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giovedì 31 marzo 2011

"Sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla”. Se tutto ciò fosse vero come la mettiamo?

 


Il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, nel conclave del 26 Ottobre 1958 venne eletto papa con il nome di Gregorio XVII ma due giorni dopo, su pressione dei cardinali francesi, fu costretto a dare le dimissioni in quanto, secondo i servizi di sicurezza del Vaticano, la sua elezione avrebbe determinato l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro comunista. La notizia, ampiamente documentata, fa parte del dossier segreto “Cardinal Siri” compilato dal Federal Bureau of Investigation (Fbi) in data 10 aprile 1961 per il Dipartimento di Stato americano.
Il dossier è rimasto secretato fino al 28 Febbraio 1994 quando, scaduti i termini della classificazione grazie alla legge Freedom of Information Act, è stato possibile accedere al documento. Il primo a leggere quel dossier segreto fu Paul L. Williams, consulente dell’Fbi e giornalista investigativo, che nel 2003 diede alle stampe il libro “The Vatican Exposed: Money, Murder, and the Mafia”, pubblicato negli Stati Uniti dalla Prometheus Books.
Secondo il resoconto di Wililams, tutto cominciò nel 1954 quando il conte Della Torre, editore dell’ “Osservatore Romano”, informò l’allora pontefice Pio XII delle simpatie che il cardinale Angelo Roncalli (che più tardi diventerà Papa Giovanni XXIII) nutriva per i comunisti. A quanto pare anche altri esponenti della cosiddetta «Nobiltà Nera’, cioè l’aristocrazia vaticana, espressero Io stesso tipo di timori al Papa.
La notizia giunse ben presto nell’ambasciata americana di via Veneto dove agenti della Cia e dell’Fbi vennero immediatamente attivati per scoprire le eventuali simpatie del cardinale Roncalli. Le indagini, inoltre, vennero estese anche a Monsignor Giovanni Battista Montini, che più tardi salirà al trono di Pietro col nome di Papa Paolo VI.
Williams a questo punto racconta che Papa Pio XII, proprio per evitare che la Chiesa potesse uscire dai suoi canoni tradizionali, indicò il cardinale Giuseppe Siri come suo successore. Siri, come ben sanno i genovesi, era fortemente anticomunista e un intransigente tradizionalista in materia di dottrina della Chiesa. Inoltre era conosciuto anche come un ottimo organizzatore.
Dopo la morte di Pio XII venne dunque il giorno del conclave. Era il 26 Ottobre del 1958 e i cardinali si riunirono in assise nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa. Ciò che avvenne in quelle ore è rimasto nella più assoluta riservatezza e lo stesso Siri preferirà tacere per tutta la vita sul suo segreto piuttosto di rivelare quanto accadde.Secondo gli agenti dell’Fbi, che quindi in qualche modo raccolsero le informazioni riservate di alcuni cardinali presenti nel conclave, al terzo ballottaggio Siri raggiunse i voti necessari e venne eletto Papa col nome di Gregorio XVII. La notizia venne subito ufficializzata con la tradizionale fumata bianca che annunciò al mondo l’ “Habemus Papam”. Non solo. Quello stesso giorno alle 18 la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. L’annunciatore disse: “Il fumo è bianco...non c’è alcun dubbio. Un Papa è stato eletto”.
Ma il nuovo Papa non fece alcuna uscita in pubblico. La gente in piazza San Pietro aspettava trepidante, ma la finestra non si apriva. Ad un certo punto a qualcuno vennero dei dubbi. Vuoi vedere che quel fumo non era poi così bianco? Forse era un po’ grigio... A quel punto, per dissipare qualsiasi dubbio, Monsignor Santaro, segretario del conclave dei cardinali, annunciò che il fumo in effetti era bianco e che un nuovo Papa era stato eletto.
Ma l’attesa continuava senza alcun esito. Quella sera la Radio Vaticana annunciò che il risultato era incerto. L’indomani, il 27 Ottobre 1958, un quotidiano del Texas, “The Houston Post” pubblicò un articolo il cui titolo diceva “I cardinali hanno fallito a eleggere il Papa in 4 ballottaggi: confusione nei segnali di fumo ha causato un falso responso”.
Ma, a quanto pare, quel responso era stato invece valido. Anche al quarto ballottaggio, secondo le fonti dell’Fbi, Siri ottenne i voti necessari per essere eletto pontefice. Ma i cardinali francesi, mostrando i rapporti confidenziali dei servizi di sicurezza del Vaticano, chiesero a Siri di rinunciare al papato in quanto la sua elezione “avrebbe causato disordini e l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro”.
I cardinali proposero quindi di eleggere un “Papa di transizione” nella persona del cardinale Federico Tedeschini, ma l’interessato era in condizioni di salute troppo precarie per poter accettare. Infine il terzo giorno, l’assemblea si mise d’accordo per eleggere il cardinale Roncalli, Papa Giovanni XXIII.
Fin qui il racconto di Paul L. Wililams. Secondo un altro giornalista e scrittore francese, Louis Hubert Remy, nel conclave del 21 giugno 1963 un’altra volta Giuseppe Siri stava per essere “rieletto” Papa. Ma ancora una volta qualcuno fece osservare che la Chiesa sarebbe stata perseguitata se un personaggio come il cardinale genovese fosse mai stato eletto Pontefice. E ancora una volta Siri calò il capo lasciando il posto a Paolo VI.
Il 18 maggio 1985 Louis Hubert Remy, l’amico Francois Dallas e il Marchese de la Franquerie, personaggio molto conosciuto nella Curia romana, vennero ricevuti dal cardinale Siri nel suo studio di via San Lorenzo, a Genova. Ad un certo punto Remy domandò a Siri se era vero quanto si diceva circa la sua elezione a Papa. “Egli stette per lunghi attimi in silenzio, quindì alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e dolore, unì le mani e, pesando le parole con gravità, disse: ‘Sono legato dal segreto’ - racconta Remy - Quindi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse ancora: ‘Sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla”.
E il suo segreto, sempre che siano vere le fonti che rivelarono quelle indiscrezioni, se lo portò nella tomba.

mercoledì 30 marzo 2011

CARD. SIRI: Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”. C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”...

Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”
“Un gruppo molto potente, che voleva avvicinare la Chiesa ai protestanti, si riunì, in un modo non del tutto legittimo, in una certa parte d’Europa.

La loro linea era contro l’impostazione voluta da Giovanni XXIII e contro il Magistero tradizionale della Chiesa Cattolica. L’elezione dei membri di due terzi delle Commissioni del Concilio fu “guidata” da tale gruppo. Tutto fu “orchestrato” da loro, scegliendo in tutto il mondo quelli che più si conformavano ad un indirizzo modernista e progressista, escludendone gli altri. La lista “cattolica” alternativa che il Card. Siri presentò, fu da loro fatta bocciare.

C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”. Questa intervista esplosiva, rilasciata dal Card. Siri il 17 gennaio 1985, a causa delle polemiche strumentali dei media progressisti su un giudizio del Card. Ratzinger sugli anni del post-concilio, fu deciso di rimandarne la pubblicazione che avvenne dopo la morte del Cardinale, grande campione dell’ortodossia. Si tratta di una testimonianza preziosa perché viene da una persona che è sempre vissuta in piena comunione con la Chiesa. “Esiste un diritto dell’intero popolo di Dio perché gli venga esplicitato con chiarezza ed oggettività che cosa sia stato il Vaticano II. Ne va della fede e dell’autentica testimonianza cristiana. Che non tutto, a tale riguardo, sia limpido e trasparente come uno zampillo d’altissima quota, s’avverte anche, o tra le righe o addirittura con esplicite denunce, in qualche autorevole intervento” (Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II, Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, 2009, p. 17).
Il Concilio Ecumenico, modernista Vaticano II..

L’idea di convocare un Concilio era già affiorata durante il pontificato di Pio XII. Perché venne accantonata?
SIRI: Sì, era già affiorata. Ma, nonostante io fossi molto vicino a Pio XII, non me ne ha mai parlato. /…/ Il Concilio venne convocato da Giovanni XXIII. Chi glielo suggerì, o per lo meno richiamò alla memoria, fu il cardinal Ruffini (Arcivescovo di Palermo), il 16 dicembre del 1958, a distanza di quasi due mesi dalla sua elezione. Il Papa se ne entusiasmò e ne colse l’idea. /…/ Non so però cosa successe il 25 gennaio del 1959. Ma l’idea del Concilio già girava. Pio XII, credo, aveva anche costituito una piccola commissione che silenziosamente studiasse la proposta. Era una cosa che stava lievitando.

Una volta disse che fu nelle prime riunioni della Commissione per gli Affari straordinari (o “per le grane” come lei la definì) e in quelle del Consiglio di presidenza che il Concilio prese un determinato iter piuttosto che un altro. Cosa intendeva precisamente?
SIRI: Quando è iniziato il Concilio ero membro della commissione cardinalizia per gli Affari straordinari, definita da Papa Giovanni “la testa del Concilio”. Durò solo per la prima sessione e fu soppressa da Paolo VI che diede via all’attività di venti cardinali: i dodici componenti il Consiglio di presidenza del Concilio (di cui feci parte anch’io), i quattro moderatori del Concilio stesso e i quattro coordinatori. Questi venti cardinali rappresentavano il nerbo del Concilio, perché le grandi questioni, i grandi dibattiti, le grandi risoluzioni furono prese in questa commissione che si riuniva quasi tutte le settimane. Chi non conosce i verbali di questo Consiglio credo che non possa scrivere la vera storia del Concilio.


