Per la maggior Gloria di Nostro Signore cerchiamo persone disponibili ad eventuali Traduzioni da altre lingue verso l'Italiano. per chi si rendesse disponibile puo' scrivere all'indirizzo Mail: cruccasgianluca@gmail.com
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domenica 30 novembre 2014

“Dalla Croce, l’Eterno Sacerdote guarda il suo Vicario e gli accorda ciò che egli gli presenta con fervida preghiera”.

L’Eucaristia
Finché sui campi del nostro globo spunterà una spiga di grano e penderà un grappolo d’uva, e un sacerdote salirà pensoso del sacrificio l’altare, l’Ospite divino sarà con noi; e il credente curverà nella fede la mente e il ginocchio innanzi a un’Ostia consacrata, come all’ultima cena gli apostoli nel pane e nel vino consacrato che il Salvatore dava loro dicendo: Questo è il mio corpo; Questo è il mio sangue; adorarono Cristo, il Maestro divino con quella pura e alta fede che crede ai portenti della sua parola, e di cui si sostanzia l’interna adorazione, fede senza la quale è vano segno il piegare di un ginocchio. Da quell’ora del Cenacolo cominciarono i secoli del Dio dell’Eucaristia; il giro del sole ne illuminò i passi con le sue aurore e i suoi tramonti; le scavate viscere della terra lo accolsero salmodiando; negli eremi, nei cenobii, nelle basiliche, sotto gli aerei pinnacoli s’inchinarono a lui pastori e popoli, principi ed eserciti. Nelle sue conquiste si avanzava coi suoi araldi e sacerdoti oltre í mari e gli oceani, e dall’Oriente all’Occidente, da un polo all’altro il Redentore ormai pianta ogni dì i suoi tabernacoli, perseverando contro l’ingratitudine degli uomini in trovare le sue delizie a stare con essi, solo bramoso di effondere a loro salvezza i tesori delle sue grazie e della sua magnificenza.
(28 aprile 1939)

«Il Sacrificio Divino è proprio il momento in cui
il Padre Eterno non può rifiutare nulla,
ed io lo utilizzo il meglio possibile»

«Alle sette, Pio XII si dirige verso la cappella; si inginocchia sul grande inginocchiatoio, ove la sua figura appare ancora più slanciata, e si prepara al Sacrificio divino. Si dirige quindi all’altare e indossa i paramenti sacri. Egli pronuncia così chiaramente le preghiere di rito che ogni sillaba è facilmente comprensibile e al tempo stesso non è detta troppo forte da recare disturbo. Iniziano le preghiere dell’Introitus. Inchinato profondamente e mettendo in ogni parola la sua anima, egli recita mentalmente il Confiteor.
Quindi apre le braccia, solleva gli occhi e il volto verso il grande Crocefisso d’avorio particolarmente adatto a Pio XII. In medio Ecclesiae aperuit os eius: et implevit eum. L’Epistola, il Graduale, il Vangelo acquistavano, pronunciati dal Santo Padre, una speciale solennità. Sursum corda! Segue il Prefazio. Può questa essere recitata in maniera più bella e commovente? Quindi, un momento di silenzio.

Il Santo Padre ricorda tutti colore che si sono affidati a lui e contano sulla sua preghiera: prega per tutti i suoi figli sparsi nel vasto mondo. Un giorno gli chiesi perché il suo Memento durasse sempre tanto. Mi rispose: «Mi chiedono continuamente preghiere: il Sacrificio Divino è proprio il momento in cui il Padre Eterno non può rifiutare nulla, ed io lo utilizzo il meglio possibile».
La Messa si avvicina poi al punto culminante: pregando con serafico fervore e con grande passione, il Santo Padre pronuncia le parole della Consacrazione tanto piano, ma anche tanto scandite, tanto ardenti di fede e ricche di amore, che tutti i presenti sono come trascinati nel sacro prodigio. Dalla Croce, l’Eterno Sacerdote guarda il suo Vicario e gli accorda ciò che egli gli presenta con fervida preghiera. Di nuovo c’è una lunga pausa. Anche i cari defunti non sono dimenticati. La Santa Comunione è il momento dell’unione più intima con Colui che egli è chiamato a imitare e rappresentare in terra.
Quindi le braccia si aprono ancora una volta in un ampio abbraccio rivolto al Crocifisso e la benedizione del Vicario di Cristo scende non solo sui presenti, ma sul mondo intero».

[da Pascalina Lehnert, Pio XII. Il privilegio di servirlo]

sabato 29 novembre 2014

domenica 23 novembre 2014

“I vescovi consacrati in questo nuovo rito non possiedono il potere sacramentale dei veri vescovi, ed essi non possono consacrare validamente altri vescovi, né ordinare veri preti”.

