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domenica 28 febbraio 2016

DOMÍNICA TÉRTIA IN QUADRAGÉSIMA Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

 
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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Ephésios, 5, 1-9


Fratres: Estóte imitatóres Dei, sicut f í l i i caríssimi: et ambuláte in dilectióne, sicut et Christus diléxit nos, et trádidit semetípsum pro nobis oblatiónem, et hóstiam Deo in odórem suavitátis. Fornicátio áutem, et omnis immundítia, aut avarítia, nec nominétur in vobis, sicut decet sanctos: aut turpitúdo, aut stultilóquium, aut scurrílitas, quæ ad rem non pértinet: sed magis gratiárum áctio. Hoc enim scitóte intelligéntes, quod omnis fornicátor, aut immúndus, aut avárus, quod est idolórum sérvitus, non habet hereditátem in regno Christi, et Dei. Nemo vos sedúcat inánibus verbis: propter hæc enim venit ira Dei in fílios diffidéntiæ. Nolíte ergo éffici partícipes eórum. Erátis enim aliquándo ténebræ nunc áutem lux in Dómino. Ut fílii lucis ambuláte: fructus enim lucis est in omni bonitáte et iustítia et veritáte.
M. - Deo grátias.

Fratelli fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
M. - Deo grátias.

IL PUZZO MALEODORANTE SATANICO DEI COSIDETTI "PRETI" NOVATORI CONCILIARI...

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[4]Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono gia stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo. 
[5]Ora io voglio ricordare a voi, che gia conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, [6]e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno. [7]Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
[8]Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi. [9]L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! [10]Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina. [11]Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore. [12]Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati; [13]come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
[14]Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, [15]e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui». [16]Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati. (Lettera di San Giuda Taddeo Apostolo, "non quello dannato per aver tradito satanicamente il Signore").
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Leggiamo ora cosa dichiarano, riguardo alla legge Cirinna' sui sodomiti impenitenti, questi fasulli sacerdoti Conciliari, capitanati dal blasfemo Giorgio de Capitani, che se si dessero le loro carni in pasto a dei maiali verrebbero sputati come carne avvelenata da un puzzo maleodorante satanico:
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 http://www.storiologia.it/inquisizione/immagine08.jpg

Noi preti cattolici (Sic) diciamo no

al compromesso sulle Unioni civili

Figli di quel Dio, laico che “non abita in edifici (materiali e/o ideologici) fatti da mano d’uomo” (Atti 7,48) e che “fa sorgere il sole sui buoni come sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5,45), seguaci di quel vangelo che ci ricorda che noi cristiani non siamo nati né da carne né da sangue ma da Dio-Amore (Giovanni 1,13), di fronte al dibattito e alle lotte di parte che lo inficiano, non possiamo continuare a tacere.
Noi preti cattolici firmatari, cittadini di uno Stato che vogliamo credere ancora laico e libero, ci troviamo a disagio nel difendere l’ultima versione del disegno di legge-Cirinnà sulle unioni civili perché è un compromesso al ribasso, frutto della peggiore interdizione reciproca dentro una maggioranza di governo raccogliticcia e indifferente ai diritti civili, ma interessata alle manovra di potere.
Siamo a disagio per la qualifica di «cattolici», assunta da senatori e deputati che in Parlamento appoggiano e votano qualsiasi sconcezza, calpestano qualsiasi etica, sono conniventi con malaffare, malavita e interessi di parte, facendo della corruzione e della illegalità il loro pane quotidiano.
Rifiutiamo che il governo, da costoro appoggiato e ricattato, si appropri di una legge che dovrebbe essere di esclusiva competenza parlamentare, senza – questa volta sì! – alcun vincolo di appartenenza, trattandosi di tutela dei diritti che non dovrebbero essere mai merce di scambio politico.

giovedì 25 febbraio 2016

Dov'è questa Ortodossia?...

Fonte: Progetto Barruel...
La Civiltà Cattolica anno V, serie II, vol. V, Roma 1854 pag. 167-185.

R.P. Luigi Taparelli D'Azeglio d.C.d.G.

PAROLA DI UN CATTOLICO ROMANO IN RISPOSTA ALLA PAROLA DELL'ORTODOSSIA GRECO-RUSSA.

§. I.

Dov'è questa Ortodossia?

http://www.eleousa.net/immagini/2013_07_12_11_25_25.jpg

Mentre le armi russe strepitanti sulle spiagge del Danubio tentano aprire ai trionfi della loro Chiesa le vaste regioni d'Oriente, un libretto scritto in lingua russa e tradotto in, francese da un certo Alessandro Popovitski [1], come Parola della pretesa ortodossia Moscovita al Cattolicismo Romano, sembra tentare le frontiere dell'Occidente per prepararvisi conquiste pacifiche. Un libro anonimo ambasciador senza missione di una Chiesa che non è una, può egli meritare qualche attenzione? 