In occasione di alcune conferenze che tenne a Cannes nel ‘69 lei lanciò una pesantissima accusa: denunciò l’esistenza di una “contro impostazione” del Concilio...
SIRI: Come ha avuto i testi delle due conferenze?

Sono stati pubblicati recentemente nel primo volume delle sue opere.
SIRI: Quelle conferenze non avrebbero dovuto essere divulgate. Erano però tra i miei dattiloscritti. /…/ Non posso far altro comunque che confermare quanto dissi.

Un gruppo molto potente - lei disse – si era organizzato in
SIRI: Sì. Si riunì, in un modo non del tutto legittimo, in una certa parte d’Europa. La prova evidente la ebbi quando si dovettero eleggere i due terzi dei membri delle commissioni.

Vuol forse dire che l’elezione dei membri nelle commissioni fu “guidata” da tale gruppo?
SIRI: Sì, ne sono certo. È stata orchestrata da loro, scegliendo in tutto il mondo quelli che più si conformavano ad un certo indirizzo e escludendone gli altri. Io presentai allora una lista alternativa definita “cattolica” perché i membri dovevano essere eletti in numero proporzionale al numero dei cattolici esistenti nei rispettivi paesi. Ma loro la fecero bocciare.

Sono accuse di non poco conto. Ne parlò con Giovanni XXIII?
SIRI: Sì, anche lui si rese conto del pericolo costituito da tale gruppo; in una lunga udienza mi disse chiaramente che non era «affatto contento del Concilio».

Quali erano secondo lei i fini specifici di questo gruppo?
SIRI: Forse avvicinare la Chiesa ai protestanti e rendere in tal modo più facile il loro ritorno. Ma può darsi che li stia giustificando troppo.



Lo definisce un gruppo di “controimpostazione conciliare”. L’aggettivo “contro” che valenza ha? Era “contro” l’impostazione voluta da Giovanni XXIII, “contro” il Magistero tradizionale della Chiesa cattolica o, più semplicemente, “contro” una visione tradizionalista della Chiesa che in Concilio ebbe i suoi leaders oltre che in lei nei cardinali Ruffini e Ottaviani?
SIRI: Contro l’impostazione voluta da Giovanni XXIII. Certo. Contro il Magistero tradizionale della Chiesa. Sicuro. Si formò tra noi un gruppo? Loro erano una corrente, la quale provocò necessariamente una controcorrente.



Il teologo Schillebeeckx ha affermato in un’intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva che l’orientamento di cui lei fece parte era minoritario, ma riuscì ad influenzare il Concilio perché molto agguerrito, e soprattutto perché assecondato da Paolo VI.
SIRI: Una minoranza la nostra? Ma il Concilio erano i 2500 Padri che vi hanno partecipato e che votavano. E votavano bene. Di questi, solo 500 presero la parola almeno una volta. Tutti gli altri, ed erano i quattro quinti, erano lì, attenti, e giudicavano. Ed erano loro la maggioranza. La maggioranza silenziosa, ma che faceva il Concilio. E i documenti del Concilio furono tutti approvati quasi all’unanimità. Non si comprende il Concilio se non si comprende questo. Schillebeeckx faceva parte del Concilio come “esperto” dell’episcopato olandese. Io ero alla tribuna della presidenza e gli esperti erano nella tribuna alla mia destra. Li vedevo bene. Anzi, non li vedevo affatto: non c’erano quasi mai. Erano sempre in giro per Roma a tenere conferenze, dibattiti, assemblee. A parlare di tutto. A tentare di influenzare maldestramente i Padri conciliari.

Alla ripresa dei lavori dopo la morte di Giovanni XXIII, ci fu subito «una delle maggiori e sorde lotte che abbiano caratterizzato il Vaticano II», come lei la definì. Fu il dibattito sul “De Ecclesia” che culminerà nella “Lumen Gentium”, il cui nucleo era la collegialità episcopale.
SIRI: Risuscitando gli errori di Basilea e le opposizioni al Vaticano I, si tentò di sminuire, o forse anche negare, il Primato del Papa. Lo strumento di cui ci si servì per tale scopo fu l’idea della collegialità episcopale. La collegialità è sempre esistita, ma l’intento era di condurla ad un piano di completa parità col Primato di Pietro se non addirittura ad essere un limite per il Primato stesso. Me ne accorsi in una delle sedute della Commissione preparatoria centrale del Concilio, quando un Padre pronunciò l’espressione «cogubernatio Ecclesiae». Lui stesso deve essersi accorto di aver detto troppo, perché subito l’attenuò con un termine meno impegnativo. Era un concetto errato. Come già si sapeva, e come poi ha precisato il Vaticano II, il Collegio Episcopale e il Papa sono due soggetti del potere supremo, ma il Collegio, per essere ed agire come tale, deve essere col Papa e sotto il Papa, mentre il Papa stesso ha un potere personale che non ha alcun bisogno, per essere tale, del Collegio Episcopale. Fu proprio questo il particolare su cui si è serrata la lotta. E la lotta fu dura. È proprio il Primato del Romano Pontefice a garantire tutto: senza di quello sarebbe la distruzione. Se vogliamo stabilire una gradazione tra i problemi e le crisi suscitate nel post-concilio, ritengo che questo abbia il primo posto. Mi ricordo che una volta mi recai da Pio XII e notai sulla sua scrivania, perfettamente sgombra, due testi: uno era sulla collegialità. Mi chiese che cosa ne pensassi: «Santità - risposi - lo getti via. Io l’ho letto e non c’è niente di buono».

Si trattava forse del libro di Padre Congar, “Vera e falsa riforma della Chiesa”?
SIRI: Preferisco non rispondere. In Concilio, comunque, quando vidi la ferocia dell’attacco al Primato di Pietro, preparai un intervento. Allora ero ammalato, soffrivo di labirintite, non riuscivo contemporaneamente a leggere e a parlare. Appena cominciavo sopraggiungeva una crisi e mi accasciavo al suolo. Era un lunedì.
Il termine del dibattito era previsto per mercoledì mattina. Mi rivolsi ai “quattro cavalieri dell’Apocalisse”, i quattro moderatori che sedevano proprio sotto di noi, e mi feci iscrivere a parlare per ultimo: chi parla per ultimo ha “più ragione”. Preparai un testo di 10-15 righe. Mi rivolsi al Card. Ruffini, che sedeva alla mia sinistra, dicendogli: «Mercoledì prenderò la parola, non riuscirò a terminare perché cadrò prima. Non curarti di me, ho già il mio segretario che mi sorreggerà, ma prendi i fogli e finisci tu il discorso».
Il giorno seguente, il martedì mattina, entrò in aula il Segretario generale del Concilio, Pericle Felici: lesse un discorso a nome del Papa. Era l’intervento che avrei voluto fare io. Dissi al Card. Ruffini: «Oggi ho visto l’intervento dello Spirito Santo sul Concilio».

Nella discussione sul “De Episcopis” il suo amico Cardinal Ottaviani contestò non solo la funzione indicativa della votazione del 30 ottobre 1963 sulla collegialità, ma anche la sua legittimità, mettendo in pratica sotto accusa i moderatori stessi.
SIRI: È difficile dare una valutazione sui moderatori. Molto difficile.
Solo Agagianian raccoglieva l’approvazione e l’assenso di tutti. Ottaviani era un vero difensore della fede, ma aveva una caratteristica (non lo chiamo un difetto): si scaldava. E questo irritava gli altri. Un giorno Alfrink, presidente di turno, gli tolse addirittura la parola.

E il Concilio applaudì.
SIRI: No, non si può dire che applaudì. Ci fu qua e là... ma non fu un applauso dell’Assemblea. Il gesto di Alfrink non fu approvato della grande maggioranza, e recò una certa pena. Ottaviani era allora a capo del Sant’Uffizio: non se la presero con la persona ma con l’ufficio. Ottaviani quando si metteva in moto sembrava un ippopotamo. Una persona cara, eravamo tanto amici, un uomo di Dio. È stato parecchi anni cieco, eppure sempre sereno.

L’opposizione alla Curia non era dunque così diffusa.
SIRI: Sono di quelle cose di cui si parla per passare il tempo mentre si prende il caffé. /…/ Io dissi al cardinal Ottaviani: «Se capita un’altra volta che le facciano l’affronto di toglierle la parola, dica: “Sentite, state zitti voi, altrimenti io vado dal Papa a chiedere che mi dia la facoltà di sciogliere i segreti, perché so tutti i vostri affari”. Vedrà che finisce tutto».