Nel precedente articolo:
IMPORTANTE PRECISAZIONE SULLE CONSACRAZIONI NULLE EPISCOPALI CONCILIARI, CHE SPIEGHEREBBE PERCHE' GLI USURPATORI, e non sedenti, DICANO ERESIE IN QUESTIONI DI FEDE E MORALE...
si era ribadito chiaramente che le nuove Ordinazioni Episcopali Conciliari sono invalide inquanto gli assassini della fede hanno cambiato la “forma” e la “materia”  dell’ordinazione. Ora per continuare ad informare i fedeli Cattolici Tradizionali e fedeli non cattolici facenti parte della falsa Chiesa Conciliare proponiamo uno studio dettagliato del Reverendo don Cekada che contribuisce a chiarire ancor di più il gravissimo problema delle nuove ordinazioni episcopali. Ringraziamo per la Traduzione il nostro carissimo fratello nella fede cattolica Viero Romano…
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Ti saluto Gianluca, ecco il lavoro di don Cekada tradotto: il tema è straordinariamente importante poiché l'invalidità delle ordinazioni episcopali moderniste mostra con chiarezza quattro punti (secondo il mio modestissimo giudizio):
A) l'estrema (diabolica) radicalità e profondità dell'attacco eretico modernista/massonico che mirando, evidentemente, a snaturare la S. Chiesa, manipola, per così dire, il suo meccanismo genetico riproduttivo, cioè il santo rito di ordinazione per il conferimento dell'Episcopato: affinché non siano " prodotti " successori degli Apostoli ma "capi" mondani, sotto la diretta influenza del mondo e del suo principe.
B) La chiesa massonico/ ecumenista non è la Chiesa Cattolica; non solo dal punto di vista della S.Fede avendo essa abbracciato manifestatamente l'eresia, ma anche dal punto di vista giuridico, non essendovi più rispetto ad essa nessuna successione apostolica valida ( la "pipeline" è interrotta dal 1968). Questo sconvolgente fatto storico, a cui certamente il Signore non è estraneo, contribuisce ad individuare, anche con il dato giuridico, la VERA CHIESA CATTOLICA che è tutte quelle comunità e persone che possono godere , per grazia di Dio, della vera Fede Cattolica, di vero Sacerdozio cattolico e di veri Sacramenti. Cosicché questa Realtà distrugge qualsiasi (Ipo)Tesi filosofica(sofista) lasciando in piedi solo la vera dottrina cattolica, costituita dal Magistero Universale Ordinario e Straordinario Infallibile della S. Chiesa e la conseguente sana teologia.
C) Indietro non si torna, andiamo verso il Signore ! , non è questa una crisi come altre del passato, in cui a un certo punto finisce la crisi e si torna come prima:  il malvagio progredirà di male in peggio (quanto è peggiorata la realtà dal momento in cui don Cekada ha scritto questo elaborato ?): accecato andrà incontro all'ultimo giudizio. I laici che hanno usurpato, con un sacrilegio, una dignità istituita da Cristo per il suo gregge, sono già condannati al fuoco. Data la situazione i credenti, il Piccolo Gregge (la Santa Chiesa) dovrebbero fuggire da costoro e unirsi con i propri vescovi e preti per salvare quante più anime sia possibile, svolgendo il compito che Cristo ci ha affidato.
D) La Grande Apostasia (di cui la distruzione modernista dei Santi Ordini è il segreto sigillo) è un  grande inequivoco  segno dell'Apocalisse incombente di Nostro Signore Gesù: colui che tratteneva è stato tolto: l'uomo d'iniquità può manifestarsi.
Spero, caro Gianluca, che farai buon uso di questo testo prezioso e ancora, malgrado siano già passati anni, poco conosciuto. Padre Cekada, nel frattempo, ha scritto un altro testo per rispondere a ulteriori obiezioni. Spero di tradurre quanto prima anche quello e di inviartelo.  Come vedi don Cekada sotto la firma finale ha ricordato Mgr. Lefebvre. Questo nel 2006. Ma anche oggi troppi cattolici, mi sembra, si riferiscono a Mgr. Lefebvre in modo troppo acritico.  Per quel che ne so è pur vero che il Mgr. ha espresso diversi punti di vista molto contradditori sulla realtà dell'eresia modernista: dai più falsi ai più veri: purtroppo sono rimasti tutti insieme, i falsi e i veri, nella sua eredità spirituale. La risultante è forse zero ?  La Verità è assoluta chiarezza e credo, Gianluca, che è di questo che hanno bisogno, oggi, i cattolici di tutto il mondo. Verità prima di tutto. Cioè chiarezza. In Cristo.
Per la Santa Chiesa Cattolica con Cristo e mediante la intercessione e protezione di Maria SS  !
Viero
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" Assolutamente non valido e interamente inutile"
il rito della consacrazione episcopale del 1968
-Rev.Anthony Cekada
Negli anni 1960 dei cattolici turbati dai cambiamenti liturgici che seguirono Vaticano II avevano già cominciato ad agitarsi per sapere se i sacramenti conferiti nei riti riformati erano veramente validi.
Negli Stati Uniti, l'anno 1967 costituì a questo riguardo un momento forte, allorquando Patrick Henry Omlor pubblicò la prima edizione del suo studio," messa in dubbio della validità delle messe dette secondo il canone in lingua inglese", opera che, anche prima della promulgazione del Novus Ordo del 1969, aveva galvanizzato la resistenza cattolica, allora ancora minuscola.
Quando i " riformatori" modernisti rimaneggiarono gli altri Riti sacramentali - la Confermazione, la Penitenza e l'Estrema Unzione - i tradizionalisti misero ugualmente in questione la validità di questi sacramenti, facendo appello ai preti che dicevano la Messa tradizionale e che praticavano i Riti tradizionali dei Sacramenti.
Non ci fu che il Sacramento dei Santi Ordini rispetto al quale i tradizionalisti non sembrarono inquietarsi troppo. Certo, non c'erano affatto vocazioni. Ma per quanto poco numerosi fossero i laici che avevano assistito a una Ordinazione, e meno numerosi ancora quelli che sapevano ciò che assicura la validità di una ordinazione, il fatto di sapere come, o se effettivamente, i cambiamenti liturgici avessero compromesso la validità dei Santi Ordini, era un soggetto rimasto fuori dall'esame. Fu per caso (nel 1975-1976) nel corso del mio primo anno passato nel seminario della fraternità San Pio X a Econe in Svizzera, che io mi imbattei in questo problema.
Andai a domandare a Mgr. Lefebvre se degli amici conservatori del seminario dove io mi trovavo prima, avrebbero potuto collaborare con la fraternità una volta ordinati preti. Egli mi rispose che, sì, per principio, ma che essi avrebbero dovuto dapprima essere riordinati sotto condizione, poiché Paolo VI aveva cambiato il rito del sacramento dei Santi Ordini.
Monsignor Lefebvre spiegava che la nuova forma (la forma essenziale) del rito dell'ordinazione sacerdotale era dubbiosa a causa di una sola parola che era stata soppressa. E monsignore continuava: per ciò che riguardava la nuova forma della consacrazione episcopale, essa era completamente differente e dunque invalida.
Malgrado la gravità del problema, solo un piccolo numero di autori tradizionalisti analizzarono i riti di ordinazione post conciliari (1), anche se le messe San Pio V sotto indulto cominciavano a moltiplicarsi. E per di più queste messe erano celebrate da preti ordinati da vescovi consacrati con il nuovo rito, facenti parte di gruppi quali la Fraternità di S. Pietro. In effetti se i vescovi che avevano ordinato questi preti, erano stati invalidamente consacrati, i sacramenti amministrati da questi preti sarebbero stati a loro volta invalidi.
