Nel precedente articolo:
si era ribadito chiaramente che le nuove Ordinazioni Episcopali Conciliari sono invalide inquanto gli assassini della fede hanno cambiato la “forma” e la “materia” dell’ordinazione. Ora per continuare ad informare i fedeli Cattolici Tradizionali e fedeli non cattolici facenti parte della falsa Chiesa Conciliare proponiamo uno studio dettagliato del Reverendo don Cekada che contribuisce a chiarire ancor di più il gravissimo problema delle nuove ordinazioni episcopali. Ringraziamo per la Traduzione il nostro carissimo fratello nella fede cattolica Viero Romano…
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Ti saluto Gianluca, ecco il lavoro di don Cekada tradotto: il tema è straordinariamente importante poiché l'invalidità delle ordinazioni episcopali moderniste mostra con chiarezza quattro punti (secondo il mio modestissimo giudizio):
A) l'estrema (diabolica) radicalità e profondità dell'attacco eretico modernista/massonico che mirando, evidentemente, a snaturare la S. Chiesa, manipola, per così dire, il suo meccanismo genetico riproduttivo, cioè il santo rito di ordinazione per il conferimento dell'Episcopato: affinché non siano " prodotti " successori degli Apostoli ma "capi" mondani, sotto la diretta influenza del mondo e del suo principe.
B) La chiesa massonico/ ecumenista non è la Chiesa Cattolica; non solo dal punto di vista della S.Fede avendo essa abbracciato manifestatamente l'eresia, ma anche dal punto di vista giuridico, non essendovi più rispetto ad essa nessuna successione apostolica valida ( la "pipeline" è interrotta dal 1968). Questo sconvolgente fatto storico, a cui certamente il Signore non è estraneo, contribuisce ad individuare, anche con il dato giuridico, la VERA CHIESA CATTOLICA che è tutte quelle comunità e persone che possono godere , per grazia di Dio, della vera Fede Cattolica, di vero Sacerdozio cattolico e di veri Sacramenti. Cosicché questa Realtà distrugge qualsiasi (Ipo)Tesi filosofica(sofista) lasciando in piedi solo la vera dottrina cattolica, costituita dal Magistero Universale Ordinario e Straordinario Infallibile della S. Chiesa e la conseguente sana teologia.
C) Indietro non si torna, andiamo verso il Signore ! , non è questa una crisi come altre del passato, in cui a un certo punto finisce la crisi e si torna come prima: il malvagio progredirà di male in peggio (quanto è peggiorata la realtà dal momento in cui don Cekada ha scritto questo elaborato ?): accecato andrà incontro all'ultimo giudizio. I laici che hanno usurpato, con un sacrilegio, una dignità istituita da Cristo per il suo gregge, sono già condannati al fuoco. Data la situazione i credenti, il Piccolo Gregge (la Santa Chiesa) dovrebbero fuggire da costoro e unirsi con i propri vescovi e preti per salvare quante più anime sia possibile, svolgendo il compito che Cristo ci ha affidato.
D) La Grande Apostasia (di cui la distruzione modernista dei Santi Ordini è il segreto sigillo) è un grande inequivoco segno dell'Apocalisse incombente di Nostro Signore Gesù: colui che tratteneva è stato tolto: l'uomo d'iniquità può manifestarsi.
Spero, caro Gianluca, che farai buon uso di questo testo prezioso e ancora, malgrado siano già passati anni, poco conosciuto. Padre Cekada, nel frattempo, ha scritto un altro testo per rispondere a ulteriori obiezioni. Spero di tradurre quanto prima anche quello e di inviartelo. Come vedi don Cekada sotto la firma finale ha ricordato Mgr. Lefebvre. Questo nel 2006. Ma anche oggi troppi cattolici, mi sembra, si riferiscono a Mgr. Lefebvre in modo troppo acritico. Per quel che ne so è pur vero che il Mgr. ha espresso diversi punti di vista molto contradditori sulla realtà dell'eresia modernista: dai più falsi ai più veri: purtroppo sono rimasti tutti insieme, i falsi e i veri, nella sua eredità spirituale. La risultante è forse zero ? La Verità è assoluta chiarezza e credo, Gianluca, che è di questo che hanno bisogno, oggi, i cattolici di tutto il mondo. Verità prima di tutto. Cioè chiarezza. In Cristo.
Per la Santa Chiesa Cattolica con Cristo e mediante la intercessione e protezione di Maria SS !
Viero
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" Assolutamente non valido e interamente inutile"
il rito della consacrazione episcopale del 1968
-Rev.Anthony Cekada
Negli anni 1960 dei cattolici turbati dai cambiamenti liturgici che seguirono Vaticano II avevano già cominciato ad agitarsi per sapere se i sacramenti conferiti nei riti riformati erano veramente validi.