A due anni dall’ inizio dei lavori conciliari, ci fu la discussione della “Dichiarazione sulla libertà religiosa”; la Chiesa non rivendicava solo il diritto di praticare la propria religione, ma anche che chiunque potesse osservare il suo culto verso Dio in modo pubblico e privato.
SIRI: Il “De Libertate Religiosasi limitava a questo aspetto: lo stato non può intervenire per piegare a suo piacimento la coscienza religiosa. Fu una cosa generale. /…/


Fu in seguito a quel documento che nacque la contestazione del vescovo Lefebvre...
SIRI: La genesi del documento fu la volontà di fare un’indiretta condanna del comunismo, attraverso la solenne proibizione dei mezzi coercitivi «da parte di singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia volontà umana» nei rapporti tra gli uomini e l’attività religiosa. Lo spiegai a Lefebvre, tanto che lo convinsi ad accettare tutto il Concilio, poi dissi al Papa: «Lo riceva e prepariamo un comunicato di tre righe in cui si dia notizia dell’udienza e si dica che
Lefebvre ha regolato le sue pendenze con la Chiesa». Ma poi le cose andarono per le lunghe e sorsero altri problemi. /…/

In questo post-concilio uno degli aspetti più interessanti è il fiorire di nuovi movimenti ecclesiali. Cosa ne pensa?
SIRI: Tutta la piazza è piena di erba, erbacce, fiori ed alberi belli. Più volte ho sollecitato la Cei a mettere un po’ d’ordine ma finora non ha approvato nessun decreto a riguardo. Con la Fuci sono in lite da 54 anni. Ero loro assistente e mi hanno mandato via. E vedo che ancora non hanno abbandonato il loro concetto intellettualistico della fede. Ma i due movimenti più importanti in Italia sono i Focolari e Comunione e Liberazione.
Sono ottimi. A dire il vero quand’ero presidente della Cei venne intentato un processo al movimento dei Focolari. Su 20 votanti, diciotto non erano convinti dell’impostazione dei Focolari, e votarono Deleatur. Solo due erano a favore. Ma dei due che votarono non deleatur uno era il cardinal Pastore. L’altro, Montini" .
(a cura di Stefano Maria Pace e Paolo Biondi - Rivista "30 Giorni", n° 6, Giugno 1989, pp. 70-75).



E di quello che disse il cardinale Siri eccone una riprova della deriva che ha preso la Chiesa post Conciliare...

IL DELIRIO DI OLEGGIO: CHI FERMERA' GLI ABUSI LITURGICI?

Articolo di Francesco Colafemmina...


Non ci sono parole! Guardate questo video: riguarda la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Oleggio e il parroco don Giuseppe Galliano. Mentre la Chiesa dialoga con atei e non credenti, si consumano sempre più potenti lacerazioni e abusi liturgici. Chi e quando interverrà per correggere con paterno amore gli errori di una mentalità protestante penetrata nel seno della Chiesa?



Se non vi è bastato, andate a guardarvi il video dell' "Effusione dello Spirito Santo" di domenica scorsa...


Ma volete proprio sapere cosa pensa questo sacerdote carismatico e cosa va predicando ai suoi fedeli? Ebbene, leggete questo estratto della sua omelia, scaricabile dal sito del gruppo carismatico:

"Gesù non è l’Uomo del culto, è l’Uomo della vita. Gesù non battezza, non celebra la Messa, non confessa, non dà l’Unzione degli infermi, non celebra matrimoni o funerali. Gesù non fa tutto quello che costituisce l’apparato liturgico cultuale di ogni religione, anche della nostra. Gesù è l’Uomo della vita, porta il Divino nella vita. Noi, come Chiesa, abbiamo un apparato liturgico: la Messa, le Liturgie varie, alle quali si dà un’importanza esagerata, come se fosse il fine, non il mezzo.
Con questo versetto si vuole evidenziare che le varie liturgie sono un mezzo, per arrivare al fine, che è l’esperienza del Divino. La Messa è una cena con Gesù. Il Sacramento del matrimonio, a parte i due sposi, che celebrano le loro nozze, è un’esperienza di guarigione dell’Amore. Il funerale è un’esperienza di guarigione dalla perdita delle persone care. Significa, quindi, celebrare il Sacramento e le altre Liturgie, per farle passare nella vita."

Soddisfatti?

L'azione delle sette segrete, come quella Neocatecumenale, è essenzialmente satanica

[Dagli scritti della Beata Maria Deluil-Martiny, l'eroica Fondatrice delle Figlie del Cuore di Gesù]

A vedere il trionfo dell'errore, quasi padrone del mondo, o almeno di quanto è forza materiale e potere, quella apparente legalità con la quale si vuole legittimare tanto male, dovremmo noi disperare del presente e dell'avvenire? No, Sorelle, no mai! Gesù Cristo ha vinto Satana e il mondo!

A Gesù Cristo appartiene ogni potenza; al Nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si piega anche negli abissi. Le nazioni gli furono date in retaggio. Mentre Egli lascia che il mostro infernale si dibatta ai suoi piedi in fugaci e falsi successi, Egli vince e trionfa. Gli Angeli cantano già la sua vittoria definitiva!

L'azione della rivoluzione e delle sette segrete è essenzialmente satanica: tutto in esse è menzogna, fatale sequela di errori, cieche tendenze verso la distruzione, unite ad una radicale incapacità di edificare qualcosa di durevole per la felicità, anche solo temporale, dei popoli. Le loro idee e le loro massime portano il marchio della bestia infernale; è l'eco della rivolta dell'angelo decaduto che cerca di trascinare con sé l'uomo che Dio ha tanto amato.

Ma, chi è come Dio, Sorelle? Le porte dell'inferno non prevarranno contro la Chiesa da Lui fondata. Il trionfo finale non è per coloro che portano l'insegna del dragone, ma per noi che portiamo il nome di Gesù Cristo sulle nostre fronti e il suo amore nei nostri cuori!

La Provvidenza procede per vie incomprensibili allo spirito umano; solo lassù avremo la gioiosa sorpresa, l'ammirazione del grande disegno divino, di cui ora si scorge soltanto qualche linea, senza vederne l'insieme. Bisognò che Gesù soffrisse ed entrasse così nella sua gloria; bisogna che la Chiesa e le anime passino per la stessa via. La Chiesa non vive soltanto un giorno: quando i Martiri cadevano come fiocchi di neve d'inverno, sembrava che tutto fosse perduto, invece il loro sangue fecondava l'avvenire. Non viviamo per noi, ma dobbiamo vedere tutto attraverso i disegni di Dio. I nostri dolori, quand'anche raggiungessero il colmo e dovessimo essere noi stesse sacrificate nella catastrofe, acquistano e preparano i trionfi futuri della Chiesa. Noi lavoriamo per quelli che verranno dopo di noi; essi raccoglieranno, ad majorem Dei gloriam, il frutto delle nostre lacrime e forse del nostro sangue.

La Chiesa procede di lotta in lotta, di conquista in conquista, sino all'eternità beata. Sbaglierebbe chi volesse, nel momento presente giudicare l'insieme delle cose. Noi abbiamo la promessa e la sicurezza della vita eterna e, quel che conforta, Dio trionfa tanto più grandiosamente quanto più a noi è costata la vittoria.

Torna più comodo vivere in un tempo di pace relativa; ma il vivere in tempi turbolenti è più stimolante, più nobile e meritorio. Il nostro compito è di dissodare, lavorare e smuovere faticosamente il terreno; altri raccoglieranno la messe... ma questa, feconda e copiosa, sarà certamente collocata nei granai del Padre celeste.

Gli sforzi di Satana si faranno perciò sempre più furibondi e disperati, e la santità dei giusti sempre più fulgida, sino a che il tempo non sarà più e Satana sarà ricacciato per sempre nell'abisso.

Modesti operai di questa grande opera, lavoriamo nel silenzio e nella speranza. Preghiamo: è la condizione del successo: ripariamo, poiché il dolore supremo è il vedere Dio oltraggiato e bestemmiato; soffriamo, lottiamo, moriamo se occorre, sicure che lassù una Provvidenza veglia, l'Onnipotenza ci assiste e riuscirà vittoriosa; la Bontà tiene conto di tutto, l'Amore infinito si china verso di noi per condurci ai suoi fini divini. Noi siamo della stirpe di Maria, che Dio stesso ha posto nell'inimicizia perpetua con la razza di Satana, stirpe alla quale Egli ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo, senza però esimerci dalla fatica, né privarci dell'onore e del merito della lotta.

Speriamo dunque! Lavoriamo fiduciose e intrepide. Che faremo noi deboli donne? Che faremo? L' abbiamo appena detto: pregheremo, ripareremo, ameremo, soffriremo! Altri saranno apostoli, combattenti attivi nella mischia; noi, con la dolcissima Vergine Maria, saremo olocausti, nascoste in Gesù Cristo, immolate con Gesù Cristo, e con Lui, per Lui e in Lui, otterremo la salvezza del mondo.

La nostra esistenza, la nostra vita sono già per se stesse una protesta contro le opere attuali di Satana. La divina Provvidenza, secondo i bisogni dei tempi, fa nascere i diversi Ordini religiosi che devono, ciascuno secondo il proprio carisma e le proprie forze, aiutare la Santa Chiesa.

Nel silenzio dei nostri monasteri, aiutate dalla grazia divina, cammineremo in senso opposto a Satana; all'empietà e all'odio opporremo l'amore.

“Don Camillo!” lo rinproverò sorridendo il Cristo. “Sono appena uscito dai guai del Concilio, vuoi mettermi tu in nuovi guai?”...

 


28 dicembre di sessant’anni fa nasceva don Camillo, A distanza di sessant’anni, don Camillo è di estrema attualità, RIPORTIAMO ALCUNI PASSI CHE SONO EMBLEMATICI.