Non è chi non sappia come corrispondessero i Patriarchi orientali allorchè dopo tanti altri tentativi la carità inalterabile del regnante Pontefice fece, come buon pastore, i primi passi per ricuperare le pecorelle smarrite [2]. Dopo aver ricevuto tali prove di cotesto spirito di conciliazione, come potrebbe la Romana Chiesa cattolica prendere per sinceri questi anonimi inviti alla pace in nome di quei medesimi che la ricusarono?
Se l'Innominato è veramente interprete della Chiesa Orientale, se la Chiesa Orientale è veramente in tal disposizione, ci mostri prima le credenziali di questa, ci mostri dov'ella è, ciò ch'ella crede, l'organo per cui parla. Tutto questo è notissimo nella Chiesa Romana, la quale parla per organo del Pontefice, pubblica l'unità di sue dottrine nei simboli e professioni di fede, ed insegna e governa dovunque è un Vescovo devoto alla Cattedra di Pietro. Ma la Chiesa Orientale dov'è, a Pietroburgo o a Mosca, a Costantinopoli o ad Atene, ad Alessandria o ad Antiochia? Accetta le dottrine medesime, la stessa disciplina, la legge, i sacramenti medesimi per ogni dove? Parla per bocca dello Czar, dei Patriarchi, o del Sinodo? Il sig. Popovitski, il quale pensa che la costituzione della sua Chiesa è ignota ai teologi occidentali al par delle steppe ove si è confinata [3], avrebbe dovuto rispondere a tutti questi quesiti, perchè sapessimo d'onde muove l'invito (caro e dolce invito se fosse sincero!) di conciliazione e di pace.
A dir vero l'Anon. sembra asserire che il centro della sua Chiesa è il concilio Ecumenico, poichè invoca il concilio tenuto in Costantinopoli contro Fozio, per dimostrare che la Chiesa si regge per governo sinodale [4]. Ma quest'autorità intermittente, come ben la dice la Revue des deux mondes, può ella dare unità alla Chiesa [5]? Supposto poi anche, che possa darla, dov'è più la Chiesa Orientale dopo l'ottavo concilio Ecumenico, se mai più non fu veduta riunita in generale adunanza [6], trattone i Concilii lionese e fiorentino ch'ella accettò sulle prime, ed oggi ricusa? Sarebbe anzi possibile il riunirla, sminuzzata come ella è in altrettante Chiese, quante ne sono le Nazioni [7]?
Anzi l'Anonimo stesso non confessa egli che ormai un tal Governo è finito [8]? — Vero è ch'egli ne chiama in colpa l'ambizione del Pontefice Nicolò e la scandalosa anarchia del clero Romano [9]: accusa invero un po' strana, quando si pensa che in questa Chiesa ove l'ambizione e l'anarchia cagionarono l'abolizione del governo sinodale, ancor si tennero e si riveriscono dopo l'ottavo altri dieci sinodi ecumenici; laddove la Chiesa Orientale, senza ambizione di Papi e senz'anarchia, mai più non riuscì a raggranellarne pur uno. Ma infine qualunque ne sia la causa è certo il fatto, e l'Anonimo lo confessa, che la Chiesa Orientale non ha per centro di unità il sinodo, almeno da nove o dieci secoli. 

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Or dunque, torniamo a domandare, chi è, e dov'è questo personaggio, questa unica Chiesa Orientale, che ha incaricato l'Anonimo di recarci la parola di sua ortodossia? Rispondere che questa Chiesa è il complesso di tutte le Chiese d'Oriente, sarebbe un personificare le astrazioni, e darci per una Società la moltiplicità di molte frazioni. L'unità di una Chiesa, dice autor non sospetto il protestante Guizot [10], altro non è che l'unità di coloro che abbracciano la Verità; la qual verità essendo essenzialmente una ed universale, una parimente ed universale tende a formare la società che la professa. Ed essendo proprio della verità governare tutte le intelligenze e, mediante queste, tutte le operazioni dell'uomo or individuato or sociale; la società riunita nel vero tende essenzialmente a governare con quel vero tutto il genere umano. E poichè ogni società ha bisogno di un Governo, anche alla società religiosa è necessaria la unità di un Governo. La Chiesa dunque, prosiegue in sentenza il Guizot, vien costituita necessariamente da un tutto, 1.° di dottrine che l'uomo vuol conoscere per ispiegare a sè stesso la propria natura; 2.° di precetti corrispondenti a queste dottrine, di cui spiegano la morale; 3,° di promesse che la morale sanciscono con la speranza di un felice avvenire; e tutto ciò sotto la direzione di una autorità visibile. Ecco ciò che intendiamo per unità religiosa, ecco ciò che l'Anon. avrebbe dovuto mostrarci nella sua Chiesa Orientale; affinchè sapessimo chi lo abbia mandato, e chi ci inviti a conciliazione e concordia.

domenica 21 febbraio 2016

DOMÍNICA SECUNDA IN QUADRAGÉSIMA - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Thessalonicénces, I, 4, 1-7


Fratres: Rogámus vos, et obsecrámus in Dómino Iesu, ut, quemádmodum accepístis a nobis, quómodo opórteat vos ambuláre et placére Deo, sic et ambulétis, ut abundétis magis. Scitis enim quæ præcépta déderim vobis per Dóminum Iesum. Hæc est enim volúntas Dei, sanctificátio vestra: ut abstineátis vos a fornicatióne, ut sciat unusquísque vestrum vas suum possidére in sanctificatióne, et honóre; non in passióne desidérii, sicut et gentes, quæ ignórant Deum: et ne quis supergrediátur, neque circumvéniat, in negótio fratrem suum: quóniam vindex est Dóminus de his ómnibus, sicut prædíximus vobis, et testificáti sumus. Non enim vocávit nos Deus in immundítiam, sed in sanctificatiónem: in Christo Iesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.

Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.  Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione.
M. - Deo grátias. 

UN INTERESSANTE CONTRIBUTO PER LA RISOLUZONE DELLA SEDE VACANTE NELLA CHIESA CATTOLICA...

  San Roberto Bellarmino
San Roberto Bellarmino, De Romano Pontefice, Parte 2, 30: "… poiché gli uomini non sono vincolati o capaci di leggere i cuori, tuttavia, quando essi vedono che un qualcuno è un eretico per mezzo delle sue opere esterne essi lo giudicano essere un eretico puramente e semplicemente, condannandolo come tale."
F. Wernz, P. Vidal, 1943: "Tramite l'eresia apertamente rivelata e notoria il Romano Pontefice, dovesse egli cadere nell'eresia, mediante quell'esatto fatto sarebbe reputato come privato del potere di giurisdizione anche prima di alcun giudizio dichiaratorio della Chiesa… " [35]
Canone 192, Codice di diritto canonico del 1917: "Una persona potrebbe essere privata nolente di o rimossa da un ufficio o per mezzo di un'operazione della legge od un atto del lecito superiore." 
Canone 188,4, Codice di diritto canonico del 1917: "Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un'operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l'eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede." 
Che cosa è una pubblica recessione dalla Fede Cattolica?
Canone 2197,1, Codice di diritto canonico del 1917: "Un crimine sarebbe pubblico: se esso fosse già comunemente conosciuto o le circostanze fossero tali da condurre alla conclusione per cui esso possa facilmente diventarlo… "

