita rovinata, drogato, o altro di simile. Dio permette che cada. Che nessuno pensi che la vita di un peccatore è una meraviglia. Per questo Gesù ha tanta misericordia per i peccatori e per questo bisogna pregare molto per loro.


Bene, questa è una parentesi.


Quest'uomo, dicevo, è chiamato a conversione mediante l'esclusione dalla comunità. Da qui viene il mercoledì delle ceneri, che era il giorno in cui si imponeva la cenere ai penitenti e non si potevano lavare nè fare il bagno in segno di penitenza.


Anche l'uso d'inginocchiarsi, in chiesa, viene dall'ordine dei penitenti. Mai nella Chiesa si stava in ginocchio. Isaia diceva: "Vedo un popolo in piedi". Stare in piedi davanti al Signore vuole dire che non cadi, che il Signore ti sostiene; e la posizione di risorto è in piedi. Già Israele pregava in piedi con le mani estese. Per questo dice il Signore che i farisei pregavano in piedi, bene in vista perché tutti li vedessero. Invece i penitenti stavano in ginocchio in segno di penitenza.


Ma tutto questo perchè lo dico? Perchè comprendiate adesso e sappiate rispondere qualora la gente dica: perchè mi devo confessare ad un uomo? Perchè devo dire i miei peccati ad un uomo e non direttamente a Dio?


(Carmen)


La crisi della confessione di oggi nasce già da questo senso individuale del peccato La prima crisi che hanno presentato i protestanti è questa. Se del peccato abbiamo un concetto così individuale di "io e Dio" perchè deve trovarsi in mezzo un'altra persona? Dio mi perdona direttamente. Questo avviene perchè si è perso già la base della comunità, che sostiene il senso della penitenza.


(Kiko)


Quindi, quando questo tale aveva già fatto un tempo di penitenza, aveva dato segni di conversione, il Giovedì Santo il vescovo, responsabile della comunità, o il presbitero, testa della comunità, lo introduceva di nuovo nell'assemblea. Questo è un segno del sacramento della penitenza: introdurre il fratello, confermare che è convertito. E questo lo fa sempre il Vescovo che é colui che ha il carisma di discernere. In questo senso si vede perfettamente come il Vescovo, o ,il presbitero, rappresenta la comunità in questo segno di ricevere di nuovo il fratello confermandone la conversione interiore.


Questo si capisce molto bene nel catecumenato. Perchè ti puoi credere molto cristiano, ma può arrivare il tuo catechista in nome del vescovo e dire che tu di cristiano non hai proprio nulla. Tuttavia tu puoi crederti cristiano di prima fila. E se il tuo catechista non vede che tu dai segni di cristianesimo, tu non passi, perchè è lui che ha, in nome del vescovo, il carisma di discernere gli spiriti.


Allora il vescovo in nome della comunità accoglieva i penitenti che davano veri segni ci conversione. Questo gesto è veramente meraviglioso. Vai a casa di una persona e ti apre la domestica. Allora è un segno di deferenza e di amore che il capo della casa in persona venga alla porta a riceverti. Siccome la Chiesa ha un tremendo amore per i peccatori, il vescovo in nome della comunità va ad accogliere questa persona e farla alzare con viscere di misericordia e a introdurla alla Mensa del Signore, alla mensa celestiale. E la riceve in nome di tutta la comunità.


In questo questionario conviene anche dire che così come l'Eucarestia è molto rinnovata, la penitenza invece è ancora in studio; la Chiesa però vuole già recuperare alcune cose. Questo segno che abbiamo oggi della penitenza è molto individualista, non esprime bene quello che è il sacramento della conversione,, e allora la Chiesa vuole recuperare un po' l'assemblea, la Parola di Dio, recuperare la comunità.


Vedete che il presbitero non rappresenta solamente Gesù Cristo, perchè Gesù è rappresentato da tutto il corpo che è la Chiesa. Il vescovo o il presbitero rappresentano non solo Gesù Cristo ma tutta la Chiesa, la comunità. Per questo il vescovo è colui che in nome della Chiesa accoglie chi entra.


Questo oggi non si vede molto come segno.


Quinta domanda: Fino a che punto la confessione mostra il


segno di una comunità che cammina in costante


conversione sotto l'impulso dello Spirito Santo?


Dovete spiegare un po' come con Costantino sono entrate nella chiesa le masse, perdendosi in esse un po' del senso della comunità, non si vede più una comunità che cammina in costante conversione per gli impulsi dello Spirito. Vediamo così persone che peccano individualmente, che sono assolte individualmente e vanno poi a comunicarsi. Ma tutta una comunità in conversione, che si riconosce peccatrice, non la vediamo.


(La sesta e la settima domanda a volte non le faccio perchè non c'è più tempo, ma le vediamo ugualmente brevemente)


Sesta domanda:Credi che i cristiani che conosci abbiano il senso


del mutuo perdono nella loro vita di ogni giorno,


nella famiglia, con i vicini, nella politica, nel


lavoro?... Se credi di no, non ti pare che il


perdono sacramentale si mostri senza senso?


