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domenica 10 agosto 2014

LA LOTTA PERPETUA DEL VICARIO DI GESÙ CRISTO (II)…

Fonte: Progetto Barruel…

Monsignor Enrico Eduardo Manning

Protonotario apostolico e Proposto del Capitolo metropolitano di Westminster
Da: Il dominio temporale del Vicario di Gesù Cristo, Roma 1862 (coi tipi della S. Congreg. de Propaganda Fide) pag. 230-141.

LA LOTTA PERPETUA DEL VICARIO DI GESÙ CRISTO (II)

Discorso II

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«(Filius perditionis) qui adversatur et extollitur supra omne, quod dicitur Deus, aut quod colitur, ita ut in templo Dei sedeat ostendens se tamquam sit Deus.» (II. Thess. II. 4.)  [«Il quale (figliuolo di perdizione) si oppone, e si innalza sopra tutto quello, che dicesi Dio, o si adora, talmente che sederà egli nel tempio di Dio, spacciandosi per Dio.» N.d.R.]

Tale si è adunque la ribellione che sempre maggior forza è andata acquistando nei diciotto secoli della nostra era cristiana e che si va facendo matura pel tempo in cui dovrà essa avere il suo condottiero, il suo capo.

L'interpretazione universalmente ricevuta dai controversisti anticattolici, giusta la quale l'Anticristo ritienesi primamente essere non già una persona, ma un principio o un sistema, e in secondo luogo, o la Cattolica e Romana Chiesa, o il Vicario del Verbo Incarnato, è il colpo maestro della satanica frode. Questa interpretazione sminuisce ogni tema, ispira la presunzione e la confidenza, induce le menti degli uomini ad attendere i segni della venuta dell'Anticristo da tutt'altra parte che da quella donde s'hanno a vedere e gli occhi ne storna dal luogo ove già sono visibili.

Io per converso non dubito punto di affermare che in tutte le profezie della rivelazione niuna ve ne ha di quelle che alla venuta di Cristo riferisconsi la quale possa dirsi più chiara, più esplicita di ciascuna di quelle che la venuta dell'Anticristo ci annunziano.

1. Primamente egli ci vien descritto con tutti gli attributi di una persona. In questo solo passo S. Paolo lo chiama «quello scellerato, ὁ ἄνομος, ille iniquus» l'uomo del peccato ἄνθρωπος τῆς ἁμαρτίας, homo peccati» il figliuolo della perdizione «υἱὸς τῆς ἀπωλείας». E di costui, come dell'Anticristo, parla in quattro luoghi S. Giovanni. Negare adunque la personalità dell'anticristo è un negare la chiara testimonianza della Sagra Scrittura e lo applicare questi termini, questi titoli tutti personali ad un sistema o ad un principio è tanto razionalistico quanto l'empietà dello Strauss che nega il Cristo istorico ossia la persona di Cristo.

È una legge della S. Scrittura che quando le profezie annuncian persone, persone appariscono. Ne sian per esempio le profezie di S. Giovanni Battista, della B. Vergine e del nostro medesimo Signore.

I padri dell'Oriente e dell'Occidente, S. Ireneo, S. Cipriano, S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Cirillo di Gerusalemme, S. Gregorio Nazianzeno, S. Giovanni Crisostomo, Teofilatto, Ecumenio nell'interpretar questi passi ammettono unanimente un vero e personale Anticristo [«I Padri tutti ... unanimi ammettono un vero e proprio Anticristo personale — All the Fathers ... all interpret these passages of a literal and personal Antichrist.» N.d.R.]. La contraria interpretazione di cui sopra ho fatto menzione è moderna, eretica, di sola controversia e irragionevole. Questo arbitrario e contradittorio sistema è stato già bastantemente confutato da scrittori eziandio protestanti: dal Todd nella sua opera sull'Anticristo, pregevole ed erudito libro benchè alquanto deturpato da qualche reliquia di protestantici pregiudizî, dal Greswell nella sua Exposition or the Parables e dal Maitland nelle sue disquisizioni su Daniele e S. Giovanni. In Germania fra gli stessi interpreti protestanti lo attenersi alla interpretazione anticattolica, si riguarda come un voler rinunciare al carattere di dottore biblico.

