Per la maggior Gloria di Nostro Signore cerchiamo persone disponibili ad eventuali Traduzioni da altre lingue verso l'Italiano. per chi si rendesse disponibile puo' scrivere all'indirizzo Mail: cruccasgianluca@gmail.com
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giovedì 30 aprile 2015

Il Santo Sacrificio di Cristo e la tavola calda di baphomet…

Il Santo Sacrificio di Cristo e la tavola calda di baphomet

Il piano dell’Alta Vendita, associazione massonica risorgimentale ispirata, come sempre, dallo gnosticismo cabalistico dei “nemici di tutti gli uomini”, si proponeva una finalità apparentemente patriottica, ma il fine reale era ben altro.

Leggiamone il documento ispiratore. «Il nostro fine ultimo è quello di Voltaire e dei rivoluzionari francesi: la distruzione finale del cattolicesimo e dell'idea cristiana [...]. Il Papa, chiunque sarà, non verrà mai alle società segrete (infatti da queste verranno solo autorità false e fasulle! n.d.a.). Sta alle società segrete compiere il primo passo verso la Chiesa, con lo scopo di conquistare entrambi. Il compito che stiamo per intraprendere non è il lavoro di un giorno, o di un mese, o di un anno; può durare molti anni, forse un secolo (previsione precisissima, anche nei mesi! N.d.a.); ma nelle nostre file: il soldato muore e la lotta prosegue. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principî, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo e, in qualsiasi modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di sorpresa, a parte dei nostri segreti, questo non è nient'affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella esaltazione ci rovinerebbe. L'ambizione li avrebbe condotti all'apostasia, i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo domandare, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo le nostre necessità [...]. Con quello marceremo più sicuramente all'assalto della Chiesa che con gli opuscoli dei nostri Fratelli in Francia e anche con l'oro dell'Inghilterra. Volete saperne la ragione? È questa: per distruggere la pietra sulla quale Dio ha costruito la Sua Chiesa, noi non abbiamo bisogno di aceto annibaliano, o di polvere da sparo, né delle nostre stesse braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro impegnato nella congiura e questo dito vale per una simile crociata tutti gli Urbani II e tutti i San Bernardo della cristianità. Senza dubbio raggiungeremo questo fine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? Come? L'ignoto non è stato ancora rivelato. Ciononostante, niente deve dissuaderci dal piano tracciato; al contrario, tutto deve tenderci: l'opera è appena abbozzata, ma fin da oggi dobbiamo lavorarci con lo stesso ardore come se il successo dovesse coronarla domani. Desideriamo che questa istruzione rimanga segreta per i soli iniziati, e che venga detto ai soli ufficiali del consiglio della suprema Vendita (Loggia) che dovrebbero instillarla nei loro Fratelli, in forma di istruzione o di memorandum [...]. Or dunque, per assicurarci un Papa fornito delle qualità richieste, si tratta di formare a questo Papa una generazione degna del regno che desideriamo. Lasciamo da parte le persone anziane e quelli di età matura; andiamo alla gioventù, e se è possibile, anche ai bambini [...]. Escogiterete per voi stessi, senza grandi sforzi, una reputazione di buoni cattolici e di puri patrioti. Questa reputazione permetterà l'accesso delle nostre dottrine negli ambienti del giovane clero, così come nei conventi. Per forza di cose, nel giro di alcuni anni, questo giovane clero avrà occupato tutte le cariche; esso governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sommo gerarca, sarà chiamato a scegliere il Pontefice che deve regnare. E questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto più o meno dei principî italiani umanitari (leggi "rivoluzionari") che abbiamo incominciato a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senape nera che stiamo affidando alla terra; ma la luce del sole della giustizia lo farà crescere sino al potere più elevato, e un giorno vedremo che ricco raccolto produrrà questo piccolo seme. Nel percorso che stiamo tracciando ai nostri Fratelli si devono vincere grandi ostacoli e superare molteplici difficoltà. Si trionferà con l'esperienza e con la perspicacia. Ma il fine è così bello che vale la pena di spiegare tutte le vele al vento per raggiungerlo. Volete rinnovare radicalmente l'Italia? Cercate il Papa di cui abbiamo appena disegnato il profilo. Desiderate stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Lasciate il clero marciare sotto il Suo stendardo, mentre crede di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Vuoi distruggere l'ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Piazzate le vostre trappole (le reti) come Simon Pietro; gettatele nelle sacrestie, nei seminari e nei conventi piuttosto che in fondo al mare: e se non avete fretta, vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci divenne pescatore di uomini; voi porrete dei nostri amici attorno alla Cattedra Apostolica. Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di essere un po' spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo».

Ora non ci rimane che esaminare se questo piano è stato coronato da successo».

lunedì 27 aprile 2015

LA CHIESA ECLISSATA...



Ricevo e pubblico...
 
LA CHIESA ECLISSATA
http://www.ilmattino.it/MsgrNews/MED/20130907_francescoebenedetto111111.jpg

Nessun altra espressione riassume meglio la situazione!
Nessun altra espressione spiega meglio la crisi!
Nessun altra espressione offre una migliore soluzione!
La Santissima Vergine Maria, nostra Madre e Regina, non scende dal cielo per nulla!  Alla Salette, in tre parole sobrie ci ha insegnato tutto! Chie è il miglio teologo se non la Regina del Cielo, Madre del Signore nostro Gesù Cristo, e Madre della Chiesa? Chi sarà così folle da osare non ascoltarLa, o riprenderLa, o contraddirLa?
 La Santa  la Vergine avrebbe potuto dire:
-“… la Chiesa sarà scossa, distrutta, cancellata, persa, demolita, sepolta, cancellata, rovinata, sterminata … ma  non lo ha detto!
-“… la Chiesa sarà dispersa, annientata, abolita, schiacciata, abbassata, contaminata, umiliata, abbandonata …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa sarà cambiata, mortificata, trasformata, riformata, rinverdita, modificata,  rinfrescata, restaurata, rinnovata …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa sarà oscurata, ottenebrata, polverizzata, spenta, rasa al suolo, sopraffatta, a testa in giù, invertita …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa sarà nascosta, celata, schiacciata, soffocata, smantellata, sedotta, abbandonata, ingannata …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa è infiltrata, investita, assediata, circondata, assoggettata, elusa, alterata, danneggiata …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa sparirà, vacillerà, tituberà, inciamperà …. ma non lo ha detto!
-“… la Chiesa sarà occupata …. ma non lo ha detto!
    Ciascuna di queste parole, e la lista è ben lungi dall’essere esaustiva, ha un significato molto particolare e corrisponde a realtà diverse.
     Ma la Beata Vergine non ha scelto nessuna di questa parole!
La Beata Vergine Maria ha testualmente detto: “la Chiesa sarà eclissata”!
Questo ha detto!


