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lunedì 14 aprile 2014

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 36°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany. 
«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346.   
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XXXVI : Se è una cosa buona che qualche volta cattolici e liberali si uniscano per un fine comune; se sì, a quali condizioni ?

Un'altra questione è stata sovente discussa nei nostri giorni. Essa si riferisce all'unione dei cattolici con i liberali meno avanzati, nel fine comune di contenere la rivoluzione radicale  scatenata. Sogno dorato o candida illusione di qualcuno; per altri, al contrario, trappola perfida per mezzo della quale hanno preteso di paralizzare le nostre forze e di disunirci, ciò che hanno in gran parte realizzato.
Che dobbiamo pensare di questi tentativi unionisti, noi che vogliamo prima di tutto fare gli interessi della nostra Santa Religione ?
In linea generale noi dobbiamo pensare che simili unioni non siano né buone né raccomandabili. Ciò si deduce naturalmente dai principi posti fin qui. Il liberalismo, moderato o mellifluo che si presenti nella forma, è per sua essenza in opposizione diretta e radicale con il Cattolicesimo. I liberali sono dunque nemici nati dei cattolici, e non è che accidentalmente che gli uni agli altri possano avere degli interessi veramente comuni. Di  ciò tuttavia può presentarsi qualche caso rarissimo. Così, l'unione delle forze integralmente cattoliche con quelle dei gruppi più moderati del liberalismo contro la frazione  più avanzata dei liberali può essere utile in un dato caso. Quando quest'unione sia realmente opportuna bisogna stabilirla sulle seguenti basi:
1)-non prendere mai per punto di partenza la neutralità o la conciliazione tra principi e interessi essenzialmente opposti, come sono i principi e gli interessi dei cattolici e dei liberali. Questa neutralità e conciliazione è condannata dal Syllabus e di conseguenza essa è una base falsa; questa unione è un tradimento, e l'abbandono del campo cattolico da parte di quelli che hanno il dovere di difenderlo. Dunque che non si dica: "facciamo astrazione delle differenze di dottrina e di giudizi". Questa vile abdicazione dei principi non deve mai aver luogo. Bisogna dire prima di tutto "malgrado la radicale essenziale opposizione di principi e di giudizi, eccetera".
È così che bisogna parlare e agire, per evitare la confusione delle idee, lo scandalo dei semplici e il trionfo del nemico.
2)- meno ancora bisogna accordare al gruppo liberale l'onore di arruolarci sotto la sua bandiera. Che ciascuno conservi la propria divisa, o venga ad arruolarsi sotto la nostra chiunque vuole lottare con noi contro un nemico comune. In altri termini: che essi si uniscano a noi, ma che giammai noi ci uniamo ad essi. Abituati come sono alla loro insegna variopinta non sarà così difficile per loro da accettare i nostri colori; per noi che vogliamo ogni cosa pura e senza mescolamento, questa confusione di bandiere sarebbe intollerabile.
3) mai credere che si siano stabilite così le basi di un'azione costante normale. Esse non possono esistere che in vista di un'azione fortuita e passeggera. Un'azione costante normale non si stabilisce che con degli elementi omogenei cooperanti tra loro come ingranaggi perfettamente combinati. Affinché delle persone di convinzioni radicalmente opposte si intendano a lungo, degli atti continui e di eroica virtù sarebbero necessari da una parte e dall’altra. Ora, l'eroismo non è cosa ordinaria e di uso giornaliero.
È dunque esporre un'opera a un lamentevole insuccesso, se la si edifica sulla base di opinioni contrarie, quale che sia d'altra parte il loro accordo su un punto accidentale.
Al fine di un atto transitorio di difesa comune o di comune attacco, una prova simile di coalizione di forze è certo permessa, forse lodevole e di una grande utilità, fatto salvo tuttavia che non si dimentichi le altre condizioni o regole che noi abbiamo già poste: esse sono di una imprescrittibile necessità.
Al di fuori di tali condizioni, non solamente non crediamo che la loro unione con i liberali per una impresa qualsiasi non  sia favorevole ai cattolici, ma ancor più noi stimiamo che essa sia veramente pregiudizievole.
Invece di aumentare le forze, come accade quando si riuniscono quantità omogenee, essa paralizzerà e annullerà il vigore di quelle stesse che avrebbero potuto, isolate, fare qualcosa per la difesa della Verità.
Senza dubbio, un proverbio afferma: "meglio soli che male accompagnati". San Tommaso dice, crediamo, non ricordiamo più in quale scritto: Bona est Unio, sed potior est Unitas: " l'unione è buona, migliore è l'unità". Se occorre sacrificare la vera Unità come caparra di una unione fittizia e forzata, il guadagno dello scambio è nullo, e a nostro umile avviso molto è perduto.
In appoggio a queste considerazioni, che si sarebbe tentati di considerare come delle pure divagazioni teoriche, l'esperienza mostra anche troppo i risultati ordinari di questi tentativi di unione. Il loro risultato è sempre di rendere più accanite le lotte e i rancori. Non c'è un solo esempio di coalizione di questo genere che sia servito a edificare e a consolidare.

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