 

DI GIOVANNINO GUARESCHI
«Pochi istanti dopo s’udì partire a motore imballato la giardinetta della ragazza e don Camillo uscì dal confessionale e andò a sfogare col Cristo dell’altar maggiore la tristezza del suo animo: “Signore, se questi giovani che si prendono gioco delle cose più sacre sono la nuova generazione, che mai sarà della Vostra Chiesa?” “Don Camillo” rispose con voce pacata il Cristo “Non ti lasciare suggestionare dal cinema e dai giornali. Non è vero che Dio ha bisogno degli uomini: sono gli uomini che hanno bisogno di Dio. La luce esiste anche in un mondo di ciechi. È stato detto ‘hanno gli occhi e non vedono’; la luce non si spegne se gli occhi non la vedono.” “Signore: perché quella ragazza si comporta così? Perché per ottenere una cosa che potrebbe facilmente avere soltanto se chiedesse, deve estorcerla, carpirla, rubarla, rapinarla?” “Perché, come tanti giovani, è dominata dalla paura d’essere giudicata una ragazza onesta. È la nuova ipocrisia: un tempo i disonesti tentavano disperatamente d’essere considerati onesti. Oggi gli onesti tentano disperatamente d’essere considerati disonesti.” Don Camillo spalancò le braccia: “Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?” “Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?” “No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che, in migliaia di secoli, aveva accumulato. Un giorno non lontano si ritroverà esattamente come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne. “Signore: la gente paventa le armi terrificanti che disintegrano uomini e cose. Ma io credo che soltanto esse potranno ridare all’uomo la sua ricchezza. Perché distruggeranno tutto e l’uomo, liberato dalla schiavitù dei beni terreni cercherà nuovamente Dio. E lo ritroverà e ricostruirà il patrimonio spirituale che oggi sta finendo di distruggere. Signore, se questo è ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”
Il Cristo sorrise. “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. “Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. “Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d’ogni razza, d’ogni estrazione, d’ogni cultura.”
“Signore” domandò don Camillo: “volete forse dire che il demonio è diventato tanto astuto che riesce, talvolta, a travestirsi perfino da prete?”
“Don Camillo!” lo rinproverò sorridendo il Cristo. “Sono appena uscito dai guai del Concilio, vuoi mettermi tu in nuovi guai?”»(TRATTO DA PICCOLO MONDO).

martedì 29 marzo 2011

SEGNALAZINE SITO WEB: www.ilcavaliere.info...

Da oggi il cavaliere è anche sul Web! : www.ilcavaliere.info



PREMI SOTTO PER APRIRE IL GIORNALE
Primo numero: Aprile Maggio Giugno 2011


In questo numero Gli argomenti trattati saranno: La spiritualità proposta dalla Madonna a Fatima (Pag. 4) - Il terzo terribile segreto di Fatima (pag.11) - L’apostasia silenziosa nella Chiesa(Pag.17) - I cambiamenti apportati dal concilio vaticano secondo (pag. 18) - Lo sbandamento post-conciliare.(Pag.28) – Una Barzelletta di Giovannino Guareschi (Pag.32) Fatima : Una rivelazione privata ?

Italia Cristiana approda ad Avellino.

Chi siamo.

Italia Cristiana è un movimento Cattolico-politico che non è clericale e non  spalleggia nessun partito in particolare…si tratta di una realtà che ha preso coscienza di come l’attuale contesto politico-istituzionale secolarizzato, dia spazio prevalentemente alla demagogia e a tutte quelle ideologie che in nome di falsi valori hanno cercato di spodestare Cristo dal Suo trono; ecco che allora il nostro progetto mira a dar voce, all'interno delle Istituzioni, alle istanze di tutti i cattolici seri e di tutte le persone di buon senso. Il nostro scopo non è di imporre la Religione, anzi Già San Tommaso aveva capito che con i pagani non puoi metterti a parlare direttamente della rivelazione Divina in Cristo ma occorre partire da argomenti universali ed universalmente accettabili in quanto conoscibili dal lume naturale della ragione di cui ogni uomo è dotato e così in questa società post-Cristiana occorre far luce anzitutto e primariamente  sul diritto naturale, sui  valori non negoziabili e su quelle leggi non scritte da nessuna parte ma che l’uomo tiene scolpite dentro, quelle leggi insomma che sono universali, immutabili, ontologicamente e inscindibilmente legate alla natura umana ma che non sembrano essere chiare per tutti, oggi infatti si diffondono a piene mani idee contro natura propinate dall’alto; Si pensi ad esempio agli imbrogli che sono stati fatti per far passare la legge sull’aborto o ai dico, pacs o unioni di fatto, ogni volta proposti con un nome diverso  affinché sembri una proposta più accettabile e innovativa della precedente.
si mette in discussione persino che l’uomo  sia uomo e che la donna sia donna  cioè si vorrebbe quasi lasciar credere che l’ uomo e la donna si comportano secondo le loro accezioni rispettivamente maschili e femminili non perché ciò fa parte della loro natura umana ma perché normalmente si nasce in un contesto culturale che identifica la donna come donna e l’uomo come uomo ecco che allora il comportarsi da uomo (o da donna)  ad esempio, perché tale si è nati e tali si è  sarebbe frutto di un’invenzione storica che si può superare anzi forse sarebbe bene farlo per non rischiare di essere considerati retrogradi e arretrati; si badi che i colpevoli di queste idee bacate non sono i ragazzini d’avanti ai bar si tratta di  piaghe inflitte dall’alto, basti pensare che il parlamento Europeo ha catalogato ( e quindi riconosciuto)  ben 5 generi sessuali diversi (sic!).
Difendiamo la vita dal concepimento fino a morte naturale e questo ogni volta che lo dico mi sembra un assurdo perché assurda è una società che non ha chiare queste cose…Ci sembra di cavalcare lo stesso spirito di San Luigi Grignon da Monfort che con la sua predicazione nella regione Vandeana di Francia preparò il terreno alla grande resistenza armata dei Cattolici Vandeani contro i rivoluzionari giacobini, infatti  anche noi andiamo seminando semi di resistenza esercitando una sorta di contro-rivoluzione che per noi significa andare contro chiunque voglia invertire l' ordine naturale delle cose per il quale ogni cosa tende al suo giusto fine. Rigettiamo buonismo e pacifismo, disposti si a tenerci le offese che colpiscono noi personalmente ma non quelle che colpiscono Dio e il prossimo. Più che programmi politici crediamo ci sia bisogno (come diceva il buon Corneliu Codreanu) di formare uomini nuovi, dei legionari "che ovunque andranno costituiranno un nuovo ambiente della loro stessa natura.” Uomini siffatti ci diventeranno solo attraverso il trinomio da noi continuamente proposto di 1) PREGHIERA (ricezione dei sacramenti - devozione Mariana ed eucaristica) 2) FORMAZIONE ( studi filosofici, teologici e politici) 3) AZIONE ( esercizio della volontà , scendere in piazza, agire nel sociale); Giacché solo chi si eleva, eleva il mondo attorno a se, ed ecco che allora è carità rinunciare agli svaghi e ad un’inutile ricerca del piacere per meglio perfezionarsi nella vita spirituale  e di militanza politica. Ad Avellino e provincia dove da poco ci siamo radicati abbiamo iniziato le nostre battaglie proprio in difesa della vita protestando contro la recente introduzione della pillola abortiva ru-486 all’ ospedale moscati di Avellino, per l’occasione c’è stato un  corteo con distribuzione di materiale informativo. Per maggio contiamo di ottenere il seppellimento dei bambini non nati a causa dell’aborto-omicidio nel cimitero anziché essere cestinati o utilizzati per pratiche nefande che è bene solo accennare; Ci ritroviamo ogni settimana per fare quadrato e un po’ di formazione utilizzando testi come Il vitello d’oro di Orio Nardi, Iota unum di Romano Amerio e altri… In seguito contiamo di organizzare una serie di conferenze sul territorio collaborando ed affiancandoci  (anche per singole battaglie)  ai diversi movimenti similari al nostro che ci sono sul territorio  come i tre sentieri di Benevento, insorgenza civile di Napoli, i Neo borbonici di Caserta, il  centro culturale Veritatis splendor di Salerno e altri perché solo così facendo possiamo scoprire meglio la nostra identità che fa parte di un disegno più ampio di resistenza, portato avanti da tutti quelli che hanno capito chi sono i nemici di Dio della Patria e della Famiglia. Inoltre sia ad Avellino che a Salerno abbiamo ottenuto (nonostante ideologiche contrarietà da parte di  diversi vescovi campani ) la Messa tridentina o in antico rito, indispensabile per avere una visione Cattolica del Sacerdozio e del Sacrificio dell’altare; Siamo consapevoli al proposito dell’attuale crisi nella Chiesa e al proposito, volendo aprire una breve parentesi diciamo che si tratta di una crisi  che parte dal concilio vaticano secondo in quanto ha creato una disposizione dell’animo ma non ha creato nessun corpo dottrinale, in pratica ha innescato uno spirito rivoluzionario inarrestabile e i modernisti che se ne fanno porta voce sono dei falsi riformatori che invece di riformare se stessi deformano gli altri. L'ardore e lo spirito reattivo deve contraddistinguerci  siamo un po’ come  il sangue che accorre alle ferite, sempre al confine di guerra con i nostri avamposti, costruendo baluardi di ricrescita, in difesa e in ripristino di quel che resta dell'orami semi-decaduta civiltà.