Dopo l'elezione di Benedetto XVI nel 2005 però, il problema si riaffacciò. Joseph cardinal Ratzinger, nominato arcivescovo e cardinale da Paolo VI, era stato in effetti consacrato con il nuovo rito il 25 maggio 1977. Egli era almeno, a parte la controversia sedevacantista, un vero vescovo?
Nel corso dell'estate 2005 un editore tradizionalista francese, le edizioni Saint Remi, pubblicò il primo volume di Rore Sanctifica (2) un libro-dossier completo di documentazione e commentari, sul rito della consacrazione episcopale promulgato da Paolo VI. Lo studio che presenta fianco a fianco nella sua pagina di copertina, le foto di Ratzinger e di Mgr. B. Fellay, superiore generale della FSSPX, concludeva per l'invalidità del nuovo rito.
1) il solo studio largamente diffuso nel mondo anglofono che io conosca, è quello di R. Coomaraswamy "il rito posta conciliari dei santi ordini", in Studies in Comparative Religion, 16.2-2. 2) Rore Sanctifica : "invalidità del rito di consacrazione episcopale Pontificalis Romani", ( Edition Saint-Rémy, 2 agosto 2005).www.rore-sanctifica.org
Questo libro attirò naturalmente l'attenzione dei superiori della FSSPX in Europa, impegnati allora in incontri con Benedetto XVI al fine di ottenere uno statuto speciale per la fraternità nella chiesa del Vaticano II. Come avrebbero potuto i superiori della FSSPX ricongiungere i tradizionalisti a un papa che avrebbe potuto essere neppure vescovo?
I domenicani d’Avrillé, Francia, un ordine religioso tradizionalista, nella sfera d'influenza della FSSPX, assunsero immediatamente il compito di tentare di produrre prove che dimostrassero in maniera convincente la validità del nuovo rito. Detto fatto! F. Pierre –Marie OP, pubblicò nel novembre 2005 un lungo articolo in favore di questa validità nel " Sel de la terre"(3), la rivista trimestrale di questi domenicani.
Thilo Stopka, vecchio seminarista della FSSPX in Europa, contestò le conclusioni del fr. Pierre- Marie e pubblicò a sua volta su Internet una gran parte di una ricerca approfondita per confutarli.
Nel frattempo The Angelus, pubblicazione ufficiale della FSSPX negli Stati Uniti, tradusse subito l'articolo di fr. Pierre-Marie in inglese, e lo pubblicò su due numeri successivi (dicembre 2005, gennaio 2006) sotto il titolo: "i motivi per cui il nuovo rito della consacrazione episcopale è valido ".
Io trovo ironico e particolarmente triste che un tale articolo sia potuto comparire su The Angelus. Nell'agosto 1977 avevo in effetti reso visita a un tradizionalista autentico nel Michigan del Nord, di nome Bill Hanna. Egli mi fece parte di una frase spesso pronunciata dal padre Carl
2) Sel de la Terre, n°54 (autunno 2005), 72-129. Che Pulvermacher, un cappuccino che collaborava con la FSSPX e che più tardi sarebbe stato il redattore capo di The Angelus: "una volta che non ci saranno più preti validamente ordinati, essi daranno il permesso di celebrare la messa latina".
Padre Carl, a quanto sembra, fu quasi profeta.
Nell'articolo pubblicato in The Angelus fr. Pierre-Marie avanzava l'argomento secondo il quale il rito della consacrazione episcopale di Paolo VI sarebbe stato valido poiché si serviva di preghiere di consacrazione episcopale che erano virtualmente le stesse di quelle che erano (a) state in uso nei riti orientali della chiesa cattolica, o (b) che sarebbero state in uso nella Chiesa antica.
Occorre notare che Paolo VI aveva avanzato le due stesse pretese allorquando aveva promulgato il nuovo rito della consacrazione episcopale nel 1968; ora, queste due pretese sono false; è dimostrabile.
È tremendo constatare che i superiori della FSSPX abbiano riciclato queste falsità al fine di vendere la validità di questo stesso rito ai laici tradizionalisti che non possono immaginare questo problema.
Al fine di stabilire questa argomentazione il p. Pierre -Marie presenta diverse tabelle che confrontano differenti testi latini. Le discuteremo in appendice.
La maggior parte dei lettori, come per il resto di questo articolo, ne saranno probabilmente assolutamente sconcertati. In effetti, benché il p. Pierre-Marie abbia annunciato la sua intenzione" di procedere secondo il metodo scolastico al fine di trattare il soggetto in maniera tanto rigorosa che possibile", mai giunge a centrarsi chiaramente sulle due questioni principali:
(1) quali sono i principi che la teologia cattolica applica al fine di determinare se una forma sacramentale è valida o invalida?
(2) come questi principi possono essere applicati al nuovo rito di consacrazione episcopale?
Noi risponderemo in questo scritto a queste due questioni, e noi tireremo le conclusioni appropriate. La nostra discussione potrà essere talvolta un poco tecnica - è per questo motivo che ne ho fornito un riassunto (parte 11ª) al quale il lettore potrà rapportarsi se vi sarà troppa perplessità riguardo a copti, maroniti, " tradizione di Ippolito" o al misterioso" spirito che fa i capi".
1) principi da applicare
in primo luogo, per i lettori laici, noi ricorderemo qualche principio applicato al fine di determinare se una forma sacramentale è valida.
Tali concetti non sono complicati.
(A) che cos'è la forma sacramentale?
Tutti noi abbiamo appreso al catechismo la definizione di sacramento:" un segno sensibile, istituito dal Cristo al fine di dare una grazia".
Il "segno sensibile" per definizione rinvia a ciò che noi vediamo e sentiamo durante la somministrazione del sacramento - il prete versa l'acqua sulla testa del neonato e pronuncia la formula" io ti battezzo etc…".
La teologia cattolica insegna che in ciascun sacramento questo segno sensibile comporta due elementi uniti simultaneamente l'uno all'altro:
La materia: una cosa o un'azione che i nostri sensi possono percepire (versare l'acqua, il pane il vino,etc),
la forma: le parole che sono recitate nel medesimo tempo e che producono allora l'effetto sacramentale (io ti battezzo… Questo è il mio corpo…etc)
ogni rito sacramentale, qual che sia il numero delle altre preghiere cerimonie che la chiesa ha prescritte a suo proposito, contiene almeno una frase che, le definizioni sia dei teologi sia del magistero della Chiesa, hanno definito come sua " forma sacramentale essenziale".
(B) omissione della forma
ogni cattolico sa a memoria e parola per parola almeno una forma sacramentale essenziale: "io ti battezzo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo".
Se nel corso di un battesimo, il prete dice tutte le altre preghiere e compie tutte le altre cerimonie, ma omette questa sola forma essenziale al momento in cui versa l'acqua, il sacramento è invalido (egli non "funziona"), la Grazia promessa da Cristo non è conferita e il bambino non è battezzato.
Tutto questo dovrebbe essere evidente.
(C) cambiamenti nella forma
si pone un'altra questione: cosa accade se le parole della forma sacramentale sono cambiate? In che cosa la validità ne è inficiata?

