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domenica 31 gennaio 2016

"Un bel castigo si son guadagnati con le loro mani e un buon profitto di fuoco eterno hanno tratto dai loro piaceri!"...

"Nessuna buona coscienza cristiana può credere che il Papa sia il capo della Chiesa cristiana, né il vicario di Dio o di Cristo, ma è il capo della chiesa maledetta dei peggiori banditi della terra, vicario del diavolo, nemico di Dio, un avversario di Cristo e distruttore della Chiesa di Cristo, maestro di menzogna, di blasfemia e di idolatria, brigante e rapinatore della Chiesa e del signore laico, assassino di re e causa di tutti i tipi di spargimento di sangue, una puttana sopra ogni puttana, impegnata nella sua fornicazione, un anticristo, un uomo del peccato e figlio della perdizione, un lupo mannaro vero e proprio. "
"Parole di Lutero eresiarca satanasso fondatore del Protestantesimo"...

 http://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2015/11/Papa-Francesco-visita-a-Chiesa-luterana-Roma-Mi-piace-fare-il-Papa-con-lo-stile-del-parroco_articleimage.jpg

Come è noto a tutti Bergoglione capo della falsa Chiesa Conciliare si appresterà, con una conventicola ecumenica conciliare, nel prossimo ottobre, insieme agli eretici Luterani, a commemorare i 500 anni della Riforma Protestante promossa dal satanasso Lutero. Ora noi continuiamo a denunciare la nullità dell'assunzione al Papato Cattolico dell'apostata Bergoglio non ci interessano presunte tesi che nelle loro conclusioni riterrebbero questi cialtroni eretici materialmente ancora buoni  a qualche cosa quando i fatti parlano da soli sia con insegnamenti palesemente contrastanti la vera dottrina della Chiesa e conseguentemente anche con gli atti che sono sotto gli occhi di tutti, o ad altri che pensano che i Pontefici "Conciliari" siano veri Papi che purtroppo sono modernisti e quindi gli si può tranquillamente ed abitualmente disobbedirgli come se niente fosse. Come si possa commemorare ciò che ha fatto il satanasso Lutero da parte della Chiesa Cattolica è assurdo, difatti coloro che commemoreranno tale nefandezza altro non sono che degni figli del satanasso Lutero che da oltre 50 anni hanno occupato le mura della Chiesa Cattolica in maniera abusiva attraverso il satanico e anticattolico Conciliabolo Vaticano II.


Lutero ‘commemorato’ come merita nelle parole di S. Teresa d’Avila

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In questo tempo mi giunse notizia dei danni e delle stragi che avevano fatto in Francia i luterani e di quanto andasse aumentando questa malaugurata setta. Ne provai gran dolore e, come se io potessi o fossi qualcosa, piangevo con il Signore e lo supplicavo di porre rimedio a tanto male. Mi sembrava che avrei dato mille volte la vita per salvare una fra le molte anime che là si perdevano. Ma, vedendomi donna e dappoco, nonché incapace a essere utile in ciò che avrei voluto a servizio del Signore, poiché tutta la mia ansia era, come lo è tuttora, che avendo egli tanti nemici e così pochi amici, decisi di fare quel poco che dipendeva da me. Decisi cioè di seguire i precetti evangelici con tutta la perfezione possibile e di adoperarmi perché queste religiose che son qui facessero lo stesso. Fiduciosa nella grande bontà di Dio, che aiuta sempre chi decide di lasciar tutto per amor suo, pensai che, essendo tali le mie consorelle come io le avevo immaginate nei miei desideri, le loro virtù avrebbero compensato i miei difetti e così io avrei potuto contentare in qualche cosa il Signore; infine pensavo che, tutte dedite alla preghiera per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i teologi che la sostengono, avremmo aiutato come meglio si poteva questo mio Signore, così perseguitato da coloro che ha tanto beneficato, da sembrare che questi traditori lo vogliano crocifiggere di nuovo e che egli non abbia dove posare il capo.

giovedì 28 gennaio 2016

Beato Lorenzino da Marostica, ucciso dai giudei...

Beato Lorenzino da Marostica, ucciso dai giudei.

Segnalazione di Maurizio-G. Ruggiero


In onore del Beato Lorenzino da marostica martire, ucciso da alcuni Ebrei in odio alla fede cristiana

La miracolosa storia del Beato Lorenzino. Il Beato Lorenzino Sossio (o Fossa o Fosser o De Lorenzoni) nacque nella contrada di Valrovina (frazione di bassano del grappa) nel 1480. Il padre, milite della Serenissima, dopo una sola notte di matrimonio, fu costretto a partire per la guerra; tornato dopo nove mesi trovò la moglie con in braccio il neonato di dieci giorni appena. Credendosi tradito e colto da improvvisa gelosia, sguainò la spada e minacciò di uccidere la sposa, che, devota della Santissima Vergine, ne invocò la protezione nel pericolo. Ed ecco il primo miracolo: l’infante di soli dieci giorni s’interpose, afferrò con le mani la spada del padre, e gli disse: ”Fermati, padre mio, ch’io sono tuo figlio”.
Cinque anni dopo, il 5 aprile 1485, questo fanciullo di grazie preclare, venne attirato in una località isolata (Caluga) da alcuni individui, che lo trafissero con lunghi chiodi di ferro per stillarne il sangue e lo circoncisero; compiuto lo scellerato crimine furono scorti da un eremita mentre si allontanavano dal luogo dopo aver tentato di occultare il cadavere sotto un mucchio di pietre; nonostante ogni loro sforzo, sempre restava tuttavia scoperto qualche lembo del corpicino insanguinato. Dato l’allarme, fra lo strazio dei genitori, gli venne data una prima sepoltura nella nuda terra, segno che, prudentemente, non si dava ancora per scontato trattarsi di martirio. Ma, nella notte, il corpo del piccolo Beato emanava raggi di luce e profumo di fiori fragranti, mentre dalla terra sporgeva il braccino con la mano destra rivolta verso il cielo; questi eventi meravigliarono la popolazione e le autorità. Si decise quindi di dargli sepoltura in chiesa. Ma essendo sorta disputa fra bassanesi e marosticensi, che se ne contendevano le spoglie, ci si accordò di collocare la piccola salma sopra un carro, trainato da due giovenche e di lasciare che fosse la Provvidenza a indicare con qualche suo segno speciale la città prescelta. All’altezza del bivio tra Bassano e Marostica le giovenche spontaneamente si diressero verso Marostica, fermandosi soltanto all’altezza della scalinata che oggi conduce al convento di San Sebastiano e dove un capitello ricorda il Beato innocente.
Intorno alle reliquie incorrotte del Beato, subito fiorirono grazie e miracoli; addirittura le unghie delle mani e dei piedi e i capelli biondi del piccolo Martire continuarono a crescere per anni, fino a quando la madre, che sola aveva il privilegio di tagliarglieli e che intanto era rimasta vedova, non si risposò. Dopo diverse traslazioni, a causa delle soppressioni napoleoniche, le spoglie del Beato Lorenzino trovarono riposo nell’attuale chiesa parrocchiale. Durante l’ultimo conflitto mondiale, per le mani del parroco Don Casto Poletto, i marosticensi fecero voto solenne di erigere in suo onore una cappella ove la loro città fosse scampata alla distruzione. Esauditi, i marosticensi sciolsero il loro voto inaugurando solennissimamente, nell’aprile 1947, alla presenza dei vescovi di Reggio Emilia (Mons. Socche) e di Vicenza (Mons. C. Ziniato) la costruzione.