Visita i siti :www.italiacristiana.it    www.alternativacattolica.blogspot.com

                                                                  Responsabile sez. AV Francesco Diana.

«Questi bambini hanno un’anima – dice – e non voglio che la loro anima vaghi nel nulla senza che nessuno preghi per loro»...



di Raffaella Frullone


27-03-2011


Quante volte, soprattutto nel momento del bisogno, preghiamo il Signore con ardore chiedendo una grazia e facendo un voto? «Signore se mi fai questa grazia ti prometto che da oggi in poi mi impegno a …», «Signore se mi concedi quanto ti chiedo, ti prometto che rinuncio a …». E quante volte poi il voto è rimasto inadempiuto e delle nostre promesse non sono rimaste che parole vuote? Oggi noi vi raccontiamo la storia di un uomo che, per tenere fede ad una voto fatto a Dio in un momento tragico, ha salvato le vite di 70 bambini e cambiato per sempre quella delle loro madri. Tong Phuoc Phuc è un 44enne vietnamita. Nel 2001 viveva nella città costiera di Nha Trang con la moglie che aspettava il loro primogenito. La gravidanza però presentava delle complicazioni tali da mettere in serio pericolo le vite di mamma e figlio. Ecco che allora Phuc inizia a pregare, e incessantemente chiede al Signore che il figlio nasca sano e che sua moglie sopravviva al parto «Se mi concedi questa grazie Signore – supplicava – ti prometto che mi impegnerò ad aiutare gli altri». Non sapeva ancora quanto quella promessa avrebbe cambiato la sua e molte altre vite. Il parto si svolse senza problemi e il bambino nacque sanissimo, mentre la moglie di Phuc per riprendersi ebbe bisogno di una lunga permanenza in ospedale per le complicanze della gravidanza. Fu in quel periodo che Phuc notò qualcosa di strano: «Vedevo molte donne entrare in ospedale col pancione e uscire senza il loro bambino… quando ho realizzato che tutte quelle donne avevano abortito sono rimasto scioccato e ho deciso che dovevo assolutamente fare qualcosa». Da quel giorno Puch, che lavorava come muratore, inizia a risparmiare per riuscire a comprare un piccolo appezzamento di terreno fuori città. Poi inizia a recuperare feti abortiti dagli ospedali e dalle cliniche per seppellirli nel terreno e poter pregare per loro. All’inizio medici e infermieri pensavano fosse pazzo e anche la moglie era perplessa, soprattutto rispetto all’idea di risparmiare per costruire un cimitero per feti. Ma Puch era seriamente convinto e con costanza e determinazione bussava alle porte degli ospedali e portava via i corpicini abortiti, tanto che oggi sono 9000 i bimbi mai nati seppelliti nel suo cimitero «Questi bambini hanno un’anima – dice – e non voglio che la loro anima vaghi nel nulla senza che nessuno preghi per loro». Ma la parte più straordinaria del voto di Puch ancora doveva venire. In Vietnam l’aborto è molto diffuso. Il paese asiatico nel 2010 è entrato nella classifica dei dieci stati con la più alta diffusione dell’interruzione di gravidanza, fenomeno che interessa soprattutto le ragazze con meno di 19 anni.. Nel 2006 nel solo ospedale di Ho Chi Minh City sono stati praticati 114 mila aborti, numero di gran lunga superiore a quello delle nascite. Purtroppo molte donne vietnamite vedono l’aborto come una scelta obbligata dal momento che vivono in situazioni di estrema povertà, le minorenni inoltre, temono di non riuscire a crescere il bambino visto che ai rapporti prematrimoniali quasi sempre segue un allontanamento della giovane da parte della famiglia. Non solo, ad incidere è anche il numero degli aborti di figlie femmine, pratica cui i mariti costringono le mogli che non portano in grembo un erede maschio. Ecco che allora Puch decide di aprire la porta della sua casa alle madri in difficoltà accogliendo loro insieme ai lori piccoli. Il muratore garantisce loro un tetto e i pasti fino alla nascita del bambino e si impegna ad accogliere e allevare il piccolo fino al momento in cui la madre non si possa prendere cura di lui. Dal 2001 a oggi sono oltre 70 i bambini cui ha salvato la vita, 70 le donne alle quali è riuscito ad evitare il dramma dell’aborto soltanto parlando con loro mentre si recavano in ospedale con l’intenzione di interrompere la gravidanza. Almeno metà di queste donne hanno trascorso la gravidanza e i primi mesi di vita del bambino in uno dei due appartamenti che Puch ha allestito nel corso degli anni, anche grazie alle numerose offerte ricevute da chi veniva a conoscenza della sua storia. «A volte arrivo ad avere fino10-13 mamme che vivono qui con i loro bambini naturalmente. Quando i letti che ho a disposizione sono occupati, dormono sul pavimento. E’ difficile anche per loro ma appena si rendono conto della gioia della quale si sarebbero private rinunciando ad un figlio e del dramma che avrebbero vissuto, affrontano tutto con uno spirito ottimista. Cerco solo di dare agli altri la stessa gioia che il Signore ha dato a me». Minimizza Tong Phuoc Puch, recita filastrocche ad un bimbo mentre accarezza l’altro, rassicura le loro madri e le fa sentire parte di un’unica e grande famiglia. Ogni mattina cura i dettagli del cimitero che accoglie i feti come se fosse uno stupendo giardino, si ferma davanti alla statua della Vergine Maria e prega, poi lavora, torna a casa e si prende cura di tutte le vite che ha salvato o cambiato. Una storia straordinaria, ancor più straordinaria se si pensa a come è cominciata, con una supplica al Signore, con una grazia ottenuta, con una promessa mantenuta. fonte: La Bussola Quotidiana

LA “CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA” E LA “MASSONERIA LATINA & INGLESE”...

«L’esame si è esteso proprio a quella massoneria che è ben disposta nei riguardi della Chiesa cattolica; e anche qui si sono dovute constatare delle difficoltà insuperabili» (‘Conferenza Episcopale Tedesca’, Dokumentation, n° 10, 12 maggio 1980, cap. IV, § 11). 