mercoledì 19 novembre 2014

“Combattiamo, combattiamo, figliuoli miei, e non abbiamo timore di niente. Ricordatevi che i nemici di Dio spariscono e la Chiesa resta”.

Bx-Pie-IX

Aureo passaggio di un discorso di Papa Pio IX tenuto  nella rocca Vaticana nel gennaio 1873 ovvero negli anni drammatici della Sua prigionia.

“Combattiamo, combattiamo, figliuoli miei, e non abbiamo timore di niente. Ricordatevi che i nemici di Dio spariscono e la Chiesa resta.
Gesù Bambino fugge in Egitto per evitare la rabbia di Erode, ma poi è avvertito di notte per ritornare: defuncti sunt enim qui quaerebant animam pueri, son morti quelli che attentavano alla vita del bambino.
Oh quanti sono i persecutori della Chiesa che sono defunti! e dopo aver sfogato la loro rabbia, dopo aver decimato le anime dei fedeli che servivano a Dio, son morti. E la Chiesa? La Chiesa RIMANE.

Sì, sono morti ma Voi, Diletta sposa di Gesù Cristo, (il Santo Padre nel pronunciare queste parole si commosse in modo tale che le lacrime abbondanti sgorgavano dai suoi occhi e stringendo insieme le mani in atto pietosissimo, per alquanti secondi apparve assorto in una profonda preghiera: un silenzio profondo nella sala era rotto solo da qualche singhiozzo…poi continuò), Voi, Chiesa formata da Dio, Voi rimanete e rimarrete. “Ipsi peribunt, Tu autem permanebis”.

E rimanete giovane, forte, costante a fronte delle persecuzioni che vi purgano, vi lavano da ogni macchia, vi rendono più forte e diventate sempre quella Chiesa che a giusto titolo si chiama MILITANTE per combattere costantemente sino alla morte.

Rimanete con l’insegnamento della Verità, rimanete con l’insegnamento della morale, rimanete con l’insegnamento dei sacramenti, rimanete in tanti modo, in tante guise: costoro peribunt sed Tu autem permanebis”.

Edizione speciale a cura di Piergiorgio Seveso

http://www.hrvatski-vojnik.hr/hrvatski-vojnik/2062008/bpictures/pio%20IX.jpg

lunedì 17 novembre 2014

L’INDROTTINAMENTO DIABOLICO NEOCATECUMENALE AI FALSI VESCOVI CONCILIARI…

 
Subito sopra si vede l’eretico diabolico Arguello che “benedice” un prete della falsa e diabolica chiesa Conciliare…

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Fonte: Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale.

Impressionante: Kiko porta i vescovi in gita e li converte! (PUM!)

Kiko porta i vescovi a
visitare la Terra Santa... "gratis"!

Da qualche anno Kiko Argüello, iniziatore e leader del Cammino Neocatecumenale, organizza un viaggio di cinque giorni con vescovi e cardinali con incontri presso la Domus Galileae, faraonica costruzione da lui ideata e fatta erigere presso il lago di Genezaret.

I vescovi aderiscono ben volentieri (come spiega Kiko stesso): il viaggio ed il soggiorno sono pagati e viene data loro l'opportunità di fare una visita ai Luoghi Sacri in Terra Santa.
Così infatti descrive per esempio questa 'conferenza' di vescovi il Cardinale Sean di Boston nel suo blog da cui sono tratte alcune foto riportate nella nostra pagina e alcune frasi in didascalia.
I vescovi non sanno però che il loro viaggio ed il loro soggiorno vengono pagati con estenuanti collette fatte nelle comunità dei loro paesi d'origine, a volte poverissime (pensiamo a quelle dell'India).
I vescovi non sanno che vengono studiati e soppesati uno ad uno da "catechisti itineranti" del Cammino inseriti appositamente nei loro 'gruppi di studio', che riferiscono a Kiko ogni loro parola. In particolare, se si esprimono sfavorevolmente al cammino, ecco che i catechisti-'spia' corrono a riferire: 'Uuuu, Kiko, questi sono pieni di demoni!!!'
Non sanno, questi vescovi, che Kiko vuole insegnare loro cos'è la Croce, come si legge la Scrittura, come si celebra Messa 'nella maniera giusta', come ci si confessa... Pensano di partecipare ad un bel ritiro spirituale ed invece sono lì per 'essere convertiti' e indottrinati... come dei bambini (parola di Kiko).
Ascoltiamo come descrive, nel 2010 e nel 2014, queste convivenze con i vescovi ai suoi, che fedelmente riporteranno le sue parole nelle loro comunità finché anche l' ultimo neocatecumeno sappia le 'meraviglie' che Kiko... cioè, che il Signore, ha operato con i vescovi in gita...


