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lunedì 28 aprile 2014

"Essendo così, bisogna concludere che la Messa "una cum" è "ex se" oggettivamente macchiata di sacrilegio".


Andrea Riccardi ha gettato la maschera, dando una risposta inquietante, durante la pseudo messa Novus Ordo missae per la canonizzazione di due autentici modernisti. É vero - ha detto - che non ci sono i miracoli, che costituiscono un presupposto per la canonizzazione, ma il regalo più grande é stato il concilio vaticano II. Con le odierne canonizzazioni hanno voluto santificare un concilio pastorale e non dogmatico, e pertanto le odierne proclamazioni non vincolano i cattolici, o perlomeno quelli che vogliono vivere e morire tali.

Quindi è chiaro questi signori, Bergoglione e il suo compagno di merende Ratzinger, hanno santificato il Conciliabolo Vaticano II attraverso le figure nefaste di Giovanni XIII e Giovanni Paolo II. Il Riccardi poi asserisce, ereticamente, che queste pseudo santificazioni conciliari non vincolerebbero i cattolici. Ma ci si chiede, a quale tipo di cattolici si riferisce? E' chiaro a tutti  che non sono coloro che fanno parte della vera Chiesa Cattolica, i Tradizionalisti che  sono legati dai Dogmi e dai  Comandamenti datoci da Dio, Riccardi si riferisce ai nuovi falsi cattolici conciliari che volontariamente ed inconsciamente hanno accettato l'aborto della Chiesa Conciliare che ha per suo fondatore non il Signore ma satana, liberi da qualsiasi regola morale o dogmatica per andare appresso alla loro coscienza che secondo loro gli è stata liberata dalla dottrina satanica del conciliabolo che i due cosidetti Santificati, al pari degli altri pontefici conciliari, hanno proposto negli ultimi 50 hanni.

Ora per ribadire che avere a che fare, durante la sola e vera Santa Messa Vetus Ordo, con questi falsi Pontefici è un insulto verso la Maestà di Dio proponiamo la spiegazione dell''Una Cum" da parte di Monsignor GUÉRARD DES LAURIERS:

 Ps: per tutti i lettori legati alla Tradizione, non andate appresso ai commenti malevoli degli eretici Neocatecumenali e company, affinchè non ci si discosti dall'argomento proposto...
 

5) Sodalitium: Cosa ne pensare delle Messe tradizionali celebrate da sacerdoti che, pur essendo critici nei riguardi di Roma, sostengono che Giovanni Paolo II è veramente Papa e lo no­minano nel Te igitur, nel corso del Canone della Messa?
Mons. G.: Messe tradizionali, celebrate con menzione di Giovanni Paolo II nel corso del Te igitur.
Il Sacerdote che celebra una tal Messa pronuncia le seguenti parole: "In primis quae Tibi offerimus pro Ecclesia Tua sancta catholica...: una cum famulo tuo Papa nostro Johanne Paulo...".
Queste Messe sono comunemen­te designate con il nome di: "messe una cum".
È necessario, in questa proclamazione, considerare due cose: d'un lato ciò che vi è di­rettamente significato: dall'altro, ciò che vi si trova indirettamente consignificato, a causa del contesto.
[I.] Ciò che è direttamente significato dal­la formula: "una cum". Il delitto di sacrilegio.
Il senso generale della supplica è determi­nato dalle parole: "quae tibi offerimus pro...".
Ma, checché ne sia di questo senso generale, la locuzione “una cum” afferma che la Chiesa [di Cristo e di Dio: "tua"], santa e cattolica, è "una cum" il servo di Dio che è nostro Papa Giovanni Paolo II.
La locuzione “una cum” afferma dunque che: reciprocamente Mons. Wojtyla è "uno (insieme), con" [è una cosa sola con] la Chiesa di Gesù Cristo, santa e cat­tolica.

venerdì 25 aprile 2014

UN SOLO SIGNORE, UNA SOLA FEDE, UN SOLO BATTESIMO, UNA SOLA E VERA CHIESA CATTOLI APOSTOLICA ROMANA E ANATEMA ALLA FALSACHIESA CONCILIARE CON TUTTI I SUOI FALSI "PONTEFICI"...

La Bolla Unam Sanctam
18 novembre 1302 (Bonifacio VIII)
 http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/92/Opera_del_duomo_(FI),_arnolfo_di_cambio,_Bonifacio_VIII_,_1298_circa,_02.JPG

Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo proclama nel Cantico: ÆUna sola è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo è Cristo, e (quello) di Cristo è Dio, e in esso c´è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata construita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del Profeta: ÆLibera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa dell'unità dello Sposo , della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. Questa è quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perché il Signore disse a Pietro: ÆPasci le mie pecorelle". ÆLe mie", Egli disse, parlando in generale e non in particolare di queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affidò tutte.

Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c'è un solo gregge e un (solo e) unico pastore. Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e nella sua potestà ci sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: ÆEcco qui due spade" - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare - il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: ÆRimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono nel potere (a disposizione) della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale. Però quest'ultima dev'essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi é necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l'Apostolo dice: ÆNon c'è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché secondo san Dionigi è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale eccelle sul temporale. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall'esercitare il governo sopra le medesime.

 Poiché la Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. Così si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: ÆEcco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono. Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo: ÆL'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno." Questa autorità infatti, benché conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo, non è umana, ma piuttosto divina, attribuita per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui che egli, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: ÆQualunque cosa tu legherai ecc." Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i manichei che ci sono due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché - come dice Mosè - non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra. Per consequenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice. 
Data in Laterano, nell'ottavo anno del Nostro Pontificato.

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Questa è la nostra fede, un solo Signore, una sola Fede, un solo battesimo, una sola Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana con a capo un vero successore di Pietro, non impeccabile ma infallibile riguardo la fede e la morale, che custodisce e trasmette una sola e vera dottrina Cattolica.