 

Le fonti storiche più antiche. Il processo contro i responsabili andò per le lunghe e gli atti andarono purtroppo bruciati nell’incendio della Torre di Marostica del 1509; che le autorità venete ritenessero comunque certa la matrice ebraica in odio alla fede cristiana, analogamente ad analoghi episodi di omicidio rituale che già erano avvenuti altrove (il caso del Beato Simonino a Trento, quello del Beato Andrea da Rinn, presso Bressanone, quello del Beato Sebastiano a Portobuffolé presso Treviso, tutti a breve distanza di tempo) è confermato dal bando di espulsione che nel 1489 colpì gli ebrei di Vicenza, oltre che per le consuete usure, anche per l’assassinio del piccolo Lorenzo. Marin Sanudo, storiografo della Repubblica, nei suoi Diarii, annota al 28 aprile 1500 doversi ricercare un Marcuccio, ebreo di Bassano, quale mandante del delitto, aggiungendo: “ e se si prendesse uno Marcuzzo, zudeo, si saperia qualcosa”.
Nel 1488 il Vescovo Pietro Barozzi si reca a Marostica: prudentemente, ad evitare ritorsioni contro gli ebrei a causa dell’orrendo delitto, che egli stesso, nella sua relazione, attribuisce loro, vieta il culto pubblico, non già quello privato, del Martire e ne lascia l’urna sull’altare, assieme agli ex voto, il che equivale ad una tacita approvazione del fatto e della sua veridicità; esamina la salma e osserva che è incorrotta e della statura di circa tre anni; che il bimbo, del quale è incerto il cognome, è stato circonciso; nota altresì il fenomeno della crescita delle unghie e dei capelli, che gli pare tuttavia un evento naturale.
Anche il Senatore Veneto Flaminio Cornaro e il vescovo reggente Mons. Pietro Bruti, menzionano la vicenda del bimbo di Valrovina. Il Padre Francesco Barbarano nel 1652 trascrive da documenti originali conservati nel monastero di San Sebastiano a Marostica e risalenti all’anno 1487, le numerosissime grazie dovute all’intercessione del Beato Lorenzino, con indicazione dei miracolati, dei testimoni e dei rispettivi luoghi di provenienza. Le fonti successive, una vera folla, non fanno che confermarne e accrescerne la fama di santità.

Il culto ab immemorabili prestato al Beato e il pronunciamento delle supreme autorità ecclesiastiche. Il Beato Lorenzino ricevette dunque un culto ab immemorabili, ultracentenario prima del 1634, come richiesto dai decreti del Papa Urbano VIII, grazie all’ininterrotta approvazione dei vescovi di Padova e di Vicenza sotto cui alternativamente fu posta Marostica. Ininterrotta, giacchè, come si evince dal dibattimento del 31 agosto 1867 in Roma, presso la Sacra Congregazione dei Riti, dibattimento che precedette il decreto della stessa Congregazione e del Papa Pio IX (5 settembre 1867) di confermazione del culto del Beato Lorenzino, l’antica decisione del vescovo Barozzi di vietare il culto pubblico in quel lontano 1488, fu ritenuta coatta, assunta cioè al solo scopo d’impedire turbative dell’ordine pubblico.
In effetti già nel 1602 il vescovo di Padova, Mons. Marco Corner, aveva formalmente introdotta a Roma la causa di beatificazione; per la morte del vescovo la causa fu tuttavia interrotta e in seguito gli atti andarono perduti, insieme con manoscritti, ex voto e quadri, in un rogo appiccato in un raptus di follia dal sagrestano del convento di San Sebastiano, dov’erano depositati gli originali. Uno solo di questi quadri andati a fuoco documentava ben ventidue grazie ottenute per intercessione del Beato nello spazio di un solo anno.
Tra i molti vescovi che permisero il culto del Beato, si annoverano il Beato Gregorio Barbarigo ed il Card. Carlo Rezzonico, poi Papa col nome di Clemente XIII.
Nel 1867 spettò al Vescovo di Vicenza, Mons. Giovanni Antonio Farina, l’onore di promuovere a Roma la causa di confermazione del culto del Martire Lorenzino, trionfalmente conclusa col citato decreto della Sacra Congregazione per i Riti, approvato da Pio IX.
Il 5 maggio 1889 l’allora Vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Maria de Pol celebrò solennemente la Santa Messa in onore del Beato nella chiesa di Marostica, pronunciando nell’occasione una memorabile omelia, in cui chiamava fortunati i marosticensi: alludendo al Beato Lorenzino, “Voi possedete”, dichiarava il Vescovo, “un tesoro, invidiatovi a ragione da altre terre; possedete un pegno prezioso dell’amore divino. Deh! Fate di serbar voi, i vostri figli e i vostri nipoti degni di tanto onore e di tanta gloria. E lo farete certo, se porrete ogni cura nel difendere e nel custodire inalterata la fede degli avi, che è la fede cattolica […]”. E riferendosi alla massoneria, ormai al potere attraverso la rivoluzione francese ed il cosiddetto risorgimento, anche nell’Italia cattolica, proseguiva: “Lo farete se con quella forza che viene da Dio, e che vi intercederà il glorioso Lorenzino, resisterete strenuamente alle false dottrine dei seguaci della giudaica superstizione, qualsiasi nome e qualsiasi forma si prenda oggidì. […] Sì, è bene che lo sappiate dalla bocca del vostro Vescovo, che una setta perversa continua oggidì le superstizioni e le empietà giudaiche, assai probabilmente animata, sorretta e in parte ingannata dagli ostinati discendenti dei crocifissori di Cristo e carnefici del nostro Lorenzino; setta d’uomini perduti, che aspirano non tanto ad uccidere un cristiano, quanto ad uccidere lo stesso Cristianesimo”.
Nel 1885, in occasione del IV centenario del martirio del Beato Lorenzino, presenziò alla solenne funzione, stando a quanto scrive Don Igino Milan, nella sua opera Il Beato Lorenzino da Marostica nella storia e nel culto, lo stesso Patriarca di Venezia, Cardinale Agostini.
Dal 7 al 9 aprile 1910, presente l’allora vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Feruglio, si tenne una delle tante solenni traslazione dell’urna del Beato; lo stesso Presule nel 1908 si congratulava col polemista cattolico, Don Ottavio Ronconi, per aver “saputo difendere l’onore […] di tre Beati, uno dei quali il nostro Beato Lorenzino di Marostica, ribattendo vittoriosamente le gratuite insinuazioni onde taluni si sforzano di scagionare gli ebrei dall’orribile delitto di esserne stati i carnefici”.