 
Prologo
In ambiente teoconservatore è diffusa l’idea che mentre la massoneria latina (francese, italiana e sud-americana) è inconciliabile col cattolicesimo, poiché anticlericale, irreligiosa ed anche atea, quella anglo-americana, invece, essendo deista e non anticristiana né tanto mano anticlericale, potrebbe essere conciliabile col cattolicesimo. Per cui l’appartenenza del cattolico alla massoneria anglo-americana sarebbe lecita. Il fatto che i Papi da Clemente XII (enciclica In eminenti, 20 aprile 1738) sino a Pio XII (L’Osservatore Romano, 19 marzo 1950, articolo “Nulla è cambiato nella legislazione della Chiesa rispetto alla massoneria”, firmato dal ‘Maestro dei Sacri Palazzi’, il teologo ufficiale del Papa, padre Mariano Cordovani) abbiano emesso circa 586 condanne della massoneria non proverebbe nulla dacché essi non conoscevano ancora la distinzione delle due massonerie, delle quali una malvagia, ma l’altra buona ed hanno incluso nelle condanne della massoneria sia quella latina (giustamente condannabile), sia quella anglo-americana (la quale, invece, oramai sarebbe compatibile col Cristianesimo e non cadrebbe più sotto condanna).
Nell’ultimo dopo-guerra, invece, la massoneria, specialmente quella anglo-americana, avrebbe svelato quasi totalmente i suoi veri connotati filosofici essoterici, profani o pubblici, il cui significato è comprensibile anche al pubblico dei non iniziati ai segreti della massoneria[1], ed avrebbe mostrato, così, come essa non ha nulla di contrario verso la Chiesa cattolica, la quale, perciò, dovrebbe aprirsi anche al dialogo inter-religioso con la massoneria anglo-americana. Inoltre anche in vari Paesi latini vi sono delle logge che preferiscono non seguire la “tradizione” anticlericale della massoneria ufficiale latina ma si rifanno a quella ‘deista’ della massoneria anglo-statunitense. Infine la mutazione, che avrebbe subito la massoneria nei Paesi in cui era stata sciolta dai Regimi dittatoriali (Italia e soprattutto Germania), ha portato la massoneria - specialmente quella tedesca - a far visionare i propri ‘Statuti’ sino al 3° grado (pubblico, essoterico, non iniziatico[2]) dalla ‘Conferenza Episcopale Tedesca’ verso la fine degli anni Settanta.
Dichiarazione della ‘Conferenza Episcopale Tedesca’
●Dal 1974 sino al 1980, per lunghi sei anni, si svolsero tra la “Conferenza Episcopale Tedesca” (d’ora in poi “CET”) e le “Grandi Logge Unite” della massoneria germanica (d’ora innanzi “GLU”) dei dibattiti ufficiali al fine di appurare se veramente nella massoneria non anticlericale, di origine anglo-americana, si fosse prodotto un cambiamento sostanziale di vedute filosofiche tale da giustificare l’appartenenza dei cattolici alla massoneria non apertamente irreligiosa come quella latina. La Chiesa ha potuto studiare ed esaminare la documentazione massonica messa a sua disposizione dalle “GLU” tedesche. La questione se la massoneria fosse cambiata essenzialmente è stata sviscerata profondamente a partire dai ‘Documenti ufficiali’ della massoneria stessa, ed ha avuto una risposta chiara e definitiva nel 1980 da parte della “CET” (rara avis, nei tempi che corrono). Infatti era necessario studiare la natura e la dottrina oggettiva della massoneria stessa per potere condurre un esame veramente oggettivo del problema dei rapporti catto-massonici occorreva studiare i ‘Rituali ufficiali’ della massoneria, a prescindere dal sentire soggettivo del singolo massone, la massoneria tedesca mise a disposizione dell’Episcopato germanico i suoi ‘Rituali’ sino al 3° grado.
●La Rivista ufficiale della “CET”, Dokumentation, n° 10 del 12 maggio 1980, ha riportato e pubblicato le conclusioni cui sono pervenuti i Vescovi tedeschi. Sino ad ora, in vari articoli sulla massoneria, le ho citate soltanto en passant, nel presente articolo riporto le più significative e le commento brevemente. 
La lotta comune contro il materialismo ateo come punto di partenza
Questo trabocchetto della ‘mano tesa’ ai cattolici per agire unitamente ai massoni deisti è stato anche quello del “catto-comunismo revisionista” di Bloch e Rodano verso i “cristiani per il socialismo dal volto umano”, per cui cattolici e comunisti non strettamente atei e materialisti avrebbero potuto e dovuto lottare assieme per “un mondo migliore”. Tale trappola l’abbiamo già studiata in questo stesso sito e il lettore può rifarsi a tali articoli per avere la risposta esauriente. Esso è purtroppo pure quello che anima il pan-ecumenismo estremo e “radicale” di ‘Assisi I e II’ (1986-2011), nato da quello iniziale e “mitigato”, con Unitatis redintegratio e Nostra aetate, durante il Concilio Vaticano II (1965), il quale si avvale della scusa della lotta contro l’ateismo materialista per unire tutte le religioni del mondo - purché credano in una vaga Deità - in giornate di preghiera e in ‘assisi’ o ‘sedute’ di dialogo costante, per ottenere la pace interna ed esterna nel mondo, messa in pericolo dall’ateismo e dal materialismo. La risposta lucida e penetrante della “CET” riguardo alla massoneria detta ma non dimostrata come “cambiata”, ci aiuterà a capire se lo stesso suo argomentare possa essere applicato al catto-comunismo (argomento già affrontato varie volte in questo spazio web) e al pan-ecumenismo del Concilio e del post-concilio[3].
La risposta della Chiesa
La “CET” alla fine dei sei anni d’incontri e di studi sui ‘Rituali’ massonici deve constatare che tra Chiesa e massoneria vi sono «contrasti fondamentali ed insuperabili. La massoneria non è mutata nella sua essenza. […]. L’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla massoneria è esclusa» (Dokumentation, n° 10 del 12 maggio 1980, cap. III, § 4). L’ermeneutica della discontinuità tra vecchia e nuova massoneria, affermata dai massoni tedeschi, non è stata provata da essi, anzi la “CET” ha dimostrato l’esatto contrario, vi è perfetta e sostanziale continuità tra la dottrina della massoneria antica e quella contemporanea ed inoltre non vi è sostanziale diversità tra massoneria latina e quella anglo-americana, ma sussistono solo delle sfumature accidentali, quanto al modo di operare, che rendono inconciliabile la dottrina della Chiesa con quella della massoneria anche anglo-americana. Ogni asserto va dimostrato non basta enunciarlo affinché esso sia ipso facto vero. Altrimenti si passerebbe dall’ordine ideale o logico a quello reale o ontologico: siccome penso e dico di essere miliardario, sono realmente miliardario. È il vecchio argomento ontologico, che scambia l’idea per la realtà. Quod gratis affermatur, gratis negatur.
I motivi dell’incompatibilità
1°) La filosofia massonica
«La visione del mondo dei massoni non è fissata in maniera vincolante. Prevale la tendenza umanitaria ed etica. […]. Non si constata l’esistenza di un’ideologia comune vincolante. Invece il relativismo appartiene alle convinzioni fondamentali della massoneria» (Ibid., cap. IV, § 1). Vale a dire non vi è un ‘Credo’ o una dottrina unica e obbligatoria, tuttavia la conditio sine qua non per far parte della massoneria è il relativismo, ossia il principio che nega il valore oggettivo della verità naturale (adaequatio rei et intellectus: è certamente ed oggettivamente vero ciò che è conforme alla realtà, 2+2=4) e Rivelata. Questo soggettivismo filosofico-teologico porta a negare, naturalmente, la possibilità per l’intelletto umano di conoscere con certezza l’essenza delle cose (nichilismo filosofico), e, nell’ordine soprannaturale, nega la possibilità di conoscere oggettivamente la Rivelazione divina (nichilismo teologico o apofatismo). La conclusione del relativismo soggettivistico (ogni conoscenza è relativa al soggetto conoscente e non perviene ad una realtà oggettiva extramentale) è l’agnosticismo (è impossibile cogliere la realtà e quindi non si può affermare nulla su di essa) e quindi l’indifferentismo religioso (tutte le religioni si equivalgono, nessuna è oggettivamente vera e obbligatoria esclusivamente). La massoneria è pluralista, non-esclusivista. Tuttavia il singolo massone può aderire ad una religione, ma non deve mai reputarla e presentarla come esclusivamente, oggettivamente e realmente vera, poiché la natura della massoneria in sé considerata è il pluralismo non esclusivista e il soggettivismo relativistico[4].
2°) Il concetto di “verità” della massoneria
«I massoni negano la possibilità di una conoscenza oggettiva della verità. […]. La relatività di ogni verità rappresenta la base della massoneria» (Ib., cap. IV, § 2). Da un punto di vista puramente razionale, filosofico e naturale: tutto è relativo al soggetto conoscente, l’oggettività del reale è negata per affermare il principio irrinunciabile del soggettivismo, che sfocia nel relativismo e nel pluralismo filosofico-religioso e questo principio è assolutamente indiscutibile per la massoneria in sé considerata, sia latina sia anglo-americana. Quindi, anche dal punto della sola retta ragione non vi è conciliabilità tra la dottrina cattolica e quella massonica. Mentre dal punto di vista teologico, di Fede e soprannaturale si arriva al «rifiuto, per principio, di tutte le posizioni dogmatiche, che si esprime nella proposizione del Lessico massonico, “Tutte le istituzioni a fondamento dogmatico, la più eminente delle quali può essere considerata la Chiesa cattolica, esercitano coercizione alla fede” (Eugen Lennhoff – Oscar Posner, Internationales Freimaurer Lexicon, Vienna, 2a ed., 1975, col. 1300) Un tale concetto di verità non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto di vista della teologia naturale, né da quello della teologia dogmatica della Rivelazione» (Ivi). Quindi non solo dal punto di vista filosofico-metafisico (che sfocia nella dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio o ‘teologia naturale’), ma anche dal punto di vista teologico soprannaturale (il “Credo” rivelato da Dio sub ratione Deitatis) la massoneria, grazie al suo soggettivismo relativista, è incompatibile con la dottrina cattolica. Infatti nulla è oggettivamente vero per la massoneria, ma tutto va interpretato secondo le nostre categorie soggettive, che relativizzano sia la verità naturale sia quella soprannaturale o rivelata.