Di conseguenza anatema al Conciliabolo.
Anatema a chi ha indetto questo satanico Conciliabolo massonico.
Anatema a chiunque riconosca questo conciliabolo come cattolico.
Anatema a chiunque predichi le dottrine eretiche conciliari.
Anatema a tutti coloro che hanno fatto dialoghi e patti più o meno pubblici con gli assassini della fede conciliari.
Anatema ai falsi "Pontefici Conciliari" modernisti condannati che hanno occupato abusivamente la Santa Chiesa Cattolica di Nostro Signore.
Anatema a noi stessi se scendiamo a compromessi con gli impostori conciliari e non smettiamo di offendere il Signore con i nostri peccati personali

INFINE ANATEMA ALLE FALSE SANTIFICAZIONI DI BERGOGLIONE CON L'EBDICANTE COMPAGNO DI MERENDE RATZINGER...


lunedì 21 aprile 2014

LE CANONIZZAZIONI GODONO DELL'INFALLIBILITA' PAPALE, CHI INSEGNA IL CONTRARIO E' UN ERETICO, COME MINIMO, "MATERIALE"...

S.E.R. Monsignor Martin John Spalding, arcivescovo di Baltimora (1810-1872)

Estratto da un discorso tenuto il 30 maggio 1870 al Concilio Vaticano

[...]Veniamo ad una seconda questione, la questione de jure. Io dico che, non solo di fatto il collegio dei vescovi e il corpo della Chiesa abbiano aderito nella storia al Capo docente; dico invece che era necessario aderirvi per la divina istituzione della Chiesa, per le promesse di Cristo, che mai ci può essere separazione. Tutto questo dibattito sull'infallibilità
pontificia come separazione è futile e riprovevole: l'Infallibilità non separa il Papa dalla Chiesa, è impossibile.
Come può stare in piedi un edificio se rovina il suo fondamento? Non ho mai visto un edificio che avesse un fondamento puù solido.
Pietro è la pietra, il fondamento della Chiesa, il firmamentum della Chiesa. La Chiesa non può stare senza il suo fondamento.
Dunque Pietro è capo della Chiesa, il capo non si separa dal corpo, senza che intervenga la morte.
Può il capo essere separato dalle membra ma moriamo. Non può il capo essere separato dalla membra, perchè la Chiesa non muore, non può morire, Portae inferi non praevalebunt. Io, visitando le rovine di questa grande città, Città eterna, poichè riceve eternità e forza dalla sede di Pietro, spesso ho visto fondamenta senza edificio ma mai vidi edificio senza fondamenta.
Nella Chiesa non può essere distrutto l'edificio, come questi magnifici palazzi romani furono distrutti, al punto che rimanga il solo fondamento. Non può accadere del tutto e perchè? Perchè portae inferi non praevalebunt.
I confermati posson non aderire al Confermatore ma vanificherebbero il proposito di Nostro Signore, se non vi aderissero.
Guai alle greggi, guai all'unico gregge (perchè é unico il Gregge) se non aderisse al Pastore: si disperderebbe, i lupi lo divorerebbero.
[...]Dicono gli oppositori dell'Infallibilità: la Chiesa non può cadere, l'edificio deve stare ma può cadere il fondamento!
I confermati non possono mai venire meno alla Fede ma il confermatore per cui Cristo pregò, affinchè la sua fede non venisse meno, quegli può cadere! I membri possono separarsi dal capo e vivere! Il gregge è infallibile, non lo è il Pastore!
Questi sono argomenti di quelli che vogliono separare il Capo dalle membra e che negano l'infallibilità pontificia.
[...] Invece da ogni questione, dal fatto, dal diritto, da ciascuno di essi concludo: o il Romano Pontefice come Pontefice,
insegnando a tutta la Chiesa con solenne giudizio, è infallibile o la Chiesa stessa di Cristo non è infallibile. O insieme stanno o insieme cadono. Staranno tuttavia poichè portae inferi non praevalebunt...
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Come tutti sanno questa Domenica il tale Bergoglio, in compagnia del suo compagnio di merende l'adbicante Ratzinger, capo visibile della falsa Chiesa Vaticanosecondista onorerà della Santificazione il fautore del satanico Vaticano II e il suo promulgatore Giovanni Paolo II. Come è ovvio per chi è realmente cattolico tradizionale queste santificazioni non hanno nessun valore in quanto Bergoglio non è Pontefice della vera Chiesa Cattolica, quindi non ha nessuna autorità anche se si traveste di bianco, ma capo della falsa chiesa Conciliare. Quindi partendo da questa premessa parleremo in questo articolo dei cosidetti "sapienti pseudo Tradizionali" come quelli della San Pio X, Monsignor Gherardini, Monsignor Willianson, don Curzio Nitoglia, Enrico de Mattei ecc, che asseriscono che le Santificazioni non godrebbero dell'infallibilità Pontificia, (nei loro discorsi o tesi non riportano mai dei riferimenti del magistero che conprovi le loro tesi), quindi si può più o meno accettare queste Santificazioni cadendo di fatto in un Gallicanesimo pratico. Questi signori abitualmente insegnano che il Magistero ordinario Universale della Chiesa non godrebbe dell'infallibilità, insegnano che le Canonizzazioni non sono infallibili per arrivare a giustificare le autentiche eresie della falsa Chiesa Conciliare riconoscendo come autentici Pontefici chi abitualmente insegna l'eresia andando contro Dio e la Sua Chiesa, quella vera, che gli eretici ha condannato e allontanato dal seno della chiesa per non mettere in pericolo il gregge affidatogli da Nostro Signore Gesù Cristo. Questi Signori dilegiano il sedevacantismo come il peggiore dei mali per poi passare le giornate ad insegnare ai fedeli a dileggiare dei cosidetti autentici e legali Pontefici. Tutto questo è inaccettabile e non si può tacere. Un autentico Pontefice Cattolico, a differenza degli insegnamenti eretici dei personaggi sopra citati, gode di infallibilità in materia di fede e di Morale, ma non dell'impeccabilità, e questo nostro dire è di diritto Divino ed insegnato infallibilmente durante il Santo concilio Vaticano I.
Ora per meglio comprendere il fatto che le Canonizzazioni godono dell'infallibilità del Sommo pontefice postiamo la conferenza del nostro caro amico e teologo carlo di Pietro che spiega in maniera comprensibile che le Canonizzazioni fatte dall'autentico Sommo pontefice sono infallibili:

 Carlo Di Pietro sull'infallibilità papale nelle canonizzazioni: 
"SANTI NON SANTI"
 “Il 27 aprile 2014 il sedente Bergoglio canonizzerà Wojtyla e Roncalli. Lo farà dalla Cattedra, garantito dallo Spirito Santo, universalmente, con una dichiarazione solenne, “usando” la Potestà di Giurisdizione che Cristo conferisce a san Pietro e ai suoi successori, manifestando chiaramente l’intenzione di farlo. Sparuti autori contemporanei sostengono che i candidati alla canonizzazione siano stati pericolosi per la fede e, a loro dire, che un vero Papa possa canonizzare anche peccatori e dannati, pertanto bisognerebbe disobbedirgli ordinariamente. In questo incontro ascolteremo il parere semplice e comprensibile di Carlo Di Pietro, giornalista e scrittore, autore del libro in pubblicazione: APOLOGIA DEL PAPATO. Buona visione!”. 


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In definitiva si ha un ulteriore prova che questi falsi Pontefici Conciliari non godono dell'infallibilità che il Signore assicura ai leciti successori di Pietro nel momento della loro elevazione al Papato, se ne conclude che questi signori travestiti di Bianco non sono Papi. Noi non ci travestiamo da Tradizionali asserendo ciò che ci aggrada al momento pur di dire che sul soglio di Pietro ci possa stare chiunque anche un non cattolico, ma ci sforziamo di affermare ciò che insegna la vera Chiesa Cattolica e non andiamo appresso a chi abitulamente insegna ai fedeli un Gallicanesimo pratico, (personaggi sopra citati).
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LUNEDÌ DELL'ANGELO "FERIA SECUNDA INFRA OCTAVAM PASCHAE"...

 SEQUÉNTIA  

Víctmæ pascháli láudes: ímmolent Christiáni. Agnus redémit oves: Christus ínnocens Patri reconciliávit peccatóres. Mors et vita duéllo conflixére miràndo: dux vitæ mórtuus, regnat vívus. Dic nobis, María, quid vidísti in via? Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam vidi resurgéntis. Angélicos testes, sudárium, et vestes. Surréxit Christus spes mea: præcédit vos in Galilæam. Scímus Christum surrexísse a mórtuis vere: tu nobis, victor Rex, miserére. Amen. Allelúia.  
 
Alla Vittima pasquale, lodi offrano i Cristiani. L’Agnello ha redento le pécore: Cristo innocente, al Padre ha riconciliato i peccatori. La morte e la vita si scontrarono in mirabile duello: il Duce della vita, già morto, regna vivo. Dicci, o Maria, che vedesti per via? Vidi il sepolcro del Cristo vivente: e la gloria del Risorgente. I testimoni angélici, il sudario e i lini. È risorto il Cristo, mia speranza: vi precede in Galilea. Noi sappiamo che il Cristo è veramente risorto da morte: o Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. Amen. Allelúia.   

 
 LUNEDI' DI PASQUA...

di dom Prosper Guéranger
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Il mistero della Pasqua è così vasto e profondo che non saranno troppi i sette giorni di questa settimana per meditarlo e approfondirlo. Nella giornata di ieri non abbiamo fatto altro che contemplare il nostro Redentore uscito dal sepolcro, manifestandosi per ben sei volte ai suoi cari col suo potere e per sua bontà. Continueremo a rendergli gli omaggi di adorazione, di riconoscenza e di amore ai quali ha diritto per questo trionfo che è suo e nostro nel medesimo tempo; ma dobbiamo anche penetrare rispettosamente l'insieme meraviglioso della dottrina e dei fatti di cui la Risurrezione del nostro divin Liberatore è il centro, affinché la luce celeste ci illumini ancor meglio e la nostra gioia cresca sempre di più.

Il mistero dell'Agnello.
Prima di tutto, che cosa è, dunque, il mistero della Pasqua? La Bibbia ci risponde che la Pasqua è l'immolazione dell'Agnello. Per comprendere la Pasqua bisogna aver capito il mistero dell'Agnello.
Fin dai primi secoli del cristianesimo nei mosaici e nelle pitture murali delle Basiliche si rappresentava l'Agnello come il simbolo che riuniva in sé l'idea del sacrificio di Cristo e quella della sua vittoria. Nella sua posa piena di dolcezza, l'Agnello esprimeva la dedizione che lo ha condotto a dare il suo sangue per la salvezza dell'umanità; ma veniva dipinto in piedi, in cima ad una collinetta verdeggiante, mentre i quattro fiumi del paradiso, al suo comando, scaturivano sotto i suoi piedi, raffigurando i quattro Vangeli che hanno portato la dottrina della sua gloria ai quattro punti cardinali del mondo. Più tardi fu dipinto armato di una croce, dalla quale sventolava una bandieruola trionfale: è la forma simbolica sotto cui lo troviamo anche ai tempi nostri.