"Noi ebrei non possiamo salvarci? – No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi senza credere in Lui"....

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Due giovani amici: San Giovanni Bosco e un ragazzo ebreo. Un dialogo… tutto da rileggere!
I Santi ci insegnano la via del Cielo. Mi hanno insegnato a leggerne la vita e a leggerne gli scritti, per star certo di ciò di cui mi nutro.
Così insegnava San Filippo: bisogna alternare la lettura delle vite dei Santi con la lettura degli scritti dei santi.
Stiamo preparandoci alla festa di San Giovanni Bosco e, stasera, leggendo il testo delle Memorie dell’Oratorio scritte dal Santo, mi sono imbattuto in questo brano. Racconta di un giovane San Giovanni Bosco, a dialogo con un suo caro amico, un giovanetto ebreo, di nome Giona.
Mi ha colpito per la chiarezza dell’insegnamento, l’efficacia della testimonianza, l’abbandono di ogni rispetto umano in favore della verità di Cristo:

– Noi ebrei non possiamo salvarci?
– No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi senza credere in Lui.
Ma leggete tutto il racconto di San Giovanni Bosco:
10. L’ebreo Giona
L’anno di umanità, dimorando nel caffè dell’amico Giovanni Pianta contrassi relazione con un giovanetto ebreo di nome Giona.” Esso era sui diciotto anni, di bellissimo aspetto; cantava con una voce rara fra le più belle. Giuocava assai bene al bigliardo ed essendoci già conosciuti presso al libraio Elia, appena giungeva in bottega, dimandava tosto di me. lo gli portava grande affetto, egli poi era folle per amicizia verso di me. Ogni momento libero egli veniva a passarlo in mia camera; ci trattenevamo a cantare, a suonare il piano, a leggere, ascoltando volentieri mille storielle, che gli andava raccontando.
Un giorno gli accadde un disordine con rissa che poteva avere tristi conseguenze, onde egli corse da me per avere consiglio. «Se tu, o caro Giona, fossi cristiano, gli dissi, vorrei tosto condurti a confessarti; ma ciò non ti è possibile».
– Ma anche noi, se vogliamo, andiamo a confessarci.
-Andate a confessarvi, ma il vostro confessore non è tenuto al segreto, non ha potere di rimettervi i peccati, né può amministrare alcun sacramento.
– Se mi vuoi condurre, io andrò a confessarmi da un prete.
– Io ti potrei condurre, ma ci vuole molta preparazione.
– Quale?
– Sappi che la confessione rimette i peccati commessi dopo il battesimo;
perciò se tu vuoi ricevere qualche sacramento bisogna che prima di ogni altra cosa tu riceva il battesimo.
– Che cosa dovrei fare per ricevere il battesimo’?
– Istruirti nella cristiana religione, credere in Gesù Cristo vero Dio e vero
uomo. Fatto questo tu puoi ricevere il battesimo. – Quale vantaggio mi darà poi il battesimo`?
– Il battesimo ti scancella il peccato originale ed anche i peccati attuali, ti apre la strada a ricevere tutti gli altri sacramenti, ti fa insomma figliuolo di Dio ed erede del paradiso.
– Noi ebrei non possiamo salvarci’?
– No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi senza credere in Lui.
– Se mia madre viene a sapere che io voglio farmi cristiano, guai a me!
– Non temere, Dio e padrone dei cuori e se egli ti chiama a farti cristiano,
farà in modo che tua madre si contenterà o provvederà in qualche modo per
l’anima tua.
– Ma tu che mi vuoi tanto bene, se fossi al mio posto, che faresti?
– Comincerei ad istruirmi nella cristiana religione, intanto Dio aprirà la via a quanto si dovrà fare in avvenire. A questo scopo prendi il piccolo catechismo e comincia a studiarlo. Prega Dio che ti illumini e che ti faccia conoscere la verità.

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Da quel giorno cominciò ad essere affezionato alla fede cristiana. Veniva al caffè e fatta appena una partita al bigliardo cercava tosto di me per discorrere di religione e del catechismo. Nello spazio di pochi mesi apprese a fare il segno della S. Croce, il Pater, Ave Maria, Credo ed altre verità principali della fede. Egli ne era contentissimo ed ogni giorno diventava migliore nel parlare e nell’operare.

mercoledì 27 gennaio 2016

"La Santa Messa ci protegge dalle brutture del mondo e dal flagello dell’eresia, e soprattutto protegge il SS. Corpo e il Preziosissimo Sangue del Nostro Redentore".

 
http://www.papapioxii.it/wp-content/uploads/2014/11/celebra-messa-di-mezzanotte-Natale.jpg
 Il Cielo ci protegge attraverso la Santa Messa

di Juan Manuel Rodriguez de la Rosa
traduzione, con adattamenti, a cura di Ilaria Pisa