http://www.agerecontra.it/public/press40/wp-content/uploads/2014/12/Bergoglio-nuovo-rabbino-di-Roma.jpg     
Impariamo dunque a leggere bene e meditiamo con attenzione il suo insegnamento.
Che cos’è una eclisse? : “la sparizione totale di un astro, per l’interposizione di un altro” (Larousse), o l’occultamento momentaneo di un astro la cui luce è impedita dall’interposizione di un altro astro!(Quillet) “Oscuramento totale o parziale di un astro, provocato dall’interposizione di un altro corpo celeste tra esso e il punto di osservazione, nel caso di un astro che brilli di luce propria, o tra esso e la sorgente che lo illumina, nel caso di un astro che brilli di luce riflessa” (Treccani).

martedì 21 aprile 2015

"Or quanto più santi, di interna santità, non devono essere coloro che offrono non più ombre e figure ma il sacrificio per eccellenza, la vittima infinitamente santa?"

http://www.sulpiciens.org/IMG/jpg/Tanquereyc19001-2.jpg 

Il sacerdote deve essere santo

Di Padre Adophe Tanquerey (1854 - 1932).
 
In virtù della sua missione, il sacerdote deve glorificar Dio in nome di tutte le creature e più specialmente del popolo cristiano. È dunque veramente, in virtù del sacerdozio quale fu istituito da Nostro Signore, il religioso di Dio "pro hominibus constituitur in iis quæ sunt ad Deum, ut offerat dona et sacrificia". Questo dovere egli adempie principalmente col santo sacrifizio della messa e con la recita del Divino Officio; ma tutte le sue azioni, anche le più comuni, possono contribuirvi, come già abbiamo detto, se sono fatte per piacere a Dio. Or questa missione non può essere adempita che da un prete santo o almeno disposto a diventarlo.

A) Quale santità si richiede pel Santo Sacrificio? i sacerdoti dell'Antica Legge che volevano accostarsi a Dio, dovevano essere santi (si tratta principalmente di santità legale) sotto pena di venir puniti: "Sacerdotes, qui accedunt ad Dominum, sanctificentur, ne percutiat eos". Santi dovevano essere per poter offrire l'incenso e i pani destinati all'altare: "Incensum enim Domini et panes Dei sui offerunt, et ideo sancti erunt".

Or quanto più santi, di interna santità, non devono essere coloro che offrono non più ombre e figure ma il sacrificio per eccellenza, la vittima infinitamente santa? Tutto è santo in questo divino sacrifizio: santi la vittima e il sacerdote principale, che altri non è che Gesù, il quale, come dice S. Paolo, "è santo, innocente, immacolato, segregato dai peccatori, elevato al di sopra dei cieli: Talis decebat ut nobis esset pontifex, sanctus, innocens, impollutus, segregatus a peccatoribus et excelsior cælis factus"; santa la Chiesa, in cui nome il sacerdote offre la santa mess, santificata da Cristo, a prezzo del suo sangue "seipsum tradidit pro eâ ut illam sanctificaret... ut sit sancta et immaculata"; santo il fine, che è di glorificare Dio e di produrre nelle anime frutti di santità; sante le preghiere e le cerimonie, che richiamano il sacrifizio del Calvario e gli effetti di santità da lui meritati; santa specialmente la comunione, che ci unisce alla fonte di ogni santità. -- Non è dunque necessario che il sacerdote, il quale, come rappresentante di Gesù Cristo e della Chiesa, offre questo augusto sacrifizio, sia egli pure rivestito di santità? Come potrebbe rappresentar degnamente Gesù Cristo, così da essere alter Christus, se mediocre ne fosse la vita e senza aspirazioni alla perfezione? Come potrebbe essere ministro della Chiesa immacolata, se l'anima sua, attaccata al peccato veniale, non si desse pensiero di spirituale progresso? Come potrebbe glorificar Dio, se il suo cuore fosse vuoto d'amore e di sacrificio? Come potrebbe santificar le anime, se non avesse egli stesso sincero desiderio di santificarsi?
 
 http://www.papapioxii.it/wp-content/uploads/2014/11/Schermata-11-2456969-alle-22.16.51.png

Come oserebbe salire il santo altare e recitare le preghiere della messa, che spirano i più puri sentimenti di penitenza, di fede, di religione, di amore, d'abnegazione, se l'anima sua ne fosse aliena? Come potrebbe offrirsi con la vittima divina "in spiritu humilitatis, et in animo contrito suscipiamur a te, Domine", se questi sentimenti fossero in contraddizione con la sua vita? Con che coraggio chiedere di partecipare alla divinità di Gesù "ejus divinitatis esse consortes", se la nostra vita è tutta umana? Come ripetere quella protesta d'innocenza: "Ego autem in innocentia mea ingressus sum", se non si fa sforzo alcuno per scuotere la polvere di mille peccati veniali deliberati? Con che animo recitare il Sanctus, in cui si proclama la santità di Dio, e consacrare identificandosi con Gesù, autore d'ogni santità, se non c'è studio di santificarsi con lui e per lui? Come recitare il Pater senza rammentare che dobbiamo essere perfetti come il Padre celeste? E l'Agnus Dei, senza avere un cuore contrito ed umiliato? E le belle preghiere preparatorie alla comunione: "Fac me tuis semper inhærere mandatis et a te numquam separari permittas", se il cuore è lontano da Dio, lontano da Gesù? E come sumere ogni giorno il Dio di ogni santità, senza il desiderio sincero di partecipare a questa santità, di avvicinarvisi almeno ogni giorni con progressivo sforzo? Non sarebbe questa un'aperta contraddizione, una mancanza di lealtà, una provocazione, un abuso della grazia, un'infedeltà alla propria vocazione?

