martedì 6 settembre 2016
"Nullum temporis pretium".
Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.
Prezzo del tempo
Fili, conserva tempus (Eccli 4,23)
PUNTO I
Figlio, dice lo Spirito Santo, sta
attento a conservare il tempo ch'è la cosa più preziosa e 'l dono più
grande che può dare Dio ad un uomo che vive. Anche i gentili conoscevano
quanto vale il tempo. Seneca diceva non esservi prezzo ch'uguagli il
valore del tempo. "Nullum temporis pretium". Ma con miglior lume hanno
conosciuto i Santi il valore del tempo. Disse S. Bernardino da Siena che
tanto vale un momento di tempo, quanto vale Dio: perché in ogni momento
può l'uomo con un atto di contrizione o d'amor acquistarsi la divina
grazia e la gloria eterna: "Modico tempore potest homo lucrari gratiam,
et gloriam. Tempus tantum valet, quantum Deus, quippe in tempore bene
consumto comparatur Deus".
Il tempo è un tesoro, che solamente in
vita si trova; non si trova nell'altra, né nell'inferno, né in cielo.
Nell'inferno questo è il pianto de' dannati: "O si daretur hora!".
Pagherebbero ad ogni costo un'ora di tempo, in cui potessero rimediare
alla loro ruina; ma quest'ora non l'avranno mai. Nel cielo poi non si
piange, ma se potessero piangere i beati, questo sarebbe il loro solo
pianto, l'aver perduto il tempo in questa vita, in cui poteano
acquistarsi maggior gloria, e che questo tempo non possono più averlo.
Una Religiosa Benedettina defunta comparve gloriosa ad una persona e le
disse ch'ella stava appieno contenta; ma se avesse potuto mai desiderare
qualche cosa, era solo di ritornare in vita e di patire per meritare
più gloria; e disse che si sarebbe contentata di soffrire la sua
dolorosa infermità, che avea patita in morte, sino al giorno del
giudizio, per acquistare la gloria che corrisponde al merito d'una sola
"Ave Maria".
E voi, fratello mio, a che spendete il
tempo? perché quel che potete far oggi, sempre lo trasportate al domani?
Pensate che il tempo passato già scorso non è più vostro; il futuro non
istà in vostro potere: solo il tempo presente avete per far bene. "Quid
de futuro miser praesumis (ne avverte S. Bernardo), tanquam Pater
tempora in tua posuerit potestate?". E S. Agostino dice: "Diem tenes,
qui horam non tenes?". Come puoi prometterti il giorno di domani, se non
sai se ti tocca neppure un'altra ora di vita? Dunque conclude S. Teresa
e dice: Se oggi non istai pronto a morire, temi di morir male.
PUNTO II
Non vi è cosa più preziosa del tempo,
ma non vi è cosa meno stimata e più disprezzata dagli uomini del mondo.
Questo è quel che piange S. Bernardo: "Nihil pretiosius tempore, sed
nihil vilius aestimatur". E poi seguita a dire: "Transeunt dies salutis,
et nemo recogitat sibi perire diem, et nunquam rediturum". Vedrai quel
giuocatore stare i giorni e le notti a perdere il tempo ne' giuochi; se
gli dimandi, che fai? risponde: Passiamo il tempo. Vedrai quell'altro
vagabondo trattenersi per ore intere in mezzo ad una strada a guardare
chi passa, o a parlare osceno o di cose inutili; se gli dimandi, che
fai? risponde: Ne fo passare il tempo. Poveri ciechi, che perdono tanti
giorni, ma giorni che non tornano più!
O tempo disprezzato, tu sarai la cosa
più desiderata da' mondani nel tempo della morte! Desidereranno allora
un altro anno, un altro mese, un altro giorno, ma non l'avranno;
sentiranno allora dirsi: "Tempus non erit amplius". Ognun di costoro
quanto pagherebbe allora un'altra settimana, un altro giorno di tempo,
per meglio aggiustare i conti della coscienza? Anche per ottenere una
sola ora di tempo, dice S. Lorenzo Giustiniani, costui darebbe tutt'i
suoi beni: "Erogaret opes, honores, delicias pro una horula". Ma
quest'ora non gli sarà data: presto, gli dirà il Sacerdote assistente,
presto partitevi da questa terra, non v'è più tempo: "Proficiscere,
anima christiana, de hoc mundo".
Pertanto ci esorta il profeta a
ricordarci di Dio e a procurarci la sua grazia, prima che manchi la
luce: "Memento creatoris tui, antequam tenebrescat sol, et lumen" (Eccl
12,1). Qual pena è ad un pellegrino, che s'avvede di avere errata la
via, quando è fatta già notte, e non v'è più tempo di rimediare? Questa
sarà la pena in morte di chi è vivuto molti anni nel mondo, ma non gli
ha spesi per Dio: "Venit nox, in qua nemo potest operari" (Io 9,4).
Allora la morte sarà per lui tempo di notte, in cui non potrà fare più
niente. "Vocavit adversum me tempus" (Thren 1,15). La coscienza allora
gli ricorderà quanto tempo ha avuto, e l'ha speso in danno dell'anima;
quante chiamate, quante grazie ha ricevute da Dio per farsi santo, e non
ha voluto avvalersene, e poi si vedrà chiusa la via di fare alcun bene.