La Chiesa dei primi tempi dovette fronteggiare il paganesimo, allora maggioritario, e lo scontro fu inevitabile, dal momento che il Cristianesimo proveniva dal Cielo, mentre il paganesimo era tutto mondano. Benché sconfitto, esso non scomparve del tutto e – grazie all’azione del Nemico – entrò nella Chiesa sotto forma di eresia.
L’eresia era un principio nuovo, foriero di divisione, scaturito dalla “scelta” (donde l’etimo) che alcuni fecero: mentre i Cristiani infatti accettano l’intero depositum fidei, gli eretici scelsero le verità che preferivano, per confezionare una religione “confortevole” a propria misura. L’eresia nacque da ciò, e se il Cattolicesimo spingeva all’universale, essa frammentava nel particolare.
La Riforma protestante, eretica per eccellenza, portò alla più traumatica frattura dell’universalità cattolica, frattura che fu anche geografica e politica e condusse a sottomettere lo spirituale al temporale [cuius regio, eius et religio].
La liturgia cattolica, che esprime la fede della Chiesa – soprattutto nel Santo Sacrificio della Messa, che rende presente il Mysterium fidei, il più sacro della fede cattolica, la luce abbacinante che inonda la Chiesa e il mondo tutto – ha resistito alla Riforma mantenendo la sua unità e la sua universalità: ha retto alle spinte centrifughe e particolaristiche, perché rappresenta la reale universalità della Chiesa, unità di fede, di dogmi, di sacramenti…

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La Messa [tridentina] è come un muro a tenuta stagna, che mantiene intatta la fede, la Parola vivente di Dio, che costantemente ci parla, rendendo sempre presente la realtà del Calvario, della Santa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. E’ per tale motivo che tutto, nella Messa, è meditato, pulito, attento, misurato, controllato e bellissimo; non v’è spazio per l’improvvisazione, per volgarità, estrosità, sensualità, bruttezza. Questo muro inoppugnabile ci protegge dall’eresia, dalla perversione della fede cattolica nei liquami del mondo, un mondo abbandonato ad istinti ferali. La Santa Messa ci protegge dalle brutture del mondo e dal flagello dell’eresia, e soprattutto protegge il SS. Corpo e il Preziosissimo Sangue del Nostro Redentore.
E’ il Cielo, il Paradiso a proteggerci in ogni Messa [tridentina]. L’Eterno Padre, l’Agnello di Dio, lo Spirito Santo, l’Immacolata Concezione e tutta la Corte celeste assistono alla Santo Sacrificio dell’Agnus Dei. Le grazie di questo Sacrificio sono così inimmaginabili, così ineffabili, ma così reali da lasciare l’anima quasi tramortita; l’anima è come “ferita” dai frutti del Sacrificio, al punto che la ferita non può essere curata se non alla Messa successiva, in cui però diventa vieppiù profonda, fino a che l’anima capisce che la sua vita è la Santa Messa stessa. La Santa Messa è la luce inestinguibile che illumina il cammino della fede che porta alla patria celeste.
La Santa Messa ha sempre indispettito i nemici interni ed esterni alla Chiesa, semplicemente perché è la medicina per il malato. La Verità è così luminosa che il suo bagliore acceca chi si rifiuta di riconoscerla.

domenica 24 gennaio 2016

LA SODOMA E GOMORRA VATICANOSECONDISTA NON DIFENDE NE FAMIGLIA (SECONDO I PIANI DI DIO) NE I BAMBINI CHE VERRANNO ADOTTATI DAI SATANASSI OMOSESSUALI...

(Lv 18, 22 e 29): «Non accoppiarti con un maschio come si fà con la donna: è cosa abominevole […]. Tutti quelli che commetteranno tali azioni abominevoli, verranno sterminati di mezzo al popolo»

(Lv 20,13): «Se un maschio giace con un altro maschio come si fà con la donna, entrambi hanno commesso un abominio:vengano messi a morte, e il loro sangue ricada su di loro» .

Romani 1,24-28 24 Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sì da vituperare i loro corpi tra loro stessi.Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.  Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura.  Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento. E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti 

iglesia catolica canadiense gay

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LA CONDANNA DEI PADRI E DEI DOTTORI DELLA CHIESA
Sant’Agostino: «I delitti compiuti dai sodomiti devono essere condannati ovunque e sempre»
Fin dalle origini, la Chiesa, facendo eco alla maledizione delle Sacre Scritture, ha condannato la pratica omosessuale per bocca dei santi Padri, scrittori ecclesiastici antichi riconosciuti come testimoni della Tradizione Divina. Fra i primi a pronunciarsi, fu il sommo Sant’Agostino (354 430), Vescovo d’Ippona e Dottore della Chiesa: «I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata».

l San Gregorio Magno: «Era giusto che i sodomiti perissero per mezzo del fuoco e dello zolfo»
San Gregorio I Papa (540-604), detto «Magno», Dottore della Chiesa, ravvisa nello zolfo, che si rovesciò su Sodoma il peccato della carne degli omosessuali. «Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal. Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l’onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso».

l San Giovanni Crisostomo: la passione omosessuale è diabolica
Il Padre della Chiesa che condannò con maggior frequenza l’abuso contro natura fu San Giovanni Crisostomo (344-407), Patriarca di Costantinopoli e Dottore della Chiesa, di cui riportiamo passi di un’omelia di commento all’Epistola di San Paolo ai Romani: «Le passioni sono tutte disonorevoli, perché l’anima viene più danneggiata e degradata dai peccati di quanto il corpo lo venga dalle malattie; ma la peggiore fra tutte le passioni è la bramosia fra maschi […]. I peccati contro natura sono più difficili e meno remunerativi, tanto che non si può nemmeno affermare che essi procurino piacere, perché il vero piacere è solo quello che si accorda con la natura. Ma quando Dio ha abbandonato qualcuno, tutto è invertito! Perciò non solo le loro (degli omosessuali; N.d.R.) passioni sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche […]. Perciò io ti dico che costoro sono anche peggiori degli omicidi, e che sarebbe meglio morire che vivere disonorati in questo modo. L’omicida separa solo l’anima dal corpo, mentre costoro distruggono l’anima all’interno del corpo. Qualsiasi peccato tu nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo, preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottostarvi. Non c’è nulla, assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità».