https://hermanasmisioneras.files.wordpress.com/2013/03/sede-vacante-1.jpg

L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
  1. Poiché la questione della successione nella Sede di Pietro è alla base della crisi che sembra senza uscita per il cattolici odierni, cominciamo per vedere cosa si è fatto per evitare che già nel conclave per eleggere il successore di Paolo 6º, tutto continuasse con un altro «papa conciliare». In tal senso abbiamo la lettera di Mgr. Lefebvre a molti cardinali elettori.
Lettre de Mgr Lefebvre à plusieurs cardinaux
«Eminence Révérendissime,
«A nouveau la Providence vous appelle à rejoindre la salle du Conclave pour élire le futur successeur de Pierre. La situation de l’Eglise est telle que seul un Pape tel que saint Pie X peut arrêter l’autodestruction dont Elle souffre surtout depuis le Concile Vatican II. Poursuivre les orientations de ce Concile et des Réformes post-conciliaires, c’est étendre l’apostasie et mener l’Eglise vers sa ruine. On juge l’arbre à ses fruits, dit Notre Seigneur Lui-même. Or d’ici peu des diocèses nombreux vont se trouver dans une pénurie tragique de prêtres.
«Maintenir comme bases de l’activité de l’Eglise des documents comme ceux de la «Liberté Religieuse», de«L’Eglise dans le monde», et des «Religions non chrétiennes», et bien d’autres qui sont à l’origine des Réformes post-conciliaires, c’est admettre «la fumée de Satan» dans l’Eglise.
«La Réforme Liturgique en particulier et celle de la Sainte Messe spécialement atteint l’Eglise en ce qu’Elle a de plus essentiel et de plus cher : le Saint Sacrifice de Notre Sauveur, avec son infinie satisfaction.
«Un Pape digne de ce nom et vrai successeur de Pierre ne peut pas déclarer qu’Il se donnera à l’application du Concile et de ses Réformes. Il se met, par le fait même, en rupture avec tous ses prédécesseurs et avec le Concile de Trente en particulier.
«L’Eglise qui est essentiellement Tradition c’est-à-dire transmission fidèle du dépôt de la foi de génération en génération ne peut supporter une rupture comme celle de Vatican II sans s’autodétruire. Cette rupture n’a été possible que par la pression des groupes progressistes à l’intérieur d’un Concile  «pastoral», d’«aggiornamento».
«Seule la réaffirmation constante de la foi catholique peut être la source de l’unité. L’autorité du Souverain Pontife ne se justifie qu’à ce prix. Les circonstances dans lesquelles elle a été conférée à Pierre le manifestent avec clarté. Comment peut-on utiliser cette Autorité si vénérable au service d’un oecuménisme qui transforme les catholiques en protestants, en athées, ou en charismatiques?
«Nous vous supplions, Eminence, d’avoir ces pensées présentes à l’esprit lorsque vous devrez faire le choix du Successeur de Pierre. Nous prions l’Esprit Saint de vous donner Lumière et Force pour que le Règne de Notre Seigneur arrive. Daignez agréer, Eminence Révérendissime… in Xto et Maria.
NOTE : Le cardinal Karol Wojtyla, archevêque de Cracovie et futur Jean-Paul II, aurait été destinataire de cette lettre.
Inutile voler oggi fare l’analisi dei termini di questa Lettera; ci basta sapere che una «successione conciliare» era gravemente contestata da un Vescovo che raccoglieva dubbi e contestazioni di un grande numero di cattolici fedeli sulla mutazione, sia nella Dottrina, sia nella Liturgia.
In questo senso, molto era già stato testimoniato e scritto allora, con parecchie rotture, abbandoni e perfino espulsioni di marchio «conciliare».
Ci basti quella del dotto Rv. Padre Gesuita messicano Joaquín Saenz y Arriaga (fondatore della “Union Catolica Trento”). Come dottore in filosofia e teologia, faceva parte del gruppo che editò il libro “Complotto contro la Chiesa”, che fu presentato col pseudonimo di Maurice Pinay alla vigilia del Concilio in diverse lingue. Quando questo Vaticano 2 seguì la via opposta invertendo le vie della Chiesa e smontando le sue difese, egli rifiutò da subito tale insegnamento e scrisse nel 1966: “La nueva Iglesia Montiniana” a cui fanno seguito, “Cisma o Fé”?, “Escomulgado?” e nel marzo 1973, un documentato e voluminoso libro dal titolo: “Sede Vacante. Paulo VI no es legittimo Papa”.
L’autore vi sosteneva, in base alla legge della Chiesa, che Paolo 6º (Montini) non era Papa legittimo ma antipapa, o perché al momento dell’elezione non era, per precedente eresia soggetto capace della carica o perché, eletto, ha perso il pontificato per eresia, approvando il «Concilio e la nuova messa».
In questo senso la lettera sopra di Mgr Lefebvre già sembra un avviso inutile.
Eppure, essa servì di ammonimento su quanto succederà negli anni seguenti del pontificato di Giovanni Paolo 2º, Karol Wojtyla, di Cracovia, che era uomo del Vaticano 2. Così, nel 1983, Mgr Marcel Lefebvre insieme a Monsignor Antonio de Castro Mayer, scrivono a questo «papa» quanto segue sotto in un riassunto della storia di tali documenti, tradotti in italiano.

 http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_Mons-de-Castro-Mayer.jpg

«Lettera aperta al Papa – Manifesto Episcopale» (21 novembre 1983)
Nel novembre 1983, Mons. Lefebvre e Mons. Castro-Mayer inviarono a Giovanni Paolo una Lettera aperta con un dettagliato Manifesto Episcopale:
“La situazione della Chiesa, da venti anni, è tale che essa appare come una città occupata. Migliaia di sacerdoti e milioni di fedeli vivono nell’angoscia e nella perplessità a motivo della “autodemolizione della Chiesa” Gli errori contenuti nei documenti del Vaticano II, le riforme postconciliari, e particolarmente la Riforma liturgica, le false concezioni diffuse da documenti ufficiali, gli abusi di potere compiuti dalla gerarchia, li gettano nel turbamento e nel disagio. […] Tacere in queste circostanze significherebbe farsi complici di queste cattive opere (cfr. 2Gv 11) […] È con i sentimenti di S. Paolo di fronte a S. Pietro, allorché gli rimproverava di non seguire la “verità del Vangelo” (Gl 2, 11-14), che noi ci rivolgiamo a Voi”.

martedì 16 febbraio 2016

VADE RETRO RAVASI, FALSO APOSTOLO DI NOSTRO SIGNORE ED AUTENTICO APOSTOLO DI SATANA...