L'Agnello nell'Antico Testamento.
Dopo il peccato, l'uomo non poteva più fare a meno dell'Agnello; senza di esso si vedeva diseredato per sempre dal cielo ed esposto eternamente al divino cruccio. Nei primi giorni del mondo, il giusto Abele sollecitava la clemenza del Creatore irritato, immolando sopra un altare, formato da una zolla erbosa, il più bell'agnello del suo gregge, fino a che, agnello egli stesso, cadde sotto i colpi del fratricida, divenendo così il tipo vivente del nuovo agnello che, pure, dai suoi fratelli fu messo a morte.
In seguito, Abramo, sulla montagna, consumò il sacrificio iniziato dalla sua eroica obbedienza, immolando il montone la cui testa era circondata di spine ed il cui sangue si sparse sull'altare eretto per Isacco. Più tardi Dio parlò a Mosè: gli rivelò la Pasqua e questa pasqua consisteva, allora, nell'immolazione di un agnello e nel banchetto che si teneva per mangiarne la carne. La Santa Chiesa, in questi ultimi giorni, ci ha dato a leggere nel libro dell'Esodo il comando del Signore su tale soggetto. L'Agnello pasquale doveva essere senza macchia: si doveva spargere il suo sangue, e nutrirsi della sua carne. Tale era la prima Pasqua.
Essa è piena di figure, ma vuota di realtà. Nondimeno durante quindici secoli, il popolo di Dio dovette accontentarsene; ma l'ebreo che viveva più spiritualmente sapeva ben riconoscere l'impronta misteriosa di un altro Agnello.

domenica 20 aprile 2014

"Divino Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia cosi di noi che crediamo e crediamo di tutto cuore la verità della vostra risurrezione."

 http://www.crisinellachiesa.it/articoli/massoneria/azione_giudaico_massonica/caifa_gesu.jpg

Voi già sapete, o cristiani, che la notte della domenica in cui risuscitò Gesù Cristo, un angelo discese dal cielo e, suscitato un grande terremoto e rovesciata la pietra del sepolcro, vi si assise al di sopra con un aspetto fulminante; sicché le guardie poste dai Giudei al sepolcro, atterrite a quella vista, restarono tutte come morte. Voi sapete parimenti che il sepolcro fu poi visitato e rivisitato dalle sante donne e dai discepoli. […] Dove intanto si trovassero le guardie, l’Evangelio non lo dice. Esso dice solamente che, partite le donne dal sepolcro, Quae cum abiisent, alcuni soldati della guardia andarono  in città a riferire ai sommi sacerdoti tutto quello che era avvenuto […] vale a dire riferirono loro non solamente che il terremoto e l’aspetto minaccioso e terribile dell’angelo li aveva fatti dallo spavento tramortire, ma inoltre che, rovesciata dall’angelo la pietra del sepolcro, il corpo di Gesù Cristo non vi si trovava più. […] Ora i sacerdoti, assicurati così dalle guardie che il corpo di Gesù Cristo tra mezzo a inauditi prodigi era da sé sparito dal sepolcro, che dovevano essi pensare? Che dovevano fare? Essi dovevano pensare che Gesù Cristo era veramente risuscitato, come aveva promesso […] Allora fu che i capi de’ Giudei ebbero ben a pentirsi d’aver posta al sepolcro quella guardia di cui tanto dapprima si gloriavano. O consigli degli uomini, quanto siete voi ciechi contro i consigli di Dio! Senza quella guardia, sarebbe stato facile ai capi de’ Giudei il dire che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo: ma con quella guardia era loro ben difficile il dirlo e più difficile ancora il provarlo.
Difatti che cosa far credere al popolo di quella guardia? Forse che i soldati fossero stati forzati dai discepoli? Ciò li avrebbe disonorati nel punto per loro delicato della bravura; ed essi lo avrebbero costantemente negato. Forse ch’essi, quando fu rubato il corpo di Gesù Cristo, si trovassero tutti addormentati? Ciò era cosa evidentemente ridicola a dire, ma pur più facile a farla dai soldati attestare. Per qual mezzo adunque ottenere da loro la testimonianza? Per mezzo del danaro. Guai, cristiani, infelice danaro! Quanti delitti ha esso mai cagionati nel mondo! Guai a chi lo dà per render gli altri complici del proprio peccato; e guai a chi lo riceve per rendersi complice del peccato altrui! […]
L’avarizia era una delle passioni favorite dei capi de’ Giudei; […] Chiamati pertanto i soldati, i capi de’Giudei diedero loro una grossa somma di danaro, pecuniam copiosam dederunt militibus; ma col patto che andassero dicendo che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo mentre essi dormivano, vobis dormientibus.
Ma qui restava ancora un’altra difficoltà. Un soldato di guardia che si fosse lasciato prendere dal sonno era reo di morte. Quei soldati adunque, col dire che si erano tutti addormentati, si esponevano a pericolo d’esser tutti dal Governatore puniti di morte. Ma in tal caso i capi de’ Giudei presero sopra di loro stessi tutto questo affare: essi avrebbero acquietato il Governatore e messi i soldati al coperto d’ogni pena […]. Quanti delitti, o cristiani, e quanti deliri insieme in tutto questo procedere dei capi de’ Giudei! Si conosce la verità e si vuol farla passare per un’impostura; s’inventa un’impostura e si vuol farla passare per una verità; si fa attestare da guardie corrotte a prezzo d’oro ciò che non possono aver veduto, si fa dire a queste guardie ciò che le fa ree di morte e se ne promette loro l’impunità; insomma, purché l’odio contro di Gesù Cristo resti soddisfatto, si fanno passare per ragionevoli e giuste le assurdità più ridicole, insieme e le più esecrabili empietà. Tanto è vero, o cristiani, che le passioni talvolta arrivano a soffocare negli uomini ogni principio di retta coscienza e insieme di sana ragione.
Preso allora il danaro, i soldati andarono francamente spacciando la favola ch’era loro stata suggerita, sicut fuerant edocti: e questa favola si divulgò tra i Giudei e vi fu lungamente creduta: Et divulgatum est verbum istud apud Judaeos usque in hodiernum diem.