[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]

LA VERA MISERICORDIA DI DIO...

https://insiderbrazil.files.wordpress.com/2012/08/dottrina1.jpg?w=627 
 
 Degli effetti e della necessità del sacramento della Penitenza
e delle disposizioni per ben riceverlo. (Catechismo di San Pio X)

690. Quanti sono gli effetti del sacramento della Penitenza?

Il sacramento della Penitenza conferisce la grazia santificante con la quale sono rimessi i peccati mortali e anche i veniali che si sono confessati e dei quali si ha dolore; commuta la pena eterna nella temporale, della quale pure vien rimesso più o meno secondo le disposizioni; restituisce i meriti delle buone opere fatte prima di commettere il peccato mortale; dà all'anima aiuti opportuni per non ricadere nella colpa, e ridona la pace alla coscienza.

691. Il sacramento della Penitenza è necessario a tutti per salvarsi?

Il sacramento della Penitenza è necessario per salvarsi a tutti quelli che dopo il Battesimo hanno commesso qualche peccato mortale.

692. E cosa buona confessarsi spesso?

Il confessarsi spesso è cosa ottima, perché il sacramento della Penitenza, oltre al cancellare i peccati dà le grazie opportune per evitarli in avvenire.

693. Il sacramento della Penitenza ha virtù di rimettere tutti i peccati per molti e grandi che siano?

Il sacramento della Penitenza ha virtù di rimettere tutti i peccati per molti e grandi che siano, purché si riceva con le dovute disposizioni.

694. Quante cose si richiedono per fare una buona confessione?

Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose:
  1. esame di coscienza;
  2. dolore di avere offeso Iddio;
  3. proponimento di non più peccare;
  4. accusa dei propri peccati;
  5. soddisfazione o penitenza.

695. Che cosa dobbiamo noi fare prima di tutto per confessarci bene?

Per confessarci bene dobbiamo prima di tutto pregare di cuore il Signore a darci lume per conoscere tutti i nostri peccati e forza per detestarli.

725. Come farete per eccitarvi a detestare i peccati?

Per eccitarmi a detestare i peccati:
  1. considererò il rigore della infinita giustizia di Dio e la deformità del peccato che ha deturpato l'anima mia e mi ha reso meritevole delle pene eterne dell'inferno;
  2. considererò che ho perduta la grazia, l'amicizia, la figliuolanza di Dio e l'eredità del paradiso;
  3. che ho offeso il mio dentore che è morto per me, e che i miei peccati sono stati la cagione della sua morte;
  4. che ho disprezzato il mio Creatore, il mio Dio; che ho voltato le spalle a lui, mio sommo bene degno di essere amato sopra ogni cosa e servito fedelmente.

726. Dobbiamo noi essere grandemente solleciti, quando andiamo a confessarci, d'avere un vero dolore de' nostri peccati?

Quando noi andiamo a confessarci, dobbiamo essere certamente molto solleciti di avere un vero dolore de' nostri peccati, perché questa è la cosa più importante di tutte: e se manca il dolore, la confessione non vale.
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 http://www.evangelizzare.org/wp-content/uploads/2009/07/Padre-pio-confessionale-979x1023.jpg
  Padre Pio e il professore di filosofia
Un uomo, con i gomiti poggiati sul balcone e la testa fra le mani, era da tempo in sacrestia. Io gli ero a fianco, pregando.
Appena ritto, gli domandai: «Non ti senti bene?». «No! Sto bene, grazie!», rispose prontamente.
 «Se ti posso essere utile, ritienimi a tua disposizione», replicai.
Dopo un grosso respiro, disse: «Padre Pio mi ha cacciato dalla confessione perché non voglio figli. Sono professore di filosofia. A parte la mancanza di volontà di mettere al mondo altri figli, non ritengo giusto che la Chiesa o Cristo mi vengano a regolare i fatti miei in casa mia e, tanto meno, mi va giù di accettare un modo di fare così duro di un frate dal quale son venuto a trovare un po’ di pace. Sono sorpreso per l’incomprensione e la durezza di Padre Pio nei miei confronti».
«Mi dispiace vederti così e sentirti parlare in questo modo», gli dissi. Poi, feci più o meno il seguente ragionamento: «Il mondo non può averlo fatto l’uomo né può essersi fatto da sé; un essere supremo deve esistere per fare dal nulla ogni cosa, cioè per creare. Questo essere noi lo chiamiamo Dio. Egli, avendo offerto la materia prima, cioè l’essere di ogni cosa e avendola messa nell’esistenza con il suo lavoro, è il Padrone assoluto, il Signore dell’universo.
Tutto gli appartiene, anche l’uomo. A ogni cosa ha il diritto di dettare leggi perché raggiunga il fine proprio. Dio ha il diritto di dettare leggi all’uomo, il quale ha il dovere di ubbidire a Dio e rendergli conto.
La generazione è soggetta alle leggi che Dio ha posto nella natura dell’uomo. La Chiesa, che ha la missione divina di difendere e far conoscere la Legge di Dio, ha il diritto/dovere di ammaestrare l’uomo secondo il Volere di Dio, di cui è promotrice.
I sacerdoti, incaricati a parlare a nome di Dio e della Chiesa, hanno il diritto di chiedere agli sposi cristiani la loro conformità o meno alle Leggi sulla generazione e, nello stesso tempo, hanno il dovere di assolvere in confessione solo chi, sinceramente pentito, promette di conformarsi a ciò che è stabilito da Dio.

sabato 18 aprile 2015

II DOMENICA DI PASQUA DOMINÍCA SECUNDA POST PASCHA... Santa Messa "Non Una Cum" gli impostori vaticanosecondisti.

http://www.unavox.it/NuoveImmagini/Diverse/Come_assistere/S-Messa_allegoria_1_picc.jpg
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Petri Ap., I, 2, 21-25 
 
Caríssimi: Christus passus est pro  nobis, vobis relínquens exémplum, ut sequámini vestígia eius. Qui peccatum non fecit, nec invéntus est dolus in ore eius: qui cum maledicerétur, non maledicébat: cum paterétur, non comminabátur, tradébat autem iudicánti se iniúste: qui peccata nostra ipse pértulit in córpore suo super lignum: ut peccátis mórtui, iustítiæ vivámus: cuius livóre sanáti estis. Erátis enim sicut oves errántes, sed convérsi estis nunc ad pastórem et epíscopum animárum vestrárum.
M. - Deo grátias 
 
Fratelli a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca,  oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
M. - Deo grátias. 
 