Nelle loro riunioni, che chiamano con il nome di Aeropaghi, [i SATANASSI MASSONI] Cavalieri Kadosh esordiscono con un grido d'odio contro il Dio dei cristiani e brandiscono un pugnale. Il presidente recita poi l'Orazione a Lucifero. Il testo attualmente in uso di questa preghiera è opera dell'anarchico Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865). Eccolo:«Vieni, Lucifero, vieni! Oh, calunniato dai preti e dai re! Vieni; noi ti abbracciamo e ti stringiamo sul nostro petto! È da molto tempo che ti conosciamo e che tu ci conosci. Le tue opere, oh benedetto del nostro cuore, non sono sempre belle e buone agli occhi del volgare ignorante; ma solo esse danno un senso all'Universo e gli impediscono di essere assurdo. Tu solo animi e fecondi il lavoro. Tu solo nobiliti la ricchezza e sei l'essenza dell'autorità; metti il sigillo alla virtù [...]. E tu, Adonai, dio maledetto, vattene; noi ti rinneghiamo! Il primo dovere dell'uomo intelligente e libero è quello di cacciarti dal suo spirito e dalla sua coscienza; perché sei essenzialmente ostile alla nostra natura, e non riconosciamo in alcun modo la tua autorità. Arriviamo alla scienza malgrado te, al benessere malgrado te, alla società malgrado te; ciascuno dei nostri progressi è una vittoria nella quale schiacciamo la tua divinità. Spirito bugiardo, dio imbecille, il tuo regno è finito; cerca tra le bestie altre vittime. Eccoti spodestato e spezzatoIl tuo nome, per così tanto tempo l'ultima parola dello scienziato, la sanzione del giudice, la forza del prìncipe, la speranza del povero, il rifugio del colpevole che si pente, ebbene, questo nome incomunicabile, Padre Eterno, Adonai o Yahwéh, oramai destinato al disprezzo e all'anatema, sarà schernito tra gli uomini! Perché Dio significa stupidità e vigliaccheria; Dio equivale ad ipocrisia e menzogna; Dio è tirannide e miseria; Dio è il male [...]. Fintanto che l’umanità si inchinerà davanti al tuo altare, sarà schiava dei re e dei preti, sarà riprovata; finché un uomo, nel tuo esecrabile nome, riceverà il giuramento di un altro uomo, la società sarà fondata sullo spergiuro, la pace e l’amore saranno banditi tra i mortali [...]. Dio, vattene! Perché, fin da oggi, liberati dal tuo timore e divenuti saggi, giuriamo, con la mano alzata verso il tuo cielo, che non sei altro che il tiranno della nostra ragione e lo spettro della nostra coscienza»! Poi gli adepti si prosternano davanti al Baphomet, l'idolo dalla testa di capra che adoravano i Templari. Quando si legge questa invocazione a Satana pronunciata dai Cavalieri Kadosch, si comprende la specie di stupida ferocia con cui la Massoneria, diretta dalle retro-Logge, perseguita le opere cattoliche
Chi siano in verità i massoni anche le pietre ne sono a conoscenza ma per gli apostati falsi consacrati e apostoli di satana non conta niente, si sbeffeggiano delle numerosissime condanne della vera Santa Chiesa e continuano inpunemente ad appoggiare le loggie sataniche massoniche, subito sotto si può leggere il blasfemo articolo del fasullo Ravasi su tale setta demoniaca:
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Tanto per rinfrescarci la memoria, dopo aver letto le cialtronerie di Ravasi, leggiamo la condanna della setta blafema e satanica denominata MASSONERIA:

Nel 1738 la Massoneria venne colpita dalla scomunica di Clemente XII, contenuta nella lettera In eminenti apostolatus specula.

https://againstfreemasonry.files.wordpress.com/2013/01/pope_clement_xii.jpgEcco il testo dell’enciclica: ‘A tutti i fedeli, Salute e Apostolica Benedizione. Posti per volere della Clemenza Divina, benché indegni, nell’eminente Sede dell’Apostolato, onde adempiere al debito della Pastorale provvidenza affidato a Noi, con assidua diligenza e con premura, per quanto Ci è concesso dal Cielo, abbiamo rivolto il pensiero a quelle cose per mezzo delle quali – chiuso l’adito agli errori ed ai vizi – si conservi principalmente l’integrità della Religione Ortodossa, e in questi tempi difficilissimi vengano allontanati da tutto il mondo Cattolico i pericoli dei disordini. Già per la stessa pubblica fama Ci è noto che si estendono in ogni direzione, e di giorno in giorno si avvalorano, alcune Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Conventicole o Aggregazioni comunemente chiamate dei Liberi Muratori o des Francs Maçons, o con altre denominazioni chiamate a seconda della varietà delle lingue, nelle quali con stretta e segreta alleanza, secondo loro Leggi e Statuti, si uniscono tra di loro uomini di qualunque religione e setta, contenti di una certa affettata apparenza di naturale onestà. Tali Società, con stretto giuramento preso sulle Sacre Scritture, e con esagerazione di gravi pene, sono obbligate a mantenere un inviolabile silenzio intorno alle cose che esse compiono segretamente. Ma essendo natura del delitto il manifestarsi da se stesso e generare il rumore che lo denuncia, ne deriva che le predette Società o Conventicole hanno prodotto tale sospetto nelle menti dei fedeli, secondo il quale per gli uomini onesti e prudenti l’iscriversi a quelle Aggregazioni è lo stesso che macchiarsi dell’infamia di malvagità e di perversione: se non operassero iniquamente, non odierebbero tanto decisamente la luce.

domenica 14 febbraio 2016

DOMÍNICA PRIMA IN QUADRAGÉSIMA - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

 http://stronatadeusza.com/Grafica/Tentazione_di%20_Gesu.gif
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 EPISTOLA

Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Corínthios, II, 6, 1-10


Fratres: Exhortámur vos, ne in vácuum grátiam Dei recipiátis. Ait énim: Témpore accépto exaudívi te, et in die salútis adiúvi te. Ecce nunc tempus acceptábile, ecce nunc dies salútis. Némini dantes ullam offensiónem, ut non vituperétur ministérium nostrum: sed in ómnibus exhibeámus nosmetípsos sicut Dei minístros, in multa patiéntia, in tribulatiónibus, in necessitátibus, in angústiis, in plagis, in carcéribus, in seditiónibus, in labóribus, in vigíliis, in ieiúniis, in castitáte, in sciéntia, in longanimitáte, in suavitáte, in Spíritu Sancto, in caritáte non ficta, in verbo veritátis, in virtúte Dei, per arma iustítiæ a dextris et a sinístris: per glóriam, et ignobilitátem, per infámiam, et bonam famam: ut seductóres, et veráces: sicut qui ignoti, et cógniti: quasi moriéntes, et ecce vívimus: ut castigáti: et non mortificáti: quasi tristes, semper áutem gaudéntes: sicut egéntes, multos áutem locupletántes: tamquam nihil habéntes, et ómnia possidéntes.
M. - Deo grátias.