Negli Stati Uniti, l'anno 1967 costituì a questo riguardo un momento forte, allorquando Patrick Henry Omlor pubblicò la prima edizione del suo studio," messa in dubbio della validità delle messe dette secondo il canone in lingua inglese", opera che, anche prima della promulgazione del Novus Ordo del 1969, aveva galvanizzato la resistenza cattolica, allora ancora minuscola.
Quando i " riformatori" modernisti rimaneggiarono gli altri Riti sacramentali - la Confermazione, la Penitenza e l'Estrema Unzione - i tradizionalisti misero ugualmente in questione la validità di questi sacramenti, facendo appello ai preti che dicevano la Messa tradizionale e che praticavano i Riti tradizionali dei Sacramenti.
Non ci fu che il Sacramento dei Santi Ordini rispetto al quale i tradizionalisti non sembrarono inquietarsi troppo. Certo, non c'erano affatto vocazioni. Ma per quanto poco numerosi fossero i laici che avevano assistito a una Ordinazione, e meno numerosi ancora quelli che sapevano ciò che assicura la validità di una ordinazione, il fatto di sapere come, o se effettivamente, i cambiamenti liturgici avessero compromesso la validità dei Santi Ordini, era un soggetto rimasto fuori dall'esame. Fu per caso (nel 1975-1976) nel corso del mio primo anno passato nel seminario della fraternità San Pio X a Econe in Svizzera, che io mi imbattei in questo problema.
Andai a domandare a Mgr. Lefebvre se degli amici conservatori del seminario dove io mi trovavo prima, avrebbero potuto collaborare con la fraternità una volta ordinati preti. Egli mi rispose che, sì, per principio, ma che essi avrebbero dovuto dapprima essere riordinati sotto condizione, poiché Paolo VI aveva cambiato il rito del sacramento dei Santi Ordini.
Monsignor Lefebvre spiegava che la nuova forma (la forma essenziale) del rito dell'ordinazione sacerdotale era dubbiosa a causa di una sola parola che era stata soppressa. E monsignore continuava: per ciò che riguardava la nuova forma della consacrazione episcopale, essa era completamente differente e dunque invalida.
Malgrado la gravità del problema, solo un piccolo numero di autori tradizionalisti analizzarono i riti di ordinazione post conciliari (1), anche se le messe San Pio V sotto indulto cominciavano a moltiplicarsi. E per di più queste messe erano celebrate da preti ordinati da vescovi consacrati con il nuovo rito, facenti parte di gruppi quali la Fraternità di S. Pietro. In effetti se i vescovi che avevano ordinato questi preti, erano stati invalidamente consacrati, i sacramenti amministrati da questi preti sarebbero stati a loro volta invalidi.
Dopo l'elezione di Benedetto XVI nel 2005 però, il problema si riaffacciò. Joseph cardinal Ratzinger, nominato arcivescovo e cardinale da Paolo VI, era stato in effetti consacrato con il nuovo rito il 25 maggio 1977. Egli era almeno, a parte la controversia sedevacantista, un vero vescovo?
Nel corso dell'estate 2005 un editore tradizionalista francese, le edizioni Saint Remi, pubblicò il primo volume di Rore Sanctifica (2) un libro-dossier completo di documentazione e commentari, sul rito della consacrazione episcopale promulgato da Paolo VI. Lo studio che presenta fianco a fianco nella sua pagina di copertina, le foto di Ratzinger e di Mgr. B. Fellay, superiore generale della FSSPX, concludeva per l'invalidità del nuovo rito.
1) il solo studio largamente diffuso nel mondo anglofono che io conosca, è quello di R. Coomaraswamy "il rito posta conciliari dei santi ordini", in Studies in Comparative Religion, 16.2-2. 2) Rore Sanctifica : "invalidità del rito di consacrazione episcopale Pontificalis Romani", ( Edition Saint-Rémy, 2 agosto 2005).www.rore-sanctifica.org
Questo libro attirò naturalmente l'attenzione dei superiori della FSSPX in Europa, impegnati allora in incontri con Benedetto XVI al fine di ottenere uno statuto speciale per la fraternità nella chiesa del Vaticano II. Come avrebbero potuto i superiori della FSSPX ricongiungere i tradizionalisti a un papa che avrebbe potuto essere neppure vescovo?
I domenicani d’Avrillé, Francia, un ordine religioso tradizionalista, nella sfera d'influenza della FSSPX, assunsero immediatamente il compito di tentare di produrre prove che dimostrassero in maniera convincente la validità del nuovo rito. Detto fatto! F. Pierre –Marie OP, pubblicò nel novembre 2005 un lungo articolo in favore di questa validità nel " Sel de la terre"(3), la rivista trimestrale di questi domenicani.
Thilo Stopka, vecchio seminarista della FSSPX in Europa, contestò le conclusioni del fr. Pierre- Marie e pubblicò a sua volta su Internet una gran parte di una ricerca approfondita per confutarli.