I vescovi nella Domus di Kiko:
come rapiti in una navicella spaziale...

Kiko: in questa convivenza 700 itineranti da tutto il mondo.. in .. questa stanza rotonda, molto grande circolare come una Merkabah, come un disco... come una navicella spaziale. Abbiamo messo qui tutti i fratelli dell'Asia, da un’altra parte come in uno spicchio di arancia tutta l'Africa, poi l’America, tutta gli itineranti d’America, ed è stato meraviglioso e abbiamo visto l'enorme bene che stiamo facendo con le convivenze...
Dio ha voluto, ora che abbiamo finito di predicare il Vangelo nelle parrocchie, vuole ora che annunciamo il Vangelo ai vescovi, così l'anno scorso abbiamo fatto una riunione di vescovi provenienti dall’Asia, una convivenza di altri vescovi d'Africa, un'altra convivenza di vescovi provenienti dall’Europa, una seconda convivenza dei vescovi africani, e questi due raduni di vescovi d'Africa hanno causato un BOOM, i fratelli in Africa hanno chiesto, il cammino si è aperto in Togo come si è aperto in Ghana... i vescovi sono stati toccati profondamente.
Dopo in Asia è stato meraviglioso, ma sono venuti, abbiamo fatto un grande sforzo per venire vescovi alla Domus, i fratelli dell'India, poverini, hanno fatto collette su collette per pagare il viaggio, perché se non si paga il viaggio non vengono.
Così molti vescovi sono venuti, perché non conoscevano la Terra Santa ed era gratis, lo dico perché sappiamo che è così. Perché sono venuti dall’ India 75 vescovi e 15 arcivescovi dall’India, tra cui l'arcivescovo di Calcutta, l’Arcivescovo di Delhi, di tutte le principali città in India.

Foto di gruppo: c'è anche
mons. Apuron arcivescovo di Guam

E noi abbiamo reso grazie, perché quando si sono divisi in piccoli gruppi, Dio ha voluto che lo facessimo il giorno prima, gli itineranti erano preoccupatissimi, dicevano ‘Kiko, uuuu, ci sono dei demoni terribili, c’è quello di Calcutta che non vuol saperne in nessun modo, dice che il cammino è una setta, che ci facciamo la liturgia a nostro piacere, che non obbediamo al Papa, ecc.'
Poi quasi tutti i vescovi che sono venuti in India hanno le comunità di base, le piccola comunità cristiane, e non vogliono il cammino perché hanno già le loro comunità di base, etc.

Nella cabina di controllo
del 'disco volante': una Torah

Ci ha detto che in primo luogo non aveva alcun desiderio di venire, ma siccome gli avevano inviato molte lettere di critica sul cammino, che dicevano che doveva mandare via gli 'itineranti' perchè lì è un po' come in Giappone, ci sono i teologi che sono per l’inculturazione [N.d.T.: l'inculturazione è per la Chiesa cattolica «l'incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone ed insieme l'introduzione di esse nella vita della Chiesa»: papa Giovanni Paolo II, enciclica Slavorum Apostoli, 1985, nº 21], stavano mettendo i vescovi contro l'evangelizzazione europea, come fosse una colonizzazione.
Questo cardinale ci ha detto: 'Io in coscienza, non conosco il cammino, nella mia diocesi non c’è, lì, nel nord dell'India, è tutto molto "Hindu". Ci sono milioni di "Hindu" che non sono mai stati evangelizzati, solo Bishna e tutto quel casino. Ho detto al mio vescovo ausiliario di venire, lui ha detto che non poteva quindi non avevo scelta, sono venuto a malincuore in questa convivenza.'
Dio ci ha mandato questo toro difficile, indiano, al buio, ed è stato terribile è stato molto difficile, ogni convivenza dei vescovi è un parto che non ci fa nemmeno dormire, da tremare, perchè sono dei vescovi, e inoltre provengono da molte altre nazioni asiatiche come il Vietnam, la Thailandia, ma Dio provvidenzialmente ci ha mandato un cardinale indiano che è presidente della conferenza episcopale, che proviene da una famiglia povera, si chiama cardinale Toppo.

martedì 11 novembre 2014

“Vostra Eccellenza, non possiamo più “essere con voi”. Noi siamo solo “incondizionatamente” con la Verità!”…

Un ringraziamento per la traduzione ad un nostro carissimo amico nella fede…

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Mons. Guérard des Lauriers a Mons. Lefébvre: “Voi vi comportate come Ponzio Pilato”