Domínica in Septuagésima - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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EPISTOLA Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Corínthios, I, 9, 24-27; 10, 1-5 
 
Fratres: Nescítis quod ii qui in stádio cúrrunt, omnes quídem currunt, sed unus áccipit bravíum? Sic cúrrite, ut comprehendátis. Omnes áutem qui in agóne conténdit, ab ómnibus se ábstinet: et illi quídem ut corruptíbilem corónam accípiant; nos áutem incorrúptam. Ego ígitur sic curro, non quasi in incértum: sic pugno, non quasi áërem vérberans: sed castígo corpus meum, et in servitútem rédigo: ne forte cum áliis prædicáverim, ipse réprobus effíciar. Nolo enim vos ignoráre, fratres, quóniam patres nostri omnes sub nube fuérunt, et omnes mare transiérunt, et omnes in Móyse baptizáti sunt in nube, et in mari: et omnes eámdem escam spiritálem manducavérunt, et omnes eúmdem potum spiritálem bibérunt: (bibébant áutem de spiritáli, consequénte eos, petra: petra áutem erat Christus): sed non in plúribus eórum beneplácitum est Deo.
M. - Deo grátias.
 
 
Fratelli: Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato. Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.
M. - Deo grátias. 

sabato 23 gennaio 2016

LA VELATA CENSURA DELLA BOLLA DI PAPA PAOLO IV "CUM EX APOSTOLATUS OFFICIO"....

IL «MYSTERIUM INIQUITATIS» CHE ERESSE L’«ALTRA ROMA»

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https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaP5Z4EjHp4fFq4mlgvLxm7OuNKTkhzr5oIGvMmnjCxBD_LHW038kz44a9fhRLca5Rwr7pQpsfFrBXOCxlcMj52vMvCuTPQNdKwBQk_MuDgHw5_9-jbgph2S0OXNYImlkVDfOvj7ZwqOE/s640/Bolla-Paolo-IV_Canon3_ITA.jpg


...Pertanto, a nessun uomo sia lecito infrangere questo foglio di nostra approvazione, innovazione, sanzione, statuto, derogazione, volontà e decreto, né contraddirlo con temeraria audacia.
Che se qualcuno avesse la presunzione d’attentarvisi, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli Pietro e Paolo.

Data a Roma, in San Pietro, nell’anno 1559 dall’Incarnazione del Signore, il giorno 15 marzo, IV anno del Nostro Pontificato.
 
† Io Paolo
Vescovo della Chiesa Cattolica
 
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L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

Poiché il «Mistero d’iniquità» – alla base della crisi cattolica – era già quello di cui parlava San Paolo, in atto dai tempi apostolici, la lotta contro le sue trame risale alla nascita della Chiesa. È la lotta di difesa della Fede contro cui si scaglia da sempre il Nemico di Dio e degli uomini con ogni mezzo.
Quale è il primo obiettivo dei nemici di Gesù Cristo e della sua Chiesa?
Il Tridentino dichiara a tal rispetto: “Il Simbolo della Fede è il principio cui quanti confessano la Fede in Cristo convengono necessariamente; è il fondamento fermo e unico, contro il quale le porte dell’inferno non prevarranno”.
La Fede è il fondamento indistruttibile della Chiesa e rimarrà, certamente, intatta; ma, in un certo momento storico, rimarrà salda soltanto in un «resto» al margine delle grandi strutture ufficiali. Perciò la domanda di Gesù: “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà sulla Terra, troverà ancora la Fede?” (Lc 18, 8).
Il Signore pone questa domanda sapendo di aver istituito nella Chiesa un capo per rappresentarLo confermando la Fede. Quindi, sembra chiaro che la Fede può non essere confermata alla fine per mancanza di questo suo Vicario.
Una volta perso il Capo, così come descritto in Daniele, Matteo e Marco (chi ha letto avrà prestato attenzione!), quelli del piccolo resto, riusciranno ancora a conservare la Fede? È il dilemma del nostro tempo, riguardante il sommo danno della vacanza nella Sede Pontificale.
Questo danno, il più grave per la protezione della Fede, è dovuto all’azione del nemico infiltrato nel «Luogo santo», il «Mistero d’iniquità» che avrebbe potuto
essere affrontato applicando le misure cautelari prescritte nella legge della Chiesa. Questa, essendo perfetta, ha leggi per ogni evenienza, ma poiché deve essere applicata proprio dagli uomini di Chiesa, può non essere raggirata.
La Bolla «Cum ex» di Paolo IV, fu emanata proprio per ricordare quanto è alla base dell’autorità nella Chiesa: la Fede, per cui per esercitarla è condizione che il chierico la professi, prima e dopo. Ma proprio questa realtà basilare è stata avversata, per impedire ai fedeli di ricorrere alla legge fondata sulla Fede: “tanto da ingannare, se possibile, anche gli eletti” (Mt 24-24)

Vicissitudini della Costituzione Apostolica di Papa Paolo IV
Pur conoscendo quali fossero le condizioni speciali della congiuntura storica che esigeva questa legge per evitare allora la rovina della Chiesa, Paolo IV prevedeva con la massima prudenza, la sua applicazione in ogni tempo.
Quindi, provvede a porre quanti argini possibili a qualsiasi nuova situazione venutasi a creare dentro la Chiesa, cercando di provvedere secondo quanto già scritto nei Sacri Testi, quanto poteva avvenire una volta che i nemici avessero riorganizzato le file per i tempi finali come quelli odierni, che nomina – Abominazione della Desolazione. Lo stesso fa San Pio V.
Nella sua legge, offre e prescrive ai suoi successori le misure adeguate per scongiurarla. È il piano globale d’azione: la cacciata delle volpi intenzionate a distruggere la «Vigna del Signore», e l’allontanamento dei lupi dal gregge.

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«Con delle misure generali, si rende impossibile a degli eterodossi la loro infiltrazione nella Gerarchia ecclesiastica d’ogni grado, tanto di “volpi” – teologi, esegeti, parroci e sacerdoti in genere tra i giovani del gregge di Cristo – quanto ai “lupi”, tra quelli della classe episcopale. E poi all’Archi-lupo elevato a sommo Pastore, di cui fa menzione molto speciale dall’inizio nella Bolla.

domenica 17 gennaio 2016

Domínica secunda post Epiphaníam - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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ORATIO
Orémus.