I protestanti d'Inghilterra sono ancora, come sempre furono, i meno colti, i meno ragionevoli. È ben vero che l'Anticristo al pari dello stesso Cristo ha avuto, come ne avrà tuttavia, molti precursori: come Isacco, Mosè, Giosuè, David e Geremia furon figure dell'uno, così Antioco, Giuliano, Ario, Maometto ed altri moltissimi furon figure del secondo: chè solo persone possono esser figura di persone. E come Cristo è il Capo, il Rappresentante in cui tutto il mistero della Santità (Τò τῆς εὐσεβίας μυστήριον)[1] si è compendiato e ricapitolato, così pure tutto il mistero dell'empietà (Τò μυστήριον τῆς ἀνομίας)[2] nella persona dell'Anticristo farà capo ed avrà in esso la sua piena espressione. Potrà egli animare del suo spirito un ceto di uomini, potrà rappresentare un sistema, ma non cesserà per questo di esser persona. In questa opinione concordano pure i teologi. Bellarmino dice: «Tutti i cattolici, ritengono che l'Anticristo sarà una persona individua [3].» Lessio dice: «Tutti convengono nell'insegnare che il vero Anticristo sarà una sola persona e non un aggregato di più uomini [4].» Suarez va tanto innanzi che dice la dottrina dell'Anticristo personale esser di fede «de fide» [5].

2. In secondo luogo i padri han creduto che l'Anticristo sarà di razza giudaica. Questa fu l'opinione di S. Ireneo, di S. Girolamo, dell'Autore dell'opera de consummatione mundi che si ascrive a S. Ippolito, dello scrittore di un comentario sull'Epistola a quei di Tessalonica che si ascrive a S. Ambrogio e di altri moltissimi i quali aggiungono che l'Anticristo verrà dalla tribù di Dan: come per esempio, S. Gregorio Magno, Teodoreto, Areta di Cesarea ed altri molti [6]. Tale è pure l'opinione del Bellarmino che la dice certa [7]. Lessio afferma che i padri insegnano unanimente [«in modo unanime, with unanimous consent» N.d.R.] come cosa che non soffre dubbio che l'Anticristo debba essere giudeo [8]. Ribera ripete la medesima opinione ed aggiugne che Areta, Beda, Aimone, S. Anselmo e Ruperto affermano che la tribù di Dan non sia stata per questa ragione noverata nell'Apocalisse fra le tribù segnate col sigillo di Dio vivo [9]. Viegas dice la stessa cosa citando altre autorità [10]. Nè ciò apparisce improbabile, chi consideri dover l'Anticristo venire ad ingannare i giudei giusta la profezia di nostro Signore: «Io son venuto nel nome di mio Padre e voi non mi ricevete: verrà altri da niuno mandato e voi lo riceverete;» le quali parole per comun consenso di tutti i padri debbonsi interpretare pel falso Messia che spaccerassi per vero a' giudei. [Ioann. V, 43: «Ego veni in nomine Patris mei, et non accipietis me: si alius venerit in nomine suo, illum accipietis.» Mons. Martini chiarisce il versetto con questa parafrasi: «Io son venuto con autorità veramente divina, e tutto quello, che fo, lo fo con autorità del Padre, che mi ha mandato; e l'autorità, e la potenza divina spiccano nelle opere mie: tutto questo però non basta, perchè mi riceviate. Verrà un altro, che di proprio capriccio si spaccerà per Messia; e benchè sprovveduto di prove della sua missione sarà da voi ricevuto, e acclamato per tale.» N.d.R.] Questa, il ripeto, è l'unanime interpretazione dei padri orientali e occidentali, di S. Cirillo di Gerusalemme, di S. Efrem Siro, di S. Gregorio Nazianzeno, di S. Gregorio Niceno, di S. Giovanni Damasceno, di S. Ireneo, di S. Cipriano, di S. Girolamo, di S. Ambrogio, di S. Agostino. E la probabilità di questa interpretazione apparirà ancora più evidente se consideriamo eziandio, che un falso Cristo mancherebbe della prima qualità necessaria al suo buon successo se non fosse della casa di David; che i giudei aspettano tuttavia la sua venuta; che colla Crocifissione del vero Messia han già preparato la via del loro inganno. Per questo appunto si è che [i Padri N.d.R.] interpretano del vero e del falso Messia anche quelle parole che S. Paolo rivolge a quei di Tessalonica: «Perchè non han dato ricetto all'amore della verità (τὴν ἀγάπην τῆς ἀληθείας) che sarebbe stato la loro salvezza, però Iddio manderà loro l'operazione dell'errore (ἐνέργειαν πλάνης) che darà loro a credere la menzogna [11] ». Ora niuno avvi io penso il quale consideri la dispersione dei giudei e la providenzial loro conservazione in mezzo alle nazioni del mondo e l'indestruttibile vitalità della loro razza, e non sentasi ad un tempo costretto a credere dover essi esser riservati per qualche futuro disegno del severo giudicio di Dio e della soave sua grazia. Così appunto più e più volte ci vien predetto nel nuovo testamento: come a mo' d'esempio, nelle epistole ai Romani e a quei di Corinto [12].