 http://www.itacaeventi.it/wp-content/uploads/2011/03/caifa.jpg

Insensati Giudei! Stupida credulità! I soldati, posti con tanta gelosia alla guardia del sepolcro, si sono addormentati tutti; e allo strepito inevitabile fatto per rovesciarne la pietra non se ne risvegliò neppure un solo; e i discepoli furono quelli che, rovesciata la pietra, hanno rubato il corpo di Gesù Cristo; e i testimoni irrefragabili ne sono i soldati, che tutti allora dormivano; e i soldati stessi sono quelli che pubblicano questo loro fallo degno di morte e fanno sapere a tutti che i discepoli hanno rubato quel corpo perché essi dormivano; e questi soldati non si accusano, non son fatti punire, anzi vengono assicurati dell’impunità, premiati, pagati profusamente; e i discepoli stessi, che per rubare il corpo di Gesù Cristo hanno infranti i sigilli pubblici e rubando quel corpo hanno cagionato un errore peggior del primo, un errore che rovescia sino dai fondamenti tutta la religione giudaica, questi discepoli si lasciano tranquilli nella città santa, in Gerusalemme, sotto gli occhi del Governatore insieme e dei sommi sacerdoti, senza perquisizioni, senza minacce, senza supplizj: ah! veramente mentita est iniquitas sibi, ps. XXV I, 12; si, cristiani, l’iniquità si smentisce da sé medesima, e la verità da tutte le parti si manifesta. […]
Divino Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia cosi di noi che crediamo e crediamo di tutto cuore la verità della vostra risurrezione. Deh! anzi questa fede, animata in noi dalle opere della santa carità e vincitrice per conseguenza di tutte le nostre passioni, che ce la potrebbero far perdere, questa fede ci tenga tutti a nostra santificazione e salute uniti inseparabilmente a voi, per viver tutti con voi la vita della vostra grazia sulla terra e la vita della vostra gloria nel cielo; vita che, al pari della vita vostra dopo risorto, sarà per tutti i secoli dei secoli immortale.

Spiegazione pastorale ordinata degli Evangelj, di Francesco Molena, già parroco de’ Santi Rocco e Domenico di Conegliano, dedicata a S.E. illustrissima e reverendissima Monsignor Giovanni Ladislao Pyrker von Felső-Eőr, già Patriarca di Venezia ed ora Arcivescovo d’Erlau. 2a edizione riveduta. Milano 1837, tomo V, pp. 211-217.

DOMÍNICA RESURRECTIÓNIS..."Víctmæ pascháli láudes: ímmolent Christiáni. Agnus redémit oves".

BUONA PASQUA, TRADIZIONALE, NEL VERO SIGNORE E NELLA VERA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA  A TUTTI I LETTORI DEL NOSTRO BLOG...

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ALLELÚIA 
I Cor. 5,7 - Allelúia, allelúia. Pascha nostrum immolátus est Christus. 
I Cor. 5,7 - Allelúia, allelúia. Il Cristo, Pasqua nostra, è stato immolato.  
 
SEQUÉNTIA 
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent Christiáni. Agnus redémit oves: Christus ínnocens Patri reconciliávit peccatóres. Mors et vita duéllo conflixére miràndo: dux vitæ mórtuus, regnat vívus. Dic nobis, María, quid vidísti in via? Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam vidi resurgéntis. Angélicos testes, sudárium, et vestes. Surréxit Christus spes mea: præcédit vos in Galilæam. Scímus Christum surrexísse a mórtuis vere: tu nobis, victor Rex, miserére. Amen. Allelúia. 
 
Alla Vittima pasquale, lodi offrano i Cristiani. L’Agnello ha redento le pécore: Cristo innocente, al Padre ha riconciliato i peccatori. La morte e la vita si scontrarono in mirabile duello: il Duce della vita, già morto, regna vivo. Dicci, o Maria, che vedesti per via? Vidi il sepolcro del Cristo vivente: e la gloria del Risorgente. I testimoni angelici, il sudario e i lini. È risorto il Cristo, mia speranza: vi precede in Galilea. Noi sappiamo che il Cristo è veramente risorto da morte: o Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. Amen. Allelúia.
   








  EVANGÉLIUM

Sequéntia S. Evangélii secundum Marcum, 16, 1-7
In illo témpore: María Magdaléne, et María Iacóbi, et Salóme, emérunt arómata, ut veniéntes úngerent Iesum. Et valde mane una sabbatórum, véniunt ad monuméntum, orto iam sole. Et dicébant ad ínvicem: Quis revólvet nobis lápidem ab óstio monuménti? Et respiciéntes vidérunt revolútum lápidem. Erat quippe magnus valde. Et introëúntes in monuméntum vidérunt iúvenem sedéntem in dextris, coopértum stola cándida, et obstupuérunt. Qui dicit illis: Nolíte expavéscere: Iesum quæritis Nazarénum, crucifíxum: surréxit, non est hic, ecce locus ubi posuérunt eum. Sed ite, dícite discípulis eius, et Petro, quia præcédit vos in Galilæam: ibi eum vidébitis, sicut dixit vobis.
M. - Laus tibi, Christe.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto".
M. - Laus tibi Christe. 

 
SANTA MESSA DI RESURREZIONE DEL SIGNORE"TRADIZIONALE", "NON UNA CUM", IN DIRETTA DALLE 10 E 30, CLICCARE SULL'IMMAGINE PER APRIRE IL COLLEGAMENTO... 

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sabato 19 aprile 2014

"Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà."



Da un’antica «Omelia sul Sabato santo». (Pg 43, 439. 451. 462-463) La discesa agli inferi del Signore.
 
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

venerdì 18 aprile 2014

MISERERE NOBIS, DOMINE, MISERERE NOBIS...