Omnípotens sempitérne Deus, qui coeléstia simul et terréna moderáris: supplicatiónes pópuli tui cleménter exáudi; et pacem tuam nostris concéde tempóribus. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno, che governi cielo e terra, esaudisci clemente le preghiere del tuo popolo e concedi ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Romános.

Rom 12:6-16
Fratres: Habéntes donatiónes secúndum grátiam, quæ data est nobis, differéntes: sive prophétiam secúndum ratiónem fídei, sive ministérium in ministrándo, sive qui docet in doctrína, qui exhortátur in exhortándo, qui tríbuit in simplicitáte, qui præest in sollicitúdine, qui miserétur in hilaritáte. Diléctio sine simulatióne. Odiéntes malum, adhæréntes bono: Caritáte fraternitátis ínvicem diligéntes: Honóre ínvicem præveniéntes: Sollicitúdine non pigri: Spíritu fervéntes: Dómino serviéntes: Spe gaudéntes: In tribulatióne patiéntes: Oratióni instántes: Necessitátibus sanctórum communicántes: Hospitalitátem sectántes. Benedícite persequéntibus vos: benedícite, et nolíte maledícere. Gaudére cum gaudéntibus, flere cum fléntibus: Idípsum ínvicem sentiéntes: Non alta sapiéntes, sed humílibus consentiéntes.

mercoledì 13 gennaio 2016

LETTERA ENCICLICA SATIS COGNITUM DEL SOMMO PONTEFICE LEONE XIII....

LETTERA ENCICLICA
SATIS COGNITUM

DEL SOMMO PONTEFICE
LEONE XIII
SULLA UNITÀ DELLA
CHIESA



Ai Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e agli altri Ordinari locali che hanno pace e comunione con la Sede Apostolica.
Il Papa Leone XIII. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Vi è abbastanza noto che una parte non piccola dei Nostri pensieri e delle Nostre cure è rivolta a far sì che i traviati ritornino all’ovile del sommo pastore delle anime, Gesù Cristo. Tenendo presente questo, credemmo opportuno, con consiglio e propositi salutari, che gioverebbe non poco descrivere l’immagine e i lineamenti della Chiesa, fra i quali è degnissima di speciale considerazione l’unità, che il divino autore le impresse per l’eternità come insegna di verità e di assoluto valore. L’innata bellezza della Chiesa deve impressionare molto gli animi di chi la contempla; e non è lontano dal vero che con la contemplazione di essa possa essere rimossa l’ignoranza o possano essere sanate le false e preconcette opinioni, specialmente di coloro che sono in errore senza loro colpa, ché anzi può destarsi negli uomini un amore verso la Chiesa simile alla carità, con la quale Gesù Cristo, redimendola col suo sangue divino, la fece sua sposa: “Cristo ha amato la Chiesa, e per essa ha dato se stesso”(Ef 5,25). A quanti faranno ritorno all’amantissima madre, finora non bene conosciuta, o malamente abbandonata, se non è necessario che questo ritorno costi loro del sangue (che peraltro fu il prezzo con il quale Cristo la conquistò) ma qualche fatica o molestia, molto più lieve a sopportarsi, questo almeno sia loro chiaro e palese: che tale peso non è imposto ad essi dalla volontà dell’uomo, ma da un volere e comando divini. Conseguentemente, mediante la grazia celeste, facilmente conosceranno la verità della sua divina affermazione: “Il mio giogo è soave e il mio peso è leggero” (Mt 11,30). Per questo, avendo riposto grandissima speranza nel “Padre dei lumi”, da cui discende “ogni bel dono ed ogni regalo perfetto” (Gc 1,17), di tutto cuore lo supplichiamo, affinché egli, che solo “fa crescere” (1Cor 3,6), voglia benignamente concederci la forza di persuadere. 

Benché Dio possa da solo, con le sue facoltà, compiere tutte le cose che vengono compiute dalle nature create, tuttavia volle con benigna provvidenziale decisione, servirsi degli uomini per aiutare gli uomini; e come nell’ordine delle cose naturali si serve dell’opera e del contributo degli uomini per conferire alle cose la debita perfezione, così pure si comporta — nelle cose che superano il limite naturale — allo scopo di dare all’uomo la santità e la salvezza. Ora è chiaro che tra gli uomini non vi può essere comunicazione di sorta se non attraverso le cose esterne e sensibili. Per tale motivo il Figlio di Dio assunse la natura umana e “pur essendo di natura divina... spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini”(Fil 2,6-7); così, operando sulla terra, parlando direttamente, insegnò agli uomini la sua dottrina e i precetti della sua legge.
E poiché conveniva che la sua divina missione fosse perenne, egli riunì intorno a sé alcuni discepoli della sua dottrina, e li fece partecipi del suo potere; e avendo su di essi chiamato dal cielo “lo Spirito di verità”, comandò loro di percorrere tutta la terra, predicando fedelmente a tutte le genti quanto egli aveva insegnato e comandato, affinché il genere umano, professando la sua dottrina e ubbidendo alle sue leggi, potesse conseguire la santità in terra e la felicità eterna nel cielo. 

mercoledì 6 gennaio 2016

IL MACCELLAIO DELLA FEDE CATTOLICA BERGOGLIO PROMUOVE PUBBLICAMENTE L'ERESIA...

 
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 Potrà sembrare che questi pancristiani, tutti occupati nell’unire le chiese, tendano al fine nobilissimo di fomentare la carità fra tutti i cristiani; ma come mai potrebbe la carità riuscire in danno della fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù che sempre soleva inculcare ai discepoli il nuovo comandamento: « Amatevi l’un l’altro »), ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: « Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno » [II Ioann., 10.]. Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede.

Pio XI nella “MORTALIUM ANIMOS


“Contro la dottrina delle sacre Lettere della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare “essere ottima la condizione della società nella quale non si riconosce nell’Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace”. Con tale idea di governo sociale, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l’opinione sommamente dannosa per la Chiesa cattolica e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata delirio , cioè “la libertà di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo che si deve proclamare e stabilire per legge in ogni ben ordinata società ed i cittadini avere diritto ad una totale libertà che non deve essere ristretta da nessuna autorità ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera”. E mentre affermano ciò temerariamente, non pensano e non considerano che essi predicano “la libertà della perdizione” , e che “se in nome delle umane convinzioni sia sempre libero il diritto di disputare, non potranno mai mancare coloro che osano resistere alla verità e confidano nella loquacità della sapienza umana, mentre la fede e la sapienza cristiane debbono evitare questa nociva vanità, in linea con la stessa istituzione del Signor Nostro Gesù Cristo””
Papa Pio IX, l’8 dicembre del 1964, nella Quanta cura [25]

In Epiphania Dómini - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati vaticanosecondisti...