 
ALLELÚIA 
Allelúia, allelúia. Luc. 24, 35 - Cognovérunt discípuli Dóminum Iesum in fractióne panis. Allelúia. Io. 10, 14 - Ego sum pastor bonus: et cognósco oves meas, e t cognóscunt me meæ. Allelúia. 

venerdì 17 aprile 2015

CARDINALE FASULLO DELLA FASULLA E SATANICA CHIESA CONCILIARE...

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 GERMANIA:  FASULLO CARDINALE CATTOLICO CONCELEBRA INSIEME CON "PASTORA" PROTESTANTE !!!!

La cerimonia è stata officiata dal falso cardinale Woelki e dalla presidente della Chiesa evangelica di Westfalia, Annette Kurschus.

In tutta la Germania la cerimonia è stata trasmessa dalla televisione pubblica e dalle emittenti private. 

Alla celebrazione ha partecipato la cancelliera Angela Merkel, oltre a rappresentanti del governo francese e spagnolo.

http://www.gettyimages.co.uk/detail/news-photo/cardinal-rainer-maria-woelki-and-annette-kurschus-leader-of-news-photo/470046306

domenica 12 aprile 2015

DOMINÍCA IN ALBIS - IN OCTAVA PASCHAE... Rigorosamente "non Una Cum" con gli impostori vaticanosecondisti.

http://www.cattedralereggiocalabria.it/galleria/image/Messale-ultima-cena.jpg
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Ioánnis Ap.,I,5, 4-10 
 
Caríssimi: Omne, quod natum est ex Deo, vincit mundum: et hæc est victória, quæ vincit mundum, fides nostra. Quis est, qui vincit mundum, nisi qui credit, quóniam Iesus est Fílius Dei? Hic est qui venit per aquam et sánguinem, Iesus Christus: non in aqua solum, sed in aqua et sánguine. Et Spíritus est, qui testificátur, quóniam Christus est véritas. Quóniam tres sunt, qui testimónium dant in coelo: Pater, Verbum et Spíritus Sanctus: et hi tres unum sunt. Et tres sunt, qui testimónium dant in terra: Spíritus, et aqua, et sánguis: et hi tres unum sunt. Si testimónium hóminum accípimus, testimónium Dei maius est: quóniam hoc est testimónium Dei, quod maius est, quóniam testificátus est de Fílio suo. Qui credit in Fílium Dei, habet testimónium Dei in se.
M. - Deo grátias.
 
 
Fratelli tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.
M. - Deo grátias. 
 
 
ALLELÚIA 
Allelúia, allelúia. Matt. 28, 7 - In die resurrectiónis meæ, dicit Dóminus, præcédam vos in Galilæam. Allelúia. Io. 20, 26 - Post dies octo, iánuis cláusis, stetit Iesus in médio discipulórum suórum, et dixit: Pax vobis. Allelúia. 
 
Allelúia, allelúia. Matteo 28, 7 - Nel giorno della mia resurrezione, dice il Signore, vi precederò in Galilea. Allelúia. Giovanni. 20, 26 - Otto giorni dopo, essendo chiuse le porte, Gesú venne in mezzo ai suoi discépoli e disse: La pace sia con voi. Allelúia.  

venerdì 10 aprile 2015

"Può il cattolico non sentire il dovere in questa paurosa crisi che investe la Chiesa e che dura da più di mezzo secolo, di professare l’assenza di chi è autorità apostolica per preservare e difendere la Fede integra e pura di fronte ai falsi pastori che cercano di cambiarla?".

 DISORDINE UNIVERSALE: MANCANO VESCOVI O FANNO MANCARE IL PAPA?

L’EDITORIALE DEL VENERDI
 http://uvoc.org/2nd_Sun_After_Easter/Ecclesia.jpg
di Arai Daniele

Si dica subito che l’altro modo di nominare il «disordine universale» è «disordine cattolico», sia per ragioni etimologiche, cattolico = universale, sia per quanto riguarda il vero «ordine» terreno dell’umanità decaduta, portato da Nostro Signore Gesù Cristo.
Sì perché il cattolico sa che il Cristianesimo è il «sistema» dell’ordine possibile in questo mondo nella società umana, creata da Dio e redenta dal Suo Verbo. E non si dica che siamo nel campo della sola religione. No, questo è determinativo di quell’ordine civile nella vita umana di questo mondo materiale, perché ordinato a quello mentale e spirituale.

E a questo punto, poiché è esso che fa compiere il vero progresso delle civiltà ordinate, quando declina e manca è la Storia a registrare il suo risultato in un disordine crescente e incontenibile, come in questo periodo. Per ripetere con Donoso Cortés, il grande pensatore cattolico spagnolo dell’Ottocento: «Nel passato gli errori stavano nei libri, in tal modo che se non si cercasse in essi, non si potevano incontrare da nessuna parte, mentre ai nostri giorni l’errore non si limita ai soli libri, ma anche fuori dei libri; nelle istituzioni, nelle leggi, nei giornali, nei discorsi, nei dialoghi, nelle aule, nei circoli, nei focolari, nel foro, tanto in ciò che si dice come in ciò che si tace» («Lett. cardinal Fornari», 19.06.1852).
In quel tempo non c’era ancora né cinema, né TV, né internet. Ma allora l’intellighenzia rivoluzionaria sapeva che musica suonare per incantare e deviare i cattolici. E Gramsci ha fatto scuola, tanto insidiosa per la vita mentale delle anime quanto la scuola di Francoforte con Adorno, Marcuse, ecc., con le rivendicazioni rivoluzionarie che nel ‘68 seguirono quelle del «diritto alla libertà di coscienza e di religione» del 1962/1965. Infatti, il rovesciamento del Cristianesimo nel mondo seguì le maledette trovate dell’infido Vaticano 2.
Può il cattolico non sentire il dovere in questa paurosa crisi che investe la Chiesa e che dura da più di mezzo secolo, di professare l’assenza di chi è autorità apostolica per preservare e difendere la Fede integra e pura di fronte ai falsi pastori che cercano di cambiarla? Essi oggi occupano la Sede Apostolica e non si può immaginare una crisi più completa, soprattutto perché quasi tutta una generazione li riconosce come papi e pure “santi”.
Il mistero è tale che anche coloro che hanno occhi per vedere necessitarono di anni per riconoscere che si richiede la pubblica testimonianza della Fede trasmessa dalla Chiesa, senza interruzioni contro i «falsi cristi e falsi pastori» che la spezzano.