Fratelli:  poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!
M. - Deo grátias.

GRADUALE 
Ps. 90, 11-12 - Ángelis suis Deus mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis. In mánibus portábunt te, ne unquam offéndas ad lápidem pedem tuum.

mercoledì 10 febbraio 2016

FOIBE IL GIORNO DEL RICORDO DEL GENOCIDIO COMUNISTA DIMENTICATO...


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Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza 
Comunicato n. 13/16 del 9 febbraio 2016, Sant’Apollonia
 
I crimini dei comunisti titini e italiani: le foibe e l’esodo

«Qua no se pol viver!», del prof. Giovanni Stelli

(…) Agli inizi del maggio 1945 i reparti partigiani jugoslavi comunisti di Tito occuparono Trieste (che però dovettero abbandonare circa 40 giorni dopo), Fiume e quasi tutta l’Istria, mentre Lubiana e Zagabria, le capitali rispettivamente della Slovenia e della Croazia, erano ancora in mano tedesca. Lo scopo era realizzare un’annessione di fatto di questi territori contestati (mentre ovviamente nessuno poteva contestare l’appartenenza di Lubiana e Zagabria alla Jugoslavia). 
L’occupazione su tradusse immediatamente in una durissima repressione contro ogni forma di dissenso e qui si inserisce la questione foibe. Qui occorre precisare che il termine foibe ha assunto ormai, al di là del suo significato letterale che indica, come è noto, una depressione del terreno a forma di imbuto, tipica delle zone carsiche), una valenza simbolica ed è usato comunemente in senso generale per indicare le eliminazioni fisiche, i massacri e le persecuzioni avvenuti ai confini orientali nel periodo 1943-1945 (ma la data finale andrebbe spostata in avanti di qualche anno) ad opera dei partigiani titoisti jugoslavi. 
Nella categoria degli “infoibati” vanno quindi incluse tutte le vittime del terrore, ossia, oltre agli infoibati veri e propri fatti precipitare nelle foibe carsiche e anche nelle numerose cave di bauxite sparse per tutta l’Istria, anche le numerose vittime annegate in mare, come a Zara, fucilate o uccise in vario modo, come i fiumani eliminati il 3-4 maggio 1945, tra cui l’antifascista Mario Blasich, strangolato nel suo letto, e il senatore Riccardo Gigante, ucciso insieme ad altri a Castua, i molti sacerdoti seviziati e infoibati, come don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovino, o scomparsi nel nulla, come don Francesco Bonifacio, parroco del paesino istriano Villa Gardossi, ecc. Qualche altro esempio: il 19 ottobre 1943, 19 persone vengono fatte uscire dal carcere di Albona, mitragliate e gettate in mare legate insieme con delle grosse pietre; il 20 maggio 1945, 161 deportati di Albona (civili e militari, uomini e donne) sono caricati, legati, sulla nave Lina Campanella che salta in aria per una mina nel canale d’Arsa; quelli che restano a galla sono mitragliati dai soldati di Tito che scortano il carico su un’altra motobarca.
Il nesso tra foibe ed esodo è quindi evidente ed è essenziale per capire la tragedia vissuta dalle popolazioni della Venezia Giulia: la repressione – che in Istria, a Trieste, nel Goriziano, a Fiume e a Zara, dal 1943 al 1948 e anni seguenti, colpisce soprattutto (ma non soltanto) la popolazione italiana – è la premessa dell’esodo del 90% della popolazione italiana, che ha avuto come conseguenza uno stravolgimento etnico di quelle terre e segna una cesura storica senza precedenti.
Posso citare un paio di testimonianze che riguardano la mia famiglia che è di Fiume: mio padre, Mario Stelli, fervente italiano e ufficiale decorato, dopo l’arrivo dell’esercito partigiano titoista in città, nonostante la sorpresa (i fiumani, per quanto possa sembrare incredibile, si aspettavano l’arrivo degli anglo-americani!) e il dolore, ha lasciato scritto in una sua memoria: «In quel momento non pensammo affatto che saremmo stati costretti ad andare via; cercammo anzi un conforto reciproco, ci riunimmo tra amici in ufficio, e dicemmo: pazienza, faremo gli italiani all'estero, rimarremmo insieme tra di noi. Non sospettavamo quello che stava succedendo nella notte del 3 maggio. 
Il giorno dopo cominciarono a trapelare le tragiche notizie dell'eliminazione di Mario Blasich, Nevio Skull e altri autonomisti. Iniziò il periodo del terrore. La città fu addobbata con striscioni di viva Stalin, Tito è il pupillo di Stalin, ecc. Arresti e deportazioni si succedevano in continuazione. La gente che veniva arrestata scompariva...». Dopo un anno, nell’aprile del 1946, la mia famiglia esodò da Fiume. Passò un altro anno e anche mio nonno, autonomista fiumano e antifascista (nel 1922 gli squadristi l’avevano più volte cercato per somministrargli l’olio di ricino), fu costretto, ultrasessantenne, ad abbandonare Fiume, andando incontro alla disoccupazione a una vita grama, perché, come diceva nel suo dialetto: «Qua no se pol viver!» (qui non si può vivere).
 