Dopo il Vaticano II, Michel Louis Guérard des Lauriers, OP (1898 - 1988) era molto preoccupato degli eventi che stavano accadendo nella Chiesa. Nel 1969 era stato il principale ghostwriter nel redigere il famoso Breve esame critico del Novus Ordo Missae, che criticava la nuova messa.
Appena dopo la pubblicazione da parte dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre, nel dicembre 1978, della lettera a Giovanni Paolo II, nella quale veniva offerto un accordo tra la FSSPX e Roma, Guerard des Lauriers si oppose vigorosamente a questa proposta. Nella sua risposta pubblica, descrisse Mons. Lefebvre come un personaggio camaleontico, che teneva una posizione tradizionale per accontentare le masse - un Ponzio Pilato. In quella lettera, presentò alcune delle precedenti azioni di Lefebvre che confermavano la sua affermazione.
Oggi, mentre la FSSPX approccia Roma alla ricerca di un accordo, la vecchia proposta del suo fondatore, come pure la critica di des Lauriers, sono di nuovo attuali. Presentiamo quindi la lettera di des Lauriers nella sua interezza ai nostri lettori. L’originale in francese si può trovare sul sito di Sodalitium a questo indirizzo:
http://www.sodalitium.eu/index.php?pid=77
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Arcivescovo,
Voi eravate stato chiaro nella vostra lettera in merito ai contenuti del protocollo di accordo tra Econe e Roma: Econe, che fino ad ora abbiamo supportato; Roma, alla quale resistiamo, come alla quale voi pure resistete.
La lealtà richiesta dal servizio della Verità ci obbliga a dichiarare: non vogliamo questa pace. Sembra saggia. È, infatti, non più saggia di quanto Pilato mostrava di essere. Gesù fu mandato da Pilato perché era stato accusato di aver detto “Sono il Re dei Giudei” (Gv 19,21), mentre i giudei affermavano di “non avere altro re che Cesare” (Gv 19,15).
In realtà, Gesù non fu portato davanti a Pilato per una regalità “la cui origine non è di questo mondo” (Gv 18,36). E Gesù non intendeva morire per conservare qualcosa. Non aveva intenzione di morire per qualcosa tranne che per “dare testimonianza della Verità” (Gv 14,6); di là dalle apparenze, fu Pilato che dipendeva da Gesù, piuttosto che Gesù da Pilato. Sua Eccellenza, voi sottomettete la Messa al Papa perché essa disturba la celebrazione della “nuova messa” (così come l’ha chiamata Paolo VI), così come Gesù disturbava l’ordine farisaico “insegnando per tutta la Giudea” (Lc 23,5).
IN REALTÀ, LA MESSA NON DOVREBBE ESSERE SOTTOMESSA AL PAPA, perché il Papa dovrebbe rispettarla. Noi vogliamo, con la grazia di Dio, testimoniare la Verità: non vogliamo una pace che “diminuisce la Verità” (Salmi 11,2).
Pilato ricorre a degli espedienti per salvare Gesù. Fallisce. Fallisce tre volte, in modo da accentuare in un modo provvidenziale che non è possibile dare testimonianza alla Verità fintanto che non si è in assoluto accordo con la Verità. Pilato pensa che egli può salvare Cristo facendo ricorso ad Erode. Si rende ridicolo due volte: credendo che Gesù si salvi da quelli che vogliono la Sua morte e “diventando l’amico di Erode” (Lc 23,12). È una falsa unità, perché è un’unità contro Quello che è la Verità.
Vostra Eccellenza, voi avete fatto ricorso al Papa per conservare la Messa. E ammettete che può esserci nella Chiesa - inevitabilmente nella stessa Chiesa - la Messa che è LA MESSA e la “nuova messa”. E voi credete che “l’unità verrà ripristinata immediatamente a livello dei Vescovi locali”.
Quindi, l’unità della Chiesa non sarebbe più l’irradiamento dell’unico Sacrificio “che Cristo ha comandato per la Sua amata Sposa”! L’unità non sarebbe più quella della “Gerusalemme celeste che è libera ed è nostra madre” (Gal 4,26). L’unità si troverebbe degradata in una giustapposizione fatta sotto il pugno di ferro di un’autorità incondizionata. Questa è la parodia dell’unità! È un sacrilegio contro l’unità! Arcivescovo, noi non vogliamo questa pace o questa unità, che sarebbe contro la Verità, contro la santità della Chiesa, contro la Libertà che viene solo dallo Spirito di Verità. Per “salvare” Gesù, Pilato Lo mette al pari con Barabba (Mc 15,9). Come poté Pilato, beffeggiando la Giustizia che egli dovrebbe rappresentare, immaginare che una folla incostante possa imporre la giustizia sui propri capi farisei? Pilato poté solo lavarsi le mani (Mt 27,24).
Vostra Eccellenza, per salvare la Messa che è la Messa, la mettete al pari della “nuova messa”, nel nome della Religione che voi professate. Come potete immaginare che, istruite dal vostro esempio, quelle persone instabili e deboli che voi seguite al posto della Verità possano ripristinare il senso della vera Religione in una Chiesa occupata da “alti prelati” del dio di questo mondo? Non ci si può sedere allo stesso tavolo con Satana. È la strada per l'Inferno a essere lastricata di queste buone intenzioni, che giustifica i mezzi con i fini, perpetrando un male evidente sotto l’illusione di fare del bene.
Vostra Eccellenza, non vogliamo questa pace che sacrifica le richieste della Religione dello “Spirito e Verità” (Gv 4,23) per l'effimera soddisfazione di una tranquillità egoista. Pilato “non trovò niente in Gesù che meritava la morte” (Lc 23,15). Era, comunque, “castigando Gesù” (Lc 23,16), che Pilato pensò di comprare dai Giudei il rilascio del loro Prigioniero. L’ordine pubblico può avere questo prezzo, vero? Qualche sferzata di frusta, anche se è ingiusta. Ma Pilato fallisce. L’unico risultato è che la Carne della Parola Incarnata è flagellata, il Suo Sangue scorre, Lui Stesso è umiliato.
Vostra Eccellenza, se ci fosse nella Chiesa - Dio non lo permetta - come voi desiderate, sia la Messa che è LA MESSA, sia la “nuova messa”, le furbe inchieste fatte circa la preferenza del “popolo di Dio”, debitamente manipolate, trasformerebbero la Messa della minoranza in una presa in giro. L’unico risultato sarebbe che la vasta pratica sacrilega delle Consacrazioni della "nuova messa”, ma di fatto private dell’obiettivo (perché queste Consacrazioni di fatto non hanno avuto luogo), avrebbero ora tutto il loro carattere blasfemo a colpire la vera Presenza Reale. Avete considerato questo? Potrebbe mai il prezzo di questa falsa sicurezza, fondato sull’illusione di una sottomissione incondizionata a coloro i quali fecero tutto il possibile per distruggere la Chiesa, essere inflitto al Cristo Crocifisso che soffre la più insolente delle flagellazioni?
Vostra Eccellenza, non vogliamo questa pace che sarebbe aggravata da così tanti peccati. Ricade su di noi, su noi e non sul Cristo Crocifisso, il “completare” con questo accordo ciò che, senza di noi, manca a questa flagellazione. Arcivescovo, il vostro protocollo di pace infligge il colpo finale a una fiducia che non possiamo più riporre in voi, a riguardo sia della questione della Messa, sia di quella della “autorità”.