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3. Da tuttociò possiam noi rilevare un terzo carattere dell'Anticristo che cioè sarà egli non solo un semplice antagonista del vero Messia, ma il suo intruso sostituto, l'usurpatore della sua missione [13]. Questo carattere acquista anche maggior probabilità dal considerare come il Messia venisse sempre riguardato dagli ebrei come un temporal salvatore, come il restauratore della temporale loro potenza, o in altre parole come un politico e guerriero principe. È altresì ovvio che chiunque abbia poscia a deluderli nella pretesa qualità di loro Messia, dovrà per necessità negare la divina Incarnazione, qualunque vanto egli possa darsi di soprannaturale carattere. La sua stessa persona sarà una piena negazione di tutta la fede cristiana e della Chiesa: poichè dicendosi esso il vero Messia uopo è che il Cristo dei cristiani dica falso.

Noi forse non possiamo con sufficiente chiarezza rappresentarci alla mente in qual modo questo ingannatore possa essere una vera ed istorica persona. Siamo così pieni dell'idea e della visione del vero Messia nella gloria della sua divinità e della sua umanità, delle divine sue azioni, della sua passione, della sua risurrezione ed ascensione e del suo potere di re sul mondo e sulla Chiesa che non possiamo concepire come un qualsiasi falso Cristo possa per vero venir ricevuto. Però si è che il nostro Signore ha detto di questi ultimi tempi: «Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti per modo che saranno ingannati (se fia possibile) anche gli eletti [14].» Gli eletti, cioè, non saranno ingannati, ma sì coloro che han perduto la fede nella Incarnazione, come a mo' d'esempio gli umanitarî, i razionalisti, i panteisti potranno benissimo venire ingannati da qualche persona di gran fama e di grande potenza politica che a' giudei renda il possesso del loro paese, e Gerusalemme della progenie dei patriarchi ripopoli. E nulla avvi nel politico aspetto del mondo che un tale evento renda impossibile: lo stato anzi della Siria, e la tendenza della diplomazia di Europa che volgesi del continuo verso l'Oriente dà a questo avvenimento una ragionevole probabilità.

4. Ma le profezie assegnano alla persona dell'Anticristo un carattere più preternaturale [15]. Esso ci vien descritto come un operatore di falsi miracoli. [Abbiamo aggiunto «falsi» che, verosimilmente per un refuso, è stato omesso nella traduzione ma che ha rilevanza dottrinale; il testo inglese infatti dice: «He is described as a worker of false miracles.» N.d.R.]  La sua venuta ci si dice che sarà «per operazione di Satana con tutta potenza e con segni e prodigî bugiardi e con tutte le seduzioni dell'iniquità, per coloro i quali si perdono [16]