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È necessario aggiungere una precisazione storica e una considerazione più generale. Occorre distinguere due fasi degli infoibamenti. La prima fase va, grosso modo, dal 9 settembre al 13 ottobre 1943, ossia si colloca all’indomani dell’armistizio italiano durante il breve periodo di occupazione slava interrotto dalla controffensiva e dalla conseguente occupazione tedesca dell’ottobre, e interessò l’Istria, soprattutto centrale e meridionale. La seconda fase, più importante, si colloca nella tarda primavera del 1945, ossia dal 1° maggio 1945 per continuare fino a date diverse a seconda delle zone. Trieste e Gorizia furono particolarmente colpite, anche se in queste città e a Pola l’occupazione jugoslava durò “soltanto” quaranta giorni circa, poiché fu sostituita a giugno da un’amministrazione militare alleata. Negli anni successivi le sopraffazioni comunque assegnate alla Jugoslavia, e quindi in Istria, a Fiume e in Dalmazia.

lunedì 8 febbraio 2016

BERGOGLIONATA IMMORALE DELL'ATTUALE OCCUPANTE INVALIDO DEL PAPATO CATTOLICO....

L'attuale eretico occupante e falso pontefice Cattolico Bergoglio elogia il comunista e quant'altro scomunicato Napolitano e l'assassina e quant'altro Emma Bonino:

In un incontro raccontato in prima pagina dal Corriere della Sera, papa Francesco spiega che tra "i grandi dimenticati" c'è anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Napolitano autore di "un gesto di 'eroicità' patriottica", quando ha accettato l'incarico per la seconda volta. Mentre la Bonino "ha offerto il miglior servizio all'Italia per conoscere l'Africa". E anche se non la pensa come la Chiesa, "pazienza - dice Francesco - bisogna guardare alle persone, a quello che fanno".

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Se ogni politico nasconde qualche scheletro nell’armadio, Emma Bonino cela un cimitero di 10 mila bambini non nati e da lei spesso personalmente eliminati con una indifferenza orgogliosa e agghiacciante. Negli anni ‘74-75, quelli in cui infiamma la battaglia che poterà alla legge 194, la Bonino diviene con Adele Faccio una leader di quella che ancora oggi Marco Pannella chiama una “battaglia per i diritti civili”. Soprattutto, fonda il Cisa e si fa promotrice dell’aborto “per aspirazione”, alternativa pratica ed economica ai “cucchiai d’oro”, cioè agli infami interventi compiuti – fuorilegge ma dietro prezzolatissima parcella – da alcuni medici o praticono nostrani. Quello mostrato dalla foto è proprio un intervento di quel tipo, eseguito con la pompa di bicicletta davanti al fotografo al quale la giovane e bella militante rivolge il suo sorriso. Il metodo è chiamato Karman e normalmente viene eseguito con un aspiratore elettrico, che però costa “un mucchio di quattrini e poi pesa a trasportarlo nelle case per fare aborti nelle case”.

Così spiega la deputata radicale alla giornalista Neera Fallaci di Oggi, mostrando gli oggetti accanto a lei (a sinistra nella foto), bastano una pompa da bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce “il contenuto dell’utero”. Un kit per il fai-da-te, come oggi usano fare le iper-femministe per ingravidarsi da sole. “Io – spiega Emma – uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”. Un’allegra scampagnata: “L’essenziale per le donne è fare l’aborto senza pericolo e senza soffrire, non sentirsi sole e angosciate”. Già perché mai? “Entro il secondo mese non ci sono problemi: si può fare il self-help, l’auto assistenza, un discorso rivoluzionario delle femministe francesi e italiane. Dopo il secondo mese mandiamo le donne a Londra”. La Bonino, oltre a essersi sottoposta a un aborto clandestino, tramite il Cisa nel 1975 ha eseguito in Italia e a Londra, in dieci mesi, 10.141 aborti. Cioè diecimila omicidi, secondo la legge vigente all’epoca. Per sua stessa ammissione.

domenica 7 febbraio 2016

Domínica in Quinquagésima - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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  EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Corínthios, I, 13, 1-13 


Fratres: Si línguis hóminum loquar, et angelórum, caritátem áutem non hábeam, factus sum velut æs sonans, aut cymbalum tínniens. Et si habúero prophetíam, et nóverim mystéria ómnia et omnem sciéntiam: et si habúero omnem fidem ita ut montes tránsferam, caritátem áutem non habúero, nihil sum. Et si distribúero in cibos páuperum omnes facultátes meas, et si tradídero corpus meum, ita ut árdeam, caritátem áutem non habúero, nihil mihi prodest. Cáritas pátiens est, benígna est. Cáritas non æmulátur, non agit pérperam, non inflátur, non est ambitiósa, non quærit quæ sua sunt, non irritátur, non cógitat malum, non gáudet super iniquitáte, congáudet áutem veritáti: ómnia suffert, ómnia credit, ómnia sperat, ómnia sústinet. Cáritas núnquam éxcidit: sive prophetíæ evacuabúntur, sive línguæ cessábunt, sive sciéntia destruétur. Ex parte enim cognóscimus, ex parte prophetámus. Cum áutem vénerit quod perféctum est, evacuábitur quod ex parte est. Cum essem párvulus, loquébar ut párvulus, sapiébam ut párvulus, cogitábam ut párvulus. Quando áutem factus sum vir, evacuávi quæ erant parvúli. Vidémus nunc per spéculum in ænígmate: tunc áutem fácie ad fáciem. Nunc cognósco ex parte: tunc áutem cognóscam sicut et cógnitus sum. Nunc áutem manent, fides, spes, cáritas, tria hæc: máior áutem horum est cáritas.
M. - Deo grátias.

Fratelli: se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
M. - Deo grátias. 

Nella falsa Chiesa Conciliare qualcuno si sveglia e riconosce Bergoglione per quello che è....

   