Nel frattempo The Angelus, pubblicazione ufficiale della FSSPX negli Stati Uniti, tradusse subito l'articolo di fr. Pierre-Marie in inglese, e lo pubblicò su due numeri successivi (dicembre 2005, gennaio 2006) sotto il titolo: "i motivi per cui il nuovo rito della consacrazione episcopale è valido ".
Io trovo ironico e particolarmente triste che un tale articolo sia potuto comparire su The Angelus. Nell'agosto 1977 avevo in effetti reso visita a un tradizionalista autentico nel Michigan del Nord, di nome Bill Hanna. Egli mi fece parte di una frase spesso pronunciata dal padre Carl
2) Sel de la Terre, n°54 (autunno 2005), 72-129. Che Pulvermacher, un cappuccino che collaborava con la FSSPX e che più tardi sarebbe stato il redattore capo di The Angelus: "una volta che non ci saranno più preti validamente ordinati, essi daranno il permesso di celebrare la messa latina".
Padre Carl, a quanto sembra, fu quasi profeta.
Nell'articolo pubblicato in The Angelus fr. Pierre-Marie avanzava l'argomento secondo il quale il rito della consacrazione episcopale di Paolo VI sarebbe stato valido poiché si serviva di preghiere di consacrazione episcopale che erano virtualmente le stesse di quelle che erano (a) state in uso nei riti orientali della chiesa cattolica, o (b) che sarebbero state in uso nella Chiesa antica.
Occorre notare che Paolo VI aveva avanzato le due stesse pretese allorquando aveva promulgato il nuovo rito della consacrazione episcopale nel 1968; ora, queste due pretese sono false; è dimostrabile.
È tremendo constatare che i superiori della FSSPX abbiano riciclato queste falsità al fine di vendere la validità di questo stesso rito ai laici tradizionalisti che non possono immaginare questo problema.
Al fine di stabilire questa argomentazione il p. Pierre -Marie presenta diverse tabelle che confrontano differenti testi latini. Le discuteremo in appendice.
La maggior parte dei lettori, come per il resto di questo articolo, ne saranno probabilmente assolutamente sconcertati. In effetti, benché il p. Pierre-Marie abbia annunciato la sua intenzione" di procedere secondo il metodo scolastico al fine di trattare il soggetto in maniera tanto rigorosa che possibile", mai giunge a centrarsi chiaramente sulle due questioni principali:
(1) quali sono i principi che la teologia cattolica applica al fine di determinare se una forma sacramentale è valida o invalida?
(2) come questi principi possono essere applicati al nuovo rito di consacrazione episcopale?
Noi risponderemo in questo scritto a queste due questioni, e noi tireremo le conclusioni appropriate. La nostra discussione potrà essere talvolta un poco tecnica - è per questo motivo che ne ho fornito un riassunto (parte 11ª) al quale il lettore potrà rapportarsi se vi sarà troppa perplessità riguardo a copti, maroniti, " tradizione di Ippolito" o al misterioso" spirito che fa i capi".
1) principi da applicare
in primo luogo, per i lettori laici, noi ricorderemo qualche principio applicato al fine di determinare se una forma sacramentale è valida.
Tali concetti non sono complicati.
(A) che cos'è la forma sacramentale?
Tutti noi abbiamo appreso al catechismo la definizione di sacramento:" un segno sensibile, istituito dal Cristo al fine di dare una grazia".
Il "segno sensibile" per definizione rinvia a ciò che noi vediamo e sentiamo durante la somministrazione del sacramento - il prete versa l'acqua sulla testa del neonato e pronuncia la formula" io ti battezzo etc…".
La teologia cattolica insegna che in ciascun sacramento questo segno sensibile comporta due elementi uniti simultaneamente l'uno all'altro:
La materia: una cosa o un'azione che i nostri sensi possono percepire (versare l'acqua, il pane il vino,etc),
la forma: le parole che sono recitate nel medesimo tempo e che producono allora l'effetto sacramentale (io ti battezzo… Questo è il mio corpo…etc)
ogni rito sacramentale, qual che sia il numero delle altre preghiere cerimonie che la chiesa ha prescritte a suo proposito, contiene almeno una frase che, le definizioni sia dei teologi sia del magistero della Chiesa, hanno definito come sua " forma sacramentale essenziale".
(B) omissione della forma
ogni cattolico sa a memoria e parola per parola almeno una forma sacramentale essenziale: "io ti battezzo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo".
Se nel corso di un battesimo, il prete dice tutte le altre preghiere e compie tutte le altre cerimonie, ma omette questa sola forma essenziale al momento in cui versa l'acqua, il sacramento è invalido (egli non "funziona"), la Grazia promessa da Cristo non è conferita e il bambino non è battezzato.
Tutto questo dovrebbe essere evidente.
(C) cambiamenti nella forma
si pone un'altra questione: cosa accade se le parole della forma sacramentale sono cambiate? In che cosa la validità ne è inficiata?