Meditazione per lo martedì – DEL PECCATO MORTALE
S.alfonso m. de' liguori 

Considera, come tu creato da Dio per amarlo, con ingratitudine d’inferno te gli sei ribellato, l’hai trattato da nemico, hai disprezzata la sua grazia, la sua amicizia. Conoscevi che gli davi un gran disgusto con quel peccato, e l’hai fatto? Chi pecca, che fa? volta le spalle a Dio, gli perde il rispetto, alza la mano per dargli uno schiaffo, affligge il cuore di Dio: «Et afflixerunt spiritum sanctum eius (Is. 63)». Chi pecca, dice a Dio col fatto: Allontanati da me, non ti voglio ubbidire, non ti voglio servire, non ti voglio riconoscere per mio Signore: non ti voglio tenere per Dio: il mio Dio è quel piacere, quell’interesse, quella vendetta. Così hai detto nel tuo cuore, quando hai preferita la creatura a Dio. S. Maria Maddalena de’ Pazzi non sapea credere, come un cristiano potesse ad occhi aperti far un peccato mortale; e tu che leggi, che dici? Quanti n’hai commessi? Dio mio, perdonami, abbi pietà di me. Ho offeso te, bontà infinita: odio i peccati miei: t’amo, e mi pento d’averti ingiuriato a torto, o Dio mio, degno d’infinito amore.
Considera, come Dio ti dicea, quando peccavi: Figlio, io sono il tuo Dio, che ti creai dal niente, e ti ricomprai col mio sangue; io ti proibisco di far questo peccato sotto pena della mia disgrazia. Ma tu peccando, dicesti a Dio: Signore, io non voglio ubbidirti, voglio pigliarmi questo gusto, e non m’importa che ti dispiace, e che perdo la tua grazia. «Dixisti, non serviam». Ah mio Dio, e ciò l’ho fatto più volte! come mi avete sopportato? Oh fossi morto prima che avervi offeso! Io non voglio più disgustarvi: io vi voglio amare, o bontà infinita. Datemi voi perseveranza. Datemi il vostro santo amore.
Considera, che quando i peccati giungono a certo numero, fanno che Dio abbandoni il peccatore: «Dominus patienter exspectat, ut cum iudicii dies advenerit, in plenitudine peccatorum puniat» (2. Mach. 6.14). Se dunque, fratello mio, sarai di nuovo tentato di peccare, non dire più: Poi me lo confesso. E se Dio ti fa morire allora? e se Dio ti abbandona? che ne sarà di te per tutta l’eternità? Così tanti si son perduti. Pur essi speravano il perdono, ma è venuta la morte, e si son dannati. Trema che lo stesso non avvenga a te. Non merita misericordia chi vuol servirsi della bontà di Dio per offenderlo. Dopo tanti peccati che Dio t’ha perdonati, giustamente hai a temere che ad un altro peccato mortale che farai, Dio non ti perdoni più. Ringrazialo che t’ha aspettato finora. E fa in questo punto una forte risoluzione di soffrir prima la morte che fare un altro peccato. Dì sempre da ogg’innanzi: Signore, basta quanto v’ho offeso; la vita che mi resta, non la voglio spendere a più disgustarvi (no, che voi non ve lo meritate), la voglio spendere solo ad amarvi, ed a piangere l’offese che v’ho fatte. Me ne pento con tutto il cuore. Gesù mio, vi voglio amare, datemi forza.
Maria, Madre mia, aiutatemi. Amen.
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giovedì 17 aprile 2014

DE SOLEMNI ACTIONE LITURGICA POSTMERIDIANA IN PASSIONE ET MORTE DÓMINI...


 Dalle «Catechesi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Catech. 3, 13-19; SC 50, 174-177)

La forza del sangue di Cristo
Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento.
«Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (Es 12, 1-14). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accade per l'Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.
E uscì dal fianco sangue ed acqua (cfr. Gv 19, 34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell'Eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del Battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.
Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l'espressione: «ossa delle mie ossa, carne dalla mia carne» (Gn 2, 23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.
Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.
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 DE SOLEMNI ACTIONE
LITURGICA
POSTMERIDIANA
IN PASSIONE ET MORTE DÓMINI
LECTIO ALTERA Ex. 12, 111


Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: "Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!

mercoledì 16 aprile 2014

DE MISSA SOLEMNI VESPERTINA IN CŒNA DÓMINI, con la diretta della Santa Messa rigorosamente "non Una Cum Bergoglio"......

CLICCARE SULLA SCRITTA PER LA DIRETTA DELLA SANTA MESSA IN COENA DO'MINI RIGOROSAMENTE "NON UNA CUM" CON GLI APOSTATI VATICANOSECONDISTI...

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Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo
(Capp. 65-67; SC 123, 95-101)

L'agnello immolato ci strappò dalla morte

Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal 1, 5 ecc.).  Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè, e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnello senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.
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EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoliad Corínthios  1 Cor. 11, 20-32


Fratres: Conveniéntibus vobis in unum, jam non est Domínicam cœnam manducáre. Unusquísque enim suam cœnam præsúmit ad manducándum. Et álius quidem ésurit : álius autem ébrius est. Numquid domos non habétis ad manducándum et bibéndum? aut ecclésiam Dei contémnitis, et confúnditis eos, qui non habent? Quid dicam vobis? Laudo vos? In hoc non laudo. Ego enim accépi a Dómino quod et trádidi vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens tregit, et dixit : Accípite, et manducáte : hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur : hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cœnávit, dicens : Hic calix novum Testaméntum est in meo sánguine : hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc et cálicem bibétis : mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem hunc vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo : et sic de pane illo edat et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit : non dijúdicans corpus Dómini. Ideo inter vos multi infirmi et imbecílles, et dórmiunt multi. Quod si nosmetípsos dijudicarémus, non útique judicarémur. Dum judicámur autem, a Dómino corrípimur, ut non cum hoc mundo damnémur.
M. - Deo grátias.
 

Fratelli: quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

 M. - Deo grátias.

COSI' LA "CHIESA SATANICA CONCILIARE" SI PREPARA ALLA SETTIMANA SANTA...