E qui non posso non avvertire un maraviglioso cambiamento avvenuto oggi nel mondo. Un mezzo secolo fa coloro i quali rigettavano il cristianesimo, schernivano la credenza nella magia come una superstizione e la fede nei miracoli come una follia. Oggi il mondo ha sorpassato di gran lunga colla sua credulità la fede dei cristiani. L'Europa e l'America sono inondate dallo spiritualismo. Io non so bene quante centinaia e migliaia di medium esistano fra noi e il mondo invisibile. Quei medesimi i quali non lascerebbero di porre in ridicolo la saga di Endor e lo stregone Elima, credono con somma facilità nelle tavole giranti, nelle tavole picchianti, nella chiaroveggenza, nelle comunicazioni degli spiriti evocati dal mondo invisibile, negli spiriti scriventi, nella locomozione aerea, nelle apparizioni di mani ed anche di persone. Le rivelazioni dello stato dei morti, dei secreti dei vivi e prolungati e ripetuti colloqui coi defunti non solamente trovan fede ma abituale e quasi cotidiana pratica. Non è mio intendimento, per ora almeno, di prendere a disamina questi fenomeni. Ci basti il dire che per noi i quali crediamo in un mondo invisibile, nella presenza e nella lotta degli spiriti, degli spiriti buoni e degli spiriti mali, queste cose non contengono alcuna difficoltà. Nè perchè o falsità o inganni vi si frammischino cessiam noi di credere alla realtà della loro esistenza. Questo è appunto ciò che la Chiesa ha sempre condannato e proibito sotto il nome di magia, nella quale avvi un vero preternaturale elemento attorniato da molta impostura. [«They (these phenomena) are precisely what the Church has always condemned and forbidden under the name of witchcraft: in which there is a real preternatural agency surrounded by much imposture.» N.d.R.] Insisto su questo punto perchè è certo che noi siam cinti d'ogni intorno da un ordine soprannaturale divino in parte, in parte diabolico. Non è però da maravigliare che coloro i quali rigettano la parte divina dell'ordine soprannaturale addivengano smodatamente creduli della diabolica. Orbene in questo stato degli spiriti abbiamo noi un avviamento agl'inganni dei quali parla S. Paolo. Il secolo è maturo per un generale ingannamento. Non crederà esso ai miracoli dei Santi, ma si berrà senza difficoltà veruna tutti i fenomeni dello spiritualismo. Un medium più degli altri famoso potrà benissimo spacciarsi colle preternaturali sue qualità pel promesso Messia, e «i segni e i prodigî bugiardi» verranno operati in abbondanza dagli elementi che già si agitano nel mondo.

5. L'ultima caratteristica, della quale parlerò, è forse la più difficile a capire. S. Paolo dice dell'«uomo del peccato» del «figliuolo della perdizione» che «si oppone e s'innalza sopra tutto quello che dicesi Dio o si adora per modo che sederà egli nel tempio di Dio, spacciandosi per Dio [17].» Per queste parole interpretano i padri che costui pretenderà divini onori e pretenderalli nel tempio di Gerusalemme. S. Ireneo dice che «l'Anticristo essendo un apostata ed un ladro pretenderà di essere adorato come Dio» e che «cercherà di spacciarsi per Dio [18].» Lattanzio dice ch'esso «si farà chiamare Dio [19].» L'autore dell'opera che va sotto il nome di S. Ambrogio dice: «Egli affermerà di esser Dio.» S. Girolamo asserisce: «Egli si dirà Dio e vorrà da tutti essere adorato [20].» S. Giovanni Crisostomo afferma: «Egli dirà apertamente di essere il Dio di tutti: si darà il nome di Dio e spaccerassi per Dio [21]. La medesima cosa insegnano Teodoreto, Teofilatto, Ecumenio, S. Anselmo ed altri moltissimi [22].

Suarez nell'esposizione di questo passo dice: «È molto probabile che l'Anticristo non crederà egli stesso ciò che insegnerà e costringerà gli altri di credere. Chè sebbene dia egli da prima a credere ai giudei di essere il vero Messia mandato da Dio, e sebben faccia vista sulle prime di tener per vera e di rispettare la legge di Mosè, pure tutto questo farà egli dissimulando, per ingannare i giudei e per ottenere il supremo comando: e poco dopo rigetterà la legge di Mosè e diniegherà il vero Dio che l'ebbe emanata. Credesi quindi da molti ch'egli non distruggerà l'idolatria che per sola astuzia, pel solo fine d'ingannare i giudei.» ... «Quali saranno l'enormezza della sua perfidia e le sue reali credenze intorno Dio noi non possiamo congetturare: ma è ben verosimile ch'egli sarà un ateo e negherà le pene ed i premî dell'altra vita, e venererà solamente il preternaturale essere ond'egli avrà appreso l'arte d'ingannare, e acquistato le ricchezze che il supremo comando gli faranno ottenere [23]