Normalmente qui la gente dice che non vede questo mutuo senso del perdono, tra i cristiani. Pertanto ha senso la seconda parte della domanda. Qui però non ci riferiremo al perdono sacramentale quanto alla sua efficacia in noi (sempre è efficace in sè). Se non si spiega questo si alzerà sempre un guerrigliero che dirà: il sacramento è sempre efficace. Non si tratta di questo ma del fatto che se tu che hai ricevuto il perdono, non perdoni gli altri, sembra che il perdono che hai ricevuto è solo un gioco. Ma: non ti pare allora che il segno della confessione per coloro che non sono cristiani apparirà come una pantomima? Questo lo dice il mondo. Supponi che tua moglie si sia confessata oggi e in casa non ti parli. Un marito, un uomo che non va a messa, immaginati cosa penserà del perdono che sua moglie ha ricevuto. E questo succede spessissimo. La gente va a confessarsi e a comunicarsi e poi...: "qui ci sono cose che non si possono tollerare", "che impari" ....". La gente ha una alienazione così totale ......


Settima domanda: Come pensi che si presenti agli altri il tuo


comportamento cristiano: intransigente,


farisaico, classista, moralista?


Se avete tempo spiegate il fatto del perdono come segno. Un uomo che è fuori della Chiesa, come si renderà conto che Dio perdona i suoi peccati? Mediante la comunità ecclesiale che ha davanti, che è il segno di Gesù Cristo per gli uomini, è essa che lo perdona concretamente. Se voi non perdonate nel vostro lavoro, nella famiglia, me la rido del cristianesimo che avete. E' tutta una farsa e la comunità non serve a nulla.


CONCLUSIONE


Se tu che sei la Chiesa non perdoni, come crederanno gli altri che la Chiesa perdona? La Chiesa è una comunità penitenziale, una comunità penitenziale che non si converte una volta per sempre. In questo camminare è importantissima la penitenza.


L'uomo di oggi accetterà difficilmente la penitenza se il cristiano appare come il rappresentante di una comunità puritana, di una comunità installata nella sua pretesa conversione, arrivata una volta per sempre. La Chiesa non fabbrica il perdono, esso viene da Dio. La Chiesa riconoscendo i propri peccati e le proprie debolezze farà vedere la forza di Dio che si comunica attraverso di lei.


Questa conclusione si riferisce al fatto che la Chiesa è una comunità in continua metànoia, in conversione, in marcia. La Chiesa è una comunità in cammino; sempre in movimento verso Dio, guardando Dio, accompagnati dalla luce di Cristo, la luce radiosa del volto del Padre, che è la Croce. Così chiamavano la Croce di Gesù i primi cristiani: la luce radiosa del volto del Padre.


Perchè c'è un tipo di cristianesimo - io stesso vi ho appartenuto - in cui uno si crede cristiano convertito, un San Luigi Gonzaga per sempre. E allora viene quell'atteggiamento: "prima morire che peccare" .... E cose di questo tipo che non sono capite nel loro giusto senso. E' un tipo di cristianesimo in cui ciò che é fondamentale è essere in grazia di Dio, in senso statico, e cercare di non perdere questa grazia, di perseverare. La grazia si intende come una cosa, che non si sa molto bene cosa sia, ma che è qualche cosa che si ha dentro e che bisogna morire con essa per non perderla mai.


Poi ho capito che vivere in grazia è vivere nella gratuità di Dio che ti sta perdonando con il suo amore, e credere in questo perdono e in questo amore costante di Dio.


Quel tipo di cristianesimo colpisce molto, perchè uno si presenta come perfetto e come sublime. Invece è il contrario del cristianesimo, perchè i cristiani non sono perfetti, ma sono illuminati sulla propria realtà profonda, sanno di essere peccatori davvero ed hanno sperimentato in questo peccato la misericordia di Dio che perdona e dà una vita nuova frutto della sua grazia.
Queste catechesi sono assolutamente diaboliche. 