3°) Il concetto di “religione” della massoneria
●Anche la religione è concepita dalla massoneria in maniera soggettivistica e relativistica: «tutte le religioni sono motivi concorrenti di esprimere la verità divina, che è irraggiungibile. Infatti, a questa verità divina è adeguato solo il simbolismo della massoneria[5], che racchiude molteplici significati e la cui interpretazione è lasciata alle capacità interpretative del singolo massone» (Ib., cap. IV, § 3).
●Ossia tutte le religioni e le filosofie di cui si servono si equivalgono, esse sono tutte egualmente inadeguate a conoscere e a parlare di Dio e persino della realtà naturale filosofica. Solamente la massoneria, che è al di sopra di tutte le religioni e di tutte le filosofie realistiche e metafisiche, ha un approccio simbolico soggettivistico con la realtà extramentale, la religione e con Dio, il quale non è conosciuto tramite la Rivelazione e le formule dogmatiche che la esprimono e definiscono realmente, ma attraverso simboli che la rappresentano o raffigurano soltanto. La Chiesa ammette un certo simbolismo (per es. l’acqua del Battesimo simboleggia la purificazione dell’anima come l’acqua lava e purifica il corpo, però nello stesso tempo il Battesimo purifica realmente e non solo figurativamente o simbolicamente l’anima dal peccato originale), ma il simbolismo ‘in senso lato’ del cattolicesimo non esclude la capacità razionale di conoscere realmente e oggettivamente l’essenza della realtà e la verità, senza fermarsi alle apparenze e ai fenomeni sensibili. Ora il simbolismo ‘in senso stretto ed esclusivo’ (tutto è solo ed esclusivamente simbolico) è un concetto oltre che massonico anche modernistico. Infatti il modernismo classico condannato da San Pio X (Lamentabili, 13 luglio 1907; Pascendi, 8 settembre 1907; Sacrorum Antistitum, 1° settembre 1910) si serve del simbolo, del contrassegno o del segno di riconoscimento per rappresentare o raffigurare la verità dogmatica, la quale è solo rappresentazione e non può essere conosciuta neppure imperfettamente o analogicamente tramite la ragione illuminata dalla Fede, che è una Virtù soprannaturalmente infusa da Dio nell’anima, la quale dà realmente all’intelletto umano la capacità di aderire ad una verità espressa da una formula: per es. Dio è L’Essere stesso sussistente, Uno nella Natura e Trino nelle Persone. Il modernismo come la massoneria hanno mutuato dalle antiche religioni e soprattutto dalla cabala il simbolismo e lo hanno applicato in senso stretto, esclusivo e scientificamente al dogma, che non ha più, come vuole la Chiesa e il Magistero tradizionale, un valore teoretico adeguato all’oggetto anche se non perfetto o totale, ma solo ed esclusivamente un valore simbolico o pratico, in quanto esprime solamente un’interpretazione rappresentativa o figurativa di un fatto religioso. Per esempio quando la Chiesa definisce che Dio è Padre, tale formula dogmatica per il Magistero tradizionale significa veramente e oggettivamente la Paternità di Dio verso gli uomini che sono realmente e non solo figurativamente suoi figli, naturalmente, in quanto sue creature, e, soprannaturalmente, se hanno in sé la Grazia santificante, la quale li rende realmente e non solo simbolicamente figli adottivi di Dio e partecipi della sua Natura divina, in maniera limitata e finita. Invece per la massoneria, per l’esoterismo (cfr. Frithjof Schuon, Unità trascendente delle religioni, Roma, Mediterranee, 2a ed., 1997[6]), come per il modernismo, siccome l’uomo non può conoscere con certezza la realtà e tanto meno Dio, mediante concetti e formule dogmatiche, allora lo simboleggia o rappresenta, esclusivamente e solamente, come un ‘padre’ senza che lo sia realmente affinché l’uomo si perfezioni eticamente e praticamente, comportandosi come se fosse un figlio senza esserlo veramente. In questo modo il simbolismo esclusivistico massonico e modernistico cerca di svuotare tutta la dottrina cattolica rivelata da Dio e definita dal Magistero a sola e pura simbologia senza nessun significato reale, razionale o teoretico. Ora è vero che il linguaggio e il concetto umano non possono esprimere totalmente e perfettamente Dio e i suoi Misteri e neppure totalmente tutta la realtà naturale, ma attraverso l’analogia giungono a conoscere, veramente ed oggettivamente, qualcosa della realtà e a parlare in maniera corretta della realtà naturale e ad interpretare mediante formule dogmatiche la Verità divinamente rivelata, senza equivocare e cadere nell’agnosticismo e nel nichilismo teologico o apofatismo o nel puro ed esclusivo simbolismo (anche Lutero animato dalla filosofia nominalistica, che nega la capacità di conoscere la realtà, rendeva tutto simbolo, per esempio per lui quando Gesù disse sul pane: “Questo è il Mio Corpo”, non ha realmente cambiato o transustanziato il pane nel suo Corpo, ma ha voluto solo dire che il pane consacrato alla Messa simboleggia il suo Corpo. Lo stesso per il neo modernismo: per esempio E. Schillebeeckx, non parla più di transustanziazione, passaggio reale della sostanza del pane nella Sostanza del Corpo di Gesù, ma di ‘transignificazione’: ossia il pane significa o simboleggia soltanto il Corpo di Gesù)[7].
●Perciò anche se la massoneria anglo-americana, rifacendosi alle “Costituzioni” di James Anderson del 1723[8] e agli “Antichi Doveri” del 1735 (una variante o aggiunta alle ‘Costituzioni’ di Anderson) afferma che «il massone è tenuto ad obbedire alla legge morale, […] non sarà mai uno sfrontato negatore di Dio, né un libertino sfrenato» (Ivi), essa è comunque inconciliabile con la retta filosofia e la Fede e la Morale cattolica, dato il relativismo soggettivistico filosofico, che permea il deismo e il moralismo massonico, totalmente diversi dal cattolicesimo[9].
4°) Il concetto di “Dio” della massoneria
●La massoneria rimpiazza il Dio personale e trascendente con il “Grande Architetto dell’Universo”. Ciò non è sufficiente. Infatti Dio è Creatore di tutto ciò che esiste a partire dal nulla, mentre il “Grande Architetto” organizza una materia pre-esistente e le dà una forma. Esso è una sorta di Demiurgo, Eone o “Semidio”, essenzialmente distinto dal Dio della religione cattolica e anche dalla Causa Prima incausata dimostrata con la ragione naturale, dalla metafisica dell’essere, a partire dalle creature e risalendo dall’effetto alla causa. (Cfr. Sap. XIII, Rom., I; S. Th, I, q. 2, a. 3; Conc. Vat. I, sess. III, can. 2). La “CET” asserisce: «si tratta di una concezione di Dio di stampo deistico. In tale contesto non vi è nessuna conoscenza oggettiva di Dio nel senso del concetto personale di Dio del Teismo. Il “Grande Architetto dell’Universo” è un “Esso” neutrale, indeterminato, indefinito, aperto ad ogni possibile comprensione. Ognuno può immettervi la propria concezione di Dio, il cristiano come il musulmano [e l’ebreo], il confuciano come l’animista o l’appartenente a qualsiasi religione. L’ “Architetto dell’Universo” non è per la massoneria un Essere per Se Sussistente, nel senso di un Dio personale e trascendente; perciò per riconoscere e credere nel “Grande Architetto” basta un arbitrario sentimento religioso» (Ib., cap. IV, § 4).
●Per la massoneria Teocentrismo e Antropocentrismo sono conciliabili alla luce del soggettivismo relativistico “letto alla luce della Tradizione primordiale” e della filosofia immanentistica massonica. Dio può esser il mondo, il mondo può essere Dio (panteismo pan-cosmista o a-cosmista). Dio può essere la materia in perenne evoluzione (Teilhard de Chardin), come il Pensiero assoluto hegeliano o il proletariato in continua lotta di classe (Marx e Teologia della Liberazione). Dio è tutto e il contrario di tutto e questo è il modo migliore per negare astutamente, implicitamente e non sfrontatamente la Sua esistenza reale ed oggettiva, conformemente alla filosofia della massoneria anglo-americana, che è più pericolosa di quella latina, perché più nascosta ed insidiosa e ‘non sfrenata’ ma “compassata”… in tutti i sensi. Infatti mentre la seconda esplicitamente nega Dio e la religione, la prima li deforma, li svuota e ne cambia sostanzialmente la natura, pur lasciando solo il nome, proprio come il modernismo, che è veramente una “setta segreta” (“clandestinum foedus”, San Pio X, Sacrorum Antistitum, 1° settembre 1910[10]).
●Quanto al “vago sentimento religioso”, anch’esso accomuna impressionantemente massoneria a modernismo. Infatti, l’uomo ha nella sua anima spirituale delle facoltà superiori immateriali o soprasensibili che sono l’intelletto, il quale conosce e la volontà, la quale appetisce e desidera razionalmente. Invece, nella zona inferiore o sensibile, ha degli organi sensibili: i sensi esterni (vista, tatto, udito, gusto e odorato), i sensi interni (memoria e immaginazione), le sensazioni o il sentimento e le passioni, i quali sono assoggettati nel cervello che è l’organo di cui si serve per agire l’anima razionale, che informa il corpo e nella quale si trovano intelletto e volontà, poiché l’uomo è composto di anima e corpo e “nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu”. L’uomo non è pura materia, sarebbe un cadavere, ma non è neppure un puro spirito, sarebbe un fantasma o un “angelo”, il che è evidentemente falso. La conoscenza sensibile (esterna o sensazione e interna o rappresentazione percettiva) è completata da un appetito sensibile, che tende o muove verso l’oggetto sensibile sentito o rappresentato. Tale impulso o tendenza appetitiva sensibile è accompagnata da un’emozione fisica che è detta passione. Così pure la volontà razionale ha le sue affezioni subordinate alla conoscenza razionale e intellettiva. Il sentimento è una delle affezioni della volontà, ma esso ha anche delle ripercussioni nella zona sensitiva, pur essendo assoggettato nella volontà razionale e quindi nell’anima spirituale. Ora il sano sentimento religioso nasce dalla conoscenza di Dio Creatore, che ispira all’uomo sottomissione umile e soprattutto amore. Quindi secondo la sana filosofia e la dottrina cattolica, il sentimento religioso non precede, ma segue e accompagna la conoscenza di Dio (“nihil volitum, nisi praecognitum”) ed è energia o passione buona per lo sviluppo della pietà religiosa e della perfezione spirituale. Tuttavia a partire da Lutero il sentimento è diventato la principale, se non addirittura l’unica fonte della religione, della pietà e della spiritualità, che sono, così, ridotte ed abbassate a semplice esperienza sensibile, psicologica, sentimentalistica e soggettivistica. Schleiermacher è il fondatore della “teologia sentimentale” (oltre che dell’ermeneutica o interpretazione soggettivistica, tanto in voga oggi). Egli ha fornito le basi al modernismo, che ha teorizzato e radicalizzato all’estremo l’esperienza religiosa come sentimentalismo psicologico, emotivo e “spirituale”. Dal sentimento, che è cosa buona in sé se viene subordinato alla retta ragione e volontà, si è passati – col protestantesimo e poi col modernismo – all’esagerazione del sentimentalismo disordinato e insubordinato, che sfocia in anarchia e smarrimento dello spirito, deviazione dottrinale e degenerazione morale, che si avvia al Panteismo o Ateismo dogmatico e al soggettivismo o relativismo della “morale della situazione”, secondo la quale tutto ciò che soddisfa l’individuo nelle sue emozioni soggettive è lecito[11].