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 ORÁTIO
Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum géntibus stella duce revelásti: concéde propítius, ut, qui iam te ex fide cognóvimus, usque ad contemplándam spéciem tuæ celsitúdinis perducámur. Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum. 
M. - Amen.

O Dio, che oggi rivelasti alle genti il tuo Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che, dopo averti conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplare lo splendore della tua maestà. Per lo stesso Signore nostro Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. - Amen. 

EPISTOLA

Léctio Isaíæ Prophétæ, 60, 1-6  


Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,  la gloria del Signore brilla sopra di te.  Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni;  ma su di te risplende il Signore,  la sua gloria appare su di te.  Cammineranno i popoli alla tua luce,  i re allo splendore del tuo sorgere.  Alza gli occhi intorno e guarda:  tutti costoro si sono radunati, vengono a te.  I tuoi figli vengono da lontano,  le tue figlie sono portate in braccio.  A quella vista sarai raggiante,  palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,  perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,  verranno a te i beni dei popoli.  Uno stuolo di cammelli ti invaderà,  dromedari di Madian e di Efa,  tutti verranno da Saba, portando oro e incenso  e proclamando le glorie del Signore.
M. - Deo grátias.

Surge, illumináre, Ierúsalem: quia venit lumen tuum, et glória Dómini super te orta est. Quia ecce ténebræ opérient terram, et calígo pópulos: super te áutem oriétur Dóminus, et glória eius in te vidébitur. Et ambulábunt gentes in lúmine tuo, et reges in splendóre ortus tui. Leva in circúitu óculos tuos, et vide: omnes isti congregáti sunt, venérunt tibi: fílii tui de longe vénient, et fíliæ tuæ de látere surgent. Tunc vidébis, et áfflues, mirábitur et dilatábitur cor tuum, quando convérsa fúerit ad te multitúdo maris, fortitúdo géntium vénerit tibi. Inundátio camelórum opériet te, dromedárii Mádian et Epha: omnes de Saba vénient, áurum et thus deferéntes et láudem Dómino annuntiántes.
M. - Deo grátias.

GRADUALE 

Is. 60, 6 et 1 - Omnes de Saba vénient, áurum et thus deferéntes et láudem Dómino annuntiántes. Surge, et illumináre, Ierúsalem: quia glória Dómini super te orta est.
Isaia 60, 6 e 1 - Verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore. Sorgi, o Gerusalemme, e sii raggiante: poiché la gloria del Signore è spuntata sopra di te.

" Come sarebbe possibile farlo nella pratica, restando veritieri e quindi evitando la schizofrenia? L’unica scelta è quella di aderire ad una forma eretica di ‘cattolicesimo neomarrano’, furbesco ed opportunista".

Fonte: Cattolicesimo.com
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Pubblichiamo una risposta di un fedele all’editoriale del bollettino “Radicati nella Fede”, novembre 2015, della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola, “dove si celebra la messa tradizionale” (sic). Il testo originale si può rinvenire sul sito del bollettino.
Occorre evitare due estremi letali per la fede: l’“autoritarismo” o “obbedientismo” da un lato e il “sedevacantismo” dall’altro: entrambi portano a lungo andare all’ateismo, alla perdita della fede. Il primo fa stare dentro la Chiesa con una falsa obbedienza che non salvaguarda il Vangelo e i sacramenti; il secondo fa cercare una falsa chiesa alternativa; entrambi questi errori partono da una visione troppo umana della Chiesa, mancano entrambi di visione soprannaturale. Occorre essere autenticamente tradizionali: il tradizionale sta di fronte a Dio, custodendo con amore il tesoro della Chiesa; il sedevacantista, che si inventa un’altra chiesa o non sa più dove essa sia, sta di fronte a se stesso utilizzando le cose ricevute da Dio.
Se obbedire alla legittima autorità e ammettere la possibilità della sede vacante fossero in astratto ‘errori letali‘ e non conclusioni necessarie, gli unici ad essere ‘fedeli‘ sarebbero proprio coloro che ritengono se stessi regola prossima di una ‘fede’ autistica. In pratica il sedicente ‘tradizionale con visione soprannaturale’ si illude di stare, lui sì, saldo in una ‘chiesa’ volubile che è realmente tutta frutto della sua immaginazione, in cui vuole decidere quando e come essere in comunione di fede e governo con Essa. Siamo alla ‘autochiesa’ ossia ad una forma di onanismo mistico rassicurante quanto fuorviante.
Sempre père Calmel parla, con accenti commossi, dei veri cristiani, dei cristiani secondo la Tradizione, che custodiscono la fede amando immensamente la Chiesa: ‘Questi cristiani, che custodiscono la Tradizione senza nulla concedere alla rivoluzione, desiderano ardentemente, per essere pienamente figli della Chiesa, che la loro fedeltà sia penetrata di umiltà e di fervore; non amano né il settarismo, né l’ostentazione. Al loro posto, che è modesto e a stento tollerato, cercano di custodire ciò che la Chiesa ha trasmesso loro, ben sicuri che essa non lo ha revocato, e si sforzano, nel custodirlo, di salvaguardare lo spirito di ciò che custodiscono’ (R. T. Calmel, op. cit., pag. 101).
Evidentemente Padre Calmel non considerava proveniente dalla Chiesa l’azione di coloro che invece hanno revocato il depositum fidei, altrimenti sarebbe stato il ‘normalista’ che non fu.

sabato 2 gennaio 2016

SS.MI NOMINIS IESU - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati vaticanosecondisti...