Consacrazione Episcopale di Guérard des Lauriers  da parte di Mons. Ngô Ðình Thuc.

venerdì 7 novembre 2014

“Mi sottometto anche, con tutto il necessario rispetto, ed aderisco di tutto il cuore a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni contenute nell'Enciclica Pascendi e nel Decreto Lamentabili, specialmente per ciò che concerne la cosiddetta storia dei dogmi.”

San Pio X

Sacrorum Antistitum

(1° settembre 1910)

MOTU PROPRIO

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col quale si stabiliscono le norme atte a respingere il pericolo del modernismo.

Nessuno tra i Vescovi ignora, riteniamo, che una genia perniciosissima di persone, i modernisti, anche dopo che con l'Enciclica Pascendi dominici gregis [1] fu tolta loro la maschera di cui si coprivano, non hanno abbandonato i loro piani di turbare la pace della Chiesa. Difatti non hanno cessato di ricercare nuovi adepti raggruppandoli in una società segreta, e per mezzo di costoro inoculare il veleno delle loro opinioni nelle vene della società cristiana con la pubblicazione di libri e scritti anonimi o sotto falso nome. Se, dopo aver riletto la detta Nostra Lettera Enciclica, si considera attentamente tale culmine d'audacia che Ci ha causato tanto dolore, ci si convincerà facilmente che queste persone non sono diverse da come ivi Noi le abbiamo descritte, avversari tanto più da temersi, quanto più ci sono vicini; i quali abusano del loro ministero per prendere all'amo con esca avvelenata gli incauti che abboccano, spargendo attorno a sè un'apparenza di dottrina che contiene la somma di tutti gli errori.

Poichè questa pestilenza va propagandosi considerevolmente per quella parte del campo del Signore, da cui sarebbero stati da attendersi frutti migliori, è dovere dei Vescovi lavorare alla difesa della fede cattolica e vegliare con somma diligenza affinchè l'integrità del divino deposito non soffra un qualche detrimento, mentre a Noi compete massimamente di eseguire l'ordine di Cristo Salvatore che disse a Pietro, dal quale abbiamo ereditato, sebbene indegnamente, il principato: Conferma i tuoi fratelli. Proprio per questo motivo, cioè per rafforzare l'animo dei buoni nella presente lotta, abbiamo ritenuto utile ricordare i seguenti insegnamenti e prescrizioni del succitato documento:

«Vi preghiamo e vi scongiuriamo di non tollerare che, in una questione sì grave, la vostra vigilanza, la vostra diligenza e la vostra fortezza lascino  minimamente a desiderare. E ciò che vi domandiamo e che Ci aspettiamo da voi lo domandiamo anche e ce lo aspettiamo da tutti gli altri pastori d'anime, da tutti gli educatori e maestri del giovane clero, e particolarmente dai Superiori maggiori degli Istituti religiosi.

I. Per ciò che riguarda gli studi, vogliamo ed ordiniamo che la filosofia scolastica sia posta a fondamento delle sacre scienze. — Certamente, se nei dottori scolastici qualcosa è trattato con eccessiva sottigliezza  o insegnato superficialmente, se qualcosa non concorda con dottrine successivamente comprovate o non è in nessun modo ammissibile, è ben lungi dal nostra intenzione che ciò oggi sia proposto ad imitazione. [2] — E quando prescriviamo la filosofia scolastica, con ciò intendiamo, e questo è fondamentale, la filosofia tramandataci da san Tommaso d'Aquino; noi vogliamo perciò che tutto ciò che a questo riguardo è stato ordinato dal Nostro Predecessore resti pienamente in vigore e, se necessario, lo ripetiamo e confermiamo, e comandiamo che sia strettamente osservato da tutti. Se in qualche luogo nei Seminari queste cose fossero state trascurate, sarà compito de Vescovi imporne ed esigerne l'osservanza da ora in avanti. Lo stesso comandiamo ai Superiori degli Ordini religiosi. Ammoniamo pure i professori di ben persuadersi che abbandonare minimamente l'Aquinate, specialmente in ciò che attiene alla metafisica, non si fa senza gran danno. Un piccolo errore nei principî, per dirla con lo stesso Aquinate, diviene un grande errore nelle sue ultime conseguenze [3].

Una volta posto questo fondamento filosofico, si elevi solidamente l'edifizio teologico. — Promuovete lo studio della teologia più che potete, Venerabili Fratelli, in modo che i chierici uscendo dai Seminari siano ripieni di una stima profonda e di un profondo amore per esso e lo considerino una delle occupazioni più gradite. Nessuno ignora infatti che, tra la gran moltitudine di scienze così differenti che si offrono allo spirito avido di verità il primo posto spetta di diritto alla teologia, al punto che fu una massima dell'antica sapienza che il dovere delle altre scienze, come pure delle arti, è di esserle soggette e sottomesse alla maniera di serve [4]. — Aggiungiamo che Ci paiono degni di lode coloro i quali, pienamente rispettosi della Tradizione dei santi Padri e del magistero ecclesiastico, misurati nel loro giudizio e facendosi guidare dalle norme cattoliche (cosa che non sempre da tutti si osserva) si prefiggono di fare maggior luce nella teologia positiva proiettandovi la luce della vera storia. Certamente bisogna dare maggior importanza che in passato alla teologia positiva, ma ciò si faccia senza che la teologia scolastica ne abbia il minimo detrimento, e sono da reprimersi come fiancheggiatori dei modernisti coloro che esaltano la teologia positiva in modo tale che sembrano denigrare nello stesso tempo la scolastica.