 http://www.davidealbertario.it/wp-content/uploads/2014/11/PB150608web.jpg

Ma la piena testimonianza dei falsi pastori richiede la presenza di uno vero, se non si vuole inventare una Chiesa senza l’autorità in Nome di Gesù Cristo. Allora, alcuni si sono messi in guardia contro il pericolo di un “conclavismo” selvaggio, inteso come un abusato e ridicolo esercizio di «decisionismo» di un gruppo per creare una autorità religiosa universale dal nulla. Vero, ma c’era anche da ricordare quel “conclavismo” più fatale, perché distrugge il principio del vero conclave cattolico, che solo vale per eleggere un cattolico di provata fede per ricevere il potere pontificio direttamente da Dio e non dal conclave, cui altrimenti sarebbe attribuito potere assoluto! (Vedi «A graça do Conclave e a cilada conclavista», promariana, 25.09.2010).

martedì 7 aprile 2015

" Il Papa è per noi in tutta la nostra condotta ciò che il Santissimo Sacramento è per noi in tutta la nostra adorazione. Il mistero del Suo Vicariato è simile al mistero del Santissimo Sacramento. I due misteri sono intrecciati".

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Il Santissimo Sacramento e la devozione a Pio IX (parte prima)

Il nuovo anno inizia con una festa di Gesù; e la festa commemora il primo spargimento del Suo Sangue. E’ una sorta di tipizzazione di tutta la vita cristiana. Cristo vive in noi e noi viviamo di nuovo la Sua vita. La vita del redento è così intrecciata con quella del Redentore che noi non siamo capaci di comprenderla senza di Lui. Egli è coinvolto in tutto ciò che facciamo, in tutto ciò che siamo, in tutto ciò che soffriamo. Non abbiamo un dolore o una gioia che non sia nostro quanto Suo. Sono Suoi perché sono nostri. E’ il fine, la forza, il significato di tutta la vita santa. Fa Sue tutte le cose, anche quelle che sembrano appartenere meno ai Suoi interessi. La Sua giurisdizione è allo stesso tempo universale e minuta. E’ parte del Suo amore che i nostri piccoli interessi siano grandi per Lui. Il Vecchio Anno finisce con la Sua nascita, come se dovesse togliere tutta la tristezza dal grembo del tempo tramite un così dolce ammonimento d’eternità. Il Nuovo Anno inizia col Suo dolore, come se dovesse calmare la spensieratezza della gioia e temperare ogni impetuosità d’azione. E’ l’esatta descrizione della nostra vita che Gesù è ovunque e in qualsiasi cosa. Quando invecchiamo, la Sua attrazione assorbe le nostre vite più potentemente e più esclusivamente. Dato che Egli era il pensiero principale di Dio per tutta l’eternità, anche il Suo pensiero in noi deve dominare ogni altro pensiero. Viviamo solo per adorarlo. Siamo stati predestinati solo perché Egli era predestinato prima. E’ il primo nato di tutte le creature. Siamo stati fatti a Sua immagine e per il Suo bene. Ognuno di noi ha qualche lavoro da compiere per Lui, qualche ufficio speciale da adempiere nella Sua corte, qualche vocazione peculiare dalla quale Egli trarrà qualche gloria speciale. Questo è il nostro significato. Siamo nulla senza di Lui. Ma per Lui noi siamo sia cari, sia importanti. Fa molto di noi; ed è il nostro sapere, come la nostra felicità, di rendere Lui tutto per noi.

E’ vero che Gesù non è solamente la nostra vita. E’ vero anche che la Sua vita è la nostra vita; e questo è vero in infiniti modi, dall’augusta realtà del Santissimo Sacramento fino all’influenza che uno qualunque dei misteri del Signore esercita sulla nostra preghiera e sulla nostra personalità. In tutta la creazione di Dio, a parte gli angeli, non c’è nulla di così meraviglioso come la vita dell’uomo. Ce ne sono state milioni di tali vite, ciascuna con la sua meraviglia. Ma una Vita è la vita vera di tutte queste vite, una Vita più stupenda di tutte le vite angeliche. E’ la vita del nostro Salvatore Gesù Cristo, Dio e Uomo. Visse per trentatré anni sulla terra. La Sua vita è una serie ininterrotta di misteri. I Sui meriti infiniti e le Sue infinite soddisfazioni sono i tesori che hanno arricchito la povertà del mondo. La Sua vita umana ci ha fornito i mezzi per redimerci, e ci ha anche fornito, in tutti i suoi esempi, il percorso di tutta la santità umana. Le nostre vite devono essere modellate sulla Sua. L’amore di Gesù e la somiglianza con Gesù: queste due cose costituiscono l’intera santità. Tutta la storia reale del mondo, tutta quella che ci deve preoccupare per la salvezza, è contenuta nei quattro Vangeli, nel racconto dei trentatré anni. Ma questa è solo parte della verità. La vita di Nostro Signore non è un semplice esempio esterno. E’ un potere, una grazia, un’efficacia, la cui energia immortale è trasmessa ai secoli più lontani, sia nell’operato dei Sacramenti, che nelle grazie della contemplazione. In altre parole, i trentatré anni non sono finiti, e non lo saranno mai. Andranno avanti nella Chiesa fino alla fine dei tempi.
Ma non dobbiamo attardarci ora, sebbene ne siamo tentati, sulle dolci verità e consolazioni inspiegabili che ci fornisce questo fatto. Per noi è sufficiente sapere che tutta la santità consista nel vivere i nostri anni per Gesù trovando nella Sua vita il modello e il potere nascosto che ci permette di conformarci a quel modello. La Chiesa ci insegna questo durante l’anno ecclesiastico. Non solo ha delle feste separate per celebrare i vari misteri del Signore, ma si sforza di farci vivere i trentatré anni della vita di Nostro Signore di nuovo in ciascuno dei nostri anni. Attraversiamo i dodici bellissimi anni della sua Infanzia nelle settimane fra Natale e Quaresima. La Quaresima ci tiene con Lui nel deserto, e ci purifica per la versione dettagliata della Sua Passione, che la Settimana Santa ci mostra così prepotentemente. Il tempo di Pasqua è la Sua vita da Risorto, e la festa dell’Ascensione è incompleta senza quella del Santo Sacramento, il trionfale giorno santo del Santissimo Sacramento. Da lì fino all’Avvento ci nutriamo per mesi con i Sermoni, le parabole e gli avvenimenti del Suo Ministero di tre anni. Nel frattempo, sotto questa vita annuale di Cristo giace la vita annuale di Maria, che è anche una vita di Gesù. La sua Immacolata Concezione è quasi mescolata con la sua Maternità.
  Celebriamo la sua Purificazione, ma un po’ prima celebriamo la tentazione di Nostro Signore nel deserto. La commemorazione dei suoi Dolori sta vicino alla commemorazione della Sua Passione. L’Assunzione sta alle feste di Maria come l’ascensione a quelle di Gesù. In tutta quest’organizzazione percepiamo il costante e forte richiamo della Chiesa al fatto che la vita di Gesù è la nostra vita, l’esempio della nostra vita, e anche la sua energia soprannaturale. Tutto è riassunto in questa semplice ma inesaustibile verità, che i cristiani sono Cristo.