Onde dirà piangendo: Oh pazzo che sono stato! Oh tempo perduto! Oh vita
mia perduta! Oh anni perduti, in cui potea farmi santo; ma non l'ho
fatto, ed ora non ci è più tempo di farlo. Ma a che serviranno questi
lamenti e sospiri, allora che sta per finire la scena, la lampana sta
vicina a smorzarsi, e 'l moribondo sta prossimo a quel gran momento da
cui dipende l'eternità?
PUNTO III
"Ambulate dum lucem habetis" (Io
12,35). Bisogna che camminiamo nella via del Signore in vita, or che
abbiamo la luce; perché poi questa si perde in morte. Allora non è tempo
di apparecchiarsi, ma di trovarsi apparecchiato. "Estote parati". In
morte non si può far niente; allora quel ch'è fatto è fatto. Oh Dio, se
taluno avesse la nuova che tra breve ha da trattarsi la causa della sua
vita, o di tutto il suo avere, come s'affretterebbe per ottenere un buon
avvocato, per far intesi i ministri delle sue ragioni, e per trovar
mezzi da procurarsi il lor favore? E noi che facciamo? Sappiamo certo
che tra breve (e può essere ad ogni ora) si ha da trattar la causa del
maggior negozio che abbiamo, ch'è il negozio della salute eterna, e
perdiamo tempo?
Dirà taluno: Ma io son giovane,
appresso mi darò a Dio. Ma sappiate (rispondo) che il Signore maledisse
quel fico, che trovò senza frutto, ancorché non fosse tempo di frutti,
come nota il Vangelo: "Non enim erat tempus ficorum" (Marc 11,13). Con
ciò volle Gesù Cristo significarci che l'uomo in ogni tempo anche nella
gioventù dee render frutto di buone opere, altrimenti sarà maledetto e
non farà più frutto in avvenire. "Iam non amplius in aeternum ex te
fructum quispiam manducet". Così disse il Redentore a quell'albero, e
così maledice chi da lui è chiamato e resiste. Gran cosa! il demonio
stima poco tempo tutto il tempo della nostra vita, e perciò non perde
momento in tentarci: "Descendit diabolus ad vos habens iram magnam,
sciens quod modicum tempus habet" (Apoc 12,12). Dunque il nemico non
perde tempo per farci perdere, e noi perderemo il tempo, trattandosi di
salvarci?
Dirà quell'altro: "Ma io che male fo?".
Oh Dio, e non è male perdere il tempo in giuochi, in conversazioni
inutili, che niente giovano all'anima? Iddio forse a ciò vi dà questo
tempo, affinché lo perdiate? No, dice lo Spirito Santo: "Non te
praetereat particula boni diei" (Eccli 4). Quelli operari, di cui scrive
S. Matteo, non faceano male, ma solamente perdevano il tempo: e di ciò
furono ripresi dal padron della vigna: "Quid hic statis tota die
otiosi?" (Matth 20). Nel giorno del giudizio Gesù Cristo ci chiederà
conto d'ogni parola oziosa. Ogni tempo, che non è speso per Dio, è tempo
perduto. "Omne tempus, quo de Deo non cogitasti, cogita te perdidisse"
(S. Bernardo). Quindi ci esorta il Signore: "Quodcunque facere potest
manus tua, instanter operare, quia nec opus, nec ratio erunt apud
inferos, quo tu properas" (Eccl 9,10). Dicea la Ven. M. suor Giovanna
della SS. Trinità teresiana che nella vita de' Santi non v'è il domani:
il domani è nella vita de' peccatori, che sempre dicono, appresso,
appresso; e così si riducono alla morte. "Ecce nunc tempus acceptabile"
(2 Cor 6,2). "Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare corda
vestra" (Ps 94,8). Oggi Dio ti chiama a far il bene, oggi fallo; perché
domani può essere, o che non vi sia più tempo, o che Dio non ti chiami
più.
E se per lo passato per tua disgrazia
hai speso il tempo in offendere Dio, procura di piangerlo nella vita che
ti resta, come propose di fare il re Ezechia: "Recogitabo tibi omnes
annos meos in amaritudine animae meae" (Is 38,15). Dio ti dà la vita,
acciocché ora rimedi al tempo perduto. "Redimentes tempus, quoniam dies
mali sunt" (Ephes 5,16). Commenta S. Anselmo: "Tempus redimes, si quae
facere neglexisti, facias". Di S. Paolo dice S. Geronimo ch'egli sebbene
fu l'ultimo degli Apostoli, fu il primo ne' meriti per quel che fece
dopo che fu chiamato: "Paulus novissimus in ordine, prior in meritis,
quia plus in omnibus laboravit". Se altro non fosse, pensiamo che in
ogni momento possiamo fare maggiori acquisti de' beni eterni. Se ti
fosse concesso di acquistare tanto terreno, quanto potessi girar
camminando per un giorno, o tanti danari, quanti potessi in un giorno
numerare, qual fretta non ti daresti? E tu puoi acquistare in ogni
momento tesori eterni, e vuoi perder tempo? Quel che puoi far oggi, non
dire che puoi farlo domani, perché quest'oggi sarà perduto per te, e più
non tornerà. S. Francesco Borgia, quando altri parlavano di mondo,
volgevasi a Dio con santi affetti, sì che richiesto poi del suo
sentimento, non sapeva rispondere; di ciò fu corretto: ma egli disse:
"Malo rudis vocari, quam temporis iacturam pati". Mi contento più presto
d'essere stimato rozzo d'ingegno, che perdere il tempo.
[Meditazione tratta da "Apparecchio alla morte", di Sant'Alfonso Maria de Liguori].
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