Ora è facile il capire com'egli avverserà Dio essendo egli l'avversario di Cristo, e come esalterassi o innalzerassi sopra tutto ciò che chiamasi Dio e si adora, poichè usurpando il nome di vero Messia porrà sè medesimo nel luogo del Dio Incarnato. Nè difficile è altresì ad intendere come coloro che han perduto la vera e divina idea del Messia possano un falso Messia accettare e come dallo splendore dei suoi guerreschi e politici trionfi abbagliati [24], per le panteistiche e sociniane idee sulla dignità dell'uomo inorgogliti, possano all'Anticristo render gli onori che i cristiani rendono al vero Messia. Ho io di ciò parlato perchè S. Paolo ne fa il punto prominente nella sua descrizione dell'Anticristo, perchè la tendenza della credula incredulità che va crescendo al decrescer della fede va visibilmente preparando il mondo per un generale ingannamento.

Una delle più ammirabili interpretazioni dei padri, è, che alla fine del mondo tornerà in vita il paganesimo [25]. Noi avremmo ciò creduto impossibile, se non per altra ragione, per lo sviluppo almeno che ora ha raggiunto la moderna incredulità: ma possiamo ben crederlo possibile da che vedemmo nella prima rivoluzione francese (nè fuvvi mai tempo in cui più l'incredulità dominasse) ballottarsi [decidersi, N.d.R.] la falsità della rivelazione e ad essa il culto della Dea Ragione e di Cerere sostituirsi. Di vero quando gli uomini di mente [gli intellettuali, N.d.R.] addivengon panteisti, gli uomini del volgo politeisti addivengono. Essi han bisogno di un concetto più materiale che non i raffinati increduli e prima nel pensiero poscia nelle forme dànno persona e corpo all'oggetto del loro culto. E che altro è ciò se non un puro e pretto paganesimo? Ma io non posso entrare in questa materia. Nel secondo fascicolo dell'opera del Gaume sulla rivoluzione francese e specialmente nei capitoli 12, 13 e 14 potrà rinvenirsi un ampio e particolareggiato ragguaglio del paganesimo di 50 ani fa, e nel catechismo della religione positiva sotto il capo del «pubblico e privato culto» potrà osservarsi una elaborata professione di religioso culto verso l'umanità, che è il corpo collettivo degli uomini deificati, ossia la natural base della pagana religione di Roma e della Grecia.

Non è già mio intendimento di dire che non abbiano ad accadere intorno la manifestazione e la persona dell'Anticristo, altri e più maravigliosi e preternaturali fenomeni. Tutta l'istoria c'induce ad aspettarne, tutte le profezie sembran predirceli, tutti i grandi periodi della divina azione sul mondo li prefigurano. Mio intendimento non è di spogliare del soprannaturale il futuro, ma sì di addimostrare come il soprannaturale introducasi eziandio nel corso ordinario del mondo e ci accompagni, per così dire, senza che noi ce ne avvediamo. «Il regno di Dio viene inosservato» [Luc. XVII, 20: «Non venit regnum Dei cum observatione. — Il regno di Dio non viene con apparato» (cioè con rumore esterno e pompa mondana). N.d.R.] ma esso è fra noi, esso è pienamente in atto e spiega tutto il suo potere sotto sembianze che ci sembran comuni e immeritevoli di osservazione nell'andazzo delle umane azioni, nel movimento delle nazioni, nella politica dei governanti, nella diplomazia del mondo. Come Cristo nella sua venuta fu creduto figlio di un fabbro, così pure l'Anticristo potrebbe apparentemente non altro essere che un fortunato avventuriero. Lo stesso suo preternaturale carattere, vero o falso ch'ei sia, potrà forse prendersi per bagliore di demenza e dirsi o una stravaganza dei suoi partigiani, o una illusione dei suoi piaggiatori. Il mondo si acceca così da sè stesso coi fumi dell'intellettuale suo orgoglio. Non sarebbe affatto strana cosa o contraria alla natura e all'ἥθος, come si usa oggi di dire, del decimonono secolo che sorgesse un uomo dalla giudaica stirpe, naturalizzato in qualche paese europeo che si levasse a protettore dei giudei divenuti oggi i cassieri, i giornalisti, gli agenti telegrafici delle rivoluzioni di Europa, che venisse da questi acclamato come salvatore, come quegli il quale dal politico e sociale dominio dei cristiani li redime, che si circondasse dell'aureola dell'anticristiano ed anticattolico spiritualismo, che fosse egli stesso un primo medium e che si spacciasse per superiore a Mosè o a Maometto per un essere cioè superiore all'umana natura.