E’ dunque una forma comune del nostro amore verso il nostro carissimo Signore lo sperare che, con la nostra conoscenza e la nostra fede attuali, siamo stati con Lui durante i Suoi trentatré anni sulla terra. Pensiamo a quanto amorevolmente avremmo dovuto servirLo. Immaginiamo mille casi nei quali il nostro amore si sarebbe espresso in atti di reverenza e di adorazione. I nostri pensieri si abbandonano sulle continue riparazioni che avremmo dovuto fare al Suo onore, come avremmo dovuto intuire i Suoi desideri meglio di coloro che Lo attorniavano, come le nostre assiduità si sarebbero avvicinate all’entusiastica devozione degli Apostoli, e come, come l’angelo confortante sul Getsemani, avremmo dovuto per sempre alleviare le sofferenze della Sua vita col nostro amore. Desiderare queste cose fa parte del nostro spirito cristiano. Ma ecco che arriviamo in vista della grande meraviglia della vita cristiana. Questo non è un semplice desiderio, un sogno romantico, un irreale strumento dell’amore. I trentatré anni non sono finiti. Gesù è ancora con noi. Qua e là, come nell’antica Giudea, reali ministri personali a Gesù sono le azioni con le quali ci santifichiamo. Devono essere allo stesso tempo l’accensione e la soddisfazione del nostro amore. Per questo fine Egli è tornato a noi sotto forma del Santissimo Sacramento. Abita in mezzo a noi nella timida magnificenza del tabernacolo. Mostra i margini dei Suoi bianchi vestiti ai nostri occhi. Si mette nelle nostre mani. Affida il suo essere indifeso a noi. Si appoggia sulla nostra lingua e scende nei nostri cuori in tutte le sorpassanti realtà del potente Sacramento. E’ più accessibile a noi adesso che nei Suoi trentatré anni. Dà a ciascuno di noi più tempo e più attenzione. Possiamo averLo totalmente per noi. Possiamo goderLo con più comodo e più in privato. Di conseguenza il Santissimo Sacramento è il centro della nostra vita. Possiamo difficilmente comprendere come si può vivere senza di esso, o lontani da esso. Carissimo Signore. Come sapeva bene la maniera con la quale dovevamo tendere ad amarlo, e quanto incredibilmente ha soddisfatto questo desiderio!

E’ il fine del Santissimo Sacramento rendere Gesù presente per noi, e miracolosamente moltiplicare la Sua presenza. I Sacramenti, come li chiama la teologia, sono le azioni di Cristo. Il Santissimo sacramento è Cristo stesso vivente. Così vengono continuati sulla terra i trentatré anni, e continuati in migliaia di posti allo stesso tempo, in modo che milioni di anime vengano attratte nella loro sfera, e che vivano vite soprannaturali grazie al calore ed alla luce con la quale la perenne vita umana del Salvatore li circonda. Come potrebbe il cielo interferire più palesemente mostrando che l’amore personale di Gesù è l’essenza della religione, e che la presenza di Gesù era la necessità della sua vita e del suo potere?
A volte delle grandi grazie appaiono fantastiche quando le paragoniamo con altre minori; ma più spesso le minori appaiono specialmente stupende quando le paragoniamo con quelle più grandi. In altre parole, la misericordia di Dio colpisce di più nelle piccole cose, in particolare quando le piccole cose sembrano la ripetizione e la superfluità di quelle grandi. Gesù ha soddisfatto il Suo immenso amore, e ha dato al nostro amore spazio per diventare immenso, nel tornare a noi nella Sua natura umana attraverso il Santissimo Sacramento. Non si può immaginare una più incredibile continuazione dei suoi trentatré anni. In realtà nessuna intelligenza creata ne avrebbe potuta immaginare una così incredibile. Ma il Suo amore copre tutta la creazione; ed Egli ha sentito che questa invisibile permanenza con noi non fosse abbastanza. Tutte le attenzioni al Santissimo Sacramento devono per necessità essere di adorazione; e il potere umano di effettiva adorazione è intermittente. I nostri poveri cuori vorrebbero sempre adorare il Santissimo Sacramento, ma lo sforzo sarebbe eccessivo.