Iudica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta; ab homine iniquo et doloso erue me.
La Messa di sempre si apre con il salmo 42, con le cui prime parole il sacerdote si presenta al cospetto di Dio, sottoponendosi al Suo giudizio per essere difeso da gente che non Gli appartiene e strappato al potere dell’uomo iniquo e ingannatore. Confesso che, iniziando ogni mattina il divino Sacrificio con queste parole ispirate, non posso fare a meno di identificare con precisione, nel mio cuore, le persone evocate dal testo sacro, attualizzandolo in virtù della sua perenne efficacia ai fini del discernimento storico. Nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo è inevitabile pensare, in riferimento alla gens non sancta, a chi detiene il potere finanziario e, per mezzo di esso, quello politico e mediatico; altrettanto inevitabile è individuare l’homo iniquus et dolosus in quel personaggio che, pur essendo ritenuto capo della Chiesa Cattolica, non perde occasione per offendere i veri cattolici, umiliandoli e schernendoli in nome di una strana “misericordia” giacobina che, senza alcuna pietà, taglia la testa a chiunque non le si allinei pedissequamente.
Sarà forse anche per questo che i Vescovi italiani sono così latitanti di fronte alle sfide epocali di questo delicatissimo momento, dando l’impressione di una completa virata rispetto a pochissimi anni fa. Ignavia, vigliaccheria, accecamento… o complicità? Bisognerebbe valutare caso per caso; ma il risultato, in ogni caso, non cambia. D’ora in avanti i fedeli autentici – non i cattocomunisti che sabato scorso sono stati vistosamente assenti – non si sentiranno più legati alla loro guida né firmeranno la dichiarazione dei redditi per foraggiare quella macchina mangia-soldi che è la cosiddetta conferenza episcopale. Gli argomenti finanziari sono gli unici a cui è veramente sensibile la maggior parte dei chierici di ogni ordine e grado; forse qualcuno di loro comincerà a preoccuparsi sul serio, visto che per ora non sembrano angosciati più di tanto dall’eventualità, ormai non più così remota neppure da noi, che due uomini o due donne si presentino in parrocchia per far battezzare il “figlio”.

Qualora qualcuno mi facesse osservare che, con simili proposte, mi do la zappa sui piedi (dato che il sostentamento dei sacerdoti dipende in buona parte dall’otto per mille), risponderei che in realtà, grazie alla Provvidenza, che adesso si prende cura di me per mezzo di anime buone, non dipendo più da quell’infausto sistema che, riversando un fiume di denaro sulla Chiesa italiana, l’ha ad un tempo imbavagliata e corrotta. Come se non bastasse, le reiterate minacce di farle pagare le tasse sugli immobili hanno avuto il miracoloso effetto di cucire le bocche episcopali: bandiera bianca su tutta la linea di fronte ai pupazzi del terzo governo non uscito dalle urne, che sostiene a spada tratta (alla faccia della separazione dei poteri su cui si fonderebbe la democrazia) disegni di legge presentati da sconosciute donnette che fanno il loro mestiere… Al Circo Massimo non saranno stati due milioni, ma se anche i settecentomila censiti dalla questura si fossero mossi verso i palazzi del potere per occuparli fino ad ottenere doveroso ascolto (come avvenuto, in tempi recenti, in alcune repubbliche ex-sovietiche)… chi avrebbe potuto fermarli?

sabato 6 febbraio 2016

San Giovanni Crisostomo: "Perciò non solo le loro passioni sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche"...


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Nella "Lettera dei Capi Incogniti a Giuseppe Garibaldi" si legge: «La Massoneria e la Rivoluzione in azione, una cospirazione permanente contra il dispotismo politico e religioso. L'uomo e, ad un tempo, Dio, Pontefice e Re di se stesso. Ne la legge, ne la Religione possono imporsi all'uomo; e siccome esse lo annientano privandolo dei suoi diritti piu preziosi, sono assassini, di cui abbiamo giurato di trarre terribile vendetta; sono nemici, ai quali abbiamo giurato una guerra ad oltranza e senza tregue; una guerra morte ! Di questi nemici, la piu infame e la religione. Uccidendo la religione noi avremo nelle nostre mani la legge e la proprieta, Stabilendo sui cadaveri di questi assassini la religione massonica, avremo rigenerato la societa. Tu sei a te stesso: Dio, Pontefice e Re. La tua Ragione e la sola regola del Vero. I tuoi appetiti, i tuoi istinti, sono l'unica chiave del progresso e della felicita» !

 In una "lstruzione" segreta si legge: «II nostro scopo e quello della rivoluzione francese: l'annichilimento della Chiesa cattolica e perfino dell'idea cristiana ... La rivoluzione e il trionfo dell'Uomo su Dio. Per questo, oltre al controllo della finanza e dell'economia, con la stampa in mano avremo tutto. Impadroniamoci della stampa, ed in breve tempo govemeremo e dirigeremo le sorti del mondo in­ tero.Tertulliano diceva che ii sangue dei martiri e seme di cristiani. Non facciamo martiri, ma popolarizziamo il vizio nelle moltitudini. Alla gioventu bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani! Corrompere, corrompere! La Chiesa cade solo con la corruzione! E necessario che noi attiriamo la gioventu, senza che se ne accorga. . . Il cattolicesimo, non teme la punta del nostro pugnale, ma puo cadere per mezzo della corruzione. Non stanchiamoci dunque mai di corrompere; popolariz­ziamo il vizio nelle moltitudini. Che lo respirino dai cinque sensi, che lo bevano, che se ne saturino ... fate dei cuori vi­ziosi e non avrete più cattolici ... Noi abbiamo intrapreso la corruzione in grande. Noi miriamo alla corruzione della dot­trina e dell' etica cristiana. Corruzione del popolo per mezzo del clero, e del clero per mezzo nostro. Fate che il clero cammini sotto la nostra bandiera, credendo di camminare sotto la bandiera di Dio. La corruzione deve condurci al seppellimento della Chiesa».

 In un altro documento si legge: «Abbiamo cominciato a realizzarlo (il "piano") alla perfezione con il cinema, le pubblicazioni porno a basso prezzo, libri con storie di sesso e di violenza, ed ora con la televisione... essa ci riserva un auditorio immenso. Sara anche il mezzo mi­gliore per avvicinare i bambini, cosi’, graduando progressivamente I'immoralita, avremo il possesso di tutta la gioventu. I giovani, dal loro risveglio al loro coricarsi la sera, avranno la testa piena di violenza, di sesso, omicidi, magia: tutto questo per allontanare dal loro animo immagini religiose. Cosi' i bambini saranno disorientati; poi, introdurremo costumi sfrontati, scene licenziose, per distruggere il pudore».