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 EPISTOLA

Léctio Actuum Apostolórum, 4, 8-12


In diébus illis: Petrus, replétus Spíritu Sancto, dixit: Príncipes pópuli et senióres, audíte: Si nos hódie diiudicámur in benefácto hóminis infírmi, in quo iste salvus factus est, notum sit ómnibus vobis, et omni plebi Israël: quia in nómine Dómini nostri Iesu Christi Nazaréni, quem vos crucifixístis, quem Deus suscitávit a mórtuis, in hoc iste astat coram vobis sanus. Hic est lapis, qui reprobátus est a vobis ædificántibus: qui factus est in caput ánguli: et non est in álio áliquo salus. Nec enim áliud nomen est sub coelo datum homínibus, in quo opórteat nos salvos fíeri.
M. - Deo grátias.

Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
M. - Deo grátias

GRADUALE

Ps. 105, 47 - Salvos fac nos, Dómine, Deus noster, et cóngrega nos de natiónibus: ut confiteámur nómini sancto tuo, et gloriémur in glória tua. Is. 63, 16 - Tu, Dómine, pater noster, et redémptor noster: a sæculo nomen tuum.
Sal. 105, 47 - Salvaci, o Signore, Dio nostro, e raccoglici di mezzo alle nazioni: affinché celebriamo il tuo santo Nome e ci gloriamo della tua gloria. Isaia, 63, 16 - Tu, o Signore, Padre nostro e Redentore nostro: dall’eternità è il tuo Nome.

Sant'Agostino d'Ippona - SERMONE XXVIII. Della Natività del Signore...

 Fonte: Progetto Barruel...

Sant'Agostino d'Ippona

Da: Collezione di Sacri Oratori latini t. I - Sermoni di S. Agostino volgarizzati da Mons. Galeazzo Florimonte Firenze 1832.

SERMONE XXVIII.

Della Natività del Signore.

Nella seconda Domenica dell'Avvento; della Natività del Signore, e del prepararsi alla Comunione.

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Questa santa, desiderabile, gloriosa, e singolare solennità, fratelli carissimi, cioè la Natività di nostro Signore, avendo noi a celebrare devotamente; con l'aiuto suo, e con tutte le forze nostre ci dobbiamo disporre, e con diligenza cercare per tutti i nascondigli dell'anima nostra, che non ci rimanga qualche peccato occulto, il qual possa confondere la coscienza nostra, e dispiacere agli occhi della Maestà divina. Conciossiachè, quantunque Cristo Signor nostro dopo la divina sua passione sia risuscitato ed asceso in cielo, nondimeno risguarda come è da credere, e considera minutamente i suoi servi fedeli, come ciascun d'essi senza superbia, senz'ira, ed odio, senza invidia, senza avarizia si studi prepararsi a celebrare, ed onorare questa santa Natività. E secondo troverà ciascun d'essi adornato di santi costumi, così dispenserà a lui la grazia della misericordia sua. Perchè se 'l vedrà vestito della preziosa veste di carità, ed adornato delle gemme della giustizia, e della misericordia, casto, umile, misericordioso, benigno, e sobrio; se tale lo conoscerà, il corpo e sangue suo non a giudicio ma a rimedio gli concederà di prendere per mano de' sacerdoti ministri di quel sacramento.

 Ma se ne vedrà alcuno adultero, ubbriaco, avaro, superbo, dubito non gli dica quello che è scritto nell'Evangelio: Amico, come sei tu entrato qua, non avendo la veste delle nozze? E quel che leggesi appresso: legategli le mani, e i piedi, e gittatelo nelle tenebre esteriori, dove è pianto e stridor di denti. Ecco qual sentenza aspetta contra di sè colui che senza il rimedio della penitenza, e macchiato di brutture di peccati, viene a celebrare la santa festa della Natività. Nel nascimento del Signore, fratelli carissimi, quasi nelle nozze spirituali alla Chiesa sposa sua è aggiunto Cristo. Allora è nata la verità alla terra, allora scese la giustizia dal cielo, allora uscì lo sposo del talamo suo, cioè il Verbo d'Iddio dal ventre virginale, camminò con la Chiesa sua sposa, cioè prese umana carne. Ora a queste santissime nozze invitati, essendo per entrare nel convito del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo, considerate con che maniera di panni avete a vestirvi. Per tanto, fratelli carissimi, con l'aiuto d'Iddio facciamo netti e mondi i cuori insieme ed i corpi nostri, acciocchè quel celeste padrone del convito, che ne ha chiamati, non trovi nella persona, e nella coscienza nostra macchia alcuna sucida e brutta, niente che offenda gli occhi della sua divina maestà. Questo ch'io dico, fratelli, non lo dovete pigliare così come di passata, ma lo dovete considerare con gran tremore. Noi siamo invitati a tal maniera di nozze, che faremo l'ufficio nostro, e ognun di noi sarà la sposa. Consideriamo bene a quanto preziose nozze, a quanto degnissimo sposo siamo chiamati. Noi siamo invitati a una tal mensa, nella quale non si porta cibo umano, ma pane d'Angioli.

 Per tanto bisogna guardar molto bene che dentro l'anima nostra, dove dovremmo stare adornati delle gemme dell'opere buone, non siamo vestiti di sozzi e puzzolenti panni vecchi di vizii, e di peccati, sicchè quando quei, che sono stati diligenti a farsi netti, compariranno innanzi al Signore ornati e lucenti di castità, quei che non se ne sono curati, sieno veduti sozzi e imbrattati di lussurie. Pertanto, figliuoli, quando ci sopravviene la festa della Natività del Signore, o altra solenne, come più volte vi ho detto, molti giorni avanti vi dovete guardare non solamente dall'infelice, e nefando commercio delle concubine, ma dalle proprie mogli astenere, e non solamente dai vizii della libidine, ma dagli altri peccati ancora, com'è dall'ira, dalla gola, e simili, e le passate colpe ricompensare con le limosine, e con la penitenza. Non alberghi nel cuor vostro pur un minimo odio contra chi si sia; e quel che la vanità vostra soleva struggere e dissipare con la pompa, o gola, cominci ora a ricompensare la giustizia con l'aiuto de' poveri; e quel che la lussuria, e la gola ha dissipato nel mondo, la religione e la carità lo rimetta in cielo. E benchè d'ogni tempo sia bene e necessario il far delle limosine, nondimeno in questa solennità e gran feste dobbiamo sforzare più del solito la nostra possibilità a dare a' poveri. Chiamiamo i poveri ai nostri conviti, perchè non è onesto che nella celebrità, che appartiene al Signore di tutti, alcuni s'imbriachino e sieno satolli, e gli altri non possano saziar la fame.