 Inoltre il nostro servizio al Santissimo Sacramento rappresenta o le grandi azioni di omaggi pubblici, nelle quali tutti i fedeli si ritrovano solennemente per unirvisi, e che sono pertanto poche ed accadono alla distanza temporale che gli uffici della vita richiede, o rappresenta le nostre intime, nascoste vite di comunione con Dio. I nostri dolori segreti sono sussurrati alla porta del Tabernacolo. Portiamo lì le nostre gioie per essere benedette, raffinate e per essere messe al sicuro. Là ci lamentiamo delle tentazioni. Là, con timida intrusione, osiamo portare le familiarità dell’amore, sicuri che solo l’orecchio indulgente del Signore le sentirà. Là senza vergogna discutiamo con lui, come Giobbe dei tempi andati, e, anche mentre tremiamo davanti alla Sua Maestà, ci facciamo coraggio e Lo assaltiamo con la petulanza delle nostre preghiere che credono solo a metà. Ma il nostro amore ha bisogno di altro oltre a questo. La nostra vita è una vita di materia, sensi, e cose sensibili. Nel Santissimo Sacramento Gesù è invisibile. Di conseguenza noi siamo molto lontani da coloro i quali conversarono col Lui in Giudea. Essi vedevano il loro amore. Conoscevano con la vista il loro amore. Leggevano i cari misteri del Divin Cuore dalle divine espressioni della Sua bellissima Faccia. La luce dei Suoi occhi era per loro un linguaggio. Il suono della Sua voce era una rivelazione per loro. La Sua bellezza esterna era un aiuto al loro amore interno. Il Santissimo Sacramento è migliore in molti modi. Per usare le parole di Nostro Signore, la Sua invisibile presenza era “più conveniente”. Ma il Gesù visibile era in un certo modo più dolce, più caro. Non possiamo evitare di sentire questo, ma dovremmo comunque essere sorpresi di come Gesù ha rimediato per noi a questa perdita, se non fosse che una tale ripetuta esperienza del Suo amore ci ha fatto cessare di sorprenderci di qualunque cosa Egli faccia.

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Dovrebbe un’anima conoscere un modo col quale può amare Gesù, e non bruciarsi? Un’anima dovrebbe conoscere un modo per amare Gesù, e poi scoprire che Gesù non ha previsto che essa Lo potesse amare in quel modo? Sapeva che, quando l’amore per Lui avesse preso posto nel nostro cuore e vi avesse acquisito un delizioso dominio, avremmo dovuto desiderare di prenderci cura di Lui con le nostre vite esterne, di darGli infinite prove del nostro affetto, di darGli quelle dimostrazioni di affetto delle quali il cuore può essere così fertile quando vuole. Il Suo infinito sapere è sempre il compagno della Sua infinita compassione. Ha cercato la Sua creazione per trovare un adeguato rappresentate di Se Stesso. Ha cercato la terra col suo infallibile amore per trovare un adeguato monumento sul quale, come sul piedistallo di un trofeo, potesse appendere la Sua insegna, e chiedergli di servirLo. Dev’essere così simile a Lui, che tutti gli uomini dovrebbero riconoscerlo. Deve avere una tale somiglianza, da provocare al meglio amore entusiasta e duraturo. Dev’essere un compendio visibile di tutti i trentatré anni. Come se tutta Betlemme, tutta Nazareth, tutta la Galilea e tutto il Calvario devono essere invisibili nel Santissimo Sacramento, così ora in questa nuova visibile presenza di Gesù tutta Betlemme, tutta Nazareth, tutta la Galilea e tutto il Calvario devono essere chiari e visibili, reali e patetici. O caratteristica scelta di Colui che scelse tutte le cose dall’eternità! Il Creatore scelse il Povero. Quando stava per venire sulla terra, scelse per Sé la povertà, come condizione della Sua vita privata. Ora, mentre ha nascosto la Sua faccia nelle nuvole del cielo, ha scelto i poveri per rappresentarLo, e per continuare per il nostro bene tutte le occasioni di venerazione e opportunità di santità, che appartenevano ai trentatré anni. Per questo la chiesa ha sempre aderito al Povero, come Maria aderì nel freddo, nel buio, nell’umido al bambino di Betlemme. Di conseguenza i generosi slanci verso i Poveri sono infallibili segni del nostro amore interno per Gesù, e che la spiritualità è impedita dall’ingannarsi potendo sempre testare la sua realtà tramite l’abbondanza della sua elemosina. Che rivelazione da parte di Gesù è questa Sua scelta dei poveri! Sentiamo che sappiamo molto di più su di Lui, dato che Ne abbiamo avuto questa nuova rivelazione. Rivela il Suo carattere grazie alla peculiarità della Sua scelta, mentre lasciarsi dietro questo secondo Sé visibile ci manifesta ancora più fortemente che i suoi trentatré anni non termineranno, e che il servizio personale a Lui è l’unica forma della nostra santificazione.

Ci farebbe molto bene rimanere su questa materia, ma dobbiamo continuare. In realtà il nostro carissimo Signore ha fatto molto per soddisfare la nostra fame di amore. Ma ce ne sono molti che non possono servirLo nelle opere di carità corporale; e il più grande numero, di molto, anche delle opere di carità spirituale per i poveri dipende dalle elemosine. Anche i poveri stessi devono avere un secondo sé in Gesù, che possono investire con le sollecitudini del loro amore credente. Inoltre ci sono ancora desideri e amori nei cuori degli uomini, che dovrebbero essere portati alla dignità di amore per Gesù, e che non sono soddisfatti nella devozione ai poveri. Quindi Gesù ha scelto un altro Sé visibile, in modo da coprire tutto il terreno che i cuori umani possono coprire. E’ stata una cara invenzione di amore, simile a quella che ha trasformato il matrimonio in un Sacramento. Ha scelto i Bambini. Ha scelto i piccoli, che riempiono le nostre abitazioni, che giocano nelle nostre strade, che affollano i banchi delle nostre scuole. Prima di tutto ci ha spaventato facendoci diventare reverenti raccontandoci della vendetta dei grandi angeli, che sono incaricati di custodire l’anima dei bambini, e del loro potere di punirci, a causa di quella cattiva Vista di Dio che loro vedono sempre; e poi ci dice che tutti gli atti di gentilezza verso questi deboli piccoli sono atti di gentilezza verso di Sé. Da questa scelta è venuto l’istinto della Sua Chiesa verso gli interessi dei più piccoli. Per le loro anime essa combatte coi governi del mondo, si lascia aperta agli attacchi, mette in pericolo la sua pace, lascia da parte la protezione dei grandi, rifiuta la sanzione della sua obbedienza a leggi inique, sopporta di essere considerata inintelligibilmente fanatica o pretenziosamente falsa, per coloro che non possono credere nella sincerità di un tale zelo puramente soprannaturale. Senza dubbio è stato l’amore del nostro caro Signore nei nostri confronti, che lo ha spinto a fare dei bambini degli altri Sé.