5°) La “tolleranza dogmatica” della massoneria
Secondo la dottrina tradizionale cattolica si tollera de facto e non per principio o dogmaticamente un male, che non si può eliminare senza correre il pericolo di aggravare la situazione: ad esempio ho un ascesso infetto al dente che è cariato e mi duole, lo vorrei estirpare, ma corro il rischio di spargere l’infezione dal dente alla bocca e al corpo intero. Allora debbo tollerare, praticamente e non per principio, per un po’ di tempo ancora il mal di denti e solo dopo aver preso un disinfettante ed aver scongiurato il pericolo dell’infezione generalizzata, posso estrarre il dente marcio, che per principio deve essere sradicato e solo in pratica può essere sopportato o tollerato. Sarebbe folle, masochistico e autolesionistico voler tollerare per principio la presenza del dente marcio senza cercare di estrarlo. La Chiesa condanna la tolleranza dogmatica e ammette solo quella pratica, per evitare un male maggiore. Invece secondo la filosofia della massoneria, anche anglo-americana, la tolleranza è e deve essere dogmatica, per principio e non solo pratica o per necessità, la “CET” scrive: «regna la tolleranza nei confronti delle idee, per quanto queste posano essere opposte tra loro. […]. Un’idea di tolleranza di questo genere scuote l’atteggiamento di fedeltà del cattolico alla sua Fede e al riconoscimento del Magistero ecclesiastico» (Ib., cap. IV, § 6).
“Distinte correnti” all’interno dell’unica massoneria
Vi è una massoneria, nella quale vi sono varie correnti (o rami) distinte l’una dall’altra, come un solo albero dal quale si protendono diverse ramificazioni distinte tra loro. Ora sarebbe sciocco sostenere che i rami sono diversi tra loro e dall’albero. No! Essi sono solo distinti, quello di destra non è quello di centro o di sinistra, ma hanno la stessa natura e non sono sostanzialmente diversi. Ultimamente Massimo Introvigne ha sostenuto che non esiste una massoneria poiché vi sono distinte correnti massoniche. Egli confonde “diverso”, ossia di differente natura (uomo e angelo, massoneria e Chiesa, ferro e oro) con “distinto”, vale a dire un composto di enti o soggetti, distinti, ma della stessa natura (ad esempio l’umanità è composta da distinti individui, Antonio, Marco e Giovanni, che hanno la stessa natura umana; così la massoneria è composta da distinte correnti - angloamericana e latina - che hanno la stessa natura o essenza massonica; come la Chiesa è una ed ha distinti Ordini religiosi; come l’albero è uno ed ha distinti rami; come nella SS. Trinità vi sono Tre Persone distinte ma della stessa Sostanza divina e quindi non diverse o differenti: il Padre è Dio, lo Spirito Santo è Dio, il Figlio è Dio eppure il Padre non è il Figlio e il Figlio non è lo Spirito Santo).
La “CET” conferma questa osservazione di puro buon senso e contraddice il teoconservatorismo, scrivendo: «all’interno della massoneria [una] vi sono, oltre alla maggioranza delle logge [distinte ma non diverse] con tendenza fondamentalmente umanitaria, di “credenza in Dio”, anche posizioni estreme, come, da una parte, la fraternità ateistica […], e, dall’altra parte, il tedesco “Ordine cristiano dei massoni”. Tuttavia, questa “massoneria cristiana”[12] non si colloca affatto al di fuori dell’ordinamento massonico fondamentale; con questa espressione si intende soltanto una più ampia possibilità di conciliare massoneria e soggettiva “credenza cristiana”. Tuttavia bisogna negare che ciò venga raggiunto in modo teologicamente soddisfacente» (Ib., cap. IV, §10). Infatti la massoneria lascia la libertà al singolo massone di credere a Dio e al cristianesimo, purché lo faccia soggettivisticamente, ossia per lui Dio esiste ma non in sé e realmente o oggettivamente. Quindi il singolo massone non solo non deve pretendere che Dio esista realmente, ma deve anche ammettere la pluralità di opinioni sull’esistenza di Dio, sulle verità della religione cristiana, che non possono essere oggettive e reali, dato il soggettivismo relativistico o il non-esclusivismo che è il fondamento della filosofia massonica.
Conclusione della “CET”
«Per quanto sia importante la distinzione [si badi bene, non la diversità] tra massoneria ben disposta o neutrale [anglo-americana] od ostile [latina] verso la Chiesa, in questo contesto [del soggettivismo relativista] essa è tuttavia ingannevole, poiché induce a pensare che per i cattolici sia da escludere la partecipazione solo nel caso della massoneria ostile alla Chiesa. Ma l’esame si è esteso proprio a quella massoneria che è ben disposta nei riguardi della Chiesa cattolica; e anche qui si son dovute constatare le difficoltà insuperabili» (Ib., cap. IV, § 11). Perciò la “CET” prende atto che «la massoneria […] è rimasta pienamente eguale a se stessa. Le opposizioni indicate [tra massoneria e Chiesa cattolica] toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana. Gli esami approfonditi dei Rituali e del mondo ideale massonico mettono in chiaro che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica a alla massoneria è esclusa» (Ib., cap. V).
Dal soggettivismo massonico al nichilismo teologico
Da un punto di vista puramente filosofico e di retta ragione il soggettivismo, che è l’essenza della massoneria pubblica, è la rovina radicale dell’ordine naturale. Dal punto di vista “teologico” l’esoterismo o occultismo della massoneria iniziatica è l’annichilamento della sana teologia e della religione Rivelata (si fieri potest), portato avanti dalla “Sinagoga di satana” (Ap., II, 9) e dalle “Porte degli Inferi”, che però “non prevarranno”. Infatti se tutto è soggettivo o relativo al soggetto, l’unica verità è che tutto è assolutamente, totalmente relativo, opinabile, incerto, non conoscibile realmente ed oggettivamente, ma solo come pare e sembra relativamente al soggetto conoscente. Per cui l’unica realtà è l’incertezza, l’unica conclusione è la “in-conclusione” o il mondo sconclusionato, in cui oggi viviamo. Tutto è accettabile in nome di un relativismo assoluto: l’infanticidio, l’eutanasia, la droga libera, il matricidio/parricidio. Ma se tutto, anche il contraddittorio, è egualmente vero, allora tutto è anche egualmente falso. Perciò il relativista coerente dovrebbe non parlare più, poiché se dice ‘sì’ vuol dire ‘no’ e se dice ‘no’ vuol dire ‘sì’. Tutto il contrario del Vangelo: “il vostro parlare sia sì sì no no, quello che è di più viene dal Maligno”. Invece per la filosofia relativistica e massonica qualsiasi affermazione o negazione è ribaltabile e quindi inutile, inintelligibile e non praticabile. La filosofia della massoneria (relativismo soggettivistico) distrugge se stessa, ponendosi si nega, e conduce diritto diritto alla filosofia post-moderna o nichilismo metafisico, logico e morale (l’essere creato e Dio vanno annichilati, la verità pure e specialmente la morale o il vivere virtuosamente). La conclusione della filosofia della massoneria è il nulla, la disperazione, il suicidio. L’unico reato che permane ancora nel mondo moderno e contemporaneo è il “realismo”, ossia l’affermazione che esiste una realtà oggettiva fuori di me e che per conoscerla mi debbo conformare ad essa, ed ho le capacità conoscitive adeguate per conoscere il reale e quindi giungere alla verità oggettiva (“adequatio rei et intellectus”). Contro esso il mondo moderno e la filosofia massonica dichiarano una “guerra preventiva”, in nome della tolleranza dogmatica, del pluralismo, del relativismo e della democrazia (come è successo nel 2003 in Iraq ed ora in Libia, Siria…), in breve la coincidenza o “libertà, fratellanza ed eguaglianza” degli opposti (Spinoza e Rivoluzione francese). Non esiste maggior “intollerante pratico” del “tollerante dogmatico”. «La Chiesa è intransigente dogmaticamente perché ragiona, crede ed ha la Fede, ma è comprensiva nella pratica poiché ama ed ha la vera Carità. Invece il liberalismo, la massoneria e la filosofia moderna sono tolleranti dogmaticamente, poiché sono scettici, agnostici e non ragionano deduttivamente o logicamente, però sono intolleranti nella pratica, perché non hanno la Fede vivificata dalla Carità soprannaturale» (Reginaldo Garrigou-Lagrange).
●Onde chi afferma la conciliabilità tra retta ragione, Chiesa cattolica e massoneria anglo-americana non è in buona fede poiché nega l’evidenza. Infatti egli contraddice i princìpi evidenti e per sé noti della sana ragione umana e specialmente quello di non-contraddizione; il sano realismo della conoscenza; la metafisica dell’essere aristotelico-tomistica; il Magistero ecclesiastico dal 1738 sino al 1950 e persino il pronunciamento postconciliare della “Conferenza Episcopale Tedesca” del 1980, che è stato recepito, per volontà dell’allora cardinal Joseph Ratzinger, nel “Codice di Diritto Canonico” del 1983 promulgato da Giovanni Paolo II.
d. Curzio Nitoglia
26 marzo 2011