San Nilo: profezia sulla Fine dei Tempi
Lo Spirito Santo, per mezzo dell’Apostolo delle Genti, in 2 Timoteo 3 profetizza le seguenti peculiarità rispetto agli abitanti della Terra durante gli ultimi tempi:
Sacra Bibbia “Diodati”, 2 Timoteo 3: “Or sappi questo, che negli ultimi giorni sopraggiungeranno tempi difficili. Perciocchè gli uomini saranno amatori di loro stessi, avari, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti a padri e madri, ingrati, scellerati; senza affezion naturale, mancatori di fede, calunniatori, incontinenti, spietati, senza amore inverso i buoni; traditori, temerari, gonfi, amatori della voluttà anzi che di Dio; avendo apparenza di pietà, ma avendo rinnegata la forza d’essa; anche tali schiva. Perciocchè del numero di costoro son quelli che sottentrano nelle case, e cattivano donnicciuole cariche di peccati, agitate da varie cupidità; le quali sempre imparano, e giammai non possono pervenire alla conoscenza della verità. Ora, come Ianne e Iambre contrastarono a Mosè, così ancora costoro contrastano alla verità; uomini corrotti della mente, riprovati intorno alla fede. Ma non procederanno più oltre; perciocchè la loro stoltizia sarà manifesta a tutti, siccome ancora fu quella di coloro. Ora, quant’è a te, tu hai ben compresa la mia dottrina, il mio procedere, le mie intenzioni, la mia fede, la mia pazienza, la mia carità, la mia sofferenza; le mie persecuzioni, le mie afflizioni, quali mi sono avvenute in Antiochia, in Iconio, in Listri; tu sai quali persecuzioni io ho sostenute; e pure il Signore mi ha liberato, da tutte. Ora, tutti quelli ancora, che voglion vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati. Ma gli uomini malvagi ed ingannatori, procederanno in peggio, seducendo, ed essendo sedotti. Ma tu, persevera nelle cose che hai imparate, e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi tu le hai imparate; e che da fanciullo tu hai conoscenza delle sacre lettere, le quali ti possono render savio a salute, per la fede che è in Cristo Gesù. Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia; acciocchè l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni buona opera.”.
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Se la «la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia» secondo la Sacrosanctum Concilium, a Minneapolis la intendono invece in modo un po' diverso. Tendente più alla parodia blasfema, come si evince dalle fotografie della Messa della Domenica delle Palme celebrata nella parrocchia di St. Joan of Arc a Minneapolis, in Minnesota. Con l’ausilio di attori, musicisti e costumisti del Heart of the Beast Puppet and Mask Theatre. Dietro la maschera africana à la Modigliani si cela il parroco Jim DeBruycker.
Qui le altre immagini rilanciate dal quotidiano Star Tribune di Minneapolis.
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"Il Redentore già prossimo a spirare, con voce moribonda disse: Consummatum est (Io. XIX, 3O), come dicesse: Uomini, tutto è compito. è fatta la vostra Redenzione. Amatemi dunque, mentr'io non ho più che fare per farmi amare da voi."

S. Alfonso Maria de Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo.
Meditazione pel sabato. Della crocifissione e morte di Gesù Cristo.

http://www.cattedralereggiocalabria.it/fotogallery_news/693-deposizione-di-bartolomeo-schedoni-1613-galleria-nazionale-parma.jpg
 
Eccoci al Calvario fatto teatro dell'amor divino, dove un Dio muore per noi in un mar di dolori. Giunto ivi Gesù, gli strappano con violenza le vesti attaccate alle sue lacere carni e lo gittano sulla croce. L'Agnello divino si stende su quel letto di morte, presenta le mani ai carnefici e presenta all'Eterno Padre il gran sagrificio della sua vita per la salute degli uomini. Ecco già l'inchiodano e l'alzano in croce. Mira, anima mia, il tuo Signore che appeso a tre uncini di ferro pende da quel legno dove non trova sito né riposo. Ora s'appoggia sulle mani, ora sui piedi; ma dove s'appoggia, cresce il dolore. Ah Gesù mio, e qual morte amara è questa che fate! Io vedo scritto sulla croce; Iesus Nazarenus rex Iudaeorum (Io. XIX, 19); ma fuori di questo titolo di scherno, quale contrassegno voi dimostrate di re? Ah che questo trono di pene, queste mani inchiodate, questo capo trafitto, queste carni lacerate ben vi fanno conoscere per re, ma re d'amore. Mi accosto dunque intenerito a baciare questi piedi impiagati. Mi abbraccio a questa croce, dove, fatto voi vittima d'amore, voleste morire sagrificato per me. Ah Gesù mio, che ne sarebbe di me, se voi non aveste per me soddisfatta la divina giustizia? Vi ringrazio e v'amo.

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II. Stando sulla croce Gesù non ha chi lo consoli. Di coloro che gli stanno d'intorno, chi lo bestemmia, chi lo deride, chi dice: Si Filius Dei es, descende de cruce; chi dice: Alios salvos fecit, se ipsum non potest salvum facere (Matth. XVII, 40, 42). Stavane bensì Maria sotto la croce, assistendo con amore al Figlio moribondo; ma la vista di questa madre addolorata non consolava Gesù ma più l'affliggeva, vedendo la pena ch'ella soffriva per suo amore. onde il Redentore si volta all'Eterno Padre, ma il Padre vedendolo coperto di tutti i peccati degli uomini, pei quali stava soddisfacendo: No, Figlio, disse, io non posso consolarti. Conviene che ancor io ti abbandoni alle pene e ti lasci morire senza conforto. E allora fu che Gesù esclamò: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? (Matth. XXVII, 46).

Ah Gesù mio, come vi miro addolorato e mesto! Ah che troppo ne avete ragione, in pensare che tanto patite per essere amato dagli uomini e che poi tanto pochi vi hanno da amare. o belle fiamme d'amore, voi che consumate la vita di un Dio, deh consumate in me tutti gli affetti di terra e fatemi ardere solo per quel Signore, che volle per amor mio lasciar la vita su di un patibolo infame. Ma voi, o Signore, come avete potuto morire per me prevedendo le ingiurie che poi v'ho fatte? Deh vendicatevi ora meco, datemi un tal dolor che mi faccia star sempre addolorato de' disgusti che v'ho dati. Venite flagelli, spine, chiodi e croce che tanto tormentaste il mio Signore; venite a ferirmi il cuore, e ricordatemi sempre l'amore ch'egli mi ha portato. Salvatemi, Gesù mio; e il salvarmi sia darmi la grazia di amarvi; l'amar voi è la salute mia.