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Quanto agli studi profani, sarà sufficiente ricordare ciò che assai saggiamente ha detto il Nostro Predecessore: Applicatevi con ardore allo studio delle scienze naturali: le geniali scoperte e le utili applicazioni fatte al giorno d'oggi in questo campo, come a giusto titolo sono ammirate dai contemporanei, così saranno per i posteri motivo di ammirazione e di lode. [5] Ma le scienze sacre non ne devono subir danno; riguardo a ciò lo stesso nostro Predecessore dà il seguente grave ammonimento: Se si ricerca con cura la causa di questi errori, la si troverà soprattutto in questo: che quanto più s'è accresciuto l'ardore per le scienze naturali, tanto più le scienze elevate, le scienze severe sono andate in declino; ve ne sono alcune che languono nell'oblio, altre sono trattate debolmente ed alla leggera e, quel che è più indegno, perduto lo splendore della primitiva dignità, le si infetta ancora con dottrine perverse ed opinioni dalla spaventevole mostruosità. [6] Noi ordiniamo che lo studio delle scienze naturali nei Seminari sia regolato su questa norma.

giovedì 6 novembre 2014

“Si sta costruendo una “Nouvelle theologie” secondo la quale si deve vedere ad ogni costo un’autorità, a cui però non si deve obbedire, perché deviata nella fede ma, avente diritto al Soglio Pontificio, in contrasto con tutto l’insegnamento precedente della Chiesa!”

LA “NOUVELLE THEOLOGIE” DEL SEDEPLENISMO[1]

di don Floriano Abrahamowicz

Questo articolo espone molto bene i concetti di infallibilità e di visibilità della chiesa fondata da Gesù Cristo.

La “beatificazione e/o canonizzazione” di un individuo evidentemente non santo o non beato era stato ritenuto nell’insegnamento dei seminari della Fraternità San Pio X ai tempi nei quali il sottoscritto ci studiava ed insegnava,  come il segno certo che si doveva procedere dai dubbi sulla “chiesa conciliare” e la sua gerarchia alla certezza che, appunto, la “chiesa conciliare” non è più la Chiesa Cattolica fondata da Nostro Signore Gesù Cristo. Se si spiega l’aberrazione di una beatificazione di Paolo VI con il fatto che “non vogliono impegnare la loro infallibilità“,  allora posso “spiegare” e considerare cattolici tutti gli eretici e scismatici “perché non vogliono impegnare il loro dovere di professare la fede cattolica”.

No! Per fortuna la cattolicità della chiesa è visibile al punto che lì dove la vera fede cattolica è professata ( e il bambino di otto anni lo può constatare) lì è la vera Chiesa, mentre chi professa una fede altra da quella cattolica cessa di essere membro visibile della chiesa cattolica. E’ cosi difficile da capire?

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di Fra Leone da Bagnoregio

Leggendo alcuni articoli usciti recentemente e rileggendo altri scritti tempo orsono anche da insigni personalità sul problema della canonizzazione dei santi e sulla non infallibilità delle medesime, ho letto certe affermazioni che fanno accapponare la pelle.

Se queste affermazioni fossero state scritte solo al tempo di Pio XII gli autori sarebbero incorsi in qualche grave censura canonica.

Se i “papi conciliari” non vogliono impegnare la loro infallibilità in questi atti (fatto tutto da dimostrare) non è un motivo a favore, bensì contro la tesi sedeplenista, infatti, un re che non esercita la sua autorità dove dovrebbe esercitarla non è un re! La parola re viene da reggere se un individuo non regge non è re, per di più la trasposizione di questo ragionamento in capo dottrinale porta con se conseguenze ancor più pesanti di quelle in campo filosofico o giuridico. Se il “modernismo” (che è un’eresia) in cui sono intrisi i “papi conciliari” è un impedimento all’esercizio della loro autorità è pure un impedimento a ricevere la loro autorità da Cristo, Cristo, donerebbe un’autorità nella Chiesa a chi lo contraddice, questa affermazione equivale quasi ad una bestemmia! Sicuramente i propugnatori di tale teoria sono lontani dal voler insultare Nostro Signore Gesù Cristo, ma vogliono vedere nella loro ottica di continuità qualcuno da ritenere legittimamente insediato nei palazzi apostolici a prescindere dal suo insegnamento. Spiegheremo più avanti la vacuità di tale ragionamento.

Di tutto si è detto e si dice, e di tutto si è fatto pur di mettere in dubbio l’autenticità dell’oggetto secondario o virtuale del Magistero, di cui abbiamo trattato già in precedenti articoli,[2] nonché il Magistero vivente, mettendo, quindi, in dubbio l’insegnamento constante dei Romani Pontefici, quasi che le encicliche che hanno trattato di questo potessero valere allora e non adesso, ma questa spiegazione è l’unica via per uscire o trovare una pseudo soluzione a un sillogismo errato (cioè  ad un sofisma). Questo modo di agire è simile a quello adottato dai teologi progressisti, prima e durante il Vaticano II che con una logica aberrante smantellarono tutto l’insegnamento pontificio dalla Controriforma ai tempi moderni.

Si è giunti ultimamente a citare e a scomodare come fonte della non infallibilità delle canonizzazioni, attuali segretari della Signatura Apostolica. Forse chi ha intervistato detto giurista non è a conoscenza che tutti i teologi classici preconciliari affermano senza alcuna esclusione, non ce ne è uno che si discosti, pur di scuole teologiche diverse, che il papa esercita sempre la sua infallibilità indiretta pure sulle canonizzazioni dei santi ed affermare che un individuo canonizzato non goda della gloria eterna è un’affermazione “prossima all’eresia”.[3].

Si è disposti ad infrangere senza pudore tutto l’insegnamento costante della Chiesa e dei teologi cattolici. Si è giunti a mettere pure di mezzo il Card. Bacci che avrebbe affermato che non compariva nei decreti di canonizzazione dei santi alcunché che facesse supporre un’infallibilità dell’atto. Cosa inverosimile e mai sostenuta dal cardinale.

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