O gloriosa capacità dei cuori umani di amare! Persino tutto ciò non fu abbastanza. Quando serviamo il nostro carissimo Signore nelle persone dei poveri e dei bambini, noi siamo, come fosse, i Suoi superiori. Lo stiamo provvedendo delle nostre sovrabbondanze. Ci viene di fronte in condizioni pietose, e noi siamo pieni di compassione, e corriamo verso la Sua misericordia, e corriamo verso la Sua salvezza, e lo soccorriamo. Davvero un dolce incarico, e un più meraviglioso sollievo per il nostro crescente amore, il quale sta aumentando così tanto da essere un peso per se stesso! Eppure ci sono altri tipi di amore, che noi raggiungiamo quando cresciamo nella grazia, tipi più alti rivelanti grazie più alte, più robusti quanto più adatti alla pienezza della nostra umanità in Cristo. Vogliamo obbedire. Vogliamo ricevere comandi, dare ascolto agli insegnamenti, praticare la sottomissione. Abbiamo nostre proprie volontà, e vogliamo rinunciare ad esse per la volontà di Colui che amiamo. Ci attacchiamo alle nostre opinioni, e abbiamo fissato un prezzo elevato sui nostri giudizi; e desideriamo abbandonarli per Suo amore. Vogliamo conquistare l’autoricerca delle nostre comprensioni, affinché i nostri cuori possano ingrandirsi e noi possiamo essere in grado di amare con più veemenza e più esclusivamente. Nel nostro servizio a Gesù vogliamo immolarci più di quanto i poveri e i bambini possano compensare. 

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Inoltre, noi vogliamo Gesù in tutti i modi. Lo vogliamo come nostro Maestro. Era il nome con cui i Suoi discepoli sulla terra si compiacevano di chiamarLo. In qualche modo riuscivano a dare a questo nome un suono affettuoso, nel Suo caso al di sopra di quello che qualunque altro nome possiede. Ascoltavano i Suoi sermoni sul monte e al piano. Seguivano attentamente le parole che cadevano come perle di grande valore dalle Sue belle labbra. In estasiato silenzio essi alimentavano le proprie anime col Suo insegnamento, che era per loro l’autentico pane della vita eterna. Le Sue parabole penetravano nei loro cuori e ivi diventavano vaste rivelazioni dei misteri di Dio. Non possiamo rinunciare a tutto questo. Egli deve essere anche il nostro Maestro, non in un libro morto, non per sentito dire, ma il nostro davvero vivente Maestro, ai cui piedi possiamo deporre la nostra presunzione, e al suono della Sua voce possiamo smettere d’amare i nostri giudizi e le nostre vanità. Gesù lasciò Maria alla Chiesa nascente, ma anche Pietro.

lunedì 6 aprile 2015

DOMENICA DI PASQUA RESURREZIONE DEL SIGNORE DOMÍNICA RESURRECTIÓNIS...

Il Signore è Risorto!
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Corínthios, I, 5, 7-8 
 
Fratres: Expurgáte vetus ferméntum ut sitis nova conspérsio, sicut estis ázymi. Étenim Pascha nostrum immolátus est Christus. Ítaque epulémur: non in ferménto véteri, neque in ferménto malítiæ, et nequítiæ: sed in ázymis sinceritátis et veritátis.
M. - Deo grátias.
 
 
Fratelli, togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.
M. - Deo grátias. 
 
GRADUALE  
Sal. 117, 24 et 1 - Hæc dies, quam fecit Dóminum: exsultémus et lætémur in ea. Confitémini Dómino, quóniam bonus: quóniam in sæculum misericórdia eius. 
 
Ps. 117, 24 e 1 - Questo è il giorno che fece il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso. Lodate il Signore, poiché è buono: eterna è la sua misericordia. 
 
ALLELÚIA 
I Cor. 5,7 - Allelúia, allelúia. Pascha nostrum immolátus est Christus. 
I Cor. 5,7 - Allelúia, allelúia. Il Cristo, Pasqua nostra, è stato immolato.  
 
SEQUÉNTIA 
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent Christiáni. Agnus redémit oves: Christus ínnocens Patri reconciliávit peccatóres. Mors et vita duéllo conflixére miràndo: dux vitæ mórtuus, regnat vívus. Dic nobis, María, quid vidísti in via? Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam vidi resurgéntis. Angélicos testes, sudárium, et vestes. Surréxit Christus spes mea: præcédit vos in Galilæam. Scímus Christum surrexísse a mórtuis vere: tu nobis, victor Rex, miserére. Amen. Allelúia. 
 
Alla Vittima pasquale, lodi offrano i Cristiani. L’Agnello ha redento le pécore: Cristo innocente, al Padre ha riconciliato i peccatori. La morte e la vita si scontrarono in mirabile duello: il Duce della vita, già morto, regna vivo. Dicci, o Maria, che vedesti per via? Vidi il sepolcro del Cristo vivente: e la gloria del Risorgente. I testimoni angelici, il sudario e i lini. È risorto il Cristo, mia speranza: vi precede in Galilea. Noi sappiamo che il Cristo è veramente risorto da morte: o Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. Amen. Allelúia. 

domenica 5 aprile 2015

SABBATO SANCTO: DE VIGILIA PASCHALI...

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Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Colossesi (3, 1-4)
Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!  Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
 
Finita l'Epistola  il Celebrante comincia l'Alleluja che canta tutto intero 3 volte a voce sempre piu' alta; e ogni volta il coro in piedi  lo ripete nello stesso tono del celebrante . Poi il coro cantando prosegue:
 
V.  Confitémini Dómino,
quóniam bonus: quóniam in
sǽculum misericordia ejus.
 
Tratto (Ps. 116,1-2)
Laudáte Dóminum, omnes gentes:
et collaudáte eum, omnes pópuli,
V.  Quóniam confirmáta
est super nos misericórdia
ejus: et véritas Dómini manet in
ætérnum.
 
Al Vangelo non si portano candelieri, ma soltanto l'incenso: il resto come al solito
 
Seguito del Santo Vangelo secondo Matteo (28, 1-7)
 
Sabato, all`alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l`altra Maria andarono a visitare il sepolcro.  Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.  Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.  Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.  Ma l`angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.  Non è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.  Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E` risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l`ho detto".