A coloro che non han saputo mai discernere l'anello che unisce i principî e le opere della verità ossia del bene da una parte e della falsità ossia del male dall'altra potrà forse parere una stravaganza ch'io faccia sì gran conto di un avvenimento la cui sfera sembra dover essere la razza giudaica. Ma a coloro i quali credono che il mondo debba dividersi in cristiano e anticristiano ossia in cattolico e in anticattolico, o per dirlo in altre parole nell'ordine naturale la cui sola base è la volontà e l'opera dell'uomo e nell'ordine soprannaturale che si fonda sulla volontà divina e sull'Incarnazione di Dio, la quistione apparirà a prima giunta vitalissima e su tutte decisiva. Io spero di addimostrare in breve che l'antagonismo fra due persone è pure un antagonismo fra due società, e che come il nostro divino Signore è il capo, il rappresentante di tutta la verità, di tutta la giustizia che trovasi sin dal suo principio nel mondo, così pure l'Anticristo, sia egli chi o che si voglia, sarà il capo e il rappresentante di tutta la falsità, di tutta l'ingiustizia che nei diciotto secoli della nostra era si è andata sviluppando nell'eresie, nelle scisme, nelle spirituali sedizioni, nelle intellettuali diserzioni, nei sociali disordini e nei politici rivolgimenti dell'anticristiano movimento del mondo.

Questo è il gran vulcano su cui sta la cristiana società del mondo. Di quando in quando esso si è levato con preternaturale potere ed ha fatto tremare e vacillare il cristiano ordine di Europa. Esso sembrò poscia ritornare in calma. Ma chi abbia fior di senno non può non avvedersi come abbia oggi acquistato una forza, una profondità ed estensione che mai ebbe per lo innanzi. Questo anticristiano potere troverà un giorno il suo capo e prevarrà per qualche tempo nel mondo: ciò pare probabile per le profezie: non avverrà tuttavia se non quando «colui che lo impedisce» sia tolto di mezzo. Questo sarà il subbietto del vegnente discorso, nè voglio però preoccuparne la trattazione.

[CONTINUA]

Card. E. Manning: LA LOTTA PERPETUA DEL VICARIO DI GESÙ CRISTO

DISCORSO I

DISCORSO II

DISCORSO III

DISCORSO IV

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NOTE:

[1] I. Tim. III, 16.

[2] II. Thess. II. 7.

[3] De Summo Pontifice lib. III. c. 2.

[4] De Antichristo tertia dem.

[5] In III. p. D. Thomae, disp. liv. s. I.

[6] Malvenda de Antichristo lib. II. cc. X. XI.

[7] Ibidem c. XII.

[8] Ibid. In Praefatione.

[9] Ribera in Apocalypsin c. VII.

[10] Viegas in Apocalypsin. c. VII.

[11] II. Thess. II. 10, 11.

[12] Rom. XI. 15-24; II. Cor. III. 16.

[13] Suarez ut supra disp. liv. s. 4; Lessius Dem. VII. 21; Bellarm. ibid. c. XIV. sess. l3. Vedi pure Greswell. on the Parables vol. I. 371. nota n.

[14] Matth. XXIV. 24.

[15] Bellarm. Ibid. c. XV; Lessius ibid. X. 34; de praecursoribus Antichristi, X. 37.

[16] II. Thess. II. 9. 10.

[17] II. Thess. II. 4.

[18] S. Iren. lib. V. 29.

[19] Latt. de divinis institutionibus lib. VII. c. 19.

[20] S. Hier. in Zach. c. XI.

[21] S. Io. Chris.: In S. Ioan. Hom. XL.

[22] Malvenda lib. VII. c. 4.

[23] Suarez, in III. p. D. Thomae disp. liv. 5. 4.

[24] Aug. In Psa1m. IX. tom. IV. 54.

[25] Cornelius a Lapide, in Apoc. c. XVII.

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