III. Il Redentore già prossimo a spirare, con voce moribonda disse: Consummatum est (Io. XIX, 3O), come dicesse: Uomini, tutto è compito. è fatta la vostra Redenzione. Amatemi dunque, mentr'io non ho più che fare per farmi amare da voi. - Anima mia, su guarda il tuo Gesù che già sen muore. Mira quegli occhi oscurati, la faccia impallidita, il cuore che con languido moto va palpitando, il corpo che già si abbandona alla morte; e mira quell'anima bella che già sta vicina a lasciare quel sacro corpo. S'oscura il cielo, trema la terra, s'aprono i sepolcri; segni che già sen muore il Fattore del mondo. Ecco alla fine come Gesù, dopo aver raccomandato al Padre l'anima sua benedetta, dando prima dall'afflitto Cuore un gran sospiro e chinando poi il capo in segno dell'offerta di sua vita che in quel punto rinnova per la nostra salute, finalmente per violenza del dolore spira e rende lo spirito in mano del suo diletto Padre: Clamans voce magna, emisit spiritum (Matth. XXVII, 50).
Accostati su, anima mia, a quella croce. Abbracciati ai piedi del tuo morto Signore, e pensa ch'egli è morto per l'amore che ti ha portato. Ah Gesù mio, dove vi ha ridotto l'affetto verso degli uomini e specialmente verso di me! E chi più di me ha goduti i frutti della vostra morte? Deh fatemi voi capire qual amore sia stato l'essere un Dio morto per me, acciò da oggi avanti io non ami altro che voi. Io v'amo, o sommo bene, o vero amante dell'anima mia: nelle vostre mani ve la raccomando. Deh per li meriti della vostra morte fatemi morire a tutti gli amori terreni, acciocché io ami solo voi che solo meritate tutto il mio amore.
Maria speranza mia, pregate Gesù per me.
Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza.

martedì 15 aprile 2014

" Il vostro delitto e il troppo amore che ci avete portato. Questo, più che Pilato, vi condanna alla morte."

S. Alfonso Maria de Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo.
Meditazione pel venerdì: Della condanna di Gesù e viaggio al Calvario.
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I. Finalmente Pilato per timore di perdere la grazia di Cesare, dopo aver tante volte dichiarato Gesù innocente, lo condanna a morir crocifisso. o condannato mio Signore, piange S. Bernardo, e qual delitto avete voi commesso che abbiate ad esser giudicato alla morte? Quid fecisti, innocentissime Salvator, ut sic iudicareris? Ma ben intendo, ripiglia il santo, il peccato che voi avete fatto: Peccatum tuum est amor tuus:1 Il vostro delitto e il troppo amore che ci avete portato. Questo, più che Pilato, vi condanna alla morte.
Si legge l'iniqua sentenza, Gesù l'ascolta e tutto rassegnato l'accetta sottomettendosi alla volontà dell'Eterno Padre che lo vuole morto e morto in croce per li peccati nostri: Humiliavit semet ipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philip. II, 8). Ah, Gesù mio, voi innocente accettaste la morte per amor mio; io peccatore accetto la morte per amor vostro quale e quando a voi piacerà di mandarmela.
Letta la sentenza, afferrano con furia l'innocente Agnello, gli rimettono le sue vesti ed indi prendono due rozzi travi e ne compongono la croce. Non aspetta Gesù che gliela impongano, da sé l'abbracciai la bacia e se la pone sulle spalle impiagate dicendo: Vieni, mia cara croce, da trentatré anni ti vado cercando; in te voglio morire per amor delle mie pecorelle. --Ah Gesù mio, che potevate più fare per mettermi in necessità di amarvi? Se un mio servo solamente si fosse offerto a morire per me, pure avrebbe tirato il mio amore; e come poi io ho potuto vivere tanto tempo senz'amarvi, sapendo che siete morto per me? Voi siete morto per perdonarmi. V'amo, o sommo bene, e, perché v'amo, mi pento d'avervi offeso.


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II. Esce la giustizia coi condannati, e tra questi va ancora il re del cielo con la sua croce in spalla: Et baiulans sibi crucem, exivit in eum qui dicitur Calvariae locum (Io. XIX, 17). Uscite ancora voi dal paradiso, o Serafini, e venite ad accompagnare il vostro Signore, che va al monte per essere giustiziato. O spettacolo! Un Dio giustiziato per gli uomini! Anima mia, deh mira il tuo Salvatore, che va a morire per te. Miralo come va col capo curvo, colle ginocchia tremanti, tutto lacero di ferite e scorrendo sangue, con quel fascio di spine in testa e con quel pesante legno sulle spalle! oh Dio, cammina egli con tanta pena che par che ad ogni passo spiri l'anima. o Agnello di Dio, digli, dove vai? Vado, risponde, a morire per te. Quando mi vedrai già morto ricordati, dice, dell'amore che t'ho portato: ricordatene ed amami. --Ah mio Redentore, come ho potuto vivere per lo passato così scordato del vostro amore? o peccati miei, voi avete amareggiato il Cuore del mio Signore, Cuore che mi ha tanto amato. Gesù mio, mi pento del torto che vi ho fatto; vi ringrazio della pazienza ch'avete avuta con me e v'amo: v'amo con tutta l'anima e solo voi voglio amare. Deh ricordatemi sempre l'amore che mi avete portato, acciò io non mi scordi più di amarvi.
III. Gesù Cristo sale il Calvario e c'invita a seguirlo. Si, mio Signore, voi innocente mi andate avanti colla vostra croce: camminate pure, ch'io non voglio lasciarvi. Datemi quella croce che volete, che io l'abbraccio, e con quella voglio seguirvi sino alla morte. Voglio morire insieme con voi che siete morto per me. Voi mi comandate ch'io v'ami, ed io non altro desidero che amarvi. Gesù mio, voi siete ed avete da essere sempre l'unico mio amore. Aiutatemi ad esservi fedele.
Maria, speranza mia, pregate Gesù per me.