 Ecco la scientiflcita' del piano distruttore: «I cristiani si sciupino prima del matrimonio (sesso precoce); non giungano al matrimonio (disoccupazione giovanile programmata); se vi giungono, lo frantumino (facilita di divorzio); non facciano figli (propaganda dei contraccettivi, aborto libero, unioni gay); se i figli sono in arrivo, siano uccisi (aborto); se sono allevati, non siano educati cristianamente (guerra agli asili, scuole e istituti educativi religiosi, guerra alla religione nelle scuole e ai giornali e TV religiosi), e se qualcuno scampa: sia emarginato dalla vita sociale (divisione delle forze politiche dei cristiani e loro espulsione dai posti di comando)». 
Fonte: (Libro di Don Luigi Villa "La Massoneria") 

L'omosessualità, o sodomia, sempre considerata dalla coscienza cristiana e occidentale come un vizio obbrobrioso, rivendica oggi visibilità e diritti nella società. Secondo i fautori della nuova ideologia omosessualista, la coscienza civile, che un tempo bollava il peccato contro natura come abominevole, dovrebbe ora riconoscerlo come un bene in sé meritevole di tutela e protezione giuridica. La legge, che un tempo reprimeva l'omosessualità, dovrebbe invece promuoverla, castigando coloro che la rifiutano e la combattono pubblicamente. L'omosessualità, in questa prospettiva, non sarebbe un vizio, e neppure una malattia o deviazione di qualsiasi genere, ma una naturale tendenza umana, da assecondare e garantire, senza porsi il problema della sua moralità. Il Magistero della Chiesa cattolica si situa agli antipodi di questo nefasto relativismo.

La Chiesa ha infatti come missione divina di insegnare la verità nel campo della fede e della morale, illuminata dalle parole di Gesù Cristo: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7, 16). L'ambito del suo Magistero non è ristretto agli articoli di fede, ma investe il vasto campo della morale e del diritto naturale. Infatti, come avvertiva San Pio X, «tutte le azioni del cristiano sottostanno al giudizio e alla giurisdizione della Chiesa in quanto sono buone o cattive dal punto di vista morale, cioè in quanto concordano o contrastano col diritto naturale e divino» (Lettera Enciclica Singulari quadam).

In materia di fede e di costumi, perciò il Magistero della Chiesa è «norma prossima e universale di verità» (Pio XII, Lettera Enciclica Humani Generis). Il relativismo nega invece il carattere assoluto della Verità e del Bene, per porre come unico criterio quello soggettivo dell'arbitrio umano, presentato come «autodeterminazione» e «liberazione» da ogni vincolo religioso, morale e perfino razionale. L'uomo, in tale prospettiva, è ridotto alla sua istintiva animalità, mera pulsione di istinti, «materia senziente», priva del lume della ragione. Le radici di questa concezione affondano nell'Umanesimo rinascimentale, nel «libero esame» protestante, nelle ideologie illuministe e marxiste, fasi diverse di quel proteiforme processo rivoluzionario che ha come mèta la distruzione totale della Civiltà cristiana e l'instaurazione dell' anarchia.

Questo processo rivoluzionario ha oggi un'espressione parossistica nella pretesa di promuovere l'omosessualità come un valore, e successivamente di imporla come modello di comportamento alla società intera. Tale è il significato della risoluzione approvata a Strasburgo l'8 febbraio 1994, con la quale il Parlamento Europeo chiede agli Stati membri di «aprire alle coppie omosessuali tutti gli istituti giuridici a disposizione di quelli eterosessuali» e di «intraprendere campagne [...] contro tutte le forme di discriminazione». La Chiesa insegna, al contrario, che tra la verità e l'errore, tra il bene e il male, la discriminazione e il confine deve essere netto, così come, tra la visione cattolica e quella relativista, figlia di tutte le grandi correnti eversive della storia, l'antitesi è totale. La raccolta di testi che segue, prima nel suo genere, dimostra come la condanna dell'omosessualità da parte della Chiesa è costante e inequivoca. Questa condanna, nel corso dei secoli, è stata recepita e tradotta in leggi dal diritto europeo e ha permeato la coscienza collettiva dell'Occidente cristiano. Mai, in alcun modo, la Chiesa ha legittimato il vizio omosessuale.

Meno che mai può oggi accettarne la legalizzazione [se lo facesse non sarebbe Chiesa cattolica, ndr], che costituisce in sé un peccato ancora più grave della pratica privata dell'omosessualità. Per la Chiesa cattolica, l'omosessualità è un «crimine nefando» (San Pio V) che attira la collera divina e grida vendetta al cospetto di Dio (San Pio X). La ragione per cui Dio condannò alla distruzione le città di Sodoma e di Gomorra, immerse nel vizio contro natura fu, come ricorda san Pietro, perché ciò restasse nei secoli di esempio e divino ammonimento (2 Pt 2, 6-9). Come dimenticare il tragico destino di quelle città corrotte, nel momento in cui un Parlamento che presume di rappresentare la voce di tutti gli europei giunge dove neppure Sodoma e Gomorra erano arrivate, pretendendo di includere il peccato contro natura nella pubblica legislazione?

La Sacra Scrittura condanna ripetutamente, e con la massima severità, il peccato contro natura. Nell’Antico Testamento, ad esempio, il Libro del Levitico, che contiene le prescrizioni legali dettate da Dio a Mosé per preservare il popolo eletto dalla corruzione della fede e dei costumi, contiene una severa condanna della pratica omosessuale definita come «abominio» e prescrive per i colpevoli la pena di morte. «Non accoppiarti con un maschio come si fà con la donna: è cosa abominevole […]. Tutti quelli che commetteranno tali azioni abominevoli, verranno sterminati di mezzo al popolo» (Lv 18, 22 e 29). «Se un maschio giace con un altro maschio come si fà con la donna, entrambi hanno commesso un abominio:vengano messi a morte, e il loro sangue ricada su di loro» (Lv 20,13). Analoga riprovazione viene espressa dai Profeti di Israele, come testimonia il successivo passo tratto da Isaia. «Il loro aspetto testimonia contro di loro: essi manifestano i loro peccati, come fece Sodoma, anziché nasconderli. Guai a loro! Essi si preparano la loro rovina»! (Is)


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Il castigo divino di Sodoma e Gomorra

La condanna della Bibbia non rimane a un livello meramente teorico, ma si manifesta nella punizione dei peccatori. L’esempio più noto e significativo è quello, tratto dal primo libro dell’Antico Testamento (il Genesi), in cui Dio invia due suoi angeli, in sembianze umane, per distruggere le città di Sodoma e di Gomorra, ormai corrose dal vizio contro natura, salvando il solo Loth con la sua famiglia. «Disse dunque il Signore (ad Abramo): “Il clamore delle colpe che mi giunge da Sodoma e da Gomorra è grande, e molto grave è il loro peccato” […]. Poi quei due (angeli)dissero a Loth: […]