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venerdì 11 aprile 2014

"Tunc discipuli eius relinquentes eum omnes fuqerunt (Marc. XIV, 50). Oh Gesù mio abbandonato, chi mai prenderà le vostre difese, se i vostri più cari vi lasciano? "

S. Alfonso Maria de Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo.
Meditazione pel martedì. Della carcerazione e condotta di Gesù a' giudici.

http://www.tanogabo.it/religione/images/varie5/Bacio%20di%20giuda2.jpg

I. Arriva Giuda nell'orto e, tradendo egli col bacio il suo maestro, si fanno sopra Gesù quegl'insolenti ministri e lo legano come un ribaldo: Comprehenderunt Iesum et ligaverun eum (lo. XVIII, 12). Un Dio legato! e perché? e da chi? dalle stesse sue creature. Angeli del cielo, che ne dite? E voi, Gesù mio, perché vi fate legare! O rex regum, piange S. Bernardo, quid tibi et vinculis? - Che han che fare le funi de' schiavi e de' rei col re de' regi e col santo de' santi? Ma se gli uomini ardiscono legarvi, voi che siete onnipotente, perché non vi sciogliete e vi liberate da' tormenti, che questi barbari vi apprestano? Ah che non sono già queste funi che vi stringono; l'amore verso di noi è quello che vi lega e vi condanna alla morte. Mira, o uomo, dice S. Bonaventura, come quei cani maltrattano Gesù: chi l'afferra, chi lo spinge, chi lo lega, chi lo percuote. E mira Gesù che quale agnello mansueto senza resistenza si fa condurre al sagrificio. 

E voi discepoli, che fate? perché non accorrete a torlo di mano ai suoi nemici? Almeno perché non lo accompagnate per difender la sua innocenza avanti ai giudici? Ma oh Dio, che ancora i discepoli al vederlo preso e legato se ne fuggono e l'abbandonano! Tunc discipuli eius relinquentes eum omnes fuqerunt (Marc. XIV, 50). Oh Gesù mio abbandonato, chi mai prenderà le vostre difese, se i vostri più cari vi lasciano? Ma oimè che questa ingiuria non finì colla vostra Passione! Quante anime dopo essersi consegrate alla vostra sequela e dopo molte grazie speciali ricevute da voi, per qualche passione di vile interesse o di umano rispetto o di sozzo piacere vi abbandonano! Misero me, che di questi ingrati uno son io. Gesù mio perdonatemi ch'io non voglio più lasciarvi. Io v'amo e voglio prima perder la vita che perdere più la vostra grazia.
II. Condotto che fu Gesù davanti a Caifas, fu da lui interrogato de' suoi discepoli e della sua dottrina. Gesù rispose ch'egli non avea parlato in segreto ma in pubblico, e che quegli stessi che gli stavano d'intorno ben sapevano ciò che avea insegnato: Ego palam locutus sum... Ecce hi sciunt quae dixerim ego (Io. XVIII, 20, 21). Ma a tal risposta uno di quei ministri, trattandolo da temerario. gli diede un'orribile guanciata con dirgli: Sic respondes pontifici (Ibid. 22).4 O pazienza del mio Signore! E come una risposta sì mansueta meritava un affronto sì grande alla presenza di tanta gente e dello stesso pontefice, il quale in vece di riprendere quell'insolente, col silenzio più presto l'applaudisce?- Ah Gesù mio, voi tutto soffriste per pagare gli affronti ch'io temerario vi ho fatti. Amor mio, ve ne ringrazio. Eterno Padre, perdonatemi per li meriti di Gesù. Mio Redentore, io v'amo più di me stesso. Indi l'iniquo pontefice l'interrogò se veramente egli era il Figlio di Dio. Gesù per rispetto del divin nome affermò esser ciò vero; ed allora Caifas si lacerò le vesti, con dire che Gesù avea bestemmiato; e tutti gridarono ch'era degno di morte: At illi respondentes dixerunt: Reus est mortis (Matth. XXVI, 66). -- Sì, mio Salvatore, ben siete reo di morte, mentre vi siete obbligato a soddisfare per me che son reo di morte eterna. Ma giacché voi colla vostra morte mi avete acquistata la vita, è ragione che la vita mia io la spenda tutta per voi. Io v'amo e non altro desidero che amarvi. E mentre voi che siete il più grande di tutti i re, avete voluto per amor mio essere disprezzato più di tutti gli uomini, io per amor vostro voglio soffrire ogni affronto che mi sarà fatto. Deh! per lo merito de' vostri disprezzi datemi voi forza di sopportarli.

 http://www.donbosco-torino.it/image/05/02/10a-Gesu_davanti_Sinederio.jpg

III. Avendo il concilio de' sacerdoti dichiarato reo di morte Gesù Cristo, si pose quella canaglia a maltrattarlo per tutta la notte con schiaffi, calci e sputi, come uomo già dichiarato infame: Tunc exspuerunt in faciem eius et colaphis eum ceciderunt (Ibid. 67). Ed indi lo burlavano dicendo: Prophetiza nobis, Christe, quis est qui te percussit? (Ibid. 68).-- Ah mio caro Gesù, questi vi schiaffeggiano, vi sputano in faccia, e voi tacete, e come un agnello senza lamentarvi tutto soffrite e l'offerite per noi? Quasi agnus coram tondente se obmutescet, et non aperiet os suum (Is LIII, 7). Ma se questi non vi conoscono, io vi confesso per mio Dio e Signore, e intendo che quanto voi innocente patite, tutto lo patite per amor mio. Ve ne ringrazio, Gesù mio, e v'amo con tutto il cuore. Fatto giorno, condussero Gesù Cristo a Pilato per farlo condannare a morte. Pilato nondimeno lo dichiarò innocente: ma per liberarsi da' Giudei che seguivano a strepitare, lo mandò da Erode, il quale, desiderando di vedere qualche prodigio per mera sua curiosità, l'andò interrogando di varie cose. Ma Gesù, non meritando risposta quel malvagio, tacque e non gli rispose. onde il superbo gli fe' molti dispregi e specialmente lo fe' vestir da pazzo con una veste bianca.- O Sapienza eterna, o Gesù mio, quest'altra ingiuria vi mancava d'esser trattato da pazzo! o Dio, che ancor io per lo passato, come Erode, v'ho dispregiato! Deh non mi castigate come Erode con privarmi delle vostre voci. Erode non vi conobbe, io vi confesso per mio Dio; Erode non si pentì d'avervi ingiuriato, io me ne pento con tutto il cuore; Erode non v'amò, io v'amo sopra ogni cosa. Deh non mi negate le voci delle vostre ispirazioni! Ditemi quel che volete da me, ch'io colla vostra grazia tutto voglio fare.
Maria, speranza mia, pregate Gesù per me.

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