...Quindi, dopo tutti i tentativi, operati da parte dei vari Pontefici, di correggere con Discorsi ed Esortazioni le deviazioni settarie del Cammino Neocatecumenale, tentativi caduti tutti indistintamente nel vuoto durante questi quarant’anni, come non giungere ad usare i modi che Cristo adottò con chi si mostrava disubbidiente in modo impenitente?
Ci sono stati e ci sono tuttora, dopo quaranta anni, tentativi in tal senso dei vari Pontefici, compreso Lei, Santità, e questo nonostante tutte le denuncie (giunte alle Sedi competenti del Vaticano e alla Sua Persona) sulle aberrazioni della loro dottrina, sul loro Culto eucaristico sostanzialmente inventato dal falso profeta Kiko Arguello e circa i numerosi casi di suicidio avvenuti dentro codesta setta.
Noi però, consapevoli  - per esperienza vissuta - dell’assoluta malvagità dell’origine di questa setta e del suo impenitente iniziatore, ci vediamo costretti per amore della Verità, che è il Signore stesso, a rigettare completamente questo movimento dalla dottrina protestante e giudaico- cabalista che, come tale, è pericolosissimo per la salute spirituale, mentale ed esistenziale di tutti i fedeli.
Pertanto: consideriamo la consegna ufficiale dello Statuto del CN, data ai Neocatecumenali dal Pontificio Consiglio per i laici,  nella persona del Card. Stanislaw Rylko, il 13 Giugno 2008, un atto assolutamente arbitrario e prevaricatore della volontà di Sua Santità che, ne siamo al corrente, si era rifiutata di firmare l’approvazione ( firma tutt’ora infatti inesistente) prima di un pronunciamento delle Sacre Congregazioni del Culto Divino e della Dottrina per la Fede; codesto
fu tanto offensivo verso il rispetto per l’Autorità del Ministero petrino, quanto offensiva, scandalosa ed ereticamente aberrante fu la Conferenza Stampa che come frutto ne seguì il giorno successivo, nella quale l’Arguello vaneggiava le sue folli tesi circa la sua abominevole “eucarestia ebraica” che da quarant’anni gli viene permesso di inculcare ai malcapitati che frequentano il suo tenebroso Cammino! E per tali motivi, in Nome di Gesù Cristo, noi rifiutiamo questo atto.
Inoltre, consideriamo altrettanto incredibile ed ancor più inspiegabile la cerimonia che ha visto Lei, Santità, confermare ufficialmente la suddetta approvazione del Pontificio Consiglio per i Laici data al Cammino Neocatecumenale durante l’incontro avvenuto in San Pietro il 10 Gennaio scorso. Siamo rimasti esterrefatti nell’ascoltare parole di lode nei confronti del Card. Rylko e della sua inaccettabile prevaricazione; siamo rimasti sconvolti nell’ascoltare parole di “ringraziamento” a Dio per i cosiddetti “frutti” ( i numeri non fanno l’ortodossia!) usciti da queste comunità eretiche; siamo rimasti senza parole per l’invito fatto agli aderenti a quella setta di accettare la “croce della persecuzione”, quando in realtà sono loro che perseguitano la Chiesa da quarant’anni, insozzandone la dottrina ed imperversando con prepotenza ed orgoglio nelle parrocchie ( lo ripetiamo: da quando in qua il rifiuto di un vescovo o di un parroco alla loro tirannica invadenza, al fine di difendere la Santa Fede Cattolica che nella loro predicazione essi negano, può chiamarsi “persecuzione”??); siamo rimasti sconcertati nell’ascoltare l’esortazione con cui venivano invitati a seguire la Pastorale Diocesana, quando è stato approvato uno Statuto completamente fraudolento poiché in ogni suo articolo rimanda tutto, come condizione irrinunciabile, agli “Orientamenti alle Equipes dei Catechisti”, cioè alle loro eretiche catechesi (e perciò approvando lo Statuto implicitamente si legittima anche quella dottrina), nelle quali si insegna proprio il “fallimento della Pastorale Diocesana”. Infine, onta inaccettabile, l’invio ufficiale delle comunità in missione, cioè l’invio da parte della Chiesa Cattolica per l’evangelizzazione (ma sarebbe meglio dire per la protestantizzazione e la giudaizzazione!) delle parrocchie ad opera di un movimento manifestamente eretico. E per tali motivi, nel Nome di Gesù Cristo, noi rifiutiamo questo atto.

Carissimo Santo Padre, pensiamo che dopo quaranta anni e tantissime sofferenze da parte di chi è stato distrutto nell’anima e nel corpo dal Cammino Neocatecumenale, compresi gli ancora aderenti a questa setta, anzi soprattutto loro, sia giunto il momento di uscire dal silenzio, che dopo tutto questo tempo in cui l’omertà ha regnato sovrana, ormai sembra diventato veramente “colpevole”, secondo la dottrina cattolica e veritiera di San Pio X, al fine di porre un rimedio a questa situazione:
Sì, sperammo a dir vero di riuscire quando che fosse a richiamar costoro a più savi divisamenti; al qual fine li trattammo dapprima come figli con soavità, passammo poi ad un far severo, e finalmente, benché a malincuore, usammo pure i pubblici castighi.
Tutto questo per i Neocatecumeni ancora non è avvenuto, e pensiamo che sia il giusto modo di trattare definitivamente il problema di questa evidentissima setta.
 “Ma voi sapete, o Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassar la fronte per un istante, ma la rialzarono subito con maggiore alterigia.”
Questo modo di agire è infatti il modo abituale che gli iniziatori del Cammino ed i Neocatecumenali hanno di trattare le varie esortazioni, per la loro correzione, rivolte ad essi  dai vari Pontefici. Anzi, le possiamo assicurare, per aver sentito i loro commenti a caldo, dopo il 10 Gennaio 2009, che essi risultano per lo più sordi ad ogni parola di correzione si tenti di dar loro, come non fosse loro detto nulla, e che qualunque benevolenza loro manifestata viene da essi presa come pretesto per dire di essere pienamente approvati ed appoggiati, oggi ufficialmente anche dal Papa e che perciò diventa paradossalmente “eretico” chiunque si permetta di criticarli...